Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 1/79 Interventi sugli edifici esistenti Interprofessionale della Provincia di Cremona Corso di aggiornamento sulla sismica Organizzazione di un edificio in zona sismica Interventi sugli edifici esistenti Cremona, 8 Maggio 2006 Giovanni Plizzari Università di Brescia - Facoltà di Ingegneria Dipartimento di Ingegneria Civile Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 2/79 Interventi sugli edifici esistenti SOMMARIO 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. ASPETTI INTRODUTTIVI............................................................................................................................................................................................................. 3 ZONE SISMICHE............................................................................................................................................................................................................................ 5 EDIFICI ED OPERE STRATEGICHE.......................................................................................................................................................................................... 10 EDIFICI ED OPERE RILEVANTI................................................................................................................................................................................................ 11 FILOSOFIA DI PROGETTAZIONE SISMICA ........................................................................................................................................................................... 13 APPROCCIO ALLA PROGETTAZIONE IN ZONA SISMICA.................................................................................................................................................. 15 EDIFICI IN CALCESTRUZZO ARMATO .................................................................................................................................................................................. 21 CONFRONTO STRUTTURE A TELAIO E A PARETI .............................................................................................................................................................. 22 DIAFRAMMI ORIZZONTALI ..................................................................................................................................................................................................... 36 FONDAZIONI ........................................................................................................................................................................................................................... 42 ESEMPIO DI EDIFICIO TRADIZIONALE ............................................................................................................................................................................. 46 ALTEZZE E DISTANZE........................................................................................................................................................................................................... 60 GIUNTI SISMICI....................................................................................................................................................................................................................... 61 EDIFICI IN MURATURA......................................................................................................................................................................................................... 64 EDIFICI ESISTENTI ................................................................................................................................................................................................................. 67 Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 3/79 Interventi sugli edifici esistenti 1. ASPETTI INTRODUTTIVI Regolarità dell’edificio Gli edifici devono avere quanto più possibile caratteristiche di semplicità, simmetria, iperstaticità e regolarità, quest’ultima definita in base ai criteri di seguito indicati. In funzione della regolarità di un edificio saranno richieste scelte diverse in relazione al metodo di analisi e ad altri parametri di progetto. Si definisce regolare un edificio che rispetti sia i criteri di regolarità in pianta sia i criteri di regolarità in altezza. Regolarità in pianta Un edificio è regolare in pianta se tutte le seguenti condizioni sono rispettate: a) la configurazione in pianta è compatta e approssimativamente simmetrica rispetto a due direzioni ortogonali, in relazione alla distribuzione di masse e rigidezze; b) il rapporto tra i lati di un rettangolo in cui l’edificio risulta inscritto è inferiore a 4; c) eventuali rientri o sporgenze non superano il 25% della dimensione totale dell’edificio nella direzione del rientro o della sporgenza; d) i solai possono essere considerati infinitamente rigidi nel loro piano rispetto agli elementi verticali. Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 4/79 Interventi sugli edifici esistenti Regolarità in altezza Un edificio è regolare in altezza se tutte le seguenti condizioni sono rispettate: e) tutti i sistemi resistenti verticali dell’edificio (quali telai e pareti) si estendono per tutta l’altezza dell’edificio; f) massa e rigidezza rimangono costanti o variano gradualmente, senza bruschi cambiamenti, dalla base alla cima dell’edificio (le variazioni di massa da un piano all’altro non superano il 25 %, la rigidezza non si abbassa da un piano al sovrastante più del 30% e non aumenta più del 10%); ai fini della rigidezza si possono considerare regolari in altezza strutture dotate di pareti o nuclei in c.a. di sezione costante sull’altezza o di telai controventati in acciaio, ai quali sia affidato almeno il 50% dell’azione sismica alla base; g) il rapporto tra resistenza effettiva e resistenza richiesta dal calcolo nelle strutture intelaiate progettate in Classe di Duttilità Bassa non è significativamente diverso per piani diversi (il rapporto fra la resistenza effettiva e quella richiesta calcolata ad un generico piano non deve differire più del 20% dall’analogo rapporto determinato per un altro piano); può fare eccezione l’ultimo piano di strutture intelaiate di almeno tre piani; i) eventuali restringimenti della sezione dell’edificio avvengono in modo graduale, rispettando i seguenti limiti: ad ogni piano il rientro non supera il 30% della dimensione corrispondente al primo piano, né il 20 % della dimensione corrispondente al piano immediatamente sottostante. Fa eccezione l’ultimo piano di edifici di almeno quattro piani per il quale non sono previste limitazioni di restringimento Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 5/79 Interventi sugli edifici esistenti 2. ZONE SISMICHE Ai fini dell’applicazione di queste norme, il territorio nazionale viene suddiviso in zone sismiche, ciascuna contrassegnata da un diverso valore del accelerazione massima su suolo (ag) con probabilità di superamento del 10% in 50 anni. I valori di ag sono espressi come frazione dell’accelerazione di gravità (Tabella 1). Tabella 1 – Valore di ag per le varie zone Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 6/79 Interventi sugli edifici esistenti Tabella zonazione sismica comuni in provincia di Cremona Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 7/79 Interventi sugli edifici esistenti Tabella zonazione sismica comuni in provincia di Bergamo Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 8/79 Interventi sugli edifici esistenti Tabella zonazione sismica comuni in provincia di Piacenza Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 9/79 Interventi sugli edifici esistenti Tabella zonazione sismica comuni in provincia di Brescia Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 10/79 Interventi sugli edifici esistenti 3. EDIFICI ED OPERE STRATEGICHE La progettazione sismica è obbligatoria anche in zona 4 per le opere elencate nel seguito. Categorie di edifici e di opere infrastrutturali di interessa strategico di competenza regionale, la cui funzionalità durante gli eventi sismici assume rilievo fondamentale per le finalità di protezione civile. EDIFICI a. Edifici destinati a sedi dell’amministrazione Regionale (Prioritariamente gli edifici ospitanti funzioni/attività connesse con la gestione dell’emergenza) b. Edifici destinati a sedi dell’Amministrazione Provinciale (Prioritariamente gli edifici ospitanti funzioni/attività connesse con la gestione dell’emergenza) c. Edifici destinati a sedi di Amministrazioni Comunali (Prioritariamente gli edifici ospitanti funzioni/attività connesse con la gestione dell’emergenza) d. Edifici destinati a sedi di Comunità Montane (Prioritariamente gli edifici ospitanti funzioni/attività connesse con la gestione dell’emergenza) e. Strutture non di competenza statale individuate come sedi di sale operative per la gestione di emergenze f. Centri funzionali di protezione civile. g. Edifici ed opere individuate nei piani di emergenza o in altre disposizioni per la gestione dell’emergenza. h. Ospedali e strutture sanitarie, anche accreditate, dotati di pronto soccorso o dipartimenti di emergenza, urgenza e accettazione. i. Sedi Aziende Unità Sanitarie Locali (Limitatamente agli edifici ospitanti funzioni/attività connesse con la gestione dell’emergenza) j. Centrali operative 118 Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 11/79 Interventi sugli edifici esistenti 4. EDIFICI ED OPERE RILEVANTI Categorie di edifici e di opere infrastrutturali di interessa strategico di competenza regionale che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso. EDIFICI a. Edifici destinati a sedi dell’amministrazione Regionale (prioritariamente gli edifici ospitanti funzioni/attività connesse con la gestione dell’emergenza) b. Strutture ricreative, sportive e culturali, locali di spettacolo e di intrattenimento in genere c. Edifici aperti al culto non rientranti tra quelli di cui d. Strutture sanitarie e/o socio-assistenziali con ospiti non autosufficienti (ospizi, orfanotrofi, ecc.) e. Edifici e strutture aperti al pubblico destinate alla erogazione di servizi, adibiti al commercio suscettibili di grande affollamento Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 12/79 Interventi sugli edifici esistenti OPERE INFRASTRUTTURALI a. Punti sensibili (ponti, gallerie, tratti stradali, tratti ferroviari) situati lungo strade «strategiche» provinciali e comunali non comprese tra la “grande viabilità” di cui al citato documento del Dipartimento della Protezione Civile nonché quelle considerate “strategiche” nei piani di emergenza provinciali e comunali b. Stazioni di linee ferroviarie a carattere regionale (FNM, metropolitane) c. Porti, aeroporti ed eliporti non di competenza statale individuati nei piani di emergenza o in altre disposizioni per la gestione dell’emergenza d. Strutture non di competenza statale connesse con la produzione, trasporto e distribuzione di energia elettrica e. Strutture non di competenza statale connesse con la produzione, trasporto e