Forma e funzione nei viventi (seconda parte) LA LEZIONE DIVERSITÀ DI FORMA E FUNZIONE NELLE CELLULE Confrontando una cellula procariotica e una eucariotica (v. Cellula, parte 1) è evidente la differenza tra le due, a partire dalle dimensioni stesse: la cellula eucariotica è più grande, con un'organizzazione interna più complessa (fig. 1). fig.1 - Confronto tra la struttura di una cellula eucariotica e di una procariotica Infatti, mentre i procarioti necessitano di fonti energetiche molto semplici (come il glucosio, che può essere assimilato facilmente), gli eucarioti ricavano l'energia attraverso processi molto più complicati, che richiedono luce, oppure molecole presenti nel suolo, o altri organismi viventi. E' questo fatto a determinare l'aumento di dimensioni e il differente aspetto, dovuti alla presenza di membrane interne che dividono la cellula in comparti: il nucleo, separato dal citoplasma grazie alla membrana nucleare, e il citoplasma, contenente i mitocondri, i cloroplasti (questi solo nei vegetali) e un ampio sistema di membrane collegate fra loro e capaci di garantire il trasporto di molecole da un punto a un altro della cellula e tra il suo interno e l'esterno, utilizzando i processi di assorbimento e di secrezione. La presenza di membrane sempre più complesse è una risposta evolutiva nata dalla necessità di conciliare l'aumento delle dimensioni (volume) con una crescita contenuta della superficie (se questa crescesse a dismisura si creerebbe un organismo mostruoso), ma anche adeguata al volume dell'organismo, poiché la superficie costituisce una struttura essenziale in quanto garantisce gli scambi tra interno ed esterno. La crescita della superficie si è quindi realizzata insieme a un suo ripiegamento, così da occupare il minor spazio possibile. Ulteriori esempi di questo processo sono presenti a tutti i livelli organizzativi di un organismo vivente, come per i villi intestinali, l'albero bronchiale, l'intestino ecc. Nel citoplasma delle cellule eucariotiche, oltre a quanto sopra, è anche presente il citoscheletro, composto da filamenti di actina, filamenti intermedi e microtubuli, come mostrato in figura 2 (v. anche Cellula, parte 2). Il suo ruolo, come già detto, è quello di dare una forma alla cellula. fig.2 - Elementi del citoscheletro Tra gli eucarioti, una distinzione va fatta fra gli unicellulari e i multicellulari. Gli organismi formati da un'unica cellula hanno comunque un'anatomia piuttosto complessa, contraddistinta dalla presenza di ciglia, flagelli, organi boccali, recettori sensoriali ecc. Queste strutture sono collegate a comportamenti ben precisi, come il tipo di movimento: ciglia e flagelli permettono alla cellula di muoversi nel suo ambiente, ma mancano in un organismo sedentario, che però avrà un apparato boccale in grado di catturare la preda quando questa si avvicina. Con la multicellularità gli organismi possono avere dimensioni molto più rilevanti e questo significa aumentare i bisogni energetici. Ne derivano necessità sempre più elaborate, volte all'assunzione di cibo e alla sua assimilazione, alla riproduzione, al movimento ecc., fino ai comportamenti complessi. La soluzione è stata la formazione di organi dedicati a specifiche attività grazie alla presenza di cellule con forme e funzioni differenti (processo di diversificazione cellulare). Più propriamente, le cellule si differenziano dando origine a tessuti diversi, ognuno con proprietà particolari. Dall'assemblaggio di più tessuti derivano gli organi. E' interessante notare come la maggior parte delle funzioni svolte dalle cellule degli organismi pluricelluari (come l'endocitosi, la motilità dipendente dall'actina, le funzioni sensoriali) siano presenti anche negli eucarioti unicellulari. In realtà, ognuna di queste funzioni coinvolge proteine e strutture cellulari specifiche, che sono rimaste le stesse nel corso della storia evolutiva delle specie. E' quindi ipotizzabile che questo gruppo ristretto di proteine, assieme ad altre con attività di regolazione, abbia determinato la forma e la funzione delle diverse cellule. Di seguito, sono esaminate alcune delle cellule più facilmente individuabili grazie alla loro forma. NEGLI ANIMALI Cellule epiteliali: rivestono la superficie esterna di un organismo, costituendo l'epidermide, e ne tappezzano le cavità interne (figg. 3A e B). fig.3A - Tipi di