semantica lessicale - Servizio di Hosting di Roma Tre

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Da dove vengono le nuove parole?
C'è un altro senso in cui il temine 'parola' è ambiguo,
sebbene la gran parte dei parlanti non se ne avveda. Ad
esempio, nel testo seguente si possono individuare, a seconda del significato inteso, 6 parole o solo 2:
tu mangi, mangiavi, mangerai, mangiasti, mangeresti
La ragione è che tutte le parole che seguono 'tu' sono
forme della stessa "parola", mangiare. In questo senso, si
usa il termine lessema (o 'entrata lessicale', o 'lemma', il
termine più usato dai lessicografi). Un dizionario non elenca parole, ma lessemi (lemmi). Per trovare una parola
flessa in un dizionario bisogna risalire alla forma di citazione (in italiano è l'infinito per il verbo, il singolare per
il nome, il singolare maschile per l'aggettivo). Questo introduce la differenza tra flessione e derivazione:
1. Che cos’è una parola?
Per quanto possa sembrare sorprendente, la nozione di
parola è stata oggetto di molte controversie nella storia
degli studi linguistici (e risulta tuttora problematica). Per
avere un'idea della natura del problema, si consideri l'esempio seguente, la parola l'albero:
l'albero
FONOLOGIA
SINTASSI
1
2
Dal punto di vista fonologico, si tratta di un'unica parola
(come anche l'ortografia segnala), in quanto l'articolo non
ha autonomia accentuale; dal punto di vista sintattico, però, si tratta di due parole, con proprietà sintattiche e semantiche diverse. Una definizione che ha dimostrato di
essere molto utile è quella di atomo sintattico. L'esempio
illustra:
a. Voglio il vino rosso.
b. IL VINO ROSSO voglio.
c. ROSSO voglio il vino.
La frase in (a) ha subito in (b) una modificazione: il sintagma nominale il vino rosso non si trova nella posizione
normale di oggetto del verbo 'volere', ma all'inizio della
frase (informalmente parlando). A sua volta rosso può essere spostato nella stessa posizione indipendentemente
dalle altre parole del sintagma nominale a cui appartiene.
La ragione è che, in quanto parola, ha autonomia sintattica (è un 'atomo sintattico'). Al contrario, una parola composta come cava-tappi ha un comportamento diverso:
Dunque, la flessione crea nuove forme della stessa parola
(ed è collegata alla sintassi); la derivazione crea nuove
parole (è quindi collegata al lessico). In linguistica si parla di morfologia flessiva e morfologia derivazionale per
riferirsi alle branche della linguistica che studiano questi
fenomeni, e che si ipotizza corrispondano anche a categorie reali, i.e. a componenti del nostro cervello che elaborano questo tipo di informazioni. Correlata a questa distinzione è quella tradizionale tra radice e tema. La radice
è il morfema (l'elemento minimo dotato di significato)
lessicale minimo; il tema è una parola derivata da un'altra; la parola è il tema flesso. Ad esempio, dalla parola
socio, un morfema semplice (la radice) deriva sociale (un
tema); da sociale deriva socializzare (altro tema); da socializzare deriva socializzazione (altro tema); infine da
socializzazione deriva, i.e. ne è una forma flessa, socializzazioni (una parola). La figura seguente mostra una
famiglia di temi tutti derivati dalla radice socio (a cui
vanno poi aggiunti i suffissi flessivi necessari):
a. Voglio il cava-tappi.
b. IL CAVA-TAPPI voglio.
c. *TAPPI voglio il cava.
Mentre la parola cava-tappi è un atomo sintattico, (cava)tappi non lo è, perché non è una parola autonoma, ma
parte dell'intera parola composta: la sintassi non può
"guardare" all'interno di una parola (o 'dividerla', per rimanere nella metafora di 'atomo'). In altre parole, una parola all'interno di un composto si comporta come un prefisso:
a. Sara è ipersensibile.
b. Ipersensibile è Sara.
c. *Iper è Sara sensibile.
