Sociologia e evoluzione della famiglia

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Sociologia e evoluzione della
famiglia
di Francesca Ursula Bitetto
Non tutte le convivenze sono
considerate e si
autodefiniscono come “famiglie”
Es. famiglie ricostituite (unione di divorziati)
Molti discorsi stabiliscono cosa una famiglia è:
discorsi religiosi,
morali, legali,
delle tradizioni culturali,
delle politiche sociali, ecc.
La famiglia è una costruzione
sociale
• Uno spazio fisico,
• relazionale
• e simbolico
Metafora di spontaneità e naturalezza:
“Siamo come una famiglia!”
La famiglia è uno dei luoghi
privilegiati di costruzione sociale
della realtà
Anche gli eventi e i rapporti
apparentemente più naturali sono
socialmente costruiti
E’ dentro i rapporti familiari che gli eventi
della vita che più sembrano appartenere
alla natura ricevono il proprio significato.
Quali caratteristiche, attività, legami
individuano e delimitano come
“famiglia”
un gruppo di persone che abitano
insieme?
Quali sono le regole dell’inclusione e
dell’esclusione dalla “Famiglia”?
Qual è il codice o sistema di riferimento
da cui sono tratte queste regole?
I confini della convivenza
familiare
• Chiarire le regole, i criteri
che delimitano la convivenza,
e presiedono alla definizione dei rapporti.
Regole che consentono di distinguere vari
tipi o strutture di famiglia
Sacra famiglia o luogo del
conflitto?
Nella nostra cultura convivono immagini
diverse della famiglia:
• Luogo in cui si apprende e pratica la
solidarietà
• O famiglia che espelle i propri membri
malati o bisognosi
Goode 1982 Famiglia e trasformazioni
sociali, Bologna Zanichelli
Culture e modelli organizzativi familiari di
partenza diversi,
elaborano in modo assolutamente specifico
il cambiamento
La famiglia non è un terminale
passivo del mutamento sociale
Ma è uno degli attori sociali che
contribuiscono a definire i modi e i
sensi del mutamento stesso
E’ il luogo sociale e simbolico in cui la
differenza sessuale è assunta come
fondante e
costituita come tale
E’ lo spazio storico e simbolico nel quale
e a partire dal quale si dispiega la
divisione del lavoro, degli spazi, delle
competenze, dei valori, dei destini
personali
È innanzitutto nella famiglia che
l’appartenenza sessuale diviene un
destino sociale implicitamente o
esplicitamente normato
Collocata entro una gerarchia di
valori, potere, responsabilità
(modelli di gerarchia , rapporti di potere,
processo di negoziazione)
Sono i figli a scompigliare continuamente
la struttura della famiglia
Sono i figli a rendere problematica sia
l’individuazione di una compatta unità
familiare
sia la sua unità nel tempo
Famiglia: non sistema chiuso in se
stesso
ma attore sociale complesso,
immesso in molteplici processi
interattivi
con la società in cui è inserita.
Né puramente passiva
Né assolutamente autonoma
La parentela nella società urbana
contemporanea
Industrializzazione a lungo è stata ritenuta la
causa del diffondersi del tipo di gruppo
domestico coniugale nucleare
e della progressiva perdita di forza sociale
della parentela (visione funzionalista)
(Parsons 1963, 1974)
Negli anni 40 e 50 la società occidentale si
autorappresentava come retta dalla
democrazia e dalla scienza
Fiducia nell’universalismo della ragione
e nell’uguaglianza delle possibilità sul
mercato
ove gli individui liberamente si incontrano e
negoziano sia merci che scelte politiche
I legami di parentela apparivano in
contraddizione con le nuove possibilità,
residuali, appannaggio di ceti e regioni
meno evolute socialmente e politicamente
E il particolarismo appariva irrazionale e non
democratico ( Banfield e il familismo
amorale 1976)
I legami familiari erano percepiti come
disfunzionali rispetto al progresso e immorali
rispetto a democrazia e libertà individuale
Viceversa non consentono di vedere quanto
il familismo sia politicamente funzionale in
una situazione di assenza di sviluppo e
assenza di stato. (Pizzorno)
Importanza del mutuo aiuto
da non interpretare unicamente
come residuo del passato.
