AA 2015-2016 Salute e Società_Programma d`esame e

Anno Accademico 2015-2016
Salute e società
Prof.ssa Maria Cristina Marazzi
PROGRAMMASALUTEESOCIETÀ
Definizionesaluteedeterminanti
Epidemiologiamalattieinfettive
Nutrizioneesalute Cap1‐2‐3
Cap4vitamineidrosolubili
Vitamineliposolubili
Minerali
Cap.5L’acqua
Cap.6‐7
Cap.9 Cap.10Malnutrizionepereccesso
Cap.11Diabetemellito Malattiecardiovascolari Tumori
Tumori
Legranditransizioni
Cap.2‐3
Cap.4 dispensesulsito
dispensesulsito
p.1‐40
p.41‐43
p.52
p.61‐62
p.75‐84
p.85‐106
p.119‐133
p.141‐146
p.147‐149 p.163‐164
p.165‐166
Dispensesulsito
p.21‐65
p.66‐80
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Anno Accademico 2015-2016
Salute e società
Prof.ssa Maria Cristina Marazzi
Definizioni e concetto di salute, determinanti della salute.
Epidemiologia e trasmissione delle malattie infettive
Definizione di Società
Per società si intende in senso ampio e generico, “ogni insieme di individui uniti da rapporti di varia natura e in
cui si instaurano forme di cooperazione, collaborazione, divisione dei compiti, che assicurano la sopravvivenza e
la riproduzione dell’insieme stesso e dei suoi membri”.
Ma anche : “l’insieme di tutti gli esseri umani, in quanto uniti da vincoli naturali e da interessi generali comuni”.
Definizioni e significato di Salute
La salute può essere definita in modi molto diversi; il modo più semplice è identificarla con l’assenza di malattia.
Tale formulazione, seppure efficace, trascura la possibilità di patologie presenti e non manifeste.
Una definizione di salute comunemente utilizzata, coniata nel 1948 dall'Organizzazione Mondiale della Sanità
tiene presente questo aspetto:
“la salute è uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale” e non la semplice assenza di malattia.
L'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) in inglese World Health Organization (WHO) è un’agenzia
dell'ONU, un'organizzazione sovranazionale. In quanto tale, l’OMS dà delle raccomandazioni, non emana leggi,
perché le leggi sono competenza degli stati. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha un ruolo di indirizzo,
quindi dà definizioni e raccomandazioni che possono o meno essere recepite dalle varie nazioni.
Nella definizione di salute sono comprese 3 dimensioni, non solo la salute fisica, ma anche quella psichica,
psicologica (quindi l’assenza non solo di malattie fisiche, ma anche mentali). Infine nella definizione entra anche
il benessere sociale, cioè il vivere in una condizione di integrazione sociale. Ad esempio una persona immigrata
non integrata, oppure una persona senza fissa dimora non si può definire una persona che vive in completo
benessere fisico, mentale e sociale.
Si tratta di uno stato ideale, una definizione di salute molto ambiziosa, non facilmente raggiungibile. D'altra parte
quando si parla di salute, si deve avere un target che sia alto per non accontentarsi della semplice assenza di
malattia. Infatti si può avere una patologia non manifesta. Ci sono delle malattie, come le malattie infettive, in cui
è evidente la differenza tra lo stato di salute e lo stato di malattia: ad esempio nell’influenza appaiono subito dei
sintomi chiari come la febbre o dei sintomi respiratori: la tosse o un aumento delle secrezioni mucose nasali, o
ancora il dolore alle articolazioni.
Ci sono però delle patologie definite croniche che non danno immediatamente sintomi. Un esempio è il tumore
del seno, che è il tumore più diffuso fra le donne. Questa patologia dà dei sintomi solo quando raggiunge certe
dimensioni, cioè solo quando è già in una fase avanzata. Esiste però un test per la diagnosi precoce, uno
screening, che è la mammografia.
Ma a che serve svelare il tumore in una fase precoce? Serve ad individuarlo quand'è molto piccolo, quando ha
la grandezza di qualche millimetro ed eliminarlo, prima che possa crescere. L’efficacia di questo screening è
evidenziata dal fatto che oggi l'87% delle donne che ha il tumore al seno guarisce.
Lo screening identifica una malattia che non dà sintomi, cioè la persona che va a fare la mammografia periodica
(e dovrebbe essere fatta da tutte le donne dopo i quarant'anni, a meno che non ci siano problemi o rischi
particolari e quindi va fatta prima), è una donna apparentemente sana, che però può già avere una malattia che
viene identificata con un'indagine di medicina preventiva, cioè con lo screening mammografico.
Un altro esempio è il controllo della glicemia per coloro che sono a rischio di diabete mellito (il diabete è una
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malattia in aumento in Italia: ci sono 3 milioni di diabetici). Esistono alcuni fattori di rischio che devono spingere a
fare questo screening: avere dei genitori diabetici, essere obesi/sovrappeso, avere una certa età, fare vita
sedentaria ecc. IL controllo della glicemia eseguita su soggetti sani, privi di sintomi, può svelare uno stato di
“pre-malattia”, di malattia asintomatica.
Questi esempi ci fanno capire come parlare di semplice assenza di malattia è riduttivo per definire la salute. E
infatti si usano gli screening per identificare delle malattie non ancora in atto o non ancora manifeste
Ma un soggetto in queste condizioni, pur non avendo sintomi, non vive una condizione di completo benessere e
questo ci fa intuire l’importanza di una definizione così esigente come è quella dell’OMS, che è alla base della
prevenzione.
Se ci si fermasse ad una definizione della salute come semplice assenza di malattia, molte malattie cronicodegenerative non sarebbero individuate precocemente ma in una fase in cui hanno già fatto dei danni ed è
difficile ripristinare la condizione di salute.
Differenze tra malattie acute e cronico-degenerative
Le malattie acute e croniche hanno delle caratteristiche decisamente diverse.
Causa/fattore di rischio
Le malattie infettive per la maggior parte sono malattie acute e sono determinate da una causa specifica,
necessaria , che è l'agente patogeno.
La malattia infettiva è sempre provocata da un agente patogeno, senza quest’ultimo non può esservi malattia
infettiva. Si tratta di un modello causa-effetto molto semplice.
E’ un rapporto altamente specifico, cioè ad un agente patogeno corrisponde una determinata malattia: al bacillo
di Koch corrisponde la tubercolosi; il virus dell'HIV causa l'AIDS, il plasmodio falciparum la malaria.
Un uguale rapporto causa-effetto non è riconoscibile nelle malattie croniche, anche per la complessità della
storia naturale di queste malattie. La storia naturale della malattia infettiva è semplice: al contatto con l’agente
patogeno segue il periodo di incubazione, c'è la manifestazione clinica , e poi quasi sempre la guarigione o
assai più raramente la morte.
Le malattie croniche hanno alla loro origine non una causa ma fattori di rischio. Il fattore di rischio è un
fattore che comporta un aumento del rischio di insorgenza della malattia.
Monofattoriale/Multifattoriali
La causa o fattore causale nelle malattie infettive è l’agente patogeno, le malattie croniche sono caratterizzate
dalla presenza di più fattori di rischio.
Quindi le malattie acute/infettive sono dette mono-fattoriali, mentre le malattie croniche sono dette multi-fattoriali.
Predisposizione
E’ una sorta di terreno favorevole allo sviluppo di una determinata patologia.
La predisposizione è ereditaria, può essere identificata attraverso la presenza in una famiglia di un ascendente
o più ascendenti malati (es: diabete mellito).
La predisposizione è più forte se ad avere la malattia sono i genitori, ma è spesso presente, anche se più
debole, se ad essere malati sono altri consanguinei. Nel diabete mellito la predisposizione è più forte se è il
padre ad essere malato.
Quindi se un soggetto è predisposto, è più facile, anche in combinazione con altri fattori di rischio, la comparsa
della malattia.
Come tutti i fattori di rischio la predisposizione anche se fortemente presente non determina la comparsa della
malattia.
Nel caso del diabete mellito, anche se entrambi i genitori sono malati, non è detto che il figlio si ammalerà. Pur
avendo una forte predisposizione, se avrà uno stile di vita sano ed eviterà altri fattori di rischio comportamentali,
non è detto che svilupperà la malattia.
Anche alcuni tumori presentano una chiara predisposizione; tra questi alcuni tipi di tumori del seno e
dell’intestino.
Esistono anche altre malattie meno “importanti” che presentano familiarità: ad esempio l’artrosi e le vene
varicose.
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N.B. Diverso è il caso delle malattie ereditarie, come per esempio l’anemia mediterranea, di cui si può avere la
forma completa (morbo di Cooley) o la forma incompleta. La modificazione genetica all’origine di questa
patologia è un fattore causale e non un fattore di rischio (predisposizione).
N.B. Nelle malattie infettive la presenza di più membri di una famiglia ammalati della stessa malattia è legata al
contagio.
Quindi, la predisposizione è assente nelle malattie infettive.
Età di comparsa
E’ evidente che ci si ammala di malattie infettive anche da adulti e anziani, ma la maggior parte delle malattie
infettive si hanno durante l’età giovanile.
Le malattie croniche invece sono tipiche dell’età adulta e anziana. Ci sono tuttavia malattie croniche dei più
giovani come il diabete mellito giovanile, e alcuni tumori.
Esordio improvviso/subdolo
L’esordio è improvviso (acuto) nelle malattie infettive, mentre è subdolo, poco evidente nelle malattie croniche.
Le malattie acute sono caratterizzate da un esordio chiaro, acuto, improvviso.
Si passa repentinamente da una condizione di salute ad una condizione di malattia: la persona comincia a
sentirsi male, in molti casi compare la febbre, compaiono dei sintomi legati all’interessamento dell’organo
bersaglio: nel caso di una malattia dell’apparato respiratorio: tosse, aumento delle secrezioni, ecc.; nel caso
dell’apparato digerente: nausea, vomito, diarrea, ecc. I sintomi sono quasi sempre tipici tanto che in genere il
medico fa la diagnosi con facilità.
Invece nelle malattie croniche, quasi sempre l’esordio è subdolo: la malattia non ha dei sintomi chiari, all’inizio.
Per esempio il diabete mellito è lungamente asintomatico, talvolta anche quando la glicemia è molto elevata. Si
possono avere dei sintomi generici (non tipici) come la stanchezza, ecc.
Spesso nelle patologie croniche, quando i sintomi si manifestano chiaramente, la malattia è già presente da
tempo; per esempio l’infarto del miocardio si manifesta in modo acuto (il malato sente in molti casi un dolore
forte, nella zona cardiaca) ma le coronarie (arterie che portano il sangue al cuore) dell’infartuato hanno
cominciato ad essere danneggiate, ammalate molti anni prima, senza dar luogo a sintomi.
Periodo di incubazione/fase di latenza
Nelle malattie infettive l’incubazione è il periodo che intercorre dal contatto con l’agente patogeno alla
manifestazione dei sintomi.
E’ un tempo con una durata definita a seconda della malattia; nell’influenza è 24-48 ore, nel morbillo 2-3
settimane, ecc. Quindi nella malattia infettiva, sulla base del periodo di incubazione, è possibile ricostruire il
momento in cui il soggetto si è infettato.
Nelle malattie croniche non c’è il periodo d’incubazione; si può definire una fase di latenza che è il periodo in cui
i fattori di rischio agiscono nell’individuo e producono delle alterazioni responsabili della malattia.
Il momento in cui iniziano alterazioni significative che diventano stabili dando luogo alla patologia cronica non è
quasi mai riconoscibile. E’ noto, tuttavia, che la malattia sintomatica è quasi sempre preceduta da una fase
asintomatica (latenza) che può durare molti anni.
Decorso acuto/cronico
Il decorso acuto è caratterizzato da un inizio improvviso, acuto, con sintomatologia evidente e tipica della
malattia; i sintomi raggiungono un loro acme, la massima intensità; poi in modo spontaneo, cioè senza
l’intervento di farmaci, si va verso una riduzione dei sintomi, fino alla loro scomparsa; si ha quindi la fase detta di
convalescenza, in cui l’individuo torna alla condizione precedente la malattia (guarigione). Il decorso acuto in
genere ha una durata di pochi giorni o qualche settimana.
Il decorso cronico è molto diverso. La malattia inizia in modo subdolo: non ci sono sintomi tipici della malattia,
ma generici: stanchezza, malessere ecc. Con la comparsa di sintomi più specifici si può avere una fase di
acuzie seguita da remissioni (riduzione o scomparsa dei sintomi) e riacutizzazioni o recidive. Raramente la
malattia cronica guarisce e tende piuttosto a protrarsi per tutta la vita.
Sintomi chiari/sintomi generici
Nelle malattie acute i sintomi sono caratteristici e subito manifesti, sono dapprima di intensità crescente (acuzie)
e quindi decrescenti fino alla guarigione.
Nelle malattie croniche i sintomi sono generici e solo tardivamente specifici; possono attenuarsi e riacutizzarsi.
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Guaribili quasi sempre/quasi mai
Le malattie infettive sono quasi sempre guaribili; l’individuo sano supera la maggior parte delle malattie infettive
semplicemente facendo affidamento sulle sue capacità di difesa.
Le malattie croniche non sono quasi mai guaribili. Ci sono delle malattie croniche guaribili, per esempio
determinati tumori, che se diagnosticati precocemente, possono guarire.
Dall’altra è anche vero che alcune malattie infettive non guariscono: per esempio L’AIDS. Una volta che il virus
dell’HIV infetta l’individuo non è più eliminabile. L’AIDS è una malattia infettiva che è cronica. Anche alcuni tipi
di epatiti virali hanno queste caratteristiche.
Restitutio ad integrum
La restitutio ad integrum è un termine medico che si usa per dire che la persona ritorna alla condizione che
aveva precedentemente alla malattia, ritorna alla situazione che aveva prima di ammalarsi.
La restitutio ad integrum è presente quasi sempre nelle malattie infettive, acute.
Invece nelle malattie croniche la restitutio ad integrum è molto rara, come la guarigione.
Presenza di esiti
L’ultima differenza è legata alla precedente, ma aggiunge anche qualche cosa di diverso: nelle malattie acute gli
esiti, le conseguenze della malattia sono rari.
Quando si guarisce si ritorna alla condizione precedente. Ci sono anche delle malattie infettive in cui rimangono
degli esiti, delle conseguenze. Per esempio nella poliomelite, malattia oggi debellata in Italia grazie alla
vaccinazione, ma non in tutto il mondo. Quando questa malattia guarisce rimangono delle conseguenze: sono
delle paralisi in genere agli arti inferiori. La persona è guarita ma non ha la restitutio ad integrum, rimangono
degli esiti.
Nelle malattie croniche, invece, gli esiti sono molto frequenti.
La persona malata di diabete mellito non solo non guarisce, ma può avere delle complicazioni, esiti della
malattia quali arteriopatie degli arti inferiori con possibili necrosi a carico del piede, delle arterie retiniche fino
alla cecità.
Un nuovo concetto di salute
La definizione dell’OMS, pur avendo avuto grande importanza, è tuttavia figlia del tempo in cui è stata formulata:
poco dopo la seconda guerra mondiale la vita media si fermava a 50 anni e le malattie infettive rappresentavano
la prima causa di morte e le malattie croniche erano molto meno frequenti. Oggi la situazione epidemiologica è
ben diversa: la vita media è di circa 80 anni e ci si ammala e si muore soprattutto per malattie cronicodegenerative.
In questo mutato contesto è difficile immaginare che ci sia una persona veramente sana secondo la definizione
dell’OMS: è difficile che nel corso di una lunga vita non ci si ammali di almeno una malattia cronicodegenerativa.
Si è affermata nel tempo la necessità di una nuova definizione di salute meno statica e più dinamica. Infatti:
 La salute non è uno stato, ma una dimensione dinamica. Essa varia per ogni individuo in relazione alle
circostanze.
 La salute è definita non solo dai professionisti della salute, ma anche dalla persona, in relazione ai suoi
bisogni funzionali.
 La salute è la capacità dell’individuo di adattarsi continuamente all’ambiente fisico e sociale che lo
circonda.
Per comprendere meglio questo cambiamento particolarmente utili risultano le seguenti letture.
Antonio Bonaldi Salute e malattia possono convivere? Janus n. 6 maggio 2012: 46-49 www.janusonline.it
Gavino Maciocco Vivere con una malattia ed essere sani Redazione Salute Internazionale gennaio 2012
www.saluteinternazionale.info/
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Letture
SALUTE E MALATTIA POSSONO
CONVIVERE?
La definizione di salute dell’Oms risponde a un modello di
malattia non più attuale. Inoltre, rischia di incoraggiare la
medicalizzazione della società. Occorre un cambiamento
di prospettiva che privilegi un approccio sistemico alla
salute della persona.
Antonio Bonaldi
L
a maggior parte dei medici e più in generale chi
opera in ambito sanitario,
richiamandosi alla celebre definizione dell’Organizzazione
mondiale della sanità, è portato a considerare la salute
come uno «stato di completo
benessere fisico, psichico e sociale». Questa definizione,
che resiste ormai da oltre 60
anni, è stata recentemente
oggetto di importanti considerazioni critiche, ben sintetizzate in un articolo di
Machteld Huber apparso sul
British Medical Journal.
Al momento della sua formulazione la definizione rappresentò un deciso passo in
avanti perché, forse per la
prima volta, si inizio a comprendere che la salute e il
benessere della persona comprendono non solo la componente biologica, ma anche gli
aspetti psicologici e sociali.
Tuttavia, in questi anni non
sono mancate le critiche e le
proposte di aggiustamento,
in primo luogo perché un concetto di salute così ambizioso
e allargato non può essere
sottoposto a verifica e misurazione. Secondariamente,
perché si è capito che a causa
dei cambiamenti dell’epidemiologia delle malattie e dell’introduzione di nuove tecnologie sanitarie, l’aspirazione
generale a uno stato di completo benessere, oltre che
irrealizzabile ci espone al
serio pericolo di incoraggiare
la medicalizzazione della
società. Si pensi, per esempio,
alla possibilità offerta dalle
nuove tecnologie diagnostiche di individuare piccole
anomalie di cui ancora non
conosciamo la storia naturale
e di cui ignoriamo rischi e
benefici conseguenti alla loro
precoce individuazione e
cura. Oppure al continuo
abbassamento dei confini di
normalità per molti fattori di
rischio che, da un giorno
all’altro, inducono masse di
persone che si sentono soggettivamente bene a intraprendere una terapia farmacologica. O ancora, all’industria del farmaco, che prepara
le medicine prima ancora di
aver identificato la malattia
per cui utilizzarle.
Per questi motivi credo non
sia inutile chiederci come stia
cambiando la definizione di
salute e come la capacità di
osservare i problemi da una
prospettiva sistemica possa
riflettersi positivamente sull’organizzazione e la gestione
delle cure.
MALATTIE ACUTE
E RIDUZIONISMO
La definizione di salute
dell’Oms è figlia del tempo in
cui è stata formulata: poco
dopo la Seconda guerra mondiale. In quel periodo le grandi epidemie erano solo un triste ricordo, ma la vita media
si fermava a meno di cinquant’anni e le malattie infettive rappresentavano ancora
la principale causa di decesso.
Il modello di malattia prevalente era quello desumibile
dalle modalità di manifestazione, cura e guarigione delle
>Janus n. 6
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L’Obiettivo: Salute e malattia: una relazione
RICERCA, VITA
malattie acute: esordio improvviso e inaspettato, sintomi clinicamente ben definiti,
causa specifica, cura e guarigione con restitutio ad integrum. La scoperta dei microbi
e del modo di combatterli con
vaccini e antibiotici, confermava questi assunti e apriva
le speranze alla seducente
prospettiva di poter vivere in
un mondo senza malati.
Anche il metodo scientifico
era allineato a questi concetti
e ne rafforzava la veridicità e
la coerenza interpretativa.
Secondo la scienza newtoniana, infatti, ogni fenomeno
può essere studiato in modo
isolato e trova la sua logica
spiegazione in qualche specifico evento che lo precede, a
cui è indissolubilmente legato da un rapporto lineare di
causa-effetto. In ossequio a
questo modo di pensare l’interesse dei medici si concentra sullo studio della fisiologia
e della patologia del corpo
umano e sulla ricerca del più
piccolo elemento responsabile del suo cattivo funziona-
mento, allo scopo di correggerlo o eliminarlo. Genomica
e biologia molecolare sono
oggi l’espressione più emblematica e avanzata di questo
approccio.
MALATTIE CRONICHE E
SCIENZA DELLA COMPLESSITÀ
Oggi, i problemi della medicina sono assai diversi. La gente
vive molto più a lungo.
L’aspettativa di vita è aumentata, fino a superare gli ottant’anni e le persone si ammalano e muoiono soprattutto a causa di patologie croniche che si comportano in modo totalmente difforme dal
modello sopra descritto. Il loro esordio è lento e subdolo,
le manifestazioni cliniche variegate e diverse da persona a
persona, la guarigione praticamente impossibile. Inoltre,
non dipendono da una causa
ben definita ma si associano a
molti fattori di rischio di tipo
biologico, ambientale e sociale, il cui peso nella genesi del-
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la malattia è difficilmente
quantificabile. Sui nostri stessi geni potremmo trovare, fin
dalla nascita, le tracce dei nostri difetti e delle nostre future patologie. In questo contesto è difficile immaginare che
esista qualcuno di veramente
sano. La salute, intesa come
assenza di malattia e completo stato di benessere fisico, diventa così solo un’illusione.
Negli ultimi decenni, non è
cambiato solo il tipo di malattie di cui la gente si ammala,
ma si sono aperti nuovi orizzonti anche sul piano scientifico. Intorno agli anni sessanta, infatti, alcuni ricercatori si
resero conto che per spiegare
i fenomeni naturali (fisici, biologici e sociali) non erano più
sufficienti i tradizionali metodi d’indagine basati sullo studio analitico delle parti. Per
vie diverse e indipendenti
hanno chiarito che in natura
vi sono fenomeni, quali ad
esempio l’evoluzione degli
ecosistemi, il funzionamento
degli organismi viventi, lo sviluppo delle organizzazioni so-
ciali o di internet, spiegabili
solo osservando la rete di connessioni che tiene uniti i diversi agenti appartenenti al
sistema di riferimento. Nasce
l’approccio sistemico.
L’attenzione si sposta dagli
oggetti alle loro relazioni e i
fenomeni che ci circondano
sono interpretati come il risultato di una rete di eventi
interdipendenti, dove il cambiamento di un elemento agisce su gran parte degli altri.
Una persona, ad esempio, è
simultaneamente un oggetto
fisico, chimico, biologico, fisiologico, mentale, sociale e
culturale e risponde in modo
differente, ma non disgiunto,
a ciascuno dei sistemi cui appartiene.
CURA DELLA MALATTIA
O SALUTE DEL PAZIENTE?
Quali conseguenze comportano i due diversi approcci sulla
gestione e l’organizzazione
delle cure?
Il pensiero riduzionista tende
ad assimilare il corpo umano
(e di riflesso il paziente) a una
macchina. Data la sua enorme complessità e le migliaia e
migliaia di possibilità che
qualcosa vada storto, le conoscenze sul suo corretto funzionamento e sulle sue disfunzioni sono frazionate tra
super-specialisti, ciascuno dei
quali ama concentrasi su ambiti di conoscenza sempre più
ristretti. Ne deriva che i professionisti tendono a lavorare
in modo isolato, a circoscrivere l’interesse sul loro specifico
sapere e a moltiplicare i possibili interventi correttivi. Il rispetto delle specifiche procedure di riferimento prende il
sopravvento sulla peculiarità
della persona, dei valori che
esprime e che contraddistinguono la sua vita e le sue
aspettative. La cura è frammentata in una miriade di sequenze e di atti a cui è difficile dare senso e continuità.
L’eccesso di dettagli di natura
biologica finisce per far dimenticare il paziente come
persona, il suo benessere e lo
M Huber, “How should we
define health?”. In: British
Medical Journal, 2011
scopo stesso per cui gli interventi sono stati intrapresi.
Così, mentre da un lato assistiamo all’irrefrenabile aspirazione alla specializzazione,
dall’altro ci scontriamo con le
esigenze di pazienti sempre
più complessi, fragili, affetti
da pluripatologie che invocano una presa in carico globale
e risposte unitarie e coerenti.
L’approccio sistemico, viceversa, è orientato più alla salute
del paziente che alla cura della singola malattia. In questo
caso ogni elemento del sistema riveste un ruolo importante e insostituibile e i diversi attori che intervengono nei processi di assistenza e di cura sono considerati gli elementi di
un sistema complesso, di cui
salute e benessere rappresentano le proprietà emergenti. Il
>Janus n. 6
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L’Obiettivo: Salute e malattia: una relazione
RICERCA, VITA
medico, il paziente, i suoi familiari e più in generale il contesto entro il quale il processo
di cura si concretizza rappresentano un tutt’uno inseparabile, che bisogna saper osservare, riconoscere, interpretare
e salvaguardare. Tutto ciò richiede multidisciplinarietà,
pluralità di linguaggi, connessioni tra saperi e dialogo tra
scienze umanistiche, sociali e
tecniche.
LA SALUTE COME CAPACITÀ
DI ADATTAMENTO
Attraverso l’approccio sistemico, la salute non è più
un’entità unica e fissa, ma
acquisisce un senso dinamico
e mutevole, come capacità
dell’individuo di adattarsi
continuamente all’ambiente
fisico e sociale che lo circonda
e di cui è parte integrante.
In questa nuova prospettiva
occorre, quindi, creare le condizioni per favorire tale adattamento e per trovare nuovi
equilibri che aiutano le perso-
ne a sperimentare un senso di
benessere e di serenità anche
di fronte a limitazioni severe
delle funzioni vitali. L’interesse
è indirizzato verso il conseguimento di una vita soggettivamente accettabile e non verso
la vana prospettiva di raggiungere uno stato di completa assenza di rischio, di malattia e
d’infermità. Il paziente non è
più considerato un ingranaggio che risponde passivamente a stimoli e aggiustamenti di
tipo meccanico, ma rappresenta una persona che prova
emozioni, esprime sentimenti
e partecipa direttamente al
processo di cura. Medici e professionisti della salute lavorano insieme, collaborano e si
scambiano informazioni, in un
ambiente aperto e multidimensionale. Le prescrizioni
tengono conto di percorsi di
diagnosi e cura basati sulle migliori conoscenze scientifiche,
ma sanno anche valorizzare le
diversità, adattandosi ai differenti contesti e alle specifiche
aspettative del paziente.
Naturalmente, l’utilizzo di un
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approccio non esclude l’altro.
In funzione del problema che
dobbiamo affrontare, del tipo
di paziente, dei suoi bisogni e
degli obiettivi che ci proponiamo, possiamo applicare, a
ragione, l’uno o l’altro dei due
approcci. Non si tratta, quindi, di abbandonare il concetto
di cura dei sintomi e della malattia, ma d’integrarlo con le
esigenze dell’individuo, immerso in un complesso sistema di rapporti che ne condizionano l’agire. L’importante
è essere consapevoli del metodo utilizzato e agire sempre
con equilibrio, controllo e moderazione o, se preferite in
modo sobrio, rispettoso e giusto come ci insegna Slow
Medicine.
[email protected]
Vivere con una malattia. Ed essere sani
Inserito da Redazione SI on 25 gennaio 2012 – 14:524 commenti
Gavino Maciocco
La salute non è un’entità fissa. Essa varia per ogni individuo in relazione alle circostanze. La salute è
definita non dal medico, ma dalla persona, in relazione ai suoi bisogni funzionali. Il ruolo del medico è quello
di aiutare le persone ad adattarsi alle nuove condizioni. Avendo rimpiazzato la perfezione con l’adattamento
noi ci avviciniamo a un programma per la medicina più comprensivo, solidale e creativo, un programma al
quale tutti noi possiamo contribuire.
