Valutazione dell’assistenza al percorso nascita in 25 ASL italiane Lauria L, Bonciani M, Spinelli A, Lamberti A, Buoncristiano M, Grandolfo M, Gruppo di lavoro sul percorso nascita. Introduzione Il progetto “Il percorso nascita: promozione e valutazione della qualità dei modelli operativi” nasce in un contesto assistenziale in cui, a fronte di un modello operativo predominante di tipo direttivo e tendente alla medicalizzazione dell’evento nascita, cerca di farsi spazio un altro modello che persegue obiettivi di “umanizzazione” attraverso un approccio sociale di assistenza tendente a far emergere e a migliorare le competenze e le conoscenze delle donne stesse in tema di maternità e i cui principi base hanno ispirato il Progetto Obiettivo Materno Infantile (POMI). Il progetto ha previsto l’esecuzione di una indagine di popolazione con followup a 3, 6 e 12 mesi dopo il parto, rivolta ad un campione di donne partorienti residenti nelle aree interessate, ASL o distretti, da ripetersi, con le stesse caratteristiche, ad un anno di distanza dalla prima indagine. Tra le due indagini era prevista l’implementazione di nuove attività formative del personale ed organizzative. Gli obiettivi del progetto sono stati quelli di valutare l’assistenza al percorso nascita, promuovere le pratiche assistenziali raccomandate e ridurre l’esposizione delle donne a pratiche assistenziali inappropriate. Metodi Il progetto è stato proposto nel 2007. Le indagini sono state condotte nel 2008/2009 e nel 2009/2010. Hanno aderito su base volontaria 25 ASL di 11 regioni con una popolazione target di circa 50000 partorienti. Base di campionamento sono stati i registri dei nati residenti presso le anagrafi comunali o l’anagrafe sanitaria e i registri dei centri nascita. E’ stata raccomandata una numerosità campionaria di almeno 120 partorienti per ciascuna ASL. Le donne sono state intervistate da personale addestrato tramite un questionario entro pochi giorni dal parto. Le stesse donne sono state re-intervistate dopo 3, 6 e 12 mesi dal parto. Le analisi descrittive e multivariate sono state pesate con il reciproco della frazione di campionamento per ogni ASL. Nei modelli di regressione logistica pesati utilizzati si è inoltre tenuto conto della struttura autocorrelata dei dati. I modelli di regressione sono stati applicati ai dati complessivi con l’inserimento di una variabile per distinguere le due indagini. Risultati Sono state contattate complessivamente 3699 partorienti nell’indagine del 2008/9 e 3594 nell’indagine del 2010/11 con un tasso di rispondenza del 96 e 95%. Sono state re-intervistate l’85% delle donne a 3 mesi in entrambe le indagini, il 78% e l’83% a 6 mesi e il 77% e il 79% a 12 mesi. Le differenze tra le caratteristiche campionarie nelle due indagini sono minime. Complessivamente il 10.8% del campione è di cittadinanza straniera. La presenza di donne straniere è tendenzialmente più elevata nelle ASL del centro-nord e meno nelle asl del sud e delle isole. L’età media delle partorienti italiane (IT) è di 3 anni più elevata rispetto alle partorienti straniere (ST), 32 anni e 29 anni rispettivamente; ha più di 34 anni il 35.4% delle italiane e il 15.1% delle straniere. Le donne non coniugate (nubili, separate, divorziate, vedove) sono rispettivamente il 23.9% e il 29.3%; hanno una istruzione inferiore o uguale agli 8 anni il 27.0% delle italiane e il 46.5% delle straniere; le primipare sono il 53.9% e il 50.1% rispettivamente mentre le donne non occupate sono il 29.4% delle italiane e il 52.8% delle straniere. La maggioranza delle donne italiane si è rivolta al ginecologo privato (44.7%) o al ginecologo ospedaliero a pagamento (33.8%) per essere assistita nella gravidanza; solo l’11.0% si è rivolta al consultorio familiare (CF). Molto diversa è l’assistenza ricevuta dalle donne straniere che si è rivolta in maggioranza al consultorio familiare (52.2%) e solo nel 23.1% si è fatta assistere da ginecologo privato o ospedaliero a pagamento. Per le straniere inoltre, tra le due indagini si rileva un netto aumento di donne assistite da consultorio familiare (43.4% vs 61.1%) a fronte di una riduzione di donne assistite da ginecologo di altra struttura pubblica. Le italiane hanno effettuato mediamente circa 7 ecografie per gravidanza (8 se durante la gravidanza sono insorti problemi gravi); le donne straniere ne hanno effettuato circa 5 (6 se sono insorti problemi gravi), quindi 2 ecografie