distribuzione di materiali combustibili (oleodotti, gasdotti, ecc.) f. Strutture connesse con il funzionamento di acquedotti locali g. Strutture non di competenza statale connesse con i servizi di comunicazione (radio, telefonia fissa e portatile, televisione) h. Strutture a carattere industriale, non di competenza statale, di produzione e stoccaggio di prodotti insalubri e/o pericolosi i. Opere di ritenuta di competenza regionale Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 13/79 Interventi sugli edifici esistenti 5. FILOSOFIA DI PROGETTAZIONE SISMICA Lo scopo delle norme è di assicurare che in caso di evento sismico sia protetta la vita umana, siano limitati i danni e rimangano funzionanti le strutture essenziali agli interventi di protezione civile. I requisiti di sicurezza a cui dovrà rispondere la struttura sono: • SLU (Stato Limite Ultimo) – Sicurezza nei confronti della stabilità Sotto l’effetto della azione sismica di progetto, le strutture degli edifici, (…omissis…), devono mantenere una residua resistenza e rigidezza nei confronti delle azioni orizzontali e l’intera capacità portante nei confronti dei carichi verticali. • SLD (Stato Limite di Danno)– Protezione nei confronti del danno Le costruzioni nel loro complesso, (…omissis…), non devono subire danni gravi ed interruzioni d‘uso in conseguenza di eventi sismici che abbiano una probabilità di occorrenza più elevata di quella della azione sismica di progetto. (…omissis). Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 14/79 Interventi sugli edifici esistenti Verifica agli Stati Limite Ultimi Esempio: caso della flessione semplice Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 15/79 Interventi sugli edifici esistenti 6. APPROCCIO ALLA PROGETTAZIONE IN ZONA SISMICA Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 16/79 Interventi sugli edifici esistenti Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 17/79 Interventi sugli edifici esistenti Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 18/79 Interventi sugli edifici esistenti PROBLEMATICHE DELLA PROGETTAZIONE SISMICA a. Sistema sismo-resistente Telaio in c.a. Setti di controvento Murature portanti Telaio in acciaio Sistemi misti Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 19/79 Interventi sugli edifici esistenti b. Disposizione dei giunti Comportamento edificio in esercizio Comportamento in presenza di terremoto c. Determinazione delle azioni sismiche di piano Analisi statica Analisi dinamica Push-over Time history d. Distribuzione delle azioni negli elementi verticali di controvento e. Organizzazione degli impalcati f. Fondazioni Tipologie (dirette, pali, diaframmi, strutture scatolari, etc) Grado di vincolo al piede Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 20/79 Interventi sugli edifici esistenti RIDUZIONE DELLA SEZIONE DEL SOLAIO Lo stesso problema si presenta sugli impalcati delle strutture sismo-resistenti, i quali sono sottoposti ad azioni distribuite nel loro piano. Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 21/79 Interventi sugli edifici esistenti 7. EDIFICI IN CALCESTRUZZO ARMATO Edifici con struttura in cemento armato: - a telaio; - a pareti; - misto a telaio e pareti; - prefabbricato. Strutture a telaio: nella quale la resistenza alle azioni sia verticali che orizzontali sia affidata principalmente (>65% delle azioni orizzontali) a telai tridimensionali (prescrizioni geometriche e strutturali restrittive). Strutture a pareti: nelle quali la resistenza alle azioni sia verticali che orizzontali sia affidata a pareti singole o accoppiate. Strutture miste telaio-pareti: nella quale in generale ai telai è affidata prevalentemente la resistenza alle azioni verticali mentre quelle orizzontali sono assorbite prevalentemente da pareti (sistema più diffuso). Le strutture prefabbricate sono trattate separatamente nella normativa. Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 22/79 Interventi sugli edifici esistenti 8. CONFRONTO STRUTTURE A TELAIO E A PARETI SISTEMA A TELAIO V Vaannttaaggggii: →distribuzione più uniforme delle azioni orizzontali (migliore capacità di dissipare l’energia del sisma) →fondazioni meno impegnative →modesto impegno degli impalcati per distribuire le azioni orizzontali SSvvaannttaaggggii: →pilastri ingombranti →eccessive deformazioni possono danneggiare tamponamenti e tramezze SISTEMA A PARETI V Vaannttaaggggii: →utilizza corpi scala e vani ascensore oltre ai setti perimetrali →sistema di controvento rigido →pilastri sottili SSvvaannttaaggggii: →grandi eccentricità del carico sulle fondazioni; →necessità di organizzare gli impalcati (devono poter funzionare da diaframmi) Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 23/79 Interventi sugli edifici esistenti Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Telaio Travi: Pareti Travi: -la larghezza della trave non deve essere inferiore a 20cm Non facendo parte della struttura sismo-resistente non ci -le travi in spessore non devono avere spessore superiore al- sono prescrizioni aggiuntive rispetto alla progettazione non sismica la larghezza del pilastro aumentata da ogni lato di metà dell’altezza della sezione trasversale del pilastro (“obbligo” di travi ribassate!) -il rapporto base/altezza deve essere maggiore di 0,25 In zona 4 valgono le medesime prescrizioni limitatamente alla classe di duttilità bassa Pilastri: Pilastri: -la dimensione minima della sezione trasversale non deve essere inferiore a 30cm Non ci sono limitazioni geometriche; è consigliabile comunque seguire le prescrizioni che riguardano la quantità e