tessuto epiteliale nell'uomo; fig.3B - Tessuto epiteliale pavimentoso pluristratificato, colorato con ematossilina-eosina Hanno funzione protettiva verso gli agenti esterni e per questo sono molto ravvicinate, a formare lamine sottili ma compatte. Questo tipo di cellule ha anche la funzione di garantire gli scambi tra ambiente interno e ambiente esterno (flusso di molecole e di liquidi, scambi gassosi), e per questo è polarizzato, ossia è privo di simmetria, poiché a una zona apicale rivolta verso l'ambiente esterno fa riscontro una zona basolaterale rivolta verso quello interno. Cellule muscolari: formano le miofibrille, fibre fusiformi contenenti le proteine contrattili actina e miosina organizzate a formare i sarcomeri, strutture capaci di contrarsi in risposta a un impulso nervoso (figg. 4A e B). fig.4A - I diversi livelli del tessuto muscolare; fig.4B - Fibre muscolari striate cardiache in sezione longitudinale, viste al microscopio Le miofibrille formano i muscoli. L'aspetto delle miofibrille è molto caratteristico, con striature che cambiano conformazione a seconda dello stato del muscolo (contratto o rilassato). Cellule sensoriali: hanno sviluppato strutture speciali (per esempio le ciglia) adatte al tipo di segnale fisico o chimico che devono individuare. Diverse sono le cellule nervose (neuroni; figg. 5A e B), che presentano un corpo cellulare dal quale si dipartono due tipi di prolungamenti: gli assoni (uno per cellula, lungo e ramificato solo nella porzione terminale) e i dendriti (più o meno numerosi, più corti e più ramificati). fig.5A - Due esempi di diversità neuronale; fig.5B Simulazione al computer di rete di cellule piramidali nella corteccia cerebrale La funzione di queste cellule è quella di costituire una sorta di rete che permetta di recepire, trasportare, immagazzinare, elaborare informazioni e determinare adeguate risposte da parte dell'organismo. A seconda dell'attività svolta, le forme dei neuroni possono differire profondamente. Sangue: questo tipo di tessuto è costituito da molti tipi cellulari, caratterizzati da forme molto specifiche (fig. 6). fig.6 - I diversi tipi cellulari del sangue e il loro sviluppo da un comune precursore Per esempio, linfociti, macrofagi e fibroblasti sono tutti in grado di spostarsi facilmente, con movimenti attivi strisciando su altri tessuti. I linfociti hanno forma sferica che bene si adatta alla loro funzione di secernere anticorpi o di riconoscere agenti estranei da neutralizzare tramite il rilascio di sostanze tossiche. I macrofagi e i fibroblasti hanno forme allungate, per migrare nei vari substrati, dove i primi distruggono corpi estranei attraverso la fagocitosi, mentre i secondi rimarginano lesioni nei tessuti. Un altro particolare tipo di cellula del sangue è rappresentato dagli eritrociti: sono privi di nucleo (nelle forme mature) perché il loro interno è quasi completamente occupato da emoglobina, mentre la forma tondeggiante e incavata al centro garantisce la massima superficie possibile per effettuare gli scambi di ossigeno. NEI VEGETALI Anche tra i vegetali si possono individuare tipi cellulari differenti, la cui forma è legata alla funzione svolta (fig. 7). fig.7 - Differenti tipi cellulari vegetali: 1) spazio pieno d'aria; 2) cellule di sclerenchima; 3) floema; 4) xilema; 5) cellule del parenchima con spazi intercellulari Le cellule vegetali si distinguono in sclerenchimatiche, parenchimatiche e collenchimatiche. Le prime hanno funzioni protettive e di sostegno e per questo presentano una parte cellulare secondaria, sottostante alla prima e formata quasi solo da lignina, che le rende molto rigide. Inoltre, grazie a cutina e/o suberina, sono impermeabili, ma questo impedisce l'assorbimento di sostanze nutritive, portando alla morte la cellula. Le cellule parenchimatiche di solito hanno parete sottile e forma poliedrica, con un grande vacuolo centrale. Hanno un metabolismo molto attivo e capacità di svolgere svariate funzioni (fotosintesi, riserva, conduzione). Infine, le cellule collenchimatiche sono allungate, con funzione di supporto ma capaci anche di fotosintesi. La parete manca di lignina e quindi non conferisce rigidità, ma può dare comunque elasticità. PROCESSI DI DIVERSIFICAZIONE E SVILUPPO I processi di differenziazione cellulare iniziano durante le prime fasi dell'embriogenesi (fig. 8). fig.8 - Processo