“La salute è uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non una mera assenza di
malattia o infermità”. Questa definizione di salute fu coniata all’atto della costituzione dell’Organizzazione
Mondiale della Sanità nel luglio 1946 ed entrò in vigore il 7 aprile 1948, data in cui l’OMS entrò nell’orbita
delle Nazioni Unite.
Una definizione ampia e generale, che rimosse il dualismo concettuale “salute-malattia” e offrì una visione
dello “stato di benessere” di un individuo o di una popolazione non limitato alla componente somatica e non
unicamente correlato con l’intervento sanitario. Tale concetto fu poi confermato e ampliato in uno dei più
importanti documenti dell’OMS, la Dichiarazione di Alma Ata (1978). “La Conferenza riafferma con forza che
la salute, come stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non solo come assenza di malattia o
infermità, è un diritto fondamentale dell’uomo e l’accesso ad un livello più alto di salute è un obiettivo sociale
estremamente importante, d’interesse mondiale e presuppone la partecipazione di numerosi settori socioeconomici oltre che di quelli sanitari”. La salute è dunque concepita come il prodotto complessivo e
coordinato di una serie di condizioni e azioni che fanno capo a vari settori della vita civile e sociale di un
paese e di una comunità.
Una visione moderna e veramente profetica, se si pensa a quando fu elaborata, anticipando di quasi mezzo
secolo il dibattito su determinanti sociali e diseguaglianze nella salute.
Eppure la discussione sull’attualità della definizione di salute dell’OMS è aperta, come dimostra il primo
articolo di questa newsletter. Il dibattito verte soprattutto sull’aggettivo “completo”: il problema non è
solo l’aspirazione a una sorta di perfezione del benessere (scrive ironicamente Richard Smith: uno stato
raggiungibile solo al momento dell’orgasmo reciproco), un obiettivo troppo distante dalla realtà e di
conseguenza difficilmente misurabile.
Il problema è che il quadro epidemiologico è profondamente mutato da quando fu concepita la
definizione dell’OMS: erano gli anni quaranta del secolo scorso, la popolazione era “giovane”, prevalevano
le malattie acute, iniziavano a diffondersi gli antibiotici e l’idea che lo scopo della medicina fosse
principalmente quello di guarire e di portare alla “restitutio ad integrum” era dominante e giustamente
fondata.
Oggi, con una popolazione sempre più “vecchia” e con un numero crescente di persone affette da una o più
malattie croniche, quell’aggettivo “completo” rende il “benessere” – cioè la “salute” – una condizione poco
realistica, addirittura astratta.
Emergono dal dibattito nuovi concetti di salute: la capacità di affrontare e gestire (coping) le malattie, la
capacità di adattarsi e autogestirsi. Concetti, a dir la verità, non del tutto nuovi. Infatti un editoriale di
Lancet[1] del 2009, dal titolo “Cos’è la salute?” , ricorda che un medico e filosofo francese, Georges
Canguilhem[2], nel 1943 aveva pubblicato un libro dal titolo “Il Normale e il Patologico”, dove il concetto di
salute è proprio associato alla capacità di adattarsi all’ambiente. “La salute non è un’entità fissa. Essa varia
per ogni individuo in relazione alle circostanze. La salute è definita non dal medico, ma dalla persona, in
relazione ai suoi bisogni funzionali. Il ruolo del medico è quello di aiutare le persone ad adattarsi alle nuove
condizioni.”
La bellezza della definizione di salute, ovvero di “normalità”, di Canguilhem – afferma l’editoriale di Lancet –
è che include l’ambiente inanimato e animato, come pure le dimensioni fisiche, mentali e sociali della vita
umana. È il singolo paziente, non il medico, l’autorità legittimata a definire i propri bisogni e il medico diventa
un partner in questa operazione.
“La definizione di Canguilhem – conclude Lancet – ci consente di rispondere alla malattia globalmente,
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prendendo in considerazione il contesto delle condizioni, in quel determinato luogo e in quel determinato
tempo. Avendo rimpiazzato la perfezione con l’adattamento noi ci avviciniamo a un programma per
la medicina più comprensivo, solidale e creativo, un programma al quale tutti noi possiamo
contribuire”.
Il secondo articolo di questa newsletter parla di come sia possibile attuare un “programma per la medicina
più comprensivo, solidale e creativo”. Il “Chronic care model” è un’opzione fattibile. È un modello che
fa leva sulla prevenzione, sulle risorse della comunità, sull’empowerment delle persone. È un modello di
cure che punta a coinvolgere i pazienti, singolarmente o in gruppo, nella gestione della loro malattia, e quindi
a stimolarne la capacità di adattamento. È un modello che all’inizio può scartare di lato e occuparsi troppo
delle malattie. Ma – evitata la sbandata – è la soluzione in grado di innovare radicalmente l’assetto delle
cure primarie, e che – stimolando la cooperazione tra professionisti e tra professionisti e pazienti – può
veramente far diventare la medicina più comprensiva, solidale e creativa.
Bibliografia
1. Editorial. What is health? The ability to adapt. Lancet 2009; 373: 781.
2. Georges Canguilhem (1904-1995), medico, filosofo e storico della scienza, ha insegnato Storia della
scienza alla Sorbona. Le sue principali opere sono tradotte in italiano: “La conoscenza della vita” (Il
Mulino, 1976) e “Il normale e il patologico” (Einaudi, 1998).
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Epidemiologia, medicina preventiva e sanità pubblica
L’epidemiologia studia la frequenza e la distribuzione delle malattie nelle popolazioni, le loro cause ed i fattori di
rischio ad esse associati, con il fine di attuarne la prevenzione.
Essa quindi include l’osservazione dell’andamento delle malattie, l’individuazione delle cause e dei fattori di
rischio che possono provocarne l’insorgenza e condizionarne la diffusione, gli studi sullo stato di salute della
popolazione e quelli per individuare e valutare gli interventi atti a migliorare le condizioni di vita. L’epidemiologia
è la base della prevenzione.
La medicina preventiva tutela la salute dell’individuo e della collettività, utilizzando strumenti biomedici. Un
tipico provvedimento di medicina preventiva sono le vaccinazioni.
Un intervento applicato al sano per mantenerlo sano, non è una terapia. La vaccinazione fa parte della
prevenzione, si pratica prima della eventuale comparsa della malattia. Un altro intervento di medicina preventiva
è la mammografia, che rende possibile la diagnosi precoce del tumore al seno.
La sanità pubblica tutela la salute dell’individuo e della collettività attraverso l’utilizzo di strumenti biomedici e
non biomedici; si avvale di competenze non solo sanitarie, ma anche economiche, ingegneristiche, logistiche
ecc.
Il termine pubblico significa che si tratta di azioni a beneficio di tutta la collettività. Un tipico intervento di sanità
pubblica è la costruzione di acquedotti attraverso i quali viene fornita acqua potabile alle collettività.
L’educazione sanitaria
L’educazione sanitaria è un'attività di comunicazione, intesa ad incrementare o potenziare la salute, ad
eliminare i fattori di rischio e a prevenire le malattie. L’educazione sanitaria può essere rivolta a singoli o a intere
comunità. Molte attività di educazione sanitaria sono attività collettive e individuali, non sempre svolte da
personale sanitario. È chiaro che gli operatori sanitari fanno educazione sanitaria: il medico che dà consigli
alimentari o sull’attività fisica, e spiega perché non bisogna fumare o consumare eccessive quantità di alcool fa
opera di educazione sanitaria.
Ma questa attività non è appannaggio esclusivo del personale sanitario, ma anche degli educatori, dei formatori,
degli insegnanti. Ad esempio spiegare ai bambini perché è importante fare attività fisica è compito di tutti gli
insegnanti. Se le conoscenze degli insegnanti in campo sanitario sono di un buon livello, essi potranno spiegare
meglio e trasmettere conoscenze precise, complete e di sicura efficacia.
I momenti fondamentali dell'educazione sanitaria sono: l'acquisizione di conoscenze, la modifica degli
atteggiamenti errati e l'adozione di comportamenti corretti.
La prima fase è l’acquisizione delle conoscenze da parte dei destinatari: pazienti, scolari, popolazione generale,
ecc.
La modifica degli atteggiamenti errati è il secondo momento: ad esempio se una persona fuma, attraverso
l'educazione sanitaria si vuole modificare l'atteggiamento cioè convincerlo a smettere di fumare o a diminuire,
non fumare in presenza di altri (danni da fumo passivo).
E’ chiaro che nell’educazione sanitaria entrano in gioco anche altre discipline, per esempio la psicologia, la
scienza della comunicazione. Infatti questi messaggi vanno espressi in un modo accessibile, accettabile,
persuasivo, convincente. La verifica dell'efficacia del messaggio è molto importante. tanto più quando la
comunicazione avviene tra soggetti che hanno una continuità di rapporto, come può essere tra insegnanti e
alunni, oppure tra utenti di una struttura ed educatori. Si è visto che il messaggio educativo sanitario se viene
trasmesso da docenti e educatori, adeguatamente formati, è più efficace che se trasmesso da operatori sanitari,
che non hanno un rapporto e una comunicazione assidua con gli alunni e gli utenti.
La terza fase è l’adozione di comportamenti corretti, come ad esempio una corretta alimentazione e una
adeguata attività fisica.
L'educazione sanitaria richiede una sorta di feed-back del messaggio educativo, si tratta di un'attività di
comunicazione in cui deve essere verificata a posteriori l'efficacia del messaggio.
La prevenzione
La prevenzione può essere definita come l’insieme di attività ed interventi attuati con il fine prioritario di
promuovere e conservare lo stato di salute e di evitare l’insorgenza di malattie.
La prevenzione dunque si sostanzia in 2 principali attività: promozione dello stato di salute e protezione della
salute dai fattori nocivi.
La promozione della salute è l'individuazione e il potenziamento dei fattori che accrescono la salute.
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La protezione della salute è l'individuazione e la rimozione delle cause e dei fattori che creano danno alla
salute.
L’individuazione di questi fattori positivi e negativi è una sorta di diagnosi individuale e di comunità.
Ad esempio l’alimentazione è un fattore di benessere: alimentarsi in modo corretto, introdurre cibo in maniera
equilibrata sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo promuove la salute.
D’altra parte una alimentazione insufficiente o malnutrizione rappresenta un fattore negativo predisponendo a
molte malattie.
L'educazione alimentare, nutrizionale fa anch’essa parte della prevenzione, in quanto promuove la salute.
Anche vivere in un ambiente in cui l'aria è salubre, non inquinata è un fattore di salute. D’altra parte l’aria
inquinata rappresenta un fattore di rischio per malattie respiratorie.
Una vita non stressata è un fattore positivo: è noto che vivere serenamente migliora lo stato di salute. Esistono
delle relazioni ormai acclarate, evidenziate dalla ricerca scientifica fra l'ansia, lo stress e molte patologie anche
fisiche; per esempio c'è un'ulcera dello stomaco che si chiama ulcera da stress.
Un altro fattore di benessere è l'attività fisica. L’attività fisica migliora la salute e non è solo un rimedio per
soggetti che già hanno una patologia, per esempio che sono obesi o hanno la pressione alta, ma è un’attività
che migliora in generale la salute perché facilita la circolazione sanguigna. Parlare di attività fisica non vuol dire
necessariamente attività sportiva agonistica, ma semplicemente camminare, fare le scale, fare cioè un’attività
fisica alla portata di tutti e non una vita sedentaria. Al contrario la sedentarietà aumenta la probabilità di
insorgenza di molte malattie cronico-degenerative.
Si distinguono 3 livelli di prevenzione:
 Primaria
 Secondaria
 Terziaria
La prevenzione primaria ha il suo campo d’azione sul soggetto sano o comunque non malato. Si propone di
mantenerne la condizione di benessere ed evitare l’insorgenza di malattie. Obiettivo è quindi di impedire che si
manifestino nuovi casi di malattia nelle persone sane, provando a eliminare le cause e i fattori di rischio delle
malattie.
Pilastri della prevenzione primaria sono:
 rimuovere i comportamenti nocivi
 favorire i comportamenti positivi
 fare adeguati interventi sull’ambiente di vita e di lavoro
 aumentare le capacità di difesa dell’organismo.
La prevenzione secondaria agisce invece sul soggetto già ammalato anche se in fase iniziale. Mediante la
diagnosi precoce delle malattie in fase iniziale o asintomatica mira ad ottenere la guarigione della malattia
stessa o a limitarne la progressione migliorando la prognosi e la sopravvivenza.
Ha quindi come obiettivo l’identificazione e la terapia precoce di nuovi casi di malattia. Questa identificazione
precoce dà maggiori possibilità di successo alla terapia.
Non per tutte le malattie è possibile la prevenzione secondaria; delle malattia deve essere nota la storia
naturale, deve avere un periodo di latenza abbastanza lungo ed essere disponibile un esame diagnostico o un
test affidabile per diagnosticarla. E’ più applicata alle malattie cronico-degenerative che a quelle infettive.
La prevenzione terziaria agisce invece su soggetti già malati, affetti da malattie croniche o in fase cronica e si
propone di evitare o comunque limitare la comparsa di complicazioni o esiti invalidanti. Si identifica in larga
parte con la riabilitazione.
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I determinanti di salute
I determinati della salute sono i fattori che influenzano lo stato di salute di un individuo e più estesamente di una
comunità o di una popolazione. Tali determinanti fanno riferimento ai fattori genetici, agli stili di vita, alle
condizioni socio-economiche, culturali ed ambientali delle persone, all’esposizione ai rischi, alle condizioni di vita
e di lavoro; inoltre all’accesso ai servizi e alle reti sociali, cui possono attingere in caso di necessità.
Il modello concettuale ha al centro le caratteristiche biologiche (sesso, età e patrimonio genetico) ovvero i
determinanti non modificabili; più esternamente ci sono i determinanti modificabili cioè suscettibili di essere
corretti e trasformati come gli stili di vita individuali e poi i “determinanti di contesto” ambientali, che pure sono
modificabili.
Fattori endogeni
Sono fattori propri, intrinseci all’individuo e sono pertanto fattori non modificabili; fra questi dobbiamo citare l’età,
il sesso e i fattori genetici.
Età
Le malattie infettive sono più frequenti durante l’infanzia, mentre le malattie cronico-degenerative sono più
tipiche dell’età anziana.
Sesso
Alcune malattie sono più frequenti in uno dei due sessi. Ad esempio il tumore della prostata è presente solo nel
sesso maschile, il tumore del polmone presenta una maggiore frequenza nel sesso maschile. L’osteoporosi, il
tumore della mammella sono più frequenti nel sesso femminile.
Fattori genetici
I fattori genetici possono comportarsi come delle cause o dei fattori di rischio.
Sono dei veri e propri fattori causali quando ad un errore genetico corrisponde una patologia, come ad esempio
nella trisomia 21 o sindrome di Down. In questa sindrome i cromosomi 21 anziché essere una coppia sono tre. Il
fattore che predispone è l'età della madre; più una donna è avanti negli anni e più è facile che il suo ovulo, cioè
il gamete femminile, presenti questa caratteristica anomala. La madre può anche essere una donna giovane, ma
la frequenza di questo errore genetico aumenta al crescere dell'età al momento del concepimento.
Un'altra malattia, molto frequente in Italia e nei paesi mediterranei, in cui il fattore genetico agisce come causa
è l'anemia mediterranea. Ci sono dei portatori di questo difetto genetico, che possono concepire un figlio con
l’anemia mediterranea o morbo di Cooley. Una semplice analisi del sangue può svelare la condizione di
portatore di anemia mediterranea.
Diversamente dalla sindrome di Down, nel caso dell’anemia mediterranea la malattia genetica dipende sia dal
padre che dalla madre.
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I fattori genetici si comportano invece come fattori di rischio quando aumentano la probabilità di avere una
determinata malattia: si parla allora di predisposizione ereditaria o di familiarità
Ancora oggi il bravo medico, durante la visita ad un paziente, dopo aver fatto l’anamnesi personale fa anche
quella familiare: chiedendo notizie sulle patologie presenti nella famiglia prova a capire se quel soggetto ha una
familiarità per determinate malattie. Oggi è possibile attraverso i test genetici svelare la predisposizione per
alcune condizioni.
Nel diabete mellito un fattore di rischio importante è la predisposizione ereditaria. . Nel caso del diabete la
predisposizione che viene dal padre è più forte di quella che viene dalla madre, se entrambi i genitori sono
diabetici, la predisposizione è molto forte. Tuttavia anche in quest’ultimo caso, se il soggetto elimina i fattori di
rischio comportamentali come la sedentarietà e una alimentazione ipercalorica ed eccessivamente ricca di
zuccheri semplici, potrà non ammalarsi di diabete. Infatti la predisposizione è un fattore di rischio, e non una
causa. Attraverso comportamenti salubri e stili di vita corretti, dunque esiste la possibilità di evitare le malattie a
cui siamo predisposti.
Anche per molte malattie cardiovascolari e per molti tumori è nota una predisposizione.
La familiarità oltre che per condizioni patologiche esiste anche per situazioni positive, per esempio la maggiore
longevità, che può essere presente in alcuni individui e che, unita al miglioramento delle condizioni di vita in
alcune parti del mondo, permette di vivere a lungo e in buone condizioni di salute.
L'Italia è uno dei paesi con la speranza di vita tra le più alte del mondo (> 80 anni), soprattutto nelle donne.
I motivi alla base di questo sono complessi e non tutti noti. In ogni caso la longevità dipende anche dalla
genetica: avere dei nonni, dei genitori ultranovantenni indica una predisposizione alla longevità.
Fattori comportamentali o abitudini personali
Diversamente dai fattori genetici, questi sono fattori acquisiti in vario modo durante la vita e quindi modificabili.
Possono essere dei fattori positivi: alimentarsi correttamente, fare attività fisica, avere corrette abitudini igieniche
(lavarsi i denti e le mani), etc.
La piramide alimentare per una sana e corretta alimentazione
Esistono anche dei fattori negativi: alimentazione scorretta, sedentarietà, fumo di tabacco, eccesso di alcool,
uso di droghe, ecc..
Le abitudini personali si combinano variamente con la predisposizione genetica; si può anche non ammalarsi di
una determinata malattia verso la quale si ha familiarità, se si evitano comportamenti negativi.
Ad esempio: le vene varicose sono una malattia molto frequente, che colpisce anche persone giovani. Si tratta
di una malattia, per cui è nota una predisposizione, ma molto dipende dal comportamento a rischio, che è il
permanere a lungo in piedi e fermi. La stazione eretta prolungata comporta un affaticamento della pompa
venosa con conseguente comparsa delle varici. E’ anche una malattia professionale per esempio dei banchisti,
dei commessi, di coloro che per lavoro sono costretti per molte ore a stare in piedi fermi.
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Sui fattori comportamentali particolarmente utili risultano le letture allegate a fine dispensa.
Ministero della Salute Stili di vita salutari: attività fisica
Ministero della Salute Fumo
Fattori ambientali
I fattori ambientali sono per definizione esogeni esterni all’individuo e sono modificabili solo in parte dal singolo
individuo, ma piuttosto da scelte politiche e ambientali.
L’ambiente viene suddiviso in tre comparti: fisico, sociale, biologico.
Nell’ambiente fisico rientrano gli elementi fisici: aria, acqua, suolo, clima e radiazioni
L’aria atmosferica può inquinarsi e divenire così un fattore di rischio/ causa di malattia.
L’aria si definisce inquinata quando c’è una variazione quantitativa dei suoi componenti normali o quando è
presente una sostanza estranea alla sua normale composizione.
La normale composizione dell’aria è la seguente: 78% azoto, 21% ossigeno, 0,03% anidride carbonica, gas rari
tra cui l’argon.
Oggi è frequente riscontrare nell’aria atmosferica di molte grandi città un aumento della percentuale di anidride
carbonica (0,035- 0,04%). Questo gas infatti oltre ad essere un normale prodotto della respirazione aerobia dei
viventi, è il risultato di tutte le combustioni, come ad esempio quelle dei combustibili delle autovetture, del
riscaldamento domestico, delle industrie ecc. L’anidride carbonica è il principale gas responsabile dell’effetto
serra, cioè del progressivo innalzamento della temperatura media annuale a livello mondiale e quindi in parte
delle pericolose ondate di calore che sempre più frequentemente colpiscono le grandi città europee durante
l’estate.
Si conoscono oggi migliaia di sostanze inquinanti estranee alla composizione dell’aria. Tra queste ci sono :
l’ossido di carbonio (prodotto soprattutto dal traffico autoveicolare) che può sostituire l’ossigeno nell’attività
respiratoria, legandosi all’emoglobina, e creare quindi difficoltà respiratorie a soggetti bronchitici e asmatici; un
altro effetto tossico sul sistema respiratorio ha l’anidride solforosa prodotta soprattutto dal riscaldamento
domestico.
Ci sono poi gli IPA, Idrocarburi Policiclici Aromatici tra cui il 3,4-benzopirene, cancerogeno, fattore di rischio per
il cancro del polmone. Gli IPA si sprigionano durante le combustioni. E’ interessante notare che gli IPA vengono
prodotti anche dal fumo di tabacco –soprattutto di sigaretta- che quindi risulta cancerogeno.
L’eccesso di motorizzazione, a cui sempre più assistiamo nelle città, rappresenta un fattore di rischio per la
grande varietà e quantità di inquinanti a cui dà origine; è anche una possibile spiegazione della maggior
frequenza di patologie respiratorie e di cancro del polmone tra coloro che vivono in città inquinate rispetto a
coloro che vivono in piccoli centri o in campagna.
E’ necessario sottolineare ancora che il cancro del polmone ha come fattore di rischio più importante il fumo di
sigaretta (fattore comportamentale), potenziato dall’inquinamento atmosferico.
Tra le sostanze estranee presenti nell’aria ricordiamo i pollini, causa di fenomeni allergici piuttosto diffusi.
Anche il clima può rappresentare un fattore di rischio. Fra i più importanti fattori climatici ci sono le ondate di
calore, già menzionate. Si tratta di situazioni particolarmente pericolose in città per la scarsezza di vegetazione,
che mitiga il clima, e per la tipologia delle costruzioni in cemento armato, che trattengono il calore e lo
restituiscono all'interno delle abitazioni.
Le ondate di calore sono caratterizzate da temperatura ed umidità elevate e ridotta ventilazione. La temperatura
dell’aria può anche non essere elevatissima, ma la presenza di un'elevata umidità e l'assenza di ventilazione dà
la sensazione soggettiva di una temperatura più elevata di quella reale. Durante queste ondate di calore, che
rappresentano una situazione di disagio per tutti, le persone più fragili per esempio gli anziani, i cardiopatici, i
bambini molto piccoli possono addirittura morire. È rimasta tristemente famosa l'estate del 2003, durante la
quale in Europa morirono 80.000 persone a causa di un'ondata di calore prolungata.
Le radiazioni ionizzanti che sono prodotte da una sorgente radioattiva possono avere effetti nocivi e
l’esposizione ad esse deve essere limitata il più possibile. Va ridotto ai casi di assoluta necessità anche l’uso a
scopo diagnostico. L'acquisizione della pericolosità delle radiazioni ionizzanti è piuttosto recente: infatti nel
passato si sono utilizzate queste radiazioni ad esempio a scopo diagnostico senza conoscerne la pericolosità. Il
danno da radiazioni ionizzanti si evidenziò soprattutto come danno professionale per i radiologi e i tecnici di
radiologia, che si ammalavano di malattie legate all'esposizione prolungata alle radiazioni senza adeguata
protezione come le leucemie. Ma gli effetti devastanti di dosi eccessive di radiazioni si sono conosciuti purtroppo
anche a seguito delle esplosioni nucleari di Hiroshima e Nagasaki e si sono evidenziate negli incidenti di
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Chernobyl e Fukushima: alterazioni del DNA cellulare con rischio di morte, di comparsa di tumori maligni e
trasmissione alla generazioni successive del danno genetico.
Oggi quindi si sa esattamente qual è il rischio dovuto a queste radiazioni ed è nata una disciplina, la
radioprotezione, che previene il rischio professionale, quello dei pazienti e della popolazione generale.
Coloro che lavorano nella radiodiagnostica si proteggono dalle radiazioni con schermi particolari e hanno diritto
ad avere dei periodi di riposo più prolungati di altri lavoratori perché venga riparato l’eventuale danno.
Le radiazioni ultraviolette sono importanti per stimolare la formazione di vitamina D da parte della pelle, ed
hanno un’azione disinfettante naturale etc.
La frazione ultravioletta della radiazione solare (RUV) è la frazione della radiazione che “abbronza” cioè stimola
la melanina presente nelle cellule della nostra pelle.
Ma l'eccesso di radiazione ultravioletta può rappresentare un rischio per la salute in particolare per i tumori della
pelle, che si possono originare dai nei. Questi tumori, melanomi. che si originano dal neo, sono in aumento.
I melanomi sono un esempio dell’interazione di diverse tipologie di fattori di rischio:
x la predisposizione genetica: individui di pelle chiara hanno una maggiore incidenza di questo tumore,
x uno comportamentale che è l’eccessiva esposizione al sole;
x uno di tipo ambientale: le radiazioni ultraviolette.
Melanoma: esempio di interazione fra più fattori di rischio
Predisposizion e genetica:
fototipo chiaro
Fattore ambientale:
radiazioni ultraviolette
Fattore com portamentale:
eccessiva esposizion e al sole
Ambiente sociale
Fra i fattori sociali determinanti sono le dinamiche demografiche con l’aumento della popolazione anziana e
quindi la maggior incidenza di malattie cardiovascolari, tumori ecc,
Un altro fattore è la crescente urbanizzazione che si associa spesso ad anonimato, isolamento sociale ecc.
La mancanza di integrazione nell’ ambiente sociale come può avvenire per persone senza fissa dimora
costituisce un fattore di malattia, perché crea una situazione di stress sociale, di minor accesso ai servizi, di
minore informazione utile per la salute, di minor educazione sanitaria.
Un altro esempio di fattore sociale è l'abitazione. Vivere in un'abitazione confortevole, non fatiscente, stabile è
un fattore protettivo. Nei secoli passati giustamente molti medici mettevano in relazione la tubercolosi anche con
le cattive condizioni ambientali per esempio il vivere in case umide, senza luce, affollate etc.
Le persone che non hanno un'abitazione stabile, persone senza fissa dimora tra le altre cose soffrono anche
della mancanza di abitazione o della mancanza comunque di ricoveri adeguati.
Il valore dell'istruzione è enorme non solo perché può fornire nozioni e informazioni di carattere sanitario, ma
perché crea la capacità di apprendere. Attraverso l’istruzione inoltre si può trasmettere l’idea della salute come
un valore da tutelare.
Molti studi hanno messo in luce che madri istruite anche a livello di semplice scuola primaria, hanno un ruolo
fondamentale nel ridurre la mortalità dei propri figli. Paesi ad elevato livello di scolarizzazione femminile hanno
livelli di mortalità infantile ridotti.
Un fattore sociale molto importante è lo stress Lo stress è una reazione a degli stressor (sollecitazioni). Può
essere fisiologica, ma può avere anche dei risvolti patologici, anche cronici, che ricadono nel campo della
psicosomatica.
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Stressor e problem solving
Ogni stressor che perturba l'omeostasi dell'organismo richiama immediatamente delle reazioni regolative
neuropsichiche, emotive, locomotorie, ormonali e immunologiche.
Anche eventi di vita quotidiana possono portare a mutazioni anche radicali dovute alla necessità all'adattamento.
L'adattamento è un'attività complessa che si articola nella messa in atto di azioni destinate alla gestione o
soluzione dei problemi, alla luce della risposta emotiva soggettiva suscitata da tali eventi.