la disposizione delle armature -il rapporto tra i lati minimo e massimo non deve essere inferiore a 0,3 (altrimenti è un setto!) In zona 4 non ci sono limitazioni geometriche; le uniche prescrizioni riguardano la quantità e la disposizione delle armature per la classe di duttilità bassa Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Nodi trave-pilastro: Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 24/79 Interventi sugli edifici esistenti Nodi trave-pilastro: -Sono da evitare, per quanto possibile, eccentricità tra l’asse Non ci sono prescrizioni specifiche della trave e quello del pilastro; in caso di eccentricità superiore ad ¼ della larghezza del pilastro deve essere prevista un’armatura adeguata -le altre prescrizioni riguardano la disposizione dell’armatura In zona 4 le prescrizioni da seguire sono solo quelle relative all’armatura ed esclusivamente per i nodi non confinati (§5.4.1 Allegato 2 – Ordinanza 3274) Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 25/79 Interventi sugli edifici esistenti Problematiche legate alla: Progettazione Preparazione disegni esecutivi Realizzazione Controllo in cantiere (D.L.) Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 26/79 Interventi sugli edifici esistenti Prescrizioni per le pareti 1) Le pareti possono essere singole o accoppiate: ⇒ Si definisce parete singola ogni elemento verticale in cui il rapporto tra i lati minimo e massimo della sezione trasversale sia inferiore a 0,3; affinché questo sia efficace ai fini della resistenza sismica deve essere adeguatamente collegato ai diaframmi orizzontali (vedi Figura 1); ⇒ Una parete accoppiata consiste di due o più pareti singole collegate tra loro ai piani dell’edificio da “travi di collegamento” disposte in modo regolare lungo l’altezza. Le travi aventi altezza pari a quella del solaio non possono essere considerate efficaci ai fini del collegamento (quindi sono travi di collegamento solo quelle ribassate). Una tipica situazione in cui sono presenti travi di collegamento sono le pareti con i fori per le aperture di porte e finestre (vedi Figura 2); 2) Lo spessore delle pareti deve essere non inferiore a 15cm, limite elevato a 20cm nel caso in cui siano da prevedersi armature ad X nelle travi di collegamento (vedi Figura 2). 3) Altre prescrizioni riguardano l’armatura minima, massima e la loro disposizione. In Zona 4 non ci sono limitazioni geometriche, e quelle che riguardano l’armatura risultano meno restrittive. Ipotesi di calcolo per le pareti 1. Setti a comportamento elastico 2. Vincolo di incastro al piede 3. Impalcato rigido nel piano 4. Setti orientati secondo due direzioni ortogonali 5. Setti flessibili trasversalmente 6. Setti a rigidezza costante lungo l’altezza (oppure a rigidezza variabile con la stessa legge per tutti i setti) Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Figura 1: Affinché Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 27/79 Interventi sugli edifici esistenti una parete sia efficace per resistere al sisma deve essere opportunamente collegata all’impalcato Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Figura 2: Nel Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 28/79 Interventi sugli edifici esistenti caso di travi di collegamento particolarmente snelle o molto sollecitate (§5.4.6 Allegato 2 – Ordinanza 3274), è necessario disporre un’armatura ad X come quella in figura (complicazione in fase di realizzazione). Ove possibile è consigliabile sfruttare pareti senza aperture. Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 29/79 Interventi sugli edifici esistenti Raccomandazioni costruttive per sistemi a parete SI Regolarità in elevazione per le pareti Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 30/79 Interventi sugli edifici esistenti Calcolo delle rigidezze dei setti 3 z 1 J j J i ui = Rxi = J Rxi 3EJ k xi Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Disposizione delle pareti (evitare torsioni nell’edificio) Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 31/79 Interventi sugli edifici esistenti Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Attacco setto-parete Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 32/79 Interventi sugli edifici esistenti Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 33/79 Interventi sugli edifici esistenti Effetti delle dilatazioni termiche SI ∆T ∆T SI NO Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 34/79 Interventi sugli edifici esistenti Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 35/79 Interventi sugli edifici esistenti Disposizione delle pareti per consentire libere dilatazioni agli impalcati Variazioni termiche: -30oC per i getti estivi e + 30 oC per i getti invernali Libere dilatazioni: ∆l= 1mm/10oC/10m Ritiro: corrisponde ad una variazione termica (fittizia) di -10oC (valore indicativo) Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 36/79 Interventi sugli edifici esistenti 9. DIAFRAMMI ORIZZONTALI I diaframmi orizzontali devono essere in grado di trasmettere le forze tra i diversi sistemi resistenti a sviluppo verticale. I solai potranno essere considerati infinitamente rigidi nel loro piano, a condizione che le aperture non ne riducano significativamente la rigidezza, se realizzati in cemento armato, oppure in latero-cemento con soletta di almeno 4cm, o in struttura mista con soletta in c.a. di almeno 5cm collegata da connettori a taglio (in realtà, per fare spazio alle rete nelle sovrapposizioni, servono almeno 5cm). Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 37/79 Interventi sugli edifici esistenti Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 38/79 Interventi sugli edifici esistenti Si considereranno agenti sui diaframmi le forze ottenute dall’analisi, aumentate del 30%. Per tutte le strutture deve essere verificato che i solai siano in grado di trasmettere nel loro piano, ai diversi elementi da essi collegati, le forze derivanti dall’analisi d’assieme dell’edificio (aumentate del 30%). “Risulta di fondamentale importanza l’organizzazione dell’impalcato, soprattutto in presenza di pareti, le quali scambiano notevoli azioni tangenziali con gli impalcati. In particolare, è importante introdurre cordoli e lesene che siano in grado di incassare le azioni derivanti dai setti.” Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 39/79 Interventi sugli edifici esistenti Fori nell’impalcato (diaframma) Andamento degli sforzi e delle isolinee di trazione in un elemento teso Lo stesso elemento sottoposto alle medesime forze esterne ma con un foro centrato:si ha una concentrazione degli sforzi in prossimità della “discontinuità” introdotta a causa della diminuzione della sezione. Le isolinee di trazione migrano sopra e sotto il foro. Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 40/79 Interventi sugli edifici esistenti In un solaio nel quale siano presenti aperture di notevoli dimensioni la rigidezza diminuisce drasticamente nelle zone adiacenti; di conseguenza si concentrano azioni importanti proprio nelle zone più critiche. Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 41/79 Interventi sugli edifici esistenti Dall’analisi agli elementi finiti di un impalcato reale (figura sotto), si nota come i fori dei vani scala e ascensore costituiscano un indebolimento per il diaframma (colori più scuri nella figura a fianco). Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 42/79 Interventi sugli edifici esistenti 10. FONDAZIONI Prescrizioni relative ai terreni di fondazione Per i siti di costruzione ed i terreni in esso presenti dovranno essere indagati e valutati l’occorrenza di possibili fenomeni di instabilità di pendii e di cedimenti permanenti causati da fenomeni di liquefazione o eccessivo addensamento in caso di terremoto, nonché di rottura di faglia in superficie secondo quanto stabilito nelle “Norme tecniche per il progetto sismico di opere di fondazione e di sostegno dei terreni” e dalle disposizioni vigenti, in particolare dal D. M. 11.3.1988 ed eventuali sue successive modifiche ed integrazioni. Scopo delle indagini sarà anche quello di classificare il terreno nelle categorie di cui al punto 3.1. Per costruzioni su pendii le indagini devono essere convenientemente estese al di fuori dell'area edificatoria per rilevare tutti i fattori occorrenti alla valutazione delle condizioni di stabilità del complesso opera-pendio in presenza delle azioni sismiche. I risultati di tali accertamenti devono essere illustrati nella relazione sulle fondazioni di cui al quarto comma dell'art. 93 del DPR n. 380/01. Per gli accertamenti potranno essere considerate anche le eventuali apposite indagini effettuate sul territorio dall'Ente Locale competente. Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 43/79 Interventi sugli edifici esistenti Categorie di suolo di fondazione Ai fini della definizione della azione sismica di progetto si definiscono le seguenti categorie di profilo stratigrafico del suolo di fondazione (le profondità si riferiscono al piano di posa delle fondazioni, i valori da utilizzare per Vs, NSPT e Cu sono valori medi): A - Formazioni litoidi o suoli omogenei molto rigidi caratterizzati da valori di Vs30 superiori a 800 m/s, comprendenti eventuali strati di alterazione superficiale di spessore massimo pari a 5 m. B - Depositi di sabbie o ghiaie molto addensate o argille molto consistenti, con spessori di diverse decine di metri, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di Vs30 compresi tra 360 m/s e 800 m/s (ovvero resistenza penetrometrica NSPT > 50, o coesione non drenata cu>250 kPa). C - Depositi di sabbie e ghiaie mediamente addensate, o di argille di media consistenza, con spessori variabili da diverse decine fino a centinaia di metri, caratterizzati da valori di Vs30 compresi tra 180 e 360 m/s (15 < NSPT < 50, 70 <cu<250kPa). D - Depositi di terreni granulari da sciolti a poco addensati oppure coesivi da poco a mediamente consistenti , caratterizzati da valori di Vs30 < 180 m/s (NSPT < 15, cu<70 kPa). E - Profili di terreno costituiti da strati superficiali alluvionali, con valori di Vs30 simili a quelli dei tipi C o D e spessore compreso tra 5 e 20 m, giacenti su di un substrato di materiale più rigido con Vs30 > 800 m/s. In aggiunta a queste categorie, per le quali nel punto 3.2 vengono definite le azioni sismiche da considerare nella progettazione, se ne definiscono altre due, per le quali sono richiesti studi speciali per la definizione dell’azione sismica da considerare: S1 - Depositi costituiti da, o che includono, uno strato spesso almeno 10 m di argille/limi di bassa consistenza, con elevato indice di plasticità (PI > 40) e contenuto di acqua, caratterizzati da valori di Vs30 < 100 m/s (10 < cu < 20 kPa) S2 - Depositi di terreni soggetti a liquefazione, di argille sensitive, o qualsiasi altra categoria di terreno non classificabile nei tipi precedenti Nelle definizioni precedenti Vs30 è la velocità media di propagazione entro 30 m di profondità delle onde di taglio. Il sito verrà classificato sulla base del valore di Vs30, se disponibile, altrimenti sulla base del valore di NSPT. Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Al piede del setto deve realizzarsi un incastro Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 44/79 Interventi sugli edifici esistenti Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Fondazioni scatolari Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 45/79 Interventi sugli edifici esistenti Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 46/79 Interventi sugli edifici esistenti 11. ESEMPIO DI EDIFICIO TRADIZIONALE Esempio 1 Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 47/79 Interventi sugli edifici esistenti Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Esempio 2 Pianta piano terra Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 48/79 Interventi sugli edifici esistenti Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Pianta piano Primo Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 49/79 Interventi sugli edifici esistenti Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 50/79 Interventi sugli edifici esistenti Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Sezione A Il solaio del primo piano si trova a quote diverse e quello del piano secondo si riduce di superficie. Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Vista speculare copertura piano terra 1 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 51/79 Interventi sugli edifici esistenti Vista speculare copertura piano terra 2 I due setti centrali ad “L” sono stati posizionati in corrispondenza del salto di quota dell’impalcato intermedio e del vano scala (punto critico della struttura). Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 52/79 Interventi sugli edifici esistenti Vista speculare della copertura Per trasferire la forza d’inerzia della copertura generata dal sisma, alla struttura sismo-resistente, sono stati inseriti dei controventi “di falda” costituiti da nastri in acciaio. In generale le coperture in legno non costituiscono un “diaframma” sufficientemente rigido secondo quanto richiesto dalla normativa. E’ necessario prevedere dei sistemi “irrigidenti” (controventi come quelli in figura, o cappa in calcestruzzo). Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 53/79 Interventi sugli edifici esistenti Esempio 3 Pianta e sezione di edificio con struttura sismo resistente mista telaio-pareti Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 54/79 Interventi sugli edifici esistenti Modello tridimensionale della struttura dell’edificio Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Esempio 4 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 55/79 Interventi sugli edifici esistenti Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 56/79 Interventi sugli edifici esistenti Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 AEREAZIONE SCALE AEREAZIONE SCALE AEREAZIONE VANI ASCENSORI piano copertura 4.00 4.00 40 15 piano copertura piano TECNICO piano 12° 1.21 piano TECNICO 2.40 2.40 40 10 piano 12° piano ARCHIVI piano 11° piano ARCHIVI servizi piano 9° servizi piano 8° servizi piano 7° servizi piano 6° servizi 1.10 1.30 piano 10° 1.30 1.40 1.30 piano 10° 1.43 2.40 2.70 3.79 4.73 40 10 piano 11° 1.40 1.30 piano 9° piano 8° piano 7° controsoff. aperto controsoff. aperto controsoff. aperto controsoff. aperto controsoff. aperto controsoff. aperto controsoff. aperto controsoff. aperto 3.39 2.70 piano 6° spogl. piano 5° servizi piano 5° spogl. piano 4° servizi spogl. piano 3° servizi 1.10 piano 4° terrazzo 36 25 A da cm 16.0 0.69 4.00 25 A da cm 16.0 controsoff. aperto atrio 3.70 piano terra 3.09 piano interrato servizi 24 A da cm 15.4 3.70 spogl. 3.09 piano terra controsoff. aperto piano 1° 25 A da cm 16.0 6.70 3.39 2.40 controsoff. aperto servizi 4.00 1.40 0.25 palestra 2.70 0.69 2.70 3.64 4.00 0.54 0.15 0.25 1.30 1.40 1.37 servizi piano 2° spogl. 2.60 piano 1° spogl. 36 piano 2° 25 A da cm 16.0 1.30 2.70 1.40 1.30 piano 3° LOCALE CONTATORI Sezioni edificio sul vano scala controsoff. aperto Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 57/79 Interventi sugli edifici esistenti Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 244.7 B 2174 15 302.5 795 310 A 310 A A 432.5 A 15 A A 15 15 35 12 A A 432.5 665 432.5 A A A 310 310 H. 2.70 1300 305 30 305 30 125 CAVEDIO DATI * 90 S 20 45 * 100 30 * S A 60 555 A 795 20 20 165 * 590 SPOGLIAT. A * 30 30 30 QUADRO ELETTRICO 1530 S 20 250 20 220 30 305 30 195 20 235 35 12 310 35 665 310 210 S * * 30 CAVEDIO EL. * A 165 CAVEDIO MECCAN. 30 55 25 245 165 A 432.5 A 432.5 A A 15 A A A A A A A A B Pianta piano tipo (da piano terra a piano 10°) 2304 SBARCO ASCENSORI 20 880 260 795 200 A 20 SPOGLIAT. A CAVEDIO MECCAN. 135 310 Tavolati perimetrali spess. 8 a tutt'altezza * * 200 180 Tavolati interni spess. 8 h. 260 A 185 30 3015 30 30 385 Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 58/79 Interventi sugli edifici esistenti Vista la tipologia dell’edificio, la notevole altezza (h=60m), i carichi in gioco e il terreno sul quale è ubicato, la scelta è ricaduta su fondazioni profonde costituite da pali con diametro 120cm su cui poggiano la platea del nucleo centrale e le piattabande dei setti perimetrali. Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 59/79 Interventi sugli edifici esistenti In generale per edifici alti e complessi è necessaria l’analisi dinamica (tempi lunghi di realizzazione del modello; risultati difficili da tenere sotto controllo) Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 60/79 Interventi sugli edifici esistenti 12. ALTEZZE E DISTANZE L’altezza massima degli edifici di nuova costruzione è specificata nella Tabella 2, in funzione del sistema costruttivo e della zona sismica. L’altezza degli edifici è rappresentata dalla massima differenza di livello fra il piano di copertura più elevato (inteso come imposta di falda in caso di tetto inclinato) e il terreno. Tabella 2 – Altezze massime consentite Per le tipologie costruttive di interesse si nota come non ci sono limitazioni per edifici in c.a., mentre per edifici in muratura ordinaria in zona sismica maggiore di 4m è di 16m. Agli effetti delle limitazioni sopradette l'altezza dei nuovi edifici, nelle strade e nei terreni in piano, è rappresentata dalla massima differenza di livello fra il piano di copertura più elevato ed il terreno, ovvero, ove esista, il piano stradale o del marciapiede nelle immediate vicinanze degli edifici stessi. Sono esclusi dal computo dell’altezza eventuali volumi tecnici come torrini delle scale e degli ascensori. Nel caso di copertura a tetto detta altezza va misurata dalla quota d'imposta della falda e, per falde con imposte a quote diverse, dalla quota d'imposta della più alta. In caso di presenza di un piano cantinato, i limiti della Tabella 2 possono essere aumentati di 4m (prendendo come riferimento l’estradosso delle fondazioni). Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 61/79 Interventi sugli edifici esistenti Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 13. GIUNTI SISMICI Due edifici possono essere costruiti a contatto solo nel caso in cui sia realizzata una completa solidarietà strutturale. Salvo analisi più accurate, la distanza tra due punti posti alla medesima altezza non potrà essere inferiore ad 1/100 della quota dei punti considerati, misurata dallo spiccato delle strutture in elevazione, moltiplicata per ag/0,35g. DIMENSIONE DEI GIUNTI SISMICI Nel caso di edifici irregolari in pianta o in altezza, il giunto sismico può essere utilizzato per “scomporre” la struttura in sottostrutture più semplici, con un notevole risparmio di tempo per la progettazione. La particolare geometria della pianta dell’edificio suggerisce l’introduzione di un giunto nella zona del corridoio, in modo da ottenere due edifici sismicamente indipendenti a pianta più regolare. ZONA DA GIUNTARE Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 62/79 Interventi sugli edifici esistenti In rosso sono indicati i giunti fra i due edifici di nuova realizzazione e quello con l’edificio esistente Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 63/79 Interventi sugli edifici esistenti Pianta fondazioni Il giunto non viene realizzato in fondazione Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 64/79 Interventi sugli edifici esistenti Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 14. EDIFICI IN MURATURA Edifici con struttura in muratura:: - a pareti in muratura ordinaria; - a pareti in muratura armata; - misto con pareti in muratura ordinaria o armata. Le tipologie costruttive si distinguono per la regolarità o meno in altezza e per l’utilizzo di muratura normale o armata. La scelta della tipologia influenza il fattore di struttura, quindi lo spettro di progetto da adottare per il calcolo. Requisiti geometrici 1) Le piante degli edifici dovranno essere quanto più possibile compatte e simmetriche rispetto ai due assi ortogonali; 2) le pareti strutturali, al lordo delle aperture, dovranno avere continuità in elevazione fino alla fondazione, evitando pareti in falso; 3) le strutture costituenti orizzontamenti e coperture non devono essere spingenti (attenzione alle coperture in legno!); 4) i solai devono ripartire le azioni orizzontali tra le pareti strutturali, pertanto devono essere ben collegati ai muri e garantire un adeguato funzionamento a diaframma; 5) la distanza massima fra due solai successivi non deve essere superiore a 5m; 6) la geometria delle pareti resistenti, al netto dell’intonaco, deve rispettare i requisiti nella Tabella 3, dove t è lo spessore della parete, h0 l’altezza di libera inflessione della parete, h l’altezza massima delle aperture adiacenti alla parete ed l la lunghezza della parete. MURATURA ORDINARIA, REALIZZATA CON ELEMENTI IN PIETRA SQUADRATA MURATURA ORDINARIA, REALIZZATA CON ELEMENTI ARTIFICIALI MURATURA ARMATA, REALIZZATA CON ELEMENTI ARTIFICIALI MURATURA ORDINARIA, REALIZZATA CON ELEMENTI IN PIETRA SQUADRATA IN ZONA 3 E 4 MURATURA ARMATA, REALIZZATA CON ELEMENTI ARTIFICIALI SEMIPIENI, IN ZONA 4 MURATURA ARMATA, REALIZZATA CON ELEMENTI ARTIFICIALI PIENI, IN ZONA 4 Tabella 3 tmin (h0/t)max (l/h)min 300mm 240mm 240mm 240mm 200mm 150mm 10 12 15 12 20 20 0,5 0,4 Qualsiasi 0,3 0,3 0,3 Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 65/79 Interventi sugli edifici esistenti Verifiche di sicurezza di “edifici semplici” La normativa consente di evitare le verifiche di sicurezza (in quanto automaticamente soddisfatte) per gli edifici che rientrino nella definizione di edificio semplice. Edifici semplici Si definiscono edifici semplici quelli che rispettano le caratteristiche di regolarità in pianta ed altezza. Inoltre: 1) le pareti strutturali siano continue dalle fondazioni alla sommità; 2) in ciascuna delle due direzioni siano previsti almeno due sistemi di pareti di lunghezza complessiva, al netto delle aperture, ciascuna non inferiore al 50% della dimensione dell’edificio nella medesima direzione (sono conteggiabili solo i setti murari che rispettano i requisiti della Tabella 3); 3) in entrambe le direzioni siano presenti pareti resistenti al sisma con interasse non superiore a 7m (9m per muratura armata); 4) in corrispondenza di incroci d’angolo tra due pareti perimetrali, per entrambe le