Anno Accademico 2015-2016 Salute e società Prof.ssa Maria Cristina Marazzi PROGRAMMASALUTEESOCIETÀ Definizionesaluteedeterminanti Epidemiologiamalattieinfettive Nutrizioneesalute Cap1‐2‐3 Cap4vitamineidrosolubili Vitamineliposolubili Minerali Cap.5L’acqua Cap.6‐7 Cap.9 Cap.10Malnutrizionepereccesso Cap.11Diabetemellito Malattiecardiovascolari Tumori Tumori Legranditransizioni Cap.2‐3 Cap.4 dispensesulsito dispensesulsito p.1‐40 p.41‐43 p.52 p.61‐62 p.75‐84 p.85‐106 p.119‐133 p.141‐146 p.147‐149 p.163‐164 p.165‐166 Dispensesulsito p.21‐65 p.66‐80 1 Anno Accademico 2015-2016 Salute e società Prof.ssa Maria Cristina Marazzi Definizioni e concetto di salute, determinanti della salute. Epidemiologia e trasmissione delle malattie infettive Definizione di Società Per società si intende in senso ampio e generico, “ogni insieme di individui uniti da rapporti di varia natura e in cui si instaurano forme di cooperazione, collaborazione, divisione dei compiti, che assicurano la sopravvivenza e la riproduzione dell’insieme stesso e dei suoi membri”. Ma anche : “l’insieme di tutti gli esseri umani, in quanto uniti da vincoli naturali e da interessi generali comuni”. Definizioni e significato di Salute La salute può essere definita in modi molto diversi; il modo più semplice è identificarla con l’assenza di malattia. Tale formulazione, seppure efficace, trascura la possibilità di patologie presenti e non manifeste. Una definizione di salute comunemente utilizzata, coniata nel 1948 dall'Organizzazione Mondiale della Sanità tiene presente questo aspetto: “la salute è uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale” e non la semplice assenza di malattia. L'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) in inglese World Health Organization (WHO) è un’agenzia dell'ONU, un'organizzazione sovranazionale. In quanto tale, l’OMS dà delle raccomandazioni, non emana leggi, perché le leggi sono competenza degli stati. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha un ruolo di indirizzo, quindi dà definizioni e raccomandazioni che possono o meno essere recepite dalle varie nazioni. Nella definizione di salute sono comprese 3 dimensioni, non solo la salute fisica, ma anche quella psichica, psicologica (quindi l’assenza non solo di malattie fisiche, ma anche mentali). Infine nella definizione entra anche il benessere sociale, cioè il vivere in una condizione di integrazione sociale. Ad esempio una persona immigrata non integrata, oppure una persona senza fissa dimora non si può definire una persona che vive in completo benessere fisico, mentale e sociale. Si tratta di uno stato ideale, una definizione di salute molto ambiziosa, non facilmente raggiungibile. D'altra parte quando si parla di salute, si deve avere un target che sia alto per non accontentarsi della semplice assenza di malattia. Infatti si può avere una patologia non manifesta. Ci sono delle malattie, come le malattie infettive, in cui è evidente la differenza tra lo stato di salute e lo stato di malattia: ad esempio nell’influenza appaiono subito dei sintomi chiari come la febbre o dei sintomi respiratori: la tosse o un aumento delle secrezioni mucose nasali, o ancora il dolore alle articolazioni. Ci sono però delle patologie definite croniche che non danno immediatamente sintomi. Un esempio è il tumore del seno, che è il tumore più diffuso fra le donne. Questa patologia dà dei sintomi solo quando raggiunge certe dimensioni, cioè solo quando è già in una fase avanzata. Esiste però un test per la diagnosi precoce, uno screening, che è la mammografia. Ma a che serve svelare il tumore in una fase precoce? Serve ad individuarlo quand'è molto piccolo, quando ha la grandezza di qualche millimetro ed eliminarlo, prima che possa crescere. L’efficacia di questo screening è evidenziata dal fatto che oggi l'87% delle donne che ha il tumore al seno guarisce. Lo screening identifica una malattia che non dà sintomi, cioè la persona che va a fare la mammografia periodica (e dovrebbe essere fatta da tutte le donne dopo i quarant'anni, a meno che non ci siano problemi o rischi particolari e quindi va fatta prima), è una donna apparentemente sana, che però può già avere una malattia che viene identificata con un'indagine di medicina preventiva, cioè con lo screening mammografico. Un altro esempio è il controllo della glicemia per coloro che sono a rischio di diabete mellito (il diabete è una 2 malattia in aumento in Italia: ci sono 3 milioni di diabetici). Esistono alcuni fattori di rischio che devono spingere a fare questo screening: avere dei genitori diabetici, essere obesi/sovrappeso, avere una certa età, fare vita sedentaria ecc. IL controllo della glicemia eseguita su soggetti sani, privi di sintomi, può svelare uno stato di “pre-malattia”, di malattia asintomatica. Questi esempi ci fanno capire come parlare di semplice assenza di malattia è riduttivo per definire la salute. E infatti si usano gli screening per identificare delle malattie non ancora in atto o non ancora manifeste Ma un soggetto in queste condizioni, pur non avendo sintomi, non vive una condizione di completo benessere e questo ci fa intuire l’importanza di una definizione così esigente come è quella dell’OMS, che è alla base della prevenzione. Se ci si fermasse ad una definizione della salute come semplice assenza di malattia, molte malattie cronicodegenerative non sarebbero individuate precocemente ma in una fase in cui hanno già fatto dei danni ed è difficile ripristinare la condizione di salute. Differenze tra malattie acute e cronico-degenerative Le malattie acute e croniche hanno delle caratteristiche decisamente diverse. Causa/fattore di rischio Le malattie infettive per la maggior parte sono malattie acute e sono determinate da una causa specifica, necessaria , che è l'agente patogeno. La malattia infettiva è sempre provocata da un agente patogeno, senza quest’ultimo non può esservi malattia infettiva. Si tratta di un modello causa-effetto molto semplice. E’ un rapporto altamente specifico, cioè ad un agente patogeno corrisponde una determinata malattia: al bacillo di Koch corrisponde la tubercolosi; il virus dell'HIV causa l'AIDS, il plasmodio falciparum la malaria. Un uguale rapporto causa-effetto non è riconoscibile nelle malattie croniche, anche per la complessità della storia naturale di queste malattie. La storia naturale della malattia infettiva è semplice: al contatto con l’agente patogeno segue il periodo di incubazione, c'è la manifestazione clinica , e poi quasi sempre la guarigione o assai più raramente la morte. Le malattie croniche hanno alla loro origine non una causa ma fattori di rischio. Il fattore di rischio è un fattore che comporta un aumento del rischio di insorgenza della malattia. Monofattoriale/Multifattoriali La causa o fattore causale nelle malattie infettive è l’agente patogeno, le malattie croniche sono caratterizzate dalla presenza di più fattori di rischio. Quindi le malattie acute/infettive sono dette mono-fattoriali, mentre le malattie croniche sono dette multi-fattoriali. Predisposizione E’ una sorta di terreno favorevole allo sviluppo di una determinata patologia. La predisposizione è ereditaria, può essere identificata attraverso la presenza in una famiglia di un ascendente o più ascendenti malati (es: diabete mellito). La predisposizione è più forte se ad avere la malattia sono i genitori, ma è spesso presente, anche se più debole, se ad essere malati sono altri consanguinei. Nel diabete mellito la predisposizione è più forte se è il padre ad essere malato. Quindi se un soggetto è predisposto, è più facile, anche in combinazione con altri fattori di rischio, la comparsa della malattia. Come tutti i fattori di rischio la predisposizione anche se fortemente presente non determina la comparsa della malattia. Nel caso del diabete mellito, anche se entrambi i genitori sono malati, non è detto che il figlio si ammalerà. Pur avendo una forte predisposizione, se avrà uno stile di vita sano ed eviterà altri fattori di rischio comportamentali, non è detto che svilupperà la malattia. Anche alcuni tumori presentano una chiara predisposizione; tra questi alcuni tipi di tumori del seno e dell’intestino. Esistono anche altre malattie meno “importanti” che presentano familiarità: ad esempio l’artrosi e le vene varicose. 3 N.B. Diverso è il caso delle malattie ereditarie, come per esempio l’anemia mediterranea, di cui si può avere la forma completa (morbo di Cooley) o la forma incompleta. La modificazione genetica all’origine di questa patologia è un fattore causale e non un fattore di rischio (predisposizione). N.B. Nelle malattie infettive la presenza di più membri di una famiglia ammalati della stessa malattia è legata al contagio. Quindi, la predisposizione è assente nelle malattie infettive. Età di comparsa E’ evidente che ci si ammala di malattie infettive anche da adulti e anziani, ma la maggior parte delle malattie infettive si hanno durante l’età giovanile. Le malattie croniche invece sono tipiche dell’età adulta e anziana. Ci sono tuttavia malattie croniche dei più giovani come il diabete mellito giovanile, e alcuni tumori. Esordio improvviso/subdolo L’esordio è improvviso (acuto) nelle malattie infettive, mentre è subdolo, poco evidente nelle malattie croniche. Le malattie acute sono caratterizzate da un esordio chiaro, acuto, improvviso. Si passa repentinamente da una condizione di salute ad una condizione di malattia: la persona comincia a sentirsi male, in molti casi compare la febbre, compaiono dei sintomi legati all’interessamento dell’organo bersaglio: nel caso di una malattia dell’apparato respiratorio: tosse, aumento delle secrezioni, ecc.; nel caso dell’apparato digerente: nausea, vomito, diarrea, ecc. I sintomi sono quasi sempre tipici tanto che in genere il medico fa la diagnosi con facilità. Invece nelle malattie croniche, quasi sempre l’esordio è subdolo: la malattia non ha dei sintomi chiari, all’inizio. Per esempio il diabete mellito è lungamente asintomatico, talvolta anche quando la glicemia è molto elevata. Si possono avere dei sintomi generici (non tipici) come la stanchezza, ecc. Spesso nelle patologie croniche, quando i sintomi si manifestano chiaramente, la malattia è già presente da tempo; per esempio l’infarto del miocardio si manifesta in modo acuto (il malato sente in molti casi un dolore forte, nella zona cardiaca) ma le coronarie (arterie che portano il sangue al cuore) dell’infartuato hanno cominciato ad essere danneggiate, ammalate molti anni prima, senza dar luogo a sintomi. Periodo di incubazione/fase di latenza Nelle malattie infettive l’incubazione è il periodo che intercorre dal contatto con l’agente patogeno alla manifestazione dei sintomi. E’ un tempo con una durata definita a seconda della malattia; nell’influenza è 24-48 ore, nel morbillo 2-3 settimane, ecc. Quindi nella malattia infettiva, sulla base del periodo di incubazione, è possibile ricostruire il momento in cui il soggetto si è infettato. Nelle malattie croniche non c’è il periodo d’incubazione; si può definire una fase di latenza che è il periodo in cui i fattori di rischio agiscono nell’individuo e producono delle alterazioni responsabili della malattia. Il momento in cui iniziano alterazioni significative che diventano stabili dando luogo alla patologia cronica non è quasi mai riconoscibile. E’ noto, tuttavia, che la malattia sintomatica è quasi sempre preceduta da una fase asintomatica (latenza) che può durare molti anni. Decorso acuto/cronico Il decorso acuto è caratterizzato da un inizio improvviso, acuto, con sintomatologia evidente e tipica della malattia; i sintomi raggiungono un loro acme, la massima intensità; poi in modo spontaneo, cioè senza l’intervento di farmaci, si va verso una riduzione dei sintomi, fino alla loro scomparsa; si ha quindi la fase detta di convalescenza, in cui l’individuo torna alla condizione precedente la malattia (guarigione). Il decorso acuto in genere ha una durata di pochi giorni o qualche settimana. Il decorso cronico è molto diverso. La malattia inizia in modo subdolo: non ci sono sintomi tipici della malattia, ma generici: stanchezza, malessere ecc. Con la comparsa di sintomi più specifici si può avere una fase di acuzie seguita da remissioni (riduzione o scomparsa dei sintomi) e riacutizzazioni o recidive. Raramente la malattia cronica guarisce e tende piuttosto a protrarsi per tutta la vita. Sintomi chiari/sintomi generici Nelle malattie acute i sintomi sono caratteristici e subito manifesti, sono dapprima di intensità crescente (acuzie) e quindi decrescenti fino alla guarigione. Nelle malattie croniche i sintomi sono generici e solo tardivamente specifici; possono attenuarsi e riacutizzarsi. 4 Guaribili quasi sempre/quasi mai Le malattie infettive sono quasi sempre guaribili; l’individuo sano supera la maggior parte delle malattie infettive semplicemente facendo affidamento sulle sue capacità di difesa. Le malattie croniche non sono quasi mai guaribili. Ci sono delle malattie croniche guaribili, per esempio determinati tumori, che se diagnosticati precocemente, possono guarire. Dall’altra è anche vero che alcune malattie infettive non guariscono: per esempio L’AIDS. Una volta che il virus dell’HIV infetta l’individuo non è più eliminabile. L’AIDS è una malattia infettiva che è cronica. Anche alcuni tipi di epatiti virali hanno queste caratteristiche. Restitutio ad integrum La restitutio ad integrum è un termine medico che si usa per dire che la persona ritorna alla condizione che aveva precedentemente alla malattia, ritorna alla situazione che aveva prima di ammalarsi. La restitutio ad integrum è presente quasi sempre nelle malattie infettive, acute. Invece nelle malattie croniche la restitutio ad integrum è molto rara, come la guarigione. Presenza di esiti L’ultima differenza è legata alla precedente, ma aggiunge anche qualche cosa di diverso: nelle malattie acute gli esiti, le conseguenze della malattia sono rari. Quando si guarisce si ritorna alla condizione precedente. Ci sono anche delle malattie infettive in cui rimangono degli esiti, delle conseguenze. Per esempio nella poliomelite, malattia oggi debellata in Italia grazie alla vaccinazione, ma non in tutto il mondo. Quando questa malattia guarisce rimangono delle conseguenze: sono delle paralisi in genere agli arti inferiori. La persona è guarita ma non ha la restitutio ad integrum, rimangono degli esiti. Nelle malattie croniche, invece, gli esiti sono molto frequenti. La persona malata di diabete mellito non solo non guarisce, ma può avere delle complicazioni, esiti della malattia quali arteriopatie degli arti inferiori con possibili necrosi a carico del piede, delle arterie retiniche fino alla cecità. Un nuovo concetto di salute La definizione dell’OMS, pur avendo avuto grande importanza, è tuttavia figlia del tempo in cui è stata formulata: poco dopo la seconda guerra mondiale la vita media si fermava a 50 anni e le malattie infettive rappresentavano la prima causa di morte e le malattie croniche erano molto meno frequenti. Oggi la situazione epidemiologica è ben diversa: la vita media è di circa 80 anni e ci si ammala e si muore soprattutto per malattie cronicodegenerative. In questo mutato contesto è difficile immaginare che ci sia una persona veramente sana secondo la definizione dell’OMS: è difficile che nel corso di una lunga vita non ci si ammali di almeno una malattia cronicodegenerativa. Si è affermata nel tempo la necessità di una nuova definizione di salute meno statica e più dinamica. Infatti: La salute non è uno stato, ma una dimensione dinamica. Essa varia per ogni individuo in relazione alle circostanze. La salute è definita non solo dai professionisti della salute, ma anche dalla persona, in relazione ai suoi bisogni funzionali. La salute è la capacità dell’individuo di adattarsi continuamente all’ambiente fisico e sociale che lo circonda. Per comprendere meglio questo cambiamento particolarmente utili risultano le seguenti letture. Antonio Bonaldi Salute e malattia possono convivere? Janus n. 6 maggio 2012: 46-49 www.janusonline.it Gavino Maciocco Vivere con una malattia ed essere sani Redazione Salute Internazionale gennaio 2012 www.saluteinternazionale.info/ 5 Letture SALUTE E MALATTIA POSSONO CONVIVERE? La definizione di salute dell’Oms risponde a un modello di malattia non più attuale. Inoltre, rischia di incoraggiare la medicalizzazione della società. Occorre un cambiamento di prospettiva che privilegi un approccio sistemico alla salute della persona. Antonio Bonaldi L a maggior parte dei medici e più in generale chi opera in ambito sanitario, richiamandosi alla celebre definizione dell’Organizzazione mondiale della sanità, è portato a considerare la salute come uno «stato di completo benessere fisico, psichico e sociale». Questa definizione, che resiste ormai da oltre 60 anni, è stata recentemente oggetto di importanti considerazioni critiche, ben sintetizzate in un articolo di Machteld Huber apparso sul British Medical Journal. Al momento della sua formulazione la definizione rappresentò un deciso passo in avanti perché, forse per la prima volta, si inizio a comprendere che la salute e il benessere della persona comprendono non solo la componente biologica, ma anche gli aspetti psicologici e sociali. Tuttavia, in questi anni non sono mancate le critiche e le proposte di aggiustamento, in primo luogo perché un concetto di salute così ambizioso e allargato non può essere sottoposto a verifica e misurazione. Secondariamente, perché si è capito che a causa dei cambiamenti dell’epidemiologia delle malattie e dell’introduzione di nuove tecnologie sanitarie, l’aspirazione generale a uno stato di completo benessere, oltre che irrealizzabile ci espone al serio pericolo di incoraggiare la medicalizzazione della società. Si pensi, per esempio, alla possibilità offerta dalle nuove tecnologie diagnostiche di individuare piccole anomalie di cui ancora non conosciamo la storia naturale e di cui ignoriamo rischi e benefici conseguenti alla loro precoce individuazione e cura. Oppure al continuo abbassamento dei confini di normalità per molti fattori di rischio che, da un giorno all’altro, inducono masse di persone che si sentono soggettivamente bene a intraprendere una terapia farmacologica. O ancora, all’industria del farmaco, che prepara le medicine prima ancora di aver identificato la malattia per cui utilizzarle. Per questi motivi credo non sia inutile chiederci come stia cambiando la definizione di salute e come la capacità di osservare i problemi da una prospettiva sistemica possa riflettersi positivamente sull’organizzazione e la gestione delle cure. MALATTIE ACUTE E RIDUZIONISMO La definizione di salute dell’Oms è figlia del tempo in cui è stata formulata: poco dopo la Seconda guerra mondiale. In quel periodo le grandi epidemie erano solo un triste ricordo, ma la vita media si fermava a meno di cinquant’anni e le malattie infettive rappresentavano ancora la principale causa di decesso. Il modello di malattia prevalente era quello desumibile dalle modalità di manifestazione, cura e guarigione delle >Janus n. 6 6 L’Obiettivo: Salute e malattia: una relazione RICERCA, VITA malattie acute: esordio improvviso e inaspettato, sintomi clinicamente ben definiti, causa specifica, cura e guarigione con restitutio ad integrum. La scoperta dei microbi e del modo di combatterli con vaccini e antibiotici, confermava questi assunti e apriva le speranze alla seducente prospettiva di poter vivere in un mondo senza malati. Anche il metodo scientifico era allineato a questi concetti e ne rafforzava la veridicità e la coerenza interpretativa. Secondo la scienza newtoniana, infatti, ogni fenomeno può essere studiato in modo isolato e trova la sua logica spiegazione in qualche specifico evento che lo precede, a cui è indissolubilmente legato da un rapporto lineare di causa-effetto. In ossequio a questo modo di pensare l’interesse dei medici si concentra sullo studio della fisiologia e della patologia del corpo umano e sulla ricerca del più piccolo elemento responsabile del suo cattivo funziona- mento, allo scopo di correggerlo o eliminarlo. Genomica e biologia molecolare sono oggi l’espressione più emblematica e avanzata di questo approccio. MALATTIE CRONICHE E SCIENZA DELLA COMPLESSITÀ Oggi, i problemi della medicina sono assai diversi. La gente vive molto più a lungo. L’aspettativa di vita è aumentata, fino a superare gli ottant’anni e le persone si ammalano e muoiono soprattutto a causa di patologie croniche che si comportano in modo totalmente difforme dal modello sopra descritto. Il loro esordio è lento e subdolo, le manifestazioni cliniche variegate e diverse da persona a persona, la guarigione praticamente impossibile. Inoltre, non dipendono da una causa ben definita ma si associano a molti fattori di rischio di tipo biologico, ambientale e sociale, il cui peso nella genesi del- maggio 2012< 7 la malattia è difficilmente quantificabile. Sui nostri stessi geni potremmo trovare, fin dalla nascita, le tracce dei nostri difetti e delle nostre future patologie. In questo contesto è difficile immaginare che esista qualcuno di veramente sano. La salute, intesa come assenza di malattia e completo stato di benessere fisico, diventa così solo un’illusione. Negli ultimi decenni, non è cambiato solo il tipo di malattie di cui la gente si ammala, ma si sono aperti nuovi orizzonti anche sul piano scientifico. Intorno agli anni sessanta, infatti, alcuni ricercatori si resero conto che per spiegare i fenomeni naturali (fisici, biologici e sociali) non erano più sufficienti i tradizionali metodi d’indagine basati sullo studio analitico delle parti. Per vie diverse e indipendenti hanno chiarito che in natura vi sono fenomeni, quali ad esempio l’evoluzione degli ecosistemi, il funzionamento degli organismi viventi, lo sviluppo delle organizzazioni so- ciali o di internet, spiegabili solo osservando la rete di connessioni che tiene uniti i diversi agenti appartenenti al sistema di riferimento. Nasce l’approccio sistemico. L’attenzione si sposta dagli oggetti alle loro relazioni e i fenomeni che ci circondano sono interpretati come il risultato di una rete di eventi interdipendenti, dove il cambiamento di un elemento agisce su gran parte degli altri. Una persona, ad esempio, è simultaneamente un oggetto fisico, chimico, biologico, fisiologico, mentale, sociale e culturale e risponde in modo differente, ma non disgiunto, a ciascuno dei sistemi cui appartiene. CURA DELLA MALATTIA O SALUTE DEL PAZIENTE? Quali conseguenze comportano i due diversi approcci sulla gestione e l’organizzazione delle cure? Il pensiero riduzionista tende ad assimilare il corpo umano (e di riflesso il paziente) a una macchina. Data la sua enorme complessità e le migliaia e migliaia di possibilità che qualcosa vada storto, le conoscenze sul suo corretto funzionamento e sulle sue disfunzioni sono frazionate tra super-specialisti, ciascuno dei quali ama concentrasi su ambiti di conoscenza sempre più ristretti. Ne deriva che i professionisti tendono a lavorare in modo isolato, a circoscrivere l’interesse sul loro specifico sapere e a moltiplicare i possibili interventi correttivi. Il rispetto delle specifiche procedure di riferimento prende il sopravvento sulla peculiarità della persona, dei valori che esprime e che contraddistinguono la sua vita e le sue aspettative. La cura è frammentata in una miriade di sequenze e di atti a cui è difficile dare senso e continuità. L’eccesso di dettagli di natura biologica finisce per far dimenticare il paziente come persona, il suo benessere e lo M Huber, “How should we define health?”