20150515 Pillar III 2014 (clean)

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INFORMATIVA AL PUBBLICO
AI SENSI DELLE DISPOSIZIONI DI VIGILANZA
PER LE BANCHE (CIRC. N. 285 DEL 17 DICEMBRE 2013)
DATA DI RIFERIMENTO: 31 DICEMBRE 2014
VENETO BANCA
società cooperativa per azioni
Iscritta al registro delle Imprese di Treviso al n. 00208740266
Patrimonio sociale al 31/12/2014 Euro 2.632.070.574,81
Aderente al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
CONTENUTI DELL’INFORMATIVA1
PREMESSA
3
FONDI PROPRI E COEFFICIENTI DI SOLVIBILITÀ AL 31 DICEMBRE 2014
5
SEZIONE 1 –
REQUISITO INFORMATIVO GENERALE
7
SEZIONE 2 –
AMBITO DI APPLICAZIONE
50
SEZIONE 3 –
FONDI PROPRI
54
SEZIONE 4 –
REQUISITI DI CAPITALE
60
SEZIONE 5 –
RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI GENERALI
63
SEZIONE 6 –
RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI RELATIVE AI PORTAFOGLI ASSOGGETTATI AL
METODO STANDARDIZZATO
75
SEZIONE 8 –
TECNICHE DI ATTENUAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO
78
SEZIONE 9 –
RISCHIO DI CONTROPARTE
81
SEZIONE 10 –
OPERAZIONI DI CARTOLARIZZAZIONE
88
SEZIONE 12 –
RISCHIO OPERATIVO
106
SEZIONE 13 –
ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE: INFORMAZIONI SULLE POSIZIONI INCLUSE
NEL PORTAFOGLIO BANCARIO
107
SEZIONE 14 –
RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE SULLE POSIZIONI INCLUSE NEL PORTAFOGLIO BANCARIO
109
SEZIONE 15 –
ATTIVITÀ VINCOLATE E NON VINCOLATE
111
SEZIONE 16 -
SISTEMI E PRASSI DI REMUNERAZIONE E INCENTIVAZIONE
112
DICHIARAZIONE DEL DIRIGENTE PREPOSTO ALLA REDAZIONE DEI DOCUMENTI CONTABILI SOCIETARI
128
ALLEGATO 1 - FONDI PROPRI: TERMINI E CONDIZIONI DEGLI STRUMENTI DI CAPITALE
PRIMARIO DI CLASSE 1, DI CAPITALE AGGIUNTIVO DI CLASSE 1 E DI CAPITALE DI CLASSE 2
129
1
Le Sezioni “7 - Rischio di credito: informativa sui portafogli cui si applicano gli approcci IRB” e “11 – Rischi di mercato: informazioni per le
banche che utilizzano il metodo dei modelli interni per il rischio di posizione, per il rischio di cambio e per il rischio di merci (IMA)” non sono
fornite perché da ritenersi non pertinenti in considerazione dell’operatività del Gruppo.
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
PREMESSA
A partire dal 1° gennaio 2014 sono operative le disposizioni di Vigilanza prudenziale applicabili alle
banche e ai gruppi bancari, finalizzate ad adeguare la normativa nazionale alle novità intervenute nel
quadro regolamentare internazionale, con particolare riguardo al nuovo assetto normativo e istituzionale
della vigilanza bancaria dell’Unione Europea.
Il nuovo assetto normativo comunemente noto come “framework Basilea 3” è disciplinato mediante:
•
CRR – Regolamento (UE) n. 575/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 26 giugno
2013, relative ai requisiti prudenziali per gli enti creditizi e le imprese di investimento che
modifica il Regolamento (UE) n. 648/2012;
•
CRD IV – Direttiva 2013/36/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 26 giugno 2013
sull’accesso all’attività degli enti creditizi e sulla vigilanza prudenziale sugli enti creditizi e sulle
imprese di investimento, che modifica la Direttiva 2002/87/CE ed abroga le Direttive
2006/48/CE e 2006/49/CE.
Il quadro normativo si completa con le misure di esecuzione, contenute in norme tecniche di
regolamentazione o di attuazione (Regulatory Technical Standard – RTS e Implementing Technical
Standard – ITS) adottate dalla Commissione Europea su proposta delle Autorità europee di vigilanza.
