Salvatore Barbagallo
LA CITTA' DALLE ORIGINI
I TEMPLI IDOLATRI
Dissipata la religione dei falsi Dei ed inalberato il vessillo della sacrosanta
religione di nostro Signore Gesù Cristo, i Vescovi catanesi di quel tempo, Elpidio,
Giuliano, Giacomo, Sabino e Leone II, fecero abbattere i Templi di quelle false
divinità ed il popolo fervido della religione cristiana li demoliva, li distruggeva,
riducendo ad un mucchio di grossi avanzi quei templi, quelle colonne e statue di
pregiata scultura.
L'imperatore Costantino pensò di rassodare il Cristianesimo, per cui, ordinò
che tutte le province dell'Impero dovessero ubbidire al volere dei Vescovi.
Egli radunò il Concilio di Nicea del 20 maggio del 325, alla presenza di 220
Vescovi, onde dirimere la questione fra cristiani, ortodossi e ariani, che
continuavano a mettere radici nella Chiesa, in special modo quella di Ario,
condannato come eretico per le sue dottrine religiose.
Per decreto dello stesso monarca, in onore del vero Dio e dei suoi Santi,
furono perciò tolti gli Idoli ed i simulacri degli Dei.
Successivamente l'Imperatore Onorio, nonostante una legge del 398
condannasse sotto severe pene il culto idolatra, proibì la distruzione dei Templi e
rovinare così le belle arti.
A Catania, per via delle eruzioni dell'Etna e per le molteplici vicissitudini, i
sontuosi Templi, i Sepolcri degli illustri personaggi, le grandiose Terme, andarono
distrutti.
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Prima di questi eventi in città esistevano 12 Templi ed erano dedicati ad
Apollo Arcageta, a Cerere, a Minerva o Pallade, a Proserpina o Luna, ad Ercole, a
Castore e Polluce, ad Esculapio, a Venere, a Cibele, a Bacco, ad Fidio, a Giano.
In detti templi questo Dio fu il primo ad essere adorato e gli uomini di ciascun
regno gli attribuivano il nome del loro Re, per cui, era chiamato Osiride dagli Egizi,
Apollo dai Greci, Sole dai Romani, etc..
I Calcidesi condotti dal greco Teocle in Sicilia fondarono Nasso e costruirono
un tempio ad Apollo Arcageta, cioè patrono di civiltà, da qui passarono a Catania e
la ingrandirono (non la fondarono, secondo alcuni storici), poiché erano stati gli
Egizi a fondarla molti secoli prima della loro occupazione.
I Calcidesi innalzarono un Tempio nella parte più elevata della città, per il
culto del loro Dio, esattamente dove ora si trova la Chiesa di Santa Marta, presso la
salita della Maddalena.
Era costume dell'epoca seppellire nel Tempio medesimo soltanto qualche
illustre poeta, filosofo od eroe, così come fu per il celebre concittadino catanese
Caronte, in quel luogo ove attualmente esiste la Chiesa di Sant'Agata La Vetere, che
corrisponde alla vicinanza del Tempio di Apollo.
Presso il museo del Principe Ignazio Biscari vi è una statua in marmo di
Apolline citaredo (cioè sonatore di cetra) a veste lunga, secondo l'uso egizio.
• Tempio di Cerere - Chiesa dei 40 Martiri
Gerone, Re di Siracusa nell'anno 472 a.C., dopo poco tempo, trasferì la sede
reale a Catania, erigendo il Tempio alla Dea Cerere, in quella antica sezione di città
denominata Dimeterea, oggi villa posseduta dal cav. Paternò.
Cicerone chiamò questo Tempio, antichissimo e religiosissimo, frequentato
dalle donne più nobili della città.
Nel sacrario vi era una preziosa statua della Dea, che le sole donne potevano
vedere, gli uomini ne ignoravano la esistenza, mentre i sacrifici venivano eseguiti
dalle vergini.
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Il Vescovo catanese San Leone II, eletto nel 778 comandò la distruzione del
tempio e sulle rovine fece erigere la Chiesa dei 40 Martiri.
Successivamente nel 1398 vi fu la Chiesa dello Spirito Santo, caduta la quale, a
causa del terremoto, dalle sue pietre, sparse per tanto tempo qua e là, nel 1420 fu
costruita la chiesa filiale di Santa Maria La Grande ed il Convento di San Domenico,
poco distante dal suddetto Tempio.