. In: British Medical Journal, 2011 scopo stesso per cui gli interventi sono stati intrapresi. Così, mentre da un lato assistiamo all’irrefrenabile aspirazione alla specializzazione, dall’altro ci scontriamo con le esigenze di pazienti sempre più complessi, fragili, affetti da pluripatologie che invocano una presa in carico globale e risposte unitarie e coerenti. L’approccio sistemico, viceversa, è orientato più alla salute del paziente che alla cura della singola malattia. In questo caso ogni elemento del sistema riveste un ruolo importante e insostituibile e i diversi attori che intervengono nei processi di assistenza e di cura sono considerati gli elementi di un sistema complesso, di cui salute e benessere rappresentano le proprietà emergenti. Il >Janus n. 6 8 L’Obiettivo: Salute e malattia: una relazione RICERCA, VITA medico, il paziente, i suoi familiari e più in generale il contesto entro il quale il processo di cura si concretizza rappresentano un tutt’uno inseparabile, che bisogna saper osservare, riconoscere, interpretare e salvaguardare. Tutto ciò richiede multidisciplinarietà, pluralità di linguaggi, connessioni tra saperi e dialogo tra scienze umanistiche, sociali e tecniche. LA SALUTE COME CAPACITÀ DI ADATTAMENTO Attraverso l’approccio sistemico, la salute non è più un’entità unica e fissa, ma acquisisce un senso dinamico e mutevole, come capacità dell’individuo di adattarsi continuamente all’ambiente fisico e sociale che lo circonda e di cui è parte integrante. In questa nuova prospettiva occorre, quindi, creare le condizioni per favorire tale adattamento e per trovare nuovi equilibri che aiutano le perso- ne a sperimentare un senso di benessere e di serenità anche di fronte a limitazioni severe delle funzioni vitali. L’interesse è indirizzato verso il conseguimento di una vita soggettivamente accettabile e non verso la vana prospettiva di raggiungere uno stato di completa assenza di rischio, di malattia e d’infermità. Il paziente non è più considerato un ingranaggio che risponde passivamente a stimoli e aggiustamenti di tipo meccanico, ma rappresenta una persona che prova emozioni, esprime sentimenti e partecipa direttamente al processo di cura. Medici e professionisti della salute lavorano insieme, collaborano e si scambiano informazioni, in un ambiente aperto e multidimensionale. Le prescrizioni tengono conto di percorsi di diagnosi e cura basati sulle migliori conoscenze scientifiche, ma sanno anche valorizzare le diversità, adattandosi ai differenti contesti e alle specifiche aspettative del paziente. Naturalmente, l’utilizzo di un maggio 2012< 9 approccio non esclude l’altro. In funzione del problema che dobbiamo affrontare, del tipo di paziente, dei suoi bisogni e degli obiettivi che ci proponiamo, possiamo applicare, a ragione, l’uno o l’altro dei due approcci. Non si tratta, quindi, di abbandonare il concetto di cura dei sintomi e della malattia, ma d’integrarlo con le esigenze dell’individuo, immerso in un complesso sistema di rapporti che ne condizionano l’agire. L’importante è essere consapevoli del metodo utilizzato e agire sempre con equilibrio, controllo e moderazione o, se preferite in modo sobrio, rispettoso e giusto come ci insegna Slow Medicine. [email protected] Vivere con una malattia. Ed essere sani Inserito da Redazione SI on 25 gennaio 2012 – 14:524 commenti Gavino Maciocco La salute non è un’entità fissa. Essa varia per ogni individuo in relazione alle circostanze. La salute è definita non dal medico, ma dalla persona, in relazione ai suoi bisogni funzionali. Il ruolo del medico è quello di aiutare le persone ad adattarsi alle nuove condizioni. Avendo rimpiazzato la perfezione con l’adattamento noi ci avviciniamo a un programma per la medicina più comprensivo, solidale e creativo, un programma al quale tutti noi possiamo contribuire. “La salute è uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non una mera assenza di malattia o infermità”. Questa definizione di salute fu coniata all’atto della costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel luglio 1946 ed entrò in vigore il 7 aprile 1948, data in cui l’OMS entrò nell’orbita delle Nazioni Unite. Una definizione ampia e generale, che rimosse il dualismo concettuale “salute-malattia” e offrì una visione dello “stato di benessere” di un individuo o di una popolazione non limitato alla componente somatica e non unicamente correlato con l’intervento sanitario. Tale concetto fu poi confermato e ampliato in uno dei più importanti documenti dell’OMS, la Dichiarazione di Alma Ata (1978). “La Conferenza riafferma con forza che la salute, come stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non solo come assenza di malattia o infermità, è un diritto fondamentale dell’uomo e l’accesso ad un livello più alto di salute è un obiettivo sociale estremamente importante, d’interesse mondiale e presuppone la partecipazione di numerosi settori socioeconomici oltre che di quelli sanitari”. La salute è dunque concepita come il prodotto complessivo e coordinato di una serie di condizioni e azioni che fanno capo a vari settori della vita civile e sociale di un paese e di una comunità. Una visione moderna e veramente profetica, se si pensa a quando fu elaborata, anticipando di quasi mezzo secolo il dibattito su determinanti sociali e diseguaglianze nella salute. Eppure la discussione sull’attualità della definizione di salute dell’OMS è aperta, come dimostra il primo articolo di questa newsletter. Il dibattito verte soprattutto sull’aggettivo “completo”: il problema non è solo l’aspirazione a una sorta di perfezione del benessere (scrive ironicamente Richard Smith: uno stato raggiungibile solo al momento dell’orgasmo reciproco), un obiettivo troppo distante dalla realtà e di conseguenza difficilmente misurabile. Il problema è che il quadro epidemiologico è profondamente mutato da quando fu concepita la definizione dell’OMS: erano gli anni quaranta del secolo scorso, la popolazione era “giovane”, prevalevano le malattie acute, iniziavano a diffondersi gli antibiotici e l’idea che lo scopo della medicina fosse principalmente quello di guarire e di portare alla “restitutio ad integrum” era dominante e giustamente fondata. Oggi, con una popolazione sempre più “vecchia” e con un numero crescente di persone affette da una o più malattie croniche, quell’aggettivo “completo” rende il “benessere” – cioè la “salute” – una condizione poco realistica, addirittura astratta. Emergono dal dibattito nuovi concetti di salute: la capacità di affrontare e gestire (coping) le malattie, la capacità di adattarsi e autogestirsi. Concetti, a dir la verità, non del tutto nuovi. Infatti un editoriale di Lancet[1] del 2009, dal titolo “Cos’è la salute?” , ricorda che un medico e filosofo francese, Georges Canguilhem[2], nel 1943 aveva pubblicato un libro dal titolo “Il Normale e il Patologico”, dove il concetto di salute è proprio associato alla capacità di adattarsi all’ambiente. “La salute non è un’entità fissa. Essa varia per ogni individuo in relazione alle circostanze. La salute è definita non dal medico, ma dalla persona, in relazione ai suoi bisogni funzionali. Il ruolo del medico è quello di aiutare le persone ad adattarsi alle nuove condizioni.” La bellezza della definizione di salute, ovvero di “normalità”, di Canguilhem – afferma l’editoriale di Lancet – è che include l’ambiente inanimato e animato, come pure le dimensioni fisiche, mentali e sociali della vita umana. È il singolo paziente, non il medico, l’autorità legittimata a definire i propri bisogni e il medico diventa un partner in questa operazione. “La definizione di Canguilhem – conclude Lancet – ci consente di rispondere alla malattia globalmente, 10 prendendo in considerazione il contesto delle condizioni, in quel determinato luogo e in quel determinato tempo. Avendo rimpiazzato la perfezione con l’adattamento noi ci avviciniamo a un programma per la medicina più comprensivo, solidale e creativo, un programma al quale tutti noi possiamo contribuire”. Il secondo articolo di questa newsletter parla di come sia possibile attuare un “programma per la medicina più comprensivo, solidale e creativo”. Il “Chronic care model” è un’opzione fattibile. È un modello che fa leva sulla prevenzione, sulle risorse della comunità, sull’empowerment delle persone. È un modello di cure che punta a coinvolgere i pazienti, singolarmente o in gruppo, nella gestione della loro malattia, e quindi a stimolarne la capacità di adattamento. È un modello che all’inizio può scartare di lato e occuparsi troppo delle malattie. Ma – evitata la sbandata – è la soluzione in grado di innovare radicalmente l’assetto delle cure primarie, e che – stimolando la cooperazione tra professionisti e tra professionisti e pazienti – può veramente far diventare la medicina più comprensiva, solidale e creativa. Bibliografia 1. Editorial. What is health? The ability to adapt. Lancet 2009; 373: 781. 2. Georges Canguilhem (1904-1995), medico, filosofo e storico della scienza, ha insegnato Storia della scienza alla Sorbona. Le sue principali opere sono tradotte in italiano: “La conoscenza della vita” (Il Mulino, 1976) e “Il normale e il patologico” (Einaudi, 1998). 11 Epidemiologia, medicina preventiva e sanità pubblica L’epidemiologia studia la frequenza e la distribuzione delle malattie nelle popolazioni, le loro cause ed i fattori di rischio ad esse associati, con il fine di attuarne la prevenzione. Essa quindi include l’osservazione dell’andamento delle malattie, l’individuazione delle cause e dei fattori di rischio che possono provocarne l’insorgenza e condizionarne la diffusione, gli studi sullo stato di salute della popolazione e quelli per individuare e valutare gli interventi atti a migliorare le condizioni di vita. L’epidemiologia è la base della prevenzione. La medicina preventiva tutela la salute dell’individuo e della collettività, utilizzando strumenti biomedici. Un tipico provvedimento di medicina preventiva sono le vaccinazioni. Un intervento applicato al sano per mantenerlo sano, non è una terapia. La vaccinazione fa parte della prevenzione, si pratica prima della eventuale comparsa della malattia. Un altro intervento di medicina preventiva è la mammografia, che rende possibile la diagnosi precoce del tumore al seno. La sanità pubblica tutela la salute dell’individuo e della collettività attraverso l’utilizzo di strumenti biomedici e non biomedici; si avvale di competenze non solo sanitarie, ma anche economiche, ingegneristiche, logistiche ecc. Il termine pubblico significa che si tratta di azioni a beneficio di tutta la collettività. Un tipico intervento di sanità pubblica è la costruzione di acquedotti attraverso i quali viene fornita acqua potabile alle collettività. L’educazione sanitaria L’educazione sanitaria è un'attività di comunicazione, intesa ad incrementare o potenziare la salute, ad eliminare i fattori di rischio e a prevenire le malattie. L’educazione sanitaria può essere rivolta a singoli o a intere comunità. Molte attività di educazione sanitaria sono attività collettive e individuali, non sempre svolte da personale sanitario. È chiaro che gli operatori sanitari fanno educazione sanitaria: il medico che dà consigli alimentari o sull’attività fisica, e spiega perché non bisogna fumare o consumare eccessive quantità di alcool fa opera di educazione sanitaria. Ma questa attività non è appannaggio esclusivo del personale sanitario, ma anche degli educatori, dei formatori, degli insegnanti. Ad esempio spiegare ai bambini perché è importante fare attività fisica è compito di tutti gli insegnanti. Se le conoscenze degli insegnanti in campo sanitario sono di un buon livello, essi potranno spiegare meglio e trasmettere conoscenze precise, complete e di sicura efficacia. I momenti fondamentali dell'educazione sanitaria sono: l'acquisizione di conoscenze, la modifica degli atteggiamenti errati e l'adozione di comportamenti corretti. La prima fase è l’acquisizione delle conoscenze da parte dei destinatari: pazienti, scolari, popolazione generale, ecc. La modifica degli atteggiamenti errati è il secondo momento: ad esempio se una persona fuma, attraverso l'educazione sanitaria si vuole modificare l'atteggiamento cioè convincerlo a smettere di fumare o a diminuire, non fumare in presenza di altri (danni da fumo passivo). E’ chiaro che nell’educazione sanitaria entrano in gioco anche altre discipline, per esempio la psicologia, la scienza della comunicazione. Infatti questi messaggi vanno espressi in un modo accessibile, accettabile, persuasivo, convincente. La verifica dell'efficacia del messaggio è molto importante. tanto più quando la comunicazione avviene tra soggetti che hanno una continuità di rapporto, come può essere tra insegnanti e alunni, oppure tra utenti di una struttura ed educatori. Si è visto che il messaggio educativo sanitario se viene trasmesso da docenti e educatori, adeguatamente formati, è più efficace che se trasmesso da operatori sanitari, che non hanno un rapporto e una comunicazione assidua con gli alunni e gli utenti. La terza fase è l’adozione di comportamenti corretti, come ad esempio una corretta alimentazione e una adeguata attività fisica. L'educazione sanitaria richiede una sorta di feed-back del messaggio educativo, si tratta di un'attività di comunicazione in cui deve essere verificata a posteriori l'efficacia del messaggio. La prevenzione La prevenzione può essere definita come l’insieme di attività ed interventi attuati con il fine prioritario di promuovere e conservare lo stato di salute e di evitare l’insorgenza di malattie. La prevenzione dunque si sostanzia in 2 principali attività: promozione dello stato di salute e protezione della salute dai fattori nocivi. La promozione della salute è l'individuazione e il potenziamento dei fattori che accrescono la salute. 12 La protezione della salute è l'individuazione e la rimozione delle cause e dei fattori che creano danno alla salute. L’individuazione di questi fattori positivi e negativi è una sorta di diagnosi individuale e di comunità. Ad esempio l’alimentazione è un fattore di benessere: alimentarsi in modo corretto, introdurre cibo in maniera equilibrata sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo promuove la salute. D’altra parte una alimentazione insufficiente o malnutrizione rappresenta un fattore negativo predisponendo a molte malattie. L'educazione alimentare, nutrizionale fa anch’essa parte della prevenzione, in quanto promuove la salute. Anche vivere in un ambiente in cui l'aria è salubre, non inquinata è un fattore di salute. D’altra parte l’aria inquinata rappresenta un fattore di rischio per malattie respiratorie. Una vita non stressata è un fattore positivo: è noto che vivere serenamente migliora lo stato di salute. Esistono delle relazioni ormai acclarate, evidenziate dalla ricerca scientifica fra l'ansia, lo stress e molte patologie anche fisiche; per esempio c'è un'ulcera dello stomaco che si chiama ulcera da stress. Un altro fattore di benessere è l'attività fisica. L’attività fisica migliora la salute e non è solo un rimedio per soggetti che già hanno una patologia, per esempio che sono obesi o hanno la pressione alta, ma è un’attività che migliora in generale la salute perché facilita la circolazione sanguigna. Parlare di attività fisica non vuol dire necessariamente attività sportiva agonistica, ma semplicemente camminare, fare le scale, fare cioè un’attività fisica alla portata di tutti e non una vita sedentaria. Al contrario la sedentarietà aumenta la probabilità di insorgenza di molte malattie cronico-degenerative. Si distinguono 3 livelli di prevenzione: Primaria Secondaria Terziaria La prevenzione primaria ha il suo campo d’azione sul soggetto sano o comunque non malato. Si propone di mantenerne la condizione di benessere ed evitare l’insorgenza di malattie. Obiettivo è quindi di impedire che si manifestino nuovi casi di malattia nelle persone sane, provando a eliminare le cause e i fattori di rischio delle malattie. Pilastri della prevenzione primaria sono: rimuovere i comportamenti nocivi favorire i comportamenti positivi fare adeguati interventi sull’ambiente di vita e di lavoro aumentare le capacità di difesa dell’organismo. La prevenzione secondaria agisce invece sul soggetto già ammalato anche se in fase iniziale. Mediante la diagnosi precoce delle malattie in fase iniziale o asintomatica mira ad ottenere la guarigione della malattia stessa o a limitarne la progressione migliorando la prognosi e la sopravvivenza. Ha quindi come obiettivo l’identificazione e la terapia precoce di nuovi casi di malattia. Questa identificazione precoce dà maggiori possibilità di successo alla terapia. Non per tutte le malattie è possibile la prevenzione secondaria; delle malattia deve essere nota la storia naturale, deve avere un periodo di latenza abbastanza lungo ed essere disponibile un esame diagnostico o un test affidabile per diagnosticarla. E’ più applicata alle malattie cronico-degenerative che a quelle infettive. La prevenzione terziaria agisce invece su soggetti già malati, affetti da malattie croniche o in fase cronica e si propone di evitare o comunque limitare la comparsa di complicazioni o esiti invalidanti. Si identifica in larga parte con la riabilitazione. 13 I determinanti di salute I determinati della salute sono i fattori che influenzano lo stato di salute di un individuo e più estesamente di una comunità o di una popolazione. Tali determinanti fanno riferimento ai fattori genetici, agli stili di vita, alle condizioni socio-economiche, culturali ed ambientali delle persone, all’esposizione ai rischi, alle condizioni di vita e di lavoro; inoltre all’accesso ai servizi e alle reti sociali, cui possono attingere in caso di necessità. Il modello concettuale ha al centro le caratteristiche biologiche (sesso, età e patrimonio genetico) ovvero i determinanti non modificabili; più esternamente ci sono i determinanti modificabili cioè suscettibili di essere corretti e trasformati come gli stili di vita individuali e poi i “determinanti di contesto” ambientali, che pure sono modificabili. Fattori endogeni Sono fattori propri, intrinseci all’individuo e sono pertanto fattori non modificabili; fra questi dobbiamo citare l’età, il sesso e i fattori genetici. Età Le malattie infettive sono più frequenti durante l’infanzia, mentre le malattie cronico-degenerative sono più tipiche dell’età anziana. Sesso Alcune malattie sono più frequenti in uno dei due sessi. Ad esempio il tumore della prostata è presente solo nel sesso maschile, il tumore del polmone presenta una maggiore frequenza nel sesso maschile. L’osteoporosi, il tumore della mammella sono più frequenti nel sesso femminile. Fattori genetici I fattori genetici possono comportarsi come delle cause o dei fattori di rischio. Sono dei veri e propri fattori causali quando ad un errore genetico corrisponde una patologia, come ad esempio nella trisomia 21 o sindrome di Down. In questa sindrome i cromosomi 21 anziché essere una coppia sono tre. Il fattore che predispone è l'età della madre; più una donna è avanti negli anni e più è facile che il suo ovulo, cioè il gamete femminile, presenti questa caratteristica anomala. La madre può anche essere una donna giovane, ma la frequenza di questo errore genetico aumenta al crescere dell'età al momento del concepimento. Un'altra malattia, molto frequente in Italia e nei paesi mediterranei, in cui il fattore genetico agisce come causa è l'anemia mediterranea. Ci sono dei portatori di questo difetto genetico, che possono concepire un figlio con l’anemia mediterranea o morbo di Cooley. Una semplice analisi del sangue può svelare la condizione di portatore di anemia mediterranea. Diversamente dalla sindrome di Down, nel caso dell’anemia mediterranea la malattia genetica dipende sia dal padre che dalla madre. 14 I fattori genetici si comportano invece come fattori di rischio quando aumentano la probabilità di avere una determinata malattia: si parla allora di predisposizione ereditaria o di familiarità Ancora oggi il bravo medico, durante la visita ad un paziente, dopo aver fatto l’anamnesi personale fa anche quella familiare: chiedendo notizie sulle patologie presenti nella famiglia prova a capire se quel soggetto ha una familiarità per determinate malattie. Oggi è possibile attraverso i test genetici svelare la predisposizione per alcune condizioni. Nel diabete mellito un fattore di rischio importante è la predisposizione ereditaria. . Nel caso del diabete la predisposizione che viene dal padre è più forte di quella che viene dalla madre, se entrambi i genitori sono diabetici, la predisposizione è molto forte. Tuttavia anche in quest’ultimo caso, se il soggetto elimina i fattori di rischio comportamentali come la sedentarietà e una alimentazione ipercalorica ed eccessivamente ricca di zuccheri semplici, potrà non ammalarsi di diabete. Infatti la predisposizione è un fattore di rischio, e non una causa. Attraverso comportamenti salubri e stili di vita corretti, dunque esiste la possibilità di evitare le malattie a cui siamo predisposti. Anche per molte malattie cardiovascolari e per molti tumori è nota una predisposizione. La familiarità oltre che per condizioni patologiche esiste anche per situazioni positive, per esempio la maggiore longevità, che può essere presente in alcuni individui e che, unita al miglioramento delle condizioni di vita in alcune parti del mondo, permette di vivere a lungo e in buone condizioni di salute. L'Italia è uno dei paesi con la speranza di vita tra le più alte del mondo (> 80 anni), soprattutto nelle donne. I motivi alla base di questo sono complessi e non tutti noti. In ogni caso la longevità dipende anche dalla genetica: avere dei nonni, dei genitori ultranovantenni indica una predisposizione alla longevità. Fattori comportamentali o abitudini personali Diversamente dai fattori genetici, questi sono fattori acquisiti in vario modo durante la vita e quindi modificabili. Possono essere dei fattori positivi: alimentarsi correttamente, fare attività fisica, avere corrette abitudini igieniche (lavarsi i denti e le mani), etc. La piramide alimentare per una sana e corretta alimentazione Esistono anche dei fattori negativi: alimentazione scorretta, sedentarietà, fumo di tabacco, eccesso di alcool, uso di droghe, ecc.. Le abitudini personali si combinano variamente con la predisposizione genetica; si può anche non ammalarsi di una determinata malattia verso la quale si ha familiarità, se si evitano comportamenti negativi. Ad esempio: le vene varicose sono una malattia molto frequente, che colpisce anche persone giovani. Si tratta di una malattia, per cui è nota una predisposizione, ma molto dipende dal comportamento a rischio, che è il permanere a lungo in piedi e fermi. La stazione eretta prolungata comporta un affaticamento della pompa venosa con conseguente comparsa delle varici. E’ anche una malattia professionale per esempio dei banchisti, dei commessi, di coloro che per lavoro sono costretti per molte ore a stare in piedi fermi. 15 Sui fattori comportamentali particolarmente utili risultano le letture allegate a fine dispensa. Ministero della Salute Stili di vita salutari: attività fisica Ministero della Salute Fumo Fattori ambientali I fattori ambientali sono per definizione esogeni esterni all’individuo e sono modificabili solo in parte dal singolo individuo, ma piuttosto da scelte politiche e ambientali. L’ambiente viene suddiviso in tre comparti: fisico, sociale, biologico. Nell’ambiente fisico rientrano gli elementi fisici: aria, acqua, suolo, clima e radiazioni L’aria atmosferica può inquinarsi e divenire così un fattore di rischio/ causa di malattia. L’aria si definisce inquinata quando c’è una variazione quantitativa dei suoi componenti normali o quando è presente una sostanza estranea alla sua normale composizione. La normale composizione dell’aria è la seguente: 78% azoto, 21% ossigeno, 0,03% anidride carbonica, gas rari tra cui l’argon. Oggi è frequente riscontrare nell’aria atmosferica di molte grandi città un aumento della percentuale di anidride carbonica (0,035- 0,04%). Questo gas infatti oltre ad essere un normale prodotto della respirazione aerobia dei viventi, è il risultato di tutte le combustioni, come ad esempio quelle dei combustibili delle autovetture, del riscaldamento domestico, delle industrie ecc. L’anidride carbonica è il principale gas responsabile dell’effetto serra, cioè del progressivo innalzamento della temperatura media annuale a livello mondiale e quindi in parte delle pericolose ondate di calore che sempre più frequentemente colpiscono le grandi città europee durante l’estate. Si conoscono oggi migliaia di sostanze inquinanti estranee alla composizione dell’aria. Tra queste ci sono : l’ossido di carbonio (prodotto soprattutto dal traffico autoveicolare) che può sostituire l’ossigeno nell’attività respiratoria, legandosi all’emoglobina, e creare quindi difficoltà respiratorie a soggetti bronchitici e asmatici; un altro effetto tossico sul sistema respiratorio ha l’anidride solforosa prodotta soprattutto dal riscaldamento domestico. Ci sono poi gli IPA, Idrocarburi Policiclici Aromatici tra cui il 3,4-benzopirene, cancerogeno, fattore di rischio per il cancro del polmone. Gli IPA si sprigionano durante le combustioni. E’ interessante notare che gli IPA vengono prodotti anche dal fumo di tabacco –soprattutto di sigaretta- che quindi risulta cancerogeno. L’eccesso di motorizzazione, a cui sempre più assistiamo nelle città, rappresenta un fattore di rischio per la grande varietà e quantità di inquinanti a cui dà origine; è anche una possibile spiegazione della maggior frequenza di patologie respiratorie e di cancro del polmone tra coloro che vivono in città inquinate rispetto a coloro che vivono in piccoli centri o in campagna. E’ necessario sottolineare ancora che il cancro del polmone ha come fattore di rischio più importante il fumo di sigaretta (fattore comportamentale), potenziato dall’inquinamento atmosferico. Tra le sostanze estranee presenti nell’aria ricordiamo i pollini, causa di fenomeni allergici piuttosto diffusi. Anche il clima può rappresentare un fattore di rischio. Fra i più importanti fattori climatici ci sono le ondate di calore, già menzionate. Si tratta di situazioni particolarmente pericolose in città per la scarsezza di vegetazione, che mitiga il clima, e per la tipologia delle costruzioni in cemento armato, che trattengono il calore e lo restituiscono all'interno delle abitazioni. Le ondate di calore sono caratterizzate da temperatura ed umidità elevate e ridotta ventilazione. La temperatura dell’aria può anche non essere elevatissima, ma la presenza di un'elevata umidità e l'assenza di ventilazione dà la sensazione soggettiva di una temperatura più elevata di quella reale. Durante queste ondate di calore, che rappresentano una situazione di disagio per tutti, le persone più fragili per esempio gli anziani, i cardiopatici, i bambini molto piccoli possono addirittura morire. È rimasta tristemente famosa l'estate del 2003, durante la quale in Europa morirono 80.000 persone a causa di un'ondata di calore prolungata. Le radiazioni ionizzanti che sono prodotte da una sorgente radioattiva possono avere effetti nocivi e l’esposizione ad esse deve essere limitata il più possibile. Va ridotto ai casi di assoluta necessità anche l’uso a scopo diagnostico. L'acquisizione della pericolosità delle radiazioni ionizzanti è piuttosto recente: infatti nel passato si sono utilizzate queste radiazioni ad esempio a scopo diagnostico senza conoscerne la pericolosità. Il danno da radiazioni ionizzanti si evidenziò soprattutto come danno professionale per i radiologi e i tecnici di radiologia, che si ammalavano di malattie legate all'esposizione prolungata alle radiazioni senza adeguata protezione come le leucemie. Ma gli effetti devastanti di dosi eccessive di radiazioni si sono conosciuti purtroppo anche a seguito delle esplosioni nucleari di Hiroshima e Nagasaki e si sono evidenziate negli incidenti di 16 Chernobyl e Fukushima: alterazioni del DNA cellulare con rischio di morte, di comparsa di tumori maligni e trasmissione alla generazioni successive del danno genetico. Oggi quindi si sa esattamente qual è il rischio dovuto a queste radiazioni ed è nata una disciplina, la radioprotezione, che previene il rischio professionale, quello dei pazienti e della popolazione generale. Coloro che lavorano nella radiodiagnostica si proteggono dalle radiazioni con schermi particolari e hanno diritto ad avere dei periodi di riposo più prolungati di altri lavoratori perché venga riparato l’eventuale danno. Le radiazioni ultraviolette sono importanti per stimolare la formazione di vitamina D da parte della pelle, ed hanno un’azione disinfettante naturale etc. La frazione ultravioletta della radiazione solare (RUV) è la frazione della radiazione che “abbronza” cioè stimola la melanina presente nelle cellule della nostra pelle. Ma l'eccesso di radiazione ultravioletta può rappresentare un rischio per la salute in particolare per i tumori della pelle, che si possono originare dai nei. Questi tumori, melanomi. che si originano dal neo, sono in aumento. I melanomi sono un esempio dell’interazione di diverse tipologie di fattori di rischio: x la predisposizione genetica: individui di pelle chiara hanno una maggiore incidenza di questo tumore, x uno comportamentale che è l’eccessiva esposizione al sole; x uno di tipo ambientale: le radiazioni ultraviolette. Melanoma: esempio di interazione fra più fattori di rischio Predisposizion e genetica: fototipo chiaro Fattore ambientale: radiazioni ultraviolette Fattore com portamentale: eccessiva esposizion e al sole Ambiente sociale Fra i fattori sociali determinanti sono le dinamiche demografiche con l’aumento della popolazione anziana e quindi la maggior incidenza di malattie cardiovascolari, tumori ecc, Un altro fattore è la crescente urbanizzazione che si associa spesso ad anonimato, isolamento sociale ecc. La mancanza di integrazione nell’ ambiente sociale come può avvenire per persone senza fissa dimora costituisce un fattore di malattia, perché crea una situazione di stress sociale, di minor accesso ai servizi, di minore informazione utile per la salute, di minor educazione sanitaria. Un altro esempio di fattore sociale è l'abitazione. Vivere in un'abitazione confortevole, non fatiscente, stabile è un fattore protettivo. Nei secoli passati giustamente molti medici mettevano in relazione la tubercolosi anche con le cattive condizioni ambientali per esempio il vivere in case umide, senza luce, affollate etc. Le persone che non hanno un'abitazione stabile, persone senza fissa dimora tra le altre cose soffrono anche della mancanza di abitazione o della mancanza comunque di ricoveri adeguati. Il valore dell'istruzione è enorme non solo perché può fornire nozioni e informazioni di carattere sanitario, ma perché crea la capacità di apprendere. Attraverso l’istruzione inoltre si può trasmettere l’idea della salute come un valore da tutelare. Molti studi hanno messo in luce che madri istruite anche a livello di semplice scuola primaria, hanno un ruolo fondamentale nel ridurre la mortalità dei propri figli. Paesi ad elevato livello di scolarizzazione femminile hanno livelli di mortalità infantile ridotti. Un fattore sociale molto importante è lo stress Lo stress è una reazione a degli stressor (sollecitazioni). Può essere fisiologica, ma può avere anche dei risvolti patologici, anche cronici, che ricadono nel campo della psicosomatica. 