Alla normativa dell’Unione Europea si aggiungono le disposizioni emesse dalla Banca d’Italia con la
Circolare n. 285 del 17 dicembre 2013, che raccoglie le disposizioni di vigilanza prudenziale applicabili
alle banche e ai gruppi bancari italiani, riviste e aggiornate per adeguare la normativa interna alle novità
intervenute nel quadro regolamentare internazionale, con particolare riguardo al nuovo assetto
normativo e istituzionale della vigilanza bancaria dell’Unione Europea, nonché per tener conto delle
esigenze emerse nell’esercizio della vigilanza sulle banche e sugli altri intermediari.
La suddetta Circolare non detta - come in passato – specifiche regole per la predisposizione e
pubblicazione del Pillar 3, ma si limita a riportare l’elenco delle disposizioni allo scopo previste dalla CRR.
La materia, quindi, è direttamente regolata:
dalla CRR stessa, Parte 8 “Informativa da parte degli enti” (art. 431-455) e Parte 10, Titolo I,
Capo 3 “Disposizioni transitorie in materia di informativa sui fondi propri” (art. 492);
dai Regolamenti della Commissione Europea la cui preparazione è demandata all’EBA (European
Banking Autority) recanti le norme tecniche di regolamentazione o di attuazione per disciplinare
i modelli uniformi per la pubblicazione delle diverse tipologie di informazioni.
Indicazioni ulteriori sono state fornite dall’EBA (European Banking Autority) con uno specifico documento
riguardante le tematiche della materialità, confidenzialità e frequenza delle informazioni da fornire nel
Terzo Pilastro (Guidelines on materiality, proprietary and confidentiality and on disclosures frequency
under Articles 432(1), 432(2) and 433 of Regulation N. (EU) 575/2013).
Il tema dell’informativa al pubblico Pillar 3 è stato anche oggetto di analisi da parte del Comitato di
Basilea con il suo documento “Revised Pillar 3 disclosure requirements” che propone l’introduzione di
schemi standard a livello internazionale a partire dal 2016.
Il nuovo framework regolamentare è funzionale a rafforzare la capacità delle banche di assorbire shock
derivanti da tensioni finanziarie ed economiche, indipendentemente dalla loro origine, a migliorare la
gestione del rischio e la governance, nonché a rafforzare la trasparenza e l’informativa delle banche,
tenendo conto degli insegnamenti della crisi finanziaria.
L’impianto complessivo del Comitato di Basilea ha mantenuto l’approccio basato su tre Pilastri, che era
alla base del precedente accordo sul capitale noto come “Basilea 2”, integrandolo e rafforzandolo con
misure che accrescono quantità e qualità della dotazione di capitale degli intermediari ed introducono
strumenti di vigilanza anticiclici, norme sulla gestione del rischio di liquidità e sul contenimento della leva
finanziaria. In particolare, il Terzo Pilastro si basa sul presupposto che la Disciplina del Mercato (Market
Discipline) possa contribuire a rafforzare la regolamentazione del capitale e quindi promuovere la
stabilità e la solidità delle Banche e del settore finanziario.
Lo scopo del Terzo Pilastro è pertanto quello di integrare i requisiti patrimoniali minimi (Primo Pilastro) e
il processo di controllo prudenziale (Secondo Pilastro), attraverso l’individuazione di un insieme di
requisiti di trasparenza informativa che consentano agli operatori del Mercato di disporre di informazioni
rilevanti, complete e affidabili circa l’adeguatezza patrimoniale, l’esposizione ai rischi e le caratteristiche
generali dei sistemi preposti all’identificazione, misurazione e gestione di tali rischi.
Il presente documento, che costituisce adempimento agli obblighi normativi sopra richiamati, è redatto,
secondo le suddette disposizioni, su base consolidata ed è oggetto di pubblicazione con cadenza annuale,
in concomitanza con il bilancio d’esercizio e consolidato.
Le sezioni prive di informativa non sono pubblicate.
Le informazioni quantitative, se non diversamente indicato, sono rappresentate in migliaia di Euro.