Alla Dea Cerere furono coniate a Catania medaglie con vari simboli e con
l'effige della Dea, una era di bronzo con testa di Giove coronata di quercia o di
ulivo, mentre nel rovescio si vede Iside o Cerere in piedi con veste lunga, all'uso
egizio, con un fiore di loto in testa con la sinistra stesa sul fianco e con una lunga
asta perpendicolare sulla sinistra.
Ai suoi piedi stava il figlio Oro con il loto sulla testa, con alla sinistra il sistro
(strumento musicale egizio simile a sonaglio in bronzo o rame) e sulla sommità vi
era un piccolo quadrupede seduto, dalle sembianze d'un gatto.
L'abate Ferrara, scrisse che questa bella medaglia era un monumento egizio in
Catania.
Presso il Museo Biscari, infine, vi è una statua di Cerere coronata di spighe.
• Tempio di Minerva - Chiesa dell'Immacolata
L'elegante Tempio di Minerva o Pallade era uno dei magnifici templi di
Catania, eretto ad imitazione di quelli egizi, dalla forma piramidale.
Catania per molti secoli ebbe costumi e religione degli Egizi e Pallade, Dea
della Sapienza, era molto adorata in Egitto.
Nel 1329 sulle rovine di questo Tempio venne eretta la Chiesa di Maria SS
Immacolata ed il Convento di San Francesco d'Assisi.
Quando nel 1863 la strada subì un abbassamento, ove si trovava la cantina dei
frati, furono distrutti gli ultimi ruderi dell'antico Tempio di Minerva.
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In quegli antichissimi anni a Catania furono coniate medaglie in bronzo con
testa di Giove con due foglie di alloro e sul rovescio Pallade con asta, scudo, e
corazza volta a sinistra.
Presso il Museo Biscari, infine, si conserva una testa di Minerva o Pallade
clipeata (racchiusa da cornice circolare) ed un vaso di argilla con un dipinto di rara
bellezza, raffigurante Pallade.
• Tempio di Proserpina o Luna - Chiesa Collegiata
Il Tempio alla Dea Proserpina fu grandioso, nobile ed adorno di decorazioni
di scultura.
In questa frenesia di distruggere tutto, anche questo Tempio venne distrutto,
per cui, le colonne ed i capitelli infranti, nel tempo sono stati ritrovati durante gli
scavi per le fondamenta delle nuove fabbriche.
Su quelle rovine nel 1382 fu eretta la Chiesa di Santa Maria dell'Elemosina, la
quale nel 1396, fu dichiarata dal Re Martino, Reale Cappella, mentre con bolla del
31 marzo 1446, da Papa Eugenio IV fu elevata a Collegiata.
Sulle rovine del Tempio distrutto, nel 1396 fu costruito l'ospedale di San
Marco Evangelista e più sotto il Palazzo degli Studi.
La medaglia ritrovata a Catania è molto rara e rappresenta due teste giovanili
inghirlandate volte a destra e sovrapposte l'una all'altra, mentre nel rovescio vi è
Diana con veste succinta, che tiene con la destra un'asta e con la sinistra un arco.
Dietro le gambe un cervo in atteggiamento di corsa.
Presso il Museo Biscari, infine, si trova una statua della Dea Diana.
• Tempio di Ercole - Chiesa dei Gesuiti
Era un Tempio di elegante architettura, dopo la sua distruzione le rovine
furono scoperte nel 1736, dietro la Chiesa del Gesuiti, destinati al saccheggio.
Fu il principe Ignazio Biscari raccolse i pezzi e ricostruì la statua mutilata di
Ercole, che oggi si trova esposta nel suo Museo.
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Sulle macerie di questo Tempio fu eretto da Bartolomeo d'Altavilla nel 1396,
un ospedale, poi la Chiesa dell'Ascensione, quindi, nel 1555 la Chiesa ed il Collegio
dei Padri Gesuiti.
Presso il Museo Biscari vi sono due statue di Ercole, di cui una (dalla cintola
in giù) ritrovata fra le rovine dell'antico Teatro, non lontano dal Tempio, con ai
fianchi la clava coperta da pelle leonina, sopra si appoggiava il Dio per riposarsi.
