11 Da dove vengono le nuove parole? C'è un altro senso in cui il temine 'parola' è ambiguo, sebbene la gran parte dei parlanti non se ne avveda. Ad esempio, nel testo seguente si possono individuare, a seconda del significato inteso, 6 parole o solo 2: tu mangi, mangiavi, mangerai, mangiasti, mangeresti La ragione è che tutte le parole che seguono 'tu' sono forme della stessa "parola", mangiare. In questo senso, si usa il termine lessema (o 'entrata lessicale', o 'lemma', il termine più usato dai lessicografi). Un dizionario non elenca parole, ma lessemi (lemmi). Per trovare una parola flessa in un dizionario bisogna risalire alla forma di citazione (in italiano è l'infinito per il verbo, il singolare per il nome, il singolare maschile per l'aggettivo). Questo introduce la differenza tra flessione e derivazione: 1. Che cos’è una parola? Per quanto possa sembrare sorprendente, la nozione di parola è stata oggetto di molte controversie nella storia degli studi linguistici (e risulta tuttora problematica). Per avere un'idea della natura del problema, si consideri l'esempio seguente, la parola l'albero: l'albero FONOLOGIA SINTASSI 1 2 Dal punto di vista fonologico, si tratta di un'unica parola (come anche l'ortografia segnala), in quanto l'articolo non ha autonomia accentuale; dal punto di vista sintattico, però, si tratta di due parole, con proprietà sintattiche e semantiche diverse. Una definizione che ha dimostrato di essere molto utile è quella di atomo sintattico. L'esempio illustra: a. Voglio il vino rosso. b. IL VINO ROSSO voglio. c. ROSSO voglio il vino. La frase in (a) ha subito in (b) una modificazione: il sintagma nominale il vino rosso non si trova nella posizione normale di oggetto del verbo 'volere', ma all'inizio della frase (informalmente parlando). A sua volta rosso può essere spostato nella stessa posizione indipendentemente dalle altre parole del sintagma nominale a cui appartiene. La ragione è che, in quanto parola, ha autonomia sintattica (è un 'atomo sintattico'). Al contrario, una parola composta come cava-tappi ha un comportamento diverso: Dunque, la flessione crea nuove forme della stessa parola (ed è collegata alla sintassi); la derivazione crea nuove parole (è quindi collegata al lessico). In linguistica si parla di morfologia flessiva e morfologia derivazionale per riferirsi alle branche della linguistica che studiano questi fenomeni, e che si ipotizza corrispondano anche a categorie reali, i.e. a componenti del nostro cervello che elaborano questo tipo di informazioni. Correlata a questa distinzione è quella tradizionale tra radice e tema. La radice è il morfema (l'elemento minimo dotato di significato) lessicale minimo; il tema è una parola derivata da un'altra; la parola è il tema flesso. Ad esempio, dalla parola socio, un morfema semplice (la radice) deriva sociale (un tema); da sociale deriva socializzare (altro tema); da socializzare deriva socializzazione (altro tema); infine da socializzazione deriva, i.e. ne è una forma flessa, socializzazioni (una parola). La figura seguente mostra una famiglia di temi tutti derivati dalla radice socio (a cui vanno poi aggiunti i suffissi flessivi necessari): a. Voglio il cava-tappi. b. IL CAVA-TAPPI voglio. c. *TAPPI voglio il cava. Mentre la parola cava-tappi è un atomo sintattico, (cava)tappi non lo è, perché non è una parola autonoma, ma parte dell'intera parola composta: la sintassi non può "guardare" all'interno di una parola (o 'dividerla', per rimanere nella metafora di 'atomo'). In altre parole, una parola all'interno di un composto si comporta come un prefisso: a. Sara è ipersensibile. b. Ipersensibile è Sara. c. *Iper è Sara sensibile. Dunque, quante "parole" conosce una persona, normalmente? Anche qui la risposta non è semplice come si pensa. La conoscenza lessicale di un individuo è fatta molto più che di semplici parole. Innanzitutto, una parola può avere diversi sensi (è polisemica), molti dei quali vanno imparati come si impara una parola diversa. Ai fini Marco Svolacchia – Lingue e linguaggio tra mito e realtà. Corso di sopravvivenza contro miti e pregiudizi linguistici j. Il francese va all’assalto