Dunque, quante "parole" conosce una persona, normalmente? Anche qui la risposta non è semplice come si
pensa. La conoscenza lessicale di un individuo è fatta
molto più che di semplici parole. Innanzitutto, una parola
può avere diversi sensi (è polisemica), molti dei quali
vanno imparati come si impara una parola diversa. Ai fini
Marco Svolacchia – Lingue e linguaggio tra mito e realtà. Corso di sopravvivenza contro miti e pregiudizi linguistici
j. Il francese va all’assalto di Roma (GS 3 marzo 2007).
k. Ci vuole un’autorete per espugnare Siena (GS 18 febbraio
2007).
l. L’Empoli ha prodotto il suo assalto micidiale (GS 5 marzo
2007).
espressivi, quale differenza fa conoscere due parole diverse o due sensi diversi di una stessa parola? In altre parole, un parlante inglese che conosce le parole dear e expensive ha una maggiore ricchezza lessicale, ovvero una
maggiore ricchezza espressiva, di un italiano che conosce
i due diversi sensi seguenti di caro? La risposta è, ovviamente, negativa.
caro
Un altro uso non letterale delle parole (ma che spesso
viene comunemente confuso con la metafora) è la metonimia, che consiste in un'estensione di una parola a referenti diversi in base a contiguità di significato (mezzoazione, causa-effetto, processo-risultato, contenitorecontenuto, parte-tutto, ecc.). Alcuni esempi:
'diletto'
'costoso'
Del lessico mentale di un parlante fanno anche parte le
perifrasi, o polirematiche (essere al verde, nella misura
in cui, ecc.). Alla luce di queste considerazioni, quante
parole conosce una persona normale? La risposta che
qualcuno ha dato è la seguente:
a.
b.
c.
d.
e.
c. 20.000
c. 40.000
PERIFRASI c. 60.000
LESSEMI
SENSI
mano di Poker/vernice
“esonero” (= prova in itinere)
*imparare = insegnare
*trovare = cercare
*mano = braccio ('alzare la mano')
La relazione tra 'mano' e una passata di vernice non è di
somiglianza fisica o funzionale (come per la metafora),
ma di mezzo-azione (per dare la vernice si utilizzano le
mani). Alcuni errori di uso derivano da questo meccanismo: esonero per prova in itinere, imparare per insegnare, trovare per cercare (l'effetto per la causa), ecc. Anche
la metonimia è un meccanismo creativo spontaneo, affatto esclusivo dei poeti (anche se si incontra maggiormente
in poesia, per la sua natura intrinseca). Tutti i sistemi di
scrittura logografici hanno fatto ricorso massicciamente
alla metonimia per simboleggiare parole relative a entità
che poco si prestano ad essere rappresentate in modo
mimetico. Ecco alcuni esempi – in cui BOCCA sta per
'parlare' e OCCHIO per 'guardare' (il mezzo per l'azione):
Tuttavia, ogni risposta di questo tipo, per quanto indicativa, è largamente convenzionale. La ragione è che l'uso
delle parole è in buona misura creativo. Uno dei meccanismi che permettono l'uso creativo delle parole è la metafora, che è un'estensione dell'applicazione di una parola, in base a somiglianza fisica e/o funzionale, a referenti
diversi, come negli esempi seguenti:
a. gamba del tavolo
b. bocca del tunnel
c. pagliaccio ('È un pagliaccio!')
Le parole usate in senso metaforico in (a-b) sono inserite
in una collocazione rigida e sono il modo normale di riferirsi a quelle entità: sono univoche perché in quel contesto non esiste la possibilità di un'interpretazione letterale;
(c) invece, è invece una parola potenzialmente ambigua
in quanto l'interpretazione letterale è possibile: l'ascoltatore deve decidere in quale dei due sensi il parlante la usa. Tutte queste metafore sono lessicalizzate, i.e. sono
state apprese. I parlanti (e non soltanto i poeti o gli scrittori creativi, come spesso si ritiene) possono però utilizzare delle parole metaforicamente. Questa è una delle ragioni per cui contare le parole di una lingua non ha molto
senso.
