Il prezzo di Miller LIBRETTO DI SALA

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traduzione
Masolino D’Amico
“Il Prezzo”, la commedia di Arthur Miller che debuttò a Broadway nel 1968, mette in scena quattro
personaggi più un quinto che non possiamo vedere,
perché è morto da qualche tempo. Anche Isidore,
il padre di Miller, era morto, due anni prima. Così
il figlio lo avrebbe ricordato nella sua autobiografia
“Svolte” (1986): “Era arrivato tutto solo a New York
dal centro della Polonia ancor prima del suo settimo compleanno. Adesso aveva una National e un
autista che lo attendeva al ciglio della strada per
portarlo ogni mattina nella Seventh Avenue, il quartiere dell’industria dell’abbigliamento.” Questo avveniva, si capisce, prima della grande crisi del ‘29,
quando questo self-made man perse tutto e dovette
abbandonare il suo lussuoso appartamento al sesto
piano con vista sul fiume e stipare la famiglia in
uno minuscolo a Brooklyn, dove il futuro commediografo divideva la camera da letto col nonno. Forse
esaurito dallo sforzo che aveva fatto per crearsi e
diventare ricco, lui semianalfabeta in un mondo inizialmente estraneo, Isidore non ebbe la forza per
ricominciare daccapo, e da allora in poi si rifugiò in
una specie di passiva rassegnazione. Il suo dotato
figlio trovò difficile perdonarglielo finché Isidore fu
vivo, salvo vent’anni dopo la sua morte ripensare a
lui con comprensione e affetto. Sempre in “Svolte”,
lo ricorda quando ormai più che ottantenne passava
la giornata sul portico di una casa di riposo a Long
Island. “In ottant’anni non aveva mai avuto il tempo
di star seduto a guardare il mare. Aveva dato lavoro
a centinaia di persone e aveva prodotto decine di
migliaia di capi d’abbigliamento e li aveva spediti in
tuttte le città degli Stati Uniti, e ora alla fine della vita
guardava il mare e diceva sorridendo contento: ‘Ah,
ma allora è rotonda!’”.
Questa dolcezza è ancora assente dai rapporti tra i
la Critica
due fratelli del “Prezzo” e il loro defunto papà, che
proprio come Isidore era stato ricco e poi li aveva
delusi mettendoli improvvisamente davanti alla prospettiva di un futuro molto meno roseo di quello che
aveva loro promesso. Adolescenti al momento della
catastrofe, i fratelli l’avevano affrontata ciascuno a
suo modo, imboccando strade diverse, quella del
maggiore comportando addirittura un drastico distacco dalla famiglia. Oggi, riuniti da una necessità
banale ma imprescindibile – si tratta di liquidare
tutto l’arredamento dell’antica dimora in un angolo
della quale il padre ha vissuto asserragliato e seminascosto, arredamento pomposo, nel frattempo
diventato anacronistico – i fratelli si ritrovano faccia a faccia, e nel confronto ciascuno è costretto
suo malgrado a fare i conti col proprio passato, e a
domandarsi se abbia fatto bene a seguire la strada
che ha seguito. Quella dell’autogratificazione comporta ora, forse, dei rimorsi; quella del sacrificio, il
sospetto che questo sia stato inutile. Come al solito,
Miller, non dà risposte. Ammesso che ci sia chi ha
torto e chi ha ragione, il burattinaio non si arroga il
diritto di deciderlo. Però ha un messaggio, tramite l’unico personaggio esterno, ossia il trafficante
venuto a fare una stima del mobilio. Questo personaggio è la vera grande invenzione della commedia, un vecchissimo ebreo che ha attraversato
mille peripezie, che è caduto e si è rialzato mille
volte nella sua lunga esistenza, e che adesso guarda le schermaglie e i rancori dei due fratelli dall’alto
dell’antica saggezza di chi ha accettato da subito e
per sempre che nella vita, in fondo, conta una cosa
sola, e questa è non arrendersi mai.
Masolino D’Amico
“Alcuni giudizi dei più importanti critici americani in occasione della prima mondiale al Morosco
Theatre di Broadway il 7 febbraio 1968”.
MIKE STEIN
WNEW RADIO
“Il Prezzo” è destinato a diventare un “classico” del teatro.