pareti, devono essere presenti setti murari di lunghezza non inferiore ad 1m compreso lo spessore del muro; 5) gli interpiani non siano maggiori di 3.5m; Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 66/79 Interventi sugli edifici esistenti 6) per ciascun piano il rapporto tra area della sezione resistente delle pareti e superficie del piano sia compreso tra il 2.5 e il 7%, in funzione del tipo di muratura, il numero di piani e la zona sismica del sito (Tabella 4) Tabella 4 – Area delle pareti resistenti in ciascuna direzione ortogonale per edifici semplici 7) devono essere rispettate prescrizioni sui dettagli costruttivi relative ai cordoli, agli appoggi di travi e travetti in acciaio e legno, architravi (§8.2.3 Allegato 2 – Ordinanza 3274) Strutture miste con pareti in muratura ordinaria e armata E’ consentito utilizzare strutture di diversa tecnologia per sopportare i carichi orizzontali purché la resistenza all’azione sismica sia integralmente affidata agli elementi con la stessa tecnologia. In tal caso dovranno essere seguite le regole di progettazione di tale tecnologia. Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 67/79 Interventi sugli edifici esistenti 15. EDIFICI ESISTENTI La valutazione delle sicurezza ed il progetto degli interventi è diretta conseguenza della conoscenza dello stato dell’edificio. ⇒ Documenti di progetto (relazioni geotecniche e strutturali,elaborati grafici) ⇒ Eventuale documentazione acquisita in tempi successivi alla costruzione ⇒ Rilievo geometrico e dei dettagli esecutivi ⇒ Prove in-situ e in laboratorio Dalla qualità e quantità della documentazione raccolta in fase conoscitiva si ottiene il LIVELLO DI CONOSCENZA Il livello di conoscenza acquisito determina il metodo di analisi e i fattori di confidenza da applicare alle proprietà dei materiali I fattori di confidenza servono a un duplice scopo: ⇒ Per definire le resistenze dei materiali da utilizzare nelle formule di capacità degli elementi duttili e fragili. Le resistenze medie, ottenute dalle prove in situ e dalle informazioni aggiuntive, sono divise per i fattori di confidenza; ⇒ Per definire le sollecitazioni trasmesse dagli elementi duttili a quelli fragili. A tale scopo, le resistenze medie degli elementi duttili, ottenute dalle prove in situ e dalle informazioni aggiuntive, sono moltiplicate per i fattori di confidenza. Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 E Eddiiffiiccii iinn ccaallcceessttrruuzzzzoo aarrm maattoo Indicazioni generali ¾ L’entità e l’urgenza dell’intervento dipendono dai risultati della fase di indagine e valutazione ¾ Nel caso di edifici fortemente irregolari l’intervento deve mirare a correggere tale situazione sfavorevole ¾ Sono sempre opportuni interventi volti a migliorare la duttilità locale ¾ È necessario verificare che l’introduzione di miglioramenti locali non riduca la duttilità globale E Eddiiffiiccii iinn m muurraattuurraa Indicazioni generali Oltre alle indicazioni per gli edifici in c.a. ¾ Murature di qualità insufficiente a sopportare le azioni verticali ed orizzontali devono essere adeguatamente consolidate o sostituite ¾ Devono essere resi efficaci i collegamenti tra solai e pareti (coperture comprese) Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 68/79 Interventi sugli edifici esistenti ¾ Le spinte non contrastate di coperture, archi e volte devono essere ridotte o eliminate ¾ Elementi di forte vulnerabilità sui quali non sia possibile intervenire devono essere eliminati ¾ La trasformazione di solai flessibili in solai rigidi comporta una diversa distribuzione delle azioni del sisma (favorevole o sfavorevole), di cui si dovrà tener conto T TIIPPII DDII IINNTTEERRVVEENNTTOO cRinforzo, sostituzione o ricostruzione di tutti o parte degli elementi dModifica dell’organismo strutturale (aggiunta di nuovi elementi ad esempio pareti in c.a., controventi in acciaio, saldatura di giunti, ampliamento di giunti, eliminazione di piani “deboli”, ecc.) eIntroduzione di un sistema strutturale aggiuntivo in grado di resistere per intero all’azione del sismica eCollegamento a taglio del sistema strutturale aggiuntivo fTrasformazione di elementi non strutturali in elementi strutturali fVerifica comportamento a diaframma degli impalcati (eventuale soletta integrativa o controventi) gRiduzione delle masse hLimitazione o cambiamento della destinazione d’uso iDemolizione parziale Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Particolare controventi in acciaio Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 70/79 Interventi sugli edifici esistenti Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 71/79 Interventi sugli edifici esistenti Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 72/79 Interventi sugli edifici esistenti Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 73/79 Interventi sugli edifici esistenti Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 74/79 Interventi sugli edifici esistenti Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 S. Faustino (Brescia) Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 75/79 Interventi sugli edifici esistenti Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 76/79 Interventi sugli edifici esistenti Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 77/79 Interventi sugli edifici esistenti Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 78/79 Interventi sugli edifici esistenti Corso Sismica – Interprofessionale della Provincia di Cremona Cremona – 8 Maggio 2006 Organizzazione di un edificio in zona sismica Page 79/79 Interventi sugli edifici esistenti