Il meccanismo metaforico può essere utilizzato in modo
sistematico, creando dei campi metaforici, come i seguenti (in cui il campo metaforico è la guerra e il campo
di applicazione è il calcio; GS = 'Gazzetta dello sport'):
1. RE BOCCA DIO-DIO; 2. DIO OCCHIO UOMO-UOMO
Polisemia
La polisemia, la proprietà di una parola di avere più sensi, non è, come comunemente si crede, un incidente di
percorso, ma la norma: la maggior parte delle parole di
una lingua sono polisemiche. I verbi sono le parole più
polisemiche. Ecco alcuni esempi, ordinati per classi di relazioni semantiche (N.B. la metonimia è la principale
fonte di polisemia):
MASSA-OGGETTO
CONTENITORECONTENUTO
PRODOTTOPRODUTTORE
a. La difesa balla (GS 18 febbraio 2007).
b. Una difesa traballante e un attacco mai ispirato (GS 25
febbraio 2007).
c. Le ripetute variazioni del reparto difensivo (GS 5 marzo
2007).
d. Una sfida resa ancora più ostica dalle assenze soprattutto
nel reparto offensivo (GS 3 marzo 2007).
e. Lì, in trincea, la vita è comunque dura (GS 26 febbraio
2007).
f. Da due stagioni sta duellando con i big (GS 16 marzo
2007).
g. Vince un duello (GS 1 marzo 2007).
h. De Simone spara una bomba (GS 26 febbraio 2007).
i. Cech riesce a mandare contro la traversa la bomba di
Croft (GS 18 febbraio 2007).
PIANTA-FRUTTO
PROCESSORISULTATO
LUOGOPERSONE/ISTITUZIONE
PROPRIETÀ-PERSONA
con PROPRIETÀ
EVENTO-CIBO
L‟oro luccica.
Le hanno rubato tutti gli ori.
Ho rotto un bicchiere.
Ho bevuto un bicchiere.
Ho comprato una Toyota.
La Toyota ha licenziato 100 dipendenti.
Devo comprare un chilo di limoni.
Ho piantato un limone.
La costruzione della casa durerà sei mesi.
È una costruzione a due piani.
Sto andando all‟Università.
L‟Università ha eletto il nuovo Rettore.
Ha raggiunto la celebrità.
Si dà arie perché frequenta le celebrità.
Ci vediamo a pranzo.
Il pranzo è stato squisito.
Si pone una domanda: come capiamo in quale senso una
parola polisemica è usata? Ci sono sostanzialmente due
concezioni della polisemia:
1. Tutti i sensi sono precompilati ("enumerazione dei
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Marco Svolacchia – Lingue e linguaggio tra mito e realtà. Corso di sopravvivenza contro miti e pregiudizi linguistici
sensi"), i.e. sono informazioni lessicali che devono essere
apprese ad una ad una. Questa concezione, che è quella
classica (adottata con più o meno consapevolezza), è stata
criticata per le seguenti ragioni: è antieconomica (i diversi sensi di una parola possono essere molto numerosi: è
ragionevole che sia questa la strategia, o l'unica strategia,
che un bambino utilizza per apprendere il lessico della
propria lingua?); è incompleta (nessun dizionario riporta
tutti i sensi di una parola, né, con tutta probabilità, potrebbe farlo); è inadeguata (i problemi menzionati prima
– antieconomicità e incompletezza di questa concezione –
non sono contingenti, ma intrinseci: le sfumature di senso
sono troppe e troppo fini per pensare di elencarle tutte –
o, detto in altro modo, che un bambino possa apprenderle
tutte prima dell'utilizzo).
2. I sensi vengono generati sul momento ("calcolo sintagmatico del significato"), i.e. i diversi sensi deriverebbero da regole/principi generali e non da elencazioni apprese a memoria una ad una. I diversi sensi vengono costruiti da un parlante e interpretati da un ascoltatore contestualmente, in base a principi da definire.
