“Durata e memoria nei processi di sintesi strumentale: introduzione allo spettralismo” M° Luigi Manfrin Nel nostro intervento intendiamo affrontare la concezione del suono e del tempo maturato all’interno del cosiddetto “spettralismo”, un movimento musicale sorto in Francia intorno alla metà degli anni ’70. Stando alla definizione proposta da Hugues Dufourt nel '79, “Musica spettrale” indica un «lavoro di composizione musicale» che si esercita direttamente sulle «dimensioni interne della sonorità», ossia sul timbro o spettro del suono. Concentreremo la nostra attenzione su uno dei suoi rappresentanti più importanti, Gerard Grisey, autore del celebre ciclo di composizioni dal titolo Les Espaces Acoustiques. La scrittura del compositore, francese, si è costituita sull’interazione tra lo studio scientifico del suono e la ricerca psicoacustica inerente alla ricezione della forma musicale e del suo svolgimento nel tempo. Grisey, infatti, ha correlato il proprio linguaggio musicale al problema della continuità del tempo, richiamandosi alla teoria dell’informazione di Abraham Moles, al pensiero filosofico di Deleuze (Differenza e ripetizione) e, indirettamente, alla concezione della durata di Bergson. Il compositore francese, nell’ultima fase della sua produzione, ha invece orientato la propria ricerca sulla discontinuità o pluralità delle forme temporali; il suo obiettivo è stato quello di far percepire all’ascoltatore diverse modalità del tempo musicale. Questa ricerca sul pluralismo dei tempi ha trovato un’efficace concretizzazione in Vortex Temporum per pianoforte e cinque strumenti (flauto, clarinetto, violino, viola e violoncello) composto da Grisey tra il 1994-96. A causa della sua morte prematura, Grisey, tuttavia, ha lasciato aperto e irrisolto questo complesso progetto compositivo vertente sull’interazione tra figure, tempi o ritmi differenti.