di Roma (GS 3 marzo 2007). k. Ci vuole un’autorete per espugnare Siena (GS 18 febbraio 2007). l. L’Empoli ha prodotto il suo assalto micidiale (GS 5 marzo 2007). espressivi, quale differenza fa conoscere due parole diverse o due sensi diversi di una stessa parola? In altre parole, un parlante inglese che conosce le parole dear e expensive ha una maggiore ricchezza lessicale, ovvero una maggiore ricchezza espressiva, di un italiano che conosce i due diversi sensi seguenti di caro? La risposta è, ovviamente, negativa. caro Un altro uso non letterale delle parole (ma che spesso viene comunemente confuso con la metafora) è la metonimia, che consiste in un'estensione di una parola a referenti diversi in base a contiguità di significato (mezzoazione, causa-effetto, processo-risultato, contenitorecontenuto, parte-tutto, ecc.). Alcuni esempi: 'diletto' 'costoso' Del lessico mentale di un parlante fanno anche parte le perifrasi, o polirematiche (essere al verde, nella misura in cui, ecc.). Alla luce di queste considerazioni, quante parole conosce una persona normale? La risposta che qualcuno ha dato è la seguente: a. b. c. d. e. c. 20.000 c. 40.000 PERIFRASI c. 60.000 LESSEMI SENSI mano di Poker/vernice “esonero” (= prova in itinere) *imparare = insegnare *trovare = cercare *mano = braccio ('alzare la mano') La relazione tra 'mano' e una passata di vernice non è di somiglianza fisica o funzionale (come per la metafora), ma di mezzo-azione (per dare la vernice si utilizzano le mani). Alcuni errori di uso derivano da questo meccanismo: esonero per prova in itinere, imparare per insegnare, trovare per cercare (l'effetto per la causa), ecc. Anche la metonimia è un meccanismo creativo spontaneo, affatto esclusivo dei poeti (anche se si incontra maggiormente in poesia, per la sua natura intrinseca). Tutti i sistemi di scrittura logografici hanno fatto ricorso massicciamente alla metonimia per simboleggiare parole relative a entità che poco si prestano ad essere rappresentate in modo mimetico. Ecco alcuni esempi – in cui BOCCA sta per 'parlare' e OCCHIO per 'guardare' (il mezzo per l'azione): Tuttavia, ogni risposta di questo tipo, per quanto indicativa, è largamente convenzionale. La ragione è che l'uso delle parole è in buona misura creativo. Uno dei meccanismi che permettono l'uso creativo delle parole è la metafora, che è un'estensione dell'applicazione di una parola, in base a somiglianza fisica e/o funzionale, a referenti diversi, come negli esempi seguenti: a. gamba del tavolo b. bocca del tunnel c. pagliaccio ('È un pagliaccio!') Le parole usate in senso metaforico in (a-b) sono inserite in una collocazione rigida e sono il modo normale di riferirsi a quelle entità: sono univoche perché in quel contesto non esiste la possibilità di un'interpretazione letterale; (c) invece, è invece una parola potenzialmente ambigua in quanto l'interpretazione letterale è possibile: l'ascoltatore deve decidere in quale dei due sensi il parlante la usa. Tutte queste metafore sono lessicalizzate, i.e. sono state apprese. I parlanti (e non soltanto i poeti o gli scrittori creativi, come spesso si ritiene) possono però utilizzare delle parole metaforicamente. Questa è una delle ragioni per cui contare le parole di una lingua non ha molto senso. Il meccanismo metaforico può essere utilizzato in modo sistematico, creando dei campi metaforici, come i seguenti (in cui il campo metaforico è la guerra e il campo di applicazione è il calcio; GS = 'Gazzetta dello sport'): 1. RE BOCCA DIO-DIO; 2. DIO OCCHIO UOMO-UOMO Polisemia La polisemia, la proprietà di una parola di avere più sensi, non è, come comunemente si crede, un incidente di percorso, ma la norma: la maggior parte delle parole di una lingua sono polisemiche. I verbi sono le parole più polisemiche. Ecco alcuni esempi, ordinati per classi di relazioni semantiche (N.B. la metonimia è la principale fonte di polisemia): MASSA-OGGETTO CONTENITORECONTENUTO PRODOTTOPRODUTTORE a. La difesa balla (GS 18 febbraio 2007). b. Una difesa traballante e un attacco mai ispirato (GS 25 febbraio 2007). c. Le ripetute variazioni del reparto difensivo (GS 5 marzo 2007). d. Una