PENELOPE GILLIAT
THE OBSERVER
Nessuno può scrivere meglio di Arthur Miller sulla morsa dell’uomo avvitato al suo destino.
E’ un’opera moderna e intelligente. E’ un’opera che rimarrà. E’ come un testamento.
CLIVE BARNES
NEW YORK TIMES
“Il Prezzo” è una delle opere più profonde e insieme divertenti che Miller abbia mai scritto.
Teatrale in modo superbo e sfavillante, Miller capta l’interesse con la maestria del grande
affabulatore. Ha creato quattro parti eccezzionali per quattro grandi attori.
WILLIAM GLOVER
ASSOCIATED PRESS
“Il Prezzo” è un’affascinante inchiesta sul mistero del successo personale.
L’opera è come un corpo pieno di vitalità e di potenza.
ALLAN JEFFREYS
WABC-TV
Finalmente una vera opera di teatro: “Il Prezzo”.
TED HOFFMAN
WINS
“Il Prezzo” è un’opera provacante e ricca, profondamente emozionante e anche eccezionalmente
divertente.
JOHN CHAPMAN
DAILY NEWS
Salutiamo con gioia questa nuova opera di Arthur Miller!
Sa scrivere con vigore ed eccezionale chiarezza. La sua intensità è affascinante e scorre fino alla
fine come un fiume.
Umberto Orsini
note di Regia
Massimo Popolizio
Sei anni fa nella libreria del National Theatre di
Londra mi capitò tra le mani “The Price” di Arthur
Miller e la memoria mi riportò ad uno spettacolo
interpretato da Raf Vallone negli anni sessanta.
Cominciai la lettura e fui catturato dal dialogo e
dall’attualità della vicenda. Cercai una traduzione italiana ma era inesistente. Decisi che avrei
portato in scena la commedia solo se avessi
trovato tre bravissimi attori nei ruoli principali e
in tal caso per me avrebbe avuto un senso interpretare Gregory Solomon un mediatore di mobili
di novant’anni.
I miei desideri si sono avverati: ho tre splendidi
compagni e finalmente “Il Prezzo” gode di una
traduzione italiana che viene a colmare una lacuna nell’opera omnia di Miller nel decennale
della sua scomparsa.
Umberto Orsini
Ho accolto con grande entusiasmo la responsabilità di dirigere questa commedia di ARTHUR
MILLER che è stata scritta nel 1968 e che in
Italia è praticamente inedita. È un’opera a mio
avviso molto importante e che proprio in questi
giorni viene riproposta negli Stati Uniti e in Inghilterra in occasione del decimo anniversario
della morte dell’autore. Ma è importante perché
riprende argomenti cari a Miller e ad altri autori americani della seconda metà del novecento
che hanno focalizzato sul tema della famiglia e
del disagio legato a mutamenti storico-econo-
mici il loro interesse più appassionato. In questa
commedia tutto ha un prezzo: le scelte, i ricordi,
gli errori, le vittorie e le sconfitte.
Ma quello che mi ha colpito di più in questo lavoro così ben strutturato nella sua alternanza di
momenti divertenti e di momenti drammatici è
stata la consistenza e lo spessore dei quattro
personaggi che animano la storia. Un poliziotto
di New York che deve vendere tutti i mobili accumulati da un padre che per anni si era isolato
in un appartamento in cui questi oggetti erano
accatastati e che a sedici anni dalla sua morte
devono essere venduti perché l’edificio sta per
essere abbattuto, una moglie con dei problemi di
alcool e di depressione, un fratello che da anni
ha fatto un suo percorso di successo perché ha
saputo allontanarsi dalle conseguenze della crisi
e col quale il poliziotto non ha contatti da più di
dieci anni e che ricompare sulla scena proprio in
occasione di questa vendita. E un quarto personaggio, un venditore di mobili usati, che dovrà
stabilirne il prezzo.
Un dialogo a volte divertente e caustico e a volte
drammatico come in un dramma di O’Neil.
Grazie anche ad uno sforzo produttivo raramente riscontrabile nel teatro privato ho potuto collaborare con i migliori artisti e professionisti del
settore. Soprattutto ho avuto occasione di stare
in scena con i colleghi che amo e di ripetere
con Umberto quel sodalizio che ci ha legati per
anni da “L’uomo difficile” fino a “Copenaghen”.