17 Stressor e problem solving Ogni stressor che perturba l'omeostasi dell'organismo richiama immediatamente delle reazioni regolative neuropsichiche, emotive, locomotorie, ormonali e immunologiche. Anche eventi di vita quotidiana possono portare a mutazioni anche radicali dovute alla necessità all'adattamento. L'adattamento è un'attività complessa che si articola nella messa in atto di azioni destinate alla gestione o soluzione dei problemi, alla luce della risposta emotiva soggettiva suscitata da tali eventi. La capacità di indirizzare le azioni adattative implica sia la possibilità di azioni finalizzate a modificare l'ambiente in funzione delle necessità del soggetto, sia l'eventualità di intraprendere una modificazione di caratteristiche soggettive per ottenere un migliore adattamento all'ambiente circostante. Ad esempio, per adattarsi a un clima rigido, si può decidere di accendere un fuoco, o di indossare abiti più pesanti: l'adattamento dipende dalle capacità di problem solving,ma anche dalla presenza di opportuni elementi ambientali, economici o relazionali. Per inquadrare la capacità di adattamento, occorre considerare alcune varianti: l'età del soggetto, il suo tempo di reazione e il tempo richiesto dall'evento per ottenere un adattamento efficace. La prevedibilità, la conoscenza e la gravità degli eventi giocano un ruolo fondamentale nella possibilità di instaurare delle strategie adattative atte a gestirli. Ad esempio, il lutto per la perdita di una persona cara è, di solito, più facilmente elaborabile quando la persona era anziana e la sua scomparsa era stata prevista da tempo. All'opposto è problematico l'adattamento in caso di esposizione a eventi catastrofici e improvvisi. Il maggiore o minore successo dei processi adattativi è dato dal bilancio tra le caratteristiche qualitative e quantitative degli eventi che li suscitano e le risorse personali del soggetto coinvolto. Si considerano: x caratteristiche temperamentali e di personalità x capacità intellettive x livello culturale x condizioni socio-economiche x risonanza soggettiva dell'evento. Eustress e distress. Lo stress è inteso come una reazione a qualsiasi evento perturbatore dell'equilibrio di un organismo e può essere, quindi, sia fisiologico (eustress, appunto), sia patologico ("stress" propriamente detto, o distress). Quando il livello di stress è rilevante ma non provoca condizioni patologiche si definisce eustress o eucrasia, una situazione ai limiti superiori della norma. Eustress significa, letteralmente, "giusto stress". Distress rappresenta l'aspetto negativo dello stress, e viene contrapposto ad eustress (che rappresenta l'aspetto positivo, di stimolazione fisiologica. Può evidenziarsi con fenomeni diversi, come l'inadeguata interazione sociale (ad esempio, aggressività, passività o l'isolamento). Social Readjustment Rating Scale (SRRS) Sulla base dei dati ricavati da un preesistente questionario, e in seguito ad una serie di studi clinici eseguiti presso l'Università di Washington, R. Rahe e collaboratori nel 1964 hanno isolato una serie di 43 eventi che appaiono con apparente significativa frequenza prima dell'inizio di molte malattie somatiche. Un'analisi del contenuto di tali eventi ha mostrato come essi, in misura maggiore o minore, provochino un cambiamento nelle precedenti condizioni esistenziali relativamente stabili dell'individuo, e richiedano pertanto un riadattamento dell'individuo stesso alla mutata situazione esistenziale. Partendo da tale lista di eventi, T. Holmes e R. Rahe nel 1967 misero a punto un sistema di 'pesi' per gli eventi della lista originale che tenesse conto del diverso impatto potenziale di tali eventi e, quindi, del loro possibile diverso significato eziopatogenetico. Il metodo seguito fu quello suggerito da Stevens'" per ottenere una misura o 'peso sociale' per ognuno degli eventi considerati. La lista dei 43 eventi originari fu somministrata a 400 soggetti normali, randomizzati per sesso, età, razza, religione, classe sociale e livello di istruzione. Ad uno degli avvenimenti di questa lista (matrimonio) fu attribuito un valore fisso arbitrario pari a 500; i soggetti furono quindi invitati a dare un valore numerico superiore o inferiore a questo punto di riferimento in rapporto all'importanza che veniva attribuita a tutti gli altri avvenimenti della lista. I valori medi così ottenuti per ogni singolo item furono quindi normalizzati, e gli item furono successivamente riordinati in rapporto alla loro importanza decrescente La scala così ottenuta fu denominata Social Readjustment Rating Scale (SRRS) e lo strumento da essa derivato per l'uso clinico fu denominato Schedule of Recent Experience (SRE). La SRE risulta pertanto costituita da un questionario di 43 item (successivamente ridotti a 42), che viene riempito dal paziente stesso, sulla base degli eventi che hanno interagito con la sua vita nel periodo di tempo precedente l'inizio della malattia (usualmente da 6 mesi a 3 anni). 18 19 Fattori biologici I fattori biologici possono esser distinti in microrganismi e virus. I microrganismi sono esseri di dimensioni estremamente piccole, nella maggior parte dei casi visibili solo con il microscopio ottico ed elettronico. Ai microrganismi (detti anche microbi o germi) che possono causare malattie si dà il nome di agenti patogeni. Patogeno vuol dire che p u ò c a u s a r e i n f e z i o n e e malattia. Le malattie infettive sono caratterizzate dalla presenza nell’organismo dei microrganismi patogeni, che trasmettendosi da un individuo all'altro, si diffondono. Per questo le malattie infettive sono quasi tutte contagiose, a differenza delle malattie cronicodegenerative come i tumori e le malattie cardiovascolari. Infatti l'agente patogeno responsabile della malattia infettiva viene eliminato dal soggetto infetto/malato e raggiunto l’individuo recettivo può infettarlo. Queste malattie spesso sono molto diffusive, possono dar luogo ad epidemie come fa l'influenza. Epidemia è un numero elevato di malati di una stessa malattia in un determinato periodo di tempo. L'influenza è una delle malattie che più facilmente dà luogo a epidemie e addirittura dà luogo alle pandemie, cioè a un enorme numero di casi in tutto il mondo. Tutti gli anni c'è un'epidemia influenzale: quasi contemporaneamente si ammalano milioni di individui. in Italia, in Europa, ma anche in Asia, e anche negli Stati Uniti, ecc. Le malattie infettive sono molto diffuse quindi in tutto il mondo. Nei paesi meno sviluppati rappresentano un’importante causa di morte, mentre nei paesi sviluppati sono generalmente malattie benigne, non mortali, se non in condizioni particolari, quali l’età molto anziana o il periodo neonatale. Pertanto è possibile anche in un paese sviluppato come l’Italia morire per una malattia infettiva. Si tratta tuttavia di eventi non frequenti, perché l’individuo sano è in grado di guarire “spontaneamente” dalla maggior parte delle malattie infettive cioè senza l’ausilio dei farmaci, per esempio gli antibiotici. Naturalmente ci sono malattie infettive come l’AIDS, la tubercolosi, etc. in cui i farmaci sono necessari per la guarigione/remissione. Nei paesi poveri, non sviluppati le malattie infettive sono una causa di morte molto importante, innanzitutto perché a c a u s a d e l l a carenza cronica di cibo (malnutrizione per difetto), si riducono le capacità di difesa dell'organismo che diviene più fragile e più suscettibile alle infezioni/malattie. Cenni sul rapporto tra essere umano e microorganismi Sin dalla sua comparsa sulla terra l’uomo ha avuto uno stretto rapporto con microrganismi e virus. Il sistema immunitario dell’uomo si è coevoluto con un’ampia varietà di agenti patogeni e nel tempo ha sviluppato misure difensive in grado di controllarli. Questa situazione si è raggiunta nei millenni e con il sacrificio di molte vite umane. Oggi la maggior parte di questi patogeni ha attenuato la sua aggressività e si è ridotta la possibilità di malattie gravi. A ciò hanno contribuito le migliorate condizioni di salute della popolazione. Oggi la maggior parte delle malattie infettive si esauriscono rapidamente e non comportano grandi rischi per la salute. In almeno 3 periodi della storia umana la variazione del rapporto tra esseri umani e microbi ha facilitato le epidemie da malattie infettive. Il primo periodo va da circa 12.000 anni fa (10.000 a.C) a circa il 500 a.C., cioè il periodo in cui l'uomo da cacciatore-raccoglitore diventa agricoltore-allevatore. I cacciatori raccoglitori erano nomadi che una volta sfruttato un territorio si spostavano in un altro. Il rapporto con gli animali era legato alla caccia e la numerosità dei gruppi nomadi era limitata. Con la rivoluzione agricola l'uomo da nomade diventa sedentario: i gruppi di popolazione si fanno più numerosi; si inizia a coltivare la terra e ad allevare e addomesticare gli animali. C’è una convivenza stretta con molte specie animali e una circolazione di microrganismi e virus dagli animali all’uomo. Alcuni di questi microorganismi si rivelano patogeni per l’uomo E’ quello che si definisce salto di specie, cioè un microorganismo adattato ad una specie animale, trasmettendosi all’essere umano, si rivela patogeno Questa situazione dava luogo, soprattutto se la popolazione esposta al contagio era numerosa (grosse aggregazioni di agricoltori) a epidemie gravi e di notevoli dimensioni con elevato tasso di mortalità. Un successivo adattamento evolutivo tra immunità dell’ospite umano e agenti patogeni ha ridotto nel tempo la pericolosità di questi ultimi. 20 Il secondo periodo corrisponde a circa 2500 anni fa (500 a.C) ed è caratterizzato dalle accresciute possibilità di comunicazione tra diverse civiltà e quindi di nuove opportunità per i microorganismi e virus di diffondersi in popolazioni, mai entrate in contatto con questi agenti patogeni. Con l’espansione del commercio l’Impero Romano in Occidente e la dinastia Han in Oriente si trovarono a stretto contatto facilitando così il passaggio bidirezionale dei microbi. L’espansione del commercio, le esplorazioni transoceaniche nei secoli XIV, XV e XVI portarono a movimenti di popolazione sempre più consistenti e quindi a possibilità accresciute di contatto con nuovi patogeni. La peste bubbonica, di provenienza asiatica, attecchì in Europa, di cui decimò la popolazione, mentre gli esploratori e i coloni europei conquistavano l’emisfero occidentale portandosi dietro il vaiolo, il morbillo e l’influenza che decimarono le popolazioni indigene. L’età contemporanea con le dinamiche dell’industrializzazione, della globalizzazione, dell’aumento delle migrazioni. dell’urbanizzazione, ecc. ha dato luogo a movimenti e cambiamenti di popolazione estremamente rapidi, che permettono nel giro di ore, giorni la diffusione di infezioni. Inoltre vanno considerati i fattori relativi ai “nuovi” agenti patogeni, caratterizzati da rapidità di mutazione, resistenza agli antibiotici ecc. Infatti occasionalmente, possono emergere agenti patogeni che si rivelano particolarmente virulenti verso i quali il sistema immunitario umano ha scarse possibilità di difesa con il risultato che malattie anche fatali possono diffondersi rapidamente tra le popolazioni. I motivi per cui ciò può avvenire sono vari e complessi. Agenti patogeni che normalmente mostrano un comportamento benigno possono mutare in forme pericolose, o agenti patogeni possono “saltare” dall’animale all’uomo come è avvenuto negli ultimi anni con i virus dell’influenza aviaria (dei polli) e suina. Anche il cambiamento climatico può incidere spianando la strada alla diffusione di malattie tropicali. La microbiologia La microbiologia è la scienza che studia i microrganismi e la loro attività. Essa ha per oggetto la forma, la struttura, la riproduzione, la fisiologia, il metabolismo e l'identificazione dei microrganismi. La microbiologia studia quegli organismi che sono talmente piccoli da non poter essere osservati ad occhio nudo, ma che devono essere osservati, studiati tramite l'utilizzo di un microscopio. Il primo microscopio messo a punto fu il microscopio ottico, un sistema di lenti che permise di osservare strutture della grandezza di qualche micron e quindi di identificare i batteri che misurano circa 1-10 micron. (Il micron viene indicato con la lettera greca “µ” corrisponde alla millesima parte del millimetro) I grandi microbiologi, pur non riuscendo ad identificarli avevano intuito la presenza di esseri viventi non visibili al microscopio ottico; Pasteur studiò a lungo una malattia, la rabbia, che si trasmette con la saliva attraverso il morso dei mammiferi, senza riuscire ad identificare l’agente patogeno che è un virus, pur avendone ipotizzata l’esistenza. Soltanto quando, intorno al 1940, fu messo a punto un altro tipo di microscopio, quello elettronico fu possibile individuare esseri viventi di dimensioni ancora più piccole, dell'ordine dei millimicron ( millesima parte del micron ): i virus. Il microscopio elettronico utilizza un fascio di elettroni, particelle atomiche, che colpendo la materia n e ridanno un'immagine. E’ uno strumento piuttosto sofisticato che fa parte di strumenti messi a punto, quando è stato possibile utilizzare l'energia atomica. Con questo microscopio è possibile vedere f o r m a z i o n i di dimensioni estremamente ridotte che sono i virus sia piccoli che grandi e studiare strutture cellulari come quelle batteriche. Al microscopio ottico, infatti, i batteri appaiono come dei puntini che si muovono; al microscopio elettronico invece è possibile vedere in maniera dettagliata la struttura cellulare batterica. I batteri e i virus sono i più importanti agenti patogeni per l’essere umano, responsabili della maggior parte delle malattie infettive che per il 60-65% sono virali; per la restante parte s o n o malattie batteriche e in piccola parte dovute ad altri microrganismi. 21 I batteri I batteri fanno parte del quarto regno della natura, quello dei protisti cioè i primi. Si tratta di cellule molte antiche, comparse 150 milioni di anni fa sulla terra, che avrebbero dato origine sia a cellule di origine animale, che a cellule di origine vegetale; sono quindi i progenitori di cellule più evolute e di organismi più c o m p l e s s i sia animali che vegetali. Una parte di queste cellule non si sono modificate e costituiscono i batteri. Batteri al microscopio ottico Colera Streptococchi Tetano Si tratta di cellule molto semplici chiamate cellule procariote e p e r q u e s t o i batteri sono definiti procarioti. La principale caratteristica della cellula procariota è l’assenza di un nucleo d i s t i n t o g r a z i e alla membrana nucleare dal citoplasma. P e r q u e s t o n ella cellula procariota s i p a r l a d i sostanza nucleare (o nucleoide), mentre nelle cellule più evolute il nucleo è separato dal citoplasma per mezzo della membrana nucleare. Batteri patogeni, saprofiti e utili Ci sono circa 100.000 specie di batteri di cui soltanto 100 sono patogene per l’essere umano. Moltissimi batteri sono utili, perchè fondamentali per le trasformazioni della materia che in genere sono vantaggiose e non arrecano danni all’ambiente. BATTERI UTILI BATTERI UTILI Lattobacilli Saccaromiceti Flora batterica intestinale: produzione di vitamine B e K Lieviti La degradazione della materia organica, la decomposizione, la trasformazione di sostanze organiche in sostanze minerali (ad esempio dei rifiuti) avviene grazie a dei batteri. Inoltre nel s u o l o ci sono normalmente dei batteri che fissano l'azoto ( azotofissatori) dall’atmosfera rendendo i terreni fertili. La trasformazione del latte in yogurt è mediata da diversi tipi di batteri (i lattobacilli); la lievitazione del pane è permessa dai lieviti. Altri batteri utili sono quelli presenti normalmente nell’intestino umano dalla nascita che producono le vitamine del gruppo B. Moltissimi sono anche i batteri saprofiti, cioè non utili come i precedenti, ma non patogeni. 22 I saprofiti convivono con l’organismo umano; naturalmente sono dei parassiti, perché sfruttano l’organismo per vivere, ma in genere non producono danno. BATTERI SAPROFI TI / UTI LI Mani, cute Bocca Talvolta possono diventare pericolosi : es. nei malati di AIDS Sono dei microorganismi che si sono adattati a vivere insieme agli esseri umani nel corso del tempo. Ad esempio nel cavo orale vivono mediamente 1 miliardo di batteri saprofiti. Sulla superficie cutanea s i t r o v a n o m o l t i s s i m i microorganismi che fanno parte della normale flora batterica. Bisogna dire tra l’altro che pur non essendo utili nel senso prima indicato, la loro presenza nell’organismo umano p u ò rappresentare un vantaggio: essi occupano “spazi” del corpo che altrimenti potrebbero essere colonizzati da batteri patogeni; quindi questa naturale flora batterica compete con i batteri patogeni e protegge l’organismo. Riproduzione dei batteri La riproduzione dei batteri è una riproduzione asessuata de tta scissione binaria e consiste nella divisione della cellula in due cellule figlie identiche alla cellula madre. E’ una riproduzione molto rapida che si ripete ogni 20 minuti circa. Lo stimolo principale a riprodursi è l’aumento di volume della cellula batterica; la sostanza nucleare (cromosoma) si duplica e si separa in 2 nucleoidi che migrano verso i poli della cellula, che si divide in due. Questo tipo di riproduzione è più semplice della riproduzione sessuata, che avviene per l’unione tra un gamete maschile e un gamete femminile dando origine allo zigote, che ha una parte di eredità paterna e una parte di eredità materna. Lo zigote è quindi un individuo diverso sia dal padre sia dalla madre. Le cellule batteriche si riproducono in via asessuata per scissione binaria, dividendosi lungo un piano perpendicolare all’asse longitudinale. . Scissione binaria dell’Escherichia Coli; in rosso il nucleoide e in verde il citoplasma I virus I virus sono stati individuati molto più tardi dei batteri perché non sono visibili al microscopio ottico; 23 avendo dimensioni nell’ordine dei millimicron. I primi microbiologi non poterono identificare i f a t t o r i c a u s a l i responsabili di alcune malattie infettive e ipotizzarono l’esistenza di agenti patogeni molto più piccoli dei batteri. Pasteur, ad esempio, fece tutta una serie di studi sulla rabbia, sui cani ammalati di rabbia. Aveva capito che la rabbia si trasmetteva con la saliva del cane malato, che attraverso la morsicatura poteva contagiare anche l’uomo; ma esaminando la saliva, non riuscì a individuare nessun batterio. Infatti la rabbia non è una malattia batterica ma virale. I virus furono identificati con certezza solo intorno al 1940 dopo la messa a punto del microscopio elettronico che permette di individuare strutture come i virus che hanno dimensioni circa 1000 volte inferiori a quelle dei batteri. Questa è una prima differenza fra virus e batteri: la dimensione. Una seconda differenza è che i virus non sono cellule mentre i batteri sono microorganismi unicellulari procarioti. I virus vengono definiti come organizzazioni biologiche elementari perché non hanno le caratteristiche della cellula. La cellula batterica, pur essendo la più semplice, contiene entrambi gli acidi nucleici: RNA e DNA; i virus hanno un solo acido nucleico. Esistono virus a DNA e virus che contengono l’RNA. La mancanza di uno dei 2 acidi nucleici rende il virus un parassita obbligato, cioè dipendente da una cellula per potersi riprodurre. Il virus è costituito da una parte interna o core dove si trova l’acido nucleico e da un involucro esterno di natura proteica, chiamato capside che rappresenta una protezione dell'acido nucleico. Può esserci talvolta attorno alla capside un altro involucro di materiale lipidico da cui emergono i recettori, strutture chiave per l’ingresso del virus nelle cellule. Sono mediamente più resistenti dei batteri, ad esempio nei confronti della temperatura. Altra differenza fra i virus e i batteri è la sensibilità agli antibiotici che non hanno alcun effetto sui virus. Quindi nel caso di infezioni virali, come l’influenza, prendere gli antibiotici non serve. Talvolta, tuttavia, gli anziani, alcune tipologie di malati cronici in corso di influenza possono andare incontro a una sovrainfezione batterica come la bronchite o la polmonite che devono essere trattate con antibiotici perché sono complicanze batteriche. 24 Le difese dell’organismo Gli agenti patogeni possono esplicare un'azione dannosa, ma l'organismo ospite non è passivo nei confronti di questi attacchi, ma di fronte alla penetrazione del microrganismo si difende con l'immunità dovuta al sistema di difesa dell'organismo; detto sistema immunitario. Questo sistema di difesa si basa su un principio fondamentale che è quello di riconoscere tutto ciò che fa parte del sé ( self ) come proprio: tutte le cellule che appartengono all’organismo, vengono riconosciute come self e ciò che invece non fa parte dell’organismo come non self. Nell’immunità ciò che non fa parte del “self” , che quindi è non self è d e t t o antigene; nelle malattie infettive per esempio un batterio, un virus sono un non self , antigeni. Immunità di specie o refrattarietà E’ comune a tutta la specie umana, che viene trasmessa di generazione in generazione ad ogni essere umano. Esistono molti microorganismi che sono patogeni per altre specie a cui l’uomo è naturalmente refrattario. Esistono poche eccezioni a questa regola rappresentate da un gruppo di malattie in comune tra l’animale e l’uomo che si chiamano zoonosi. Tra queste la rabbia e il tetano. Immunità naturale attiva Il sistema immunitario stimolato dalla presenza di un antigene forma anticorpi specifici. Si forma nel corso della vita attraverso il contatto con i diversi agenti patogeni ed è caratterizzata dalla formazione della memoria immunitaria e produzione continua di anticorpi. Immunità aspecifica L’immunità aspecifica o sistema immunitario aspecifico, è non specializzato, reagisce allo stesso modo di fronte ai tentativi di ingresso dei diversi agenti patogeni. La prima difesa aspecifica è la pelle. S e i n t e g r a e s s a rappresenta un rivestimento impenetrabile p e r gli agenti patogeni. Una ferita, ma anche morsicature e graffi possono rappresentare una porta di ingresso. L' integrità della cute può essere compromessa anche dalla puntura di insetto. Fanno parte dell'immunità aspecifica a n c h e le mucose, tessuto di rivestimento degli organi interni, e quindi anche delle possibili porte d'ingresso dell’organismo; la mucosa orale, la mucosa nasale, la mucosa congiuntivale o congiuntiva, la mucosa anale e le mucose genitali. Le mucose, a differenza delle pelle, sono dei tessuti permeabili; infatti sono bagnate da un liquidi: saliva, lacrime, muco nasale, muco anale, secrezioni vaginali o seminali. Questi liquidi hanno un pH acido; che è una difesa, perché elimina molti agenti patogeni. Nelle mucose ci sono delle cellule d e t te fagociti (fagoin greco vuol dire mangiare), che inglobano gli 25 agenti patogeni distruggendoli; sono delle grosse cellule che si trovano in tutte le mucose e hanno un'azione di difesa. Immunità specifica Se queste difese vengono superate, s i a t t i v a n o l e difese specifiche o immunità specifica. L'immunità specifica è legata a cellule particolari molto diffuse nell’organismo che sono i linfociti. I linfociti sono cellule bianche del sangue. Oltre a circolare nel sangue e nella linfa, si trovano anche nei linfonodi e nelle linfoghiandole. Nelle mucose sono presenti i linfonodi e le linfoghiandole, soprattutto accanto alle porte di ingresso dell’organismo. Per immunità specifica si intende una difesa specializzata, diversa per ogni agente patogeno. I linfociti aggregati nei linfonodi o nelle linfoghiandole, producono delle sostanze che sono specifiche per ogni agente patogeno. Queste sostanze specifiche sono gli anticorpi prodotti dai linfociti; sono molecole proteiche, proteine. Ciò spiega perché l'alimentazione è un fattore cruciale per le difese immunitarie: se non si introducono proteine a sufficienza, non ci sono aminoacidi per formare le proteine di cui sono costituiti gli anticorpi. La formazione degli anticorpi, uno dei processi più raffinati e complessi del nostro organismo, viene svolta dai linfociti cellule molto specializzate. I linfociti T riconoscono gli antigeni, li fagocitano, ne fanno una sorta di identikit che viene trasferito ai linfociti B che producono gli anticorpi specifici per contrastare il corrispondente antigene. I linfociti della memoria permettono di conservare la memoria immunitaria: l'anticorpo che si è formato contro l'antigene viene impresso nel codice genetico di alcuni linfociti che porteranno per tutta la vita la memoria di quell’anticorpo. L’organismo conserva la memoria di tutti gli agenti patogeni, che una volta entrati nell’organismo hanno stimolato la produzione degli anticorpi da parte dei linfociti. Questo è il motivo per cui quando si è avuta un'infezione o una malattia, quasi mai la si prende una seconda volta. I linfociti della memoria mantengono nel tempo la memoria del contatto avvenuto con l'antigene ( agente patogeno) e continuano a produrre nel tempo anticorpi. Infatti facendo delle analisi del sangue noi possiamo s a p e r e quali anticorpi sono presenti nel nostro siero, cioè verso quali agenti patogeni noi siamo sieropositivi. Immunità naturale passiva Se l’immunità attiva coincide con la produzione degli anticorpi, la passiva è il passaggio di anticorpi preformati da un individuo ad un altro. Durante la gravidanza e l’allattamento al seno la madre trasferisce i suoi anticorpi al feto e al lattante per proteggerlo nei primi mesi di vita quando il suo sistema immunitario non ha raggiunto ancora la maturità. Gli anticorpi materni sono essenziali per la protezione del nuovo nato verso le malattie più comuni nell’ambiente di vita della madre. Particolarmente ricco di anticorpi è il primo latte, detto colostro che è un siero giallo, molto denso. Dal terzo mese di vita il sistema immunitario del bambino raggiunge la maturità ed è in grado di reagire allo stimolo antigene rappresentato dagli agenti patogeni. Immunità artificiale E’ un’immunità ottenuta artificialmente con mezzi biomedici, e rientra nel campo della Medicina Preventiva. Può essere considerata come un’imitazione ben riuscita dell’immunità naturale e pertanto anch’essa può essere attiva e passiva. Immunità artificiale attiva L'organismo umano viene stimolato a produrre anticorpi come avviene naturalmente durante un’infezione o una malattia. Per stimolare le difese specifiche si utilizzano degli antigeni modificati, innocui i vaccini; la somministrazione dei vaccini è detta vaccinazione. Le vaccinazioni simulano l'infezione e quindi stimolano la formazione degli anticorpi che proteggono dall'infezione naturale e permettono la creazione di una memoria immunitaria specifica che può essere rinforzata da vaccinazioni successive dette richiami. Le vaccinazioni obbligatorie dell’infanzia sono 4: antipolio, antidifterica, antitetanica e antiepatite B. Immunità artificiale passiva Come in quella naturale si ricevono degli anticorpi formati da un altro individuo. Il termine utilizzato per definire questi anticorpi preformati è immunoglobuline. Le immunoglobuline sono anticorpi di più individui donatori, che in genere sono stati vaccinati di recente per la malattia dalla quale si vuole proteggere il ricevente. E’ molto utile quando è urgente proteggere con anticorpi già formati da altri un individuo che ne è privo. Il caso più frequente è la protezione dal tetano di un individuo a rischio non vaccinato. 