Era la forte divisione sessuale dei ruoli
adulti e generazionali a garantire
l’accesso ai liberi scambi e competizioni
per i maschi adulti
salvaguardandoli dalla competizione in
casa e con la propria parentela.
Modello che presuppone che solo il
capofamiglia maschio definisca lo
status sociale della famiglia (separando
il proprio destino sociale da quello del
padre e dei fratelli)
Il principio della parentela era
interpretato come potenzialmente
conflittuale con la democrazia e
con l’efficienza
Il divenire adulti dei figli maschi comporta un
conflitto di status almeno potenziale
nella famiglia, una asimmetria
La potenzialità conflittuale può essere
controllata con la formazione di un’altra
famiglia
A partire dagli anni 70 questo concetto
di famiglia è messo in discussione
Si scopre l’importanza della famiglia in
contesti di emigrazione come risposta
efficiente alle necessità di
sopravvivenza (M.Mc Laughlin 1971)
Litwak parla di “famiglia estesa modificata”
per evidenziare l’esistenza di legami di
parentela rilevanti sul piano economico
e sociale e affettivo ma collocati al di
fuori dei legami di convivenza
La parentela come rete sociale
flessibile
Chi ne è privo si trova maggiormente solo e
indifeso rispetto ai rischi e alle richieste
connesse con la partecipazione alla
società e talvolta incapacitato a coglierne
le opportunità che gli si offrirebbero
Ha minori risorse per muoversi con
successo nel mercato del lavoro, è più
esposto ai rischi di povertà, alla mancanza
di cure e assistenza, cura dei figli piccoli.
La rete parentale è una
assicurazione contro i rischi
sociali ma anche fonte di stress
A livello non solo emotivo e psichico ma
economico e di gestione del tempo
Nelle singole unità familiari e nei singoli
individui da cui ci si aspetta un aiuto
costretti a definire priorità difficili
E’ la mancanza di alternative
a produrre maggiore stress
Le famiglie con meno risorse hanno
meno alternative e sono più dipendenti
dai parenti stretti
Modello di residenza matrifocale (tendenza
delle figlie a vivere vicino alle proprie
madri)
Il complesso dell’amore
romantico
Che governa la scelta di sposarsi e sancisce
la fine del matrimonio
Ogni società istituisce forme di controllo
della dimensione sentimentale presente in
essa
Per impedirne o incanalarne gli effetti
potenzialmente distruttivi o a-sociali
Nelle società tradizionale amore percepito
come pericoloso e distruttivo delle
strategie familiari e stabilità matrimoniale
Nelle società occidentali gli individui
vengono socializzati ad innamorarsi e a
farsi guidare da questo sentimento nella
scelta del coniuge
Le ricerche hanno dimostrato che quanto
più ridotto è lo spazio della parentela (lo
spazio sociale, affettivo, di lealtà separato
di ciascun coniuge) tanto più focalizzato e
intenso è lo spazio della coppia.
Si tratta di un modello di relazione di
coppia che presuppone una parità e
reciprocità a livello affettivo
Parità e reciprocità spesso assenti
Di fatto si sottrae o si indebolisce a livello
simbolico , la possibilità della moglie di
avere un mondo separato di forti relazioni
sociali, dal momento che queste vanno
comunque subordinate agli interessi e ai
valori dell’unità coniugale.
Paradossalmente la creazione di uno spazio
per la coppia ha coinciso con la creazione
del “posto della donna” e con la creazione
di sfere d’esperienza e simboliche
separate per i due sessi
A seconda del rapporto si parla
di matrimoni a doppia carriera,
a doppio lavoro,
asimmetrici e simmetrici,
indifferenti o conflittuali,
in cui il conflitto è una dimensione
integrante,
matrimoni-istituzione
e matrimoni-compagnia,
L’idealizzazione
Il divorzio
Goode (1982) valvola di sfogo per le
tensioni che inevitabilmente sorgono nel
vivere insieme
Sterilità, infedeltà, qualità del rapporto di
coppia, incompatibilità o mancanza
d’amore ( prevalenti motivazioni addotte in
periodi diversi)
Divorzio “per colpa” o consensuale
Con l’aumentare della speranza di
vita aumenta anche la possibilità di
tensioni nel tempo più lungo della
vita del matrimonio
Le possibilità di conflitto aumentano insieme
ai mutamenti sociali che una famiglia
è tenuta a percorrere
La rottura di un matrimonio impone scelte e
ridefinizioni complessive della rete sociale
Osservatori e osservati
La difficoltà di comprendere le
differenze
Libertà e limiti
Osservazioni o sorveglianza?