sfida resa ancora più ostica dalle assenze soprattutto nel reparto offensivo (GS 3 marzo 2007). e. Lì, in trincea, la vita è comunque dura (GS 26 febbraio 2007). f. Da due stagioni sta duellando con i big (GS 16 marzo 2007). g. Vince un duello (GS 1 marzo 2007). h. De Simone spara una bomba (GS 26 febbraio 2007). i. Cech riesce a mandare contro la traversa la bomba di Croft (GS 18 febbraio 2007). PIANTA-FRUTTO PROCESSORISULTATO LUOGOPERSONE/ISTITUZIONE PROPRIETÀ-PERSONA con PROPRIETÀ EVENTO-CIBO L‟oro luccica. Le hanno rubato tutti gli ori. Ho rotto un bicchiere. Ho bevuto un bicchiere. Ho comprato una Toyota. La Toyota ha licenziato 100 dipendenti. Devo comprare un chilo di limoni. Ho piantato un limone. La costruzione della casa durerà sei mesi. È una costruzione a due piani. Sto andando all‟Università. L‟Università ha eletto il nuovo Rettore. Ha raggiunto la celebrità. Si dà arie perché frequenta le celebrità. Ci vediamo a pranzo. Il pranzo è stato squisito. Si pone una domanda: come capiamo in quale senso una parola polisemica è usata? Ci sono sostanzialmente due concezioni della polisemia: 1. Tutti i sensi sono precompilati ("enumerazione dei 2 Marco Svolacchia – Lingue e linguaggio tra mito e realtà. Corso di sopravvivenza contro miti e pregiudizi linguistici sensi"), i.e. sono informazioni lessicali che devono essere apprese ad una ad una. Questa concezione, che è quella classica (adottata con più o meno consapevolezza), è stata criticata per le seguenti ragioni: è antieconomica (i diversi sensi di una parola possono essere molto numerosi: è ragionevole che sia questa la strategia, o l'unica strategia, che un bambino utilizza per apprendere il lessico della propria lingua?); è incompleta (nessun dizionario riporta tutti i sensi di una parola, né, con tutta probabilità, potrebbe farlo); è inadeguata (i problemi menzionati prima – antieconomicità e incompletezza di questa concezione – non sono contingenti, ma intrinseci: le sfumature di senso sono troppe e troppo fini per pensare di elencarle tutte – o, detto in altro modo, che un bambino possa apprenderle tutte prima dell'utilizzo). 2. I sensi vengono generati sul momento ("calcolo sintagmatico del significato"), i.e. i diversi sensi deriverebbero da regole/principi generali e non da elencazioni apprese a memoria una ad una. I diversi sensi vengono costruiti da un parlante e interpretati da un ascoltatore contestualmente, in base a principi da definire. In realtà, non c'è motivo di credere che queste due concezioni siano incompatibili. In effetti, ci sono buone ragioni per ritenere che alcuni sensi sono precompilati, altri generati dal contesto. Si consideri una parola polisemica come caro: i due sensi principali di questa parola differiscono intuitivamente in modo notevole: caro amato costoso polisemia fine? In alte parole, i principi di generazione del significato. Sono state avanzate diverse proposte, ma i due principi che sembrano più chiari e importanti sono i seguenti: 1. Co-composizione. Interessa i verbi: il senso di un verbo non è completo in tutti i dettagli, ma è permeabile a quello del suo complemento. Si considerino gli esempi seguenti, che mostrano che, a seconda del suo complemento, il verbo tagliare assume delle diverse sfumature di significato (tra parentesi il sinonimo equivalente): tagliare tagliare tagliare auto motore carrozzeria prezzo prestazioni peso = car cut cut cut cut → affettare → falciare → ferirsi → accorciare pane erba dito capelli Schematicamente: + ↓ VERBO GENERICO Viceversa, i diversi sensi di una parola come auto hanno intuitivamente caratteristiche diverse (e risultano più difficili da identificare per un parlante); inoltre, come si vede dall'equivalente inglese di seguito, pur cambiando lingua, una sola parola viene utilizzata per i diversi sensi: auto affettare falciare ferirsi accorciare Questo depone a favore dell'idea non solo che si tratti di sensi derivati da regole, ma anche che queste regole (principi) abbiano una base universale (i.e. sono parte della struttura concettuale umana). La conclusione è che il significato del verbo è completato dal nome (= il verbo ha un significato