La verità sui filamenti di ricaduta

La verità sui filamenti di ricaduta: sono polimeri di origine militare
21 ott 2013 - Nella seconda decade di ottobre sono caduti in molte zone d’Italia “strani”
filamenti: la pioggia di fibre è stata talmente copiosa che molti cittadini, accortisi
dell’anomalia, hanno allertato i Vigili del fuoco. Alcune testate, per lo più locali, hanno
prima riportato la notizia con toni interrogativi, poi con incredibile tempestività, hanno
riferito le “spiegazioni” fornite dagli “esperti”.
A.R.P.A., l’Agenzia regionale per le palle sull’ambiente”, ha sentenziato: “Trattasi di tele di
ragni volanti. E’ il fenomeno dello spider ballooning: sono cioè fili di Aracnidi che,
migrando, secernono fili”. No! E’ tutto falso. Non sono né i ragni né Spiderman a tessere
questi grovigli appiccicosi. Ci chiediamo come l’A.R.P.A., cui sarebbero stati consegnati
campioni di filamenti, abbia potuto eseguire le analisi così velocemente. Sono analisi,
infatti, che richiedono tempi molto lunghi. Non si comprende come gli enti ufficiali, che
impiegano ere geologiche per fornire responsi, abbiano potuto subito rassicurare (e
circuire) l’opinione pubblica, divulgando l’esito (falso) degli esami.
Quelle precipitate sono dunque fibre polimeriche diffuse con gli aerei impegnati nelle
attività di geoingegneria illegale. Molti si chiedono per quale ragione i militari le
disperdano: abbiamo in parecchi articoli analizzato la questione ed illustrato la
composizione chimica dei filamenti. Essa NON coincide con la sericina, la proteina di cui
sono formate le ragnatele. Mentre rinviamo alla lettura degli studi sottoelencati,
rammentiamo le seguenti acquisizioni. I filamenti sono impiegati come vettori dei composti
chimici, a loro volta usati per creare corridoi elettromagnetici.Le fibre, essendo costituite di
materiali biocompatibili, si “legano” al D.N.A. degli esseri viventi, favorendone una
ridefinizione genetica secondo nuovi parametri biologici, anzi biotecnologiciI polimeri
diffusi con gli aerei sono dannosissimi. Si consideri il caso del metanale.&particolarmente
pericoloso che ha bisogno di un catalizzatore che, guarda caso, è costituito dai
carbagammati.
I carbagammati sono di origine organica, della famiglia degli uretanici.
La reazione tra un gruppo amminico e biossido di carbonio permette la biosintesi del
carbammato.
I carbammati costituiscono un gruppo importante di insetticidi: ne sono esempi il
feniluretano, l'Aldicarb, il Carbofuran, il Fenoxycarb, il Sevin ed il Ethienocarb. Questi
insetticidi agiscono causando inibizione della colinesterasi per inattivazione reversibile
dell'enzima acetilcolinesterasi. Alcuni di questi composti sono molto tossici anche per gli
esseri umani.
I poliuretani sono una classe di polimeri la cui struttura è formata da gruppi carbammato
multipli. Questi materiali possiedono un'ampia varietà di proprietà e sono
commercialmente disponibili come schiume, elastomeri e solidi.
Alcuni carbammati, come neostigmina, rivastigmina e meprobamato, sono usati in
farmacoterapia come inibitori dell'enzima colinesterasi. L'uretano etilico (C2H5-O(CO)NH2) è dotato di proprietà anestetiche generali ed anche mutagene. E' stato usato in
passato nella terapia del mieloma multiplo, perché dotato di proprietà alchilanti del D.N.A.
Oggi è stato del tutto abbandonato, poiché troppo tossico e riconosciuto anche dotato di
proprietà cancerogene, soprattutto per il polmone e lo stomaco.
La formazione di un carbammato costituisce un utile gruppo protettivo adoperato nella
sintesi chimica delle proteine per proteggere gruppi amminici che non si vuole far reagire.
È stabile nelle condizioni di reazione e può essere successivamente facilmente rimosso
per idrolisi.
IN SINTESI
I carbammati sono convenientemente sintetizzati per reazione di alcoli o fenoli con un
isocianato o, in alternativa, per reazione di un gruppo amminico con un estere dell'acido
cloroformico. Nel caso si impieghi un alcool o un fenolo, la reazione può così
schematizzarsi:
R-N=C=O + R'-OH ? R-NH(CO)O-R'
Usando, invece, un cloroformiato, ottenuto per reazione del fosgene con un alcol o fenolo,
lo schema di reazione è il seguente:
R-O(CO)Cl + R'-NH2 ? R-O(CO)NH-R'
L'inibizione della colinesterasi è stata associata all'esposizione a pesticidi oranofosfati e
carbamati, fin dalla loro creazione durante la Prima e Seconda guerra mondiale.
Tipicamente, essi provocano gravi disturbi neurologici che conducono alla paralisi non
solo negli insetti, ma anche negli esseri umani. L'esposizione avviene solitamente
attraverso l'uso improprio di dispositivi per la diffusione di pesticidi oppure attraverso
l'irrorazione aerea (scie chimiche). Gli effetti dell'inibizione della colinesterasi per
esposizione cronica o esposizione intensa e reiterata si traducono in un'inibizione delle
attività dell'enzima acetil-colinesterasi (AchE). L'integrazione di nanoparticelle in vari
materiali nanocompositi, come gli idrogel aerei ed altre simili sostanze usate nelle
irrorazioni aeree, nella modificazione del tempo atmosferico e nella dispersione di
nanosensori (M.E.M.S. n.d.r.), comportano nell'individuo l'inibizione della colinesterasi fino
al 96.2% nonché la presenza in quantità rilevabile di materiali nanocompositi. Ciò a
conferma delle scoperte pubblicate dalla Ocean University (Cina) nel numero di giugno
2009, sulla rivista Chemical sensitivities (Sensibilità chimica), secondo cui le nano
particelle sono 100 volte più tossiche di una singola molecola di pesticida, come il
malathion, il propoxopur o il benomyl.
Un approfondito studio referato, a cura della tossicologa Dottoressa Hildegarde Staninger,
si può leggere qui.
La verità è questa: quanto, invece, si legge sui siti istituzionali è una ragnatela di
sciocchezze e di bugie, un intrico in cui sono rimasti impigliati i negazionisti e le
istituzioni tutte.
Che cosa scrivevano costoro qualche anno addietro, quando il fenomeno della
Geoingegneria clandestina non era ancora conclamato? Il C.I.C.A.P., contraddicendo sé
stesso, nel 1999 stabilì quanto segue:
“I risultati riportati in tabella indicano che il campione di "capelli d'angelo" non può essere
identificato con alcuno dei materiali riportati. Tale risultato permette comunque di
escludere le ipotesi preliminari. Relativamente al campione esaminato, si può dunque
concludere:
- non si tratta di tela di ragno;
- non si tratta di cellulosa o di materiali simili alla cellulosa (il che esclude la
possibilità che si tratti di lana di pioppo o di rayon)”.
- Analisi di fibre contenute nelle scie (articolo di FMM Research team), 2007)
- Le ragne del diavolo, 2007
- Ragnatele simili a quelle di ragno cadute a Venezia (Italia), 2007
- Ragnatele a confronto, 2007
- Ulteriori analisi sui polimeri di Mondovì, 2007
- Analisi dei filamenti di ricaduta: sono polimeri artificiali!, 2009
- Filamenti di polimeri già nel 2002: il caso di Alessandria, 2009
- Resoconto dell'analisi microscopica di un campione di filamento polimerico di
ricaduta del 15 ottobre, 2011
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