Significato giorno della memoria

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27 gennaio 2015
Il Giorno della Memoria
Il significato del “Giorno della
Memoria”
Per non dimenticare
Associazione Culturale “libera la mente -sapere aude”
La storia del genere umano ha
conosciuto innumerevoli eccidi e stermini.
Quello attuato in Europa nel Novecento
contro gli ebrei differisce dagli altri per le
sue caratteristiche di radicalità e
scientificità. Mai era accaduto, ad
esempio, che persone abitanti nell’isola di
Rodi o in Norvegia venissero arrestate per
essere deportate in un luogo (Auschwitz)
appositamente destinato ad assassinarle
con modalità tecnologicamente evolute.
Per questo si parla di “unicità” della
Shoah; definizione che pertanto
costituisce il risultato di una comparazione
storica, e non un pregiudiziale rifiuto di
essa.
Shoah è un vocabolo ebraico che
significa catastrofe, distruzione. Esso è
sempre più utilizzato per definire ciò che
accadde agli ebrei d’Europa dalla metà
degli anni Trenta al 1945 e in particolare
modo nel quadriennio finale,
caratterizzato dall’attuazione del progetto
di sistematica uccisione dell’intera
popolazione ebraica. Tale progetto venne
deciso e concretizzato dal Terzo Reich nel
corso della seconda guerra mondiale;
venne attuato con la collaborazione
parziale o totale dei governi o dei
movimenti politici di altri Stati; venne
interrotto dalla vittoria militare
dell’Alleanza degli Stati antifascisti e dei
movimenti di Resistenza. Se invece i
vincitori fossero stati la Germania nazista,
l’Italia fascista, la Francia di Vichy, la
Croazia degli ustascia ecc., non un solo
ebreo sarebbe rimasto in vita nei territori
controllati da questi.
Ricordarsi di quelle vittime serve a
mantenere memoria delle loro esistenze e
del perché esse vennero troncate. E la
memoria di questo passato serve ad
aiutarci a costruire il futuro.
Molti Stati hanno istituito un “giorno
della memoria”. L’Italia lo ha fissato al 27
gennaio: la data in cui nel 1945 fu liberato
il campo di sterminio di Auschwitz. In effetti
altri ebrei, d’Italia e d’Europa, vennero
uccisi nelle settimane seguenti. Ma la data
della Liberazione di quel campo è stata
giudicata più adatta di altre a
simboleggiare la Shoah e la sua fine.
Ovviamente la Shoah fu un evento
storico interrelato con gli altri avvenimenti
storici; per questo la legge italiana indica
altri gruppi di persone (Testimoni di Geova,
Zingari, Omosessuali, Malati Mentali, ecc.)
la cui memoria va mantenuta viva: coloro
che, a rischio della propria vita,
combatterono il fascismo e il nazismo e
coloro che comunque contrastarono lo
sterminio e salvarono delle vite.
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27 gennaio 2015
LE QUATTRO TAPPE DELLA SHOAH
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1 - SOLUZIONE EMIGRAZIONE
Inizialmente, vale a dire sino allo scoppio della
guerra, apparentemente l'obiettivo principale del
nazismo e di Hitler consistette nel rendere il Reich
judenfrei vale a dire "libero dagli ebrei". Il sistema
prescelto per "ripulire" la Germania dagli ebrei fu,
in questa prima fase, costringerli ad emigrare.
Rendendo loro intollerabili le condizioni di vita
attraverso una legislazione sempre più
oppressiva, si cercava di spingerli verso un esodo
definitivo all'estero. Il bilancio di questa fase che
va sostanzialmente dal 1933 al 1939, non fu
tuttavia coronato da successo. Ad ogni espansione della Germania nazista il
numero degli ebrei cresceva e le nazioni estere
non furono in grado o non vollero assorbire
l'ondata di emigrazione ebraica proveniente dal
Reich. La soluzione "emigrazione" alla vigilia della
guerra appariva sostanzialmente fallita.