generico, che viene specificato dal nome, l'argomento del verbo): I due sensi non intrattengono tra loro una relazione facilmente riconducibile a criteri generali; inoltre, cambiando lingua, si riscontra spesso che i due sensi sono codificati da due parole diverse, come in inglese: amato = dear caro costoso = expensive L‟auto ha bisogno di essere riparata. L‟auto ha bisogno di essere lavata. Non possiamo permetterci quest‟auto. La mia auto non può stare dietro alla tua. L‟auto ha rotto il piede di Mario. Luca ha tagliato il pane. Luca ha tagliato l‟erba. Luca si è tagliato un dito. Luca ha tagliato i capelli. Ancora, si può vedere che, cambiando lingua, il risultato è identico, i.e. il verbo equivalente ha gli stessi sensi fini di tagliare: Giulia è una cara ragazza. I teatri sono troppo cari. motore carrozzeria prezzo prestazioni peso affettare falciare ferirsi accorciare COMPLEMENTO VERBO SPECIFICO Lo stesso principio (o uno molto simile) sembra operare anche per gli aggettivi, che mutano di significato fine in funzione del nome: buono efficace valido interessante veloce attivo passivo caldo stato causa È un buon coltello. È un buon medico. Sto leggendo un buon libro. un treno veloce un lavoro veloce un ferro caldo un maglione caldo 2. Conversione del tipo semantico. Interessa i nomi: un nome muta una, o più, delle sue proprietà per adattarsi al significato del verbo, come gli esempi seguenti illustrano: Quindi, sembra esserci una differenza, nell'uso di una parola, tra sensi "notevoli", che vanno appresi singolarmente, e sensi "fini", che i parlanti ricavano da regole generali (per usare una metafora, si possono assimilare i due diversi tipi di polisemia alla differenza che c'è tra canali e sintonia fine nelle trasmissioni audiovisive). Se le cose stanno così, quali sono allora i principi che producono la libro oggetto attività Ieri ho comprato un libro. Ieri ho cominciato un libro. La parola libro non indica di per sé un'azione, ma se viene utilizzata con cominciare, un verbo eventivo (che si riferisce a un evento), muta il suo senso (venendo a signi- 3 Marco Svolacchia – Lingue e linguaggio tra mito e realtà. Corso di sopravvivenza contro miti e pregiudizi linguistici ficare 'azione di leggere/scrivere un libro'). Lo stesso avviene per nomi come birra e dolce: birra dolce oggetto attività oggetto attività uomo fiore fiume pioggia Non bevo birra. La birra durò per tutta la cena. Questo dolce è delizioso. Dopo il dolce, chiedi il conto! + ↓ VERBO NOME ADATTATO occhio bambino lingua animale Da questa discussione risulterà già chiaro che la concezione comune di un lessico rigido, con un numero fisso di parole, che rendono conto del potere espressivo di una lingua umana, è naif. La discussione seguente, che riguarda la morfologia derivazionale, offrirà un'ulteriore conferma di questa conclusione. industria-ale industria-al-izz(are) 2. console 3. lunotto pro-console tergi-lunotto ex-pro-console tergi-lava-lunotto 4. simile vero-simile in-vero-simile → → → → oftalm-ico ped-iatra glotto-logia zoo-logico Classi e sottoclassi di parole Esistono in ogni lingua molte regole derivazionali: che derivano nomi da verbi, verbi da nomi, ecc.; le parole derivate possono essere molto specifiche (p.e. -aio non deriva semplicemente nomi, ma nomi di mestiere: p.e. benzin-aio, vas-aio). Inoltre, generalmente non è sufficiente che una parola sia un nome o un verbo, ecc. per combinarsi con un morfema derivazionale, ma deve avere delle specifiche proprietà semantiche. Quelle che seguono sono le proprietà semantiche che sembrano avere valore universale (N.B. ogni proprietà ha valore binario: sì o no): Morfologia derivazionale Come si è detto, la morfologia derivazionale è responsabile della creazione di parole complesse da parole semplici (o, se si preferisce, di nuove parole da parole già esistenti). In italiano, esistono diversi tipi di derivazione (tutti reiterabili): (1) suffissazione; (2) prefissazione; (3) composizione (entrambi gli elementi che si combinano sono parole). (4) mostra che i tre tipi possono coesistere. 