La capacità di indirizzare le azioni adattative implica sia la possibilità di azioni finalizzate a modificare l'ambiente
in funzione delle necessità del soggetto, sia l'eventualità di intraprendere una modificazione di caratteristiche
soggettive per ottenere un migliore adattamento all'ambiente circostante.
Ad esempio, per adattarsi a un clima rigido, si può decidere di accendere un fuoco, o di indossare abiti più
pesanti: l'adattamento dipende dalle capacità di problem solving,ma anche dalla presenza di opportuni elementi
ambientali, economici o relazionali.
Per inquadrare la capacità di adattamento, occorre considerare alcune varianti: l'età del soggetto, il suo tempo di
reazione e il tempo richiesto dall'evento per ottenere un adattamento efficace.
La prevedibilità, la conoscenza e la gravità degli eventi giocano un ruolo fondamentale nella possibilità di
instaurare delle strategie adattative atte a gestirli.
Ad esempio, il lutto per la perdita di una persona cara è, di solito, più facilmente elaborabile quando la persona
era anziana e la sua scomparsa era stata prevista da tempo. All'opposto è problematico l'adattamento in caso di
esposizione a eventi catastrofici e improvvisi.
Il maggiore o minore successo dei processi adattativi è dato dal bilancio tra le caratteristiche qualitative e
quantitative degli eventi che li suscitano e le risorse personali del soggetto coinvolto. Si considerano:
x caratteristiche temperamentali e di personalità
x capacità intellettive
x livello culturale
x condizioni socio-economiche
x risonanza soggettiva dell'evento.
Eustress e distress. Lo stress è inteso come una reazione a qualsiasi evento perturbatore dell'equilibrio di un
organismo e può essere, quindi, sia fisiologico (eustress, appunto), sia patologico ("stress" propriamente detto, o
distress).
Quando il livello di stress è rilevante ma non provoca condizioni patologiche si definisce eustress o eucrasia,
una situazione ai limiti superiori della norma. Eustress significa, letteralmente, "giusto stress".
Distress rappresenta l'aspetto negativo dello stress, e viene contrapposto ad eustress (che rappresenta
l'aspetto positivo, di stimolazione fisiologica. Può evidenziarsi con fenomeni diversi, come l'inadeguata
interazione sociale (ad esempio, aggressività, passività o l'isolamento).
Social Readjustment Rating Scale (SRRS)
Sulla base dei dati ricavati da un preesistente questionario, e in seguito ad una serie di studi clinici eseguiti
presso l'Università di Washington, R. Rahe e collaboratori nel 1964 hanno isolato una serie di 43 eventi che
appaiono con apparente significativa frequenza prima dell'inizio di molte malattie somatiche. Un'analisi del
contenuto di tali eventi ha mostrato come essi, in misura maggiore o minore, provochino un cambiamento nelle
precedenti condizioni esistenziali relativamente stabili dell'individuo, e richiedano pertanto un riadattamento
dell'individuo stesso alla mutata situazione esistenziale.
Partendo da tale lista di eventi, T. Holmes e R. Rahe nel 1967 misero a punto un sistema di 'pesi' per gli eventi
della lista originale che tenesse conto del diverso impatto potenziale di tali eventi e, quindi, del loro possibile
diverso significato eziopatogenetico. Il metodo seguito fu quello suggerito da Stevens'" per ottenere una misura
o 'peso sociale' per ognuno degli eventi considerati. La lista dei 43 eventi originari fu somministrata a 400
soggetti normali, randomizzati per sesso, età, razza, religione, classe sociale e livello di istruzione. Ad uno degli
avvenimenti di questa lista (matrimonio) fu attribuito un valore fisso arbitrario pari a 500; i soggetti furono quindi
invitati a dare un valore numerico superiore o inferiore a questo punto di riferimento in rapporto all'importanza
che veniva attribuita a tutti gli altri avvenimenti della lista. I valori medi così ottenuti per ogni singolo item furono
quindi normalizzati, e gli item furono successivamente riordinati in rapporto alla loro importanza decrescente
La scala così ottenuta fu denominata Social Readjustment Rating Scale (SRRS) e lo strumento da essa
derivato per l'uso clinico fu denominato Schedule of Recent Experience (SRE). La SRE risulta pertanto costituita
da un questionario di 43 item (successivamente ridotti a 42), che viene riempito dal paziente stesso, sulla base
degli eventi che hanno interagito con la sua vita nel periodo di tempo precedente l'inizio della malattia
(usualmente da 6 mesi a 3 anni).
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Fattori biologici
I fattori biologici possono esser distinti in microrganismi e virus.
I microrganismi sono esseri di dimensioni estremamente piccole, nella maggior parte dei casi visibili solo
con il microscopio ottico ed elettronico. Ai microrganismi (detti anche microbi o germi) che possono
causare malattie si dà il nome di agenti patogeni. Patogeno vuol dire che p u ò c a u s a r e
i n f e z i o n e e malattia. Le malattie infettive sono caratterizzate dalla presenza nell’organismo dei
microrganismi patogeni, che trasmettendosi da un individuo all'altro, si diffondono.
Per questo le malattie infettive sono quasi tutte contagiose, a differenza delle malattie cronicodegenerative come i tumori e le malattie cardiovascolari.
Infatti l'agente patogeno responsabile della malattia infettiva viene eliminato dal soggetto infetto/malato e
raggiunto l’individuo recettivo può infettarlo.
Queste malattie spesso sono molto diffusive, possono dar luogo ad epidemie come fa l'influenza.
Epidemia è un numero elevato di malati di una stessa malattia in un determinato periodo di tempo.
L'influenza è una delle malattie che più facilmente dà luogo a epidemie e addirittura dà luogo alle
pandemie, cioè a un enorme numero di casi in tutto il mondo. Tutti gli anni c'è un'epidemia influenzale:
quasi contemporaneamente si ammalano milioni di individui. in Italia, in Europa, ma anche in Asia, e anche
negli Stati Uniti, ecc.
Le malattie infettive sono molto diffuse quindi in tutto il mondo. Nei paesi meno sviluppati
rappresentano un’importante causa di morte, mentre nei paesi sviluppati sono generalmente malattie
benigne, non mortali, se non in condizioni particolari, quali l’età molto anziana o il periodo neonatale. Pertanto
è possibile anche in un paese sviluppato come l’Italia morire per una malattia infettiva. Si tratta tuttavia di
eventi non frequenti, perché l’individuo sano è in grado di guarire “spontaneamente” dalla maggior parte
delle malattie infettive cioè senza l’ausilio dei farmaci, per esempio gli antibiotici.
Naturalmente ci sono malattie infettive come l’AIDS, la tubercolosi, etc. in cui i farmaci sono necessari per la
guarigione/remissione.
Nei paesi poveri, non sviluppati le malattie infettive sono una causa di morte molto importante,
innanzitutto perché a c a u s a d e l l a carenza cronica di cibo (malnutrizione per difetto), si riducono le
capacità di difesa dell'organismo che diviene più fragile e più suscettibile alle infezioni/malattie.
Cenni sul rapporto tra essere umano e microorganismi
Sin dalla sua comparsa sulla terra l’uomo ha avuto uno stretto rapporto con microrganismi e virus. Il sistema
immunitario dell’uomo si è coevoluto con un’ampia varietà di agenti patogeni e nel tempo ha sviluppato misure
difensive in grado di controllarli.
Questa situazione si è raggiunta nei millenni e con il sacrificio di molte vite umane.
Oggi la maggior parte di questi patogeni ha attenuato la sua aggressività e si è ridotta la possibilità di malattie
gravi. A ciò hanno contribuito le migliorate condizioni di salute della popolazione. Oggi la maggior parte delle
malattie infettive si esauriscono rapidamente e non comportano grandi rischi per la salute.
In almeno 3 periodi della storia umana la variazione del rapporto tra esseri umani e microbi ha facilitato le
epidemie da malattie infettive.
Il primo periodo va da circa 12.000 anni fa (10.000 a.C) a circa il 500 a.C., cioè il periodo in cui l'uomo da
cacciatore-raccoglitore diventa agricoltore-allevatore.
I cacciatori raccoglitori erano nomadi che una volta sfruttato un territorio si spostavano in un altro. Il rapporto
con gli animali era legato alla caccia e la numerosità dei gruppi nomadi era limitata.
Con la rivoluzione agricola l'uomo da nomade diventa sedentario: i gruppi di popolazione si fanno più numerosi;
si inizia a coltivare la terra e ad allevare e addomesticare gli animali. C’è una convivenza stretta con molte
specie animali e una circolazione di microrganismi e virus dagli animali all’uomo. Alcuni di questi
microorganismi si rivelano patogeni per l’uomo
E’ quello che si definisce salto di specie, cioè un microorganismo adattato ad una specie animale,
trasmettendosi all’essere umano, si rivela patogeno
Questa situazione dava luogo, soprattutto se la popolazione esposta al contagio era numerosa (grosse
aggregazioni di agricoltori) a epidemie gravi e di notevoli dimensioni con elevato tasso di mortalità.
Un successivo adattamento evolutivo tra immunità dell’ospite umano e agenti patogeni ha ridotto nel tempo la
pericolosità di questi ultimi.
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Il secondo periodo corrisponde a circa 2500 anni fa (500 a.C) ed è caratterizzato dalle accresciute possibilità di
comunicazione tra diverse civiltà e quindi di nuove opportunità per i microorganismi e virus di diffondersi in
popolazioni, mai entrate in contatto con questi agenti patogeni. Con l’espansione del commercio l’Impero
Romano in Occidente e la dinastia Han in Oriente si trovarono a stretto contatto facilitando così il passaggio
bidirezionale dei microbi.
L’espansione del commercio, le esplorazioni transoceaniche nei secoli XIV, XV e XVI portarono a movimenti di
popolazione sempre più consistenti e quindi a possibilità accresciute di contatto con nuovi patogeni.
La peste bubbonica, di provenienza asiatica, attecchì in Europa, di cui decimò la popolazione, mentre gli
esploratori e i coloni europei conquistavano l’emisfero occidentale portandosi dietro il vaiolo, il morbillo e
l’influenza che decimarono le popolazioni indigene.
L’età contemporanea con le dinamiche dell’industrializzazione, della globalizzazione, dell’aumento delle
migrazioni. dell’urbanizzazione, ecc. ha dato luogo a movimenti e cambiamenti di popolazione estremamente
rapidi, che permettono nel giro di ore, giorni la diffusione di infezioni.
Inoltre vanno considerati i fattori relativi ai “nuovi” agenti patogeni, caratterizzati da rapidità di mutazione,
resistenza agli antibiotici ecc.
Infatti occasionalmente, possono emergere agenti patogeni che si rivelano particolarmente virulenti verso i quali
il sistema immunitario umano ha scarse possibilità di difesa con il risultato che malattie anche fatali possono
diffondersi rapidamente tra le popolazioni.
I motivi per cui ciò può avvenire sono vari e complessi. Agenti patogeni che normalmente mostrano un
comportamento benigno possono mutare in forme pericolose, o agenti patogeni possono “saltare” dall’animale
all’uomo come è avvenuto negli ultimi anni con i virus dell’influenza aviaria (dei polli) e suina.
Anche il cambiamento climatico può incidere spianando la strada alla diffusione di malattie tropicali.
La microbiologia
La microbiologia è la scienza che studia i microrganismi e la loro attività. Essa ha per oggetto la forma, la
struttura, la riproduzione, la fisiologia, il metabolismo e l'identificazione dei microrganismi.
La microbiologia studia quegli organismi che sono talmente piccoli da non poter essere osservati ad occhio
nudo, ma che devono essere osservati, studiati tramite l'utilizzo di un microscopio.
Il primo microscopio messo a punto fu il microscopio ottico, un sistema di lenti che permise di osservare
strutture della grandezza di qualche micron e quindi di identificare i batteri che misurano circa 1-10 micron.
(Il micron viene indicato con la lettera greca “µ” corrisponde alla millesima parte del millimetro)
I grandi microbiologi, pur non riuscendo ad identificarli avevano intuito la presenza di esseri viventi non
visibili al microscopio ottico; Pasteur studiò a lungo una malattia, la rabbia, che si trasmette con la saliva
attraverso il morso dei mammiferi, senza riuscire ad identificare l’agente patogeno che è un virus, pur
avendone ipotizzata l’esistenza.
Soltanto quando, intorno al 1940, fu messo a punto un altro tipo di microscopio, quello elettronico fu
possibile individuare esseri viventi di dimensioni ancora più piccole, dell'ordine dei millimicron ( millesima
parte del micron ): i virus.
Il microscopio elettronico utilizza un fascio di elettroni, particelle atomiche, che colpendo la materia n e
ridanno un'immagine. E’ uno strumento piuttosto sofisticato che fa parte di strumenti messi a punto,
quando è stato possibile utilizzare l'energia atomica. Con questo microscopio è possibile vedere
f o r m a z i o n i di dimensioni estremamente ridotte che sono i virus sia piccoli che grandi e studiare
strutture cellulari come quelle batteriche. Al microscopio ottico, infatti, i batteri appaiono come dei puntini
che si muovono; al microscopio elettronico invece è possibile vedere in maniera dettagliata la struttura
cellulare batterica.
I batteri e i virus sono i più importanti agenti patogeni per l’essere umano, responsabili della maggior parte
delle malattie infettive che per il 60-65% sono virali; per la restante parte s o n o malattie batteriche e in
piccola parte dovute ad altri microrganismi.
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I batteri
I batteri fanno parte del quarto regno della natura, quello dei protisti cioè i primi.
Si tratta di cellule molte antiche, comparse 150 milioni di anni fa sulla terra, che avrebbero dato origine sia
a cellule di origine animale, che a cellule di origine vegetale; sono quindi i progenitori di cellule più evolute
e di organismi più c o m p l e s s i sia animali che vegetali. Una parte di queste cellule non si sono modificate e
costituiscono i batteri.
Batteri al microscopio ottico
Colera
Streptococchi
Tetano
Si tratta di cellule molto semplici chiamate cellule procariote e p e r q u e s t o i batteri sono definiti
procarioti.
La principale caratteristica della cellula procariota è l’assenza di un nucleo d i s t i n t o g r a z i e alla
membrana nucleare dal citoplasma. P e r q u e s t o n ella cellula procariota s i p a r l a d i sostanza nucleare
(o nucleoide), mentre nelle cellule più evolute il nucleo è separato dal citoplasma per mezzo della
membrana nucleare.
Batteri patogeni, saprofiti e utili
Ci sono circa 100.000 specie di batteri di cui soltanto 100 sono patogene per l’essere umano.
Moltissimi batteri sono utili, perchè fondamentali per le trasformazioni della materia che in genere sono
vantaggiose e non arrecano danni all’ambiente.
BATTERI UTILI
BATTERI UTILI
Lattobacilli
Saccaromiceti
Flora batterica intestinale:
produzione di vitamine B e K
Lieviti
La degradazione della materia organica, la decomposizione, la trasformazione di sostanze organiche in
sostanze minerali (ad esempio dei rifiuti) avviene grazie a dei batteri.
Inoltre nel s u o l o ci sono normalmente dei batteri che fissano l'azoto ( azotofissatori) dall’atmosfera
rendendo i terreni fertili.
La trasformazione del latte in yogurt è mediata da diversi tipi di batteri (i lattobacilli); la lievitazione del pane
è permessa dai lieviti.
Altri batteri utili sono quelli presenti normalmente nell’intestino umano dalla nascita che producono le
vitamine del gruppo B.
Moltissimi sono anche i batteri saprofiti, cioè non utili come i precedenti, ma non patogeni.
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I saprofiti convivono con l’organismo umano; naturalmente sono dei parassiti, perché sfruttano
l’organismo per vivere, ma in genere non producono danno.
BATTERI SAPROFI TI / UTI LI
Mani, cute
Bocca
Talvolta possono diventare pericolosi : es. nei
malati di AIDS
Sono dei microorganismi che si sono adattati a vivere insieme agli esseri umani nel corso del
tempo.
Ad esempio nel cavo orale vivono mediamente 1 miliardo di batteri saprofiti. Sulla superficie cutanea s i
t r o v a n o m o l t i s s i m i microorganismi che fanno parte della normale flora batterica.
Bisogna dire tra l’altro che pur non essendo utili nel senso prima indicato, la loro presenza
nell’organismo umano p u ò rappresentare un vantaggio: essi occupano “spazi” del corpo che altrimenti
potrebbero essere colonizzati da batteri patogeni; quindi questa naturale flora batterica compete con i batteri
patogeni e protegge l’organismo.
Riproduzione dei batteri
La riproduzione dei batteri è una riproduzione asessuata de tta scissione binaria e consiste nella divisione
della cellula in due cellule figlie identiche alla cellula madre.
E’ una riproduzione molto rapida che si ripete ogni 20 minuti circa. Lo stimolo principale a riprodursi è
l’aumento di volume della cellula batterica; la sostanza nucleare (cromosoma) si duplica e si separa in 2
nucleoidi che migrano verso i poli della cellula, che si divide in due.
Questo tipo di riproduzione è più semplice della riproduzione sessuata, che avviene per l’unione tra un
gamete maschile e un gamete femminile dando origine allo zigote, che ha una parte di eredità paterna e
una parte di eredità materna. Lo zigote è quindi un individuo diverso sia dal padre sia dalla madre.
Le cellule batteriche si riproducono in via asessuata per scissione binaria,
dividendosi lungo un piano perpendicolare all’asse longitudinale.
.
Scissione binaria dell’Escherichia Coli; in rosso il nucleoide e in
verde il citoplasma
I virus
I virus sono stati individuati molto più tardi dei batteri perché non sono visibili al microscopio ottico;
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avendo dimensioni nell’ordine dei millimicron. I primi microbiologi non poterono identificare i f a t t o r i
c a u s a l i responsabili di alcune malattie infettive e ipotizzarono l’esistenza di agenti patogeni molto più
piccoli dei batteri. Pasteur, ad esempio, fece tutta una serie di studi sulla rabbia, sui cani ammalati di
rabbia. Aveva capito che la rabbia si trasmetteva con la saliva del cane malato, che attraverso la
morsicatura poteva contagiare anche l’uomo; ma esaminando la saliva, non riuscì a individuare nessun
batterio. Infatti la rabbia non è una malattia batterica ma virale.
I virus furono identificati con certezza solo intorno al 1940 dopo la messa a punto del microscopio elettronico
che permette di individuare strutture come i virus che hanno dimensioni circa 1000 volte inferiori a
quelle dei batteri. Questa è una prima differenza fra virus e batteri: la dimensione.
Una seconda differenza è che i virus non sono cellule mentre i batteri sono microorganismi unicellulari
procarioti. I virus vengono definiti come organizzazioni biologiche elementari perché non hanno le
caratteristiche della cellula. La cellula batterica, pur essendo la più semplice, contiene entrambi gli acidi
nucleici: RNA e DNA; i virus hanno un solo acido nucleico. Esistono virus a DNA e virus che contengono
l’RNA. La mancanza di uno dei 2 acidi nucleici rende il virus un parassita obbligato, cioè dipendente da
una cellula per potersi riprodurre.
Il virus è costituito da una parte interna o core dove si trova l’acido nucleico e da un involucro
esterno di natura proteica, chiamato capside che rappresenta una protezione dell'acido nucleico. Può
esserci talvolta attorno alla capside un altro involucro di materiale lipidico da cui emergono i recettori,
strutture chiave per l’ingresso del virus nelle cellule.
Sono mediamente più resistenti dei batteri, ad esempio nei confronti della temperatura.
Altra differenza fra i virus e i batteri è la sensibilità agli antibiotici che non hanno alcun effetto sui virus.
Quindi nel caso di infezioni virali, come l’influenza, prendere gli antibiotici non serve. Talvolta, tuttavia, gli
anziani, alcune tipologie di malati cronici in corso di influenza possono andare incontro a una
sovrainfezione batterica come la bronchite o la polmonite che devono essere trattate con antibiotici perché
sono complicanze batteriche.
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Le difese dell’organismo
Gli agenti patogeni possono esplicare un'azione dannosa, ma l'organismo ospite non è passivo nei
confronti di questi attacchi, ma di fronte alla penetrazione del microrganismo si difende con l'immunità
dovuta al sistema di difesa dell'organismo; detto sistema immunitario.
Questo sistema di difesa si basa su un principio fondamentale che è quello di riconoscere tutto ciò che fa
parte del sé ( self ) come proprio: tutte le cellule che appartengono all’organismo, vengono riconosciute
come self e ciò che invece non fa parte dell’organismo come non self.
Nell’immunità ciò che non fa parte del “self” , che quindi è non self è d e t t o antigene; nelle malattie
infettive per esempio un batterio, un virus sono un non self , antigeni.
Immunità di specie o refrattarietà
E’ comune a tutta la specie umana, che viene trasmessa di generazione in generazione ad ogni essere umano.
Esistono molti microorganismi che sono patogeni per altre specie a cui l’uomo è naturalmente refrattario.
Esistono poche eccezioni a questa regola rappresentate da un gruppo di malattie in comune tra l’animale e
l’uomo che si chiamano zoonosi. Tra queste la rabbia e il tetano.
Immunità naturale attiva
Il sistema immunitario stimolato dalla presenza di un antigene forma anticorpi specifici. Si forma nel corso della
vita attraverso il contatto con i diversi agenti patogeni ed è caratterizzata dalla formazione della memoria
immunitaria e produzione continua di anticorpi.
Immunità aspecifica
L’immunità aspecifica o sistema immunitario aspecifico, è non specializzato, reagisce allo stesso modo di
fronte ai tentativi di ingresso dei diversi agenti patogeni.
La prima difesa aspecifica è la pelle. S e i n t e g r a e s s a rappresenta un rivestimento impenetrabile
p e r gli agenti patogeni. Una ferita, ma anche morsicature e graffi possono rappresentare una porta di
ingresso. L' integrità della cute può essere compromessa anche dalla puntura di insetto.
Fanno parte dell'immunità aspecifica a n c h e le mucose, tessuto di rivestimento degli organi interni, e
quindi anche delle possibili porte d'ingresso dell’organismo; la mucosa orale, la mucosa nasale, la
mucosa congiuntivale o congiuntiva, la mucosa anale e le mucose genitali.
Le mucose, a differenza delle pelle, sono dei tessuti permeabili; infatti sono bagnate da un liquidi: saliva,
lacrime, muco nasale, muco anale, secrezioni vaginali o seminali.
Questi liquidi hanno un pH acido; che è una difesa, perché elimina molti agenti patogeni.
Nelle mucose ci sono delle cellule d e t te fagociti (fagoin greco vuol dire mangiare), che inglobano gli
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agenti patogeni distruggendoli; sono delle grosse cellule che si trovano in tutte le mucose e hanno
un'azione di difesa.
Immunità specifica
Se queste difese vengono superate, s i a t t i v a n o l e difese specifiche o immunità specifica.
L'immunità specifica è legata a cellule particolari molto diffuse nell’organismo che sono i linfociti. I
linfociti sono cellule bianche del sangue. Oltre a circolare nel sangue e nella linfa, si trovano anche nei
linfonodi e nelle linfoghiandole. Nelle mucose sono presenti i linfonodi e le linfoghiandole, soprattutto
accanto alle porte di ingresso dell’organismo.
Per immunità specifica si intende una difesa specializzata, diversa per ogni agente patogeno. I linfociti
aggregati nei linfonodi o nelle linfoghiandole, producono delle sostanze che sono specifiche per ogni agente
patogeno.
Queste sostanze specifiche sono gli anticorpi prodotti dai linfociti; sono molecole proteiche, proteine. Ciò
spiega perché l'alimentazione è un fattore cruciale per le difese immunitarie: se non si introducono proteine
a sufficienza, non ci sono aminoacidi per formare le proteine di cui sono costituiti gli anticorpi.
La formazione degli anticorpi, uno dei processi più raffinati e complessi del nostro organismo, viene svolta
dai linfociti cellule molto specializzate. I linfociti T riconoscono gli antigeni, li fagocitano, ne fanno una sorta
di identikit che viene trasferito ai linfociti B che producono gli anticorpi specifici per contrastare il
corrispondente antigene.
I linfociti della memoria permettono di conservare la memoria immunitaria: l'anticorpo che si è formato
contro l'antigene viene impresso nel codice genetico di alcuni linfociti che porteranno per tutta la vita la
memoria di quell’anticorpo. L’organismo conserva la memoria di tutti gli agenti patogeni, che una volta
entrati nell’organismo hanno stimolato la produzione degli anticorpi da parte dei linfociti.
Questo è il motivo per cui quando si è avuta un'infezione o una malattia, quasi mai la si prende una
seconda volta. I linfociti della memoria mantengono nel tempo la memoria del contatto avvenuto con
l'antigene ( agente patogeno) e continuano a produrre nel tempo anticorpi. Infatti facendo delle analisi
del sangue noi possiamo s a p e r e quali anticorpi sono presenti nel nostro siero, cioè verso quali agenti
patogeni noi siamo sieropositivi.
Immunità naturale passiva
Se l’immunità attiva coincide con la produzione degli anticorpi, la passiva è il passaggio di anticorpi preformati
da un individuo ad un altro.
Durante la gravidanza e l’allattamento al seno la madre trasferisce i suoi anticorpi al feto e al lattante per
proteggerlo nei primi mesi di vita quando il suo sistema immunitario non ha raggiunto ancora la maturità. Gli
anticorpi materni sono essenziali per la protezione del nuovo nato verso le malattie più comuni nell’ambiente
di vita della madre.
Particolarmente ricco di anticorpi è il primo latte, detto colostro che è un siero giallo, molto denso. Dal terzo
mese di vita il sistema immunitario del bambino raggiunge la maturità ed è in grado di reagire allo stimolo
antigene rappresentato dagli agenti patogeni.
Immunità artificiale
E’ un’immunità ottenuta artificialmente con mezzi biomedici, e rientra nel campo della Medicina Preventiva.
Può essere considerata come un’imitazione ben riuscita dell’immunità naturale e pertanto anch’essa può
essere attiva e passiva.
Immunità artificiale attiva
L'organismo umano viene stimolato a produrre anticorpi come avviene naturalmente durante un’infezione o
una malattia. Per stimolare le difese specifiche si utilizzano degli antigeni modificati, innocui i vaccini; la
somministrazione dei vaccini è detta vaccinazione. Le vaccinazioni simulano l'infezione e quindi stimolano la
formazione degli anticorpi che proteggono dall'infezione naturale e permettono la creazione di una memoria
immunitaria specifica che può essere rinforzata da vaccinazioni successive dette richiami.
Le vaccinazioni obbligatorie dell’infanzia sono 4: antipolio, antidifterica, antitetanica e antiepatite B.
Immunità artificiale passiva
Come in quella naturale si ricevono degli anticorpi formati da un altro individuo. Il termine utilizzato per
definire questi anticorpi preformati è immunoglobuline. Le immunoglobuline sono anticorpi di più individui
donatori, che in genere sono stati vaccinati di recente per la malattia dalla quale si vuole proteggere il
ricevente. E’ molto utile quando è urgente proteggere con anticorpi già formati da altri un individuo che ne è
privo. Il caso più frequente è la protezione dal tetano di un individuo a rischio non vaccinato.
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Patogenicità: invasività e tossicità
La patogenicità è la capacità di produrre un danno, una malattia. I microrganismi e virus che hanno un potere
patogeno sono detti agenti patogeni.
Il grado di patogenicità è detto virulenza. All’interno di una stessa specie di agenti patogeni ce ne sono alcuni
più virulenti, più aggressivi di altri.
I fattori di virulenza sono fattori propri del parassita che gli consentono di resistere alle difese dell’ospite. Tra
questi ricordiamo la capsula batterica che si oppone alla fagocitosi, la presenza di flagelli, che permettendo la
mobilità, consente di sottrarsi alle difese.