In realtà, non c'è motivo di credere che queste due concezioni siano incompatibili. In effetti, ci sono buone ragioni per ritenere che alcuni sensi sono precompilati, altri
generati dal contesto. Si consideri una parola polisemica
come caro: i due sensi principali di questa parola differiscono intuitivamente in modo notevole:
caro
amato
costoso
polisemia fine? In alte parole, i principi di generazione
del significato. Sono state avanzate diverse proposte, ma
i due principi che sembrano più chiari e importanti sono i
seguenti:
1. Co-composizione. Interessa i verbi: il senso di un verbo non è completo in tutti i dettagli, ma è permeabile a
quello del suo complemento. Si considerino gli esempi
seguenti, che mostrano che, a seconda del suo complemento, il verbo tagliare assume delle diverse sfumature
di significato (tra parentesi il sinonimo equivalente):
tagliare
tagliare
tagliare
auto
motore
carrozzeria
prezzo
prestazioni
peso
= car
cut
cut
cut
cut
→ affettare
→ falciare
→ ferirsi
→ accorciare
pane
erba
dito
capelli
Schematicamente:
+
↓
VERBO GENERICO
Viceversa, i diversi sensi di una parola come auto hanno
intuitivamente caratteristiche diverse (e risultano più difficili da identificare per un parlante); inoltre, come si vede dall'equivalente inglese di seguito, pur cambiando lingua, una sola parola viene utilizzata per i diversi sensi:
auto
affettare
falciare
ferirsi
accorciare
Questo depone a favore dell'idea non solo che si tratti di
sensi derivati da regole, ma anche che queste regole
(principi) abbiano una base universale (i.e. sono parte
della struttura concettuale umana). La conclusione è che
il significato del verbo è completato dal nome (= il
verbo ha un significato generico, che viene specificato
dal nome, l'argomento del verbo):
I due sensi non intrattengono tra loro una relazione facilmente riconducibile a criteri generali; inoltre, cambiando
lingua, si riscontra spesso che i due sensi sono codificati
da due parole diverse, come in inglese:
amato = dear
caro
costoso = expensive
L‟auto ha bisogno di essere riparata.
L‟auto ha bisogno di essere lavata.
Non possiamo permetterci quest‟auto.
La mia auto non può stare dietro alla tua.
L‟auto ha rotto il piede di Mario.
Luca ha tagliato il pane.
Luca ha tagliato l‟erba.
Luca si è tagliato un dito.
Luca ha tagliato i capelli.
Ancora, si può vedere che, cambiando lingua, il risultato
è identico, i.e. il verbo equivalente ha gli stessi sensi fini
di tagliare:
Giulia è una cara ragazza.
I teatri sono troppo cari.
motore
carrozzeria
prezzo
prestazioni
peso
affettare
falciare
ferirsi
accorciare
COMPLEMENTO
VERBO
SPECIFICO
Lo stesso principio (o uno molto simile) sembra operare
anche per gli aggettivi, che mutano di significato fine in
funzione del nome:
buono
efficace
valido
interessante
veloce
attivo
passivo
caldo
stato
causa
È un buon coltello.
È un buon medico.
Sto leggendo un buon libro.
un treno veloce
un lavoro veloce
un ferro caldo
un maglione caldo
2. Conversione del tipo semantico. Interessa i nomi: un
nome muta una, o più, delle sue proprietà per adattarsi al
significato del verbo, come gli esempi seguenti illustrano:
Quindi, sembra esserci una differenza, nell'uso di una parola, tra sensi "notevoli", che vanno appresi singolarmente, e sensi "fini", che i parlanti ricavano da regole generali
(per usare una metafora, si possono assimilare i due diversi tipi di polisemia alla differenza che c'è tra canali e
sintonia fine nelle trasmissioni audiovisive). Se le cose
stanno così, quali sono allora i principi che producono la
libro
oggetto
attività
Ieri ho comprato un libro.
