UNITA’ DI LAVORO N° 7 Modulo n°70.0 “Introduzione” Prerequisiti: moto di rivoluzione dei pianeti attorno al Sole, moto del Sole attorno al centro galattico. Concetti implicati: proiezione bidimensionale di un oggetto tridimensionale, luminosità intrinseca e luminosità apparente, dimensioni reali e dimensioni apparenti. Obiettivi specifici: iniziare a comprendere la tridimensionalità del “cielo”, comprendere che luminosità apparente e grandezza apparente non sono sufficienti per determinare le distanze. Materiale occorrente: immagine HDFN (Hubble Deep Field North), immagine della costellazione dell’Orsa Maggiore, lavagna luminosa, lucido con lettere dalla A alla L, lucido con tabella per le risposte degli studenti, due lampade di intensità luminosa differente, un metro. Se si usa il filmato (vedi in seguito), servono un computer, un proiettore ed il filmato che si trova nella pagina web http://amazingspace.stsci.edu/hdf/intro13.htm. Dato che il filmato occupa 1.8 Mb, si consiglia di averlo disponibile su disco rigido. Tempo di esecuzione: 2 ore, una per i primi due punti, una per le esperienze pratiche. Procedimento: Consegnare a ciascun ragazzo le immagini “HDF” e “Orsa Maggiore”. 1) Breve spiegazione dell’immagine di Deep Field: Proiettare l’immagine dell’Orsa Maggiore ed indicando una zona ad essa vicina, proiettare l’immagine di Deep Field (oppure proiettare il filmato “ingrsucc”) dicendo che: l’immagine è stata presa dall’Hubble Space Telescope, in una zona vicina alla costellazione dell’Orsa Maggiore; l’immagine di un oggetto in un’istantanea si forma perché la luce raggiunge la pellicola fotografica e la impressiona. Immagini poco brillanti sono date o da oggetti intrinsecamente deboli, che inviano poca luce, o da oggetti lontani, dei quali un apparecchio fotografico raccoglie “poca” luce. Se l’otturatore rimane aperto più a lungo, si ha un accumulo di informazioni. Questa immagine è stata ottenuta da una sovrapposizione di 342 immagini della stessa area di cielo, ottenute in 10 giorni. Il tempo d’esposizione totale è di 100 ore circa; gli oggetti di questa immagine sono i più lontani che uno strumenti sia riuscito a rilevare; gli astronomi stimano che ci siano circa 3000 oggetti nell’immagine, la maggioranza dei quali sono galassie di forme diverse: ellittiche, spirali, irregolari…; una galassia è un insieme di stelle. Il nostro Sistema Solare è contenuto in una galassia, la Via Lattea (se si desidera si può proiettare un’immagine della nostra Galassia vista dall’interno o di un’altra galassia a spirale) ed è un puntino infinitesimo in uno dei bracci esterni. Ricordare che come la Terra con i pianeti gira attorno al Sole, così, a sua volta, il Sole con tutti i pianeti girano attorno al centro della Galassia. Tutte le stelle che si vedono nel nostro cielo fanno parte della nostra Galassia. Nel nostro cielo, con modesti binocoli, riusciamo a vedere altre galassie, come la galassia di Andromeda (se si desidera si può proiettarne un’immagine), di cui non riusciamo a distinguere le stelle che le compongono. 2) Discussione con la classe sull’HDFN: (La discussione ha lo scopo di far sorgere il dubbio che questi oggetti non siano tutti alla stessa distanza da noi e di fare scaturire la domanda di come si possa capire che si trovano a distanze diverse). Chiedere loro cosa deducono osservando l’immagine. Lasciarli in silenzio qualche minuto ad osservarla, poi, facendo uscire un paio di loro dal posto, pregarli di indicare quali, secondo loro, sono i corpi celesti più vicini, quali sono i più “grandi” e quali sono i più luminosi. Scaturirà immediatamente un dibattito perché ognuno vorrà intervenire (fare sorgere il dubbio, se non emergesse, della “difficoltà’” di esprimere un giudizio in merito dato che abbiamo un’immagine a 2 dimensioni). Dopo avere individuato sulla foto in possesso dell’insegnante 6-7 corpi celesti e contrassegnati con lettere A, B, C… (sovrapporre un lucido con le lettere A, B… all’immagine di Deep Field), si decide che ciascuno li riordini per “distanza”, (la scelta del termine “distanza” è strumentale all’obiettivo che ci si pone) “luminosità”, “dimensioni”. I ragazzi dovranno riportare le loro impressioni sulla tabella allegata (vedi 70.0scheda). Nella prima colonna dovranno riordinare i corpi secondo la caratteristica “luminosità”, elencandoli dal più luminoso al meno luminoso, nella seconda secondo la caratteristica “grandezza”, elencandoli dal più grande al più piccolo e nella terza secondo la caratteristica “distanza”, dal più distante al più vicino. Nel frattempo l’insegnate avrà preparato alla lavagna una tabella a doppia entrata, in colonna gli oggetti A, B, C… e in riga le proprietà suddette (vedi 70.0dis) e riporterà in ogni quadratino il numero di studenti che ritiene che quell’oggetto sia il più lontano, il più vicino, etc. L’esame dei risultati sarà accompagnato da una discussione con la classe, dalla quale deve emergere: A) la differenza tra un oggetto tridimensionale ed una sua proiezione bidimensionale B) che non è detto che gli oggetti che vediamo più piccoli siano più lontani da noi di quelli che vediamo più grandi C) che non è detto che gli oggetti che vediamo più luminosi siano più vicini a noi di quelli che vediamo più deboli 3) Attività di consolidamento concettuale Prima esperienza pratica (questa esperienza ha lo scopo di consolidare o far scoprire ai ragazzi il secondo dei concetti sopra riportati). Scegliere un punto nell’aula in cui posizionare l’osservatore e con un gesso segnare questa posizione. Davanti a lui, alla distanza del suo braccio teso, mettere il bambino più alto e quello più basso della classe e misurare le loro altezze reali. Scrivere questi valori alla lavagna. Fare indietreggiare il più alto di un passo e misurare la sua altezza apparente, misura da farsi sempre a braccio teso. Riportare il valore alla lavagna, con la relativa distanza. Notando che l’altezza diminuisce, chiedere ai ragazzi se mai il loro compagno più alto diventerà apparentemente più piccolo di quello più basso, e, se sì, dopo quanti passi questo succederà. Continuare a far indietreggiare il ragazzo più alto, di un passo alla volta. Ad ogni passo, misurare altezza apparente e distanza, e riportare le misure alla lavagna. Seconda esperienza pratica (questa esperienza ha lo scopo di consolidare o far scoprire ai ragazzi il terzo dei concetti sopra riportati). Occorrono due lampade di intensità luminose molto diverse ed il calibro di luce (vedi 70.0strum). L’aula deve essere al buio (sarebbe più efficace eseguirla in un lungo corridoio buio). Dare le due lampade in mano a due ragazzi. Metterli su un lato dell’aula in modo che ci sia abbastanza spazio per poter indietreggiare. Misurare le intensità delle due lampade con il calibro di luce e riportare i valori alla lavagna. Far indietreggiare il ragazzo che possiede la lampada più luminosa di alcuni passi. Misurare la luminosità della lampada. Farlo indietreggiare ulteriormente continuando a misurare. Ad un certo punto la lampada più luminosa sarà apparentemente luminosa quanto quella meno luminosa e successivamente diventerà apparentemente più debole. Suggerimenti didattici-metodologici Su richiesta dei ragazzi, proiettare varie immagini di oggetti celesti, partendo da quelli appartenenti al Sistema Solare, poi alla Galassia, etc. Sempre su richiesta dei ragazzi, fornire loro l’indirizzo del sito intenet del Telescopio Spaziale Hubble (www.stsci.com). Immagine: (hdf) Immagine: (uma) Filmato: (ingrsucc) Scheda di rilevazione: (70.0scheda) Discussione: (70.0dis) Scheda costruzione strumento: (70.0strum) Riprendere la tabella (70.0dis) alla lavagna e correggere le intestazioni delle colonne con “il più grande apparentemente” e “il più luminoso apparentemente”. Scheda di verifica: (70.0ver) La conclusione a cui dovrebbero giungere i ragazzi è che: né la luminosità, né le dimensioni apparenti degli oggetti celesti che vedono sono sufficienti per determinare la loro distanza. A questo punto dovrebbe nascere spontanea la domanda di come si misurino le distanze in Astronomia. Resoconto: (70.0res) Tabella dei comportamenti: (70.0tab)