26 Patogenicità: invasività e tossicità La patogenicità è la capacità di produrre un danno, una malattia. I microrganismi e virus che hanno un potere patogeno sono detti agenti patogeni. Il grado di patogenicità è detto virulenza. All’interno di una stessa specie di agenti patogeni ce ne sono alcuni più virulenti, più aggressivi di altri. I fattori di virulenza sono fattori propri del parassita che gli consentono di resistere alle difese dell’ospite. Tra questi ricordiamo la capsula batterica che si oppone alla fagocitosi, la presenza di flagelli, che permettendo la mobilità, consente di sottrarsi alle difese. La patogenicità si esprime in molti modi e ne ricordiamo le principali: l'invasività è la capacità di un agente patogeno di invadere l'organismo ospite. Ospite è l'organismo, che suo malgrado si trova invaso dall'agente patogeno, nelle malattie umane è l'uomo. Questa capacità di invadere l'organismo è legata alla notevole capacità di moltiplicarsi che hanno gli agenti patogeni, se non contrastati dalle difese immunitarie. Naturalmente più elevato è il numero degli agenti patogeni che penetrano nell’organismo maggiore è la possibilità di “invasione”. Per indicare il numero degli agenti patogeni si usa parlare di carica; alta carica = molti agenti patogeni, bassa carica = pochi agenti patogeni. Un’altra modalità attraverso cui si esprime la patogenicità è la tossicità; propria di microrganismi che più che invadere l’organismo, sviluppandosi producono sostanze tossiche dette tossine in grado di produrre un danno anche a distanza. Infezione e malattia Si parla di infezione quando si attivano le difese specifiche. L'infezione è un evento frequentissimo, non è caratterizzata da sintomi e s e g n i e q u i n d i non è avvertita dal soggetto; questo non vuol dire che nell’organismo non si sia attivato un sistema, che nelle persone sane è molto efficiente, di difesa dall'agente patogeno che è penetrato nel nostro organismo. Se l’agente patogeno non viene eliminato subito, anzi se riesce momentaneamente a prevalere sulle difese specifiche, continua a moltiplicarsi, e tende a raggiungere quello che è il suo organo bersaglio. L'organo bersaglio è quell’organo in cui l'agente patogeno esprime il massimo della sua patogenicità, cioè della sua capacità di produrre un danno espresso dai sintomi e dai segni. Per esempio, l’organo bersaglio del virus dell’influenza sono le prime vie respiratorie e quindi la mucosa nasale, quella congiuntivale, la faringe e la trachea. L’organo bersaglio dei virus dell’epatite è il fegato. Il tempo che passa tra l'inizio dell'infezione, cioè l’attivazione dei linfociti (immunità specifica) e la comparsa dei sintomi e segni, cioè la malattia, è definito tempo di incubazione ed è variabile. L’elemento che distingue l'infezione dalla malattia sono i segni e i sintomi. Accanto a segni locali (ingrossamento dei linfonodi), ce ne sono altri generali, che r a p p r e s e n t a n o la reazione dell'organismo all'aggressione da parte degli agenti patogeni ad esempio la febbre. La febbre è un sintomo presente molto spesso anche se non sempre, e indica che non c'è solo infezione ma che c'è malattia. Anche durante la malattia il sistema di difesa specifico continua a produrre anticorpi c h e s i si dirigono nell'organo bersaglio dove c’è la massima concentrazione di agenti patogeni. Quasi sempre quindi si guarisce dalle malattie infettive spontaneamente, poiché il sistema immunitario di persone sane respinge da solo l'attacco degli agenti patogeni: lo può fare subito quando inizia la formazione di anticorpi, nella fase di infezione oppure successivamente, quando il patogeno raggiunge l'organo bersaglio. Quindi dopo la fase acuta dei sintomi, quasi sempre si ha una fase di convalescenza che coincide con il tempo in cui si riacquistano le forze, scompaiono i sintomi e si guarisce. Il soggetto immune è quello che possiede gli anticorpi, quindi non contrarrà né l'infezione né la malattia. Invece recettivo è d e f i n i t o il soggetto che non ha l'immunità e pertanto può infettarsi e ammalarsi. 27 Epidemiologia delle malattie infettive La sorgente di infezione è l'organismo malato o portatore che ospita gli agenti patogeni e eliminandoli, può diffonderli all'esterno; l’organismo per lo più è l’essere umano. Ma può essere anche un animale (zoonosi). Le sorgenti sono il malato e il portatore. Il portatore è un soggetto infetto, che non ha sintomi e segni della malattia. Il malato è non solo infetto, ma presenta anche sintomi e segni della malattia. Diversi tipi di portatori Portatore precoce. Il portatore precoce è l’individuo nella fase di incubazione della malattia. L'incubazione è il periodo che precede la manifestazione della malattia, cioè la comparsa dei sintomi; è naturalmente una sorgente di infezione più insidiosa che non il malato perché è apparentemente sano, ma può trasmettere gli agenti patogeni. Portatore convalescente. E ’ i l p iù semplice da identificare. Il convalescente è un soggetto che ha avuto la malattia, è guarito clinicamente, non ha più sintomi, ed è nella fase della convalescenza. Molte malattie dell'infanzia hanno una convalescenza contagiosa: il bambino che ha avuto il morbillo o la varicella rimane infettante, cioè è un portatore convalescente, quindi è apparentemente sano perché non ha più i sintomi, ma ancora può contagiare; tanto è vero che non può tornare a scuola senza un certificato medico che ne attesti la non contagiosità. Portatore cronico. Il portatore cronico è colui che continua ad essere contagioso, oltre il periodo di convalescenza, per mesi, per anni o addirittura per tutta la vita. Va distinto dal malato cronico: non è più malato cronico ma infetto. Coloro che hanno avuto l'epatite virale divengono portatori cronici e quindi il l o r o sangue e gli altri liquidi biologici continuano ad ospitare il virus; per questo q u e s t i s o g g e t t i non possono donare il sangue che potrebbe infettare altri individui. Portatore sano: il portatore sano è un soggetto che non ha avuto la malattia, né la avrà a breve termine Questa definizione ci dice che il portatore sano non è un soggetto che avrà la malattia a breve termine, quindi non è un portatore precoce, c h e d o p o la fase di incubazione avrà la malattia. Ma non è neanche uno che ha già avuto la malattia e quindi non è un portatore convalescente o cronico. La meningite, dovuta a un batterio, il meningococco, si trasmette proprio attraverso i portatori sani, che non si ammalano, ma trasmettono l’agente patogeno ad individui recettivi che possono ammalarsi di meningite. 28 La trasmissione delle malattie infettive Dalla sorgente di infezione gli agenti patogeni si possono trasmettere all’ospite recettivo attraverso due diverse modalità. Quando dalla sorgente di infezione, gli agenti patogeni passano direttamente ad un individuo recettivo si parla di trasmissione diretta. Il secondo tipo di trasmissione si ha se dalla sorgente gli agenti patogeni diffondono dapprima nell'ambiente e poi attraverso l'ambiente raggiungono l'individuo recettivo. Questo secondo tipo di trasmissione è detta indiretta. Perché si verifichi l’infezione bisogna che il soggetto in cui l'agente patogeno arriva, sia un soggetto recettivo, cioè che non abbia gli anticorpi verso quel determinato microrganismo. Se l'individuo non è recettivo, questa catena di trasmissione, cioè questo passaggio dell'agente patogeno, si interrompe perché l'immunità fa da barriera, e l'agente patogeno non può penetrare e dar luogo all'infezione. Trasmissione malattie infettive Trasmissione diretta Sorgente individuo recettivo Trasmissione indiretta Sorgente Ambiente individuo recettivo Ambiente = veicoli e vettori La trasmissione diretta La trasmissione diretta è quella in cui l'agente patogeno passa direttamente, senza mediazione, dalla sorgente al soggetto recettivo. L’esempio più tipico è la trasmissione sessuale. Nella trasmissione sessuale c'è un contatto diretto tra la sorgente, che può essere un malato o un portatore, e l'individuo recettivo. Fra le malattie che si trasmettono attraverso rapporti sessuali, una delle più importanti è l’AIDS causata dall’HIV (Human Immunodeficiency Virus o Virus dell'immunodeficienza umana). Un’altra malattia a trasmissione sessuale è la sifilide, che è dovuta a un batterio. Gli agenti patogeni responsabili di queste malattie a trasmissione sessuale sono generalmente molto fragili, non sopravvivono nell'ambiente se non per pochi secondi e quindi p o s s o n o trasmettersi s o l o contatto diretto. Un’altra modalità di trasmissione diretta è la trasmissione verticale: la madre infetta/malata può trasmettere agenti patogeni al feto durante la gravidanza, al momento del parto e anche con l’allattamento. 29 Si possono trasmettere in questo modo l’HIV e il virus dell’epatite B. Trasmissione diretta si ha anche attraverso la morsicatura e il graffio degli animali che possono veicolare il virus della rabbia, che può colpire tutti i mammiferi. La morsicatura e il graffio interrompono la continuità della pelle, che è un elemento fondamentale di difesa e questo permette l’ingresso dell’agente patogeno. 30 La trasmissione indiretta La trasmissione indiretta si ha quando gli agenti patogeni dalla sorgente di infezione, prima di raggiungere l'individuo recettivo, passano attraverso l'ambiente. Si tratta chiaramente di agenti patogeni che resistono nell'ambiente, altrimenti la trasmissione indiretta non sarebbe possibile. L'ambiente viene definito come veicoli e vettori. I veicoli sono cinque e sono elementi inanimati dell'ambiente. Sono l'aria, l'acqua, il suolo (o terreno), gli alimenti e gli oggetti. I vettori invece sono insetti, quindi sono esseri viventi. I veicoli L’aria L'aria è uno dei veicoli più importanti; attraverso l'aria si trasmettono moltissime malattie, soprattutto quelle che colpiscono le vie aeree, sia quelle superiori che quelle inferiori. Per vie aeree superiori si intendono la mucosa nasale, la mucosa congiuntivale, la mucosa orale, la faringe, la trachea; le vie aeree inferiori sono bronchi e polmoni. Praticamente tutte le malattie delle vie aeree si trasmettono attraverso l'aria, anche perché chi è affetto da queste malattie elimina all'esterno gli agenti patogeni attraverso l'aria. E li elimina attraverso atti che spingono all'esterno dell'organismo questi agenti patogeni, per esempio la tosse, lo starnuto, la fonazione stessa. Infatti in tutti questi atti si genera nelle vie respiratorie una forte c o r r e n t e di aria che e m e t t e queste goccioline. Se una persona è infetta o malata di una malattia respiratoria, nelle goccioline si possono trovare anche gli agenti patogeni responsabili della malattia. L'ambiente secco è sempre un ambiente ostile per i microrganismi e viceversa l'ambiente umido è un ambiente favorevole. Negli ambienti affollati il fattore che favorisce le infezioni, è il sovraffollamento, la vicinanza di tante persone; ma c’è anche il fatto che, s o p r a t t u t t o s e non s i cambia aria spesso, si crea umidità, perché gli individui respirando emettono vapore acqueo. La trasmissione aerea è una trasmissione a brevissima distanza, tanto che alcuni la definiscono semidiretta, perché c'è un contatto ravvicinato, 2-3 metri e quindi la sorgente di infezione è vicina, è presente. Per via aerea si trasmettono: l'influenza, il raffreddore, il morbillo, la rosolia, la varicella, la tubercolosi, ecc. In questa trasmissione è importante anche il ruolo delle mani. Le mani si possono contaminare perché toccandosi il naso, la bocca possono veicolare virus e batteri responsabili di infezioni/malattie delle vie 31 aeree. E’ opportuno quindi lavarsi le mani per eliminare gli agenti patogeni, che eventualmente vi si sono depositati. L’acqua e gli alimenti La trasmissione indiretta degli agenti patogeni attraverso l'acqua e gli alimenti è definita trasmissione orofecale. Nel gruppo delle malattie a trasmissione oro-fecale vengono riunite le infezioni la cui principale via di eliminazione è rappresentata dalle feci e che penetrano nell'organismo attraverso il canale alimentare. Una delle malattie che si trasmette con questa modalità è l'epatite virale di tipo A. Sono malattie che colpiscono per lo più l'intestino. Le feci e l e u r i n e e l i m i n a t e d a individui sorgenti d’infezione possono contenere agenti patogeni. In qualche maniera il materiale fecale o di rifiuto p u ò raggiungere l'acqua e gli alimenti. Questo è possibile tutte le volte che le feci e le urine, che vanno a costituire i cosiddetti liquami, non vengono adeguatamente allontanate dall’ambiente dove vive l’uomo e trattate; ed è possibile quando le acque per uso potabile, non vengono controllate e trattate adeguatamente. Normalmente nei paesi sviluppati, come l’Italia, esiste un sistema di smaltimento dei liquami attraverso le fognature e esistono gli acquedotti che forniscono acqua potabile , quindi questa trasmissione è rara, ma basta bere un'acqua non controllata ed è possibile contrarre un’infezione oro-fecale. Infatti se non esiste un adeguato sistema di trattamento oppure se liquami, invece di essere convogliati in un pozzo nero, vengono sversati in un terreno, possono diffondere e inquinare le falde idriche, da cui proviene l'acqua destinata all’uso umano. È evidente che la trasmissione oro-fecale nel mondo è diffusissima, soprattutto nei paesi in via di sviluppo laddove non c'è un controllo adeguato. Le malattie c o s ì t r a s m e s s e sono una delle cause di morte più importanti nel mondo, perché la contaminazione delle acque è un evento molto frequente. Nel mondo circa 1 miliardo di persone, quasi un sesto degli abitanti della terra, non ha accesso all'acqua e anche quando ha accesso all'acqua, questa non è potabile, quindi beve acque di qualità bassissima. Una caratteristica delle infezioni oro-fecali è che la sorgente di infezione può essere anche a grandissima distanza dall’ospite recettivo. E’ quello che può succedere quando un pozzo nero non è a tenuta, cioè non trattiene liquami e può andare ad inquinare una falda idrica; che dalla campagna arriva in città. In questa modalità di trasmissione quindi la sorgente di infezione p u ò a n c h e e s s e r e l o n t a n a chilometri. L'acqua infetta può a sua volta contaminare gli alimenti. Ci sono diversi esempi: alcuni ortaggi, come l'insalata, che possono essere contaminati da acque sporche, inquinate da rifiuti fecali e quindi possono trasportare degli agenti patogeni. Per garantire la sicurezza degli ortaggi che si consumano crudi, non è necessario disinfettarli, ma è sufficiente lavarli bene in acqua corrente e togliere i residui terrosi, che in genere indicano che sono stati 32 eliminati anche eventuali materiali fecali. Gli ortaggi che si consumano cotti, a n c h e s e v a n n o s e m p r e l a v a t i , s o n o r e s i s i c u r i d a l l a cottura c h e elimina gli agenti patogeni. Un altro alimento, questa volta di origine animale, molto rischioso sono i frutti di mare (ad esempio le cozze), molluschi, che crescono o naturalmente o coltivati nelle acque costiere. Se le acque costiere s o n o c o n t a m i n a t e , le cozze come una sorta di spugna filtrano l'acqua e trattengono quelle che sono le particelle nutrienti; come le feci ricche di materiale organico ed eventualmente di agenti patogeni. Le cozze filtrano 100 litri di acqua al giorno e trattenendo materiale organico, s i c o m p o r t a n o c o m e c o n c e n t r a t o r i b i o l o g i c i a n c h e d i a g e n t i p a t o g e n i . Pertanto è meglio non mangiare i molluschi crudi. La cottura rende sicuri questi alimenti, anche nel caso in cui siano stati coltivati in un’acqua inquinata. C’è un’altra modalità con cui l'acqua può contaminare gli alimenti. Per esempio lavando con acqua sporca recipienti, stoviglie, che poi devono contenere cibo. I recipienti in cui si conservano gli alimenti devono essere puliti. Per renderli puliti è sufficiente il semplice lavaggio con acqua e sapone e l'asciugatura. Anche le mani possono avere un ruolo nella trasmissione di queste malattie. Per esempio se una persona è portatrice o malata e non osserva delle norme di igiene personale, come lavarsi le mani dopo essere andata al bagno, può trasportare materiale fecale. Questo può succedere soprattutto ai bambini. Contribuiscono alla trasmissione oro-fecale a n c h e le mosche. La mosca domestica è responsabile della trasmissione di agenti patogeni in quanto vettore. Sono degli insetti dalle abitudini poco pulite: s i p o s a n o sul materiale fecale, e a v e n d o delle zampette a ventosa il materiale, anche di dimensioni microscopiche, può rimanere attaccato ed essere successivamente depositato su alimenti e stoviglie. La lotta alle mosche è q u i n d i un altro dei capisaldi della prevenzione di queste malattie. L’animale malato o portatore, può di per sé, produrre materie prime contaminate all’origine: carni, uova, latte, ecc. Questi e altri alimenti devono essere conservati, trattati, cotti con particolare attenzione prima di essere consumati. Sicuramente la cottura garantisce la bonifica di carni, pesce, uova, ecc, eventualmente contaminati. Il latte deve essere bonificato (pastorizzato o sterilizzato) prima del consumo. Gli oggetti Un altro veicolo di trasmissione delle malattie infettive sono gli oggetti di uso comune come le stoviglie. I giocattoli possono essere contaminati con la saliva e quindi passando da un bambino all'altro possono trasportare patogeni che si trovano nella saliva. 33 Molti altri possono essere gli oggetti implicati, soprattutto quelli che vengono a contatto con il sangue o con le secrezioni di un individuo che è sorgente di infezione. Particolarmente pericolosi sono tutti i taglienti, fra cui il rasoio c h e può portare a delle lesioni da cui esce sangue. Sono sufficienti delle micro-lesioni, che talvolta non sono neanche evidenti, ma che possono contenere minime quantità di sangue. Tutto ciò che viene a contatto con i liquidi biologici, in particolare con il sangue può essere pericoloso. Anche gli spazzolini da denti, non devono essere usati in modo promiscuo. In questo discorso rientra un capitolo particolare della trasmissione con gli oggetti, che va sotto il nome di trasmissione iatrogena, cioè legata all'esercizio delle professioni s a n i t a r i e , agli oggetti di uso sanitario. Questi oggetti sono soprattutto quelli che vengono a contatto con il sangue e nella pratica sanitaria sono tantissimi: la siringa, il bisturi, le punte del trapano di un dentista, ecc. possono veicolare HIV e virus dell’epatite. Il suolo Il suolo è normale che sia contaminato da acque sporche, da rifiuti di vario genere; quindi può sicuramente ospitare anche agenti patogeni di vario tipo. Il terreno diventa polvere e può t r a s p o r t a r e o v u n q u e gli agenti patogeni. Questa trasmissione ha il suo esempio più tipico nell’infezione tetanica causata dal bacillo del tetano: il tetano è un batterio anaerobio, che vive normalmente nell'intestino degli animali erbivori, da dove, una volta eliminato con le feci, arriva sul terreno. I vettori I vettori sono esseri animati che fungono da tramite fra la sorgente di infezione e l’individuo recettivo. I vettori in genere sono degli insetti, tra cui: le zanzare (alcuni tipi specifici) che trasmettono la malaria, la febbre gialla; le mosche che trasmettono molte malattie oro fecali fra cui il tifo, l’epatite. Si distinguono in vettori obbligati e vettori meccanici o facoltativi. I vettori meccanici fungono da semplici trasportatori dell’agente patogeno; mentre i vettori obbligati entrano a far parte attivamente del ciclo biologico dell’agente patogeno. Un esempio di vettore obbligato è la zanzara anofele, la cui puntura è necessaria per la trasmissione dell’agente patogeno della malaria. Un vettore meccanico è la mosca domestica che contribuisce alla trasmissione oro-fecale. 34 LETTURE: Ministero della Salute Ministero della Salute Stili di vita salutari: attività fisica Fumo STILI DI VITA SALUTARI: ATTIVITÀ FISICA Rischi di una vita sedentaria La sedentarietà, oltre a predisporre all’obesità, può compromettere altri aspetti della salute. Uno stile di vita poco attivo è un fattore di rischio per patologie come la cardiopatia coronarica, il diabete, il tumore al colon etc. La vita sedentaria è una condizione predisponente, insieme ad una cattiva alimentazione di importanti patologie, quali: diabete di 2 tipo disturbi cardiocircolatori (infarto, miocardico, ictus, insufficienza cardiaca) insufficienza venosa sovrappeso e obesità osteoporosi, artrite ipertensione arteriosa aumento dei livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue alcuni tumori. L’attività fisica regolare rappresenta un fattore protettivo per le malattie cardiovascolari e il diabete, sia in termini di mortalità che di morbilità. In particolare, agisce abbassando la pressione arteriosa e i valori dei trigliceridi nel sangue, aumentando il colesterolo HDL (colesterolo buono) e migliorando la tolleranza al glucosio. Una buona salute, forma o condizione fisica è garantita da uno stile di vita sano piuttosto che da una eredità genetica. Una vita attiva è lo strumento migliore per prevenire molte patologie. Per mantenersi in buona salute è necessario “muoversi” cioè camminare, ballare, giocare, andare in bicicletta. Ecco alcune semplici regole da seguire per una “lunga vita… in movimento” I dieci consigli degli esperti 1. Ricorda che il movimento è essenziale per prevenire molte patologie 2. Cerca di essere meno sedentario, infatti la sedentarietà predispone all’obesità 3. Bambini e ragazzi devono potersi muovere sia a scuola sia nel tempo libero, meglio se all’aria aperta 4. L’esercizio fisico è fondamentale anche per gli anziani 5. Muoversi significa camminare, giocare, ballare andare in bici 6. Se possibile, vai al lavoro o a scuola a piedi 7. Se puoi evita l’uso dell’ascensore e fai le scale 8. Cerca di camminare almeno 30 minuti al giorno, tutti i giorni, a passo svelto 9. Sfrutta ogni occasione per essere attivo (lavori domestici, giardinaggio, portare a spasso il cane, parcheggiare l’auto più lontano) 35 10. Pratica un’attività sportiva almeno 2 volte a settimana (o in alternativa usa il fine settimana per passeggiare, andare in bici, nuotare, ballare) Vantaggi di una vita attiva Una vita attiva è lo strumento migliore per prevenire molte patologie. Per mantenersi in buona salute è necessario “muoversi” cioè camminare, ballare, giocare, andare in bicicletta. Un buon livello di attività fisica, infatti, contribuisce ad abbassare i valori della pressione arteriosa e quelli dell’ipercolesterolemia, a prevenire malattie cardiovascolari, obesità e soprappeso, diabete, osteoporosi; contribuisce, inoltre, al benessere psicologico, riducendo ansia, depressione e senso di solitudine. Per i bambini e i ragazzi la partecipazione ai giochi e ad altre attività fisiche, sia a scuola che durante il tempo libero, è essenziale per: un sano sviluppo dell’apparato osteoarticolare e muscolare il benessere psichico e sociale controllare il peso corporeo favorire il funzionamento degli apparati cardiovascolare e respiratorio. Inoltre, lo sport e l’attività fisica contribuiscono ad evitare, nei giovani, l’instaurarsi di comportamenti sbagliati, quali l’abitudine a fumo e alcol e l’uso di droghe. Anche per gli anziani l’esercizio fisico è particolarmente utile in quanto: ritarda l’invecchiamento previene l’osteoporosi contribuisce a prevenire la disabilità contribuisce a prevenire la depressione e la riduzione delle facoltà mentali contribuisce a ridurre il rischio di cadute accidentali migliorando l’equilibrio e la coordinazione. Uomini e donne di qualsiasi età possono trarre vantaggio anche solo da 30 minuti di moderato esercizio quotidiano. Non è necessario dedicarsi ad una attività specifica. Infatti l’attività fisica può essere di tipo sportivo oppure connessa con le attività quotidiane, ad esempio spostarsi a piedi o in bicicletta per andare a lavoro o a scuola, usare le scale invece dell’ascensore. L’importante è mantenersi attivi sfruttando ogni possibile occasione, ad esempio: dedicarsi ai lavori di giardinaggio, fare la spesa, portare a spasso il cane. Praticare con regolarità attività sportive almeno 2 volte a settimana aiuta a: aumentare la resistenza aumentare la potenza muscolare migliorare la flessibilità delle articolazioni migliorare l’efficienza di cuore e vasi e la funzionalità respiratoria migliorare il tono dell’umore. In alternativa è consigliabile utilizzare il fine settimana per lunghe passeggiate e/o gite in bici, ballo e nuotate in piscina. 