A ROUND TABLE ON SCIENCE ,
LETTER AND ART
IC'S CORER
FROM THE STARS TO THE MIND
< STAMIALI: SI; STAMIALI: O >
U PUTO DI
VISTA
Bruno J.R. icolaus *
ei prossimi giorni di questo novembre, verremo chiamati a votare su di un problema, la cui
importanza scientifica, morale e pratica travalica quanto immaginato dalla maggior parte delle
persone. Su questo argomento sono stati sprecati fiumi di inchiostro e non è nostra intenzione
dire ancor più di quanto abbiano già detto illustri colleghi e compatrioti; desideriamo,
piuttosto, farvi partecipi di alcune riflessioni, che ci hanno aiutato a maturare un punto di vista
ragionato.
***
In Mesopotamia, molto prima che vi nascesse Abramo, fiorì una grande civiltà che il diluvio
universale sommerse sotto uno strato di fango alto più di due metri e mezzo. Sono state trovate molte
tavolette di argilla, sulle quali i sacerdoti Sumeri avevano inciso in caratteri cuneiformi interi trattati
medici. Al tempo del grande re Hammurabi (1948 a.C.) i medici sacerdoti dovevano rendere conto
del loro operato e le leggi che regolavano la loro professione erano elencate su di una grande stele.
L’articolo 215 recitava, ad esempio < se il medico aprirà con un coltello un ascesso o guarirà un
occhio malato riceverà dieci sicli d’argento. Se il paziente è uno schiavo liberato pagherà cinque
sicli .. se invece durante l’intervento il paziente perderà la vita o gli occhi, al medico verranno
amputate le mani..>. La medicina, più arte e magia che scienza, progrediva lentamente tra mille
difficoltà ed una grande carenza di conoscenza, dovuta anche al fatto che era proibito sezionare
cadaveri umani ed imparare sperimentalmente come è effettivamente costruito il corpo e come
funziona.
La medicina nella Valle del Nilo si sviluppò parallelamente a quella della Mesopotamia, racconta
Erodoto nelle sue <Storie>. Grande attenzione veniva rivolta al benessere del paziente e pertanto
tanti erano i rimedi palliativi a disposizione. La medicina in sé, invece, non fece progressi
apprezzabili. Era una medicina iniziatica, il cui compito principale consisteva nel liberare l’infermo
dal demonio, rifuggendo per motivi religiosi da ogni studio anatomico sui cadaveri umani. La
trapanazione del cranio era un’operazione ben nota, ma il suo unico scopo era quello di permettere
agli spiriti maligni di fuoriuscire, liberando il paziente dai demoni, ma condannandolo nel contempo
a morte sicura.
el periodo aureo dell’antica Grecia, il medico smise di interrogare gli astri e di pronunciare
formule rituali ed iniziò a studiare più criticamente l’uomo malato e la sua sofferenza, gettando
le basi per una medicina scientifica. Alcmeone da Crotone (ca.570 a.C.) smentì che il cuore
fosse la sede delle sensazioni e dell’intelligenza e affermò che il pensiero risiede nel cervello,
dove convergono le sensazioni dell’uomo.
Successivamente, ad Alessandria d’Egitto, il seme disseminato dalla scuola medica greca diede
frutti d’inestimabile valore, soprattutto in due campi negletti dagli ippocratici, l’anatomia e la
fisiologia. Erofilo fece scoperte anatomiche che rappresentavano un progresso improvviso ed
impressionante. Egli studiò l’anatomia del cervello e del midollo spinale, distinse i nervi dai
tendini e dai vasi sanguigni, scoprì che i nervi determinano e guidano i movimenti e che il loro
centro è il cervello. ella scatola cranica egli vide le membrane che ricoprono il cervello,
descrisse il cervelletto, le meningi e i ventricoli.
Come poté Erofilo fare tutte queste scoperte anatomiche, incomparabilmente più numerose ed
importanti di qualsiasi suo predecessore?
Trascurando il culto dei defunti, assicura Galeno, egli fu il primo a praticare la dissezione di corpi
umani, dando l’avvio alla nascita dell’anatomia.
Operato ancor più impressionante, se si considera che a quei tempi, dall’area mediterranea
fino all’India ed alla lontanissima Cina, il sezionare cadaveri umani, era considerata azione
tanto empia da meritare severissime pene, talora perfino la morte.
La sacralità del corpo umano vivente o defunto, ha
rappresentato in effetti da sempre una caratteristica,
potremmo dire universale, delle varie culture,
indipendentemente da razza, territorio ed epoca storica.
Dobbiamo anche riconoscere però, che nessun divieto è riuscito
ad arginare il progresso ed a soffocare la sete di sapere e
conoscenza dell’essere umano.