La patogenicità si esprime in molti modi e ne ricordiamo le principali: l'invasività è la capacità di un agente
patogeno di invadere l'organismo ospite. Ospite è l'organismo, che suo malgrado si trova invaso dall'agente
patogeno, nelle malattie umane è l'uomo. Questa capacità di invadere l'organismo è legata alla notevole
capacità di moltiplicarsi che hanno gli agenti patogeni, se non contrastati dalle difese immunitarie.
Naturalmente più elevato è il numero degli agenti patogeni che penetrano nell’organismo maggiore è la
possibilità di “invasione”. Per indicare il numero degli agenti patogeni si usa parlare di carica; alta carica = molti
agenti patogeni, bassa carica = pochi agenti patogeni.
Un’altra modalità attraverso cui si esprime la patogenicità è la tossicità; propria di microrganismi che più che
invadere l’organismo, sviluppandosi producono sostanze tossiche dette tossine in grado di produrre un danno
anche a distanza.
Infezione e malattia
Si parla di infezione quando si attivano le difese specifiche. L'infezione è un evento frequentissimo, non è
caratterizzata da sintomi e s e g n i e q u i n d i non è avvertita dal soggetto; questo non vuol dire che
nell’organismo non si sia attivato un sistema, che nelle persone sane è molto efficiente, di difesa
dall'agente patogeno che è penetrato nel nostro organismo.
Se l’agente patogeno non viene eliminato subito, anzi se riesce momentaneamente a prevalere sulle
difese specifiche, continua a moltiplicarsi, e tende a raggiungere quello che è il suo organo bersaglio.
L'organo bersaglio è quell’organo in cui l'agente patogeno esprime il massimo della sua patogenicità,
cioè della sua capacità di produrre un danno espresso dai sintomi e dai segni. Per esempio, l’organo
bersaglio del virus dell’influenza sono le prime vie respiratorie e quindi la mucosa nasale, quella
congiuntivale, la faringe e la trachea.
L’organo bersaglio dei virus dell’epatite è il fegato.
Il tempo che passa tra l'inizio dell'infezione, cioè l’attivazione dei linfociti (immunità specifica) e la
comparsa dei sintomi e segni, cioè la malattia, è definito tempo di incubazione ed è variabile.
L’elemento che distingue l'infezione dalla malattia sono i segni e i sintomi. Accanto a segni locali
(ingrossamento dei linfonodi), ce ne sono altri generali, che r a p p r e s e n t a n o la reazione dell'organismo
all'aggressione da parte degli agenti patogeni ad esempio la febbre. La febbre è un sintomo presente molto
spesso anche se non sempre, e indica che non c'è solo infezione ma che c'è malattia.
Anche durante la malattia il sistema di difesa specifico continua a produrre anticorpi c h e s i si dirigono
nell'organo bersaglio dove c’è la massima concentrazione di agenti patogeni.
Quasi sempre quindi si guarisce dalle malattie infettive spontaneamente, poiché il sistema immunitario di
persone sane respinge da solo l'attacco degli agenti patogeni: lo può fare subito quando inizia la
formazione di anticorpi, nella fase di infezione oppure successivamente, quando il patogeno raggiunge
l'organo bersaglio.
Quindi dopo la fase acuta dei sintomi, quasi sempre si ha una fase di convalescenza che coincide con il
tempo in cui si riacquistano le forze, scompaiono i sintomi e si guarisce.
Il soggetto immune è quello che possiede gli anticorpi, quindi non contrarrà né l'infezione né la malattia.
Invece recettivo è d e f i n i t o il soggetto che non ha l'immunità e pertanto può infettarsi e ammalarsi.
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Epidemiologia delle malattie infettive
La sorgente di infezione è l'organismo malato o portatore che ospita gli agenti patogeni e eliminandoli,
può diffonderli all'esterno; l’organismo per lo più è l’essere umano. Ma può essere anche un animale
(zoonosi).
Le sorgenti sono il malato e il portatore.
Il portatore è un soggetto infetto, che non ha sintomi e segni della malattia.
Il malato è non solo infetto, ma presenta anche sintomi e segni della malattia.
Diversi tipi di portatori
Portatore precoce. Il portatore precoce è l’individuo nella fase di incubazione della malattia.
L'incubazione è il periodo che precede la manifestazione della malattia, cioè la comparsa dei sintomi; è
naturalmente una sorgente di infezione più insidiosa che non il malato perché è apparentemente
sano, ma può trasmettere gli agenti patogeni.
Portatore convalescente. E ’ i l p iù semplice da identificare.
Il convalescente è un soggetto che ha avuto la malattia, è guarito clinicamente, non ha più sintomi, ed è
nella fase della convalescenza. Molte malattie dell'infanzia hanno una convalescenza contagiosa: il
bambino che ha avuto il morbillo o la varicella rimane infettante, cioè è un portatore convalescente,
quindi è apparentemente sano perché non ha più i sintomi, ma ancora può contagiare; tanto è vero che
non può tornare a scuola senza un certificato medico che ne attesti la non contagiosità.
Portatore cronico. Il portatore cronico è colui che continua ad essere contagioso, oltre il periodo di
convalescenza, per mesi, per anni o addirittura per tutta la vita.
Va distinto dal malato cronico: non è più malato cronico ma infetto.
Coloro che hanno avuto l'epatite virale divengono portatori cronici e quindi il l o r o sangue e gli altri liquidi
biologici continuano ad ospitare il virus; per questo q u e s t i s o g g e t t i non possono donare il sangue che
potrebbe infettare altri individui.
Portatore sano: il portatore sano è un soggetto che non ha avuto la malattia, né la avrà a breve termine
Questa definizione ci dice che il portatore sano non è un soggetto che avrà la malattia a breve
termine, quindi non è un portatore precoce, c h e d o p o la fase di incubazione avrà la malattia. Ma
non è neanche uno che ha già avuto la malattia e quindi non è un portatore convalescente o cronico.
La meningite, dovuta a un batterio, il meningococco, si trasmette proprio attraverso i portatori sani, che non
si ammalano, ma trasmettono l’agente patogeno ad individui recettivi che possono ammalarsi di meningite.
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La trasmissione delle malattie infettive
Dalla sorgente di infezione gli agenti patogeni si possono trasmettere all’ospite recettivo attraverso due
diverse modalità.
Quando dalla sorgente di infezione, gli agenti patogeni passano direttamente ad un individuo recettivo si
parla di trasmissione diretta.
Il secondo tipo di trasmissione si ha se dalla sorgente gli agenti patogeni diffondono dapprima
nell'ambiente e poi attraverso l'ambiente raggiungono l'individuo recettivo. Questo secondo tipo di
trasmissione è detta indiretta.
Perché si verifichi l’infezione bisogna che il soggetto in cui l'agente patogeno arriva, sia un soggetto
recettivo, cioè che non abbia gli anticorpi verso quel determinato microrganismo. Se l'individuo non è
recettivo, questa catena di trasmissione, cioè questo passaggio dell'agente patogeno, si interrompe perché
l'immunità fa da barriera, e l'agente patogeno non può penetrare e dar luogo all'infezione.
Trasmissione malattie infettive
Trasmissione diretta
Sorgente
individuo recettivo
Trasmissione indiretta
Sorgente
Ambiente
individuo recettivo
Ambiente = veicoli e vettori
La trasmissione diretta
La trasmissione diretta è quella in cui l'agente patogeno passa direttamente, senza mediazione, dalla
sorgente al soggetto recettivo. L’esempio più tipico è la trasmissione sessuale. Nella trasmissione
sessuale c'è un contatto diretto tra la sorgente, che può essere un malato o un portatore, e l'individuo
recettivo.
Fra le malattie che si trasmettono attraverso rapporti sessuali, una delle più importanti è l’AIDS causata
dall’HIV (Human Immunodeficiency Virus o Virus dell'immunodeficienza umana).
Un’altra malattia a trasmissione sessuale è la sifilide, che è dovuta a un batterio.
Gli agenti patogeni responsabili di queste malattie a trasmissione sessuale sono generalmente molto
fragili, non sopravvivono nell'ambiente se non per pochi secondi e quindi p o s s o n o trasmettersi
s o l o contatto diretto.
Un’altra modalità di trasmissione diretta è la trasmissione verticale: la madre infetta/malata può
trasmettere agenti patogeni al feto durante la gravidanza, al momento del parto e anche con l’allattamento. 29
Si possono trasmettere in questo modo l’HIV e il virus dell’epatite B.
Trasmissione diretta si ha anche attraverso la morsicatura e il graffio degli animali che possono
veicolare il virus della rabbia, che può colpire tutti i mammiferi. La morsicatura e il graffio interrompono la
continuità della pelle, che è un elemento fondamentale di difesa e questo permette l’ingresso dell’agente
patogeno.
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La trasmissione indiretta
La trasmissione indiretta si ha quando gli agenti patogeni dalla sorgente di infezione, prima di
raggiungere l'individuo recettivo, passano attraverso l'ambiente. Si tratta chiaramente di agenti patogeni
che resistono nell'ambiente, altrimenti la trasmissione indiretta non sarebbe possibile.
L'ambiente viene definito come veicoli e vettori.
I veicoli sono cinque e sono elementi inanimati dell'ambiente. Sono l'aria, l'acqua, il suolo (o terreno),
gli alimenti e gli oggetti.
I vettori invece sono insetti, quindi sono esseri viventi.
I veicoli
L’aria
L'aria è uno dei veicoli più importanti; attraverso l'aria si trasmettono moltissime malattie, soprattutto
quelle che colpiscono le vie aeree, sia quelle superiori che quelle inferiori. Per vie aeree superiori si
intendono la mucosa nasale, la mucosa congiuntivale, la mucosa orale, la faringe, la trachea; le vie aeree
inferiori sono bronchi e polmoni.
Praticamente tutte le malattie delle vie aeree si trasmettono attraverso l'aria, anche perché chi è affetto da
queste malattie elimina all'esterno gli agenti patogeni attraverso l'aria. E li elimina attraverso atti che
spingono all'esterno dell'organismo questi agenti patogeni, per esempio la tosse, lo starnuto, la fonazione
stessa. Infatti in tutti questi atti si genera nelle vie respiratorie una forte c o r r e n t e di aria che e m e t t e
queste goccioline. Se una persona è infetta o malata di una malattia respiratoria, nelle goccioline si
possono trovare anche gli agenti patogeni responsabili della malattia.
L'ambiente secco è sempre un ambiente ostile per i microrganismi e viceversa l'ambiente umido è un
ambiente favorevole. Negli ambienti affollati il fattore che favorisce le infezioni, è il sovraffollamento, la
vicinanza di tante persone; ma c’è anche il fatto che, s o p r a t t u t t o s e non s i cambia aria
spesso, si crea umidità, perché gli individui respirando emettono vapore acqueo.
La trasmissione aerea è una trasmissione a brevissima distanza, tanto che alcuni la definiscono semidiretta, perché c'è un contatto ravvicinato, 2-3 metri e quindi la sorgente di infezione è vicina, è presente.
Per via aerea si trasmettono: l'influenza, il raffreddore, il morbillo, la rosolia, la varicella, la tubercolosi,
ecc.
In questa trasmissione è importante anche il ruolo delle mani. Le mani si possono contaminare perché
toccandosi il naso, la bocca possono veicolare virus e batteri responsabili di infezioni/malattie delle vie
31
aeree. E’ opportuno quindi lavarsi le mani per eliminare gli agenti patogeni, che eventualmente vi si sono
depositati.
L’acqua e gli alimenti
La trasmissione indiretta degli agenti patogeni attraverso l'acqua e gli alimenti è definita trasmissione orofecale. Nel gruppo delle malattie a trasmissione oro-fecale vengono riunite le infezioni la cui principale
via di eliminazione è rappresentata dalle feci e che penetrano nell'organismo attraverso il canale
alimentare. Una delle malattie che si trasmette con questa modalità è l'epatite virale di tipo A.
Sono malattie che colpiscono per lo più l'intestino. Le feci e l e u r i n e e l i m i n a t e d a individui
sorgenti d’infezione possono contenere agenti patogeni. In qualche maniera il materiale fecale o di rifiuto
p u ò raggiungere l'acqua e gli alimenti. Questo è possibile tutte le volte che le feci e le urine, che vanno
a costituire i cosiddetti liquami, non vengono adeguatamente allontanate dall’ambiente dove vive l’uomo e
trattate; ed è possibile quando le acque per uso potabile, non vengono controllate e trattate
adeguatamente.
Normalmente nei paesi sviluppati, come l’Italia, esiste un sistema di smaltimento dei liquami attraverso le
fognature e esistono gli acquedotti che forniscono acqua potabile , quindi questa trasmissione è rara, ma
basta bere un'acqua non controllata ed è possibile contrarre un’infezione oro-fecale. Infatti se non esiste
un adeguato sistema di trattamento oppure se liquami, invece di essere convogliati in un pozzo nero,
vengono sversati in un terreno, possono diffondere e inquinare le falde idriche, da cui proviene l'acqua
destinata all’uso umano.
È evidente che la trasmissione oro-fecale nel mondo è diffusissima, soprattutto nei paesi in via di
sviluppo laddove non c'è un controllo adeguato. Le malattie c o s ì t r a s m e s s e sono una delle cause
di morte più importanti nel mondo, perché la contaminazione delle acque è un evento molto frequente.
Nel mondo circa 1 miliardo di persone, quasi un sesto degli abitanti della terra, non ha
accesso all'acqua e anche quando ha accesso all'acqua, questa non è potabile, quindi beve acque di
qualità bassissima.
Una caratteristica delle infezioni oro-fecali è che la sorgente di infezione può essere anche a grandissima
distanza dall’ospite recettivo. E’ quello che può succedere quando un pozzo nero non è a tenuta, cioè non
trattiene liquami e può andare ad inquinare una falda idrica; che dalla campagna arriva in città. In
questa modalità di trasmissione quindi la sorgente di infezione p u ò a n c h e e s s e r e l o n t a n a
chilometri.
L'acqua infetta può a sua volta contaminare gli alimenti. Ci sono diversi esempi: alcuni ortaggi, come
l'insalata, che possono essere contaminati da acque sporche, inquinate da rifiuti fecali e quindi
possono trasportare degli agenti patogeni.
Per garantire la sicurezza degli ortaggi che si consumano crudi, non è necessario disinfettarli, ma è
sufficiente lavarli bene in acqua corrente e togliere i residui terrosi, che in genere indicano che sono stati
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eliminati anche eventuali materiali fecali.
Gli ortaggi che si consumano cotti, a n c h e s e v a n n o s e m p r e l a v a t i , s o n o r e s i s i c u r i d a l l a cottura
c h e elimina gli agenti patogeni.
Un altro alimento, questa volta di origine animale, molto rischioso sono i frutti di mare (ad
esempio le cozze), molluschi, che crescono o naturalmente o coltivati nelle acque costiere. Se le acque
costiere s o n o c o n t a m i n a t e , le cozze come una sorta di spugna filtrano l'acqua e trattengono
quelle che sono le particelle nutrienti; come le feci ricche di materiale organico ed eventualmente di agenti
patogeni. Le cozze filtrano 100 litri di acqua al giorno e trattenendo materiale organico, s i
c o m p o r t a n o c o m e c o n c e n t r a t o r i b i o l o g i c i a n c h e d i a g e n t i p a t o g e n i . Pertanto
è meglio non mangiare i molluschi crudi. La cottura rende sicuri questi alimenti, anche nel caso in cui
siano stati coltivati in un’acqua inquinata.
C’è un’altra modalità con cui l'acqua può contaminare gli alimenti. Per esempio lavando con acqua
sporca recipienti, stoviglie, che poi devono contenere cibo. I recipienti in cui si conservano gli
alimenti devono essere puliti. Per renderli puliti è sufficiente il semplice lavaggio con acqua e sapone
e l'asciugatura.
Anche le mani possono avere un ruolo nella trasmissione di queste malattie. Per esempio se una
persona è portatrice o malata e non osserva delle norme di igiene personale, come lavarsi le mani dopo
essere andata al bagno, può trasportare materiale fecale. Questo può succedere soprattutto ai bambini.
Contribuiscono alla trasmissione oro-fecale a n c h e le mosche. La mosca domestica è responsabile
della trasmissione di agenti patogeni in quanto vettore. Sono degli insetti dalle abitudini poco pulite: s i
p o s a n o sul materiale fecale, e a v e n d o delle zampette a ventosa il materiale, anche di dimensioni
microscopiche, può rimanere attaccato ed essere successivamente depositato su alimenti e stoviglie. La lotta
alle mosche è q u i n d i un altro dei capisaldi della prevenzione di queste malattie.
L’animale malato o portatore, può di per sé, produrre materie prime contaminate all’origine: carni, uova,
latte, ecc.
Questi e altri alimenti devono essere conservati, trattati, cotti con particolare attenzione prima di essere
consumati. Sicuramente la cottura garantisce la bonifica di carni, pesce, uova, ecc, eventualmente
contaminati. Il latte deve essere bonificato (pastorizzato o sterilizzato) prima del consumo.
Gli oggetti
Un altro veicolo di trasmissione delle malattie infettive sono gli oggetti di uso comune come le
stoviglie.
I giocattoli possono essere contaminati con la saliva e quindi passando da un bambino all'altro
possono trasportare patogeni che si trovano nella saliva.
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Molti altri possono essere gli oggetti implicati, soprattutto quelli che vengono a contatto con il sangue o con
le secrezioni di un individuo che è sorgente di infezione. Particolarmente pericolosi sono tutti i taglienti, fra
cui il rasoio c h e può portare a delle lesioni da cui esce sangue. Sono sufficienti delle micro-lesioni, che
talvolta non sono neanche evidenti, ma che possono contenere minime quantità di sangue. Tutto ciò che
viene a contatto con i liquidi biologici, in particolare con il sangue può essere pericoloso. Anche gli
spazzolini da denti, non devono essere usati in modo promiscuo.
In questo discorso rientra un capitolo particolare della trasmissione con gli oggetti, che va sotto il nome
di trasmissione iatrogena, cioè legata all'esercizio delle professioni s a n i t a r i e , agli oggetti di uso
sanitario.
Questi oggetti sono soprattutto quelli che vengono a contatto con il sangue e nella pratica sanitaria
sono tantissimi: la siringa, il bisturi, le punte del trapano di un dentista, ecc. possono veicolare HIV e virus
dell’epatite.
Il suolo
Il suolo è normale che sia contaminato da acque sporche, da rifiuti di vario genere; quindi può
sicuramente ospitare anche agenti patogeni di vario tipo. Il terreno diventa polvere e può
t r a s p o r t a r e o v u n q u e gli agenti patogeni. Questa trasmissione ha il suo esempio più tipico
nell’infezione tetanica causata dal bacillo del tetano: il tetano è un batterio anaerobio, che vive normalmente
nell'intestino degli animali erbivori, da dove, una volta eliminato con le feci, arriva sul terreno.
I vettori
I vettori sono esseri animati che fungono da tramite fra la sorgente di infezione e l’individuo recettivo.
I vettori in genere sono degli insetti, tra cui:
 le zanzare (alcuni tipi specifici) che trasmettono la malaria, la febbre gialla;
 le mosche che trasmettono molte malattie oro fecali fra cui il tifo, l’epatite.
Si distinguono in vettori obbligati e vettori meccanici o facoltativi.
I vettori meccanici fungono da semplici trasportatori dell’agente patogeno; mentre i vettori obbligati
entrano a far parte attivamente del ciclo biologico dell’agente patogeno.
Un esempio di vettore obbligato è la zanzara anofele, la cui puntura è necessaria per la trasmissione
dell’agente patogeno della malaria.
Un vettore meccanico è la mosca domestica che contribuisce alla trasmissione oro-fecale.
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LETTURE:
Ministero della Salute
Ministero della Salute
Stili di vita salutari: attività fisica
Fumo
STILI DI VITA SALUTARI: ATTIVITÀ FISICA
Rischi di una vita sedentaria
La sedentarietà, oltre a predisporre all’obesità, può compromettere altri aspetti della salute. Uno
stile di vita poco attivo è un fattore di rischio per patologie come la cardiopatia coronarica, il
diabete, il tumore al colon etc.
La vita sedentaria è una condizione predisponente, insieme ad una cattiva
alimentazione di importanti patologie, quali:
 diabete di 2 tipo
 disturbi cardiocircolatori (infarto, miocardico, ictus, insufficienza cardiaca)
 insufficienza venosa
 sovrappeso e obesità
 osteoporosi, artrite
 ipertensione arteriosa
 aumento dei livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue
 alcuni tumori.
L’attività fisica regolare rappresenta un fattore protettivo per le malattie cardiovascolari e il
diabete, sia in termini di mortalità che di morbilità.
In particolare, agisce abbassando la pressione arteriosa e i valori dei trigliceridi nel sangue,
aumentando il colesterolo HDL (colesterolo buono) e migliorando la tolleranza al glucosio.
Una buona salute, forma o condizione fisica è garantita da uno stile di vita sano piuttosto che da
una eredità genetica. Una vita attiva è lo strumento migliore per prevenire molte patologie. Per
mantenersi in buona salute è necessario “muoversi” cioè camminare, ballare, giocare, andare in
bicicletta. Ecco alcune semplici regole da seguire per una “lunga vita… in movimento”
I dieci consigli degli esperti
1. Ricorda che il movimento è essenziale per prevenire molte patologie
2. Cerca di essere meno sedentario, infatti la sedentarietà predispone all’obesità
3. Bambini e ragazzi devono potersi muovere sia a scuola sia nel tempo libero, meglio se
all’aria aperta
4. L’esercizio fisico è fondamentale anche per gli anziani
5. Muoversi significa camminare, giocare, ballare andare in bici
6. Se possibile, vai al lavoro o a scuola a piedi
7. Se puoi evita l’uso dell’ascensore e fai le scale
8. Cerca di camminare almeno 30 minuti al giorno, tutti i giorni, a passo svelto
9. Sfrutta ogni occasione per essere attivo (lavori domestici, giardinaggio, portare a spasso il
cane, parcheggiare l’auto più lontano)
35
10. Pratica un’attività sportiva almeno 2 volte a settimana (o in alternativa usa il fine
settimana per passeggiare, andare in bici, nuotare, ballare)
Vantaggi di una vita attiva
Una vita attiva è lo strumento migliore per prevenire molte patologie. Per mantenersi in buona
salute è necessario “muoversi” cioè camminare, ballare, giocare, andare in bicicletta.
Un buon livello di attività fisica, infatti, contribuisce ad abbassare i valori della pressione arteriosa
e quelli dell’ipercolesterolemia, a prevenire malattie cardiovascolari, obesità e soprappeso,
diabete, osteoporosi; contribuisce, inoltre, al benessere psicologico, riducendo ansia, depressione
e senso di solitudine.
Per i bambini e i ragazzi la partecipazione ai giochi e ad altre attività fisiche, sia a scuola che
durante il tempo libero, è essenziale per:
un sano sviluppo dell’apparato osteoarticolare e muscolare
il benessere psichico e sociale
controllare il peso corporeo
favorire il funzionamento degli apparati cardiovascolare e respiratorio. Inoltre, lo sport e
l’attività fisica contribuiscono ad evitare, nei giovani, l’instaurarsi di comportamenti
sbagliati, quali l’abitudine a fumo e alcol e l’uso di droghe.
Anche per gli anziani l’esercizio fisico è particolarmente utile in quanto:
ritarda l’invecchiamento
previene l’osteoporosi
contribuisce a prevenire la disabilità
contribuisce a prevenire la depressione e la riduzione delle facoltà mentali
contribuisce a ridurre il rischio di cadute accidentali migliorando l’equilibrio e la
coordinazione.
Uomini e donne di qualsiasi età possono trarre vantaggio anche solo da 30 minuti di moderato
esercizio quotidiano. Non è necessario dedicarsi ad una attività specifica. Infatti l’attività fisica può
essere di tipo sportivo oppure connessa con le attività quotidiane, ad esempio spostarsi a piedi o
in bicicletta per andare a lavoro o a scuola, usare le scale invece dell’ascensore.
L’importante è mantenersi attivi sfruttando ogni possibile occasione, ad esempio: dedicarsi ai
lavori di giardinaggio, fare la spesa, portare a spasso il cane.
Praticare con regolarità attività sportive almeno 2 volte a settimana aiuta a:
aumentare la resistenza
aumentare la potenza muscolare
migliorare la flessibilità delle articolazioni
migliorare l’efficienza di cuore e vasi e la funzionalità respiratoria
migliorare il tono dell’umore.
In alternativa è consigliabile utilizzare il fine settimana per lunghe passeggiate e/o gite in bici,
ballo e nuotate in piscina.
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ESEMPI DI CONSUMI CALORICI PER 60 MINUTI DI ATTIVITÀ QUOTIDIANE O SPORTIVE
Attività
Consumo
Passeggiare
200
Fare ginnastica
245
Andare in windsurf
265
Rifare i letti
300
Ballare
300
Giocare a tennis
450
Giocare a pallacanestro 455
Fare aerobica
505
Ballare il rock'n'roll
525
Fare trekking
560
Andare in bici
595
Marciare
595
Fare canottaggio
700
Nuotare
700
37
Fumo
Rischi per la salute
Oltre al tabacco, una sigaretta contiene molti componenti e, ad ogni boccata, durante la
combustione, si sprigionano più di 4000 sostanze chimiche.
Tra le più pericolose c’è il catrame che contiene sostanze cancerogene che si depositano nel
polmone e nelle vie respiratorie e sostanze irritanti, che favoriscono infezioni, bronchite cronica ed
enfisema.
La nicotina, inoltre, è un alcaloide che influenza il sistema cardiovascolare e nervoso e induce
dipendenza.
Ricorda:
Il fumo è “la prima causa di morte facilmente evitabile” in quanto causa di cancro, malattie
cardiovascolari e respiratorie!
Il fumo ha un effetto negativo sul sistema riproduttivo sia dell’uomo che della donna,
riducendo la fertilità.
Durante la gravidanza, il fumo ha molti effetti nocivi sul feto ed è il maggiore fattore di
rischio di basso peso alla nascita, può causare aborti spontanei e complicazioni durante la
gravidanza. Smettere di fumare durante la gravidanza previene, inoltre, l’asma nei
bambini.
Se fumi e sei un genitore o stai a contatto abituale con i bambini, devi evitare di fumare
perchè il fumo passivo può causare infezioni polmonari nei neonati, irritazione ad occhi,
tosse e disturbi respiratori e aumento del rischio di crisi di asma e otiti.
In ogni caso il fumo passivo è dannoso per chi sta intorno ad un fumatore.
Dati epidemiologici
Prevalenza e mortalità nel mondo e nella Unione Europea
Il tabacco provoca più decessi di alcol, aids, droghe, incidenti stradali, omicidi e suicidi messi
insieme. L’epidemia del tabacco è una delle più grandi sfide di sanità pubblica della storia. L’OMS
ha definito il fumo di tabacco come "la più grande minaccia per la salute nella Regione Europea".
Nel mondo i fumatori sono 650 milioni e i morti a causa del fumo sono 5.4 milioni ogni anno. Si
stima che nel 2030 saranno 8 milioni. Nel 20° secolo 100 milioni di persone sono morte a causa
del fumo; nel 21° secolo si stima ne moriranno 1 miliardo. Nel 2030 più dell’80% dei morti a
causa del tabacco saranno nei paesi in via di sviluppo.
Nei paesi dell’Unione Europea (UE) ogni anno muoiono prematuramente a causa del fumo 650.000
persone (una cifra superiore alla popolazione di Malta o del Lussemburgo).
Secondo i più recenti dati della Commissione Europea, benché il numero dei fumatori nella UE sia
in calo, un terzo degli europei fuma ancora. Queste persone mettono a repentaglio la loro vita e
quella di quanti sono esposti al fumo passivo, tanto che, ogni anno, 19.000 europei non fumatori
muoiono per effetto dell’esposizione al fumo passivo, a casa o sul luogo di lavoro.