Ieri ho cominciato un libro.
La parola libro non indica di per sé un'azione, ma se viene utilizzata con cominciare, un verbo eventivo (che si
riferisce a un evento), muta il suo senso (venendo a signi-
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Marco Svolacchia – Lingue e linguaggio tra mito e realtà. Corso di sopravvivenza contro miti e pregiudizi linguistici
ficare 'azione di leggere/scrivere un libro'). Lo stesso avviene per nomi come birra e dolce:
birra
dolce
oggetto
attività
oggetto
attività
uomo
fiore
fiume
pioggia
Non bevo birra.
La birra durò per tutta la cena.
Questo dolce è delizioso.
Dopo il dolce, chiedi il conto!
+
↓
VERBO
NOME
ADATTATO
occhio
bambino
lingua
animale
Da questa discussione risulterà già chiaro che la concezione comune di un lessico rigido, con un numero fisso di
parole, che rendono conto del potere espressivo di una
lingua umana, è naif. La discussione seguente, che riguarda la morfologia derivazionale, offrirà un'ulteriore
conferma di questa conclusione.
industria-ale industria-al-izz(are)
2. console
3. lunotto
pro-console
tergi-lunotto
ex-pro-console
tergi-lava-lunotto
4. simile
vero-simile
in-vero-simile
→
→
→
→
oftalm-ico
ped-iatra
glotto-logia
zoo-logico
Classi e sottoclassi di parole
Esistono in ogni lingua molte regole derivazionali: che
derivano nomi da verbi, verbi da nomi, ecc.; le parole derivate possono essere molto specifiche (p.e. -aio non deriva semplicemente nomi, ma nomi di mestiere: p.e. benzin-aio, vas-aio). Inoltre, generalmente non è sufficiente
che una parola sia un nome o un verbo, ecc. per combinarsi con un morfema derivazionale, ma deve avere delle
specifiche proprietà semantiche. Quelle che seguono sono
le proprietà semantiche che sembrano avere valore universale (N.B. ogni proprietà ha valore binario: sì o no):
Morfologia derivazionale
Come si è detto, la morfologia derivazionale è responsabile della creazione di parole complesse da parole semplici (o, se si preferisce, di nuove parole da parole già esistenti). In italiano, esistono diversi tipi di derivazione
(tutti reiterabili): (1) suffissazione; (2) prefissazione; (3)
composizione (entrambi gli elementi che si combinano
sono parole). (4) mostra che i tre tipi possono coesistere.
1. industria
um-ano
flore-ale
fluv-iale
pluv-iale
I casi di allomorfismo esemplificati sopra derivano tutti
da prestiti dal latino letterario (sono arcaismi, conosciuti
come prestiti 'colti' o 'dotti'). Un caso drastico di allomorfismo è il suppletivismo, che si riferisce a una variazione
tale del morfema lessicale da non avere alcuna somiglianza tra le varianti (si tratta di prestiti colti dal greco,
lingua meno strettamente imparentata con l'italiano):
Pertanto, in questi casi il nome muta il significato per
adattarsi al verbo. Schematicamente:
NOME
→
→
→
→
industria-al-izzazione
in-vero-similemente
Allomorfismo
Un fenomeno molto comune nelle lingue del mondo è
l'allomorfismo, per cui uno stesso morfema può assumere
forme diverse.