E' probabile che fino ai tempi romani Ercole fosse venerato a Catania con
questo Tempio a lui dedicato.
• Tempio di Castore e Polluce - Chiesa di San Giuliano
Il Tempio di Castore e Polluce o dei Dioscuri, esisteva a Catania, ornato di
rare decorazioni, ma andò incontro a distruzione.
Nel 1295 sulle macerie fu eretta la Chiesa di San Giuliano ed in parte la casa di
un privato, oggi Barone Bagnara, abbattuta nel 1863 per costruirne una nuova.
Negli scavi furono trovati pezzi di mosaico, rottami di lastre di marmo ed altri
ruderi del Tempio distrutto.
Fra le altre medaglie coniate a Catania vi è quella che mostra un uomo con
barba adagiato con corona e giunco, con un'asta sulla sinistra e con il corno
dell'abbondanza sulla destra, mentre sul rovescio due berrette con due stelle sopra e
nel mezzo una civetta.
Questa figura rappresenta il Simeto, le due berrette l'emblema della libertà, le
due stelle Castore e Polluce, mentre la civetta è l'uccello consacrato a Minerva.
• Tempio di Esculapio - Chiesa di San Benedetto
Questo Tempio era piccolo, magnifico, ornato di eleganti colonne.
La statua di questo Dio della Medicina con la destra sosteneva un bastone in
cui si avvolgeva un serpente e con la sinistra uno scettro.
Distrutto il Tempio, sulle macerie nel 679 per lo zelo del sacerdote Arcadio,
venne eretta la Chiesa di Santo Stefano Protomartire.
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Dopo la distruzione della Chiesa a causa del terremoto, fu innalzata nel 1355
la grande Chiesa e Monastero delle monache di San Benedetto.
Durante gli scavi fu rinvenuta la statua di Esculapio.
Fra le altre medaglie ve ne è una con testa di vecchio, coronata di alloro e nel
rovescio il caduceo, cioè il bastone con due serpenti attorcigliati intorno ad esso.
• Tempio di Venere – Monastero di San Nicolò La Rena
Questo Tempio, eretto nell'antica piazza Cipriana (Platea Magna, ovvero zona
Duomo) era molto grande e come consuetudine del tempo, andò totalmente
distrutta.
Dopo molti secoli, nel 1558, sulle sue rovine venne eretto il grandioso
Monastero dei Padri Cassinesi.
Presso gli scavi furono rinvenuti ingenti ruderi, pietre laviche squadrate, il
pavimento a mosaico, colonne rotte e tantissimo marmo lavorato.
Fra le altre medaglie ve ne è una con testa di Venere e nel rovescio un bue
cornipeta.
Presso il Museo Biscari si trova un busto di Venere, Dea dell'amore.
• Tempio di Cibele – Chiesetta di S. Maria Delle Grazie
Si trovava sulla collinetta di Cifali ed era una grande struttura.
Dopo molti secoli le pietre della distruzione del Tempio servirono per
edificare detta Chiesetta ad occidente del sobborgo di Cifali.
La medaglia di Cibele, coniata nell'antica città di Thermae o Himera (colonia
greca presso Termini Imerese), è rarissima.
La Dea ha il capo velato e rivolto a destra, a sinistra vi è una cornucopia
(simboleggia l'abbondanza), mentre nel retro vi è un vecchio curvato e poggiato ad
un bastone, che ha in mano un libro, in atteggiamento di lettura, vestito secondo il
costume dei filosofi.
Egli è il celebre Stesicoro.
Presso il Museo Biscari si trova la statua di Vesta o Cibele.
• Tempio di Bacco – Chiesa di San Placido
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Al Dio Bacco o Dionisio, al tempo dei Greci fu eretto un Tempio fra i più
sontuosi e grandiosi di Catania.
Gli storici parlano con ammirazione di questo Tempio quadrilatero (secondo
le stagioni), con dodici altari e con tutto il sistema planetario.
Dopo la distruzione le colonne di granito giacevano fra i rottami ed il
simulacro del Dio era rotto e calpestato, solo nel volgere dei secoli, al posto del
vecchio Tempio, nel 1400 fu fondata la Chiesa di San Placido.