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
Attesa la rilevanza pubblica della presente informativa, il documento è sottoposto dal Dirigente Preposto
alla redazione dei documenti contabili societari agli Organi Societari competenti per l’approvazione.
Il documento è dunque soggetto, ai sensi dell’art. 154-bis del D.Lgs. 58/98 (Testo Unico sulla Finanza,
“TUF”) alla relativa attestazione.
Veneto Banca pubblica l’informativa al Pubblico (Risk Report Pillar 3) ed i successivi aggiornamenti sul
proprio sito internet www.venetobanca.it.
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
FONDI PROPRI E COEFFICIENTI DI SOLVIBILITA’ AL 31 DICEMBRE 2014
Fondi propri e coefficienti di solvibilità
31/12/2014
Fondi propri
(A)
(B)
Capitale primario di Classe 1 (CET1) al netto delle rettifiche
regolamentari
Capitale aggiuntivo di Classe 1 (AT1) al netto delle rettifiche
regolamentari
(C)
CAPITALE DI CLASSE 1 (TIER 1) (C = A+B)
(D)
Capitale di Classe 2 (T2) al netto delle rettifiche regolamentari
(E)
TOTALE FONDI PROPRI (E = C+D)
2.351.345
2.351.345
190.073
2.541.418
Attività di rischio ponderate
Rischi di credito e di controparte
Rischi di aggiustamento della valutazione del credito
Rischi di mercato e di regolamento
Rischi operativi
ATTIVITA’ DI RISCHIO PONDERATE
22.109.300
98.405
434.745
1.964.594
24.607.044
Coefficienti di solvibilità %
Common Equity Tier 1 ratio
9,56%
Tier 1 ratio
9,56%
Total capital ratio
10,33%
I fondi propri, le attività ponderate per il rischio (Risk Weighted Assets – RWA) ed i coefficienti di
solvibilità al 31 dicembre 2014 sono stati determinati in base alla nuova disciplina armonizzata per le
banche e le imprese di investimento contenuta nella Direttiva 2013/36/UE (CRD IV) e nel Regolamento
(UE) 575/2013 (CRR) del 26 giugno 2013, che traspongono nell’Unione europea gli standard definiti dal
Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (c.d. framework Basilea 3), e sulla base delle Circolari di
Banca d’Italia n. 285, n. 286 e n. 154.
Le disposizioni normative relative ai fondi propri prevedono l’introduzione del nuovo framework
regolamentare in maniera graduale, attraverso un periodo transitorio, in genere fino al 2017, durante il
quale alcuni elementi che a regime saranno computabili o deducibili integralmente nel Common Equity,
impattano sul Capitale primario di Classe 1 (CET1) solo per una quota percentuale; di norma la
percentuale residua rispetto a quella applicabile è computata/dedotta dal Capitale aggiuntivo di Classe 1
(AT1) e dal Capitale di Classe 2 (T2) o considerata nelle attività ponderate per il rischio.
Anche per gli strumenti subordinati che non rispettano i requisiti previsti dalle nuove disposizioni
normative, sono previste specifiche disposizioni transitorie, volte all’esclusione graduale dai fondi propri
(in un arco temporale di 8 anni) degli strumenti non più computabili.
I ratio prudenziali al 31 dicembre 2014 tengono conto, pertanto, delle rettifiche previste dalle
disposizioni transitorie 2014. Per quanto concerne le quote di partecipazione al capitale di Banca d’Italia,
il trattamento prudenziale adottato ne prevede la ponderazione tra gli RWA come “equity exposure”.
Ciò premesso, al 31 dicembre 2014 i Fondi Propri ammontano a Euro 2.541,42 milioni, a fronte di un
attivo ponderato di 24.607,04 milioni, derivante in misura prevalente dai rischi di credito e di
controparte e, in misura minore, dai rischi operativi e di mercato.
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
Il coefficiente di solvibilità totale (Total Capital ratio) si colloca al 10,33%. Il rapporto fra il Capitale
primario di Classe 1 (CET1) e le attività di rischio ponderate (Common Equity Tier 1 ratio) risulta pari al
9,56%.
Ai fini della valutazione dell’adeguatezza patrimoniale, si evidenzia che il Gruppo Veneto Banca, grazie
alle principali misure di rafforzamento patrimoniale poste in atto nei primi mesi del passato esercizio, ha
concluso il Comprehensive Assessment condotto da BCE, nel pieno rispetto delle soglie previste e
comunicate con lettera del 26 ottobre 2014.