• In contesti tradizionali la formazione
dell’identità può dirsi conclusa alla fine del
percorso formativo e con l’assunzione di
un ruolo professionale stabile
• In contesti più ampi e incerti appare
un processo di cui è difficile prevedere
l’esito finale
Nella società complessa
Il concetto di identità e la sua formazione sono cambiati:
è difficile per un soggetto rimanere identico a se stesso nel
tempo
(per tutti gli imprevisti che è costretto ad affrontare,
cambiamenti anche non voluti, separazioni,
licenziamenti, sfratti, mobilità sociale, migrazioni fasi
della vita…)
The Homeless Mind
I processi di socializzazione primaria e secondaria
non sono più monoculturali
È come se l’individuo fosse situato all’intersezione di sfere sociali
eccentriche
(dis-identità: Lai, identità come progetto: Sciolla, la conquista
dell’identità: Jervis)
Il sistema di appartenenze è talmente ampio
da determinare maggiore rapidità di entrata e uscita
e minore identificazione con i diversi ambiti (comunità guardaroba)
L’orizzonte del proprio progetto di vita
non è più trasmesso dalla cultura d’appartenenza
ma da tutti i modelli con cui il soggetto viene in contatto.
Società industriale avanzata → mobilità sociale
Ma questa libertà è una conquista
e una perdita:
di regole, di punti di riferimento saldi,
che porta con sé sradicamento e anomia.
La definizione dell’identità
L’altro è interpretato entro
schemi di riferimento
che spesso sfuggono al suo controllo
ma che condizionano
il riconoscimento sociale
(in positivo o in negativo di cui è oggetto)
L’osservatore nel descrivere la realtà
la delimita entro concetti
facendo uso di cognizioni.
La delimitazione assume la
stabilità dei confini.
E’ possibile definire l’identico solo
assumendo che esso resti tale, che i confini siano
ben distinti.
l’oggettivazione dell’altro
si può trattare l’uomo solo come oggetto
in quanto ogni trattamento
presuppone una oggettivazione
(Luhmann, 108)
(108-109) Il concetto di funzione implica un capovolgimento dei
presupposti del concetto di sostanza, cioè un orientamento
della ragione umana (e, infine dell’umana autocomprensione ) a
ciò che potrebbe essere altrimenti.
Il senso dell’identico non consiste più nel basarsi su se stesso,
bensì nella sua capacità di mettere in ordine altre possibilità.
La distinzione tra essere e apparire, anch’esso uno schema
ontologico di pensiero, è inadatta per la comprensione di questo
processo.
L’uomo diventa quella personalità con la quale si rappresenta.
• (110) come organismo è già individuo, ma è solo
un oggetto individuale.
Acquista individualità consapevole, solo allorché si
rappresenta quale partner dell’interazione
• la sua coerenza, attendibilità ed affidabilità come
individuo deve incutere fiducia in modo che essa
rimanga consistente nella sua individualità
• (115) solo se s’intende la libertà
non come relazione causale “naturale”
ontologicamente preacquisita,
bensì come implicazione simbolica dell’agire, è
possibile valutare e comprendere il compito
affidato ad un ordine sociale,
che voglia rendere possibile la libertà dell’uomo.
• l’agire sociale non si esaurisce all’istante.
Non appena può essere percepito da altri uomini ... ottiene
un valore espressivo che trascende il compimento
dell’azione.
Riceve un senso comprensibile e conseguentemente è
collocato in contesti ulteriori;
infatti la necessaria complementarità del comportamento
umano relativo a ruoli può essere assicurata solo per
mezzo di una tale generalizzazione
• (115-116) il valore simbolico del
comportamento prescritto, socialmente
standardizzato, conforme ai ruoli,
corrispondente ad aspettative
manifeste non è attribuito alla persona.