A questo Dio furono coniate diverse medaglie, fra cui una in bronzo con testa
senile barbata di Bacco, coronata di pampini e sul rovescio un grappolo d'uva.
Presso il Museo Biscari si trovano molti vasi in terracotta, raffiguranti i misteri
del Dio Bacco.
• Tempio di Fidio – Icone di Santa Maria La Lettera
Fidio, Dio della Fede aveva culto a Catania, il cui Tempio grandioso aveva
forma triangolare e si chiamava dell'Arcora e si trovava ove oggi è il palazzo
vescovile.
Il viceré di Sicilia Giovanni Vega lo fece distruggere, per costruirvi nel 1522 le
mura della città e vi fu eretta anche una bellissima icona consacrata a Maria
Santissima La Lettera, oggi abbellita da fregi in petra calcarea.
Presso gli scavi ov'era il Tempio fu rinvenuta una lapide marmorea dedicata al
Dio Idio con la sua immagine scolpita.
• Tempio di Giano – Chiesa e Convento del Carmine
Il tempio di Giano bifronte era grandioso, ma fu distrutto assieme al suo
simulacro.
San Leone II, Vescovo di Catania, sulle sue rovine fece costruire la Chiesa di
Santa Lucia, la quale dopo molti secoli fu distrutta dal terremoto, ma nel 1075 fu
eretta la Chiesa di Santa Maria Nunziata e nel 1200 la Chiesa e Convento di Santa
Maria del Carmine.
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A questo Dio furono coniate medaglie di diversa forma, di cui una con un
moggio (antica unità di misura) al centro fra l'una e l'altra testa, nel rovescio Cerere
con una fiaccola alla destra e spighe di frumento alla sinistra.
Presso il Museo Biscari vi è una testa del Dio Giano bifronte.
I SEPOLCRI
I templi furono distrutti per lo zelo della religione di Gesù Cristo, nel mentre
si adoravano i falsi Numi.
I sepolcri in cui si racchiudevano le ceneri degli illustri personaggi estinti, in
cui regnava un profondo silenzio e la tristezza, furono anch'essi distrutti.
Anticamente pensavano che l'uomo, quand'era ancora in vita era presieduto da
due genii, di cui, uno lo sospingeva al bene e l'altro al male.
Questi geni dovevano avere cura dei sepolcri e delle ombre, le quali si
credevano andare errando intorno ai Sepolcri, per cui, ogni danno fatto ai Sepolcri
tornava in disonore ai Genii dei defunti.
Per questo motivo i Sepolcri vennero poi disprezzati e distrutti e sulle loro
macerie vennero eretti Chiese ed inalbera la croce di Gesù Cristo.
• Chiesa di San Martino
Si trovava nella strada del Corso, tuttora se ne conserva la base di pregiata
architettura.
Contigua a questa base nel 1126 fu eretta la Chiesa di Santa Caterina Vergine e
Martire, consacrata dal Vescovo Maurizio e dedicata successivamente a San Martino
Vescovo.
In essa si trova l'Arcidiocesi dei Bianchi.
• Chiesa di Santa Maria La Grotta
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Un sepolcro fu eretto al celebre poeta Stesicoro ed era sostenuto da otto
colonne, otto gradini ed otto angeli, ma, per le politiche vicissitudini di quel tempo
fu distrutto.
Sulle sue rovine nel 260 fu eretta dal Vescovo catanese San Saverio la Chiesa
di Santa Maria La Grotta di Betlemme.
Pochi anni dopo fu riformata ed abbellita sia all'interno ed all'esterno con una
bella facciata in pietra lavica.
• Chiesa di Sant'Euplio
Era un sepolcro gentilizio di cui ancora esistono due stanze sostenute da archi
in pietra lavica di antica architettura, ancora visibili sotto la Chiesa, mentre le altre
stanze sono state distrutte.
Su tale Sepolcro nel 1548 fu innalzata la Chiesa del glorioso martire catanese
Diacono Sant'Euplio.
• Chiesa di San Girolamo
Distrutto il sepolcro di Lamech, volgarmente detto “La Mecca”, dopo molti
secoli (1576) vi fu eretta la Chiesa del Romitorio (eremitaggio) dei Preti ritirati sotto
il titolo di San Girolamo, con varie nicchie.