La tabella seguente esemplifica l'applicazione a diversi
nomi di diverse regole derivazionali (rappresentate da diversi suffissi derivazionali – sta per 'la regola non si applica', + sta per 'si applica'):
Si immagini la lingua artificiale seguente, in cui a 1 significante corrisponda 1 significato:
a. plurale = p
b. p = plurale
SINGOLARE
PLURALE
uomo
donna
uomo-p
donna-p
Nelle lingue naturali del mondo la situazione può essere
molto diversa: a 1 significante possono corrispondere 2
significati e a 2 significanti può corrispondere 1 significato. Il primo caso, un morfema ambiguo (omofono), è illustrato dagli esempi seguenti, in cui il prefisso s- in (d) ha
un significato diverso dagli altri:
Composti
Un meccanismo derivazionale particolare è la composizione, in quanto gli elementi che si combinano possono
esistere autonomamente (i.e. sono parole). Una caratteristica dell'italiano è la presenza di due tipi di composti:
a. COMPOSTI TRASPARENTI
I composti trasparenti sono regolari in italiano: hanno la
testa a sinistra e il modificatore a destra, che prende l'accento principale (1 su di una vocale indica l'accento primario; 2 quello secondario). La testa è la parola che dà
a. scacciare; b. sgridare; c. sbandierare; d. scoraggiare
Il secondo caso è denominato allomorfismo, come i seguenti esempi (che mostrano una radice che assume forme diverse a seconda del suffisso con cui si combina) illustrano:
4
Marco Svolacchia – Lingue e linguaggio tra mito e realtà. Corso di sopravvivenza contro miti e pregiudizi linguistici
l'identità sintattica e semantica alla parola composta: p.e.,
una cassaforte è un tipo di cassa (testa), non un tipo di
forte (modificatore), in tennistavolo la testa è tennis (si
tratta di un tipo di tennis che si gioca su un tavolo, non un
"tavolo da tennis"):
VERBIO).
La storia derivazione non è, invece, la seguente:
da evitare (VERBO) deriva *inevitare (VERBO), ecc. La
ragione è che inevitare non esiste. Questo significa che il
prefisso in- si combina con aggettivi, non con verbi.
Composizionale vs. idiosincratico
Un altro aspetto molto importante delle derivazione è il
significato derivato: può essere composizionale, derivato
dalla somma degli elementi combinati (a), oppure idiosincratico, il significato derivato è imprevedibile: non
può essere ricavato dall'unione del significato degli elementi combinati (b):
1. ca2ssafo1rte, pe2llero1ssa, ca2vata1ppi, T2V1
2. wee2k-e1nd, co2wbo1y, a2irba1g
(TV è un acronimo, equivalente a un composto (si noti
l'accento sul 2° elemento); le forme in (2) sono parole
composte di origine inglese, ma ricevono un'accentazione
italianizzata (in inglese è la prima parola – il modificatore, che sta a sinistra – ad essere accentata).
b. COMPOSTI OPACHI
I composti opachi sono tali perché sono per lo più di origine straniera, in genere greca, e pur unendo due forme
che hanno la semantica di parole, le stesse non ricorrono
in isolamento. Si tratta in molti casi di formazioni artificiali, create unendo parole di origine greca (il composto
non esiste necessariamente in greco):
biò-grafo
grafò-mane
telè-fono
fonò-grafo
(a)
[[veloce]A
–mente]Avv
„X‟
„in modo X‟
‘in modo veloce’
Produttività
Alcune regole derivazionali sono estremamente produttive (si applicano a tutti gli elementi della stessa categoria:
p.e. da ogni aggettivo si può derivare un avverbio di modo aggiungendo -mente). Altre meno. Le derivazioni molto produttive, come gli avverbi in -mente, non figurano
nei dizionari (a meno che il loro significato sia idiosincratico, come finalmente). Questa è un'altra ragione per diffidare della possibilità di contare 'il numero delle parole
di una lingua'.
poli-glòtta
fono-gràmma
poli-mòrfo
glotto-logìa
Un parlante italiano non può derivare il significato del
composto componendo quello di ciascuna delle parole
coinvolte, perché queste non ricorrono mai sole, ma deve
desumerlo dai contesti in cui ciascuno dei temi coinvolti
compare. Un altro aspetto che differenza questi composti
da quelli trasparenti è la struttura: la testa è a destra, come (in genere) in inglese (un grafomane, p.e., è uno che è
'maniaco per la scrittura', non la 'scrittura dei/sui maniaci'). Un altro aspetto è l'accento: non si accenta né il modificatore né la testa. Il composto viene visto dalla regola
di assegnazione dell'accento primario come una parola
non composta: l'accento cade sulla penultima sillaba se
questa è pesante (è chiusa da una consonante) o si tratta
di un suffisso che attira l'accento (glottolog-ìa); l'accento
cade sulla terzultima in tutti gli altri casi.