Le morti e le malattie fumo-correlate, tuttavia, sono interamente prevedibili e prevenibili, si
conosce, infatti, esattamente cosa provoca l’uso di tabacco, come e quanto uccide, cosa
danneggia e come fare per evitare tutto questo.
38
La maggiore pericolosità del fumo di sigaretta, rispetto alla pipa e al sigaro, per il tumore del
polmone, dipende dal modo in cui viene aspirato il fumo: in profondità nei bronchi e nei polmoni.
Il fumo prodotto dalla pipa e dal sigaro in genere viene trattenuto in bocca e non aspirato.
Mortalità da "fumo" in Italia
Si stima che siano attribuibili al fumo di tabacco in Italia dalle 70.000 alle 83.000 morti l’anno.
Oltre il 25% di questi decessi è compreso tra i 35 ed i 65 anni di età.
Il tabacco è una causa nota o probabile di almeno 25 malattie, tra le quali broncopneumopatie
croniche ostruttive ed altre patologie polmonari croniche, cancro del polmone e altre forme di
cancro, cardiopatie, vasculopatie. La mortalità e l’incidenza per carcinoma polmonare sono in calo
tra gli uomini ma in aumento nelle donne, tra le quali questa patologia ha superato
abbondantemente quella del tumore allo stomaco, divenendo la terza causa di morte per patologie
tumorali, dopo mammella e colon-retto.
Anche se negli ultimi 50 anni si è assistito in Italia, come in tutto il mondo occidentale, ad una
graduale diminuzione dei fumatori, nel nostro Paese il fumo attivo rimane la principale causa di
morbosità e mortalità prevenibile.
Prevalenza in Italia
Nel 2009, secondo i dati ISTAT (che fanno riferimento a oltre 60 mila interviste faccia a faccia a
persone con età superiore ai 14 anni), la percentuale dei fumatori è salita al 23% (era 22,2% nel
2008) dopo 5 anni di valori stabili intorno al 22%.
L’incremento ha riguardato allo stesso modo sia i maschi che le femmine (nel 2009: maschi
29,5% femmine 17%; nel 2008: maschi 28,6%, femmine 16,3%).
Nel 2003, prima della legge 3/2003, la prevalenza era del 23,8% (maschi 31% femmine 17,4%).
Se andiamo a vedere la prevalenza nelle varie classi di età, si nota come l’aumento maggiore ci
sia stato tra i giovani adulti di età compresa tra i 25 e i 34 anni, dove si è raggiunta la percentuale
del 31,4% (40,2% i maschi e 22,2% le femmine).
In leggero aumento è, invece, la prevalenza tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni che
raggiunge il 21,7%.
La più alta percentuale di fumatori si osserva nell’Italia centrale (24,3%), seguono in ordine
decrescente il nord (23%) e il sud e le isole (22,3%).
10 buoni motivi per smettere di fumare
Per incoraggiare i fumatori, soprattutto i giovani, a smettere di fumare, ecco alcuni validi motivi,
dichiarati dall'American Cancer Society.
Passo dopo passo, i benefici che trae il nostro corpo dallo smettere di fumare
ENTRO 20 MINUTI
si normalizza la pressione arteriosa
si normalizza il battito cardiaco
torna normale la temperatura di mani e piedi
ENTRO 8 ORE
scende il livello di anidride carbonica nel sangue
si normalizza il livello di ossigeno nel sangue
ENTRO 24 ORE
diminuisce il rischio di attacco cardiaco
ENTRO 48 ORE
iniziano a ricrescere le terminazioni nervose
migliorano i sensi dell’olfatto e del gusto
ENTRO 72 ORE
si rilassano i bronchi, migliora il respiro
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aumenta la capacità polmonare
DA 2 SETTIMANE A 3 MESI
migliora la circolazione
camminare diventa sempre meno faticoso
DA 3 A 9 MESI
diminuiscono affaticamento, respiro corto, e altri sintomi come la tosse
aumenta il livello generale di energia
ENTRO 5 ANNI
la mortalità da tumore polmonare per il fumatore medio (un pacchetto di sigarette al
giorno) scende da 137 per centomila persone a 72.
ENTRO 10 ANNI
le cellule precancerose vengono rimpiazzate
diminuisce il rischio di altri tumori: alla bocca, alla laringe, all'esofago, alla vescica, ai reni
e al pancreas.
DOPO 10 ANNI
la mortalità da tumore polmonare scende a 12 per centomila che é la normalità;
praticamente il rischio di decesso per tumore polmonare è paragonabile a quello di una
persona che non ha mai fumato.
Come smettere di fumare
Smettere di fumare da soli è possibile. I più recenti dati ISTAT indicano, infatti, che il 90% degli
ex fumatori ha smesso senza bisogno di aiuto.
Se si decide di provare da soli è bene ricordare che le prime 24 ore dall’ultima sigaretta sono le
più difficili e nei primi 4 giorni sono più intensi i sintomi dell’astinenza, che tendono ad attenuarsi
dalla prima settimana al primo mese, mentre sensazioni di malessere (come affaticabilità,
irritabilità, difficoltà di concentrazione, aumento dell’appetito, ecc.) possono persistere anche per
alcuni mesi.
Cosa altro sapere
Il desiderio impellente di una sigaretta, tuttavia, dura solo pochi minuti e non è troppo difficile
dottare strategie per distrarsi come bere un bicchiere d’acqua, fare una passeggiata, chiacchierare
con qualcuno, masticare una gomma o una caramella senza zucchero. La nicotina è un
anoressizzante: quindi, smettendo di fumare, è possibile un aumento di peso non superiore ai due
o tre chili. Non tutti comunque ingrassano, ma se non si vuole rischiare è sufficiente cambiare
gradualmente le proprie abitudini alimentari, riducendo la quantità di cibo per pasto, preferire 3-5
pasti leggeri piuttosto che due abbondanti, bere molti liquidi, ridurre il consumo di alcolici,
scegliere frutta e verdura quando si sente la necessità di mangiare qualcosa fra i pasti e, infine,
aumentare l’attività fisica.
E’ anche bene ricordare che può capitare di ricominciare a fumare e ciò può servire a riconoscere
e ad affrontare meglio i momenti critici; le ricadute fanno parte del percorso di cambiamento e
non devono scoraggiare, ma possono essere utili per conoscere ed affrontare meglio i momenti
critici.
Se non si riesce a smettere da soli, la cosa migliore da fare è sentire il proprio medico di famiglia
e decidere insieme un percorso. La scienza ha dimostrato che maggiore è il supporto che si riceve,
più è alta la probabilità di smettere di fumare in modo definitivo. Le strategie per smettere di
fumare oggi comprendono:
 Terapie farmacologiche La terapia con i sostitutivi della Nicotina (NRT) e il Bupropione
aiuta i fumatori ad astenersi e ad alleviare i sintomi di astinenza; inoltre si stanno
studiando nuovi farmaci, specificatamente per i fumatori, che diminuiscono il piacere
associato al fumo.
40

Sostegno psicologico di operatori specializzati, sia vis à vis che telefonico, facilita la
decisione al cambiamento, aiuta a rafforzare le motivazioni; le terapie di gruppo
aggiungono alle strategie cognitive e comportamentali la condivisione dei problemi e
delle motivazioni con altri fumatori.
I dieci consigli degli esperti
Ecco una piccola guida per il successo, 10 consigli pratici che vanno dal lavorare sul proprio senso
di autoefficacia e sulla motivazione, ad alcune 'regole d'oro' per disintossicare il fisico quando si
smette di fumare e a come prepararsi ad affrontare le prime 48 ore di astinenza
1. Ricorda che smettere di fumare è possibile
2. Il desiderio impellente della sigaretta dura solo pochi minuti
3. I sintomi dell’astinenza si attenuano già nella prima settimana
4. Già dopo 20 minuti dalla cessazione del fumo si hanno i primi effetti benefici
5. Non tutti ingrassano quando si smette di fumare e comunque l’incremento di peso è
moderato (2-3 chili)
6. Quando si smette di fumare è bene bere abbondantemente, aumentare il consumo di frutta
e verdura e muoversi di più
7. Se non riesci a smettere da solo consulta il tuo medico di famiglia
8. Alcuni farmaci e un supporto psicologico sono validi aiuti per mantenere le proprie decisioni
9. Le ricadute non devono scoraggiare; esse possono essere utili per riconoscere e affrontare
i momenti critici
10. Non fumare ti arricchisce non solo in salute ma anche economicamente e salvaguarda la
salute di chi ti sta intorno, soprattutto quella dei bambini.
41
di M.C. MARAZZI, L. PALOMBI, S. MANCINELLI, E. BUONOMO, G. LIOTTA, P. SCARCELLA. Volume di 100 pagine.
Tra i grandi cambiamenti che il ‘900 ha visto realizzarsi si collocano a pieno titolo le transizioni demografica ed epidemiologica.
... La nuova struttura demografica della popolazione porta con sé
una domanda di salute che viene determinata non solo dalla presenza o dall’assenza di patologie specifiche, ma dall’intreccio di
un insieme di fattori psico-fisici ed economico-sociali. È questa la
matrice della terza transizione, quella assistenziale, conseguenza
delle transizioni demografica ed epidemiologica, oggi tema centrale per gli operatori socio-sanitari...
... Negli ultimi decenni il ruolo di questi fattori è risultato appannato da una sanità sempre più orientata verso la specializzazione e
la settorializzazione della formazione, troppo spesso concepita separatamente dal sociale. L’emersione della qualità della vita come
obiettivo dell’intervento sanitario (si pensi, ad esempio, a tanta
parte della geriatria o dell’oncologia) ci restituisce uno sguardo
olistico sulla persona e sulla sua domanda di salute, che necessariamente richiede una formazione aperta all’integrazione tra sociale
e sanitario.
Il presente testo offre una ricostruzione del quadro complessivo
all’interno del quale questi fenomeni avvengono e delle loro conseguenze, nella convinzione che una loro migliore comprensione
costituisca un elemento necessario del curriculum formativo di
medici, infermieri, assistenti sociali, educatori, formatori e più in
generale di tutti coloro che lavorano nel vasto campo dei servizi
alla persona.
BASI DELL’ASSISTENZA INFERMIERISTICA
a cura di R. DANIELS, R.N. GRENDELL, F.R. WILKINS.
Volume di 1800 pagine, riccamente illustrato a colori.
Il concetto di “Fondamenti di Infermieristica” nasce dall’esigenza
degli autori che durante la loro lunga esperienza di insegnamento
hanno voluto offrire agli studenti un approccio accurato ed
organizzato dei contenuti, nonché uno strumento per acquisire
maggiore consapevolezza delle proprie abilità rispetto alle
conoscenze teoriche. Il contenuto viene presentato in una cornice
pedagogica che richiama varie modalità di apprendimento per
ciascuno studente. Le procedure mostrate per step all’interno
del testo, sono esempi della metodologia d’apprendimento che
tende ad ottimizzare ciò che viene appreso nel corso della lettura
stessa. Inoltre un’ampia varietà di argomenti che si focalizzano
sulla funzione educativa nei confronti del paziente, sulla ricerca e
sulla risoluzione delle criticità (problem solving), tra le altre cose
favorisce una efficace pratica assistenziale e sviluppa il pensiero
critico del lettore. Il libro ruota attorno alla figura del paziente
in una prospettiva olistica che incoraggia lo studente infermiere
a vedere ogni persona come una risorsa nella promozione alla
salute e al benessere, in aggiunta alla messa a fuoco del bisogno
della prevenzione di malattie e di una gestione efficace di tutti
i livelli di assistenza. L’analisi del caso clinico alla fine di ogni
capitolo fornisce un pratico scenario sintetico per l’applicazione
dei concetti appresi. Le pagine interamente colorate, una
gradevole impostazione visiva delle immagini unitamente a
schede che illustrano i punti essenziali, ed infine ai riferimenti
tutoriali impegnano lo studente ad un uso semplice e immediato
dello strumento. Le informazioni e i processi d’apprendimento,
in connessione con le abilità pratiche dello studente, favoriscono
il ruolo attivo, partecipato e lo sviluppo di una professionalità
assistenziale etica e responsabile.
Marazzi - Palombi - Mancinelli - Buonomo - Liotta - Scarcella
LE GRANDI TRANSIZIONI
Demografica Epidemiologica Assistenziale
Maria Cristina Marazzi
Leonardo Palombi
Sandro Mancinelli
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procedure infermieristiche facendo un’analisi dettagliata ed, in
maniera esaustiva, chiarisce per ogni “azione” il suo “razionale”
scientificamente dimostrato.
La struttura del testo è ben orientata all’obiettivo che si pone: aiutare gli infermieri e gli studenti di infermieristica ad apprendere
le procedure cognitive, tecniche, interpersonali ed etico-legali per
un’assistenza efficace e sicura.
Possiede una logica di lettura sequenzialmente ben architettata
dall’Autore, rispettando i diversi bisogni formativi ed i diversi
curricula degli studenti.
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clinici reali, la presenza di icone che focalizzano l’attenzione su
informazioni fondamentali per la stessa procedura, la documentazione delle linee-guida, l’approccio fotografico e le domande per
sviluppare la riflessione critica facilitano l’impatto con l’utilizzo
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NUTRIZIONE E SALUTE
Questo nuovo libro, “Vademecum dell’infermiere”, offre le
necessarie basi di conoscenze scientifiche che consentono
all’infermiere di progredire ed aggiornarsi nel campo della clinica
in quanto permette di consultare rapidamente tutte le informazioni
da applicare nella quotidianità della pratica professionale.
Le tematiche sono trattate in ordine alfabetico e prendono in
esame in modo schematico, ma non riduttivo, l’aspetto clinico e
l’aspetto assistenziale, con particolare riferimento alla diagnosi
infermieristica, alla valutazione interdisciplinare e alle procedure
infermieristiche da seguire.
Questo testo è uno strumento di studio utile sia agli studenti del
Corso di Laurea Triennale in Infermieristica, Infermieristica
Pediatrica ed Ostetricia, sia agli studenti iscritti ai Master e/o
Perfezionamenti di area clinica, sia agli infermieri che lavorano in
ambito clinico e didattico, perché sviluppa le capacità critiche e le
competenze metodologiche necessarie per ragionare e lavorare in
modo integrato con gli altri operatori.
Si sofferma sugli strumenti conoscitivi per l’attuazione dei
piani di assistenza personalizzati fornendo le possibili soluzioni
assistenziali, ed offre le necessarie conoscenze e competenze
per una partecipazione attiva dell’infermiere nel percorso clinico
assistenziale del paziente, con continui riferimenti alla quotidianità
operativa.
ISBN 978-88-299-2704-3
1509480
9 788829 927043
42
Marazzi - Nutrizione.indd 1
18/11/2014 8.49.42
SALUTEESOCIETA’
Nutrizioneesalute(dastudiare)
Cap1‐2‐3
Cap4vitamineidrosolubili
Vitamineliposolubili
Minerali
Cap5L’acqua
Cap.6‐7
Cap.9 Cap.10Malnutrizionepereccesso
Cap.11Diabetemellito Malattiecardiovascolari Tumori
p.1‐40
p.41‐43
p.52
p.61‐62
p.75‐84
p.85‐106
p.119‐133
p.141‐146
p.147‐149
p.163‐164
p.165‐166
43
Estratto dalla Relazione sullo stato sanitario del paese 2012-2013 (Ministero della
salute, 2014)
Lo stato di salute della popolazione – Cause di morte
La Figura 1.6, che rappresenta la distribuzione percentuale delle cause selezionate nel complesso delle
età, mostra come le malattie cronico-degenerative, legate al processo di invecchiamento, si confermino
principali cause di morte: le malattie del sistema circolatorio e i tumori rappresentano, ormai da anni, le
prime due più frequenti cause di morte, responsabili nel 2011 nel complesso del 68,2% del totale dei
decessi maschili e del 66,4% di quelli femminili; tuttavia, mentre tra gli uomini il peso di queste due
cause di morte praticamente si equivale (34,0% ciascuna), tra le donne le malattie cardiovascolari
sopravanzano di gran lunga i tumori (41,2% vs 25,2%).
Le malattie dell’apparato respiratorio rappresentano la terza causa di decesso, sia per gli uomini sia
per le donne (7,8% e 5,9%, rispettivamente), seguite per gli uomini dalle cause violente (4,7%) e per le
donne dalle malattie endocrine e del metabolismo, incluso diabete mellito (5,1%). Il rapporto tra i
decessi femminili e quelli maschili e pari, complessivamente, a 1,1 quando si considerano tutte le età,
ma arriva a 1,3 tra i più anziani.
Si può anche analizzare la distribuzione delle principali cause di morte, rispettivamente tra uomini e
donne, nel complesso delle età e in tre fasce: bambini/adolescenti (0-14 anni), adulti (15-74) e anziani
(75 anni e oltre).
Le malattie del sistema circolatorio sono la causa principale di morte dopo i 75 anni di età in entrambi i
generi. La maggior parte delle morti per malattie del sistema circolatorio è dovuta alle malattie
ischemiche del cuore (quali l’infarto del miocardio) e alle malattie cerebrovascolari (come l’ictus),
44
tuttavia, mentre le cardiopatie ischemiche sono una prerogativa maschile, fra le donne entrambe le
cause di morte sono rilevanti.
I tumori rappresentano la prima causa di decesso nella fascia di età 15-74 anni (46% negli uomini,
53,8% nelle donne). Il tumore del polmone fra gli uomini (la cui mortalità è 87,9 per 100.000) e il tumore
della mammella fra le donne (31,0 per 100.000) sono responsabili del maggior numero di morti causate
da neoplasie; queste due sedi tumorali sono le più frequenti sia tra gli adulti sia tra gli anziani. Seguono
il tumore del colon-retto, sia per gli uomini sia per le donne (36,3 e 21,3 per 100.000, rispettivamente).
I traumatismi e gli avvelenamenti causano 7.726 decessi tra gli uomini e 2.230 tra le donne nella fascia
di età 15-74 anni.
Fra i bambini e gli adolescenti il numero di decessi è di 2.485, principalmente dovuti a condizioni che
originano dal periodo perinatale (38,2%) e da malformazioni congenite e anormalità cromosomiche
(20,2%); i tumori rappresentano la terza causa di morte più frequente (10,5%) e in questo gruppo sono
più frequenti leucemie e altri tumori del sistema linfoematopoietico.
45
I tumori
Maria Cristina Marazzi
Paola Scarcella
Fra le malattie cronico-degenerative si comprendono i tumori. I tumori maligni sono neoformazioni di
tessuto caratterizzate dalla presenza di cellule atipiche e da un accrescimento autonomo, afinalistico e
progressivo. Sono quindi neoformazioni, formazioni nuove che si sviluppano e crescono all'interno di un
tessuto altrimenti sano.
La prima caratteristica è la novità del tessuto tumorale rispetto al normale tessuto all’interno del quale si
sviluppa.
La seconda caratteristica è che queste neoformazioni sono caratterizzate da cellule, che hanno
un'autonomia di accrescimento. Normalmente le cellule di un tessuto si sviluppano in un armonia che è
stabilita geneticamente. Per esempio le cellule di un determinato tessuto si dividono ad intervalli di tempo
ben determinati e questo perché il tessuto mantenga la sua armonia. Invece la cellula tumorale è una
cellula che, a un certo punto, prende uno sviluppo autonomo, che non obbedisce più all'armonia tissutale.
Ad esempio le cellule dei globuli rossi del sangue si sviluppano, si riproducono ogni quattro mesi, ma se c'è
un tumore delle cellule del sangue queste cellule cominciano a svilupparsi in maniera autonoma magari
ogni mese, ogni settimana e invadono l'organismo.
La terza caratteristica è l’afinalismo, ossia la mancanza di finalità. Tutte le cellule hanno una loro finalità.
Per esempio le cellule del sangue, i globuli rossi hanno il compito di trasportare l’ossigeno, i globuli bianchi
di fornire anticorpi, le cellule del fegato di metabolizzare sostanze, le cellule del pancreas di produrre
insulina, ecc. Ogni cellula del nostro organismo ha un fine. La cellula tumorale, no. Quindi non solo si
accresce in modo autonomo, ma perde la finalità quindi perde anche le caratteristiche proprie del tessuto
da cui si origina. Una quarta caratteristica è l'atipia, cioè queste cellule non sono più quelle tipiche del
tessuto ma prendono delle caratteristiche diverse sia dal punto di vista morfologico (quindi della loro
forma), che dal punto di vista metabolico, hanno un metabolismo diverso da quello delle cellule da cui si
sono originate e riproduttivo, poichè le cellule tumorali si riproducono più rapidamente rispetto al tessuto da
cui sono originate. Questa atipia può essere più o meno marcata fino ad essere così spiccata da rendere
difficile capire da quale tessuto si è originata la cellula atipica. Più la cellula è atipica, più è diversa dal
tessuto da cui si è originata, e più può essere considerata maligna, perchè meno risponde a quella che è
l'armonia del tessuto di cui avrebbe dovuto far parte. L'ultima caratteristica è la progressività
dell'accrescimento: queste cellule atipiche tendono ad accrescersi indefinitamente.
Di questa progressione di accrescimento fa parte anche la cosiddetta riproduzione a distanza o quelle
neoformazioni a distanza che comunemente vengono chiamate metastasi, cioè la formazione di nuovo
tessuto tumorale, in punti diversi da quelli originari.
Lo sviluppo del cancro, la cancerogenesi, avviene in due fasi principali: la fase di iniziazione e la fase di
promozione.
La fase di iniziazione è caratterizzata dalla modificazione del materiale genetico, il DNA della cellula.
Questa modifica del DNA è il motivo per cui la cellula assume caratteristiche diverse da quelle del tessuto
di origine. E’ una modificazione strutturale, cioè il DNA non è più lo stesso, il patrimonio genetico non è più
uguale a quello del tessuto di origine. Questo può essere determinato da motivi molto diversi, per esempio
può avvenire anche ad opera di un virus. Infatti ci sono delle ipotesi anche piuttosto solide secondo le quali
alcuni virus possono avere una relazione con i tumori maligni.
Alla base della alterazione del DNA quindi ci possono essere fattori biologici come quelli virali, ma è
possibile che questa modificazione del DNA sia compiuta anche da altri fattori per esempio fattori chimici
che alterano il DNA, come le sostanze contenute nel fumo della sigaretta; oppure fattori di tipo fisico, per
esempio le radiazioni ionizzanti, ecc. Uno dei rischi dei disastri nucleari in cui si disperdono nell’ambiente
sostanze radioattive è proprio un aumento a medio e lungo termine del rischio cancerogeno.
All'inizio della cancerogenesi c’è una cellula che subisce una mutazione. Questo processo nel nostro
organismo avviene continuamente, cioè la fase di iniziazione si produce spessissimo ma se manca la
seconda fase, quella di promozione, queste cellule mutate, con DNA mutato, possono rimanere latenti,
oppure più spesso vengono distrutte da meccanismi immunitari, perché l'organismo le riconosce come
46
estranee e le distrugge. Infatti esiste un'immunità non solo nei confronti dei microrganismi patogeni, ma di
tutto ciò che si presenta come antigene. Una cellula mutata si presenta come antigene e quindi può essere
eliminata.
Inoltre fattori alimentari, un'alimentazione corretta, ricca soprattutto di vitamine, come la vitamina A, la C e
la E può avere una azione protettiva nei confronti di fattori cancerogeni.
In ogni caso la fase di iniziazione è sempre necessaria, cioè ci vuole sempre una mutazione del DNA
cellulare per l'innesco della cancerogenesi.
La fase di promozione consiste in uno stimolo del metabolismo e della proliferazione della cellula mutata,
che inizia a riprodursi in maniera anche molto rapida. Infatti una delle alterazioni genetiche più frequenti
nelle cellule tumorali è quella dei geni che regolano l'orologio cellulare, cioè di quelli che regolano la
frequenza delle divisioni cellulari. Lo stimolo alla proliferazione fa sviluppare altre cellule che si dividono e
diventano una neoformazione più o meno grande che si organizza con i propri vasi sanguigni, con
caratteristiche di autonomia, rispetto al tessuto in cui si trova, e di invasività quindi anche di danno rispetto
al tessuto. C’è una prima proliferazione del tessuto stesso e poi anche una proliferazione a distanza, che è
una caratteristica più o meno spiccata dei tumori maligni.
La promozione è dovuta a fattori vari, di ordine per esempio alimentare, di ordine fisico o chimico, oppure
fattori dell’ospite. Per esempio situazione di stress, di debolezza e in generale di scarsa reazione
dell'organismo. La fase di promozione comunque dura a lungo, in genere diversi anni, o addirittura
decenni. Il periodo che intercorre fra l’esposizione allo stimolo iniziale, e la comparsa del tumore vero e
proprio è detto latenza e può durare diversi anni e più frequentemente decenni. Questo periodo di latenza
non equivale al periodo di incubazione, tipico delle malattie infettive.
La prima differenza è che nei tumori è difficilissimo riconoscere il momento dell’iniziazione, anche se in
alcuni casi è stato possibile identificarlo, per esempio nel caso delle radiazioni si è riusciti a vedere quando
inizia l’alterazione del DNA e quanto tempo ci vuole perché questo dia luogo al tumore maligno, quindi a
una neoformazione.
Il cancro è più spesso diagnosticato in età adulta e anziana, ma i cambiamenti della cellula che conducono
al cancro iniziano molto prima e quindi la protezione è utile ad ogni età.
D’altra parte il periodo di latenza varia da alcuni mesi fino a decenni, a differenza del tempo di
incubazione.
Questa estrema variabilità fa del tempo di latenza un tempo molto diverso da quello di incubazione, che è
vero che ha un range (morbillo 14-21 giorni, l’influenza fino a 2 giorni) ma è un range definito.
Durante il periodo di latenza è possibile che l'organismo in qualche modo riesca ad eliminare le cellule
tumorali. Per esempio sono stati trovati dei tumori di piccole dimensioni, incapsulati così da essere
neutralizzati. Ciò è la dimostrazione che durante la fase di promozione del tumore è ancora possibile che
l'organismo reagisca ed elimini questa minaccia e questo dipende molto dai meccanismi immunitari, che
sono molto importanti in tutte le fasi della malattia tumorale.
Non c'è tumore senza le due fasi di iniziazione e di promozione.
Quando il tumore raggiunge dimensioni ragguardevoli, oppure quando, anche se di dimensioni piccole,
colpisce la funzione di un organo, compaiono i sintomi e si ha la malattia tumorale vera e propria.
Epidemiologia dei tumori maligni
Si calcola che in Italia il 30% circa della mortalità sia da attribuire ai tumori maligni. Sono la seconda causa
di morte dopo le malattie cardiovascolari. Si può dire che, in Italia, quasi una persona su tre muore per un
tumore maligno, ma molte di più sono le persone malate. Per fortuna non tutte queste persone muoiono
perché oggi una parte dei tumori maligni è curabile, soprattutto se presi in una fase iniziale, quindi se la
neoformazione viene aggredita in tempi brevi.
I tumori presentano un andamento crescente da Sud a Nord, cioè le regioni del sud sono meno colpite di
quelle del nord, il centro ha una posizione intermedia. In Europa si evidenzia un trend analogo: l’Italia è
meno colpita dei Paesi Scandinavi, così come tutta l'Europa del Sud: Francia meridionale, Spagna,
Portogallo e Grecia sono meno colpiti dei Paesi del Nord Europa.
Questo è legato naturalmente a vari fattori:
47

Il primo fattore è la modifica degli stili di vita, che si sono sempre più diffusi con il benessere delle
società.
 Un altro è l’invecchiamento della popolazione, infatti i tumori aumentano praticamente tutti al
crescere dell’età, quindi più la popolazione è anziana e maggiore sarà la frequenza di tumori.