Contigua ad essa esiste ancora una camera sepolcrale lunga pal. 19 e larga 13,
costruita a mattoni rivestiti di malta, con l'ingresso ad ovest.
• Chiesa di Santa Maria di Gesù
Distrutto come tradizione il Sepolcro di Quinto Attilio, nel corso dei secoli
sulle sue macerie nel 1626 fu edificata la Chiesa di Santa Maria di Gesù e sul lato
meridionale fu eretto il Convento dei Padri Riformati di San Francesco.
Negli scavi per le fondamenta fu rinvenuto il ceppo sepolcrale di marmo
saccaroide (granulare) tuttora esistente nel giardino dietro la casina del Duca di
Carcaci vicino suddetta Chiesa.
Nella selva del Convento si possono ammirare gli avanzi di un magnifico
sepolcro.
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LE TERME
Come furono distrutti i Templi ed i Sepolcri, anche le Terme furono
abbattute, poiché le camere erano in parte adorne di oscene figure ed in parte di
statuette di bronzo, marmo e terra cotta, che raffiguravano idoli e ninfe pagane.
Negli scavi se ne sono rinvenute alcune tutte rotte, alcune mutilate della testa,
delle braccia o delle gambe.
Molte ve ne sono all'interno del Museo del Principe Ignazio Biscari.
• Chiesa di Sant'Agata
Le Terme Achilliane formavano la magnificenza di Catania al tempo dei
Romani.
Un vasto edificio con camere rovinate, muri distrutti, spezzate le iscrizioni
delle colonne, mentre altri ornamenti furono abbandonati per secoli.
Su alcune rovine di dette, nel 1091 fu eretta la grande Chiesa della Vergine e
Protomartire catanese Sant'Agata, ad opera del Conte Ruggero e, nonostante la
distruzione e le fabbriche della Chiesa, sotto di essa esistono ancora diverse camere
nelle quali si scende dal cimitero.
Il Seminario dei Chierici fu pure eretto su altre rovine delle Terme e così
anche per il gran palazzo della Loggia, oggi Casa Comunale.
• Chiesa di Santa Maria dell'Indirizzo
Nell'anno 1616 si edificò la Chiesa ed il Convento di Santa Maria dell'Indirizzo
sulle rovine di camere di terme, tuttora se ne conservano alcune in buono stato.
Una camera è larga pal. 23 e lunga 15, un'altra ottagona simmetrica regolare di
pal. 22 di diagonale.
Sono esistenti le fornaci, la conserva di acqua ed altro che attira l'attenzione.
• Chiesa di San Antonio Abate
Fu innalzata sulle rovine delle Terme che si trovavano in quella strada.
Il
Duca di Carcaci scrisse che a pochi passi dalla Chiesa dedicata a questo Santo si
possono scorgere fabbriche a pezzi di lava, mattoni e malta abbondante, camera di
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pal. 19 e 25 di quadro con apertura d'ingresso e scale per la discesa al bagno, una
stanza contigua per salire al piano superiore, condotta di acqua, parte del calidario,
molti avanzi di solide mura attinenti all'edificio.
• Chiesa di Santa Maria della Rotonda
Da tempo immemorabile a Catania fu eretto il Pantheon, un Tempio dedicato
a tutti gli Dei, da parte del Console Marco Marcello.
San Berillo Vescovo di Catania consacrato dall'Apostolo Pietro giunse qui
nell'anno 44 di Cristo.
L'edificio fu poi tramutato in Chiesa e consacrato alla Vergine Santissima
Maria e, poiché di forma circolare fu chiamata della Rotonda.
Dopo il terremoto del 1169 cadde l'edificio, così come l'intera città e sotto le
rovine morirono quindicimila individui, fra cui il Vescovo Giovanni De Agello con
quaranta di quei frati che assistevano alle funzioni religiose del Duomo del 4
febbraio alle ore 21 per i solenni festeggiamenti agatini.
Per molti anni rimasero le pietre sparse qua e là ed ancor oggi si possono
notare i ruderi sulla strada, innanzi il muro del Collegio dei Gesuiti.
Ad occidente di detto Pantheon vi era un magnifico Laconio seguito da altre
camere semidistrutte, tuttora esistenti, per dal luogo a nuove fabbriche, che
mostrano di essere state parte di grandiose Terme.