(che) comportandosi in modo conforme
ai ruoli non si mostra come se stessa
• al contrario diventa persona visibile
proprio nella modulazione concreta del
suo ruolo...
• e in particolare nel comportamento
deviante, che delude gli altri e glieli
mette contro.
• uno status elevato dà chance maggiori allo
sviluppo della personalità perché offre
maggiori opportunità per la stilizzazione
dei ruoli e per un comportamento
intraprendente o deviante.
L’autorappresentazione presuppone la
• libertà da coercizioni evidenti e
• la libertà dall’esatta riproduzione di
aspettative sociali,
• ma non l’esonero da una latente
determinazione.
• (117) l’autorappresentazione è sempre una prestazione
selettiva ...
• l’uomo rischia la sua dignità ad ogni comunicazione
• a ciò serve l’istituzionalizzazione di certi limiti percettivi
e comunicativi che proteggono la sfera intima .
• Intimo è proprio quel complesso di informazioni che non
può essere reso pubblicamente accessibile senza
discreditare l’autorappresentazione pubblica
• (119) ancor di più che la libertà
la dignità è un’aspirazione:
• indica le autorappresentazioni riuscite
• non è una dotazione naturale
• né un valore che un uomo ha o porta in sé
• (120) la dignità deve essere costruita, è il
risultato di rappresentazioni difficili
(fama,infamia) (mio)
• è il risultato di una continua cooperazione
sociale che può essere praticata in modo
conscio o inconscio, latente o trasparente
• l’autorappresentazione è quel
processo che fa diventare persona
l’uomo che comunica con altri uomini
costituendolo nella sua umanità
• la reazione naturale ad una perdita di
dignità comporta che l’interessato
ritiri la propria personalità dalla
circolazione,
limiti la sua attività comunicativa
soprattutto a partner che si trovano in
una situazione simile e
aspiri a ricreare la sua dignità in un
ambito ristretto
• casi estremi rispetto alla regola generale ,
per la quale ciascuno sceglie i suoi
contatti in relazione delle chance di
rappresentazione
• (122) possibilità di sottrarsi al rilevante
impegno di una regia individuale della
dignità attraverso
la fuga nell’etichetta già stabilita,
nel ruolo funzionale...
• (128) l’uomo stesso deve poter
decidere sulle rappresentazioni che gli
possono essere imputate, poiché è il
solo a poter stabilire che cosa egli sia.
• a questo riguardo la costituzione gli
accorda protezione (solo) nei confronti
dello stato
• (140) negli ordini sociali più elementari
• esistono solo pochi tipi di ruolo che in
assenza di alternative sono stabilmente
istituzionalizzati e interiorizzati
• (141) per il singolo diventano un problema
non solo le proprie scelte ma anche le
scelte dei propri partner.
• Il singolo ha sempre a che fare con uomini
dominati dalla loro personalità individuale.
• le aspettative di comportamento si
dicono generalizzate materialmente
quando sono
ordinate secondo nuclei concettuali
che rappresentano il comportamento
come omogeneo al pensiero dominante
senza determinarlo specificamente
nei singoli dettagli.
• generalizzazione materiale: principio di
costruzione dei ruoli
• generalizzazione temporale: principio
della costruzione delle norme
• generalizzazione sociale: principio della
costruzione delle istituzioni
• (146) la scelta dei contatti sociali
rimane più che mai affidata al singolo.
• Chi non è capace di alcuna iniziativa
rimane solo.
Bene e male
La libertà negli occhi
• Mentre i terroristi miravano a mostrare l’evidenza della
una fine di un’evidenza.
• Le televisioni hanno finito per mostrarne anche un’altra,
tanto diversa eppure tanto terribilmente simile.
• Ossia un’evidenza modellata su quella come un calco ( o
come un’immagine allo specchio appunto) e al pari di
quella assoluta e fanatica.
• (9) Pochi anni dopo il crollo del Muro – così insiste a
raccontarci quest’evidenza – il mondo è di nuovo e come
sempre diviso tra Bene e Male, Civiltà e Barbarie.
• E il bene come sempre ha il diritto e il dovere di
sconfiggere il male.