 Un altro fattore è legato alle possibilità diagnostiche; è chiaro che laddove ci sono possibilità
diagnostiche migliori aumenta la diagnosi di tumori. Questo non vuol dire che ce ne sono di più, ma
che vengono diagnosticati di più.
Anche se corretto per questi fattori, è comunque vero che c’è una maggior frequenza di tumori nelle zone
più ricche, più evolute e non solo perchè in queste zone più evolute, più ricche ci sono più anziani e ci sono
più possibilità diagnostiche.
La differenza è anche legata al fatto che i tumori sono conseguenti a determinate abitudini di vita delle
società in cui c’è maggior benessere. Questi sono dei fattori piuttosto importanti.
Sono i fattori dipendenti dal comportamento personale a cui è attribuibile circa il 70% dei tumori:
 l’uso di tabacco,) (vedi Codice Europeo contro il cancro)
 l’uso di alcool, (vedi Codice Europeo contro il cancro)
 i fattori dietetici (vedi Nutrizione e salute p. 165-166).
Negli alimenti possono essere presenti sostanze, come i pesticidi, gli erbicidi, i fungicidi e tutte quelle
sostante che servono ad eliminare i parassiti dalle piante. Questi composti, assorbiti dalle piante ed
eventualmente dagli animali possono talvolta risultare cancerogeni.
Un secondo gruppo di fattori sono quelli presenti nell'ambiente di vita, come le radiazioni ionizzanti e le
radiazioni ultraviolette (UV), l'inquinamento atmosferico, o altri fattori presenti nell'ambiente di lavoro..
Le radiazioni ionizzanti devono essere comunque limitate anche a scopo diagnostico, cioè bisogna avere
delle cautele nel sottoporsi a tanti esami diagnostici che comportano l'utilizzo delle radiazioni ionizzanti.
Quello a cui dobbiamo badare di più è l’esposizione alle radiazioni ionizzanti, per esempio quelle ad uso
diagnostico che vanno sempre limitate, utilizzando laddove possibile altri sistemi in cui non ci sia la
necessità di ricorrere alle radiazioni ionizzanti. Si tratta di un pericolo per lo più professionale, cioè è legato
a coloro che, per motivi di lavoro, sono a contatto con le radiazioni ionizzanti. Diverse categorie ma
possiamo parlare soprattutto di radiologi e tecnici di radiologia che infatti hanno dei periodi di riposo
superiori a quelli degli altri sanitari. Questi periodi di riposo sono periodi di allontanamento dai fattori
cancerogeni. Si suppone che il riposo rappresenti la possibilità di riparazione delle eventuali lesioni precancerose.
Gli eventi catastrofici, tipo quello di Fukushima o Chernobyl oppure Hiroshima, che rappresenta
l’esplosione della prima bomba atomica alla fine della seconda guerra mondiale sono eventi rari.
L’altro tipo di radiazione è la radiazione ultravioletta (vedi Codice Europeo contro il Cancro).
Possono favorire i tumori alcuni i virus.
Il Papilloma virus aumenta il rischio di certi tipi di cancro del collo dell’utero; i virus dell’epatite
incrementano il rischio di tumori epatici. E’ stata trovata una associazione positiva fra Helicobacter Pylori e
tumore gastrico.
E’ nota una predisposizione ereditaria per alcuni tipi di patologie tumorali quali il cancro del seno e
dell’intestino.
48
Traduzione a cura di Maria Cristina Marazzi e Paola Scarcella
CODICE EUROPEO CONTRO IL CANCRO
12 modi per ridurre il rischio di cancro
1. Non fumare. Non utilizzare alcuna forma di tabacco
2. Fare in modo che la propria casa sia ”smoke free”. Sostenere tutte le politiche “smoke-free”
nell’ambiente di lavoro.
3. Mantenere un peso corporeo salutare.
4. Avere uno stile fisicamente attivo nella vita di ogni giorno. Limitare il tempo trascorso seduti.
5. Avere una dita sana.
 Mangiare in buona quantità cereali integrali, legumi, vegetali e frutta
 Limitare cibi ad alto valore calorico (cibi ricchi di zuccheri e grassi) ed evitare bevande
zuccherate.
 Evitare carni lavorate; limitare il consumo di carni rosse e di cibi ad alto contenuto di sale
6. Se si beve alcool di qualsiasi tipo, limitarne l’introduzione. Non bere alcool è meglio per la
prevenzione del cancro
7. Evitare l’eccessiva esposizione al sole, soprattutto per i bambini. Usare protezioni solari e non
usare lettini solari.
8. Sul luogo di lavoro proteggersi contro sostanze cancerogene, seguendo le istruzioni per la
salute e la sicurezza.
9. Verificare se si è esposti a radiazioni naturali da alti livelli di radon nella propria abitazione.
Fare in modo di ridurre gli alti livelli di radon.
10. Per le donne:
 l’allattamento al seno riduce il rischio di cancro per la madre. Se possibile allattare il proprio
figlio
 la terapia ormonale sostitutiva aumenta il rischio di alcuni tumori. Limitare l’uso della
terapia ormonale sostitutiva
11. Avere cura che i propri figli prendano parte a programmi di vaccinazione per:
 Epatite B (per i nuovi nati)
 Papilloma virus (HPV) (per le ragazze)
12. Partecipare a programmi di screening per i seguenti tumori:
 intestino (uomini e donne)
 seno (donne)
 cervice uterina (donne)
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1. Tabacco
Non fumare. Non utilizzare alcuna forma di tabacco.
Il tabacco è la principale causa globale di malattie prevenibili e di morte.
Il tabacco è la principale causa di cancro. Il fumo è la forma più nociva del consumo di tabacco, essendo alla
base della maggior parte delle malattie legate al tabacco. Il fumo di sigaretta uccide fino a metà dei fumatori
di lunga data.
Ogni anno, l'uso del tabacco provoca circa 6 milioni di morti e più di mezzo trilione di dollari di danni
economici in tutto il mondo. Il tabacco ucciderà fino a 1 miliardo di persone in questo secolo se
l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) Convenzione quadro sul controllo del tabacco (FCTC) non è
implementata rapidamente. In Europa, la recente revisione della direttiva sui prodotti del tabacco (2014/40 /
UE) specifica le regole di controllo della produzione, la presentazione e la vendita di tabacco e prodotti affini,
destinate ad armonizzare le differenze tra i paesi in materia di controllo del tabacco e di conseguenza una
migliore tutela della salute pubblica della popolazione.
Una panoramica degli effetti dannosi per la salute provocati dal tabacco è mostrato in Figura 1.
Figura 1: Problemi di salute dovuti al fumo e all’esposizione a fumo passivo
Quali tipi di prodotti del tabacco sono utilizzati in Europa?
Il tabacco può essere fumato, succhiato, masticato, o sniffato. Il fumo di sigaretta è il modo più utilizzato
nell'Unione europea; circa il 28% delle persone di età superiore a 18 anni attualmente fumano e meno
dell'1% utilizza il tabacco in altro modo, tranne in Svezia. Il tabacco è venduto anche come sigari,tabacco
sfuso per sigarette arrotolate a mano o per la pipa, tabacco per narghilè, tabacco da masticare, tabacco che
può essere aspirato o fiutato (tabacco da fiuto, umido o secco).
L'uso del tabacco causa il cancro ? Qual è la percentuale di cancro causata dal fumo?
Sì. L'uso del tabacco è la principale causa di cancro - ed è evitabile. Non c'è alcun modo sicuro di usare
tabacco, e il fumo è il modo più pericoloso per utilizzare tabacco, dal momento che il maggior rischio di
cancro proviene dalla combustione del tabacco o dal fumo di tabacco, perché la maggior parte delle
sostanze tossiche, comprese i cancerogeni vengono create durante il processo di combustione. Il tabacco
provoca diversi tipi di cancro, soprattutto se fumato. Il fumo di tabacco provoca anche il cancro nei non
fumatori che inalano fumo di tabacco da fumatori e nei figli di genitori che fumano.
Il rischio di cancro ai polmoni è 20-25 volte più alto negli uomini e nelle donne che fumano rispetto a quelli
che non fumano. Il rischio aumenta con l'aumento del numero di anni di fumo, con l’aumento del numero di
sigarette fumate al giorno, e in rapporto all’inizio più precoce dell’abitudine al fumo. Si stima che in Europa, il
50
fumo causi l’82% dei tumori polmonari. La percentuale di diversi tumori che potrebbero essere prevenuti,
evitando di fumare è indicato tra parentesi nella figura 2.
Figure 2: Tumori causati dal fumo di tabacco e, laddove indicato, da altre forme di uso del tabacco o dal
fumo passivo. Fra parentesi è indicata la percentuale di tumori causati dal fumo di tabacco, calcolato
utilizzando la prevalenza di fumatori in Europa.
Il fumo di tabacco è una causa consolidata di ciascuno dei tumori individuati nella figura2. Inoltre, l'Agenzia
Internazionale per la Ricerca sul Cancro(IARC) ha concluso che c’è una certa evidenza che il fumo di
tabacco aumenta il rischio di cancro al seno (10-30%), sulla base di studi sull'uomo. Inoltre, vi sono prove
limitate che il fumo passivo aumenta il rischio di cancro della laringe e della faringe. In questo contesto,
"limitata evidenza" significa che il fumo di tabacco può provocare il cancro al seno e che l'inalazione di fumo
passivo può provocare il cancro della laringe e della faringe.
Tutte le forme di tabacco causano il cancro?
Sì. Tutte le forme di tabacco causano cancro. Il rischio maggiore deriva da forme combustibili (fumo di
tabacco), dal momento chela maggior parte delle sostanze cancerogene vengono prodotte durante il
processo di combustione.
Quali sono le sostanze cancerogene nel tabacco?
Tabacco e fumo di tabacco contengono molte sostanze che sono note causare il cancro (il termine usato è
"cancerogeni") negli animali da laboratorio e negli esseri umani. Alcuni agenti cancerogeni sono parti naturali
della pianta di tabacco in sé, e alcuni si formano quando il tabacco viene bruciato o durante la lavorazione,
l'invecchiamento, o la conservazione, come il benzene,la formaldeide e le nitrosammine specifiche del
tabacco, per citarne alcuni. Il numero e la quantità di sostanze cancerogene possono variare tra i prodotti del
tabacco a seconda dei paesi. Alcuni tipi tabacco non da fumo possono essere prodotti con una ridotta
concentrazione di nitrosammine specifiche del tabacco - uno dei principali cancerogeni nei prodotti del
51
tabacco. L’uso continuo del tabacco, e quindi la continua esposizione a sostanze cancerogene, può portare
allo sviluppo del cancro.
Alcune delle sostanze chimiche presenti nel tabacco e nel fumo di tabacco sono state classificate come
cancerogeni per l'uomo dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), parte
dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
La Figura 3 evidenzia alcune delle molte sostanze presenti nel fumo di tabacco che causano il cancro in
animali da laboratorio e nell'uomo.
Figure 3: Some cancer-causing substances in tobacco smoke
Ci sono altri fattori che possono modificare il rischio di cancro collegato al fumo? Che cosa accade
se bevo alcol e fumo tabacco?
Sì. Gli effetti nocivi del tabacco sono aumentati dal consumo di alcol e anche in alcune occupazioni che
espongono i lavoratori ad altri agenti noti per causare il cancro (per esempio radon o amianto). Per il
consumo di alcol e il fumo, il rischio di cancro orale, della faringe, laringe, esofago aumenta con l'aumento
del consumo di alcol nei fumatori. Fumare e bere alcolici aumenta il rischio di cancro rispetto al fumo da
solo.
Il fumo del narghilè è fumo sicuro?
No. I fumatori di narghilè inalano sostanze tossiche emesse dal tabacco bruciato (spesso aromatizzato e dal
carbone utilizzato per riscaldare il tabacco, e anche dal fumo passivo. In generale, i fumatori di narghilè
fumano meno frequentemente, ma con maggiore intensità, rispetto ai fumatori di sigarette. Le sessioni
generalmente durano a lungo (20-90 minuti), esponendo i fumatori per un lungo periodo al fumo di tabacco. I
fumatori di narghilè tendono ad inalare il fumo profondamente nei polmoni a causa della maggiore forza
necessaria per aspirare l’aria attraverso l'acqua. L'effetto "freddo" causato dal passaggio del fumo
attraverso l'acqua può indurre un maggior numero di boccate e quindi aumenta l’inalazione di agenti
cancerogeni presenti nel fumo. Il passaggio di fumo attraverso l'acqua non filtra le sostanze tossiche
presenti nel fumo di tabacco.
Un esempio di narghilè è mostrato in Figura 4.
52
Posso ridurre il rischio di sviluppare il cancro o di morire di cancro se smetto di fumare? Sì. L'evidenza scientifica dimostra definitivamente che il rischio di cancro diminuisce dopo aver smesso di
fumare a qualsiasi età, ma prima si smette, maggiore è il beneficio.
In media, i fumatori perdono almeno 10 anni di vita rispetto a quelli che non hanno mai fumato. Smettere di
fumare prima dei 40 anni riduce il rischio di morte legato al fumo di circa il 90%. Non è mai troppo tardi per
smettere di fumare; smettere a qualsiasi età riduce il rischio di morte correlata al fumo,rispetto a coloro che
continuano a fumare.
Smettere di fumare ha anche altri benefici per la salute che si possono vedere immediatamente(vedi Figura
5).
Figure 5: Effetti positive sulla salute a breve e lungo termine osservati dopo aver smesso di fumare
Cosa posso fare per smettere di fumare?
Ci sono una serie di cose che i fumatori possono fare per aumentare le loro possibilità di riuscire a smettere
di fumare. Evidenze molto forti mostrano che coloro che utilizzano una combinazione di supporti
farmacologici e comportamentali hanno quattro volte più probabilità di smettere di coloro che non usano
53
alcun sostegno. Quelli che usano solo uno di questi sostegni hanno più probabilità di smettere, rispetto a
quelli che non utilizzano alcun supporto.
Le efficaci strategie di sostegno farmacologiche più comunemente utilizzate includono la terapia sostitutiva
della nicotina (NRT), bupropione, vareniclina, e citisina.
La terapia di supporto comportamentale comprende l'assistenza nelle strategie pratiche per la gestione dello
stress, rompendo la dipendenza, guida all'uso dell’NRT, e di gestione del desiderio e dei sintomi di
astinenza. Questo tipo di supporto può essere effettuato faccia a faccia o attraverso canali come il telefono,
il sistema di telefonia mobile SMS, o Internet.
Farmacisti, medici di medicina generale, o di altri operatori sanitari possono facilitare l'accesso a questo tipo
di sostegno.
Un'altra azione che sostiene l'astinenza da fumo è quello di realizzare una casa senza fumo.
Posso ridurre il rischio di cancro se riduco il numero di sigarette fumate?
Sì, questo può ridurre il rischio di cancro, ma il guadagno di salute dipende da altre considerazioni.
La riduzione del rischio dipende se il fumatore compensa la riduzione dell'assunzione di nicotina, cambiando
il modo in cui fuma, come ad esempio inalando più profondamente o facendo più boccate.
Usare la terapia sostitutiva della nicotina (NRT), o altri farmaci, combinati con la riduzione delle sigarette può
aiutare a evitare il fumo compensatorio ed è più probabile che aiuti a smettere di fumare completamente. E’
meglio avere come obiettivo smettere di fumare completamente entro un certo periodo di tempo, dal
momento che smettere di fumare offre i maggiori benefici per la salute. Smettere di fumare a qualsiasi età
riduce significativamente il rischio di morte per tutte le principali malattie legate al fumo, tra cui il cancro,
rispetto a coloro che continuano a fumare.
Il rischio di cancro è determinato non solo dalla periodo di tempo che la persona ha fumato (ad esempio
anni), ma anche dall'intensità del fumo (cioè il numero di sigarette fumate al giorno). L'influenza della durata
del fumo nel determinare il rischio di cancro è più importante della riduzione del numero di sigarette fumate
al giorno. Smettere di fumare è la cosa migliore per ridurre il rischio di cancro.
Che cosa sono le sigarette elettroniche?
Le sigarette elettroniche o sistemi di somministrazione di nicotina elettronici sono dispositivi che non
bruciano o utilizzano le foglie di tabacco, ma invece vaporizzano nicotina, che l'utente inala. Questi prodotti
sono più comunemente noti come e-sigarette e utilizzare le e-sigarette è comunemente indicato
come'vaping'. Anche se alcune sigarette elettroniche sembrano prodotti convenzionali del tabacco(ad
esempio sigarette, sigari, sigaretti, pipe,o narghilè), esse possono essere prodotte in forma di oggetti di uso
quotidiano come penne, chiavette di memoria USB e dispositivi più grandi di forma cilindrica o rettangolare.
Gli altri componenti principali del fluido oltre la nicotina sono glicole propilenico, glicerina vegetale e altri
prodotti chimici. Le sigarette elettroniche sono proposte in una varietà di aromi.
Le sigarette elettroniche sono meno dannose di quelle tradizionali?
Non si conosce la sicurezza a lungo termine. L'uso della sigaretta elettronica non comporta combustione del
tabacco e inalazione di fumo di tabacco, come avviene nella sigaretta tradizionale; pertanto l'uso di sigarette
elettroniche dovrebbe avere un minor rischio di malattia e morte rispetto al fumo di tabacco.
Esiste la preoccupazione che gli aromi possano essere attraenti per i bambini e promuovere l'uso tra i
giovani non fumatori, che l'etichettatura non rifletta il contenuto, che siano commercializzati in modo
inappropriato, e che possano essere utilizzate in luoghi dove è vietato fumare. Bisogna sottolineare che non
sono sicure al 100%.
Che cosa potrebbe accadere quando si tenta di smettere di fumare?
I fumatori possono essere preoccupati per l'aumento di peso quando smettono di fumare. Tuttavia, i benefici
per la salute di smettere di fumare prevalgono sull’aumento dei rischi legati all’incremento di peso, e il peso
può essere gestito a lungo termine.
Il rischio di morte per cause diverse, tra cui il cancro, è più elevato nei fumatori normopeso che in non
fumatori sovrappeso.
Molti fumatori che smettono soffriranno di alcuni effetti fisici e mentali spiacevoli, noti come sindrome da
astinenza, ma questi sono di breve durata e passeranno. Effetti da astinenza possono includere forte
desiderio di fumare, depressione, irritabilità,/aggressività, irrequietezza, aumento dell'appetito, scarsa
concentrazione, stordimento, e disturbi del sonno. La durata è variabile, ma la maggior parte di essi durano
meno di 1-3 mesi. Non tutti soffrono di sintomi da astinenza. Effetti da sospensione sono il risultato del fatto
che i fumatori abituati a dosi regolari di nicotina, quando smettono, hanno bisogno di un adattamento alla
mancanza di nicotina.
Farmaci per smettere di fumare, come ad esempio la terapia sostitutiva della nicotina (NRT), vareniclina, o
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bupropione, possono aiutare durante la sindrome da astinenza, anche se è improbabile che possano
eliminarla completamente. Il supporto comportamentale può aiutare a gestire questi sintomi offrendo
strategie concrete per il fumatore.
Il mio fumo influenza il fumo altrui?
Se rappresentate un modello per altri, allora il vostro fumo è in grado di influenzare il comportamento di
fumare di altre persone intorno a voi. Se fumate, allora è più probabile che gli altri in casa possano fumare
anche loro, soprattutto i giovani influenzati da genitori e fratelli.
Medici, infermieri e altri operatori sanitari sono modelli per i loro pazienti e se fumano, mandano un
messaggio incoerente agli stessi. Gli operatori sanitari dovrebbero quindi essere incoraggiati e aiutati a
smettere di usare il tabacco per promuovere una cultura senza tabacco.
Il fumo è più comune in alcuni sottogruppi di popolazione?
Il fumo è un fattore importante di disuguaglianze sanitarie nella maggior parte dei paesi ad alto reddito. Il
fumo è più comune nei gruppi svantaggiati a livello globale, inclusi quelli con basso livello occupazionale,
educativo, o basso reddito. Ci sono altri gruppi della popolazione che possono essere particolarmente a
rischio, come i senzatetto, le persone con problemi di salute mentale, i prigionieri. In alcuni paesi, le
minoranze etniche possono avere elevati livelli di consumo di tabacco.
E 'importante che siano compiuti sforzi particolari per garantire che gli interventi di controllo del tabacco
raggiungano le popolazioni vulnerabili con uso elevato di tabacco.
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2. Fumo passivo
Rendi la tua casa libera dal fumo .
Sostieni politiche antifumo sul posto di lavoro.
L'esposizione al fumo passivo sul posto di lavoro e a casa è associata a malattie evitabili, tra cui il cancro.
Una panoramica degli effetti dannosi per la salute causati dall’uso del tabacco e dall'inalazione di fumo
passivo è mostrato in Figura 1.
Figura 1: Problemi di salute dovuti al fumo e all’esposizione a fumo passivo
La casa può essere un luogo frequente di esposizione al fumo passivo. In tutta Europa, ci sono differenze
nell'adozione di divieti di fumo in casa, con la prevalenza di case libere dal fumo che vanno dal 31% a più
del 90% a seconda dei paesi. Maggiore protezione dall'esposizione al fumo passivo è desiderabile e
realizzabile per fumatori e non fumatori che evitano di fumare nelle loro case e nelle loro automobili.
In paesi in Europa in cui è ancora consentito fumare sul posto di lavoro, l'adozione di politiche antifumo
complete, come delineato dall'articolo 8 della Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) Convenzione
quadro sul controllo del tabacco (FCTC), è l'opzione migliore per garantire che tutti i cittadini che lavorano
siano ugualmente e completamente protetti dal fumo passivo. La raccomandazione del Consiglio della
Commissione europea del 30 novembre 2009 sugli ambienti liberi dal fumo, sulla base del WHO FCTCarticolo 8, ha chiesto agli Stati membri l'attuazione di ambienti pubblici e di luoghi di lavoro e trasporti
pubblici liberi dal fumo.
Che cosa è il fumo passivo?
Il fumo passivo (noto anche come " fumo ambientale da tabacco” o come "fumo di altri individui” o
"inquinamento da fumo di tabacco") è il fumo emesso dall'estremità accesa dei prodotti del tabacco,
usualmente in combinazione con il fumo emesso dal fumatore. L'inalazione del fumo altrui da parte dei non
fumatori può essere considerato involontario o fumo passivo.
Il fumo passivo è dannoso per la salute?
L'inalazione di fumo passivo provoca la morte prematura e un certo numero di malattie. Essa provoca il
cancro ai polmoni, malattie coronariche, e malattie respiratorie, e ha un impatto negativo sulle condizioni
come l'asma.
Il personale nei luoghi di lavoro, dove la gente ancora fuma, come ad esempio in bar e ristoranti in alcuni
paesi, è fortemente esposto al fumo passivo. Nel Regno Unito, l'inalazione di fumo passivo si stima che
causi il 14-15% dei casi di cancro al polmone nei non fumatori. Questa frazione può essere maggiore nei
paesi in cui la prevalenza di esposizione al fumo passivo è superiore a questa, per esempio in paesi con alti
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livelli di fumo. Tra le persone che non hanno mai fumato , quelli esposti a fumo passivo hanno un rischio
doppio di sviluppare cancro al polmone rispetto a coloro che non sono esposti al fumo passivo.
Il fumo riduce la crescita del feto. Le donne incinte che fumano danno alla luce bambini che pesano in media
circa 150-250 grammi in meno rispetto a quelli figli di non fumatrici. Il basso peso alla nascita è associato ad
un aumento degli effetti negativi per la salute dei neonati. Il fumo da parte della madre è anche associato ad
un aumentato rischio di della morte improvvisa del lattante (SIDS Sudden Infant Death Syndrome), e di
problemi respiratori e otiti nei bambini.
Il fumo passivo contiene sostanze cancerogene rilasciate nell'aria dalla combustione del tabacco durante il
fumo.
I non fumatori esposti al fumo passivo inalano e metabolizzano sostanze chimiche e cancerogene simili a
quelle inalate dai fumatori. Esempi di queste sostanze chimiche sono sostanze cancerogene come le
nitrosammine specifiche del tabacco e idrocarburi policiclici aromatici (IPA).
Studi basati su non fumatori hanno scoperto che coloro che inalano fumo passivo al lavoro e/o a domicilio in
modo continuato, hanno un rischio doppio di sviluppare il cancro al polmone rispetto ai non-fumatori non
esposti.
Quali sono i vantaggi di una casa libera dal fumo?
Le case libere da fumo riducono l'esposizione di adulti e ragazzi al fumo passivo, in particolare di coloro che
sono più vulnerabili come quelli con l’asma o adulti con malattie cardiache o malattie polmonari croniche.
Gli adolescenti che vivono in case in cui è consentito fumare hanno più probabilità di iniziare a fumare
rispetto a quelli che vivono in case in cui è proibito fumare.
I fumatori che vivono in case libere dal fumo fumano meno sigarette al giorno. Le case libere dal fumo
facilitano per coloro che hanno smesso di fumare l’astenersi più a lungo dal fumo.
Case libere dal fumo sono un chiaro messaggio che il fumo è inaccettabile.
Una casa libera dal fumo, in cui nessuno è autorizzato a fumare in nessun momento e in nessuna
circostanza è più efficace nel proteggere i bambini dall'esposizione al fumo passivo piuttosto che restrizioni
parziali. Fumare alla finestra, o sulla porta, non rende la casa libera dal fumo.
Un’ulteriore riduzione dell'esposizione al fumo passivo è realizzabile, non fumando in auto e in altri veicoli
privati in presenza di bambini e non fumatori. Alte concentrazioni di fumo passivo sono stati rilevati in auto,
quando si fuma, e l’apertura dei finestrini non è efficace per eliminare l'esposizione al fumo passivo.
Il mio fumo influenza gli altri?
Se siete un modello per gli altri - per esempio, i vostri figli o i fratelli più giovani - il vostro fumo può
influenzare il comportamento di altre persone intorno a voi riguardo al fumo. Se fumate, allora è più
probabile che gli altri in casa possano anche fumare, soprattutto i giovani influenzati da genitori e fratelli.
Quali sono i vantaggi dell’introduzione di una legislazione che crei un ambiente privo di fumo?
I vantaggi di una legislazione efficace senza fumo sono numerosi:
• Protegge tutti, dai pericoli del fumo passivo.
• Consente di modificare le norme sociali, rendendo il fumo meno accettabile, riducendo in tal modo sia il
fumo, che l'esposizione al fumo di tabacco.
• Porta a una sostanziale riduzione dell'esposizione al fumo passivo, riduce le disuguaglianze di salute
associate con l’esposizione al fumo passivo sul posto di lavoro, provoca un calo immediato del rischio di
malattie cardiache, e migliora i sintomi respiratori in persone esposte sul posto di lavoro.
• Influenza positivamente le imprese (tranne l'industria del tabacco) in molti modi, tra cui il miglioramento
della salute e la produttività dei dipendenti e riduce le rivendicazioni assicurative sulla salute e sui rischi.
Inoltre, i costi sono ridotti dalla riduzione dei prodotti di rifiuto del fumo nei luoghi di lavoro, dal mantenere
degli ambienti per fumatori. Politiche antifumo non causano un calo nelle attività commerciali di ristoranti e
bar.
• Riduce il consumo di sigarette tra i fumatori e dà loro una maggiore occasione di smettere di fumare con
successo.
• Riduce il consumo di tabacco tra i giovani.
• Conduce ad avere casa libere dal fumo.
