Calvizzano
Calvizzano è un comune di poco più di 12.000 abitanti che sorge nella fertile pianura campana, in una
zona altamente urbanizzata, nell'agglomerato a nord-ovest di Napoli.
Le origini di Calvizzano risalgono con molta probabilità all’epoca romana compresa tra gli ultimi tre
secoli della Repubblica romana e il primo secolo dell'Impero romano; infatti, sono numerose le
testimonianze archeologiche reperite sul territorio, come i resti di antiche ville romane. Anche il nome
sottolinea l’origine romana della cittadina: presumibilmente derivante da Calvisuis o Calvicius, forse
un proprietario terriero appartenente a una gens molto nota a Roma.
A causa della sua collocazione nell’agro napoletano, il paese subì in epoca altomedievale il riflesso delle
travagliate vicende del Ducato di Napoli. Divenne casale solo nel 1269.
In seguito fu concesso in feudo, prima ai Caracciolo di Napoli e poi a Francesco D’Allegro e Antonio De
Rabo. Nel 1669 Don Francesco Comero acquistò il casale di Calvizzano e ne divenne Barone.
Nel 1681 la Baronessa Margherita Carrera portò in dote il casale sposando il duca Diego Pescara che
divenne Duca di Calvizzano. Nel 1806, il duca Giuseppe Maria Pescara perse il feudo a seguito della
riforma amministrativa antifeudale operata sotto il regno napoletano di Giuseppe Bonaparte;
l'Universitas Calvizzani, antico retaggio del governo feudale, fu abolita per far spazio alla nascente
amministrazione comunale. Successivamente con l’inizio dell’Amministrazione Comunale, il paese seguì
le sorti del Regno delle Due Sicilie e poi dell’Italia.
Le universitates (dal latino universitas, -tis), definite anche università del Regno (o semplicemente
"università"), erano i comuni dell'Italia meridionale, sorti già sotto la dominazione longobarda e
successivamente infeudati con le conquiste dei Normanni. La loro evoluzione storica è differente
rispetto ai liberi comuni sorti nell'Italia centro-settentrionale nel Medioevo.
Secondo lo storico Tommaso Cappuccino[1], durante il dominio di Federico II si usava il termine
"comune", mentre Carlo I d'Angiò lo mutò in universitas (da universi cives, "unione di tutti i cittadini"),
ordinando la distruzione dei sigilli comunali. Esse sopravvissero sino all'abolizione del feudalesimo
avvenuta con decreto del 2 agosto 1806, ad opera di Giuseppe Bonaparte
Monumenti e luoghi di interesse
Chiesa di Santa Maria delle Grazie, situata nello stesso luogo dove sorgeva l’antica chiesetta di
Santa Maria Annunziata al centro del paese, che essendo abbastanza piccola non rispondeva alle
esigenze dei fedeli. Nel 1550 l’arcivescovo di Napoli Mario Carafa autorizzò l’Universitas Calvizzani
ad abbatterla e a costruirvi nello stesso luogo la chiesa di Santa Maria delle Grazie. Fu una chiesa
laicale in quanto venivano eletti 25 governatori laici che si interessavano dello stabile, del culto e di
tutto ciò che occorreva (l’amministrazione laicale fu abolita nel 1972). E' per la presenza dei laici
che troviamo raffigurato sull'arco centrale della chiesa e sotto l'organo lo stemma con la dicitura: "
Universitas Calvizzani " Gli oneri venivano soddisfatti grazie alle elemosine. La costruzione della
nuova chiesa fu iniziata nel 1580, benedetta nel 1596 e terminata nel 1608 (anche se per il
completamento della sagrestia bisognerà aspettare fino al 1746). La chiesa presenta una pianta a
croce latina a navata unica lungo la quale si sviluppano un totale di sei cappelle divise per i due lati;
possiede una maestosa cupola probabilmente disegnata e diretta dall’architetto e scultore
napoletano Domenico Antonio Vaccaro, al quale certamente sono da attribuire i pregevoli stucchi;
è possibile ammirare inoltre i dipinti e le tele del pittore partenopeo Nicola Vaccaro[10][11] e quelle del
Domenichino. Il soffitto ligneo dorato presenta al suo centro una rappresentazione dell’Assunzione
di Maria, opera eseguita nel 1676 dall’artista Andrea Malinconico[12]; negli angoli del soffitto vi è la
rappresentazione dello stemma dei Visconti, consistente in una vipera tortuosa che ingoia un
bambino. Le due entrate laterali, con ballatoi e parapetti in piperno furono creati nel 1605. Dal 1809
è sede della parrocchia di San Giacomo Apostolo Maggiore, trasferitasi qui definitivamente in
seguito all’abbandono della chiesa di San Giacomo che andò in rovina.[13] Il 15 febbraio 2015 è stato
inaugurato, all’interno di uno storico locale della chiesa, il museo parrocchiale con la benedizione
del vescovo ausiliare di Napoli Salvatore Angerami: esso custodisce ed espone i preziosi tesori della
chiesa (es. ex voto, calici ed ostensori in argento e oro a partire dal 1500, abiti liturgici ricamati in
oro, etc.) e l’archivio storico.[14] La parrocchia che ha sede in questa maestosa chiesa è una delle più
antiche ed importanti dell’arcidiocesi di Napoli ed è attualmente retta del parroco Don Ciro Tufo.