Stato sociale e stato penale
• Passaggio dallo stato sociale allo stato penale
• La neutralizzazione selettiva
• Cultura tecnocratica e amministrativa della penalità
(ottimizzare risorse scarse)
• Interpreta la giustizia penale come sistema che
persegue obiettivi di efficienza (differenziando la risposta
per livelli di pericolosità e implementando strategie di
controllo sui gruppi sociali)
• La gestione amministrativa delle pene parla di gestire
gruppi sociali in ragione del rischio criminale
• La discrezionalità non si illude più di fondarsi
sull’osservazione scientifica della personalità
• Ma àncora sempre più la propria decisione ad
un calcolo statistico dei rischi per popolazioni
criminali e gruppi sociali devianti
• Il carcere diventa il contenitore per tutti coloro
che risultano in base ad una logica di
incapacitazione selettiva come appartenenti a
gruppi sociali ad elevato rischio criminale
Diritto penale del cittadino
• Chi delinque partecipa appieno dello
status di cittadino
• Agisce nella condizione di soggetto
vincolato al e per il diritto
• Il reato di un cittadino “non rappresenta
certo il principio della fine della comunità
ordinata ma solo una irritazione della
stessa, una distrazione riparabile
• Lo stato moderno vede chi delinque come
l’autore di un fatto normale: non certo un nemico
da distruggere
• Ma una persona che per la sua condotta ha
danneggiato la validità della legge
• E per questo è chiamato in modo coattivo a
riaffermarla”
• Nonostante la commissione dell’illecito l’autore
può offrire serie garanzie che nel futuro potrà
comportarsi come cittadino: come persona che
si atteggia abbastanza fedelmente rispetto
all’ordinamento giuridico
• Ben altre sono le violazioni alla legge
penale commesse da coloro che si sono
allontanati dal diritto in modo duraturo
• E non certo in maniera accidentale
• E che pertanto non possono offrire alcuna
garanzia di una minima sicurezza
cognitiva del proprio comportamento.
Costoro sono i nemici.
Scopo principale del “diritto penale
del nemico” è la sicurezza cognitiva
• Non si tratta di operare per il
mantenimento o la conservazione
dell’ordine
• Ma di produrre le condizioni necessarie
per eliminare tutti coloro che non offrono le
garanzie minime necessarie per essere
trattati come persone
• L’incapacitazione dei nemici si giustifica in
quanto si rivolge a “non-persone”
• Nel diritto penale del nemico non valgono
le garanzie sostanziali e processuali
del diritto penale della normalità
Il diritto che guarda
• Il diritto moderno nato alla fine del ‘700 ha
predisposto una serie sempre più
numerosa di norme per tutelare
• Libertà e autonomia di ciascun individuo
• Uomini e cittadini erano considerati
sinonimi (modello normativo che verrà
definito diritto uguale)
• L’uguaglianza formale raggiunta
non determinò anche il raggiungimento
di un’uguaglianza sostanziale
L’eliminazione delle disparità economiche era
contraria agli interessi della borghesia terriera e
commerciante (il terzo stato)
che attraverso la conquista del potere politico
intendeva garantire e consolidare le condizioni
del proprio benessere.