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3. Mantenere un peso corporeo ideale
C'è una forte evidenza che le persone possono ridurre il rischio di cancro, adottando comportamenti
alimentari sani e di stili di vita salutari. Nelle popolazioni europee, le persone che seguono uno stile di vita
sano che rispetti le raccomandazioni per la prevenzione del cancro hanno un rischio stimato di cancro
inferiore del 18% rispetto alle persone il cui stile di vita e il peso corporeo non soddisfano le
raccomandazioni. Tale riduzione del rischio corrisponde ad uno stile di vita sano che comprende: avere un
peso corporeo normale (indice di massa corporea [BMI] tra 18,5 e 24,9 kg / m2) e evitare gli alimenti che
favoriscono l'aumento di peso, come le bevande zuccherate e i fast food; essere moderatamente attivi per
almeno 30 minuti al giorno; allattare al seno (per le donne); mangiare per lo più cibi di origine vegetale;
limitare l'assunzione di carne rossa; evitare carni trasformate; e limitare il consumo di bevande alcoliche.
Ho un rischio maggiore di sviluppare il cancro se sono in sovrappeso?
Sì. All’aumento del grasso corporeo aumenta la probabilità di sviluppare alcuni tipi di cancro: - quelli
dell'intestino (colon e retto), reni, esofago, pancreas e cistifellea, e, inoltre nelle donne, quelli del seno (nelle
donne in post-menopausa), della mucosa uterina (endometrio), e dell’ovaio.
L’eccesso di grasso corpo aumenta il rischio di cancro molto probabilmente promuovendo l’infiammazione e
livelli crescenti di una serie di fattori di crescita e ormoni, che a loro volta stimolano la crescita delle cellule
tumorali.
Come posso evitare l'aumento di peso?
Per mantenere il peso basso, è necessario portare avanti una dieta sana, ed è particolarmente utile essere
fisicamente più attivi possibile. Per la perdita di peso, si consiglia di ridurre sia l’intake calorico che
aumentare l'attività fisica. 58
4. L'attività fisica
Essere fisicamente attivi nella vita quotidiana. Limitare il tempo che passi seduto.
C'è una forte evidenza che le persone possono ridurre il rischio di cancro, adottando comportamenti
alimentari sani e di stili di vita salutari. Nelle popolazioni europee, le persone che seguono uno stile di vita
sano che rispetti le raccomandazioni per la prevenzione del cancro hanno un rischio stimato di cancro
inferiore del 18% rispetto alle persone il cui stile di vita e il peso corporeo non soddisfano le
raccomandazioni. Tale riduzione del rischio corrisponde ad uno stile di vita sano che comprende: avere un
peso corporeo normale (indice di massa corporea [BMI] tra 18,5 e 24,9 kg / m2) e evitare gli alimenti che
favoriscono l'aumento di peso, come le bevande zuccherate e fast food; essere moderatamente attivi per
almeno 30 minuti al giorno; allattare al seno (per le donne); mangiare per lo più cibi di origine vegetale;
limitare l'assunzione di carne rossa; evitare carni trasformate; e limitare il consumo di bevande alcoliche.
Quali tipi di tumore possono essere prevenuti dall’attività fisica?
Essere fisicamente attivi riduce il rischio di tumori del grosso intestino (colon-retto), e nelle donne del seno e
della mucosa uterina (endometrio), qualunque sia il peso corporeo. Questi sono tra i tumori più comuni in
Europa. L'attività fisica aiuta anche a contenere l'aumento di peso - che avrà un ulteriore effetto sulla
riduzione dei rischi di questi e di altri tipi di cancro, tra cui rene, pancreas, esofago e tumori della cistifellea.
Di quanto posso ridurre il mio rischio di cancro essendo fisicamente attivo?
È stato stimato che il rischio di cancro è inferiore di circa il 4% in persone che sono moderatamente attive
per almeno 30 minuti al giorno (o almeno 150 minuti alla settimana) rispetto a persone con bassi livelli di
attività fisica (meno di 15 minuti al giorno).
Fattori comportamentali, come ad esempio una dieta sana, un normale peso corporeo, e l'attività fisica,
tendono ad essere presenti insieme nelle stesse persone, ed è difficile separare gli effetti indipendenti. Il più
grande vantaggio della salute si ottiene con uno stile di vita sano.
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5. Alimentazione
Avere una dieta salubre
• Mangiare molti cereali integrali, legumi, verdura e frutta.
• Limitare alimenti ad alto contenuto calorico (cibi ricchi di zuccheri o grassi) ed
evitare le bevande zuccherate.
• Evitare carni lavorate; limitare la carne rossa e gli alimenti ad alto contenuto di
sale.
C'è una forte evidenza che le persone possono ridurre il rischio di cancro, adottando comportamenti
alimentari sani e di stili di vita salutari. Nelle popolazioni europee, le persone che seguono uno stile di vita
sano che rispetti le raccomandazioni per la prevenzione del cancro hanno un rischio stimato di cancro
inferiore del 18% rispetto alle persone il cui stile di vita e il peso corporeo non soddisfano le
raccomandazioni. Tale riduzione del rischio corrisponde ad uno stile di vita sano che comprende: avere un
peso corporeo normale (indice di massa corporea [BMI] tra 18,5 e 24,9 kg / m2) e evitare gli alimenti che
favoriscono l'aumento di peso, come le bevande zuccherate e fast food; essere moderatamente attivi per
almeno 30 minuti al giorno; allattare al seno (per le donne); mangiare per lo più cibi di origine vegetale;
limitare l'assunzione di carne rossa; evitare carni trasformate; e limitare il consumo di bevande alcoliche.
Che cosa è una dieta sana?
Una dieta sana è consumare la giusta quantità e varietà di alimenti che forniscono tutte le calorie (energia) e
le sostanze nutrienti per soddisfare le esigenze del vostro corpo. Questo permetterà di crescere e svilupparsi
normalmente durante l'infanzia, e di mantenere le normali funzioni dell’organismo in età adulta, in modo da
raggiungere la vecchiaia con un livello minimo di malattia e disabilità.
La giusta quantità e la varietà di cibi e le bevande saranno diverse da persona a persona a seconda dell'età,
della taglia corporea e dello stile di vita. Mentre alcune persone hanno esigenze particolari, come gli atleti o
le persone con determinate condizioni mediche, per la maggior parte di noi il giusto equilibrio di diversi
alimenti e bevande è abbastanza simile.
Ci sono diversi modi per raggiungere il bilancio dietetico. Ciò può essere illustrato in modi diversi a seconda
delle abitudini alimentari in diversi paesi.
Una dieta sana è principalmente costituita da alimenti vegetali, con abbondanza di frutta e verdura, alcuni
legumi come fagioli e piselli, e pane integrale e altri alimenti ricchi di amido come pasta e riso
Inoltre, modeste quantità di carne magra, pollame o pesce, e prodotti lattiero-caseari a ridotto contenuto di
grassi, o alternative vegetariane possono essere inclusi. Altri alimenti è importante che siano inclusi in
quantità modeste in una dieta sana, come alcuni oli vegetali (ad esempio, olio di oliva e di semi), noci e
semi. Se richiesto, aggiungere poco sale. Per evitare l'aumento di peso, gli alimenti ad alto contenuto
calorico, come dolciumi, torte e snack non dovrebbero essere mangiati troppo spesso o in grandi quantità.
L'alcol è meglio evitarlo del tutto per prevenire il cancro. Anche i prodotti commerciali altamente trasformati
che sono ricchi di grassi animali e zuccheri (come "fast food" e bevande zuccherate) dovrebbero essere
evitati il più possibile.
Oltre alla giusta varietà degli alimenti, è importante mangiare la giusta quantità di cibo - questo si ottiene
meglio controllando il peso su base settimanale (o la circonferenza vita di volta in volta, per esempio una
volta al mese).
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6. Alcool
Se bevi alcolici di qualsiasi tipo, limitane l'assunzione. Non bere alcolici è meglio
per la prevenzione del cancro.
C'è una forte evidenza che le persone possono ridurre il rischio di cancro, adottando comportamenti
alimentari e di stili di vita salutari. Nelle popolazioni europee, le persone che seguono uno stile di vita sano
che rispetti le raccomandazioni per la prevenzione del cancro hanno un rischio stimato di cancro inferiore del
18% rispetto alle persone il cui stile di vita e il peso corporeo non soddisfano le raccomandazioni. Tale
riduzione del rischio corrisponde ad uno stile di vita sano che comprende: avere un peso corporeo normale
(indice di massa corporea [BMI] tra 18,5 e 24,9 kg / m2) e evitare gli alimenti che favoriscono l'aumento di
peso, come le bevande zuccherate e fast food; essere moderatamente attivi per almeno 30 minuti al giorno;
allattare al seno (per le donne); mangiare per lo più cibi di origine vegetale; limitare l'assunzione di carne
rossa; evitare carni trasformate; e limitare il consumo di bevande alcoliche.
Bere alcolici è una causa del cancro?
Sì. Non c'è dubbio che bere alcool può causare almeno sette tipi di cancro: quelli della bocca, dell’esofago,
della gola (faringe e laringe), del fegato, del grosso intestino (colon e retto), e della mammella.
Il consumo di qualsiasi quantità di alcol aumenta il rischio di cancro. Più alcool si beve, più alto è il rischio di
sviluppare il cancro. Ridurre il consumo o - meglio ancora - evitare l'alcool completamente, contribuirà a
ridurre il rischio di cancro.
A parte il cancro, il consumo di alcol è una causa di malattia?
Sì. Oltre al cancro, bere alcol può causare varie altre malattie, come la cirrosi epatica o la pancreatite. L'alcol
è dannoso in termini di rischio di cancro a qualsiasi livello di assunzione. Le linee guida internazionali hanno
fissato dei limiti consigliati massimi di assunzione di alcol: circa una bevanda standard al giorno per le donne
e due drink standard al giorno per gli uomini. Bere alcol in quantità superiori a questi valori raccomandati può
danneggiare quasi ogni organo e sistema del corpo.
Bere alcol in quantità superiori ai limiti raccomandati può causare, tra gli altri: ictus e scompenso cardiaco;
disturbi mentali e comportamentali, tra cui la depressione, la violenza, e la perdita di memoria; malattia
mentale; leucemia nei bambini di madri che bevono durante la gravidanza; e malattia epatica alcolica. Più
alcool si beve, maggiore è il rischio. Inoltre, bere alcolici è pericoloso quando si guida un veicolo o nel tempo
libero o durante attività professionali che richiedono un alto livello di attenzione. L’alcool dovrebbe essere
evitato durante la gravidanza e l'allattamento, e può anche essere dannoso quando si prendono determinati
farmaci.
Le bevande alcoliche sono spesso ricchi di calorie, e ridurre il consumo o - meglio ancora - evitare
completamente l'alcool vi aiuterà anche a perdere peso o mantenere un peso sano, e, a sua volta a
contribuire a ridurre ulteriormente il rischio di cancro. È possibile utilizzare un "calcolatore di calorie
alcooliche" per vedere quante calorie ci sono nelle diverse bevande alcoliche.
Tutti i tipi di bevande alcoliche aumentano il rischio di cancro?
Sì. L'alcol in qualsiasi forma aumenta il rischio di cancro, in quanto l’alcool stesso provoca danni. I principali
tipi di bevande alcoliche sono il vino, la birra e i liquori, ma qualsiasi bevanda che contenga alcol può
provocare il cancro. Le bevande alcoliche hanno diverse gradazioni alcoliche. Siate consapevoli del fatto che
alcuni superalcoolici possono contenere percentuali di alcool particolarmente alte, e che alcuni tipi di birra
possono avere un contenuto alcolico molto superiore alla media.
Perché bere alcolici provocare il cancro?
Ci sono diversi motivi per cui bere alcool provoca il cancro. È probabile che diversi tumori siano causati in
modi diversi, ad esempio:
◦ Etanolo e l'acetaldeide: l’alcool (etanolo) viene trasformato nel nostro corpo in una sostanza chimica
chiamata acetaldeide. Sia l'etanolo e l’acetaldeide sono sostanze cancerogene.
◦ La cirrosi epatica: l'alcool danneggia le cellule del fegato e può causare una malattia chiamata cirrosi
epatica. La cirrosi aumenta la probabilità di sviluppare il cancro del fegato.
◦ Ormoni: l'alcool può aumentare i livelli di alcuni ormoni, come gli estrogeni. Alti livelli di estrogeni
aumentano il rischio di cancro al seno.
Che cosa accade se bevo alcool e fumo?
La combinazione di fumo e alcool è particolarmente pericoloso, e il rischio di cancro combinato da queste
due esposizioni è particolarmente elevato. Bere alcol rende più facile per i tessuti della bocca e della gola
l’assorbimento delle sostanze chimiche cancerogene contenute nel fumo di tabacco. Questo è uno dei motivi
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per cui le persone che bevono e fumano moltiplicano il danno tissutale e hanno un rischio particolarmente
elevato di tumori della bocca e della gola (tratto respiratorio superiore) e dell'esofago.
Posso ridurre il rischio di cancro, se smetto di bere alcolici?
Smettere o ridurre significativamente il consumo di alcool riduce il rischio di cancro, dopo diversi anni, ma
non può eliminarlo completamente a seconda della esposizione durante la vita. Inoltre, può anche ridurre gli
altri danni causati dal consumo di alcool. Ma ricordate che il fumo di tabacco e bere alcolici è la
combinazione peggiore per la salute e per ridurre il rischio di cancro si dovrebbe sia smettere di fumare che
smettere di bere alcolici.
Cosa è peggio: bere troppo in modo episodico o bere moderatamente ogni giorno?
Bere regolarmente oltre i limiti raccomandati può avere conseguenze sulla salute acute o croniche, nonché
può aumentare il rischio di cancro. Bere pesantemente in modo episodico (cioè bere più di 5-6 bevande
alcoliche per gli uomini e più di 4-5 bevande alcoliche per le donne in una sola occasione) si definisce
come binge drinking. E' in aumento in alcuni paesi (in particolare in Irlanda, Repubblica Ceca e Ucraina), in
particolare tra i giovani maschi ed ha importanti effetti nocivi per la salute. Il binge drinking, può essere
anche peggio che bere regolarmente in termini di rischio di cancro. Tuttavia, si deve sottolineare che il
rischio di cancro aumenta chiaramente con la quantità e la durata del consumo di alcol.
Bere piccole quantità di alcool fa bene al cuore?
L'effetto del consumo di alcool sul cuore dipende dalla quantità consumata e dalla frequenza di consumo.
Bere più di un bicchiere al giorno per le donne o più di due bicchieri al giorno per gli uomini aumenta il
rischio di ictus, insufficienza cardiaca e malattia coronarica, e più si beve, più alto è il rischio. Alcuni studi
hanno dimostrato che le persone ad alto rischio di malattie cardiache, in particolare gli uomini di mezza età,
che bevono quantità limitate di alcool (meno di un bicchiere al giorno per le donne e meno di due bicchieri al
giorno per gli uomini), hanno un rischio leggermente inferiore di malattia coronarica rispetto alle persone che
non bevono affatto. Tuttavia, non è chiaro se le bevande alcoliche stesse sono responsabili di questo effetto.
Altri fattori (tra cui una dieta sana, l’attività fisica, il non fumare, e il mantenimento di un peso corporeo sano)
riducono in modo più efficace il rischio di malattie cardiache. Non è consigliato ai non bevitori di iniziare a
bere per ridurre il rischio di malattie cardiache.
Quanto è una bevanda standard?
Di norma, una bevanda standard contiene circa 10-12 grammi di alcool puro (vedi Figura 1).
Figura 1: Misure standard di birra, vino e liquori, che contengono ciascuno circa 10-12 grammi di alcol puro.
Da sinistra a destra: 10-12 g di alcol puro sono contenuti in 280-330 ml di birra, 150-180 ml di champagne,
30-40 ml di whisky o altri superalcolici, 60-80 ml di liquore, e 100-120 ml di vino rosso.
Di quanto posso ridurre il rischio di cancro limitando l’assunzione di alcol?
Meno alcool si beve, minore è il rischio di cancro. Nel complesso, il rischio di cancro negli uomini che
consumano meno di due bevande alcoliche (meno di 20 grammi di alcool puro) al giorno e le donne che
consumano meno di una bevanda alcolica (meno di 10 grammi di alcol puro) al giorno è inferiore del 6% a
quello di persone con maggiori consumi di alcool. In particolare, riducendo il consumo da quattro o più
bevande alcooliche al giorno a una o meno di una, può ridurre il rischio di cancro al fegato del 21%, quello di
cancro del colon retto del 31%, e nelle donne il rischio di cancro della mammella del 30%. Stili di vita, come
una dieta sana, un normale peso corporeo, e l'attività fisica, tendono ad essere presenti insieme nelle stesse
persone, ed è difficile separare gli effetti indipendenti. Il più grande vantaggio per la salute si ottiene con uno
stile di vita sano.
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7. Esposizione al sole / UV
Evitare troppo sole, soprattutto per i bambini. Utilizzare protezioni solare. Non
utilizzare lettini solari.
La radiazione solare contiene la luce che noi possiamo vedere e la radiazione infrarossa, che sentiamo
come calore, così come la radiazione ultravioletta invisibile (UV). La radiazione solare ottica è essenziale per
il pianeta Terra (ad esempio per la fotosintesi) e per gli esseri umani.
La radiazione UV di lunghezza d'onda molto corta (UV-C) è completamente assorbita dallo strato di ozono
nella parte superiore dell’atmosfera, ma alcuni dei raggi UV a lunghezza d'onda corta (UV-B) e a lunghezza
d'onda lunga (UV-A) raggiungono la superficie terrestre. La radiazione UV-B è necessaria per la sintesi della
vitamina D a livello della cute; però le radiazioni UV-B e UV-A causano danni alla pelle che, a lungo termine,
possono condurre a tumori della pelle.
Perché è importante evitare l'eccessiva esposizione al sole?
La radiazione solare contiene la radiazione ultravioletta non visibile (UV). Questa radiazione UV provoca
danni alla pelle che, a lungo termine, possono condurre a tumori della pelle. Il cancro della pelle nelle
popolazioni di tutto il mondo prevalentemente con la pelle chiara è drammaticamente aumentato negli ultimi
decenni. L'incremento si presume sia dovuto principalmente alle tendenze di moda, a un cambiamento negli
stili di vita con maggiori attività all'aria aperta, e a comportamenti che portano ad una eccessiva ricerca del
sole, come il desiderio di una pelle abbronzata, e anche l'uso di fonti artificiali di UV, come i lettini solari.
Ci sono diversi tipi di cancro della pelle. Il melanoma (il cosiddetto "cancro nero della pelle") proviene dai
melanociti, cellule produttrici di pigmento, e anche se è il tipo meno comune, è il più aggressivo, con
prognosi infausta se diagnosticato tardi.
Oltre il melanoma, ci sono due tipi principali di cancro della pelle: il carcinoma basocellulare (BCC) e il
carcinoma a cellule squamose (SCC) ("cancro bianco della pelle"). BCC è il tumore più frequente nelle
popolazioni di pelle chiara di tutto il mondo. BCC solo raramente si diffonde (metastatizza), ma può
verificarsi in zone esposte del corpo, come il viso. SCC è meno comune, ma può essere fatale una volta che
il tumore si è diffuso prima di essere diagnosticato.
L'esposizione alle radiazioni UV ha molti effetti negativi sulla vostra pelle, dei quali i più immediati sono
l’abbronzatura o l’ustione.
Che vuol dire “esposizione eccessiva” al sole?
Tutta l'esposizione al sole provoca qualche danno alla pelle. Solitamente, l’organismo è in grado di riparare
il danno. Tuttavia, se il danno è grave, questo diventa sempre più difficile.
E 'difficile dare una definizione precisa di "troppo sole", perché questa dipende da caratteristiche personali
come il tipo di pelle, dalla potenza del sole, e dalla vostra posizione (Indice UV; UVI). La quantità di danni
aumenta con la durata di esposizione al sole, e il danno sarà più grave se l'esposizione avviene quando il
sole è molto forte, ad esempio intorno a mezzogiorno, durante le ore più calde del giorno (ad esempio tra
11:00 e 15:00) e nei mesi estivi. Ad esempio, con un UVI di 6, che è facilmente raggiungibile a mezzogiorno
in primavera e in estate, una persona con tipo di pelle 1 o 2 soffrirà di scottature in 10-15 minuti.
Se si va fuori al sole, è necessario assicurarsi di proteggere le parti più frequentemente esposte del corpo,
come il viso, il collo e le mani. Se sei “bruciato” dal sole, sicuramente sei stato esposto più di quanto sia
sicuro. Tuttavia, anche se non ti sei “bruciato”, potresti essere stato esposto eccessivamente. Scottature
frequenti, soprattutto durante l'infanzia e l'adolescenza, sono correlate ad un marcato aumento del rischio di
sviluppare il cancro della pelle più tardi nella vita. Ma tutte le esposizioni ai raggi ultravioletti (UV), a qualsiasi
età, aumentano il rischio di cancro della pelle.
Perché è particolarmente importante per i bambini e per i giovani evitare l'eccessiva esposizione al
sole?
Evitare un'eccessiva esposizione al sole è importante a tutte le età.
Tuttavia, più precocemente la pelle è stata esposta, maggiore è il tempo in cui il danno potrà accumularsi.
Inoltre, le cellule staminali nello strato superiore della pelle dei bambini (che sono le cellule che possono
essere responsabili per il cancro della pelle) sono più vicine alla superficie della pelle rispetto agli adulti,
rendendo i bambini più sensibili alla esposizione ai raggi ultravioletti (UV) . Inoltre, durante l'infanzia e
l'adolescenza, i tessuti del corpo sono in crescita e in rapido sviluppo. A causa di questa rapida crescita, le
cellule nei giovani sono ancora più vulnerabili ai danni derivanti dal sole. Gli adulti (genitori, familiari,
insegnanti, ecc) dovrebbero aiutare i bambini ad evitare troppo sole.
Per i bambini fino a 1 anno di età, si raccomanda di evitare l'esposizione diretta ai raggi solari, ad esempio
riparandoli all’ombra quando sono all'aperto.
63
Quando il sole è più forte?
La quantità di raggi ultravioletti (UV) del sole che raggiunge la superficie terrestre, e di conseguenza l'indice
UV, dipende da diversi fattori, i più importanti dei quali sono l’ora del giorno e la stagione.
La radiazione UV è di solito più forte per alcune ore intorno a mezzogiorno e meno forte durante le prime ore
della mattina e nel tardo pomeriggio/ sera (vedi Figura 1).
Figura 1: Profilo giornaliero della luce solare .
In estate, circa il 20-30% del totale della radiazione solare UV giornaliera è ricevuta fra le 11:00 e le 13:00, e
il 75% fra le 9:00 e le 15:00. Le variazioni stagionali di radiazione UV che raggiunge la superficie terrestre
sono sostanziali nelle regioni temperate, ma molto minori in prossimità dell’'equatore.
Altri fattori importanti che influenzano la forza di radiazione UV sulla superficie terrestre sono:
◦ latitudine geografica (le dosi UV annuali diminuiscono con l'aumentare della distanza dall'equatore).
◦ altitudine (in generale, ogni aumento di 300 metri di altitudine aumenta la capacità della luce solare di
provocare ustioni di circa il 4%).
◦ riflesso superficiale (a causa di neve, acqua) (la neve riflette fino al 85% dei raggi UV, e l’acqua di circa 510%;la radiazione UV riflessa può danneggiare la pelle coma la radiazione UV diretta).
◦ nuvolosità (la quantità di cui la radiazione UV che raggiunge la superficie terrestre è ridotta dalle nuvole,
dipende dallo spessore, dalla densità, e dalla forma delle nuvole).
L’inquinamento atmosferico (come le nuvole, lo smog in città per l'inquinamento atmosferico modificano la
quantità di radiazione UV che raggiunge la superficie terrestre).
Che cosa è l'indice UV? Il Global Solar UV Index, o indice UV, esprime la quantità /intensità della radiazione ultravioletta (UV) solare
misurata o prevista in un luogo particolare in un particolare giorno. In molti paesi, è riportato nelle previsioni
meteo del giorno, soprattutto in estate, per informare l'opinione pubblica circa l'intensità del sole e il livello
delle misure di protezione solare necessarie. Molte previsioni meteo su Internet includono informazioni
sull'indice UV. Nella figura 2, sono spiegati i diversi livelli dell’indice UV e forniti consigli corrispondenti per le
misure di protezione necessarie.
Figura 2: L’indice UV
64
Ci sono persone a maggior rischio per il sole? E’ importante il tipo di pelle, il colore dei capelli, o il
colore degli occhi?
Sì. Le persone con la pelle chiara si bruciano più facilmente sotto il sole rispetto alle persone con la pelle
scura. Più la pelle è sensibile al sole, più è importante proteggerla dagli effetti nocivi del sole. Di solito, si
distinguono sei tipi differenti di pelle. Il tipo di pelle è la caratterizzazione della sensibilità della pelle ai raggi
ultravioletti (UV). Alcune caratteristiche che possono aiutare nel definire il tipo di pelle sono riportate di
seguito, e ordinate dalla più sensibile alla meno sensibile:
• 1. La pelle si brucia molto facilmente, e mai, o quasi mai, si sviluppa l'abbronzatura.
• 2. La pelle si brucia facilmente, e si abbronza lentamente.
• 3. La pelle non si brucia facilmente, e si abbronza.
• 4. La pelle non si brucia quasi mai, e si abbronza facilmente (tipo di pelle del Mediterraneo).
• 5. La pelle non si brucia, è una pelle naturalmente scura (tipo di pelle delle popolazioni asiatiche).
• 6. La pelle non si brucia mai, è naturalmente una pelle di colore scuro (tipo di pelle delle popolazioni
africane).
Figura 3: Tipi di pelle
Colore naturale della
pelle
Tipo
Sensibilità UV
La pelle si brucia molto
facilmente, e mai, o
quasi mai, si sviluppa
l'abbronzatura più a
rischio di cancro della
pelle
Massimo rischio di cancro
della pelle
+++
La pelle si brucia
facilmente e si
abbronza lentamente
Elevato rischio di cancro
della pelle
Marrone chiaro, pelle
olivastra con capelli
scuri e occhi marroni o
verdi.
++
La pelle non si brucia
facilmente, e si
abbronza.
Elevato rischio di cancro
della pelle
Marrone, occhi marroni
e capelli scuri.
+
La pelle non si brucia
quasi mai e, si
abbronza facilmente.
(tipo di pelle delle
popolazioni del
Mediterraneo)
A rischio di cancro della
pelle
Marrone scuro, occhi
marroni e capelli scuri.
+/-
La pelle non si brucia
mai, una pelle
naturalmente più scura
(Pelle tipo delle
popolazioni Asiatiche)
I tumori della pelle sono
relativamente rari, ma
quelli che insorgono,
sono spesso diagnosticati
tardivamente, ad uno
stadio più pericoloso.
Profondamente
pigmentata, dal
marrone scuro al nero,
occhi marrone scuro e
capelli neri.
-
La pelle non si brucia
mai, pelle naturalmente
di colore scuro (tipica
delle popolazioni
Africane)
I tumori della pelle sono
relativamente rari, ma
quelli che insorgono,
sono spesso diagnosticati
tardivamente, ad uno
stadio più pericoloso.
Molto chiara, bianco
pallido, capelli di colore
chiaro o rossi, spesso
lentigginoso
++++
I
Tipo
Rischio di cancro della
pelle
Chiara, pelle bianca,
capelli chiari, e occhi
azzurri o marroni.
Alcuni possono avere
anche capelli scuri.
II
Tipo
III
Type
IV
Tipo
V
Tipo
VI
65
Source: IARC
Altri fattori importanti legati ad un aumentato rischio di sviluppare il cancro della pelle sono:
• Il numero di nei (nevi) sulla pelle (un numero elevato aumenta il rischio di melanoma) e la presenza di nevi
di aspetto atipico.
• Storia di cancro della pelle nei genitori o nel soggetto stesso.
• Pelle già danneggiata dall'eccessiva esposizione ai raggi UV (pelle che ha macchie per l’ età, che ha perso
la sua elasticità, che è molto rugosa).