36 ESEMPI DI CONSUMI CALORICI PER 60 MINUTI DI ATTIVITÀ QUOTIDIANE O SPORTIVE Attività Consumo Passeggiare 200 Fare ginnastica 245 Andare in windsurf 265 Rifare i letti 300 Ballare 300 Giocare a tennis 450 Giocare a pallacanestro 455 Fare aerobica 505 Ballare il rock'n'roll 525 Fare trekking 560 Andare in bici 595 Marciare 595 Fare canottaggio 700 Nuotare 700 37 Fumo Rischi per la salute Oltre al tabacco, una sigaretta contiene molti componenti e, ad ogni boccata, durante la combustione, si sprigionano più di 4000 sostanze chimiche. Tra le più pericolose c’è il catrame che contiene sostanze cancerogene che si depositano nel polmone e nelle vie respiratorie e sostanze irritanti, che favoriscono infezioni, bronchite cronica ed enfisema. La nicotina, inoltre, è un alcaloide che influenza il sistema cardiovascolare e nervoso e induce dipendenza. Ricorda: Il fumo è “la prima causa di morte facilmente evitabile” in quanto causa di cancro, malattie cardiovascolari e respiratorie! Il fumo ha un effetto negativo sul sistema riproduttivo sia dell’uomo che della donna, riducendo la fertilità. Durante la gravidanza, il fumo ha molti effetti nocivi sul feto ed è il maggiore fattore di rischio di basso peso alla nascita, può causare aborti spontanei e complicazioni durante la gravidanza. Smettere di fumare durante la gravidanza previene, inoltre, l’asma nei bambini. Se fumi e sei un genitore o stai a contatto abituale con i bambini, devi evitare di fumare perchè il fumo passivo può causare infezioni polmonari nei neonati, irritazione ad occhi, tosse e disturbi respiratori e aumento del rischio di crisi di asma e otiti. In ogni caso il fumo passivo è dannoso per chi sta intorno ad un fumatore. Dati epidemiologici Prevalenza e mortalità nel mondo e nella Unione Europea Il tabacco provoca più decessi di alcol, aids, droghe, incidenti stradali, omicidi e suicidi messi insieme. L’epidemia del tabacco è una delle più grandi sfide di sanità pubblica della storia. L’OMS ha definito il fumo di tabacco come "la più grande minaccia per la salute nella Regione Europea". Nel mondo i fumatori sono 650 milioni e i morti a causa del fumo sono 5.4 milioni ogni anno. Si stima che nel 2030 saranno 8 milioni. Nel 20° secolo 100 milioni di persone sono morte a causa del fumo; nel 21° secolo si stima ne moriranno 1 miliardo. Nel 2030 più dell’80% dei morti a causa del tabacco saranno nei paesi in via di sviluppo. Nei paesi dell’Unione Europea (UE) ogni anno muoiono prematuramente a causa del fumo 650.000 persone (una cifra superiore alla popolazione di Malta o del Lussemburgo). Secondo i più recenti dati della Commissione Europea, benché il numero dei fumatori nella UE sia in calo, un terzo degli europei fuma ancora. Queste persone mettono a repentaglio la loro vita e quella di quanti sono esposti al fumo passivo, tanto che, ogni anno, 19.000 europei non fumatori muoiono per effetto dell’esposizione al fumo passivo, a casa o sul luogo di lavoro. Le morti e le malattie fumo-correlate, tuttavia, sono interamente prevedibili e prevenibili, si conosce, infatti, esattamente cosa provoca l’uso di tabacco, come e quanto uccide, cosa danneggia e come fare per evitare tutto questo. 38 La maggiore pericolosità del fumo di sigaretta, rispetto alla pipa e al sigaro, per il tumore del polmone, dipende dal modo in cui viene aspirato il fumo: in profondità nei bronchi e nei polmoni. Il fumo prodotto dalla pipa e dal sigaro in genere viene trattenuto in bocca e non aspirato. Mortalità da "fumo" in Italia Si stima che siano attribuibili al fumo di tabacco in Italia dalle 70.000 alle 83.000 morti l’anno. Oltre il 25% di questi decessi è compreso tra i 35 ed i 65 anni di età. Il tabacco è una causa nota o probabile di almeno 25 malattie, tra le quali broncopneumopatie croniche ostruttive ed altre patologie polmonari croniche, cancro del polmone e altre forme di cancro, cardiopatie, vasculopatie. La mortalità e l’incidenza per carcinoma polmonare sono in calo tra gli uomini ma in aumento nelle donne, tra le quali questa patologia ha superato abbondantemente quella del tumore allo stomaco, divenendo la terza causa di morte per patologie tumorali, dopo mammella e colon-retto. Anche se negli ultimi 50 anni si è assistito in Italia, come in tutto il mondo occidentale, ad una graduale diminuzione dei fumatori, nel nostro Paese il fumo attivo rimane la principale causa di morbosità e mortalità prevenibile. Prevalenza in Italia Nel 2009, secondo i dati ISTAT (che fanno riferimento a oltre 60 mila interviste faccia a faccia a persone con età superiore ai 14 anni), la percentuale dei fumatori è salita al 23% (era 22,2% nel 2008) dopo 5 anni di valori stabili intorno al 22%. L’incremento ha riguardato allo stesso modo sia i maschi che le femmine (nel 2009: maschi 29,5% femmine 17%; nel 2008: maschi 28,6%, femmine 16,3%). Nel 2003, prima della legge 3/2003, la prevalenza era del 23,8% (maschi 31% femmine 17,4%). Se andiamo a vedere la prevalenza nelle varie classi di età, si nota come l’aumento maggiore ci sia stato tra i giovani adulti di età compresa tra i 25 e i 34 anni, dove si è raggiunta la percentuale del 31,4% (40,2% i maschi e 22,2% le femmine). In leggero aumento è, invece, la prevalenza tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni che raggiunge il 21,7%. La più alta percentuale di fumatori si osserva nell’Italia centrale (24,3%), seguono in ordine decrescente il nord (23%) e il sud e le isole (22,3%). 10 buoni motivi per smettere di fumare Per incoraggiare i fumatori, soprattutto i giovani, a smettere di fumare, ecco alcuni validi motivi, dichiarati dall'American Cancer Society. Passo dopo passo, i benefici che trae il nostro corpo dallo smettere di fumare ENTRO 20 MINUTI si normalizza la pressione arteriosa si normalizza il battito cardiaco torna normale la temperatura di mani e piedi ENTRO 8 ORE scende il livello di anidride carbonica nel sangue si normalizza il livello di ossigeno nel sangue ENTRO 24 ORE diminuisce il rischio di attacco cardiaco ENTRO 48 ORE iniziano a ricrescere le terminazioni nervose migliorano i sensi dell’olfatto e del gusto ENTRO 72 ORE si rilassano i bronchi, migliora il respiro 39 aumenta la capacità polmonare DA 2 SETTIMANE A 3 MESI migliora la circolazione camminare diventa sempre meno faticoso DA 3 A 9 MESI diminuiscono affaticamento, respiro corto, e altri sintomi come la tosse aumenta il livello generale di energia ENTRO 5 ANNI la mortalità da tumore polmonare per il fumatore medio (un pacchetto di sigarette al giorno) scende da 137 per centomila persone a 72. ENTRO 10 ANNI le cellule precancerose vengono rimpiazzate diminuisce il rischio di altri tumori: alla bocca, alla laringe, all'esofago, alla vescica, ai reni e al pancreas. DOPO 10 ANNI la mortalità da tumore polmonare scende a 12 per centomila che é la normalità; praticamente il rischio di decesso per tumore polmonare è paragonabile a quello di una persona che non ha mai fumato. Come smettere di fumare Smettere di fumare da soli è possibile. I più recenti dati ISTAT indicano, infatti, che il 90% degli ex fumatori ha smesso senza bisogno di aiuto. Se si decide di provare da soli è bene ricordare che le prime 24 ore dall’ultima sigaretta sono le più difficili e nei primi 4 giorni sono più intensi i sintomi dell’astinenza, che tendono ad attenuarsi dalla prima settimana al primo mese, mentre sensazioni di malessere (come affaticabilità, irritabilità, difficoltà di concentrazione, aumento dell’appetito, ecc.) possono persistere anche per alcuni mesi. Cosa altro sapere Il desiderio impellente di una sigaretta, tuttavia, dura solo pochi minuti e non è troppo difficile dottare strategie per distrarsi come bere un bicchiere d’acqua, fare una passeggiata, chiacchierare con qualcuno, masticare una gomma o una caramella senza zucchero. La nicotina è un anoressizzante: quindi, smettendo di fumare, è possibile un aumento di peso non superiore ai due o tre chili. Non tutti comunque ingrassano, ma se non si vuole rischiare è sufficiente cambiare gradualmente le proprie abitudini alimentari, riducendo la quantità di cibo per pasto, preferire 3-5 pasti leggeri piuttosto che due abbondanti, bere molti liquidi, ridurre il consumo di alcolici, scegliere frutta e verdura quando si sente la necessità di mangiare qualcosa fra i pasti e, infine, aumentare l’attività fisica. E’ anche bene ricordare che può capitare di ricominciare a fumare e ciò può servire a riconoscere e ad affrontare meglio i momenti critici; le ricadute fanno parte del percorso di cambiamento e non devono scoraggiare, ma possono essere utili per conoscere ed affrontare meglio i momenti critici. Se non si riesce a smettere da soli, la cosa migliore da fare è sentire il proprio medico di famiglia e decidere insieme un percorso. La scienza ha dimostrato che maggiore è il supporto che si riceve, più è alta la probabilità di smettere di fumare in modo definitivo. Le strategie per smettere di fumare oggi comprendono: Terapie farmacologiche La terapia con i sostitutivi della Nicotina (NRT) e il Bupropione aiuta i fumatori ad astenersi e ad alleviare i sintomi di astinenza; inoltre si stanno studiando nuovi farmaci, specificatamente per i fumatori, che diminuiscono il piacere associato al fumo. 40 Sostegno psicologico di operatori specializzati, sia vis à vis che telefonico, facilita la decisione al cambiamento, aiuta a rafforzare le motivazioni; le terapie di gruppo aggiungono alle strategie cognitive e comportamentali la condivisione dei problemi e delle motivazioni con altri fumatori. I dieci consigli degli esperti Ecco una piccola guida per il successo, 10 consigli pratici che vanno dal lavorare sul proprio senso di autoefficacia e sulla motivazione, ad alcune 'regole d'oro' per disintossicare il fisico quando si smette di fumare e a come prepararsi ad affrontare le prime 48 ore di astinenza 1. Ricorda che smettere di fumare è possibile 2. Il desiderio impellente della sigaretta dura solo pochi minuti 3. I sintomi dell’astinenza si attenuano già nella prima settimana 4. Già dopo 20 minuti dalla cessazione del fumo si hanno i primi effetti benefici 5. Non tutti ingrassano quando si smette di fumare e comunque l’incremento di peso è moderato (2-3 chili) 6. Quando si smette di fumare è bene bere abbondantemente, aumentare il consumo di frutta e verdura e muoversi di più 7. Se non riesci a smettere da solo consulta il tuo medico di famiglia 8. Alcuni farmaci e un supporto psicologico sono validi aiuti per mantenere le proprie decisioni 9. Le ricadute non devono scoraggiare; esse possono essere utili per riconoscere e affrontare i momenti critici 10. Non fumare ti arricchisce non solo in salute ma anche economicamente e salvaguarda la salute di chi ti sta intorno, soprattutto quella dei bambini. 41 di M.C. MARAZZI, L. PALOMBI, S. MANCINELLI, E. BUONOMO, G. LIOTTA, P. SCARCELLA. Volume di 100 pagine. Tra i grandi cambiamenti che il ‘900 ha visto realizzarsi si collocano a pieno titolo le transizioni demografica ed epidemiologica. ... La nuova struttura demografica della popolazione porta con sé una domanda di salute che viene determinata non solo dalla presenza o dall’assenza di patologie specifiche, ma dall’intreccio di un insieme di fattori psico-fisici ed economico-sociali. È questa la matrice della terza transizione, quella assistenziale, conseguenza delle transizioni demografica ed epidemiologica, oggi tema centrale per gli operatori socio-sanitari... ... Negli ultimi decenni il ruolo di questi fattori è risultato appannato da una sanità sempre più orientata verso la specializzazione e la settorializzazione della formazione, troppo spesso concepita separatamente dal sociale. L’emersione della qualità della vita come obiettivo dell’intervento sanitario (si pensi, ad esempio, a tanta parte della geriatria o dell’oncologia) ci restituisce uno sguardo olistico sulla persona e sulla sua domanda di salute, che necessariamente richiede una formazione aperta all’integrazione tra sociale e sanitario. Il presente testo offre una ricostruzione del quadro complessivo all’interno del quale questi fenomeni avvengono e delle loro conseguenze, nella convinzione che una loro migliore comprensione costituisca un elemento necessario del curriculum formativo di medici, infermieri, assistenti sociali, educatori, formatori e più in generale di tutti coloro che lavorano nel vasto campo dei servizi alla persona. BASI DELL’ASSISTENZA INFERMIERISTICA a cura di R. DANIELS, R.N. GRENDELL, F.R. WILKINS. Volume di 1800 pagine, riccamente illustrato a colori. Il concetto di “Fondamenti di Infermieristica” nasce dall’esigenza degli autori che durante la loro lunga esperienza di insegnamento hanno voluto offrire agli studenti un approccio accurato ed organizzato dei contenuti, nonché uno strumento per acquisire maggiore consapevolezza delle proprie abilità rispetto alle conoscenze teoriche. Il contenuto viene presentato in una cornice pedagogica che richiama varie modalità di apprendimento per ciascuno studente. Le procedure mostrate per step all’interno del testo, sono esempi della metodologia d’apprendimento che tende ad ottimizzare ciò che viene appreso nel corso della lettura stessa. Inoltre un’ampia varietà di argomenti che si focalizzano sulla funzione educativa nei confronti del paziente, sulla ricerca e sulla risoluzione delle criticità (problem solving), tra le altre cose favorisce una efficace pratica assistenziale e sviluppa il pensiero critico del lettore. Il libro ruota attorno alla figura del paziente in una prospettiva olistica che incoraggia lo studente infermiere a vedere ogni persona come una risorsa nella promozione alla salute e al benessere, in aggiunta alla messa a fuoco del bisogno della prevenzione di malattie e di una gestione efficace di tutti i livelli di assistenza. L’analisi del caso clinico alla fine di ogni capitolo fornisce un pratico scenario sintetico per l’applicazione dei concetti appresi. Le pagine interamente colorate, una gradevole impostazione visiva delle immagini unitamente a schede che illustrano i punti essenziali, ed infine ai riferimenti tutoriali impegnano lo studente ad un uso semplice e immediato dello strumento. Le informazioni e i processi d’apprendimento, in connessione con le abilità pratiche dello studente, favoriscono il ruolo attivo, partecipato e lo sviluppo di una professionalità assistenziale etica e responsabile. Marazzi - Palombi - Mancinelli - Buonomo - Liotta - Scarcella LE GRANDI TRANSIZIONI Demografica Epidemiologica Assistenziale Maria Cristina Marazzi Leonardo Palombi Sandro Mancinelli Ersilia Buonomo Giuseppe Liotta Paola Scarcella NUTRIZIONE E SALUTE Le basi conoscitive per una corretta educazione alimentare VADEMECUM DELL’INFERMIERE MANUALE DI TECNICHE E PROCEDURE INFERMIERISTICHE DI TAYLOR di S.M. NETTINA. Volume di 1262 pagine, illustrato. a cura di P. LYNN. Volume di 1116 pagine, riccamente illustrato a colori. Il “Manuale di tecniche e procedure infermieristiche” offre un buon contributo alla progettazione e realizzazione del piano assistenziale. Il testo riprende in maniera precisa i fondamenti di base delle procedure infermieristiche facendo un’analisi dettagliata ed, in maniera esaustiva, chiarisce per ogni “azione” il suo “razionale” scientificamente dimostrato. La struttura del testo è ben orientata all’obiettivo che si pone: aiutare gli infermieri e gli studenti di infermieristica ad apprendere le procedure cognitive, tecniche, interpersonali ed etico-legali per un’assistenza efficace e sicura. Possiede una logica di lettura sequenzialmente ben architettata dall’Autore, rispettando i diversi bisogni formativi ed i diversi curricula degli studenti. 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Questo testo è uno strumento di studio utile sia agli studenti del Corso di Laurea Triennale in Infermieristica, Infermieristica Pediatrica ed Ostetricia, sia agli studenti iscritti ai Master e/o Perfezionamenti di area clinica, sia agli infermieri che lavorano in ambito clinico e didattico, perché sviluppa le capacità critiche e le competenze metodologiche necessarie per ragionare e lavorare in modo integrato con gli altri operatori. Si sofferma sugli strumenti conoscitivi per l’attuazione dei piani di assistenza personalizzati fornendo le possibili soluzioni assistenziali, ed offre le necessarie conoscenze e competenze per una partecipazione attiva dell’infermiere nel percorso clinico assistenziale del paziente, con continui riferimenti alla quotidianità operativa. ISBN 978-88-299-2704-3 1509480 9 788829 927043 42 Marazzi - Nutrizione.indd 1 18/11/2014 8.49.42 SALUTEESOCIETA’ Nutrizioneesalute(dastudiare) Cap1‐2‐3 Cap4vitamineidrosolubili Vitamineliposolubili Minerali Cap5L’acqua Cap.6‐7 Cap.9 Cap.10Malnutrizionepereccesso Cap.11Diabetemellito Malattiecardiovascolari Tumori p.1‐40 p.41‐43 p.52 p.61‐62 p.75‐84 p.85‐106 p.119‐133 p.141‐146 p.147‐149 p.163‐164 p.165‐166 43 Estratto dalla Relazione sullo stato sanitario del paese 2012-2013 (Ministero della salute, 2014) Lo stato di salute della popolazione – Cause di morte La Figura 1.6, che rappresenta la distribuzione percentuale delle cause selezionate nel complesso delle età, mostra come le malattie cronico-degenerative, legate al processo di invecchiamento, si confermino principali cause di morte: le malattie del sistema circolatorio e i tumori rappresentano, ormai da anni, le prime due più frequenti cause di morte, responsabili nel 2011 nel complesso del 68,2% del totale dei decessi maschili e del 66,4% di quelli femminili; tuttavia, mentre tra gli uomini il peso di queste due cause di morte praticamente si equivale (34,0% ciascuna), tra le donne le malattie cardiovascolari sopravanzano di gran lunga i tumori (41,2% vs 25,2%). Le malattie dell’apparato respiratorio rappresentano la terza causa di decesso, sia per gli uomini sia per le donne (7,8% e 5,9%, rispettivamente), seguite per gli uomini dalle cause violente (4,7%) e per le donne dalle malattie endocrine e del metabolismo, incluso diabete mellito (5,1%). Il rapporto tra i decessi femminili e quelli maschili e pari, complessivamente, a 1,1 quando si considerano tutte le età, ma arriva a 1,3 tra i più anziani. Si può anche analizzare la distribuzione delle principali cause di morte, rispettivamente tra uomini e donne, nel complesso delle età e in tre fasce: bambini/adolescenti (0-14 anni), adulti (15-74) e anziani (75 anni e oltre). Le malattie del sistema circolatorio sono la causa principale di morte dopo i 75 anni di età in entrambi i generi. La maggior parte delle morti per malattie del sistema circolatorio è dovuta alle malattie ischemiche del cuore (quali l’infarto del miocardio) e alle malattie cerebrovascolari (come l’ictus), 44 tuttavia, mentre le cardiopatie ischemiche sono una prerogativa maschile, fra le donne entrambe le cause di morte sono rilevanti. I tumori rappresentano la prima causa di decesso nella fascia di età 15-74 anni (46% negli uomini, 53,8% nelle donne). Il tumore del polmone fra gli uomini (la cui mortalità è 87,9 per 100.000) e il tumore della mammella fra le donne (31,0 per 100.000) sono responsabili del maggior numero di morti causate da neoplasie; queste due sedi tumorali sono le più frequenti sia tra gli adulti sia tra gli anziani. Seguono il tumore del colon-retto, sia per gli uomini sia per le donne (36,3 e 21,3 per 100.000, rispettivamente). I traumatismi e gli avvelenamenti causano 7.726 decessi tra gli uomini e 2.230 tra le donne nella fascia di età 15-74 anni. Fra i bambini e gli adolescenti il numero di decessi è di 2.485, principalmente dovuti a condizioni che originano dal periodo perinatale (38,2%) e da malformazioni congenite e anormalità cromosomiche (20,2%); i tumori rappresentano la terza causa di morte più frequente (10,5%) e in questo gruppo sono più frequenti leucemie e altri tumori del sistema linfoematopoietico. 45 I tumori Maria Cristina Marazzi Paola Scarcella Fra le malattie cronico-degenerative si comprendono i tumori. I tumori maligni sono neoformazioni di tessuto caratterizzate dalla presenza di cellule atipiche e da un accrescimento autonomo, afinalistico e progressivo. Sono quindi neoformazioni, formazioni nuove che si sviluppano e crescono all'interno di un tessuto altrimenti sano. La prima caratteristica è la novità del tessuto tumorale rispetto al normale tessuto all’interno del quale si sviluppa. La seconda caratteristica è che queste neoformazioni sono caratterizzate da cellule, che hanno un'autonomia di accrescimento. Normalmente le cellule di un tessuto si sviluppano in un armonia che è stabilita geneticamente. Per esempio le cellule di un determinato tessuto si dividono ad intervalli di tempo ben determinati e questo perché il tessuto mantenga la sua armonia. Invece la cellula tumorale è una cellula che, a un certo punto, prende uno sviluppo autonomo, che non obbedisce più all'armonia tissutale. Ad esempio le cellule dei globuli rossi del sangue si sviluppano, si riproducono ogni quattro mesi, ma se c'è un tumore delle cellule del sangue queste cellule cominciano a svilupparsi in maniera autonoma magari ogni mese, ogni settimana e invadono l'organismo. La terza caratteristica è l’afinalismo, ossia la mancanza di finalità. Tutte le cellule hanno una loro finalità. Per esempio le cellule del sangue, i globuli rossi hanno il compito di trasportare l’ossigeno, i globuli bianchi di fornire anticorpi, le cellule del fegato di metabolizzare sostanze, le cellule del pancreas di produrre insulina, ecc. Ogni cellula del nostro organismo ha un fine. La cellula tumorale, no. Quindi non solo si accresce in modo autonomo, ma perde la finalità quindi perde anche le caratteristiche proprie del tessuto da cui si origina. Una quarta caratteristica è l'atipia, cioè queste cellule non sono più quelle tipiche del tessuto ma prendono delle caratteristiche diverse sia dal punto di vista morfologico (quindi della loro forma), che dal punto di vista metabolico, hanno un metabolismo diverso da quello delle cellule da cui si sono originate e riproduttivo, poichè le cellule tumorali si riproducono più rapidamente rispetto al tessuto da cui sono originate. Questa atipia può essere più o meno marcata fino ad essere così spiccata da rendere difficile capire da quale tessuto si è originata la cellula atipica. Più la cellula è atipica, più è diversa dal tessuto da cui si è originata, e più può essere considerata maligna, perchè meno risponde a quella che è l'armonia del tessuto di cui avrebbe dovuto far parte. L'ultima caratteristica è la progressività dell'accrescimento: queste cellule atipiche tendono ad accrescersi indefinitamente. Di questa progressione di accrescimento fa parte anche la cosiddetta riproduzione a distanza o quelle neoformazioni a distanza che comunemente vengono chiamate metastasi, cioè la formazione di nuovo tessuto tumorale, in punti diversi da quelli originari. Lo sviluppo del cancro, la cancerogenesi, avviene in due fasi principali: la fase di iniziazione e la fase di promozione. La fase di iniziazione è caratterizzata dalla modificazione del materiale genetico, il DNA della cellula. Questa modifica del DNA è il motivo per cui la cellula assume caratteristiche diverse da quelle del tessuto di origine. E’ una modificazione strutturale, cioè il DNA non è più lo stesso, il patrimonio genetico non è più uguale a quello del tessuto di origine. Questo può essere determinato da motivi molto diversi, per esempio può avvenire anche ad opera di un virus. Infatti ci sono delle ipotesi anche piuttosto solide secondo le quali alcuni virus possono avere una relazione con i tumori maligni. Alla base della alterazione del DNA quindi ci possono essere fattori biologici come quelli virali, ma è possibile che questa modificazione del DNA sia compiuta anche da altri fattori per esempio fattori chimici che alterano il DNA, come le sostanze contenute nel fumo della sigaretta; oppure fattori di tipo fisico, per esempio le radiazioni ionizzanti, ecc. Uno dei rischi dei disastri nucleari in cui si disperdono nell’ambiente sostanze radioattive è proprio un aumento a medio e lungo termine del rischio cancerogeno. All'inizio della cancerogenesi c’è una cellula che subisce una mutazione. Questo processo nel nostro organismo avviene continuamente, cioè la fase di iniziazione si produce spessissimo ma se manca la seconda fase, quella di promozione, queste cellule mutate, con DNA mutato, possono rimanere latenti, oppure più spesso vengono distrutte da meccanismi immunitari, perché l'organismo le riconosce come 46 estranee e le distrugge. Infatti esiste un'immunità non solo nei confronti dei microrganismi patogeni, ma di tutto ciò che si presenta come antigene. Una cellula mutata si presenta come antigene e quindi può essere eliminata. Inoltre fattori alimentari, un'alimentazione corretta, ricca soprattutto di vitamine, come la vitamina A, la C e la E può avere una azione protettiva nei confronti di fattori cancerogeni. In ogni caso la fase di iniziazione è sempre necessaria, cioè ci vuole sempre una mutazione del DNA cellulare per l'innesco della cancerogenesi. La fase di promozione consiste in uno stimolo del metabolismo e della proliferazione della cellula mutata, che inizia a riprodursi in maniera anche molto rapida. Infatti una delle alterazioni genetiche più frequenti nelle cellule tumorali è quella dei geni che regolano l'orologio cellulare, cioè di quelli che regolano la frequenza delle divisioni cellulari. Lo stimolo alla proliferazione fa sviluppare altre cellule che si dividono e diventano una neoformazione più o meno grande che si organizza con i propri vasi sanguigni, con caratteristiche di autonomia, rispetto al tessuto in cui si trova, e di invasività quindi anche di danno rispetto al tessuto. C’è una prima proliferazione del tessuto stesso e poi anche una proliferazione a distanza, che è una caratteristica più o meno spiccata dei tumori maligni. La promozione è dovuta a fattori vari, di ordine per esempio alimentare, di ordine fisico o chimico, oppure fattori dell’ospite. Per esempio situazione di stress, di debolezza e in generale di scarsa reazione dell'organismo. La fase di promozione comunque dura a lungo, in genere diversi anni, o addirittura decenni. Il periodo che intercorre fra l’esposizione allo stimolo iniziale, e la comparsa del tumore vero e proprio è detto latenza e può durare diversi anni e più frequentemente decenni. Questo periodo di latenza non equivale al periodo di incubazione, tipico delle malattie infettive. La prima differenza è che nei tumori è difficilissimo riconoscere il momento dell’iniziazione, anche se in alcuni casi è stato possibile identificarlo, per esempio nel caso delle radiazioni si è riusciti a vedere quando inizia l’alterazione del DNA e quanto tempo ci vuole perché questo dia luogo al tumore maligno, quindi a una neoformazione. Il cancro è più spesso diagnosticato in età adulta e anziana, ma i cambiamenti della cellula che conducono al cancro iniziano molto prima e quindi la protezione è utile ad ogni età. D’altra parte il periodo di latenza varia da alcuni mesi fino a decenni, a differenza del tempo di incubazione. Questa estrema variabilità fa del tempo di latenza un tempo molto diverso da quello di incubazione, che è vero che ha un range (morbillo 14-21 giorni, l’influenza fino a 2 giorni) ma è un range definito. Durante il periodo di latenza è possibile che l'organismo in qualche modo riesca ad eliminare le cellule tumorali. Per esempio sono stati trovati dei tumori di piccole dimensioni, incapsulati così da essere neutralizzati. Ciò è la dimostrazione che durante la fase di promozione del tumore è ancora possibile che l'organismo reagisca ed elimini questa minaccia e questo dipende molto dai meccanismi immunitari, che sono molto importanti in tutte le fasi della malattia tumorale. Non c'è tumore senza le due fasi di iniziazione e di promozione. Quando il tumore raggiunge dimensioni ragguardevoli, oppure quando, anche se di dimensioni piccole, colpisce la funzione di un organo, compaiono i sintomi e si ha la malattia tumorale vera e propria. Epidemiologia dei tumori maligni Si calcola che in Italia il 30% circa della mortalità sia da attribuire ai tumori maligni. Sono la seconda causa di morte dopo le malattie cardiovascolari. Si può dire che, in Italia, quasi una persona su tre muore per un tumore maligno, ma molte di più sono le persone malate. Per fortuna non tutte queste persone muoiono perché oggi una parte dei tumori maligni è curabile, soprattutto se presi in una fase iniziale, quindi se la neoformazione viene aggredita in tempi brevi. I tumori presentano un andamento crescente da Sud a Nord, cioè le regioni del sud sono meno colpite di quelle del nord, il centro ha una posizione intermedia. In Europa si evidenzia un trend analogo: l’Italia è meno colpita dei Paesi Scandinavi, così come tutta l'Europa del Sud: Francia meridionale, Spagna, Portogallo e Grecia sono meno colpiti dei Paesi del Nord Europa. Questo è legato naturalmente a vari fattori: 47 Il primo fattore è la modifica degli stili di vita, che si sono sempre più diffusi con il benessere delle società. Un altro è l’invecchiamento della popolazione, infatti i tumori aumentano praticamente tutti al crescere dell’età, quindi più la popolazione è anziana e maggiore sarà la frequenza di tumori. Un altro fattore è legato alle possibilità diagnostiche; è chiaro che laddove ci sono possibilità diagnostiche migliori aumenta la diagnosi di tumori. Questo non vuol dire che ce ne sono di più, ma che vengono diagnosticati di più. Anche se corretto per questi fattori, è comunque vero che c’è una maggior frequenza di tumori nelle zone più ricche, più evolute e non solo perchè in queste zone più evolute, più ricche ci sono più anziani e ci sono più possibilità diagnostiche. La differenza è anche legata al fatto che i tumori sono conseguenti a determinate abitudini di vita delle società in cui c’è maggior benessere. Questi sono dei fattori piuttosto importanti. Sono i fattori dipendenti dal comportamento personale a cui è attribuibile circa il 70% dei tumori: l’uso di tabacco,) (vedi Codice Europeo contro il cancro) l’uso di alcool, (vedi Codice Europeo contro il cancro) i fattori dietetici (vedi Nutrizione e salute p. 165-166). Negli alimenti possono essere presenti sostanze, come i pesticidi, gli erbicidi, i fungicidi e tutte quelle sostante che servono ad eliminare i parassiti dalle piante. Questi composti, assorbiti dalle piante ed eventualmente dagli animali possono talvolta risultare cancerogeni. Un secondo gruppo di fattori sono quelli presenti nell'ambiente di vita, come le radiazioni ionizzanti e le radiazioni ultraviolette (UV), l'inquinamento atmosferico, o altri fattori presenti nell'ambiente di lavoro.. Le radiazioni ionizzanti devono essere comunque limitate anche a scopo diagnostico, cioè bisogna avere delle cautele nel sottoporsi a tanti esami diagnostici che comportano l'utilizzo delle radiazioni ionizzanti. Quello a cui dobbiamo badare di più è l’esposizione alle radiazioni ionizzanti, per esempio quelle ad uso diagnostico che vanno sempre limitate, utilizzando laddove possibile altri sistemi in cui non ci sia la necessità di ricorrere alle radiazioni ionizzanti. Si tratta di un pericolo per lo più professionale, cioè è legato a coloro che, per motivi di lavoro, sono a contatto con le radiazioni ionizzanti. Diverse categorie ma possiamo parlare soprattutto di radiologi e tecnici di radiologia che infatti hanno dei periodi di riposo superiori a quelli degli altri sanitari. Questi periodi di riposo sono periodi di allontanamento dai fattori cancerogeni. Si suppone che il riposo rappresenti la possibilità di riparazione delle eventuali lesioni precancerose. Gli eventi catastrofici, tipo quello di Fukushima o Chernobyl oppure Hiroshima, che rappresenta l’esplosione della prima bomba atomica alla fine della seconda guerra mondiale sono eventi rari. L’altro tipo di radiazione è la radiazione ultravioletta (vedi Codice Europeo contro il Cancro). Possono favorire i tumori alcuni i virus. Il Papilloma virus aumenta il rischio di certi tipi di cancro del collo dell’utero; i virus dell’epatite incrementano il rischio di tumori epatici. E’ stata trovata una associazione positiva fra Helicobacter Pylori e tumore gastrico. E’ nota una predisposizione ereditaria per alcuni tipi di patologie tumorali quali il cancro del seno e dell’intestino. 