1. industria um-ano flore-ale fluv-iale pluv-iale I casi di allomorfismo esemplificati sopra derivano tutti da prestiti dal latino letterario (sono arcaismi, conosciuti come prestiti 'colti' o 'dotti'). Un caso drastico di allomorfismo è il suppletivismo, che si riferisce a una variazione tale del morfema lessicale da non avere alcuna somiglianza tra le varianti (si tratta di prestiti colti dal greco, lingua meno strettamente imparentata con l'italiano): Pertanto, in questi casi il nome muta il significato per adattarsi al verbo. Schematicamente: NOME → → → → industria-al-izzazione in-vero-similemente Allomorfismo Un fenomeno molto comune nelle lingue del mondo è l'allomorfismo, per cui uno stesso morfema può assumere forme diverse. La tabella seguente esemplifica l'applicazione a diversi nomi di diverse regole derivazionali (rappresentate da diversi suffissi derivazionali – sta per 'la regola non si applica', + sta per 'si applica'): Si immagini la lingua artificiale seguente, in cui a 1 significante corrisponda 1 significato: a. plurale = p b. p = plurale SINGOLARE PLURALE uomo donna uomo-p donna-p Nelle lingue naturali del mondo la situazione può essere molto diversa: a 1 significante possono corrispondere 2 significati e a 2 significanti può corrispondere 1 significato. Il primo caso, un morfema ambiguo (omofono), è illustrato dagli esempi seguenti, in cui il prefisso s- in (d) ha un significato diverso dagli altri: Composti Un meccanismo derivazionale particolare è la composizione, in quanto gli elementi che si combinano possono esistere autonomamente (i.e. sono parole). Una caratteristica dell'italiano è la presenza di due tipi di composti: a. COMPOSTI TRASPARENTI I composti trasparenti sono regolari in italiano: hanno la testa a sinistra e il modificatore a destra, che prende l'accento principale (1 su di una vocale indica l'accento primario; 2 quello secondario). La testa è la parola che dà a. scacciare; b. sgridare; c. sbandierare; d. scoraggiare Il secondo caso è denominato allomorfismo, come i seguenti esempi (che mostrano una radice che assume forme diverse a seconda del suffisso con cui si combina) illustrano: 4 Marco Svolacchia – Lingue e linguaggio tra mito e realtà. Corso di sopravvivenza contro miti e pregiudizi linguistici l'identità sintattica e semantica alla parola composta: p.e., una cassaforte è un tipo di cassa (testa), non un tipo di forte (modificatore), in tennistavolo la testa è tennis (si tratta di un tipo di tennis che si gioca su un tavolo, non un "tavolo da tennis"): VERBIO). La storia derivazione non è, invece, la seguente: da evitare (VERBO) deriva *inevitare (VERBO), ecc. La ragione è che inevitare non esiste. Questo significa che il prefisso in- si combina con aggettivi, non con verbi. Composizionale vs. idiosincratico Un altro aspetto molto importante delle derivazione è il significato derivato: può essere composizionale, derivato dalla somma degli elementi combinati (a), oppure idiosincratico, il significato derivato è imprevedibile: non può essere ricavato dall'unione del significato degli elementi combinati (b): 1. ca2ssafo1rte, pe2llero1ssa, ca2vata1ppi, T2V1 2. wee2k-e1nd, co2wbo1y, a2irba1g (TV è un acronimo, equivalente a un composto (si noti l'accento sul 2° elemento); le forme in (2) sono parole composte di origine inglese, ma ricevono un'accentazione italianizzata (in inglese è la prima parola – il modificatore, che sta a sinistra – ad essere accentata). b. COMPOSTI OPACHI I composti opachi sono tali perché sono per lo più di origine straniera, in genere greca, e pur unendo due forme che hanno la semantica di parole, le stesse non ricorrono in isolamento. Si tratta in molti casi di formazioni artificiali, create unendo parole di origine greca (il composto non esiste necessariamente in greco): biò-grafo grafò-mane telè-fono fonò-grafo (a) [[veloce]A –mente]Avv „X‟ „in modo X‟ ‘in modo veloce’ Produttività Alcune regole derivazionali sono estremamente produttive (si applicano a tutti gli elementi della stessa categoria: p.e. da ogni aggettivo si può derivare un avverbio di modo aggiungendo -mente). Altre meno. Le derivazioni molto produttive, come gli avverbi in -mente, non figurano nei dizionari (a meno che il loro significato