DOCUMENTO DELLA SEZIONE ROMANA PER IL XX CONGRESSO DI MAGISTRATURA DEMOCRATICA 1. La giurisdizione all’epoca dell’incertezza. - 2. Magistratura democratica e la giurisdizione. - 3. Magistratura democratica e Area. - 4. Magistratura democratica e l’Associazione Nazionale Magistrati. 1. La giurisdizione all’epoca dell’incertezza. Il tema congressuale fotografa perfettamente la situazione economica e politica, internazionale e nazionale. L’incertezza affligge, ormai da più di un decennio, innanzitutto l’economia. L’apertura del mercato a un contesto unico mondiale, infatti, da un lato ha esposto le imprese dell’ambito europeo alla concorrenza di quelle situate in paesi che, potendo accedere alla forza lavoro a costi molto più contenuti, rappresentano concorrenti agguerritissime, attrezzate attraverso il ricorso spietato a fenomeni di dumping sociale e retributivo; dall’altro, offrendo agli imprenditori l’opportunità di collocare i propri beni o servizi a consumatori di tutto il mondo, ha creato l’esigenza, per le aziende, di adeguare i propri moduli produttivi a schemi molto diversificati, a seconda del mercato di riferimento e della clientela. Nuove parole d’ordine hanno trovato terreno fertile e preso decisamente la scena; flessibilità, modernizzazione, mercato del lavoro (quest’ultimo ha soppiantato il diritto del lavoro, quale branca dell’ordinamento caratterizzata dalla specialità del rapporto diseguale tra le parti, al quale la Costituzione impone di porre rimedi e bilanciamenti, sostanziali e processuali). Sono locuzioni suggestive, le quali evocano subdolamente e con vaghezza idee di efficienza, modernità, competitività, ma la realtà le ha mostrate come slogan accattivanti dietro ai quali si è perpetrato un drammatico arretramento dei diritti. La globalizzazione economica, poi, ha portato con sé quella finanziaria. Nel mercato unico della finanza, è stato naturale che il controllo di immensi capitali si sia concentrato in capo a una decina di investitori, i quali hanno assunto un peso tale da condizionare, dopo averne finanziato totalmente il debito pubblico, le politiche degli Stati e, per quel che concerne l’Europa in particolare, dell’Unione. Ecco quindi che la globalizzazione si è fatta anche politica. Le scelte fondamentali dei paesi sono, infatti, ormai condizionate dal mantra della compatibilità finanziaria, che risponde perfettamente alle esigenze dei grandi investitori detentori dei titoli di Stato dei paesi debitori (e impongono scelte di rigore per mantenere un valore a quei titoli), ma sopprime qualsiasi politica di sostegno allo sviluppo sociale ed economico. Le esperienze degli ultimi anni (soprattutto della Francia e, da ultimo, della Grecia), ci hanno presentato partiti o leader che hanno ottenuto il consenso elettorale interno, sufficiente a governare, in base a progettualità politiche contrarie alle linee della troika, i quali non hanno potuto, alla prova dei fatti, mantenere fede alle promesse e hanno dovuto subire l’inevitabile condizionamento esterno della finanza internazionale. Di qui la costante erosione della sfera dei diritti sociali portata avanti in nome delle richieste dell'Europa, rispetto alle quali sarebbe, invece, preciso compito di uno stato democratico rilanciare una ferma istanza volta a combattere la povertà e a tutelare prioritariamente, nell'Europa e con l'Europa, i diritti fondamentali dei cittadini. L’incertezza, quindi, è anche sociale. Ma è, in misura non inferiore, politica. Perché non sono più le ideologie, le vedute del mondo, ad animare gli schieramenti politici internazionali, ma le logiche del mercato unico globale, ove i singoli attori assumono una posizione sempre più condizionata dalla propria condizione economica. Così, paesi i quali nel secolo scorso issavano la bandiera del socialismo, oggi giocano un ruolo dominante nell’economia capitalistica e lo esercitano con tutta la cultura autoritaria che hanno ereditato dai regimi totalitari. Tutti i fattori dell’epoca dell’incertezza spingono verso la compressione dei diritti e quindi mettono a rischio, sempre di più, i puntelli del principio di eguaglianza sostanziale. Rispetto a questo contesto, la giurisdizione è chiamata a uno sforzo interpretativo ed attuativo, forse ancor più impegnativo che in passato, che ne salvaguardi gli