48 Traduzione a cura di Maria Cristina Marazzi e Paola Scarcella CODICE EUROPEO CONTRO IL CANCRO 12 modi per ridurre il rischio di cancro 1. Non fumare. Non utilizzare alcuna forma di tabacco 2. Fare in modo che la propria casa sia ”smoke free”. Sostenere tutte le politiche “smoke-free” nell’ambiente di lavoro. 3. Mantenere un peso corporeo salutare. 4. Avere uno stile fisicamente attivo nella vita di ogni giorno. Limitare il tempo trascorso seduti. 5. Avere una dita sana. Mangiare in buona quantità cereali integrali, legumi, vegetali e frutta Limitare cibi ad alto valore calorico (cibi ricchi di zuccheri e grassi) ed evitare bevande zuccherate. Evitare carni lavorate; limitare il consumo di carni rosse e di cibi ad alto contenuto di sale 6. Se si beve alcool di qualsiasi tipo, limitarne l’introduzione. Non bere alcool è meglio per la prevenzione del cancro 7. Evitare l’eccessiva esposizione al sole, soprattutto per i bambini. Usare protezioni solari e non usare lettini solari. 8. Sul luogo di lavoro proteggersi contro sostanze cancerogene, seguendo le istruzioni per la salute e la sicurezza. 9. Verificare se si è esposti a radiazioni naturali da alti livelli di radon nella propria abitazione. Fare in modo di ridurre gli alti livelli di radon. 10. Per le donne: l’allattamento al seno riduce il rischio di cancro per la madre. Se possibile allattare il proprio figlio la terapia ormonale sostitutiva aumenta il rischio di alcuni tumori. Limitare l’uso della terapia ormonale sostitutiva 11. Avere cura che i propri figli prendano parte a programmi di vaccinazione per: Epatite B (per i nuovi nati) Papilloma virus (HPV) (per le ragazze) 12. Partecipare a programmi di screening per i seguenti tumori: intestino (uomini e donne) seno (donne) cervice uterina (donne) 49 1. Tabacco Non fumare. Non utilizzare alcuna forma di tabacco. Il tabacco è la principale causa globale di malattie prevenibili e di morte. Il tabacco è la principale causa di cancro. Il fumo è la forma più nociva del consumo di tabacco, essendo alla base della maggior parte delle malattie legate al tabacco. Il fumo di sigaretta uccide fino a metà dei fumatori di lunga data. Ogni anno, l'uso del tabacco provoca circa 6 milioni di morti e più di mezzo trilione di dollari di danni economici in tutto il mondo. Il tabacco ucciderà fino a 1 miliardo di persone in questo secolo se l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) Convenzione quadro sul controllo del tabacco (FCTC) non è implementata rapidamente. In Europa, la recente revisione della direttiva sui prodotti del tabacco (2014/40 / UE) specifica le regole di controllo della produzione, la presentazione e la vendita di tabacco e prodotti affini, destinate ad armonizzare le differenze tra i paesi in materia di controllo del tabacco e di conseguenza una migliore tutela della salute pubblica della popolazione. Una panoramica degli effetti dannosi per la salute provocati dal tabacco è mostrato in Figura 1. Figura 1: Problemi di salute dovuti al fumo e all’esposizione a fumo passivo Quali tipi di prodotti del tabacco sono utilizzati in Europa? Il tabacco può essere fumato, succhiato, masticato, o sniffato. Il fumo di sigaretta è il modo più utilizzato nell'Unione europea; circa il 28% delle persone di età superiore a 18 anni attualmente fumano e meno dell'1% utilizza il tabacco in altro modo, tranne in Svezia. Il tabacco è venduto anche come sigari,tabacco sfuso per sigarette arrotolate a mano o per la pipa, tabacco per narghilè, tabacco da masticare, tabacco che può essere aspirato o fiutato (tabacco da fiuto, umido o secco). L'uso del tabacco causa il cancro ? Qual è la percentuale di cancro causata dal fumo? Sì. L'uso del tabacco è la principale causa di cancro - ed è evitabile. Non c'è alcun modo sicuro di usare tabacco, e il fumo è il modo più pericoloso per utilizzare tabacco, dal momento che il maggior rischio di cancro proviene dalla combustione del tabacco o dal fumo di tabacco, perché la maggior parte delle sostanze tossiche, comprese i cancerogeni vengono create durante il processo di combustione. Il tabacco provoca diversi tipi di cancro, soprattutto se fumato. Il fumo di tabacco provoca anche il cancro nei non fumatori che inalano fumo di tabacco da fumatori e nei figli di genitori che fumano. Il rischio di cancro ai polmoni è 20-25 volte più alto negli uomini e nelle donne che fumano rispetto a quelli che non fumano. Il rischio aumenta con l'aumento del numero di anni di fumo, con l’aumento del numero di sigarette fumate al giorno, e in rapporto all’inizio più precoce dell’abitudine al fumo. Si stima che in Europa, il 50 fumo causi l’82% dei tumori polmonari. La percentuale di diversi tumori che potrebbero essere prevenuti, evitando di fumare è indicato tra parentesi nella figura 2. Figure 2: Tumori causati dal fumo di tabacco e, laddove indicato, da altre forme di uso del tabacco o dal fumo passivo. Fra parentesi è indicata la percentuale di tumori causati dal fumo di tabacco, calcolato utilizzando la prevalenza di fumatori in Europa. Il fumo di tabacco è una causa consolidata di ciascuno dei tumori individuati nella figura2. Inoltre, l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro(IARC) ha concluso che c’è una certa evidenza che il fumo di tabacco aumenta il rischio di cancro al seno (10-30%), sulla base di studi sull'uomo. Inoltre, vi sono prove limitate che il fumo passivo aumenta il rischio di cancro della laringe e della faringe. In questo contesto, "limitata evidenza" significa che il fumo di tabacco può provocare il cancro al seno e che l'inalazione di fumo passivo può provocare il cancro della laringe e della faringe. Tutte le forme di tabacco causano il cancro? Sì. Tutte le forme di tabacco causano cancro. Il rischio maggiore deriva da forme combustibili (fumo di tabacco), dal momento chela maggior parte delle sostanze cancerogene vengono prodotte durante il processo di combustione. Quali sono le sostanze cancerogene nel tabacco? Tabacco e fumo di tabacco contengono molte sostanze che sono note causare il cancro (il termine usato è "cancerogeni") negli animali da laboratorio e negli esseri umani. Alcuni agenti cancerogeni sono parti naturali della pianta di tabacco in sé, e alcuni si formano quando il tabacco viene bruciato o durante la lavorazione, l'invecchiamento, o la conservazione, come il benzene,la formaldeide e le nitrosammine specifiche del tabacco, per citarne alcuni. Il numero e la quantità di sostanze cancerogene possono variare tra i prodotti del tabacco a seconda dei paesi. Alcuni tipi tabacco non da fumo possono essere prodotti con una ridotta concentrazione di nitrosammine specifiche del tabacco - uno dei principali cancerogeni nei prodotti del 51 tabacco. L’uso continuo del tabacco, e quindi la continua esposizione a sostanze cancerogene, può portare allo sviluppo del cancro. Alcune delle sostanze chimiche presenti nel tabacco e nel fumo di tabacco sono state classificate come cancerogeni per l'uomo dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). La Figura 3 evidenzia alcune delle molte sostanze presenti nel fumo di tabacco che causano il cancro in animali da laboratorio e nell'uomo. Figure 3: Some cancer-causing substances in tobacco smoke Ci sono altri fattori che possono modificare il rischio di cancro collegato al fumo? Che cosa accade se bevo alcol e fumo tabacco? Sì. Gli effetti nocivi del tabacco sono aumentati dal consumo di alcol e anche in alcune occupazioni che espongono i lavoratori ad altri agenti noti per causare il cancro (per esempio radon o amianto). Per il consumo di alcol e il fumo, il rischio di cancro orale, della faringe, laringe, esofago aumenta con l'aumento del consumo di alcol nei fumatori. Fumare e bere alcolici aumenta il rischio di cancro rispetto al fumo da solo. Il fumo del narghilè è fumo sicuro? No. I fumatori di narghilè inalano sostanze tossiche emesse dal tabacco bruciato (spesso aromatizzato e dal carbone utilizzato per riscaldare il tabacco, e anche dal fumo passivo. In generale, i fumatori di narghilè fumano meno frequentemente, ma con maggiore intensità, rispetto ai fumatori di sigarette. Le sessioni generalmente durano a lungo (20-90 minuti), esponendo i fumatori per un lungo periodo al fumo di tabacco. I fumatori di narghilè tendono ad inalare il fumo profondamente nei polmoni a causa della maggiore forza necessaria per aspirare l’aria attraverso l'acqua. L'effetto "freddo" causato dal passaggio del fumo attraverso l'acqua può indurre un maggior numero di boccate e quindi aumenta l’inalazione di agenti cancerogeni presenti nel fumo. Il passaggio di fumo attraverso l'acqua non filtra le sostanze tossiche presenti nel fumo di tabacco. Un esempio di narghilè è mostrato in Figura 4. 52 Posso ridurre il rischio di sviluppare il cancro o di morire di cancro se smetto di fumare? Sì. L'evidenza scientifica dimostra definitivamente che il rischio di cancro diminuisce dopo aver smesso di fumare a qualsiasi età, ma prima si smette, maggiore è il beneficio. In media, i fumatori perdono almeno 10 anni di vita rispetto a quelli che non hanno mai fumato. Smettere di fumare prima dei 40 anni riduce il rischio di morte legato al fumo di circa il 90%. Non è mai troppo tardi per smettere di fumare; smettere a qualsiasi età riduce il rischio di morte correlata al fumo,rispetto a coloro che continuano a fumare. Smettere di fumare ha anche altri benefici per la salute che si possono vedere immediatamente(vedi Figura 5). Figure 5: Effetti positive sulla salute a breve e lungo termine osservati dopo aver smesso di fumare Cosa posso fare per smettere di fumare? Ci sono una serie di cose che i fumatori possono fare per aumentare le loro possibilità di riuscire a smettere di fumare. Evidenze molto forti mostrano che coloro che utilizzano una combinazione di supporti farmacologici e comportamentali hanno quattro volte più probabilità di smettere di coloro che non usano 53 alcun sostegno. Quelli che usano solo uno di questi sostegni hanno più probabilità di smettere, rispetto a quelli che non utilizzano alcun supporto. Le efficaci strategie di sostegno farmacologiche più comunemente utilizzate includono la terapia sostitutiva della nicotina (NRT), bupropione, vareniclina, e citisina. La terapia di supporto comportamentale comprende l'assistenza nelle strategie pratiche per la gestione dello stress, rompendo la dipendenza, guida all'uso dell’NRT, e di gestione del desiderio e dei sintomi di astinenza. Questo tipo di supporto può essere effettuato faccia a faccia o attraverso canali come il telefono, il sistema di telefonia mobile SMS, o Internet. Farmacisti, medici di medicina generale, o di altri operatori sanitari possono facilitare l'accesso a questo tipo di sostegno. Un'altra azione che sostiene l'astinenza da fumo è quello di realizzare una casa senza fumo. Posso ridurre il rischio di cancro se riduco il numero di sigarette fumate? Sì, questo può ridurre il rischio di cancro, ma il guadagno di salute dipende da altre considerazioni. La riduzione del rischio dipende se il fumatore compensa la riduzione dell'assunzione di nicotina, cambiando il modo in cui fuma, come ad esempio inalando più profondamente o facendo più boccate. Usare la terapia sostitutiva della nicotina (NRT), o altri farmaci, combinati con la riduzione delle sigarette può aiutare a evitare il fumo compensatorio ed è più probabile che aiuti a smettere di fumare completamente. E’ meglio avere come obiettivo smettere di fumare completamente entro un certo periodo di tempo, dal momento che smettere di fumare offre i maggiori benefici per la salute. Smettere di fumare a qualsiasi età riduce significativamente il rischio di morte per tutte le principali malattie legate al fumo, tra cui il cancro, rispetto a coloro che continuano a fumare. Il rischio di cancro è determinato non solo dalla periodo di tempo che la persona ha fumato (ad esempio anni), ma anche dall'intensità del fumo (cioè il numero di sigarette fumate al giorno). L'influenza della durata del fumo nel determinare il rischio di cancro è più importante della riduzione del numero di sigarette fumate al giorno. Smettere di fumare è la cosa migliore per ridurre il rischio di cancro. Che cosa sono le sigarette elettroniche? Le sigarette elettroniche o sistemi di somministrazione di nicotina elettronici sono dispositivi che non bruciano o utilizzano le foglie di tabacco, ma invece vaporizzano nicotina, che l'utente inala. Questi prodotti sono più comunemente noti come e-sigarette e utilizzare le e-sigarette è comunemente indicato come'vaping'. Anche se alcune sigarette elettroniche sembrano prodotti convenzionali del tabacco(ad esempio sigarette, sigari, sigaretti, pipe,o narghilè), esse possono essere prodotte in forma di oggetti di uso quotidiano come penne, chiavette di memoria USB e dispositivi più grandi di forma cilindrica o rettangolare. Gli altri componenti principali del fluido oltre la nicotina sono glicole propilenico, glicerina vegetale e altri prodotti chimici. Le sigarette elettroniche sono proposte in una varietà di aromi. Le sigarette elettroniche sono meno dannose di quelle tradizionali? Non si conosce la sicurezza a lungo termine. L'uso della sigaretta elettronica non comporta combustione del tabacco e inalazione di fumo di tabacco, come avviene nella sigaretta tradizionale; pertanto l'uso di sigarette elettroniche dovrebbe avere un minor rischio di malattia e morte rispetto al fumo di tabacco. Esiste la preoccupazione che gli aromi possano essere attraenti per i bambini e promuovere l'uso tra i giovani non fumatori, che l'etichettatura non rifletta il contenuto, che siano commercializzati in modo inappropriato, e che possano essere utilizzate in luoghi dove è vietato fumare. Bisogna sottolineare che non sono sicure al 100%. Che cosa potrebbe accadere quando si tenta di smettere di fumare? I fumatori possono essere preoccupati per l'aumento di peso quando smettono di fumare. Tuttavia, i benefici per la salute di smettere di fumare prevalgono sull’aumento dei rischi legati all’incremento di peso, e il peso può essere gestito a lungo termine. Il rischio di morte per cause diverse, tra cui il cancro, è più elevato nei fumatori normopeso che in non fumatori sovrappeso. Molti fumatori che smettono soffriranno di alcuni effetti fisici e mentali spiacevoli, noti come sindrome da astinenza, ma questi sono di breve durata e passeranno. Effetti da astinenza possono includere forte desiderio di fumare, depressione, irritabilità,/aggressività, irrequietezza, aumento dell'appetito, scarsa concentrazione, stordimento, e disturbi del sonno. La durata è variabile, ma la maggior parte di essi durano meno di 1-3 mesi. Non tutti soffrono di sintomi da astinenza. Effetti da sospensione sono il risultato del fatto che i fumatori abituati a dosi regolari di nicotina, quando smettono, hanno bisogno di un adattamento alla mancanza di nicotina. Farmaci per smettere di fumare, come ad esempio la terapia sostitutiva della nicotina (NRT), vareniclina, o 54 bupropione, possono aiutare durante la sindrome da astinenza, anche se è improbabile che possano eliminarla completamente. Il supporto comportamentale può aiutare a gestire questi sintomi offrendo strategie concrete per il fumatore. Il mio fumo influenza il fumo altrui? Se rappresentate un modello per altri, allora il vostro fumo è in grado di influenzare il comportamento di fumare di altre persone intorno a voi. Se fumate, allora è più probabile che gli altri in casa possano fumare anche loro, soprattutto i giovani influenzati da genitori e fratelli. Medici, infermieri e altri operatori sanitari sono modelli per i loro pazienti e se fumano, mandano un messaggio incoerente agli stessi. Gli operatori sanitari dovrebbero quindi essere incoraggiati e aiutati a smettere di usare il tabacco per promuovere una cultura senza tabacco. Il fumo è più comune in alcuni sottogruppi di popolazione? Il fumo è un fattore importante di disuguaglianze sanitarie nella maggior parte dei paesi ad alto reddito. Il fumo è più comune nei gruppi svantaggiati a livello globale, inclusi quelli con basso livello occupazionale, educativo, o basso reddito. Ci sono altri gruppi della popolazione che possono essere particolarmente a rischio, come i senzatetto, le persone con problemi di salute mentale, i prigionieri. In alcuni paesi, le minoranze etniche possono avere elevati livelli di consumo di tabacco. E 'importante che siano compiuti sforzi particolari per garantire che gli interventi di controllo del tabacco raggiungano le popolazioni vulnerabili con uso elevato di tabacco. 55 2. Fumo passivo Rendi la tua casa libera dal fumo . Sostieni politiche antifumo sul posto di lavoro. L'esposizione al fumo passivo sul posto di lavoro e a casa è associata a malattie evitabili, tra cui il cancro. Una panoramica degli effetti dannosi per la salute causati dall’uso del tabacco e dall'inalazione di fumo passivo è mostrato in Figura 1. Figura 1: Problemi di salute dovuti al fumo e all’esposizione a fumo passivo La casa può essere un luogo frequente di esposizione al fumo passivo. In tutta Europa, ci sono differenze nell'adozione di divieti di fumo in casa, con la prevalenza di case libere dal fumo che vanno dal 31% a più del 90% a seconda dei paesi. Maggiore protezione dall'esposizione al fumo passivo è desiderabile e realizzabile per fumatori e non fumatori che evitano di fumare nelle loro case e nelle loro automobili. In paesi in Europa in cui è ancora consentito fumare sul posto di lavoro, l'adozione di politiche antifumo complete, come delineato dall'articolo 8 della Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) Convenzione quadro sul controllo del tabacco (FCTC), è l'opzione migliore per garantire che tutti i cittadini che lavorano siano ugualmente e completamente protetti dal fumo passivo. La raccomandazione del Consiglio della Commissione europea del 30 novembre 2009 sugli ambienti liberi dal fumo, sulla base del WHO FCTCarticolo 8, ha chiesto agli Stati membri l'attuazione di ambienti pubblici e di luoghi di lavoro e trasporti pubblici liberi dal fumo. Che cosa è il fumo passivo? Il fumo passivo (noto anche come " fumo ambientale da tabacco” o come "fumo di altri individui” o "inquinamento da fumo di tabacco") è il fumo emesso dall'estremità accesa dei prodotti del tabacco, usualmente in combinazione con il fumo emesso dal fumatore. L'inalazione del fumo altrui da parte dei non fumatori può essere considerato involontario o fumo passivo. Il fumo passivo è dannoso per la salute? L'inalazione di fumo passivo provoca la morte prematura e un certo numero di malattie. Essa provoca il cancro ai polmoni, malattie coronariche, e malattie respiratorie, e ha un impatto negativo sulle condizioni come l'asma. Il personale nei luoghi di lavoro, dove la gente ancora fuma, come ad esempio in bar e ristoranti in alcuni paesi, è fortemente esposto al fumo passivo. Nel Regno Unito, l'inalazione di fumo passivo si stima che causi il 14-15% dei casi di cancro al polmone nei non fumatori. Questa frazione può essere maggiore nei paesi in cui la prevalenza di esposizione al fumo passivo è superiore a questa, per esempio in paesi con alti 56 livelli di fumo. Tra le persone che non hanno mai fumato , quelli esposti a fumo passivo hanno un rischio doppio di sviluppare cancro al polmone rispetto a coloro che non sono esposti al fumo passivo. Il fumo riduce la crescita del feto. Le donne incinte che fumano danno alla luce bambini che pesano in media circa 150-250 grammi in meno rispetto a quelli figli di non fumatrici. Il basso peso alla nascita è associato ad un aumento degli effetti negativi per la salute dei neonati. Il fumo da parte della madre è anche associato ad un aumentato rischio di della morte improvvisa del lattante (SIDS Sudden Infant Death Syndrome), e di problemi respiratori e otiti nei bambini. Il fumo passivo contiene sostanze cancerogene rilasciate nell'aria dalla combustione del tabacco durante il fumo. I non fumatori esposti al fumo passivo inalano e metabolizzano sostanze chimiche e cancerogene simili a quelle inalate dai fumatori. Esempi di queste sostanze chimiche sono sostanze cancerogene come le nitrosammine specifiche del tabacco e idrocarburi policiclici aromatici (IPA). Studi basati su non fumatori hanno scoperto che coloro che inalano fumo passivo al lavoro e/o a domicilio in modo continuato, hanno un rischio doppio di sviluppare il cancro al polmone rispetto ai non-fumatori non esposti. Quali sono i vantaggi di una casa libera dal fumo? Le case libere da fumo riducono l'esposizione di adulti e ragazzi al fumo passivo, in particolare di coloro che sono più vulnerabili come quelli con l’asma o adulti con malattie cardiache o malattie polmonari croniche. Gli adolescenti che vivono in case in cui è consentito fumare hanno più probabilità di iniziare a fumare rispetto a quelli che vivono in case in cui è proibito fumare. I fumatori che vivono in case libere dal fumo fumano meno sigarette al giorno. Le case libere dal fumo facilitano per coloro che hanno smesso di fumare l’astenersi più a lungo dal fumo. Case libere dal fumo sono un chiaro messaggio che il fumo è inaccettabile. Una casa libera dal fumo, in cui nessuno è autorizzato a fumare in nessun momento e in nessuna circostanza è più efficace nel proteggere i bambini dall'esposizione al fumo passivo piuttosto che restrizioni parziali. Fumare alla finestra, o sulla porta, non rende la casa libera dal fumo. Un’ulteriore riduzione dell'esposizione al fumo passivo è realizzabile, non fumando in auto e in altri veicoli privati in presenza di bambini e non fumatori. Alte concentrazioni di fumo passivo sono stati rilevati in auto, quando si fuma, e l’apertura dei finestrini non è efficace per eliminare l'esposizione al fumo passivo. Il mio fumo influenza gli altri? Se siete un modello per gli altri - per esempio, i vostri figli o i fratelli più giovani - il vostro fumo può influenzare il comportamento di altre persone intorno a voi riguardo al fumo. Se fumate, allora è più probabile che gli altri in casa possano anche fumare, soprattutto i giovani influenzati da genitori e fratelli. Quali sono i vantaggi dell’introduzione di una legislazione che crei un ambiente privo di fumo? I vantaggi di una legislazione efficace senza fumo sono numerosi: • Protegge tutti, dai pericoli del fumo passivo. • Consente di modificare le norme sociali, rendendo il fumo meno accettabile, riducendo in tal modo sia il fumo, che l'esposizione al fumo di tabacco. • Porta a una sostanziale riduzione dell'esposizione al fumo passivo, riduce le disuguaglianze di salute associate con l’esposizione al fumo passivo sul posto di lavoro, provoca un calo immediato del rischio di malattie cardiache, e migliora i sintomi respiratori in persone esposte sul posto di lavoro. • Influenza positivamente le imprese (tranne l'industria del tabacco) in molti modi, tra cui il miglioramento della salute e la produttività dei dipendenti e riduce le rivendicazioni assicurative sulla salute e sui rischi. Inoltre, i costi sono ridotti dalla riduzione dei prodotti di rifiuto del fumo nei luoghi di lavoro, dal mantenere degli ambienti per fumatori. Politiche antifumo non causano un calo nelle attività commerciali di ristoranti e bar. • Riduce il consumo di sigarette tra i fumatori e dà loro una maggiore occasione di smettere di fumare con successo. • Riduce il consumo di tabacco tra i giovani. • Conduce ad avere casa libere dal fumo. 57 3. Mantenere un peso corporeo ideale C'è una forte evidenza che le persone possono ridurre il rischio di cancro, adottando comportamenti alimentari sani e di stili di vita salutari. Nelle popolazioni europee, le persone che seguono uno stile di vita sano che rispetti le raccomandazioni per la prevenzione del cancro hanno un rischio stimato di cancro inferiore del 18% rispetto alle persone il cui stile di vita e il peso corporeo non soddisfano le raccomandazioni. Tale riduzione del rischio corrisponde ad uno stile di vita sano che comprende: avere un peso corporeo normale (indice di massa corporea [BMI] tra 18,5 e 24,9 kg / m2) e evitare gli alimenti che favoriscono l'aumento di peso, come le bevande zuccherate e i fast food; essere moderatamente attivi per almeno 30 minuti al giorno; allattare al seno (per le donne); mangiare per lo più cibi di origine vegetale; limitare l'assunzione di carne rossa; evitare carni trasformate; e limitare il consumo di bevande alcoliche. Ho un rischio maggiore di sviluppare il cancro se sono in sovrappeso? Sì. All’aumento del grasso corporeo aumenta la probabilità di sviluppare alcuni tipi di cancro: - quelli dell'intestino (colon e retto), reni, esofago, pancreas e cistifellea, e, inoltre nelle donne, quelli del seno (nelle donne in post-menopausa), della mucosa uterina (endometrio), e dell’ovaio. L’eccesso di grasso corpo aumenta il rischio di cancro molto probabilmente promuovendo l’infiammazione e livelli crescenti di una serie di fattori di crescita e ormoni, che a loro volta stimolano la crescita delle cellule tumorali. Come posso evitare l'aumento di peso? Per mantenere il peso basso, è necessario portare avanti una dieta sana, ed è particolarmente utile essere fisicamente più attivi possibile. Per la perdita di peso, si consiglia di ridurre sia l’intake calorico che aumentare l'attività fisica. 