Questo Laconio comunicava con diverse camere, cioè sotto la Chiesa di Santa
Maria La Concezione, sotto la Chiesa filiale di Santa Maria dell'Itria, sotto il
Reclusorio delle Verginelle.
Il Laconio di forma sferica con otto grandi archi, che sostengono la cupola,
restò in piedi sulle rovine della città, tuttavia, dopo parecchi anni i devoti cristiani
pensarono di mutare il Laconio in Chiesa col medesimo titolo di Maria Santissima
della Rotonda, fecero murare gli archi, costruirono per rinforzo un grosso muro
esterno quadrato e la porta d'accesso a sesto acuto ad occidente.
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Dopo pochi anni, murata questa, fu costruita la porta a mezzogiorno, ornata
di pietre calcaree di ordine dorico.
Oggi è visibile la piccola fonte per l'acqua benedetta, posta a destra
dell'ingresso.
• Chiesa della Concezione
Nell'anno 1700, sulle rovinate stanze di Terme fu eretta la Seconda Casa dei
Chierici Regolari Minori e la Chiesa consacrata a Maria Santissima dell'Immacolata
Concezione, a croce greca, unica di questa forma a Catania.
• Chiesa Filiale di Santa Maria dell'Itria
Sulle rovine di alcune Terme, nell'anno 1281 fu eretta la Chiesa Filiale di Santa
Maria dell'Itria ed ancor oggi di fronte alla Chiesa si può vedere un muro delle stufe,
parte di una abitazione privata.
• Chiesa delle Verginelle
Nell'anno 1593 fu eretta la Chiesa con il Reclusorio di Sant'Agata delle
Verginelle, sotto le demolite camere delle antiche Terme.
Gli ultimi avanzi costruiti con ornamenti in marmo, provenienti dagli scavi,
oggi risultano interamente distrutti.
Un grande acquedotto, scoperto successivamente, aveva il corso a salire verso
ponente e c'era alcuni, entrati al suo interno con lumi, asserivano che giunto sotto il
piano di San Nicolò La Rena, l'acquedotto divergeva a tramontana.
Probabilmente si tratterà dell'acquedotto delle stufe innanzi la Chiesa di Danta
Maria dell'Itria.
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FILIPPO TARALLO ED IL CANTO DELLE BENEDETTINE
«Stans beata Agata in medio carceris, expansis manibus tota mente orabat ad
Dominum: Domine Jesu Christe, magister bone, gratias ago tibi, qui me fecisti
vincere tormentata carnificum, jube me, Domine, ad tuam immarcescibilem gloriam
feliciter pervenire».
O Eroina del cielo! Musica del maestro Tarallo
Trattasi delle ultime parole di Sant’Agata in mezzo al carcere, mentre con le
mani elevate pregava il Signore, ringraziandolo per averle fatto vincere i tormenti
dei carnefici, pregandolo, di farla pervenire alla gloria infinita (parole riportate negli
atti del martirio).
Questo soave e commovente canto (riportato sul libro“Come pietre vive”),
che le monache Benedettine dell’adorazione perpetua del Santissimo Sacramento
rivolgono con l’animo devoto e mesto alla Vergine Agata, allorquando il mattino del
6 febbraio il percolo sosta in via Crociferi.
Secondo una consolidata tradizione popolare, è un delicato inno, con testo
latino, composto alla fine dell’800 per le monache del convento di San Benedetto di
Catania dal Maestro Filippo Tarallo, nato nel 1859 ad Aidone e morto a Catania nel
1918, affermato musicista devoto alla Vergine Agata.
Filippo Tarallo fu organista nella Cattedrale di Catania e compositore di
musica sacra, il quale tenne persino delle lezioni di canto gregoriano e musica sacra
d’organo.
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UNO STRANO DIALOGO FRA ILLUSTRI
PERSONAGGI DEL GIARDINO BELLINI
Era una di quelle sere dove il buio, come una fitta coltre, aveva invaso ogni
cosa, anche la luna non era riuscita a penetrare fra le verdi fronde del viale degli
uomini illustri del Giardino Bellini.
Persino il silenzio era interrotto a tratti dallo scroscio di una pioggia copiosa
che il vento impetuoso indirizzava ora qua ora là in mezzo a quelle sagome che si
muovevano al pari di figure spettrali.