Dobbiamo chiederci francamente, cosa saremmo oggi e che qualità di vita avremmo noi ed i
nostri figli, se in passato non ci fossero state persone come Erofilo, Ippocrate, Alcmeone e tanti
altri, coraggiosi al punto da infrangere per puro amor di conoscenza ogni divieto e tabù,
rischiando la vita. Se questo non fosse avvenuto, non avremmo oggi né anatomia né
fisiologia,le due scienze chiave della medicina moderna. Ci ritroveremmo schiavi di stregoni e
superstizioni, impreparati ad affrontare e superare pestilenze e carestie, a sviluppare sistemi di
vita rispettosi di validi criteri di igiene. Pensate a quante vite salvate ieri ed oggi, grazie allo
sviluppo della biochimica, della farmacologia e della chirurgia; pensate al diabete, alle malattie
di cuore, alla mortalità infantile, alle infezioni più gravi…
on dimenticate, che
. prima del cortisone, dei cortisonici e degli antinfiammatori non steroidali, l'artrite poteva
portare sulla sedia a rotelle;
. prima della penicillina, dei sulfamidici e degli altri antibiotici ed antibatterici sintetici, il tifo,
la polmonite, la setticemia, la meningite, la febbre puerperale, la tubercolosi e tante altre
infezioni rappresèntavano l'anticamera della morte;
. prima dell'era degli antibiotici, le infezioni dopo le operazioni chirurgiche erano all'ordine
del giorno e la mortalità in seguito al!'intervento molto elevata;
. prima della ciclosporina. dei cortisonici e di altri immunosuppressori, i trapianti
erano sinonimo di rigetto;
. prima dell'aspirina e degli altri antidolorifici anche un semplice mal di testa o mal di denti ti
mettevano al tappeto;
. prima dei farmaci attivi sul sistema nervoso centrale, la schizofrenia, l'epilessia ed il morbo
di Parkinson erano veri flagelli, la depressione rappresentava l'anticamera del suicidiò,
l'ansia paralizzava ogni attività;
. prima dei vaccini contro la difterite, il morbillo, la pertosse, il tetano, la poliomielite, la
rosolia, l'epatite ed il vaiolo, i tuoi figli rischiavano di morire o di restare menomati, perfino
cerebrolesi o storpiati;
. prima della «pillola», la soluzione più praticata in molti paesi era l’aborto;
. prima degli antitumorali il cancro era senza speranza per giovani e anziani;
. prima dell'insulina e, degli ipoglicemizzanti orali, per i diabetici le campane suonavano a
morte;
. prima degli antiipertensivi, degli anticoagulanti e degli antiaggreganti, l'ipertensione
significava infarto, o ictus cerebrale a breve scadenza;
. prima del chinino e derivati la malaria era condanna senza appello;
. prima della morfina il malato terminale non moriva: crepava tra sofferenze atroci;
. prima della digitale, della nitroglicerina e degli antiaritmici, per tanti malati di cuore ogni
sorgere del sole significava nuovi terribili affanni, la continuazione cosciente di una lunga
agonia.
Tutto questo sono fatti e non solo parole e sono stati conquistati grazie a ricercatori, come
Ippocrate, Erofilo, Alcmeone e tanti altri, che osarono infrangere i tanti tabù e divieti del loro
tempo a costo della propria vita.
***
Il mito racconta come Prometeo abbia rubato il fuoco agli dei,
donandolo all’uomo, per affrancarlo dal suo misero stato. Il
fuoco atterrì certamente molti dei nostri progenitori, i quali
presagivano terribili eventi ed imprevedibili pericoli, come
conseguenza del suo uso. In effetti, ci si scotta le dita col fuoco.
Eppure l’uomo ha imparato poco alla volta a domare il fuoco
ed a trasformarlo in uno strumento efficace. Pensate che
esisterebbe la civiltà odierna senza la scoperta e
l’addomesticamento del fuoco? Sicuramente o.
Una inarrestabile forza naturale fatta di curiosità, sete di sapere e caparbietà spingono l’animo
umano verso traguardi, che non sempre riusciamo a decifrare nella loro interezza.
La spinta verso il progresso è un evento naturale che non possiamo semplicemente ignorare, frenare
o cancellare. Possiamo invece domarla ed addomesticarla opportunamente con la nostra ragione.
La storia lo insegna.
***
La ricerca biomedica ha fatto passi da gigante nell’ultimo secolo, raggiungendo traguardi insperati.
Oggi comprendiamo meglio come siano strutturati i viventi e quali siano i meccanismi genetici
attraverso i quali trasmettiamo ai nostri figli il bene ed il male di noi stessi. Già intravediamo come
potremmo fare di più. Come intervenire con nuove ricerche per curare altri terribili flagelli come il
Parkinson, l’Alzheimer e le tante malattie genetiche e degenerative, che affliggono l ’umanità. Come
risolvere il problema dei trapianti di organi, come accorciare le terribili liste di attesa dei tanti in
bilico tra la vita e la morte. E tante altre cose.
Lo studio della genetica e di tutta la biologia si trova ad una svolta cruciale e le cellule staminali
rappresentano una grande promessa. Questo filone di ricerca và perseguito perciò in Svizzera o
altrove, fino alla fine.
E allora, Staminali: Si; Staminali: No?
Bandire la ricerca sarebbe, a nostro avviso, un’azione antistorica. Con le Staminali l’uomo ha la
possibilità di agire come col fuoco, sfruttandone il potenziale senza scottarsi le dita. In questo senso
và la lodevole proposta del nostro governo federale: permettere la sperimentazione, applicando
vincoli precisi e controlli severi.
Non dimenticate che, anche se voterete no, questa ricerca verrà sicuramente condotta in altri paesi
più compiacenti, con ovvio danno per la ricerca svizzera, già molto avanzata in questo settore.
Per quanto riguarda l’impiego degli embrioni già congelati e non conservabili in eterno, mi sembra
che distruggerli sarebbe un delitto. Meglio impiegarli nella ricerca di base per il bene comune.
Considerando questo tipo di ricerca alla stregua di un trapianto di organi, col fine ultimo di salvar
delle vite.
***
Note biografiche: Cittadino svizzero nato e residente in Italia. Laureato in chimica alle Università
di Zurigo e Bologna; docente presso gli Atenei di Milano e Perugia; ricercatore e direttore della
ricerca presso vari istituti internazionali. Membro della Società Chimica Svizzera, International
College of Neuropsychopharmacology, Accademia Pontaniana, New York Academy of
Sciences,ecc.
[email protected]; www.brunonic.org