E’ stata un’esperienza felice dirigerli perché essi
parlano un linguaggio che ben conosco: quello
del teatro di interpretazione.
Massimo Popolizio
foto di
Scena
Foto di scena ©Marco Caselli Nirma
gli Attori
gli Attori
Umberto Orsini nel ruolo di Gregory Solomon
Massimo Popolizio nel ruolo di Victor Franz
Alvia Reale nel ruolo di Esther Franz
Elia Schilton nel ruolo di Walter Franz
Formatosi all’Accadenmia Nazionale d’Arte Drammatica,
debutta ne Il diario di Anna Frank con la regia di Giorgio
De Lullo, che lo dirige anche in altri memorabili spettacoli
della Compagnia dei Giovani. Con la Compagnia Morelli-Stoppa è ne L’Arialda di Giovanni Testori con la regia di
Luchino Visconti. Negli anni ’60 e ’70 raggiunge una vasta
popolarità con l’intenso lavoro teatrale, cinematografico
(debutto con Fellini ne La dolce vita, affermazione con Visconti ne La caduta degli dei e Ludwig), televisivo (per tutti
I fratelli Karamazov).
Dal 1982 al 1997 è direttore artistico, del Teatro Eliseo.
Numerosi gli spettacoli da protagonista, tra i classici:
I Masnadieri di Schiller e Otello di Shakespeare, con la
regia di Lavia; tra i contemporanei: Old Times di H. Pinter,
Servo di scena di R. Harwood, Amadeus di P. Shaffer, Besucher di B. Strauss, Affabulazione di P.P. Pasolini, Morte
di un commesso viaggiatore di A. Miller, Copenaghen di
M. Frayn. Diretto da Visconti, Lavia, Missiroli, Ronconi, Cobelli, Avogadro. E. De Capitani.
Nel 2012 fonda la sua Compagnia, La leggenda del grande inquisitore, Le memorie di Ivan Karamazov, La ballata
del carcere di Reading, Il giuoco delle parti, Nove e Un
marito ideale, gli spettacoli prodotti.
In teatro è ventennale la collaborazione con Luca Ronconi, da Gli ultimi giorni dell’umanità di Kraus nel 1990 a
Lehman Trilogy di Massini nel 2015, ultima regia del Maestro. Tra i tanti spettacoli interpretati è diretto da: Mauro
Avogadro in Copenaghen di M. Frayn, Árpád Schilling in
Riccardo III di Shakespeare, Piero Maccarinelli in Ritter
Dene Voss di T. Bernhard, Daniele Abbado in Cyrano de
Bergerac di E. Rostand, Massimo Castri in Il misantropo di
Molière, Lluís Pasqual in Blackbird di D. Harrower, Claudio
Longhi in Prometeo di Eschilo, Carmelo Rifici in Visita al
padre di R. Schimmelpfennig.
In televisione è tra i protagonisti della serie La stagione
dei delitti e di vari film televisivi, tra gli altri: L’attentatuni
e Il grande Torino entrambi diretti da Claudio Bonivento, Il
delitto di Via Poma di Roberto Faenza, Qualsiasi cosa succeda di Alberto Negrin. Per il grande schermo ha lavorato
con i fratelli Taviani (Le affinità elettive), Michele Placido
(Romanzo criminale), Daniele Luchetti (Mio fratello è figlio unico), Paolo Sorrentino (Il Divo e La grande bellezza),
Mario Martone (Il giovane favoloso), Fiorella Infascelli (Era
d’estate).
Numerosi i premi ricevuti dagli Ubu per il teatro al Nastro
d’Argento per il doppiaggio.
Nella sua carriera è nove volte diretta da Luca Ronconi, da
Strano interludio di O’Neill a Gli ultimi giorni dell’umanità
di Kraus, da L’uomo difficile di Hofmannstal a Quel pasticciaccio brutto di via Merulana di C. E. Gadda, a Il Panico
di Spregelburd. Ha recitato, tra gli altri, negli spettacoli
diretti: da Nanni Garella, Anatol di Schnitzler; Roberto De
Simone Agamennone di Eschilo; Massimo Castri Gli innamorati di Goldoni; Eimuntas Nekrosius, Ivanov di Checov.