58 4. L'attività fisica Essere fisicamente attivi nella vita quotidiana. Limitare il tempo che passi seduto. C'è una forte evidenza che le persone possono ridurre il rischio di cancro, adottando comportamenti alimentari sani e di stili di vita salutari. Nelle popolazioni europee, le persone che seguono uno stile di vita sano che rispetti le raccomandazioni per la prevenzione del cancro hanno un rischio stimato di cancro inferiore del 18% rispetto alle persone il cui stile di vita e il peso corporeo non soddisfano le raccomandazioni. Tale riduzione del rischio corrisponde ad uno stile di vita sano che comprende: avere un peso corporeo normale (indice di massa corporea [BMI] tra 18,5 e 24,9 kg / m2) e evitare gli alimenti che favoriscono l'aumento di peso, come le bevande zuccherate e fast food; essere moderatamente attivi per almeno 30 minuti al giorno; allattare al seno (per le donne); mangiare per lo più cibi di origine vegetale; limitare l'assunzione di carne rossa; evitare carni trasformate; e limitare il consumo di bevande alcoliche. Quali tipi di tumore possono essere prevenuti dall’attività fisica? Essere fisicamente attivi riduce il rischio di tumori del grosso intestino (colon-retto), e nelle donne del seno e della mucosa uterina (endometrio), qualunque sia il peso corporeo. Questi sono tra i tumori più comuni in Europa. L'attività fisica aiuta anche a contenere l'aumento di peso - che avrà un ulteriore effetto sulla riduzione dei rischi di questi e di altri tipi di cancro, tra cui rene, pancreas, esofago e tumori della cistifellea. Di quanto posso ridurre il mio rischio di cancro essendo fisicamente attivo? È stato stimato che il rischio di cancro è inferiore di circa il 4% in persone che sono moderatamente attive per almeno 30 minuti al giorno (o almeno 150 minuti alla settimana) rispetto a persone con bassi livelli di attività fisica (meno di 15 minuti al giorno). Fattori comportamentali, come ad esempio una dieta sana, un normale peso corporeo, e l'attività fisica, tendono ad essere presenti insieme nelle stesse persone, ed è difficile separare gli effetti indipendenti. Il più grande vantaggio della salute si ottiene con uno stile di vita sano. 59 5. Alimentazione Avere una dieta salubre • Mangiare molti cereali integrali, legumi, verdura e frutta. • Limitare alimenti ad alto contenuto calorico (cibi ricchi di zuccheri o grassi) ed evitare le bevande zuccherate. • Evitare carni lavorate; limitare la carne rossa e gli alimenti ad alto contenuto di sale. C'è una forte evidenza che le persone possono ridurre il rischio di cancro, adottando comportamenti alimentari sani e di stili di vita salutari. Nelle popolazioni europee, le persone che seguono uno stile di vita sano che rispetti le raccomandazioni per la prevenzione del cancro hanno un rischio stimato di cancro inferiore del 18% rispetto alle persone il cui stile di vita e il peso corporeo non soddisfano le raccomandazioni. Tale riduzione del rischio corrisponde ad uno stile di vita sano che comprende: avere un peso corporeo normale (indice di massa corporea [BMI] tra 18,5 e 24,9 kg / m2) e evitare gli alimenti che favoriscono l'aumento di peso, come le bevande zuccherate e fast food; essere moderatamente attivi per almeno 30 minuti al giorno; allattare al seno (per le donne); mangiare per lo più cibi di origine vegetale; limitare l'assunzione di carne rossa; evitare carni trasformate; e limitare il consumo di bevande alcoliche. Che cosa è una dieta sana? Una dieta sana è consumare la giusta quantità e varietà di alimenti che forniscono tutte le calorie (energia) e le sostanze nutrienti per soddisfare le esigenze del vostro corpo. Questo permetterà di crescere e svilupparsi normalmente durante l'infanzia, e di mantenere le normali funzioni dell’organismo in età adulta, in modo da raggiungere la vecchiaia con un livello minimo di malattia e disabilità. La giusta quantità e la varietà di cibi e le bevande saranno diverse da persona a persona a seconda dell'età, della taglia corporea e dello stile di vita. Mentre alcune persone hanno esigenze particolari, come gli atleti o le persone con determinate condizioni mediche, per la maggior parte di noi il giusto equilibrio di diversi alimenti e bevande è abbastanza simile. Ci sono diversi modi per raggiungere il bilancio dietetico. Ciò può essere illustrato in modi diversi a seconda delle abitudini alimentari in diversi paesi. Una dieta sana è principalmente costituita da alimenti vegetali, con abbondanza di frutta e verdura, alcuni legumi come fagioli e piselli, e pane integrale e altri alimenti ricchi di amido come pasta e riso Inoltre, modeste quantità di carne magra, pollame o pesce, e prodotti lattiero-caseari a ridotto contenuto di grassi, o alternative vegetariane possono essere inclusi. Altri alimenti è importante che siano inclusi in quantità modeste in una dieta sana, come alcuni oli vegetali (ad esempio, olio di oliva e di semi), noci e semi. Se richiesto, aggiungere poco sale. Per evitare l'aumento di peso, gli alimenti ad alto contenuto calorico, come dolciumi, torte e snack non dovrebbero essere mangiati troppo spesso o in grandi quantità. L'alcol è meglio evitarlo del tutto per prevenire il cancro. Anche i prodotti commerciali altamente trasformati che sono ricchi di grassi animali e zuccheri (come "fast food" e bevande zuccherate) dovrebbero essere evitati il più possibile. Oltre alla giusta varietà degli alimenti, è importante mangiare la giusta quantità di cibo - questo si ottiene meglio controllando il peso su base settimanale (o la circonferenza vita di volta in volta, per esempio una volta al mese). 60 6. Alcool Se bevi alcolici di qualsiasi tipo, limitane l'assunzione. Non bere alcolici è meglio per la prevenzione del cancro. C'è una forte evidenza che le persone possono ridurre il rischio di cancro, adottando comportamenti alimentari e di stili di vita salutari. Nelle popolazioni europee, le persone che seguono uno stile di vita sano che rispetti le raccomandazioni per la prevenzione del cancro hanno un rischio stimato di cancro inferiore del 18% rispetto alle persone il cui stile di vita e il peso corporeo non soddisfano le raccomandazioni. Tale riduzione del rischio corrisponde ad uno stile di vita sano che comprende: avere un peso corporeo normale (indice di massa corporea [BMI] tra 18,5 e 24,9 kg / m2) e evitare gli alimenti che favoriscono l'aumento di peso, come le bevande zuccherate e fast food; essere moderatamente attivi per almeno 30 minuti al giorno; allattare al seno (per le donne); mangiare per lo più cibi di origine vegetale; limitare l'assunzione di carne rossa; evitare carni trasformate; e limitare il consumo di bevande alcoliche. Bere alcolici è una causa del cancro? Sì. Non c'è dubbio che bere alcool può causare almeno sette tipi di cancro: quelli della bocca, dell’esofago, della gola (faringe e laringe), del fegato, del grosso intestino (colon e retto), e della mammella. Il consumo di qualsiasi quantità di alcol aumenta il rischio di cancro. Più alcool si beve, più alto è il rischio di sviluppare il cancro. Ridurre il consumo o - meglio ancora - evitare l'alcool completamente, contribuirà a ridurre il rischio di cancro. A parte il cancro, il consumo di alcol è una causa di malattia? Sì. Oltre al cancro, bere alcol può causare varie altre malattie, come la cirrosi epatica o la pancreatite. L'alcol è dannoso in termini di rischio di cancro a qualsiasi livello di assunzione. Le linee guida internazionali hanno fissato dei limiti consigliati massimi di assunzione di alcol: circa una bevanda standard al giorno per le donne e due drink standard al giorno per gli uomini. Bere alcol in quantità superiori a questi valori raccomandati può danneggiare quasi ogni organo e sistema del corpo. Bere alcol in quantità superiori ai limiti raccomandati può causare, tra gli altri: ictus e scompenso cardiaco; disturbi mentali e comportamentali, tra cui la depressione, la violenza, e la perdita di memoria; malattia mentale; leucemia nei bambini di madri che bevono durante la gravidanza; e malattia epatica alcolica. Più alcool si beve, maggiore è il rischio. Inoltre, bere alcolici è pericoloso quando si guida un veicolo o nel tempo libero o durante attività professionali che richiedono un alto livello di attenzione. L’alcool dovrebbe essere evitato durante la gravidanza e l'allattamento, e può anche essere dannoso quando si prendono determinati farmaci. Le bevande alcoliche sono spesso ricchi di calorie, e ridurre il consumo o - meglio ancora - evitare completamente l'alcool vi aiuterà anche a perdere peso o mantenere un peso sano, e, a sua volta a contribuire a ridurre ulteriormente il rischio di cancro. È possibile utilizzare un "calcolatore di calorie alcooliche" per vedere quante calorie ci sono nelle diverse bevande alcoliche. Tutti i tipi di bevande alcoliche aumentano il rischio di cancro? Sì. L'alcol in qualsiasi forma aumenta il rischio di cancro, in quanto l’alcool stesso provoca danni. I principali tipi di bevande alcoliche sono il vino, la birra e i liquori, ma qualsiasi bevanda che contenga alcol può provocare il cancro. Le bevande alcoliche hanno diverse gradazioni alcoliche. Siate consapevoli del fatto che alcuni superalcoolici possono contenere percentuali di alcool particolarmente alte, e che alcuni tipi di birra possono avere un contenuto alcolico molto superiore alla media. Perché bere alcolici provocare il cancro? Ci sono diversi motivi per cui bere alcool provoca il cancro. È probabile che diversi tumori siano causati in modi diversi, ad esempio: ◦ Etanolo e l'acetaldeide: l’alcool (etanolo) viene trasformato nel nostro corpo in una sostanza chimica chiamata acetaldeide. Sia l'etanolo e l’acetaldeide sono sostanze cancerogene. ◦ La cirrosi epatica: l'alcool danneggia le cellule del fegato e può causare una malattia chiamata cirrosi epatica. La cirrosi aumenta la probabilità di sviluppare il cancro del fegato. ◦ Ormoni: l'alcool può aumentare i livelli di alcuni ormoni, come gli estrogeni. Alti livelli di estrogeni aumentano il rischio di cancro al seno. Che cosa accade se bevo alcool e fumo? La combinazione di fumo e alcool è particolarmente pericoloso, e il rischio di cancro combinato da queste due esposizioni è particolarmente elevato. Bere alcol rende più facile per i tessuti della bocca e della gola l’assorbimento delle sostanze chimiche cancerogene contenute nel fumo di tabacco. Questo è uno dei motivi 61 per cui le persone che bevono e fumano moltiplicano il danno tissutale e hanno un rischio particolarmente elevato di tumori della bocca e della gola (tratto respiratorio superiore) e dell'esofago. Posso ridurre il rischio di cancro, se smetto di bere alcolici? Smettere o ridurre significativamente il consumo di alcool riduce il rischio di cancro, dopo diversi anni, ma non può eliminarlo completamente a seconda della esposizione durante la vita. Inoltre, può anche ridurre gli altri danni causati dal consumo di alcool. Ma ricordate che il fumo di tabacco e bere alcolici è la combinazione peggiore per la salute e per ridurre il rischio di cancro si dovrebbe sia smettere di fumare che smettere di bere alcolici. Cosa è peggio: bere troppo in modo episodico o bere moderatamente ogni giorno? Bere regolarmente oltre i limiti raccomandati può avere conseguenze sulla salute acute o croniche, nonché può aumentare il rischio di cancro. Bere pesantemente in modo episodico (cioè bere più di 5-6 bevande alcoliche per gli uomini e più di 4-5 bevande alcoliche per le donne in una sola occasione) si definisce come binge drinking. E' in aumento in alcuni paesi (in particolare in Irlanda, Repubblica Ceca e Ucraina), in particolare tra i giovani maschi ed ha importanti effetti nocivi per la salute. Il binge drinking, può essere anche peggio che bere regolarmente in termini di rischio di cancro. Tuttavia, si deve sottolineare che il rischio di cancro aumenta chiaramente con la quantità e la durata del consumo di alcol. Bere piccole quantità di alcool fa bene al cuore? L'effetto del consumo di alcool sul cuore dipende dalla quantità consumata e dalla frequenza di consumo. Bere più di un bicchiere al giorno per le donne o più di due bicchieri al giorno per gli uomini aumenta il rischio di ictus, insufficienza cardiaca e malattia coronarica, e più si beve, più alto è il rischio. Alcuni studi hanno dimostrato che le persone ad alto rischio di malattie cardiache, in particolare gli uomini di mezza età, che bevono quantità limitate di alcool (meno di un bicchiere al giorno per le donne e meno di due bicchieri al giorno per gli uomini), hanno un rischio leggermente inferiore di malattia coronarica rispetto alle persone che non bevono affatto. Tuttavia, non è chiaro se le bevande alcoliche stesse sono responsabili di questo effetto. Altri fattori (tra cui una dieta sana, l’attività fisica, il non fumare, e il mantenimento di un peso corporeo sano) riducono in modo più efficace il rischio di malattie cardiache. Non è consigliato ai non bevitori di iniziare a bere per ridurre il rischio di malattie cardiache. Quanto è una bevanda standard? Di norma, una bevanda standard contiene circa 10-12 grammi di alcool puro (vedi Figura 1). Figura 1: Misure standard di birra, vino e liquori, che contengono ciascuno circa 10-12 grammi di alcol puro. Da sinistra a destra: 10-12 g di alcol puro sono contenuti in 280-330 ml di birra, 150-180 ml di champagne, 30-40 ml di whisky o altri superalcolici, 60-80 ml di liquore, e 100-120 ml di vino rosso. Di quanto posso ridurre il rischio di cancro limitando l’assunzione di alcol? Meno alcool si beve, minore è il rischio di cancro. Nel complesso, il rischio di cancro negli uomini che consumano meno di due bevande alcoliche (meno di 20 grammi di alcool puro) al giorno e le donne che consumano meno di una bevanda alcolica (meno di 10 grammi di alcol puro) al giorno è inferiore del 6% a quello di persone con maggiori consumi di alcool. In particolare, riducendo il consumo da quattro o più bevande alcooliche al giorno a una o meno di una, può ridurre il rischio di cancro al fegato del 21%, quello di cancro del colon retto del 31%, e nelle donne il rischio di cancro della mammella del 30%. Stili di vita, come una dieta sana, un normale peso corporeo, e l'attività fisica, tendono ad essere presenti insieme nelle stesse persone, ed è difficile separare gli effetti indipendenti. Il più grande vantaggio per la salute si ottiene con uno stile di vita sano. 62 7. Esposizione al sole / UV Evitare troppo sole, soprattutto per i bambini. Utilizzare protezioni solare. Non utilizzare lettini solari. La radiazione solare contiene la luce che noi possiamo vedere e la radiazione infrarossa, che sentiamo come calore, così come la radiazione ultravioletta invisibile (UV). La radiazione solare ottica è essenziale per il pianeta Terra (ad esempio per la fotosintesi) e per gli esseri umani. La radiazione UV di lunghezza d'onda molto corta (UV-C) è completamente assorbita dallo strato di ozono nella parte superiore dell’atmosfera, ma alcuni dei raggi UV a lunghezza d'onda corta (UV-B) e a lunghezza d'onda lunga (UV-A) raggiungono la superficie terrestre. La radiazione UV-B è necessaria per la sintesi della vitamina D a livello della cute; però le radiazioni UV-B e UV-A causano danni alla pelle che, a lungo termine, possono condurre a tumori della pelle. Perché è importante evitare l'eccessiva esposizione al sole? La radiazione solare contiene la radiazione ultravioletta non visibile (UV). Questa radiazione UV provoca danni alla pelle che, a lungo termine, possono condurre a tumori della pelle. Il cancro della pelle nelle popolazioni di tutto il mondo prevalentemente con la pelle chiara è drammaticamente aumentato negli ultimi decenni. L'incremento si presume sia dovuto principalmente alle tendenze di moda, a un cambiamento negli stili di vita con maggiori attività all'aria aperta, e a comportamenti che portano ad una eccessiva ricerca del sole, come il desiderio di una pelle abbronzata, e anche l'uso di fonti artificiali di UV, come i lettini solari. Ci sono diversi tipi di cancro della pelle. Il melanoma (il cosiddetto "cancro nero della pelle") proviene dai melanociti, cellule produttrici di pigmento, e anche se è il tipo meno comune, è il più aggressivo, con prognosi infausta se diagnosticato tardi. Oltre il melanoma, ci sono due tipi principali di cancro della pelle: il carcinoma basocellulare (BCC) e il carcinoma a cellule squamose (SCC) ("cancro bianco della pelle"). BCC è il tumore più frequente nelle popolazioni di pelle chiara di tutto il mondo. BCC solo raramente si diffonde (metastatizza), ma può verificarsi in zone esposte del corpo, come il viso. SCC è meno comune, ma può essere fatale una volta che il tumore si è diffuso prima di essere diagnosticato. L'esposizione alle radiazioni UV ha molti effetti negativi sulla vostra pelle, dei quali i più immediati sono l’abbronzatura o l’ustione. Che vuol dire “esposizione eccessiva” al sole? Tutta l'esposizione al sole provoca qualche danno alla pelle. Solitamente, l’organismo è in grado di riparare il danno. Tuttavia, se il danno è grave, questo diventa sempre più difficile. E 'difficile dare una definizione precisa di "troppo sole", perché questa dipende da caratteristiche personali come il tipo di pelle, dalla potenza del sole, e dalla vostra posizione (Indice UV; UVI). La quantità di danni aumenta con la durata di esposizione al sole, e il danno sarà più grave se l'esposizione avviene quando il sole è molto forte, ad esempio intorno a mezzogiorno, durante le ore più calde del giorno (ad esempio tra 11:00 e 15:00) e nei mesi estivi. Ad esempio, con un UVI di 6, che è facilmente raggiungibile a mezzogiorno in primavera e in estate, una persona con tipo di pelle 1 o 2 soffrirà di scottature in 10-15 minuti. Se si va fuori al sole, è necessario assicurarsi di proteggere le parti più frequentemente esposte del corpo, come il viso, il collo e le mani. Se sei “bruciato” dal sole, sicuramente sei stato esposto più di quanto sia sicuro. Tuttavia, anche se non ti sei “bruciato”, potresti essere stato esposto eccessivamente. Scottature frequenti, soprattutto durante l'infanzia e l'adolescenza, sono correlate ad un marcato aumento del rischio di sviluppare il cancro della pelle più tardi nella vita. Ma tutte le esposizioni ai raggi ultravioletti (UV), a qualsiasi età, aumentano il rischio di cancro della pelle. Perché è particolarmente importante per i bambini e per i giovani evitare l'eccessiva esposizione al sole? Evitare un'eccessiva esposizione al sole è importante a tutte le età. Tuttavia, più precocemente la pelle è stata esposta, maggiore è il tempo in cui il danno potrà accumularsi. Inoltre, le cellule staminali nello strato superiore della pelle dei bambini (che sono le cellule che possono essere responsabili per il cancro della pelle) sono più vicine alla superficie della pelle rispetto agli adulti, rendendo i bambini più sensibili alla esposizione ai raggi ultravioletti (UV) . Inoltre, durante l'infanzia e l'adolescenza, i tessuti del corpo sono in crescita e in rapido sviluppo. A causa di questa rapida crescita, le cellule nei giovani sono ancora più vulnerabili ai danni derivanti dal sole. Gli adulti (genitori, familiari, insegnanti, ecc) dovrebbero aiutare i bambini ad evitare troppo sole. Per i bambini fino a 1 anno di età, si raccomanda di evitare l'esposizione diretta ai raggi solari, ad esempio riparandoli all’ombra quando sono all'aperto. 63 Quando il sole è più forte? La quantità di raggi ultravioletti (UV) del sole che raggiunge la superficie terrestre, e di conseguenza l'indice UV, dipende da diversi fattori, i più importanti dei quali sono l’ora del giorno e la stagione. La radiazione UV è di solito più forte per alcune ore intorno a mezzogiorno e meno forte durante le prime ore della mattina e nel tardo pomeriggio/ sera (vedi Figura 1). Figura 1: Profilo giornaliero della luce solare . In estate, circa il 20-30% del totale della radiazione solare UV giornaliera è ricevuta fra le 11:00 e le 13:00, e il 75% fra le 9:00 e le 15:00. Le variazioni stagionali di radiazione UV che raggiunge la superficie terrestre sono sostanziali nelle regioni temperate, ma molto minori in prossimità dell’'equatore. Altri fattori importanti che influenzano la forza di radiazione UV sulla superficie terrestre sono: ◦ latitudine geografica (le dosi UV annuali diminuiscono con l'aumentare della distanza dall'equatore). ◦ altitudine (in generale, ogni aumento di 300 metri di altitudine aumenta la capacità della luce solare di provocare ustioni di circa il 4%). ◦ riflesso superficiale (a causa di neve, acqua) (la neve riflette fino al 85% dei raggi UV, e l’acqua di circa 510%;la radiazione UV riflessa può danneggiare la pelle coma la radiazione UV diretta). ◦ nuvolosità (la quantità di cui la radiazione UV che raggiunge la superficie terrestre è ridotta dalle nuvole, dipende dallo spessore, dalla densità, e dalla forma delle nuvole). L’inquinamento atmosferico (come le nuvole, lo smog in città per l'inquinamento atmosferico modificano la quantità di radiazione UV che raggiunge la superficie terrestre). Che cosa è l'indice UV? Il Global Solar UV Index, o indice UV, esprime la quantità /intensità della radiazione ultravioletta (UV) solare misurata o prevista in un luogo particolare in un particolare giorno. In molti paesi, è riportato nelle previsioni meteo del giorno, soprattutto in estate, per informare l'opinione pubblica circa l'intensità del sole e il livello delle misure di protezione solare necessarie. Molte previsioni meteo su Internet includono informazioni sull'indice UV. Nella figura 2, sono spiegati i diversi livelli dell’indice UV e forniti consigli corrispondenti per le misure di protezione necessarie. Figura 2: L’indice UV 64 Ci sono persone a maggior rischio per il sole? E’ importante il tipo di pelle, il colore dei capelli, o il colore degli occhi? Sì. Le persone con la pelle chiara si bruciano più facilmente sotto il sole rispetto alle persone con la pelle scura. Più la pelle è sensibile al sole, più è importante proteggerla dagli effetti nocivi del sole. Di solito, si distinguono sei tipi differenti di pelle. Il tipo di pelle è la caratterizzazione della sensibilità della pelle ai raggi ultravioletti (UV). Alcune caratteristiche che possono aiutare nel definire il tipo di pelle sono riportate di seguito, e ordinate dalla più sensibile alla meno sensibile: • 1. La pelle si brucia molto facilmente, e mai, o quasi mai, si sviluppa l'abbronzatura. • 2. La pelle si brucia facilmente, e si abbronza lentamente. • 3. La pelle non si brucia facilmente, e si abbronza. • 4. La pelle non si brucia quasi mai, e si abbronza facilmente (tipo di pelle del Mediterraneo). • 5. La pelle non si brucia, è una pelle naturalmente scura (tipo di pelle delle popolazioni asiatiche). • 6. La pelle non si brucia mai, è naturalmente una pelle di colore scuro (tipo di pelle delle popolazioni africane). Figura 3: Tipi di pelle Colore naturale della pelle Tipo Sensibilità UV La pelle si brucia molto facilmente, e mai, o quasi mai, si sviluppa l'abbronzatura più a rischio di cancro della pelle Massimo rischio di cancro della pelle +++ La pelle si brucia facilmente e si abbronza lentamente Elevato rischio di cancro della pelle Marrone chiaro, pelle olivastra con capelli scuri e occhi marroni o verdi. ++ La pelle non si brucia facilmente, e si abbronza. Elevato rischio di cancro della pelle Marrone, occhi marroni e capelli scuri. + La pelle non si brucia quasi mai e, si abbronza facilmente. (tipo di pelle delle popolazioni del Mediterraneo) A rischio di cancro della pelle Marrone scuro, occhi marroni e capelli scuri. +/- La pelle non si brucia mai, una pelle naturalmente più scura (Pelle tipo delle popolazioni Asiatiche) I tumori della pelle sono relativamente rari, ma quelli che insorgono, sono spesso diagnosticati tardivamente, ad uno stadio più pericoloso. Profondamente pigmentata, dal marrone scuro al nero, occhi marrone scuro e capelli neri. - La pelle non si brucia mai, pelle naturalmente di colore scuro (tipica delle popolazioni Africane) I tumori della pelle sono relativamente rari, ma quelli che insorgono, sono spesso diagnosticati tardivamente, ad uno stadio più pericoloso. Molto chiara, bianco pallido, capelli di colore chiaro o rossi, spesso lentigginoso ++++ I Tipo Rischio di cancro della pelle Chiara, pelle bianca, capelli chiari, e occhi azzurri o marroni. Alcuni possono avere anche capelli scuri. II Tipo III Type IV Tipo V Tipo VI 65 Source: IARC Altri fattori importanti legati ad un aumentato rischio di sviluppare il cancro della pelle sono: • Il numero di nei (nevi) sulla pelle (un numero elevato aumenta il rischio di melanoma) e la presenza di nevi di aspetto atipico. • Storia di cancro della pelle nei genitori o nel soggetto stesso. • Pelle già danneggiata dall'eccessiva esposizione ai raggi UV (pelle che ha macchie per l’ età, che ha perso la sua elasticità, che è molto rugosa). • Immunosoppressione artificiale, cioè uso di farmaci che riducono le difese immunitarie a seguito di un d'organo. Il colore dei capelli e il colore degli occhi è legato al tipo di pelle. Ad esempio, le persone, con gli occhi azzurri e i capelli rossi sono di solito più sensibili alle radiazioni UV di quelle con i capelli neri, e gli occhi marroni. 