aspetti di concreta democrazia, per assicurare effettività alle tutele costituzionali e in particolare all’art. 3, comma secondo, della Costituzione. La stella polare è certamente rappresentata, oggi più che mai, dalla Costituzione. Una Costituzione piu’ che mai oggetto di costanti interventi i cui imput arrivano dai Trattati, dalle Corti Europee e dalla giurisprudenza sovranazionale, altamente sollecitate dai temi dell’etica e del diritto civile ma anche dalle spinte competitive e strettamente efficientiste.. L’ Incertezza e’ dunque anche Incertezza del diritto e del processo nelle sue varie declinazioni, in cui verita’ processuale e verita’ sostanziale si rincorrono costantemente in un confronto temporale che rischia di travolgere l’effettiva realizzazione dei diritti sottostanti. 2. Magistratura democratica e la giurisdizione. C’è, quindi, ancora tanto spazio, forse addirittura più che in passato, per Magistratura democratica, soggetto collettivo che ha saputo sempre leggere la società con attenzione alle dinamiche sociali, economiche e politiche e ha costantemente promosso l’attuazione, attraverso la pubblica discussione e nella giurisdizione, delle istanze di giustizia sociale sottese all’art. 3, comma secondo, della Costituzione. Ma oggi, a 50 anni dalla sua nascita, Md deve prendere atto del mutamento del contesto, interno ed esterno alla magistratura. Altrimenti non sarà in grado di svolgere sino in fondo il proprio compito. Sul versante interno alla giurisdizione, molte delle battaglie storiche sono state definitivamente vinte o definitivamente perse e quindi, nell’uno e nell’altro caso, non sono più attuali. Così, la diffusione della cultura organizzativa e tabellare come strumenti per l’effettività del principio del giudice naturale, il processo penale quale luogo di garanzie, la sensibilità del giudice ai temi etici, tutti impegni una volta propri di Md, rappresentano patrimonio comune dell’intera magistratura. Alcune battaglie, però, sembrano perse. L’assunzione di incarichi dirigenziali in capo a esponenti di MD non e’ riuscita, ( forse non ancora), a segnare un cambio di passo sia sul versante dell’efficienza che della qualità della giurisdizione, mentre le rappresentanze in autogoverno, prima come MD e poi come AREA, non sono state sempre all’altezza delle premesse nel marcare le differenze con le opzioni più dichiaratamente corporative e clientelari degli altri gruppi. Fattori questi, che, minando la credibilità di Md stessa, ne hanno fortemente ridotto la capacità di arginare quella propensione alla burocratizzazione e alla difesa corporativa che da almeno un decennio ha preso corpo in magistratura, non solo tra i nuovi magistrati. Il modello di magistratura, a cui da sempre ci opponiamo, tutta incentrata sullo “smaltimento della scrivania”, completamente estranea alle dinamiche esterne che pure accedono a quella “scrivania”, rischia di dilagare nel breve periodo proprio perché il soggetto collettivo che storicamente e più intensamente lo ha contrastato, ha perso gran parte della sua presa, della sua egemonia culturale all’interno della magistratura. 3. Magistratura democratica e Area. In questa prospettiva nasce e deve essere sostenuta Area. Aggregazione di magistrati progressisti che guardano alla giurisdizione nella suo assetto costituzionale, rifiutando ogni impostazione di tipo burocratica\impiegatizio. Soggetto diverso dalle tradizionali correnti, da strutturare in forma più agile e certamente più partecipata rispetto a quella comune ai gruppi preesistenti. Questi ultimi, infatti, non solo Md, vivono la generale crisi dei soggetti collettivi caratterizzati da un tasso minimo di politicità. La “liquidità” tanto discussa di Area e’ anche il suo dato qualitativo più forte e innovativo che consente di intercettare il contributo e la partecipazione, o anche solo l’adesione, dei colleghi con i quali, quotidianamente negli uffici condividiamo gran parte dei valori, ma che sono refrattari alla c.d. “tessera”. Lavorare dentro e per la giurisdizione richiede uno sforzo di relazione e contaminazione, perseguendo un sistema che ci metta in relazione con i colleghi disposti a sentirci, senza rischiare di isolarci solo per affezione a un modello superato o per nostalgia di una sigla. Md, quindi, deve impegnarsi in Area, ma con lealtà