dell'embriogenesi nelle sue diverse fasi Infatti, nella fase di blastula le cellule presenti sulla superficie dell'embrione cominciano a trasformarsi in cellule epiteliali polarizzate, producendo così l'ectoderma, mentre durante la fase di gastrula l'epitelio si introflette generando quello che diventerà l'endoderma. Da qui, alcune cellule migrano nella cavità formatasi tra i due strati cellulari, per formare quello che diventerà il mesoderma. Le cellule ectodermiche ed endodermiche risultano polarizzate, con asimmetria apico-basale, e tutte hanno origine dalla superficie dell'embrione. L'asimmetria non è invece conservata dalle cellule endodermiche che migrano a costituire il mesoderma. L'iniziale asimmetria della cellula uovo è una costante che si ritrova in tutti gli organismi viventi. Come illustrato nella figura 9, dall'ectoderma derivano epidermide, sistema nervoso centrale e organi sensoriali, mentre dall'endoderma il tubo digerente, e da questo, successivamente, fegato e polmoni. fig.9 Differenziazione tissutale delle cellule embrionali Dal mesoderma si formano mesenchima, muscoli (cuore compreso), ossa, cellule sanguigne e cellule del complesso urogenitale. Alcune di queste cellule, nel corso della morfogenesi, ripristinano l'asimmetria apico-basale che avevano in origine (per esempio nel rene). E' quindi evidente l'importanza dell'iniziale asimmetria embrionale nella creazione delle prime cellule differenziate, ossia quelle epiteliali, dalle quali derivano tutte le altre. Questo processo avviene grazie all'interazione tra le varie cellule, per esempio con l'emissione di fattori di crescita. I meccanismi che regolano la differenziazione cellulare agiscono sui genomi, modificando le combinazioni di geni che vengono espressi a seconda dello stadio di sviluppo raggiunto dall'embrione. E' bene anche sottolineare che lo sviluppo di un organismo è un processo che non dipende da fattori esterni all'embrione: quest'ultimo rappresenta un sistema chiuso e sono le cellule in esso contenute, modificando il proprio comportamento e l'espressione dei propri geni, a determinare i cambiamenti necessari alla naturale evoluzione verso un organismo completo. Dal punto di vista molecolare, non è ancora del tutto chiaro come avvenga il processo di differenziazione, ma sembra che l'asimmetria iniziale sia dovuta a eventi riguardanti la superficie cellulare, coincidenti con riarrangiamenti del citoscheletro che inducono una diversa distribuzione citoplasmatica delle molecole coinvolte nella modulazione dell'espressione genica. IL RUOLO DEL CITOSCHELETRO Gli studi volti a chiarire la differenziazione cellulare sottolineano sempre di più la fondamentale importanza del citoscheletro: infatti, questa struttura non solo regola la forma della cellula ma, essendo dinamica, è in grado di dotarsi di una specifica organizzazione (fig. 10), tale da garantire alla cellula differenziata gran parte delle funzioni correlate con la sua forma. fig.10 - Citoscheletro di cellule endoteliali osservate in microscopia confocale: tubulina marcata in verde e actina in rosso Il termine “organizzazione” si riferisce alla conformazione tridimensionale delle proteine che formano il citoscheletro, dovuta a gruppi di proteine regolatrici che agiscono su microtubuli e microfilamenti. Infatti tali strutture svolgono funzioni cellulari specifiche, a seconda della disposizione spaziale delle molecole che le costituiscono. CONCLUSIONE Se i processi che regolano la differenziazione cellulare, che permette alle cellule di acquisire forme e funzioni specifiche, non sono ancora del tutto chiari e richiederanno ulteriori numerosi sforzi prima di essere pienamente compresi, è comunque evidente come la differenziazione sia dovuta all'attivazione di geni diversi in momenti diversi dello sviluppo. Questo significa che non è il genoma a variare, ma piuttosto l'espressione genica, con meccanismi di controllo che innescano combinazioni di geni variabili a seconda delle necessità cellulari. Alle funzioni di controllo partecipano anche la diversa localizzazione cellulare dei determinanti citoplasmatici dell'uovo e l'induzione mediata attraverso l'interazione cellulare. Non è invece ancora spiegabile il modo in cui un cambiamento nell'espressione di un gruppo di geni possa diventare stabile, in modo da trasmettersi alle generazioni cellulari successive.