66 8. Inquinanti Sul luogo di lavoro, proteggersi dalle sostanze cancerogene seguendo le istruzioni per la salute e la sicurezza. Ci sono molte migliaia di sostanze artificiali o naturali nell'ambiente, anche nei luoghi di lavoro, alcune delle quali sono potenziali causa di cancro. Molte di queste sostanze sono prodotti chimici. Ridurre l'esposizione a sostanze cancerogene dipende da una combinazione di azioni e di politiche dei governi per la protezione dei cittadini dalle sostanze nocive, e anche dalle azioni e responsabilità degli individui nel seguire i consigli. Il controllo delle sostanze chimiche cancerogene trovate sul luogo di lavoro, nell’ambiente generale, o in casa richiede entrambi i tipi di azione. I governi devono definire le politiche e mettere in atto i regolamenti (ad esempio i limiti di protezione, le zone di sicurezza, il divieto di sostanze chimiche) e controllare il rispetto di tali norme; produttori industriali o altre industrie devono adattare i loro processi per conformarsi alle normative; e i datori di lavoro devono prevedere misure di protezione per i propri lavoratori (ad esempio, dispositivi di protezione). Anche gli individui possono contribuire ad un ambiente più sano, ad esempio, contribuendo a diminuire l'inquinamento atmosferico, utilizzando meno l’auto. Come raccomandazione per le persone per prevenire il cancro, è essenziale seguire le istruzioni di sicurezza e salute sul luogo di lavoro. Altri punti importanti sono: (I) i tumori di origine professionale sono prevenibili, il che sottolinea che la protezione dei lavoratori è fondamentale e ciò deve essere sostenuto e richiesta dal mondo del lavoro; (II) molte norme sono in vigore, che hanno ridotto l'esposizione a molte delle sostanze cancerogene, ma c'è ancora spazio per migliorare. Quali sono le più importanti sostanze chimiche presenti nell'ambiente, che possono provocare il cancro, e che i tumori fanno causare? Alcune delle più importanti sostanze chimiche nel nostro ambiente nei paesi dell'Unione europea sono gli inquinanti che contaminano l'aria esterna e interna, comprese tutte le forme di amianto, il benzene, i gas di scarico del motore diesel e gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA); i contaminanti di acqua e cibo quali l’arsenico e i composti inorganici; dell’arsenico, e gli inquinanti organici persistenti (POP), come le diossine. L'inquinamento atmosferico è stato recentemente classificato dall'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) come una miscela di più sostanze inquinanti che possono causare il cancro. Ci sono un certo numero di tipi di cancro per i quali vi sono prove sufficienti che sono causati da sostanze chimiche presenti nell'ambiente. Tumori del polmone, della vescica, e della pelle, così come il mesotelioma, le leucemie e i , linfomi sono i tipi importanti (Figura 1). Altre esposizioni ambientali rilevanti sono il fumo passivo),il radon, e i raggi ultravioletti (UV) del sole. Devo preoccuparmi se vivo in o vicino ad una zona industriale? L'approccio migliore è quello di tenersi informati consultando fonti affidabili di informazioni, come ad esempio da parte delle autorità sanitarie locali. In alcune circostanze l'esposizione a una varietà di sostanze, ad esempio per gli inquinanti dell'aria, può aumentare in prossimità dei siti industriali (ad esempio inceneritori, discariche, o mulini di lavorazione), e occasionalmente può aumentare oltre i limiti accettabili. Inoltre, vi è spesso preoccupazione quando i risultati dei rapporti dei media riportano di sostanze chimiche potenzialmente tossiche nell’ acqua, nel cibo, nel suolo, o nell'aria, e insieme riportano i cosiddetti "cluster cancro" (isolata ed elevata incidenza di cancro). Tuttavia, ci sono stati pochissimi casi nell'Unione europea negli ultimi anni in cui l'esposizione a sostanze chimiche tossiche è stata associata a un corrispondente aumento di insorgenza del cancro. Tuttavia, dovrebbe essere fatto ogni sforzo per ridurre al minimo e controllare lì esposizione della popolazione generale in prossimità dei siti inquinanti. L'inquinamento atmosferico può essere elevato in aree di traffico intenso. Per ridurre l'esposizione all'inquinamento atmosferico, sono necessarie azioni congiunte della società e dei governi. Mentre la regolamentazione deve essere decisa, stabilita e controllata dal governo, devono essere stabilite e fornite scelte alternative all’uso dell’auto privata. Ogni individuo può contribuire utilizzando alternative al trasporto pubblico, come il car sharing o utilizzare le biciclette per contribuire alla riduzione del traffico. Lo stress sul lavoro può causare il cancro? Lo stress non è una causa nota di cancro. Ad esempio, un ampio studio su uomini e donne europee in molti luoghi di lavoro differenti hanno suggerito che lo stress sul lavoro è improbabile che sia un fattore di rischio per il cancro. Situazioni stressanti possono con più probabilità indurre alcune persone ad assumere comportamenti non salutari come il fumo, l'eccesso di cibo, o il bere eccessivo, che aumentano il rischio di cancro. 67 9. Le radiazioni Verificare se si è esposti a radiazioni naturali da alti livelli di radon nella propria abitazione. Fare in modo di ridurre gli alti livelli di radon. Il radon è un gas radioattivo naturale che può causare l'esposizione a radiazioni in casa. Che cosa è la "radiazione"? Quali tipi di radiazioni ci sono? La radiazione è energia sotto forma di onde o particelle. La radiazione può essere diviso in due tipi principali: radiazioni ionizzanti e non ionizzanti. Le radiazioni che hanno abbastanza energia per rompere i legami chimici e creare ioni vengono indicate come "radiazioni ionizzanti". Danneggiando il DNA di una cellula, possono causare mutazioni, che, se trasmesse alle successive generazioni di cellule, possono anche portare al cancro o ad altri effetti nocivi per la salute. Le radiazioni ionizzanti esistono sotto forma di particelle, come particelle alfa o neutroni, o sotto forma di raggi, come raggi gamma o raggi X. Siamo tutti esposti a diverse quantità di radiazioni ionizzanti provenienti da diverse fonti, sia naturali (radiazione cosmica o terrestre) sia artificiali (ad esempio, applicazioni mediche, energia nucleare, ricaduta test di armi nucleari molti anni fa). Le radiazioni ionizzanti sono usate a scopo diagnostico e terapeutico. L'esposizione individuale alle radiazioni ionizzanti dipende da diversi aspetti della vostra vita, ad esempio dove si vive, se avete ricevuto radiazioni nell’ambito di una procedura medica, e se il vostro lavoro prevede l'esposizione a radiazioni; esposizioni tipiche a radiazioni sono descritte più avanti. La radiazione ottica comprende luce, la radiazione infrarossa e quella ultravioletta (UV). Le radiazioni UV possono danneggiare le cellule viventi e causare il cancro della pelle. Le radiazioni non ionizzanti non hanno abbastanza energia per danneggiare il DNA nello stesso modo delle radiazioni ionizzanti, ma provocano un trasferimento di energia ai tessuti, ad esempio mediante il calore. Così funzionano i forni a microonde. Le radiazioni non ionizzanti sono composte di campi elettrici e magnetici, ad esempio le microonde e le onde radio, e di campi a bassa frequenza generati dagli elettrodomestici e dalle linee elettriche. Che cosa è il radon? Quali tipi di cancro può causare? Il radon è un gas radioattivo naturale che è presente nella crosta terrestre. Il radon è parte di una lunga catena di decadimento radioattivo che inizia con l'uranio, presente nelle rocce e nel suolo da quando si è formata la Terra. Il radon non può essere rilevato dagli esseri umani perchè non ha colore o odore, ma può essere misurato per la sua radioattività. Alcune case hanno alte concentrazioni di radon, specialmente quelle costruite in zone in cui l'uranio è naturalmente presente nel suolo e nelle rocce. Radon può anche essere presenti in materiali da costruzione e nell’acqua potabile, ma nella maggior parte dei casi, questi causano una esposizione a radiazioni molto minore del radon emesso dal suolo. Mentre radon in sé è un gas, i suoi prodotti di decadimento radioattivo non lo sono, e si attaccano alle particelle di polvere nell'aria. Respirando i prodotti di decadimento, la radiazione emessa può danneggiare i polmoni. L'esposizione al radon aumenta il nostro rischio di cancro ai polmoni. Il rischio supplementare è proporzionale alla concentrazione di radon nell'aria che respiriamo e alla durata dell'esposizione al radon. I fumatori e gli ex-fumatori presentano un maggior rischio di esposizione al radon? Sì. Il radon è più probabile che aumenti il rischio di cancro al polmone in persone che fumano e negli exfumatori. Come sono esposto alle radiazioni ionizzanti, a parte il radon? Siamo tutti esposti a radiazioni ionizzanti provenienti da origini naturali e artificiali. Il livello individuale di esposizione alle radiazioni e la dose, misurata in millisievert (mSv) all'anno, dipende da dove si vive, che lavoro che si fa, da ciò che si mangia e si beve, e dalle procedure mediche subite. Si stima che la persona in media in Europa, riceve 4 mSv di radiazioni all'anno. In base agli stile di vita di cui sopra, molte persone ricevono esposizioni significativamente superiore o inferiore alla media. Per molti di noi, la singola dose di radiazioni più grande viene dal radon in casa, ma questo varia notevolmente tra le case e luoghi. La maggior parte delle altre fonti naturali, come i raggi cosmici e bassi livelli di radioattività naturale negli alimenti, non sono facilmente controllabili dai singoli, ma in generale questi non raggiungono livelli significativi. 68 In Europa, la principale fonte di esposizione alle radiazioni artificiali sono procedure mediche, in particolare quelle utilizzate a scopo diagnostico. L’uso medico di radiazioni è per una migliore diagnosi (ad esempio radiografie prese per localizzare malattie o lesioni per il trattamento dei casi) o per il trattamento (radioterapia per il trattamento del cancro), e viene quindi applicato a beneficio del paziente, e l'esposizione alle radiazioni ricevute è normalmente accettabile, considerando i grandi benefici. Altre fonti artificiali di esposizione alle radiazioni, come i piccoli, rilasci inevitabili di materiale radioattivo dalle centrali nucleari nel loro normale esercizio, risultano in dosi che sono molto piccole in confronto. Alcuni dipendenti, tra cui gli equipaggi delle compagnie aeree, i lavoratori nucleari, e alcuni minatori sotterranei, possono ricevere le esposizioni di radiazioni più elevate se lavorano con materiali radioattivi o in luoghi con più elevati livelli di radiazione. Due importanti incidenti nucleari – alla centrale di Chernobyl, Ucraina, nel 1986 e a Fukushima, in Giappone, nel 2011 - hanno provocato l'emissione di grandi quantità di materiale radioattivo e causato l'esposizione alle radiazioni di grandi popolazioni. Tuttavia, l'esposizione da Chernobyl alle popolazioni al di fuori dell'ex Unione Sovietica riguarda una frazione molto piccola oltre alla dose di vita accumulata, e la radiazione derivante da Fukushima è stata trascurabile in Europa. Qual è il rischio di cancro dovuto alle radiazioni ionizzanti? Ogni dose di radiazioni ionizzanti può aumentare il rischio di cancro nella vita, ma basse dosi di radiazioni aumentano il rischio in piccola quantità. La prova di ciò viene da una serie di studi che hanno esaminato attentamente i tassi di cancro in grandi gruppi di persone con diversi livelli di esposizione alle radiazioni; questo include persone che sono sopravvissute alle bombe atomiche che sono state sganciate sul Giappone, persone che sono state esposte a radiazioni sul posto di lavoro, e persone che hanno vissuto per lungo tempo in case con alti livelli di radon. Figura: Fonti di radiationi Esiste un rischio di cancro da radiazioni non ionizzanti, come i campi elettromagnetici di linee elettriche, le microonde utilizzate in forni a microonde e le onde radio utilizzate per le tecnologie wireless (cellulari, Wi-Fi, televisione, radio e)? Elettrico, magnetico, o campi elettromagnetici emessi da dispositivi come elettrodomestici, trasmettitori di radiodiffusione, linee elettriche oi cavi elettrici, telefoni cellulari o altre comunicazioni wireless non hanno abbastanza energia per rompere i legami chimici; quindi, questi campi sono chiamati "radiazioni non ionizzanti". Tuttavia, alcune tecnologie sono relativamente nuove, o il modo in cui vengono utilizzati sono cambiati. In tali situazioni, ci vuole molto tempo per gli scienziati per raccogliere dati sufficienti per escludere il rischio di cancro con certezza. Ad esempio, ci sono alcune questioni aperte relative al pesante uso di telefoni cellulari. Fino a che conclusioni scientifiche solide non si possono trarre, alcune misure semplici da seguire possono essere utilizzato per ridurre l'esposizione di tutti i giorni, come l'utilizzo di un set vivavoce wireless o evitare telefonate molto lunghe. 69 10a. L'allattamento al seno L'allattamento al seno riduce il rischio di cancro della madre. Se è possibile, allattare il bambino. L'allattamento al seno è un particolare tipo di comportamento sano. Per quanto tempo i bambini dovrebbero essere allattati al seno? Si raccomanda che i bambini siano allattati al seno, senza dare altri alimenti o bevande, fino a circa 6 mesi di età; successivamente, l'allattamento al seno è raccomandato accanto ad altri alimenti in qualità e quantità appropriate. Quanto posso ridurre il rischio di cancro al seno allattando? Le donne che allattano i loro bambini per periodi prolungati hanno un minor rischio di sviluppare il cancro al seno in età avanzata, rispetto alle donne che non allattano. Più a lungo una donna allatta, più è protetta contro il cancro al seno. La riduzione del rischio è circa il 4% per ogni cumulativi 12 mesi di allattamento (ottenuti sommando i periodi in cui una donna ha allattato ogni bambino), oltre ad una riduzione del rischio di cancro al seno legata direttamente all’aver avuto un bambino. Inoltre, è importante sottolineare che il latte materno è il miglior alimento per bambini e porta molti benefici per la salute. In che modo l'allattamento al seno aiuta a ridurre il rischio di cancro? Il meccanismo per l'effetto protettivo dell’allattamento non è del tutto chiaro. Gli effetti benefici possono essere spiegati con modificazioni della struttura del seno e con un minor tempo di esposizione agli ormoni nella madre. Oltre alla protezione contro il cancro al seno, l'allattamento al seno ha altri effetti benefici per la madre? Sì. Ci sono prove sostanziali che l'allattamento prolungato aiuta a ridurre l'aumento di peso a lungo termine, nonché a promuovere un ritorno più rapido alla peso pre-gravidico. Donne di mezza età che -da giovani hanno allattato i loro bambini hanno minore probabilità di essere in sovrappeso o obesi, rispetto alle donne che hanno allattato i loro figli. Seguire le raccomandazioni di uno stile di vita sano è importante per mantenere un peso corporeo sano. L’allattamento al seno è utile per il bambino? L'allattamento al seno ha molti vantaggi per il bambino. Il latte materno contiene tutte le sostanze nutritive, vitamine e minerali di cui il bambino ha bisogno durante i primi 6 mesi di vita. Il latte materno aiuta a proteggere contro le comuni malattie dell'infanzia, come infezioni delle basse vie respiratorie, infezioni dell'orecchio, diarrea, e asma, tra le altre; riducendo così il rischio di ricoveri e/o trattamenti ospedalieri per malattie allergiche e infettive. Il latte materno riduce anche il rischio di malattie croniche più tardi nella vita, come la pressione alta, il colesterolo alto, l'obesità e il diabete di tipo 2, e contribuisce allo sviluppo cognitivo del bambino. Rispetto ai bambini allattati artificialmente, quelli allattati al seno presentano un aumento di peso durante l'infanzia che è più vicino agli standard dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), e a un minor rischio di un aumento di peso eccessivo durante la crescita successiva – condizioni che sono entrambe legate a minor rischio di essere in sovrappeso in età adulta. . 70 10b. La terapia ormonale La terapia ormonale sostitutiva (HRT) aumenta il rischio di alcuni tumori. Limitare l'uso della terapia ormonale sostitutiva. La terapia ormonale sostitutiva è un tipo specifico di farmaci ormonali solitamente prescritto per i sintomi della menopausa nelle donne. Devo essere preoccupata di prendere la terapia ormonale sostitutiva per i sintomi della menopausa? Se possibile si dovrebbe evitare o limitare l'uso di terapia ormonale sostitutiva. Le donne che soffrono gravemente di sintomi della menopausa possono discutere se prendere la terapia ormonale sostitutiva con il proprio medico. L'uso di terapia ormonale sostitutiva aumenta il rischio di tumori della mammella, endometrio e ovaio. I modelli di rischio per il cancro dipendono dal tipo di terapia ormonale sostitutiva (solo estrogeni o farmaci estrogeno-progestinici combinati), e se la donna è stata sottoposta o meno a isterectomia. Alcuni studi hanno dimostrato che l'eccesso di rischio di cancro al seno associato alla terapia combinata estrogenoprogesterone in menopausa si verifica dopo alcuni anni di trattamento e resta elevato per almeno cinque anni dopo l'interruzione della terapia estro-progestinica, anche se il rischio inizia a calare rapidamente, poco dopo l'interruzione del trattamento. Quindi, se si avvia la terapia ormonale sostitutiva, il trattamento deve essere preso per il più breve tempo e alla dose più bassa possibile per controllare i sintomi della menopausa. La terapia precisa dovrebbe essere discusso con il medico prima di iniziare il trattamento. L’uso di contraccettivi orali aumenta il rischio di cancro? I contraccettivi orali, composti da estrogeni e progestinici, possiedono proprietà sia preventive del cancro che cancerogene. Poiché i contraccettivi orali sono utilizzati da individui sani qualsiasi decisione di utilizzare questi farmaci dovrebbe essere basata su una valutazione approfondita del profilo di rischio del singolo paziente. L'uso di contraccettivi orali è associato ad un piccolo aumento del rischio di tumori della mammella, della cervice, e del fegato; Tuttavia, l'uso di questi farmaci protegge anche contro il cancro endometriale e ovarico. Pertanto, dal punto di vista di cancro, non può essere data una chiara raccomandazione. 71 11. Le vaccinazioni e le infezioni Avere cura che i propri figli prendano parte a programmi di vaccinazione per: Epatite B (per i nuovi nati) Papilloma virus (HPV) (per le ragazze) Poche persone associano le infezioni con il cancro, ma quasi un quinto di tutti i tumori nel mondo sono causati da agenti infettivi, tra cui virus e batteri. Tra le più importanti infezioni associate a tumori ci sono i papillomavirus umani (HPV) che possono causare tumori della cervice uterina e anali, nonché una frazione di cancro orale; il virus dell'epatite B (HBV) e il virus dell'epatite C (HCV), che possono provocare il cancro al fegato; e l’Helicobacter pylori, che è un batterio che può provocare il cancro dello stomaco. Il Virus dell'immunodeficienza umana (HIV) non causa tumori direttamente, ma le persone con l’HIV hanno un maggior rischio di sviluppare alcuni tipi di cancro, perché il loro sistema immunitario è indebolito. I vaccini sono il modo più efficace per prevenire alcune di queste infezioni. Vaccini altamente efficaci contro l’HBV sono disponibili da diversi decenni e la maggior parte dei paesi include la vaccinazione HBV nei programmi di vaccinazione dell'infanzia; la vaccinazione è anche molto efficace nel prevenire l'infezione da HPV che causa la maggior parte dei cancri cervicali. 72 12. Screening Partecipare a programmi di screening per i seguenti tumori: intestino (uomini e donne) seno (donne) cervice uterina (donne) Alcuni tipi di tumore possono essere identificati e trattati prima che causino sintomi. Cercare di identificare il cancro, o le condizioni che possono portare al cancro, in persone che non hanno sintomi si chiama screening. L'obiettivo principale dello screening per il cancro è quello di prevenire la morte per cancro. Lo screening può anche permettere l'uso di metodi di trattamento meno gravi se il tumore è rilevato abbastanza precocemente. Per alcuni tipi di cancro, come il cancro del collo dell'utero e il cancro dell’ intestino, lo screening può effettivamente impedire al cancro di svilupparsi. Nell'Unione europea, lo screening è raccomandato per i tumori dell'intestino, della mammella e del collo dell'utero, quando offerto come parte di un programma organizzato con risorse adeguate per l'alta qualità. I programmi di screening del cancro al seno sono attualmente stabiliti nella maggior parte dei paesi dell'Unione Europea, e quelli per il cancro dell’intestino e del collo dell'utero sono disponibili in molti paesi. Linee guida complete che coprono tutti gli aspetti degli screening per il cancro dell’intestino, del seno e del collo dell'utero sono state sviluppate da esperti e pubblicate dalla Commissione Europea. Queste linee guida europee forniscono principi guida e protocolli dettagliati, norme e raccomandazioni che, se seguite, assicurano che servizi di screening di alta qualità vengano forniti alla popolazione, 73 di M.C. MARAZZI, L. PALOMBI, S. MANCINELLI, E. BUONOMO, G. LIOTTA, P. SCARCELLA. Volume di 180 pagine. Gli autori, consci che l’alimentazione può essere un fattore rilevante di salute e benessere, hanno messo a frutto la loro duplice formazione, di igienisti e di esperti in nutrizione, per fornire a un pubblico più vasto, studenti e interessati a un approccio più consapevole all’alimentazione, le conoscenze essenziali sull’argomento: le “basi conoscitive”, appunto, per una corretta educazione alimentare. Il libro è rivolto in primo luogo agli studenti frequentanti i corsi di laurea triennale, sia di area sanitaria (scienze infermieristiche, scienze motorie, ecc.) che di area non sanitaria (corso di laurea in scienze dell’educazione e della formazione, in servizio sociale, in psicologia e altri). Ma è utile anche ai futuri medici per arricchirne la formazione professionale. Il volume si rivolge anche ad una platea non esclusivamente accademica: in sintonia con gli sviluppi delle conoscenze contemporanee, si muove nell’orizzonte della “salute globale”, la “Global Health”, per contribuire, a livello internazionale, alla formazione di personale sanitario chiamato non solo a svolgere compiti clinici, ma anche ad educare alla salute con un approccio olistico e meno frammentato. Gli autori, forti di una esperienza più che decennale in questo senso, hanno scritto questo testo pensando anche al grande gap di conoscenze sanitarie dei pazienti dell’Africa Sub-Sahariana ed alla necessità di una “alfabetizzazione alla salute” così decisiva in tale contesto. La formazione di formatori chiamati ad entrare in contatto con le popolazioni locali per una efficace educazione alimentare rappresenta infatti, secondo una abbondante letteratura scientifica, il primo e più importante presidio per contrastare molte cause evitabili di malattia. L’UNICO LIBRO SULL’ECG DI CUI AVRAI BISOGNO a cura di R. ANTONELLI INCALZI. Volume di 860 pagine, riccamente illustrato a colori. ... È evidente la particolare dignità della laurea in scienze infermieristiche e in questa prospettiva di una formazione nella medicina interna applicata alle scienze infermieristiche. Infatti è proprio questa la branca che maggiormente offre al prossimo infermiere una visione ampia, direi completa del paziente nell’articolarsi dei problemi che ne condizionano in ambiti diversi lo stato di salute. Tutto ciò si riflette nell’organizzazione di questo testo che, pur rispettando scrupolosamente la libertà degli autori che vi hanno contribuito, offre in tutti i capitoli che lo compongono una struttura tipo che parte con l’informazione di base finalizzata all’acquisizione di quelle competenze fondamentali per la conoscenza della malattia e del malato, non quindi una generica informazione ma neppure una formazione di tipo medico bensì un livello intermedio di conoscenza che renda il futuro infermiere realmente conscio del problema alla cui risoluzione contribuirà. ... È proprio questa l’ambizione del nostro testo: far sì che l’infermiere realizzi al meglio le indicazioni ricevute dal medico ma al tempo stesso le completi, contribuisca a determinarle e le arricchisca in virtù di una competenza specifica e di un metodo peculiare di approccio al paziente che il suo ruolo di assoluta importanza nell’assistenza medica in tutti gli ambiti richiede e giustifica al tempo stesso. La nuova edizione italiana del testo di Nettina riesce a fornire un’accurata spiegazione alle molteplici problematiche assistenziali, che la professione infermieristica si pone negli elaborati processi di nursing che il paziente impone... I contenuti teorici sono abilmente trasformati e tradotti nella parte applicativa, in modo da offrire la possibilità al lettore di compararli e di avere la risposta, quasi in tempo reale alla visione. La veste tipografica segue un filo logico di ragionamento e utilizzo della memoria che facilita l’apprendimento e il ricordo visivo, legato all’utilizzo di forme diverse di grafica e scrittura, che evidenziano gli argomenti e il tratto del lessico che più abbisogna di attenzione... ...Tutto il testo è corredato di esempi, spesso messi in evidenza in appositi riquadri nei diversi capitoli o, secondo il caso, evidenziati da un titolo in grassetto. € 8,00 www.piccin.it LE GRANDI TRANSIZIONI Demografica Epidemiologica Assistenziale LE GRANDI TRANSIZIONI Questa edizione offre una serie di revisioni e di miglioramenti: una nuova tavolozza completa di colori per rendere i modelli, le illustrazioni e i tracciati più chiari che mai; nuovi casi clinici per potenziare una delle caratteristiche più importanti del libro: quella di inserire tutte le nozioni nel loro corretto contesto clinico (ti troverai proprio nel mezzo di situazioni cliniche reali) e di rendere le informazioni utilizzabili; ampliamento delle sezioni riguardanti tematiche in cui nuovi sviluppi hanno consentito di approfondirne la comprensione, quali la fibrillazione atriale, la sindrome del QT lungo, la sindrome da ballooning apicale ed altre ancora; maggiore chiarezza dove richiesta, nuovi tracciati che contribuiscono a far luce sui punti che stiamo cercando di far capire anche mediante sintesi e semplificazione, quando possibile. Maria Cristina Marazzi Leonardo Palombi Sandro Mancinelli Ersilia Buonomo Giuseppe Liotta Paola Scarcella IL MANUALE DELL’INFERMIERE di S.M. NETTINA. Opera in due volumi, di 1960 pagine, riccamente illustrata a colori e rilegata. di M.S. THALER. Volume di 344 pagine, illustrato a colori. Marazzi - Palombi - Mancinelli - Buonomo - Liotta - Scarcella MEDICINA INTERNA per scienze infermieristiche NUTRIZIONE E SALUTE ISBN 978-88-299-2705-0 1509490 9 788829 927050 74 Marazzi - Transizioni.indd 1 18/11/2014 8.43.14 SALUTE E SOCIETA’ Le grandi transizioni (da studiare) Cap. 2-­‐3 Cap. 4 75 p. 21-­‐65 p. 66-­‐80