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2 – GHETTIZZAZIONE A ORIENTE
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I n p i e n a g u e r ra i l p r o b l e m a s i a g g ra v ò
ulteriormente. L'invasione del Belgio, dell'Olanda,
della Francia, della Danimarca e Norvegia fece
aumentare ulteriormente il numero degli ebrei
caduti nelle mani del nazismo. L'obiettivo
prioritario, rendere judenfrei la Germania si
allargò a dismisura: si trattava ora di rendere
judenfrei l'intera Europa. La soluzione non poteva più essere quella di far
emigrare gli ebrei all'estero. Si fece così strada
un'altra soluzione: deportare gli ebrei europei
all'Est concentrandoli nei territori polacchi
occupati. In questa operazione di concentramento
dovevano essere coinvolti ovviamente anche gli
ebrei polacchi. Creare in Polonia dei grandi ghetti apparve la
soluzione più appropriata. Tuttavia sin dall'inizio ci
si scontrava con un altro pilastro dell'ideologia
nazista: lo "spazio vitale" che la Germania doveva
guadagnarsi ad Est. I territori conquistati
dovevano infatti essere destinati ai tedeschi che
avrebbero dovuto insediarvisi. Il concentramento
nei ghetti della Polonia non poteva dunque
rappresentare la "soluzione finale" del problema
ebraico ma una "soluzione transitoria" in attesa
della fine della guerra dopo la quale si sarebbe
dovuta trovare una soluzione alternativa.
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3 - STERMINIO IN UNIONE SOVIETICA
Mentre si affermava la soluzione della
"ghettizzazione" la Germania stava preparando i
piani di invasione dell'Unione Sovietica. In
prospettiva l'invasione dei grandi territori
dell'Ucraina, della Bielorussia e della Russia
europea aggravava il "problema ebraico". Infatti il
numero degli ebrei che vivevano in Unione
Sovietica ammontava a svariati milioni. La soluzione adottata in Polonia non sembrava
praticabile. Si fece strada un'ipotesi alternativa:
eliminare fisicamente gli ebrei dell'Unione
S ov i e t i c a c o n n u c l e i d i s t e r m i n i o m o b i l i
appositamente creati. Il 22 giugno 1941 la Germania invadeva l'Unione
Sovietica. Nei territori che con estrema velocità le
armate tedesche stavano occupando vivevano
4.000.000 di ebrei. All'avanzare delle truppe
tedesche iniziò un sistematico massacro che secondo le valutazioni degli storici - provocò oltre
1.500.000 morti.
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4 – SOLUZIONE FINALE
La soluzione di sterminare sul posto gli ebrei
rappresentò un "salto di qualità" nel progetto di
eliminare il giudaismo europeo. Per la prima volta
si teorizzava e applicava nel concreto un piano di
eliminazione fisica. Vi erano state diverse
esperienze di sterminio negli anni precedenti che
concorsero ad ideare la soluzione finale: il
programma di eutanasia aveva formato un nucleo
di specialisti che aveva ideato le uccisioni con i
gas; la deportazione in Polonia degli ebrei del
Reich aveva fornito degli "insegnamenti" sulle
tecniche di deportazione; il concentramento in
ghetti aveva messo in grado le possibilità della
macchina dello sterminio. Con un bagaglio di esperienza così ampio si fece
definitivamente strada “la soluzione finale” cioè
l'annientamento fisico degli ebrei in campi di
concentramento predisposti a Oriente. La
teorizzazione di questa soluzione finale venne
affidata ad Himmler e ad Heydrich. Lo spartiacque storico venne marcato dalla
cosiddetta Conferenza del Wannsee, una riunione
nella quale si iniziarono a coordinare tutti gli enti
interessati al buon esito della soluzione finale.
All'inizio del 1942 la "soluzione finale del
problema ebraico" era stata varata.
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