I composti, sia quelli trasparenti che opachi, costituiscono un insieme aperto. Ad esempio, si può creare una
nuova parola affiggendo a qualunque aggettivo il morfema iper-: iperintelligente, iperesuberante, iperastuto,
ecc.; oppure suffiggendo il tema logo: cinematologo, misteriologo, ecc. Quante sono allora le parole dell'italiano?
Prestiti
Quello che però le regole derivazionali non possono fare
è creare nuove radici (probabilmente solo le onomatopee
possono introdurre nuove radici). L'ingresso di nuove radici può avvenire tramite i prestiti, i quali possono essere
di due tipi:
1. PRESTITI PALESI (= significante e significato)
NON INTEGRATI
bar, film, leader, équipe, lager
INTEGRATI
treno, bistecca (dall'inglese train e beefsteak)
(NON) INTEGRATI
FRANCESE
bleu / blu
gilet / gilè
paletot / paltò;
INGLESE
punch / ponce
roastbeef /rosbif
La probabilità di prestito di una parola dipende dalla sua
categoria:
Storia derivazionale
Un aspetto molto importante della derivazione è la corretta successione delle regole nel caso in cui una parola sia
il risultato di più processi derivazionali. Esempi di storia
derivazionale:
antifascismo
inevitabilmente
egoisticamente
destabilizzazioni
(b)
[[finale]A
–mente]Avv
„X‟
„in modo X‟
*‘in modo finale’
+
–
nomi di prodotti, nomi, aggettivi, verbi, forme funzionali
2. CALCHI LINGUISTICI/PRESTITI INDIRETTI
(= forma del significante e significato)
grattacielo riproduce l'inglese skyscraper (sky 'ciclo', scraper
'che gratta')
lotta di classe riproduce il tedesco Klassenkampf (Klassen
'classi', Kampf 'lotta')
3. CALCHI SEMANTICI/ESTENSIONE SEMANTICA
(= solo significato)
massa 'gruppo caotico di elementi' → (fis.) 'misura della densità della materia'.
cielo 'lo spazio sopra la Terra' → (rel.) 'paradiso'
[anti-[[fascio]N -ismo]N]N
[[in-[[evita]V -bile]A ]A -mente]Avv
[[[[ego]N -ista]A -ico]A -mente]Avv
[[[de- [[[sta]V -bile]A -izza]V ]V -zione]N -i]Npl
Ad esempio, da evitare (VERBO) deriva evitabile (AGGETTIVO); da evitabile deriva inevitabile (AGGETTIVO;
N.B. in italiano i prefissi non cambiano mai la categoria
di una parola); da inevitabile deriva inevitabilmente (AV-
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Marco Svolacchia – Lingue e linguaggio tra mito e realtà. Corso di sopravvivenza contro miti e pregiudizi linguistici
via false friends
autorizzare 'rendere autorevole' → 'permettere' (francese autoriser)
realizzare 'rendere reale' → 'rendersi conto' (inglese realize)
CONCLUSIONI: determinare il numero delle parole di
una lingua è probabilmente impossibile (molti meccanismi di creazione di nuove parole o nuovi sensi sono troppo produttivi per permettere di decidere quali parole esistano e quali no) e sicuramente inutile (non è il numero
supposto di parole di una lingua che crea la ricchezza espressiva). A questo si aggiunga il fatto che la sintassi
compone significati complessi da significati semplici.
Questo vuol dire che ci si può riferire a concetti anche
senza che per loro esista una parola specifica, combinando più parole. È vero, però, che il linguaggio evidenzia
una tendenza molto forte a far coincidere un singolo concetto con una singola parola.
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