Al 31 dicembre 2014 il Gruppo rispetta pienamente i valori minimi previsti dalla normativa vigente per
quanto riguarda il CET1 ratio ed il Tier 1 ratio, mentre risulta leggermente carente sul Total Capital Ratio
rispetto al livello minimo previsto (10,5%). Questo per effetto, da una parte, del progressivo
ammortamento delle passività subordinate a mano a mano che si avvicina la data di scadenza delle
stesse e, dall’altra, del recepimento pressoché totale delle provisions richieste dalla BCE in sede di AQR.
Ad ogni modo, la posizione patrimoniale del Gruppo si è già rafforzata a seguito dal perfezionamento di
un’emissione di strumenti Tier II di Euro 50 milioni, conclusasi il 4 febbraio 2015, riportando così sopra i
valori minimi regolamentari il Total Capital Ratio (pro-forma al 31 dicembre 2014, 10,53%).
Al riguardo si deve inoltre evidenziare che la BCE, in forza della Direttiva (EU) n. 1024 del 15 ottobre
2013 che attribuisce alla stessa il potere di richiedere alle banche vigilate di mantenere un ammontare di
fondi propri superiore ai requisiti patrimoniali minimi stabiliti dalla normativa vigente, in data 25 febbraio
2015 ha notificato alla Veneto Banca la cosiddetta “Supervisory Review and Evaluation Process (SREP)
Decision”, contenente i nuovi coefficienti patrimoniali target, e precisamente:
•
•
10% in termini di Common Equity Tier 1 (CET1);
11% in termini di Total Capital ratio.
Il Gruppo Veneto Banca ritiene di poter raggiungere questi coefficienti mediante le operazioni di asset
disposal in corso (Banca IPIBI Financial Advisory spa, conclusasi in data 2 aprile 2015, e Banca
Intermobiliare di Investimenti e Gestioni spa, in corso di perfezionamento).
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
SEZIONE 1 – REQUISITO INFORMATIVO GENERALE
INFORMATIVA QUALITATIVA
A partire dal 1° gennaio 2008 il Gruppo Veneto Banca ha dato definitiva applicazione alle nuove
disposizioni di Vigilanza prudenziale, dopo aver esercitato l’opzione di rinvio di un anno prevista dalla
Direttiva 2006/48/CE, introdotte in Italia con la circolare Banca d’Italia n. 263 del 27 dicembre 2006 che
ha recepito quanto previsto dal Nuovo Accordo sul capitale, denominato Basilea II.
Alla fase di prima attuazione è quindi seguita la puntuale adozione di quanto prescritto dai successivi
aggiornamenti della sopra citata circolare, emanati nel corso dei passati esercizi.
Le nuove disposizioni hanno apportato sotto il profilo della misurazione e gestione del capitale a rischio
importanti innovazioni che, in estrema sintesi, possono essere riassunte dall’architettura della stessa
normativa, articolata in 3 pilastri, dove il primo prevede l’evoluzione di Basilea I (requisiti patrimoniali
standard) verso metodi di misurazione più sofisticati (Standardized, IRB), con innovazioni soprattutto sui
rischi di credito e l’aggiunta dei rischi operativi. Il secondo pilastro implica, invece, l’implementazione di
un processo interno di controllo prudenziale, volto a determinare un’autovalutazione complessiva
dell’adeguatezza patrimoniale (ICAAP2), successivamente oggetto di riesame da parte delle autorità di
vigilanza (SREP3). Il terzo, infine, si riferisce all’obbligo di fornire adeguata informativa al pubblico in
materia di adeguatezza patrimoniale, di esposizione ai rischi e relativi sistemi di identificazione,
misurazione e gestione dei rischi degli stessi.
L’obiettivo delle nuove regole è, oltre che individuare in maniera più completa e precisa la rischiosità
delle diverse forme d’impiego mediante l’applicazione di metodologie di analisi e di calcolo più evolute
rispetto a quelle previste dalla normativa precedentemente in vigore, quello di accrescere l’attenzione e
la sensibilità al controllo dei rischi, superando l’ottica meramente prudenziale con l’impiego anche
gestionale dei nuovi concetti introdotti soprattutto con il secondo pilastro.