sia idiosincratico, come finalmente). Questa è un'altra ragione per diffidare della possibilità di contare 'il numero delle parole di una lingua'. poli-glòtta fono-gràmma poli-mòrfo glotto-logìa Un parlante italiano non può derivare il significato del composto componendo quello di ciascuna delle parole coinvolte, perché queste non ricorrono mai sole, ma deve desumerlo dai contesti in cui ciascuno dei temi coinvolti compare. Un altro aspetto che differenza questi composti da quelli trasparenti è la struttura: la testa è a destra, come (in genere) in inglese (un grafomane, p.e., è uno che è 'maniaco per la scrittura', non la 'scrittura dei/sui maniaci'). Un altro aspetto è l'accento: non si accenta né il modificatore né la testa. Il composto viene visto dalla regola di assegnazione dell'accento primario come una parola non composta: l'accento cade sulla penultima sillaba se questa è pesante (è chiusa da una consonante) o si tratta di un suffisso che attira l'accento (glottolog-ìa); l'accento cade sulla terzultima in tutti gli altri casi. I composti, sia quelli trasparenti che opachi, costituiscono un insieme aperto. Ad esempio, si può creare una nuova parola affiggendo a qualunque aggettivo il morfema iper-: iperintelligente, iperesuberante, iperastuto, ecc.; oppure suffiggendo il tema logo: cinematologo, misteriologo, ecc. Quante sono allora le parole dell'italiano? Prestiti Quello che però le regole derivazionali non possono fare è creare nuove radici (probabilmente solo le onomatopee possono introdurre nuove radici). L'ingresso di nuove radici può avvenire tramite i prestiti, i quali possono essere di due tipi: 1. PRESTITI PALESI (= significante e significato) NON INTEGRATI bar, film, leader, équipe, lager INTEGRATI treno, bistecca (dall'inglese train e beefsteak) (NON) INTEGRATI FRANCESE bleu / blu gilet / gilè paletot / paltò; INGLESE punch / ponce roastbeef /rosbif La probabilità di prestito di una parola dipende dalla sua categoria: Storia derivazionale Un aspetto molto importante della derivazione è la corretta successione delle regole nel caso in cui una parola sia il risultato di più processi derivazionali. Esempi di storia derivazionale: antifascismo inevitabilmente egoisticamente destabilizzazioni (b) [[finale]A –mente]Avv „X‟ „in modo X‟ *‘in modo finale’ + – nomi di prodotti, nomi, aggettivi, verbi, forme funzionali 2. CALCHI LINGUISTICI/PRESTITI INDIRETTI (= forma del significante e significato) grattacielo riproduce l'inglese skyscraper (sky 'ciclo', scraper 'che gratta') lotta di classe riproduce il tedesco Klassenkampf (Klassen 'classi', Kampf 'lotta') 3. CALCHI SEMANTICI/ESTENSIONE SEMANTICA (= solo significato) massa 'gruppo caotico di elementi' → (fis.) 'misura della densità della materia'. cielo 'lo spazio sopra la Terra' → (rel.) 'paradiso' [anti-[[fascio]N -ismo]N]N [[in-[[evita]V -bile]A ]A -mente]Avv [[[[ego]N -ista]A -ico]A -mente]Avv [[[de- [[[sta]V -bile]A -izza]V ]V -zione]N -i]Npl Ad esempio, da evitare (VERBO) deriva evitabile (AGGETTIVO); da evitabile deriva inevitabile (AGGETTIVO; N.B. in italiano i prefissi non cambiano mai la categoria di una parola); da inevitabile deriva inevitabilmente (AV- 5 Marco Svolacchia – Lingue e linguaggio tra mito e realtà. Corso di sopravvivenza contro miti e pregiudizi linguistici via false friends autorizzare 'rendere autorevole' → 'permettere' (francese autoriser) realizzare 'rendere reale' → 'rendersi conto' (inglese realize) CONCLUSIONI: determinare il numero delle parole di una lingua è probabilmente impossibile (molti meccanismi di creazione di nuove parole o nuovi sensi sono troppo produttivi per permettere di decidere quali parole esistano e quali no) e sicuramente inutile (non è il numero supposto di parole di una lingua che crea la ricchezza espressiva). A questo si aggiunga il fatto che la sintassi compone significati complessi da significati semplici. Questo vuol dire che ci si può riferire a concetti anche senza che per loro esista una parola specifica, combinando più parole. È vero, però, che il linguaggio evidenzia una tendenza molto forte a far coincidere un singolo concetto con una singola parola. 6