Chiesa di San Pietro
A poco più di 1 km dal centro di Calvizzano sorge la piccola cappella dedicata a S. Pietro. Non si può
determinare esattamente l’anno di costruzione, ma certamente la sua esistenza è accertata nel 1336,
come testimonia un documento custodito nelle Biblioteche Vaticane. L’attuale Chiesa, risale al 1656
anno della terribile peste che colpì Calvizzano. I fedeli lasciarono il luogo abitato e si portarono nella
zona di San Pietro, in aperta campagna, e qui venerarono il Santo affinché li proteggesse dal morbo.
Scampato il pericolo, con le loro offerte, i devoti ampliarono e abbellirono la vecchia chiesetta
incorporandovi l’originaria abside.
La parrocchia di San Giacomo apostolo Maggiore
è una delle più antiche ed importanti della Diocesi di Napoli. La costruzione di questa primitiva chiesa,
sorta accanto ad un importante tomba romana che doveva far parte del primo nucleo abitato lontano
dal centro del paese, può assegnarsi a tempi più remoti. La chiesa di Calvizzano può reputarsi
orgogliosa di aver per prima, a Napoli e nel napoletano, dedicato la chiesa al protomartire del Collegio
Apostolico e di averlo scelto Patrono ed Inclito Protettore. I suoi resti mortali, traslati da Gerusalemme,
dove fu decapitato nel 43 d.c., a Santiago di Compostela (Spagna) divenne meta di innumerevoli
pellegrinaggi che ricevettero tante grazie. La notizia dei miracoli compiuti da S. Giacomo arrivò ben
presto anche a Napoli. Nel 1809 la chiesa di S. Giacomo fu abbandonata e andò in rovina, così la Cura
parrocchiale fu definitivamente trasferita nella nuova grande e bella chiesa laica di S. Maria delle Grazie.
La convivenza tra parroci e governatori laici non fu facile nonostante precedenti accordi stipulati.
All’interno di tale Chiesa è possibile ammirare i dipinti e le tele del pittore partenopeo Nicola Vaccaro.
Chiesa Santa Maria Annunziata
La chiesetta di Santa Maria Annunziata si trovava al centro del paese, essendo abbastanza piccola, non
rispondeva alle esigenze dei fedeli. Nel 1550 la chiesa fu abbattuta e nello stesso luogo fu costruita la
chiesa di Santa Maria delle Grazie. Fu una chiesa laicale in quanto venivano eletti 25 governatori laici
che si interessavano dello stabile, del culto e di tutto ciò che occorreva. Gli oneri venivano soddisfatti
grazie alle elemosine. La costruzione della nuova chiesa fu terminata nel 1608 e divenne parrocchia nel
1809. La chiesa presenta una navata centrale, due grandi cappelloni ed una maestosa cupola
probabilmente disegnata e diretta dall’architetto e scultore napoletano Vaccaro, al quale certamente
sono da attribuire i pregevoli stucchi. Le due entrate laterali, con ballatoi e parapetti furono creati nel
1605
Tradizioni e folclore
Il 25 luglio ricorre la festa: anticamente era detta la Festa del Tomolo di Sancti Jacovo, in quanto i
contadini del luogo per ringraziare il santo per l'abbondante raccolto, erano soliti donare un tomolo
(antica unità di misura corrispondente a circa 40 chilogrammi) di grano ai poveri, che numerosi a piedi
da Napoli si recavano in pellegrinaggio ad onorare il santo nell'antica chiesa calvizzanese. Il patrocinio
ed il culto dell'Apostolo Jacovo è molto antico, risale a prima dell'anno 1000: già nel 911 in alcuni
documenti si fa riferimento ad un pezzo di terra di Sancti Jacovi in Calbictianum. Oggi la festa di San
Giacomo si celebra il 25 luglio con la processione della statua del Santo (risalente al 1740 ca.) per le vie
della cittadina e termina con un suggestivo simulacro dell'incendio del campanile, oltre agli eventuali
eventi organizzati dall'amministrazione comunale.
Per informazioni: www.comune.calvizzano.na.it