in meno rispetto alle italiane. Solo il 9.4% delle italiane e il 43.6% delle straniere, in linea con le raccomandazioni, effettuano fino ad un massimo di 3 ecografie. Essere assistita da CF è associato con una riduzione del rischio di effettuare più di 4 ecografie (IT: ORa=0.17, IC95%0.12-0.23; ST: ORa=0.27, IC95%0.15-0.49). Considerando solo le primipare, hanno partecipato ad un corso di accompagnamento alla nascita (CAN) il 59.3% delle italiane e il 38.4% delle straniere. Si rileva un netto aumento della partecipazione tra le due indagini sia per le italiane che per le straniere. La fonte di informazione principale sull’esistenza dei CAN è stata per le italiane l’ambito amicale/familiare, 38.0%; mentre per le straniere è stato il consultorio familiare, 55.8%. Si nota un chiaro miglioramento da un anno all’altro dell’informazione fornita dal consultorio familiare che viene citato dal 23.0% e dal 39.4% delle italiane e dal 51.5% e dal 59.2% delle straniere nelle due indagini rispettivamente. Gli argomenti più trattati nei CAN sono quelli relativi al travaglio e al parto e l’allattamento al seno con oltre il 90% di citazioni; quelli meno trattati sono la contraccezione, le vaccinazioni e la normativa, argomenti che mostrano comunque un aumento di frequenza di trattazione tra le due indagini, ad esclusione della normativa per le straniere. Essere assistita da CF è associato con un aumento della probabilità di partecipazione ad un CAN (IT: ORa=2.19, IC95%1.40-3.41; ST: ORa=1.21, IC95%0.53-2.74). L’acido folico nel periodo periconcezionale è stato assunto dal 23.2% delle italiane e dall’8.6% delle straniere. Questo dato mostra un miglioramento per le italiane che passano dal 20.9% al 25.4% nelle due indagini, mentre si riduce leggermente per le straniere, dal 9.1% all’8.6%. Per le straniere si registra inoltre un aumento dell’assunzione di acido folico in gravidanza, dal 54.1% al 71.1%. Il 64.5% delle donne italiane ha partorito spontaneamente, il 15.0% ha partorito con TC urgente e il 20.5% con TC elettivo. Per le straniere i parti spontanei sono stati il 72.0%, il 14.3% e il 13.7% sono stati TC urgenti ed elettivi rispettivamente. La minore frequenza di parti con TC tra le straniere potrebbe essere effetto solo di confondimento dovuto all’età essendo più giovani delle italiane e all’area geografica, essendo le straniere poco presenti nelle regioni del sud dove come è noto si effettuano molti più TC che nel centro-nord. Essere assistita da CF e la partecipazione ai CAN riducono la probabilità di ricorso al TC per le italiane: (IT: CF ORa=0.69, IC95%0.56-0.86; CAN ORa=0.59, IC95%0.49-0.70; ST: CF ORa=1.10, IC95%0.74-1.63; CAN ORa=0.90, IC95%0.64-1.30). Entro le 38 settimane gestazionali, si sono verificati circa il 20% dei parti spontanei, circa il 40% dei TC urgenti e circa il 60% dei TC elettivi. E’stata praticata l’anestesia epidurale al 16.9% delle italiane e al 4.9% delle straniere che hanno partorito con parto spontaneo con una tendenza all’aumento tra le due indagini per entrambe le cittadinanze. Se consideriamo solo i parti con TC, si rileva un uso prevalente di anestesia spinale, 61.7% nelle italiane e 60.6% nelle straniere seguita dalla epidurale, 28.8% e 25.9% italiane e straniere rispettivamente. Si rileva inoltre una tendenza alla riduzione dell’uso dell’epidurale in favore della spinale tra le due indagini. Circa l’8-9% delle donne, italiane e straniere, che hanno partorito con parto spontaneo senza anestesia, ha dichiarato di percepire, a 24 ore dal parto, un dolore terribile/atroce; le percentuali salgono al 14,2% e al 27,3% per italiane e straniere rispettivamente, se il parto spontaneo è stato effettuato con anestesia epidurale; arrivano al 21,4% e 34,0% rispettivamente per italiane e straniere se il parto è avvenuto con taglio cesareo elettivo. Nelle prime settimane dopo il parto è stata offerta una visita domiciliare dal centro nascita al 32.6% delle donne italiane e al 37.5% delle straniere; dal consultorio familiare al 61.5% delle italiane e al 65.6% delle straniere. Si rileva tra le due indagini un aumento dell’offerta da parte del consultorio familiare. Sono state fornite informazioni sulla contraccezione da adottare nei mesi successivi al parto al 59.1% delle donne italiane e al 62.7% delle donne straniere. Nella seconda indagine le donne appaiono più informate. Essere assistita da CF e la partecipazione ai CAN aumentano la probabilità