e passione massimi. Non dobbiamo vedere in Area qualcosa di altro da noi, in “quelli di Area” compagni di viaggio con i quali siamo costretti a condividere un tragitto. Dobbiamo mettere tutte le nostre migliori energie al servizio di Area, perché senza di noi Area non è in grado di svolgere il suo ruolo di contrasto al corporativismo e alla burocratizzazione. Area, ancora, ha bisogno di essere riempita dei contenuti di Md. Questo deve essere il maggiore sforzo; portiamo in Area la nostra attenzione all’esterno della giurisdizione, stimoliamo la magistratura ad interrogarsi sulle dinamiche sociali, politiche, economiche; diamo, insomma, quel riferimento che tanto serve ai colleghi disposti ad alzare la testa dal fascicolo. 4. Magistratura democratica e l’Associazione Nazionale Magistrati. Md ha sostenuto e deve continuare a sostenere l’opera preziosa svolta dalla Giunta dell’ANM. Il tentativo – sventato all’ultimo momento grazie all’intervento dell’ANM – di tagliare in modo indiscriminato le retribuzioni , la “rottamazione” dei vertici della magistratura operata senza alcuna gradualità mediante una riduzione dell’età pensionabile ed il taglio delle ferie operati con decreto legge con la rottura di un galateo istituzionale repubblicano tra poteri dello Stato rispettato da decenni, la pessima riforma della responsabilità civile dichiaratamente varata , al di là del suo contenuto, con intenti “punitivi” e di controllo dei magistrati , riforme accompagnate da facili e demagogici slogan, sono state in meno di dodici mesi le tappe di una evidente strategia a tutto campo di chiara delegittimazione dei magistrati, messi demagogicamente alla berlina dal Presidente del Consiglio non più come categoria di “politicizzati” che abusano delle loro funzioni ma come categoria di privilegiati e strapagati fannulloni, con troppe ferie e poca o nulla responsabilità. Alla gran voglia , che pervade il mondo politico , di una magistratura Anni Cinquanta ridotta a corpo burocratico-impiegatizio che non disturba il manovratore, magari “retribuita” per il suo saper stare al suo posto da piccole e grandi prebende, secondo lo sperimentato modello in vigore da decenni per la magistratura amministrativa, e a rendere più drammatico il quadro, fa da contraltare da qualche anno la correlativa adesione politico-culturale a tale modello di quella considerevole parte dei magistrati che chiede un sindacato puro, che si ritira dal discorso pubblico sulla Giustizia per ricoprire un ruolo appunto di esclusiva tutela delle retribuzioni e dello stato giuridico di servizio dei magistrati. L’ANM è forse il miglior strumento che abbiamo per essere presenti collettivamente nelle Istituzioni e nel dibattito politico. “Perdere” l’ANM , in un modo o nell’altro ( perderne il controllo politico; perderne il ruolo di sindacato e rappresentante unitario ), sarebbe un disastro epocale, e nel cercare di evitare questo disastro MD ed AREA avranno nei prossimi mesi una responsabilità enorme . MD ed AREA non potranno mai rinunciare a far vivere l’ANM innanzitutto come soggetto protagonista della difesa dell’ordinamento costituzionale della giurisdizione, come soggetto elaboratore della deontologia e della cultura professionale proprie del ruolo che la Costituzione ha riservato alla giurisdizione e quindi ai magistrati che la esercitano. E non potranno rinunciare a continuare ad essere classe dirigente associativa nel mantenere dritta la barra dell’ANM nella difesa dei valori dei principi di Autonomia e Indipendenza della giurisdizione, nella promozione di un autogoverno efficiente ed al servizio innanzitutto dei cittadini. Si tratterà poi di sapere interpretare e rappresentare i disagi che vivono oggi i magistrati, innanzitutto i più giovani . Alla capacità di dare rappresentanza alle richieste di una Magistratura che quotidianamente si “ingegna” per rendere un servizio appena accettabile dovrà poi necessariamente seguire da parte di MD ed AREA l’intuito di inscrivere ogni iniziativa politica nel tentativo di mantenere all’ANM la rappresentanza unitaria della categoria avversando le spinte alla scissione ed alla formazione di un Sindacato autonomo. La posta politica , in vista del rinnovo del CDC, è altissima. Che MD ed AREA non si attardino nella riflessione sulla struttura interna del Gruppo.