Agnese Visconti Piante esotiche e

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A CURA DI GABRIELE GALASSO, GIORGIO CHIOZZI, MAMI AZUMA & ENRICO BANFI
Agnese Visconti
Piante esotiche e “benessere dei sudditi”:
gli esperimenti della Società Patriotica di Milano (1776-1796)
Exotic plants and “welfare of the nation”:
the experiments of the Società Patriotica in Milan (1776-1796)
La Società Patriotica diretta all’avanzamento della
Agricoltura, delle Arti e delle Manifatture venne fondata
a Milano nel dicembre del 1776 per iniziativa di Maria
Teresa d’Austria (1740-1780) sul modello di altre società già istituite nelle regioni economicamente più avanzate
dell’Impero austriaco. Come le sue sorelle, essa si inseriva
nell’ambito della politica centralizzatrice avviata da Maria Teresa e continuata da Giuseppe II (1780-1790) con lo
scopo di riformare tutti i settori amministrativi, Þnanziari e
legislativi, nonché di estendere la presa dello Stato al campo dell’economia al Þne di “garantire felicità e benessere ai
sudditi”. L’attività della Patriotica fu intensa e continuativa
per tutto il periodo della sua esistenza (Visconti, 1998).
Per quanto riguarda più speciÞcatamente le piante
esotiche, è opportuno ricordare che il secolo poggiava le
sue basi economiche ancora e soprattutto sui vegetali: una
nuova pianta o un nuovo frutto potevano decretare per milioni di uomini la ricchezza e l’abbondanza o, al contrario,
la carestia, la miseria e la fame, come testimoniano i rivolgimenti economici e sociali portati dalla patata, dal mais,
dalla canna da zucchero, dal cotone e così via (Dagognet,
1970). Alla luce di queste considerazioni si comprende
meglio la profondità del legame tra il lavoro della Patriotica e gli scopi del potere pubblico.
Non sempre però lo Stato asburgico seppe venire incontro alle esigenze della Società: esemplare in proposito
l’atteggiamento nei riguardi del terreno per gli esperimenti botanici che venne concesso solo nel 1790, a seguito
di continue, ripetute suppliche. La lentezza del potere
pubblico non scoraggiò tuttavia i soci che, in parecchi,
misero a disposizione i loro giardini privati per i primi
esperimenti botanici: tra i più magnanimi in tal senso ricordiamo Luigi Castiglioni, Ferdinando Cusani, Pietro
Secco Comneno, Alessandro Cicogna e Cesare Beccaria.
Il lavoro di sperimentazione poté così svolgersi sotto la
supervisione dei naturalisti della Patriotica: Gaetano Harasti, Francesco Molina, Eraclio Landi, Ermenegildo Pini
e Paolo Sangiorgio. Il governo e la Patriotica ottennero
inoltre che alcuni parroci delle comunità di montagna,
aderissero agli esperimenti sulle piante originarie dalle
zone fredde, sollecitando dal pulpito gli agricoltori locali
ad avviarne la coltivazione. All’attività dei soci e dei naturalisti si aggiunse inÞne quella dei diplomatici, in particolare Antonio Songa dall’Inghilterra e Luigi Lambertenghi
dall’Austria, che contribuirono sommamente, inviando
casse e barili di semi di piante esotiche già acclimatate in
quei paesi, semi che però non di rado si guastavano durante il viaggio o si perdevano nei naufragi, costringendo
la Patriotica a rinnovare più e più volte le proprie richieste
(BNB, Mss. AF XI 33-37).
La crescita demograÞca, congiunta al maggior benessere delle popolazioni, fu tra i principali motivi che indussero alla sperimentazione di nuove piante commestibili.
Particolare successo ebbe la patata, i cui semi furono inviati da Londra nel 1786 e coltivati nel Lecchese principalmente per l’alimentazione del bestiame. Da Londra,
giunse pure (1789) un pacchetto di semi di Zizania aquatica, che vennero distribuiti tra gli orti dei soci, nonché un
bariletto di orzo della Siberia che fu recapitato ai parroci
della Valsassina e del Comasco (1783) (ASM, Studi p.a.,
16). A Songa si devono inoltre vari invii di cassette di rape
di diverse specie (Brassica napus, B. oleracea e B. rapa),
utili per gli animali da foraggio, ai quali fu pure destinato
il lavoro compiuto per la sperimentazione di Helianthus
tuberosus. Ottimo successo ebbe inÞne la coltura di Crocus sativus, iniziata nel 1794 e rivolta soprattutto alla produzione casearia (BNB, Mss. AF XI 33-37).
Non meno intensa fu l’attività della Patriotica nell’ambito manifatturiero, in particolare tessile. I primi a giungere
furono i semi di lino di Riga (1783) che, ritenuto più redditizio di quello lombardo, rivelò tuttavia più di un inconveniente. Non diversa la situazione del cotone americano
che venne introdotto nel 1786, ma non riuscì a giungere a
maturazione. Fu quindi la volta delle sostanze tintoree che
arrivarono da Londra e da Vienna (Indigofera tinctoria per
l’azzurro, Rubia tinctorum, Oldenlandia umbellata e Carthamus tinctorius per il rosso, Chlorophora tinctoria per il
giallo) (ASM, Studi p.a., 15) e di quelle oleose, fondamentali nel processo di Þlatura (Raphanus sativus e Cannabis
sativa) (BNB, Mss. AF XI 33-37).
Molti dei suddetti esperimenti non poterono tuttavia
essere portati a termine a causa dell’improvvisa chiusura
della Società da parte dei francesi, al loro arrivo a Milano
nel 1796 (Visconti, 1998).
Bibliografia
Archivio di Stato di Milano (ASM), Studi p.a., 15 e 16.
Biblioteca Nazionale Braidense (BNB), Mss. AF XI 33-37.
Dagognet F., 1970 – Le catalogue de la vie. PUF, Paris.
Visconti A., 1998 – Il Giardino botanico della Società Patriotica di Milano (1776-1796). Museologia scientifica, 14 (1): 263-269.
Agnese Visconti
Facoltà di Scienze Politiche, Università degli Studi di Pavia, Strada Nuova 65, 27100 Pavia, Italia
e-mail: [email protected]
Le specie alloctone in Italia: censimenti, invasività e piani di azione
Memorie della Società Italiana di Scienze Naturali e del Museo Civico di Storia Naturale di Milano
Volume XXXVI – Fascicolo I
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