E’ protagonista, diretta da Cesare Lievi, di Donna Rosita
nubile di Garcia Lorca.
Impegnata nella valorizzazione della drammaturgia contemporanea lavora, tra gli altri, con i registi Valter Malosti,
Mauro Avogadro, Renato Carpentieri, Federico Tiezzi, Leo
Muscato, Valerio Binasco.
Fonda con Emanuela Mandracchia, Sandra Toffolatti e
Mariangeles Torres il gruppo “Mitipretese” con il quale ha
diretto e interpretato: Roma ore 11 di Elio Petri, Festa in
famiglia e Troiane, variazioni sul mito. Con Il giuoco delle
parti di Pirandello, regia di Roberto Valerio, ha iniziato la
sua collaborazione con la compagnia Orsini. Tra gli altri
premi ha ricevuto il Premio Eleonora Duse.
Debutto nel 1978 con La Duchessa di Amalfi di Webster,
regia di Mario Missiroli, collabora a più riprese con Carlo
Cecchi, suo grande Maestro, che lo dirige in molti dei suoi
spettacoli, tra gli altri, Il Misantropo di Molière, Amleto di
Shakespeare, Hedda Gabler di Ibsen.
E’ fra gli interpreti degli spettacoli diretti da Gianfranco De
Bosio, Beppe Navello, Mario Morini, Filippo Crivelli, Tonino
Conte, Walter Le Moli. Con Luca Ronconi prende parte
a Professor Bernhardi di Schnitzler, Drammi di guerra di
E. Bond, Lo specchio del diavolo di G. Ruffolo e Troilo e
Cressida di Shakespeare.
Nel corso delle ultime stagioni, è stato protagonista di Tartufo di Molière per la regia di Carlo Cecchi e di Demonii di
Dostoevskij a cui è seguito Il ritorno a casa di H. Pinter, per
la regia di Peter Stein. Per il cinema ha lavorato con Brusati (Lo zio indegno), Fago (Pontormo) Bondì (De Reditu),
Papetti (Noi due) e Sorrentino (L’amico di famiglia). Per la
televisione, oltre che per produzioni in lingua francese, ha
recitato tra gli altri nel film di Giraldi (Una vita perduta), di
Sironi (Il furto del tesoro, Montalbano, Virginia La Monaca
di Monza). Numerose le partecipazioni radiofoniche.
Scenografia
Maurizio Balò
costumi
Gianluca Sbicca
luci
Pasquale Mari
Maurizio Balò scenografo
GIANLUCA SBICCA costumista
PASQUALE MARI light designer
Studi di architettura all’Università di Firenze, dove inizia
la propria attività con il gruppo di teatro universitario.
Dal
1975 (Vestire gli ignudi di Pirandello) progetta scenografie
e costumi di numerose produzioni per il teatro di prosa.
Con La damnation de Faust di Berlioz al Comunale di
Bologna nel 1982 realizza il suo primo allestimento per
il teatro d’opera a cui seguono produzioni in diversi teatri lirici italiani e stranieri. Massimo Castri, Carlo Cecchi,
Giancarlo Cobelli, Luca De Fusco, Nanni Garella, Cesare
Lievi, Werner Herzog, Kris Kraus, Egisto Marcucci, Lorenzo
Mariani, Roberto Valerio, Federico Tiezzi i registi con i quali
ha collaborato. Numerosi i Premi al suo lavoro: premio alla
Quadriennale di Scenografia di Praga per La damnation
de Faust di Berlioz; Premio Ubu a molti dei suoi lavori da
Elettra di Euripide a Il Misantropo di Molière; tra i Premio
ETI-Gli Olimpici del Teatro John Gabriel Borkman di Ibsen
ed Erano tutti miei figli di Miller; Premio dell’Associazione
Nazionale dei Critici di Teatro per Tre sorelle di Cechov;
Premio internazionale Cinearti La chioma di Berenice per
Porcile di Pasolini; Premio Le Maschere del Teatro per
Andromaca di Euripide e per Antonio e Cleopatra di Skakespeare.