• Il programma rivoluzionario si concretizzò
in un codice di leggi
Caratterizzato
• Da un riconoscimento più largo del diritto
di proprietà sui beni (diritto assoluto)
• E dalla tutela di attività commerciali
(autonomia negoziale)
Le promesse non mantenute:
sviluppo, democrazia, uguaglianza
• (18) pur essendo venuta meno la
cristallizzazione delle diverse posizioni sociali in
stati giuridici predefiniti
• La parola autonomia continua a non avere il
medesimo significato (imprenditore monopolista,
consumatore)
• La libertà di pensiero è molto diversa per
persone con diverso livello di istruzione
• La libertà di iniziativa economica è poco
rilevante per chi non possiede capitali da
investire
Per tutto il XIX e buona parte del XX secolo prevalse tra i
giuristi l’opinione circa l’assoluta irrilevanza delle
concrete e permanenti sperequazioni economico sociali
Si riteneva sufficiente che la legge presupponesse come
uguali tutti i soggetti
Si tentò invece di circoscrivere il principio di uguaglianza
formale introducendo una serie di distinzioni che ne
attenuavano la portata rivoluzionaria (il diritto di voto
verrà ancora a lungo esercitato su base censuaria,
distinzione fra capacità giuridica e capacità di agire, il
faticoso riconoscimento dell’uguaglianza giuridica tra i
coniugi)
Durrenmatt focalizza due caratteri
essenziali della guerra del XXI
secolo:
• La permanenza e ossessività dello stato di
guerra(…) c’è una sorta di rassegnazione
alla guerra, alla sua inevitabilità
• La difficoltà di identificazione del nemico
• I nemici non interrompevano mai
completamente le possibilità di dialogo
• Doveva continuare ad esserci una certa
fiducia nel modo di pensare il nemico
• Altrimenti altrimenti veniva meno la
possibilità di concludere una pace e le
ostilità si sarebbero trasformate in una
guerra di sterminio (bellum internecinum)
Identità devianti: il
tossicodipendente
• Sandro Baratta, Introduzione a una
sociologia della droga
La politica di criminalizzazione di alcune
droghe è un sistema autopoietico che si
riproduce ideologicamente e
materialmente
Riproduzione ideologica:
• Ogni attore o gruppo di attori di un sistema
incontra conferma della propria immagine
della realtà nell’atteggiamento degli altri
attori (circolo chiuso)
ogni attore dipende dagli altri
↓
È difficile o improbabile una modificazione
della sua immagine della realtà, dei suoi
atteggiamenti
Riproduzione materiale
• L’azione generale del sistema determinata da
un’immagine iniziale della realtà
Modifica parzialmente la realtà stessa in modo da
renderla in una fase successiva più simile
all’immagine di partenza
↓
Il sistema produce una realtà conforme
all’immagine da cui è sorto e la legittima
(comunicazione televisiva- appiattimento dei
contenuti)
La reazione sociale criminalizzante
e marginalizzante
Produce ↓
La realtà che la legittima
• Sistema aperto:
Nella struttura di comportamenti e significati
Predomina il dissenso
e la dinamica del cambiamento
• Sistema chiuso:
Una maggioranza di attori si estende a tutti i
gruppi di attori ad eccezione di uno:
la minoranza dissenziente
Sistema altamente omogeneo refrattario alle
trasformazioni
Ha l’apparenza di essere più stabile al
contrario del sistema aperto
• La presenza di un unico gruppo deviante
(i tossicodipendenti) rinforza il sistema
chiuso aumentando la capacità di
autoriproduzione dello stesso.
• assumendo la funzione di capro
espiatorio
Nei sistemi chiusi il ruolo dei mezzi
di comunicazione è fondamentale
• Il rapporto tra mezzi di comunicazione e
attori è di reciproco condizionamento.
• Esperti istituzioni pubblico e stampa si
rafforzano reciprocamente:
• Combattono a livello sia fattuale che
simbolico la guerra contro il problema
droga che è diretta essenzialmente contro
i soli consumatori.
Nelle società industriali avanzate
• La comunicazione attraverso i media
sostituisce l’esperienza
• Determinando una colonizzazione dei
mondi vitali da parte del sistema
• Ma la repressione dell’esperienza diretta si
verifica in maniera più evidente nella sfera
della politica
Società tecnocratica
• In cui la partecipazione tende a
decrescere
• La politica diviene sempre più spettacolo
• I sistemi aperti tendono a chiudersi
• I sistemi chiusi sono sempre meno
permeabili ai cambiamenti
• Diritti soggettivi
• Diritti fondamentali
• Diritti umani
↓
Spettano indistintamente a tutti gli esseri
umani, senza che per la loro titolarità
possano avere rilevanza status particolari
(es. cittadino, lavoratore, maggiorenne)
• Nel diritto penale moderno (il cui carattere specifico non
consiste più nella sua funzione punitiva o repressiva)
• Ma nel fatto che attraverso l’imputazione
• si costituisce l’azione
• e questa costituzione differenzia e generalizza
normativamente il principio del soggetto.
• Ma soggetto e azione nei sistemi sociali complessi
• non sono più unità elementari in se analizzabili bensì a
loro volta sistemi complessi e
• relazioni di relazioni
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