Un vero castigo di Dio, dove nessuno avrebbe potuto avventurarsi, se non a
rischio della propria incolumità ed invece…
Qualcuno lì forse c’era, a giudicare da quella flebile voce che da poco si era
sentita ad appena pochi passi e che il vento aveva via, via allontanato quasi fosse
venuta da chissà quale siderale distanza: <<Miciu…, Miciu…, mi senti?>>
Ma non vi fu risposta, forse Miciu non aveva sentito quella voce, d'altronde
poteva anche essere giustificato, dato quel grave frastuono di fondo.
Dopo un po’, ancora si levava la medesima voce: <<Miciu, o Miciu, chi fai
non senti, forsi si addivintatu suddu? Cettu ormai tu hai ‘na certa età e si po’ macari
capiri, oppuri ti muntasti a testa.>>
Stavolta Miciu rispose alla voce misteriosa e lo fece alquanto risentito, poiché
lui vecchio non si sentiva affatto e non era neppure presuntuoso.
<<Ma tu cu si ca ti poi permettiri di ‘nsuttarimi finu a ca? Nesci fora ca ti
voghiu viriri ‘nta facci.>>
<<Ignaziu sugnu, non mi sta canuscennu? Eppuri t’avissi putiri arricuddari di
mia.>>
<<Ma, Ighaziu cui, u fighiu do chiancheri?>>
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<<Ma quali chiancheri e chiancheri, iu sugnu Ignaziu, Ignaziu principi di casa
Biscari.>>
<<Ah! Ignaziu Biscari, ma cettu, ‘naiu sintutu parrari.>>
<<Ora fai finta di non canuscirimi, di non arricuddariti, eppuri…, ‘na vota
non era accussì, mi ciccavi, ti faceva comudu ciccarimi, eccomu su mi ciccavi.>>
<<’Nsomma, non ti staiu capennu, chi cosa voi di mia, voi ricunuscenza, o
voi fossi cca mi mettu in ginocchiu e ti vasu li manu?>>
<Non voghiu nenti di tuttu chistu, non ti prioccupari, stai trinquillu, picchi di
tia m’aspettu sulu ‘npocu di ricunuscenza e nenti chiù, non pritennu autru.>>
<<Voscenza mi deve pirdunari, non c’è mutivu ppi non purtarivi rispettu, è
sulu cca di quannu staiu ’nta sta strata all’acqua ed allu ventu, mi sentu stancu e
dipressu e poi non mi piaci chiù d’essiri ‘nsuttatu da cu passannu mi affenni dicennu
cca sugnu pueta vastasi, ma vi pari giustu doppu chiddu caiu fattu ppi la me
genti?>>
<<Caru Miciu devi sapiri cca la genti è irricanuscenti e non sapi distinguiri u
veru pueta da unu fasullu, però sappi ca iu ti haiu sempri cunsidiratu pueta
viramenti bravu e magari spacchiusu e chistu t’ava bastari.>>
<<Grazi principi di nobili casatu e vecchia fama, sti vostri paroli sunu veru
nittari ppi l’aricchi mei e mancu da mortu mi pozzu scurdari di vossignuria. – ora
ricitimi na cosa: Ma chi cosa ci faciti ‘mezzu a st’omini di pocu cuntu, fatti di petra
ianca, vui ca siti tantu canusciutu?>>
<<Caro Miciu ti faccio presenti ca st’omini ca rici tu non è veru ca sunu di
pocu cuntu, picchì ci ni sunu di gran valuri, chiù di mia impurtanti, su ti facissi
‘ngiru putissi incuntrari u cavaleri Martogliu, Luigi Capuana, Angilu Muscu,
Giuvanni Verga e De Felici, ppi non parrari di Stesicuru e Caronda.>>
<<Voscenza vi pozzu addumannari ‘na curtisia? Vui ca siti pirsona influenti
viriti chi putiti fari ppi la mia vecchia casa, lu viriti comu sta cadennu a pezzi, senza
ca nuddu fa nenti.>>
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<<Quannu eru vivu, allura si ca eru influenti, ma non ora, però su pozzu fari
qualchi cosa, puoi stari certu ca la fazzu, ppi tia Miciu ca si comu ‘nfighiu miu
divotu.>>
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