Dopo varie esperienze nel campo della moda, con Gianfranco Ferrè, Jean Paul Gaultier, Reporter e altri, si avvicina, con Simone Valsecchi, al teatro come assistente
di Maria Carla Ricotti per Macbeth Clan, regia di Angelo
Longoni, e poi di Jacques Reynaud per Lolita di Nabokov,
regia di Luca Ronconi. Il Candelaio di Giordano Bruno
è il primo spettacolo che firma con Valsecchi per Luca
Ronconi, ed è l’inizio di un sodalizio artistico durato 15
anni fino al suo ultimo spettacolo Lehman Trilogy. Collabora stabilmente con Claudio Longhi, per il quale firma i
costumi di diversi spettacoli, tra i quali Caligola, La Peste,
La resistibile ascesa di Arturo Ui, Il Ratto d’Europa. Nel
corso della sua carriera lavora con molti registi tra cui
Peter Greenaway, Alvis Hermanis, Gabriele Lavia, Daniele
Salvo, Piero Maccarinelli, Pietro Babina, Massimo Popolizio, Sergio Fantoni, Marco Rampoldi, Roberto Valerio, e
veste alcuni dei più grandi attori italiani. Collabora con lo
stilista Antonio Marras in diverse installazioni e spettacoli
teatrali tra cui Sogno di una notte di mezz’estate, regia di
Ronconi e La Famiglia Addams, regia di Gallione. Ha curato con Valsecchi la sezione moda e costume del “Museo
delle Millemiglia” di Brescia
Socio fondatore del gruppo teatrale e cinematografico Teatri Uniti. Collaboratore di Mario Martone, e, tra gli altri, di
Andrea De Rosa, Toni Servillo, Carlo Cecchi, Valerio Binasco, Arturo Cirillo, Roberto Valerio, Alessandro Gassmann,
Luca Zingaretti, Luigi Lo Cascio, Daniele Luchetti. Ha lavorato per molte produzioni d’opera nei maggiori festival
europei collaborando con Claudio Abbado, Riccardo Muti,
Daniele Gatti, James Conlon, Myung-Whun Chung e, tra
i registi, con Martone, De Rosa, Gianni Amelio e Marco
Bellocchio. Tra le opere: la Matilde di Shabran al Rossini
Opera Festival di Pesaro e al Covent Garden, Il Falstaff ed
il Macbeth di Verdi agli Champs Elysées, Cavalleria Rusticana e Luisa Miller alla Scala, il Don Pasquale al Real
di Madrid, Elektra di Strauss al Petruzzelli di Bari, Simon
Boccanegra alla Fenice di Venezia, il Flauto Magico per
l’Orchestra di Piazza Vittorio e numerose creazioni del
Balletto Civile di Michela Lucenti. Nel cinema ha lavorato con Mario Martone, Paolo Sorrentino, Ferzan Ozpetek,
Francesca Archibugi, Marco Bellocchio, Luigi Lo Cascio e
Stefano Incerti. Tra i premi per l’attività cinematografica
due Globo d’Oro, un Ciak, un Esposimetro d’Oro, un premio Sacher, due Nastro d’Argento.
lealicommunication.com
traduzione di Masolino D’Amico
con:
Umberto Orsini nel ruolo di Gregory Solomon
Massimo Popolizio nel ruolo di Victor Franz
Alvia Reale nel ruolo di Esther Franz
Elia Schilton nel ruolo di Walter Franz
Scene: Maurizio Balò
Costumi: Gianluca Sbicca
Luci: Pasquale Mari
Regia: Massimo Popolizio
Direzione artistica: Umberto Orsini
Il testo di Arthur Miller fotografa con spietata lucidità
e amara compassione le conseguenze della devastante crisi economica avvenuta negli Stati Uniti nel
‘29.
Figli di un padre che ha subito drammaticamente
questa crisi due fratelli si incontrano dopo alcuni
anni dalla sua morte per sgomberare un appartamento in cui sono accumulati i mobili e gli oggetti
raccolti dal padre nel corso della sua vita e che sta
per essere demolito.
Un vecchio broker è chiamato per stabilirne il prezzo. Dietro questo semplice spunto emergono tutte
le incomprensioni e le menzogne che la paura della
perdita improvvisa del benessere possono esercitare
su chi si dibatte nella crisi. Miller tratta questo tema
con la sua consueta maestria facendoci scoprire un
capolavoro che pur venendo da lontano ci porta ai
nostri giorni così pieni di incertezze.
Il Direttore Artistico
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