• Immunosoppressione artificiale, cioè uso di farmaci che riducono le difese immunitarie a seguito di un
d'organo.
Il colore dei capelli e il colore degli occhi è legato al tipo di pelle. Ad esempio, le persone, con gli occhi
azzurri e i capelli rossi sono di solito più sensibili alle radiazioni UV di quelle con i capelli neri, e gli occhi
marroni.
66
8. Inquinanti
Sul luogo di lavoro, proteggersi dalle sostanze cancerogene seguendo le istruzioni
per la salute e la sicurezza.
Ci sono molte migliaia di sostanze artificiali o naturali nell'ambiente, anche nei luoghi di lavoro, alcune delle
quali sono potenziali causa di cancro. Molte di queste sostanze sono prodotti chimici.
Ridurre l'esposizione a sostanze cancerogene dipende da una combinazione di azioni e di politiche dei
governi per la protezione dei cittadini dalle sostanze nocive, e anche dalle azioni e responsabilità degli
individui nel seguire i consigli. Il controllo delle sostanze chimiche cancerogene trovate sul luogo di lavoro,
nell’ambiente generale, o in casa richiede entrambi i tipi di azione. I governi devono definire le politiche e
mettere in atto i regolamenti (ad esempio i limiti di protezione, le zone di sicurezza, il divieto di sostanze
chimiche) e controllare il rispetto di tali norme; produttori industriali o altre industrie devono adattare i loro
processi per conformarsi alle normative; e i datori di lavoro devono prevedere misure di protezione per i
propri lavoratori (ad esempio, dispositivi di protezione).
Anche gli individui possono contribuire ad un ambiente più sano, ad esempio, contribuendo a diminuire
l'inquinamento atmosferico, utilizzando meno l’auto. Come raccomandazione per le persone per prevenire il
cancro, è essenziale seguire le istruzioni di sicurezza e salute sul luogo di lavoro.
Altri punti importanti sono: (I) i tumori di origine professionale sono prevenibili, il che sottolinea che la
protezione dei lavoratori è fondamentale e ciò deve essere sostenuto e richiesta dal mondo del lavoro; (II)
molte norme sono in vigore, che hanno ridotto l'esposizione a molte delle sostanze cancerogene, ma c'è
ancora spazio per migliorare.
Quali sono le più importanti sostanze chimiche presenti nell'ambiente, che possono provocare il
cancro, e che i tumori fanno causare?
Alcune delle più importanti sostanze chimiche nel nostro ambiente nei paesi dell'Unione europea sono gli
inquinanti che contaminano l'aria esterna e interna, comprese tutte le forme di amianto, il benzene, i gas di
scarico del motore diesel e gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA); i contaminanti di acqua e cibo quali
l’arsenico e i composti inorganici; dell’arsenico, e gli inquinanti organici persistenti (POP), come le diossine.
L'inquinamento atmosferico è stato recentemente classificato dall'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul
Cancro (IARC) come una miscela di più sostanze inquinanti che possono causare il cancro.
Ci sono un certo numero di tipi di cancro per i quali vi sono prove sufficienti che sono causati da sostanze
chimiche presenti nell'ambiente. Tumori del polmone, della vescica, e della pelle, così come il mesotelioma,
le leucemie e i , linfomi sono i tipi importanti (Figura 1).
Altre esposizioni ambientali rilevanti sono il fumo passivo),il radon, e i raggi ultravioletti (UV) del sole.
Devo preoccuparmi se vivo in o vicino ad una zona industriale?
L'approccio migliore è quello di tenersi informati consultando fonti affidabili di informazioni, come ad esempio
da parte delle autorità sanitarie locali.
In alcune circostanze l'esposizione a una varietà di sostanze, ad esempio per gli inquinanti dell'aria, può
aumentare in prossimità dei siti industriali (ad esempio inceneritori, discariche, o mulini di lavorazione), e
occasionalmente può aumentare oltre i limiti accettabili. Inoltre, vi è spesso preoccupazione quando i
risultati dei rapporti dei media riportano di sostanze chimiche potenzialmente tossiche nell’ acqua, nel cibo,
nel suolo, o nell'aria, e insieme riportano i cosiddetti "cluster cancro" (isolata ed elevata incidenza di
cancro). Tuttavia, ci sono stati pochissimi casi nell'Unione europea negli ultimi anni in cui l'esposizione a
sostanze chimiche tossiche è stata associata a un corrispondente aumento di insorgenza del cancro.
Tuttavia, dovrebbe essere fatto ogni sforzo per ridurre al minimo e controllare lì esposizione della
popolazione generale in prossimità dei siti inquinanti.
L'inquinamento atmosferico può essere elevato in aree di traffico intenso. Per ridurre l'esposizione
all'inquinamento atmosferico, sono necessarie azioni congiunte della società e dei governi. Mentre la
regolamentazione deve essere decisa, stabilita e controllata dal governo, devono essere stabilite e fornite
scelte alternative all’uso dell’auto privata. Ogni individuo può contribuire utilizzando alternative al trasporto
pubblico, come il car sharing o utilizzare le biciclette per contribuire alla riduzione del traffico.
Lo stress sul lavoro può causare il cancro?
Lo stress non è una causa nota di cancro. Ad esempio, un ampio studio su uomini e donne europee in molti
luoghi di lavoro differenti hanno suggerito che lo stress sul lavoro è improbabile che sia un fattore di rischio
per il cancro. Situazioni stressanti possono con più probabilità indurre alcune persone ad assumere
comportamenti non salutari come il fumo, l'eccesso di cibo, o il bere eccessivo, che aumentano il rischio di
cancro.
67
9. Le radiazioni
Verificare se si è esposti a radiazioni naturali da alti livelli di radon nella
propria abitazione. Fare in modo di ridurre gli alti livelli di radon.
Il radon è un gas radioattivo naturale che può causare l'esposizione a radiazioni in casa.
Che cosa è la "radiazione"? Quali tipi di radiazioni ci sono?
La radiazione è energia sotto forma di onde o particelle. La radiazione può essere diviso in due tipi principali:
radiazioni ionizzanti e non ionizzanti. Le radiazioni che hanno abbastanza energia per rompere i legami
chimici e creare ioni vengono indicate come "radiazioni ionizzanti". Danneggiando il DNA di una cellula,
possono causare mutazioni, che, se trasmesse alle successive generazioni di cellule, possono anche
portare al cancro o ad altri effetti nocivi per la salute. Le radiazioni ionizzanti esistono sotto forma di
particelle, come particelle alfa o neutroni, o sotto forma di raggi, come raggi gamma o raggi X.
Siamo tutti esposti a diverse quantità di radiazioni ionizzanti provenienti da diverse fonti, sia naturali
(radiazione cosmica o terrestre) sia artificiali (ad esempio, applicazioni mediche, energia nucleare, ricaduta
test di armi nucleari molti anni fa). Le radiazioni ionizzanti sono usate a scopo diagnostico e terapeutico.
L'esposizione individuale alle radiazioni ionizzanti dipende da diversi aspetti della vostra vita, ad esempio
dove si vive, se avete ricevuto radiazioni nell’ambito di una procedura medica, e se il vostro lavoro prevede
l'esposizione a radiazioni; esposizioni tipiche a radiazioni sono descritte più avanti.
La radiazione ottica comprende luce, la radiazione infrarossa e quella ultravioletta (UV). Le radiazioni UV
possono danneggiare le cellule viventi e causare il cancro della pelle.
Le radiazioni non ionizzanti non hanno abbastanza energia per danneggiare il DNA nello stesso modo delle
radiazioni ionizzanti, ma provocano un trasferimento di energia ai tessuti, ad esempio mediante il calore.
Così funzionano i forni a microonde. Le radiazioni non ionizzanti sono composte di campi elettrici e
magnetici, ad esempio le microonde e le onde radio, e di campi a bassa frequenza generati dagli
elettrodomestici e dalle linee elettriche.
Che cosa è il radon? Quali tipi di cancro può causare?
Il radon è un gas radioattivo naturale che è presente nella crosta terrestre. Il radon è parte di una lunga
catena di decadimento radioattivo che inizia con l'uranio, presente nelle rocce e nel suolo da quando si è
formata la Terra. Il radon non può essere rilevato dagli esseri umani perchè non ha colore o odore, ma può
essere misurato per la sua radioattività. Alcune case hanno alte concentrazioni di radon, specialmente
quelle costruite in zone in cui l'uranio è naturalmente presente nel suolo e nelle rocce. Radon può anche
essere presenti in materiali da costruzione e nell’acqua potabile, ma nella maggior parte dei casi, questi
causano una esposizione a radiazioni molto minore del radon emesso dal suolo.
Mentre radon in sé è un gas, i suoi prodotti di decadimento radioattivo non lo sono, e si attaccano alle
particelle di polvere nell'aria. Respirando i prodotti di decadimento, la radiazione emessa può danneggiare i
polmoni.
L'esposizione al radon aumenta il nostro rischio di cancro ai polmoni. Il rischio supplementare è
proporzionale alla concentrazione di radon nell'aria che respiriamo e alla durata dell'esposizione al radon.
I fumatori e gli ex-fumatori presentano un maggior rischio di esposizione al radon?
Sì. Il radon è più probabile che aumenti il rischio di cancro al polmone in persone che fumano e negli exfumatori.
Come sono esposto alle radiazioni ionizzanti, a parte il radon?
Siamo tutti esposti a radiazioni ionizzanti provenienti da origini naturali e artificiali. Il livello individuale di
esposizione alle radiazioni e la dose, misurata in millisievert (mSv) all'anno, dipende da dove si vive, che
lavoro che si fa, da ciò che si mangia e si beve, e dalle procedure mediche subite. Si stima che la persona in
media in Europa, riceve 4 mSv di radiazioni all'anno. In base agli stile di vita di cui sopra, molte persone
ricevono esposizioni significativamente superiore o inferiore alla media.
Per molti di noi, la singola dose di radiazioni più grande viene dal radon in casa, ma questo varia
notevolmente tra le case e luoghi. La maggior parte delle altre fonti naturali, come i raggi cosmici e bassi
livelli di radioattività naturale negli alimenti, non sono facilmente controllabili dai singoli, ma in generale
questi non raggiungono livelli significativi.
68
In Europa, la principale fonte di esposizione alle radiazioni artificiali sono procedure mediche, in particolare
quelle utilizzate a scopo diagnostico. L’uso medico di radiazioni è per una migliore diagnosi (ad esempio
radiografie prese per localizzare malattie o lesioni per il trattamento dei casi) o per il trattamento
(radioterapia per il trattamento del cancro), e viene quindi applicato a beneficio del paziente, e l'esposizione
alle radiazioni ricevute è normalmente accettabile, considerando i grandi benefici.
Altre fonti artificiali di esposizione alle radiazioni, come i piccoli, rilasci inevitabili di materiale radioattivo dalle
centrali nucleari nel loro normale esercizio, risultano in dosi che sono molto piccole in confronto.
Alcuni dipendenti, tra cui gli equipaggi delle compagnie aeree, i lavoratori nucleari, e alcuni minatori
sotterranei, possono ricevere le esposizioni di radiazioni più elevate se lavorano con materiali radioattivi o in
luoghi con più elevati livelli di radiazione.
Due importanti incidenti nucleari – alla centrale di Chernobyl, Ucraina, nel 1986 e a Fukushima, in Giappone,
nel 2011 - hanno provocato l'emissione di grandi quantità di materiale radioattivo e causato l'esposizione alle
radiazioni di grandi popolazioni. Tuttavia, l'esposizione da Chernobyl alle popolazioni al di fuori dell'ex
Unione Sovietica riguarda una frazione molto piccola oltre alla dose di vita accumulata, e la radiazione
derivante da Fukushima è stata trascurabile in Europa.
Qual è il rischio di cancro dovuto alle radiazioni ionizzanti?
Ogni dose di radiazioni ionizzanti può aumentare il rischio di cancro nella vita, ma basse dosi di radiazioni
aumentano il rischio in piccola quantità. La prova di ciò viene da una serie di studi che hanno esaminato
attentamente i tassi di cancro in grandi gruppi di persone con diversi livelli di esposizione alle radiazioni;
questo include persone che sono sopravvissute alle bombe atomiche che sono state sganciate sul
Giappone, persone che sono state esposte a radiazioni sul posto di lavoro, e persone che hanno vissuto per
lungo tempo in case con alti livelli di radon.
Figura: Fonti di radiationi
Esiste un rischio di cancro da radiazioni non ionizzanti, come i campi elettromagnetici di linee
elettriche, le microonde utilizzate in forni a microonde e le onde radio utilizzate per le tecnologie
wireless (cellulari, Wi-Fi, televisione, radio e)?
Elettrico, magnetico, o campi elettromagnetici emessi da dispositivi come elettrodomestici, trasmettitori di
radiodiffusione, linee elettriche oi cavi elettrici, telefoni cellulari o altre comunicazioni wireless non hanno
abbastanza energia per rompere i legami chimici; quindi, questi campi sono chiamati "radiazioni non
ionizzanti".
Tuttavia, alcune tecnologie sono relativamente nuove, o il modo in cui vengono utilizzati sono cambiati. In
tali situazioni, ci vuole molto tempo per gli scienziati per raccogliere dati sufficienti per escludere il rischio di
cancro con certezza.
Ad esempio, ci sono alcune questioni aperte relative al pesante uso di telefoni cellulari. Fino a che
conclusioni scientifiche solide non si possono trarre, alcune misure semplici da seguire possono essere
utilizzato per ridurre l'esposizione di tutti i giorni, come l'utilizzo di un set vivavoce wireless o evitare
telefonate molto lunghe.
69
10a. L'allattamento al seno
L'allattamento al seno riduce il rischio di cancro della madre.
Se è possibile, allattare il bambino.
L'allattamento al seno è un particolare tipo di comportamento sano.
Per quanto tempo i bambini dovrebbero essere allattati al seno?
Si raccomanda che i bambini siano allattati al seno, senza dare altri alimenti o bevande, fino a circa 6 mesi
di età; successivamente, l'allattamento al seno è raccomandato accanto ad altri alimenti in qualità e quantità
appropriate.
Quanto posso ridurre il rischio di cancro al seno allattando?
Le donne che allattano i loro bambini per periodi prolungati hanno un minor rischio di sviluppare il cancro al
seno in età avanzata, rispetto alle donne che non allattano.
Più a lungo una donna allatta, più è protetta contro il cancro al seno. La riduzione del rischio è circa il 4% per
ogni cumulativi 12 mesi di allattamento (ottenuti sommando i periodi in cui una donna ha allattato ogni
bambino), oltre ad una riduzione del rischio di cancro al seno legata direttamente all’aver avuto un bambino.
Inoltre, è importante sottolineare che il latte materno è il miglior alimento per bambini e porta molti benefici
per la salute.
In che modo l'allattamento al seno aiuta a ridurre il rischio di cancro?
Il meccanismo per l'effetto protettivo dell’allattamento non è del tutto chiaro. Gli effetti benefici possono
essere spiegati con modificazioni della struttura del seno e con un minor tempo di esposizione agli ormoni
nella madre.
Oltre alla protezione contro il cancro al seno, l'allattamento al seno ha altri effetti benefici per la
madre?
Sì. Ci sono prove sostanziali che l'allattamento prolungato aiuta a ridurre l'aumento di peso a lungo termine,
nonché a promuovere un ritorno più rapido alla peso pre-gravidico. Donne di mezza età che -da giovani hanno allattato i loro bambini hanno minore probabilità di essere in sovrappeso o obesi, rispetto alle donne
che hanno allattato i loro figli. Seguire le raccomandazioni di uno stile di vita sano è importante per
mantenere un peso corporeo sano.
L’allattamento al seno è utile per il bambino?
L'allattamento al seno ha molti vantaggi per il bambino. Il latte materno contiene tutte le sostanze nutritive,
vitamine e minerali di cui il bambino ha bisogno durante i primi 6 mesi di vita. Il latte materno aiuta a
proteggere contro le comuni malattie dell'infanzia, come infezioni delle basse vie respiratorie, infezioni
dell'orecchio, diarrea, e asma, tra le altre; riducendo così il rischio di ricoveri e/o trattamenti ospedalieri per
malattie allergiche e infettive. Il latte materno riduce anche il rischio di malattie croniche più tardi nella vita,
come la pressione alta, il colesterolo alto, l'obesità e il diabete di tipo 2, e contribuisce allo sviluppo cognitivo
del bambino. Rispetto ai bambini allattati artificialmente, quelli allattati al seno presentano un aumento di
peso durante l'infanzia che è più vicino agli standard dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), e a
un minor rischio di un aumento di peso eccessivo durante la crescita successiva – condizioni che sono
entrambe legate a minor rischio di essere in sovrappeso in età adulta.
.
70
10b. La terapia ormonale
La terapia ormonale sostitutiva (HRT) aumenta il rischio di alcuni tumori. Limitare
l'uso della terapia ormonale sostitutiva.
La terapia ormonale sostitutiva è un tipo specifico di farmaci ormonali solitamente prescritto per i sintomi
della menopausa nelle donne.
Devo essere preoccupata di prendere la terapia ormonale sostitutiva per i sintomi della menopausa?
Se possibile si dovrebbe evitare o limitare l'uso di terapia ormonale sostitutiva.
Le donne che soffrono gravemente di sintomi della menopausa possono discutere se prendere la terapia
ormonale sostitutiva con il proprio medico. L'uso di terapia ormonale sostitutiva aumenta il rischio di tumori
della mammella, endometrio e ovaio.
I modelli di rischio per il cancro dipendono dal tipo di terapia ormonale sostitutiva (solo estrogeni o farmaci
estrogeno-progestinici combinati), e se la donna è stata sottoposta o meno a isterectomia. Alcuni studi
hanno dimostrato che l'eccesso di rischio di cancro al seno associato alla terapia combinata estrogenoprogesterone in menopausa si verifica dopo alcuni anni di trattamento e resta elevato per almeno cinque
anni dopo l'interruzione della terapia estro-progestinica, anche se il rischio inizia a calare rapidamente, poco
dopo l'interruzione del trattamento. Quindi, se si avvia la terapia ormonale sostitutiva, il trattamento deve
essere preso per il più breve tempo e alla dose più bassa possibile per controllare i sintomi della
menopausa. La terapia precisa dovrebbe essere discusso con il medico prima di iniziare il trattamento.
L’uso di contraccettivi orali aumenta il rischio di cancro?
I contraccettivi orali, composti da estrogeni e progestinici, possiedono proprietà sia preventive del cancro
che cancerogene. Poiché i contraccettivi orali sono utilizzati da individui sani qualsiasi decisione di utilizzare
questi farmaci dovrebbe essere basata su una valutazione approfondita del profilo di rischio del singolo
paziente. L'uso di contraccettivi orali è associato ad un piccolo aumento del rischio di tumori della mammella,
della cervice, e del fegato; Tuttavia, l'uso di questi farmaci protegge anche contro il cancro endometriale e
ovarico. Pertanto, dal punto di vista di cancro, non può essere data una chiara raccomandazione.
71
11. Le vaccinazioni e le infezioni
Avere cura che i propri figli prendano parte a programmi di vaccinazione per:
 Epatite B (per i nuovi nati)
 Papilloma virus (HPV) (per le ragazze)
Poche persone associano le infezioni con il cancro, ma quasi un quinto di tutti i tumori nel mondo sono
causati da agenti infettivi, tra cui virus e batteri. Tra le più importanti infezioni associate a tumori ci sono i
papillomavirus umani (HPV) che possono causare tumori della cervice uterina e anali, nonché una frazione
di cancro orale; il virus dell'epatite B (HBV) e il virus dell'epatite C (HCV), che possono provocare il cancro al
fegato; e l’Helicobacter pylori, che è un batterio che può provocare il cancro dello stomaco.
Il Virus dell'immunodeficienza umana (HIV) non causa tumori direttamente, ma le persone con l’HIV hanno
un maggior rischio di sviluppare alcuni tipi di cancro, perché il loro sistema immunitario è indebolito.
I vaccini sono il modo più efficace per prevenire alcune di queste infezioni. Vaccini altamente efficaci contro
l’HBV sono disponibili da diversi decenni e la maggior parte dei paesi include la vaccinazione HBV nei
programmi di vaccinazione dell'infanzia; la vaccinazione è anche molto efficace nel prevenire l'infezione da
HPV che causa la maggior parte dei cancri cervicali.
72
12. Screening
Partecipare a programmi di screening per i seguenti tumori:
 intestino (uomini e donne)
 seno (donne)
 cervice uterina (donne)
Alcuni tipi di tumore possono essere identificati e trattati prima che causino sintomi. Cercare di identificare il
cancro, o le condizioni che possono portare al cancro, in persone che non hanno sintomi si chiama
screening. L'obiettivo principale dello screening per il cancro è quello di prevenire la morte per cancro. Lo
screening può anche permettere l'uso di metodi di trattamento meno gravi se il tumore è rilevato abbastanza
precocemente. Per alcuni tipi di cancro, come il cancro del collo dell'utero e il cancro dell’ intestino, lo
screening può effettivamente impedire al cancro di svilupparsi.
Nell'Unione europea, lo screening è raccomandato per i tumori dell'intestino, della mammella e del collo
dell'utero, quando offerto come parte di un programma organizzato con risorse adeguate per l'alta qualità. I
programmi di screening del cancro al seno sono attualmente stabiliti nella maggior parte dei paesi
dell'Unione Europea, e quelli per il cancro dell’intestino e del collo dell'utero sono disponibili in molti paesi.
Linee guida complete che coprono tutti gli aspetti degli screening per il cancro dell’intestino, del seno e del
collo dell'utero sono state sviluppate da esperti e pubblicate dalla Commissione Europea. Queste linee guida
europee forniscono principi guida e protocolli dettagliati, norme e raccomandazioni che, se seguite,
assicurano che servizi di screening di alta qualità vengano forniti alla popolazione, 73
di M.C. MARAZZI, L. PALOMBI, S. MANCINELLI, E.
BUONOMO, G. LIOTTA, P. SCARCELLA. Volume di
180 pagine.
Gli autori, consci che l’alimentazione può essere un fattore
rilevante di salute e benessere, hanno messo a frutto la loro
duplice formazione, di igienisti e di esperti in nutrizione, per
fornire a un pubblico più vasto, studenti e interessati a un
approccio più consapevole all’alimentazione, le conoscenze
essenziali sull’argomento: le “basi conoscitive”, appunto, per
una corretta educazione alimentare.
Il libro è rivolto in primo luogo agli studenti frequentanti i
corsi di laurea triennale, sia di area sanitaria (scienze infermieristiche, scienze motorie, ecc.) che di area non sanitaria
(corso di laurea in scienze dell’educazione e della formazione, in servizio sociale, in psicologia e altri). Ma è utile anche
ai futuri medici per arricchirne la formazione professionale.
Il volume si rivolge anche ad una platea non esclusivamente accademica: in sintonia con gli sviluppi delle conoscenze
contemporanee, si muove nell’orizzonte della “salute globale”, la “Global Health”, per contribuire, a livello internazionale, alla formazione di personale sanitario chiamato non
solo a svolgere compiti clinici, ma anche ad educare alla
salute con un approccio olistico e meno frammentato.
Gli autori, forti di una esperienza più che decennale in questo
senso, hanno scritto questo testo pensando anche al grande
gap di conoscenze sanitarie dei pazienti dell’Africa Sub-Sahariana ed alla necessità di una “alfabetizzazione alla salute”
così decisiva in tale contesto.
La formazione di formatori chiamati ad entrare in contatto
con le popolazioni locali per una efficace educazione alimentare rappresenta infatti, secondo una abbondante letteratura
scientifica, il primo e più importante presidio per contrastare
molte cause evitabili di malattia.
L’UNICO LIBRO SULL’ECG
DI CUI AVRAI BISOGNO
a cura di R. ANTONELLI INCALZI. Volume di 860 pagine, riccamente illustrato a colori.
... È evidente la particolare dignità della laurea in scienze
infermieristiche e in questa prospettiva di una formazione
nella medicina interna applicata alle scienze infermieristiche.
Infatti è proprio questa la branca che maggiormente offre al
prossimo infermiere una visione ampia, direi completa del
paziente nell’articolarsi dei problemi che ne condizionano in
ambiti diversi lo stato di salute.
Tutto ciò si riflette nell’organizzazione di questo testo che,
pur rispettando scrupolosamente la libertà degli autori che vi
hanno contribuito, offre in tutti i capitoli che lo compongono
una struttura tipo che parte con l’informazione di base finalizzata all’acquisizione di quelle competenze fondamentali
per la conoscenza della malattia e del malato, non quindi una
generica informazione ma neppure una formazione di tipo
medico bensì un livello intermedio di conoscenza che renda
il futuro infermiere realmente conscio del problema alla cui
risoluzione contribuirà.
... È proprio questa l’ambizione del nostro testo: far sì che
l’infermiere realizzi al meglio le indicazioni ricevute dal
medico ma al tempo stesso le completi, contribuisca a determinarle e le arricchisca in virtù di una competenza specifica
e di un metodo peculiare di approccio al paziente che il suo
ruolo di assoluta importanza nell’assistenza medica in tutti
gli ambiti richiede e giustifica al tempo stesso.
La nuova edizione italiana del testo di Nettina riesce a fornire un’accurata spiegazione alle molteplici problematiche
assistenziali, che la professione infermieristica si pone negli
elaborati processi di nursing che il paziente impone...
I contenuti teorici sono abilmente trasformati e tradotti nella
parte applicativa, in modo da offrire la possibilità al lettore
di compararli e di avere la risposta, quasi in tempo reale alla
visione.
La veste tipografica segue un filo logico di ragionamento e
utilizzo della memoria che facilita l’apprendimento e il ricordo visivo, legato all’utilizzo di forme diverse di grafica e
scrittura, che evidenziano gli argomenti e il tratto del lessico
che più abbisogna di attenzione...
...Tutto il testo è corredato di esempi, spesso messi in evidenza in appositi riquadri nei diversi capitoli o, secondo il caso,
evidenziati da un titolo in grassetto.
€ 8,00
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LE GRANDI TRANSIZIONI
Demografica Epidemiologica Assistenziale
LE GRANDI TRANSIZIONI
Questa edizione offre una serie di revisioni e di miglioramenti: una nuova tavolozza completa di colori per rendere i
modelli, le illustrazioni e i tracciati più chiari che mai; nuovi
casi clinici per potenziare una delle caratteristiche più importanti del libro: quella di inserire tutte le nozioni nel loro corretto contesto clinico (ti troverai proprio nel mezzo di situazioni cliniche reali) e di rendere le informazioni utilizzabili;
ampliamento delle sezioni riguardanti tematiche in cui nuovi
sviluppi hanno consentito di approfondirne la comprensione, quali la fibrillazione atriale, la sindrome del QT lungo,
la sindrome da ballooning apicale ed altre ancora; maggiore
chiarezza dove richiesta, nuovi tracciati che contribuiscono
a far luce sui punti che stiamo cercando di far capire anche
mediante sintesi e semplificazione, quando possibile.
Maria Cristina Marazzi
Leonardo Palombi
Sandro Mancinelli
Ersilia Buonomo
Giuseppe Liotta
Paola Scarcella
IL MANUALE DELL’INFERMIERE
di S.M. NETTINA. Opera in due volumi, di 1960 pagine,
riccamente illustrata a colori e rilegata.
di M.S. THALER. Volume di 344 pagine, illustrato a colori.
Marazzi - Palombi - Mancinelli - Buonomo - Liotta - Scarcella
MEDICINA INTERNA
per scienze infermieristiche
NUTRIZIONE E SALUTE
ISBN 978-88-299-2705-0
1509490
9 788829 927050
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Marazzi - Transizioni.indd 1
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SALUTE E SOCIETA’ Le grandi transizioni (da studiare) Cap. 2-­‐3 Cap. 4 75
p. 21-­‐65 p. 66-­‐80