di ricevere informazioni: (IT: CF ORa=1.27, IC95%1.06-1.52; CAN ORa=1.79, IC95%1.58-2.03; ST: CF ORa=1.26, IC95%0.86-1.85; CAN ORa=2.17, IC95%1.40-3.36). Alla ripresa dei rapporti sessuali, ha scelto di utilizzare un metodo di procreazione responsabile il 72.4% delle Italiane e il 71.1% delle straniere. Si rileva una leggera riduzione delle donne che scelgono di utilizzare un metodo di contraccezione tra la prima e la seconda indagine. Il metodo prevalentemente scelto per entrambe le cittadinanze, è il profilattico/diaframma, 44.6% e 46.2% seguito dai metodi ormonali, 28.4% e 24.7% rispettivamente per italiane e straniere. Circa la metà delle donne italiane, 51.2% e il 45.3% delle straniere, dichiarano, a 3 mesi dal parto, di non riuscire a riposare abbastanza. Le percentuali rimangono simili se la domanda è riferita a 6 e 12 mesi per le italiane mentre per le straniere si riducono a circa il 41%. Riferendosi al periodo dell’intervista, le donne, italiane e straniere, dichiarano a 3 mesi di ricevere un supporto significativo soprattutto dal marito, 77.0% e 62.7% rispettivamente. I valori si riducono leggermente se la domanda è riferita a 6 e a 12 mesi. Le donne italiane sono tendenzialmente più supportate delle straniere anche da parenti e amici. Dichiarano di aver ricevuto informazioni e consigli sull’allattamento durante la gravidanza il 29.3% delle italiane e il 45.0% delle straniere. Per entrambi i gruppi si rileva un miglioramento tra una indagine e l’altra. Il 60.9% e il 42.8% di donne italiane e straniere rispettivamente, ha ricevuto opuscoli per la promozione dell’allattamento al seno. La maggioranza dichiara di averli letti e di averli trovati interessanti. L’attività di diffusione degli opuscoli è aumentata tra le due indagini. Alla dimissione dall’ospedale è stata consegnata una prescrizione medica per acquistare latte artificiale al 13.4% delle italiane e al 27.4% delle straniere; questa percentuale per le straniere si è ridotta tra la prima e la seconda indagine, dal 31,5% al 23,4%. Nei primi mesi dopo il parto, hanno avuto problemi di allattamento il 37.7% delle italiane e il 25.6% delle straniere. La figura principale di riferimento per i problemi nell’allattamento è il pediatra di libera scelta consultato dal 40% circa delle donne di entrambe le cittadinanze. A seguire c’è l’ostetrica di consultorio familiare citata dal 17.7% delle italiane e dal 24.4% delle straniere. Hanno partecipato a gruppi di sostegno dell’allattamento al seno il 12.2% delle donne italiane e l’11.2% delle donne straniere. Hanno partecipato a incontri di auto aiuto con altre mamme il 17.8% delle italiane e il 14.1% delle straniere. Si rileva per entrambi gli indicatori un leggero aumento tra una indagine e l’altra. A 3 mesi dal parto allattano al seno il 72,3% delle italiane e il 68,1% delle straniere; allattano in modo esclusivo al seno il 49.3% delle italiane e il 49.7% delle straniere; non si rilevano variazioni significative tra le due indagini. A 6 mesi dal parto le donne che allattano al seno si riducono al 56.4% delle italiane e al 59.5% delle straniere; allattano in modo esclusivo al seno il 6,4% delle italiane e il 7,7% delle straniere; non si rilevano variazioni significative tra le due indagini. A 12 mesi dal parto allattano al seno il 32,5% delle italiane e il 32.7% delle straniere; tra la prima e la seconda indagine si rileva, sia per le italiane che per le straniere, una riduzione delle donne che non allattano al seno. Essere assistita da CF e la partecipazione ai CAN sono associati con le prevalenze di allattamento al seno, soprattutto per le italiane, per esempio gli OR di allattamento comunque al seno a 6 mesi sono: IT: CF ORa=1.23, IC95%1.02-1.48; CAN ORa=1.40, IC95%1.14-1.71; ST: CF ORa=1.10, IC95%0.64-1.89; CAN ORa=1.46, IC95%0.87-2.45). Conclusioni Alcuni degli aspetti emersi dallo studio sono i seguenti: - permane l’eccessiva medicalizzazione, come evidenziato soprattutto dagli indicatori ospedalieri; - si rileva una tendenza al miglioramento degli indicatori assistenziali in gravidanza e nel puerperio, nonostante il breve periodo intercorso tra le due indagini; - per le straniere, che si rivolgono in maggioranza al CF, si rileva una minore medicalizzazione del percorso nascita rispetto alle italiane - l’eccessiva medicalizzazione interferisce con l’espressione di competenza delle donne quando invece investirvi dà luogo a migliori esiti di salute.