Con riguardo al terzo pilastro (obbligo di “informativa al pubblico”, riguardante i rischi della Banca, i
metodi di gestione del rischio adottati, la propria adeguatezza patrimoniale, introdotto sempre dalla
sopra citata circolare di Banca d’Italia), il Gruppo Veneto Banca ha predisposto quanto necessario per
assicurare il rispetto degli obblighi di disclosure previsti dalla normativa (Risk Report Pillar 3).
Il Gruppo Veneto Banca impronta la propria operatività – ordinaria e straordinaria – a criteri di prudenza,
limitando il più possibile la connessa esposizione al rischio, in conformità sia all’esigenza di stabilità
nell’esercizio dell’attività bancaria che all’attitudine al rischio dei soci e allo spirito mutualistico/
cooperativistico dell’Istituto.
I principali obiettivi che il Gruppo si propone di perseguire tramite un’attenta politica e gestione dei
complessivi rischi aziendali sono, in sintesi, riconducibili ai seguenti punti:
costante crescita del valore aziendale;
creazione di valore per i soci in misura adeguata rispetto a finanziamenti alternativi ma comparabili
sotto il profilo del rischio-rendimento;
elevata parcellizzazione del rischio di credito, anche in coerenza con il target commerciale di
riferimento, ovvero famiglie ed imprese di piccola e media dimensione;
assunzione di rischi di mercato in misura limitata, coerentemente alla vocazione commerciale del
Gruppo;
esposizione al rischio di tasso d’interesse strutturale ad un livello contenuto;
esclusione di rischi estranei alle attività caratteristiche e accurata valutazione delle iniziative che
comportano nuove tipologie di rischio;
sviluppo di metodologie di monitoraggio dei rischi complete ed accurate, nella prospettiva di poter
passare in futuro alla rilevazione dei rischi con modelli interni anche ai fini della vigilanza
prudenziale;
trasparenza nei confronti del mercato sull’esposizione al rischio.
Allo scopo di proteggere la solidità finanziaria e la reputazione del Gruppo rispetto a eventi indesiderati,
il Gruppo Veneto Banca si è dotato di strutture organizzative, di processi, di risorse – umane e
tecnologiche – e di competenze in grado di assicurare l’individuazione, il controllo e la gestione di tutti i
rischi correlati alla sua operatività tipica.
In particolare, va segnalato come l’intero processo sia presieduto e coordinato dalla Capogruppo Veneto
Banca, dove risiedono i soggetti e le strutture preposti a monitorare e gestire i diversi rischi.
In tale processo, che si snoda tra diversi livelli della struttura organizzativa, il ruolo fondamentale è
svolto, tuttavia, dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, al quale spetta la definizione degli
orientamenti e degli indirizzi strategici relativamente all’assunzione dei rischi, nonché l’approvazione dei
2
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Internal Capital Adequacy Assessment Process, ovvero processo di valutazione interna dell’adeguatezza patrimoniale.
Supervisory Review and Evaluation Process, ovvero processo di revisione e valutazione di vigilanza.
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
limiti strategici ed operativi e le relative linee guida, coerentemente a quanto definito nel Risk Appetite
Framework di Gruppo.
Su queste tematiche, a supporto del Consiglio di Amministrazione e del Direttore Generale, con riguardo
ai poteri a questo conferiti, opera il Comitato Rischi di Gruppo, il cui ruolo e responsabilità sono
esplicitati e formalizzati in apposito Regolamento. In particolare, il Comitato Rischi di Gruppo assiste il
Direttore Generale e il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo nella formulazione delle strategie
e delle politiche di rischio, fornendo gli strumenti e le informazioni necessarie per una consapevole
capacità decisionale. A questo Comitato è assegnato l’obiettivo di proporre le azioni per ottimizzare
l’utilizzo del capitale del Gruppo e delle singole Società, mantenendo la propensione al rischio
dell’azienda nell’ambito dei limiti stabiliti dal Consiglio di Amministrazione e recepiti dagli Organi di
governo delle singole Società.
La centralità assegnata dal Gruppo al controllo del rischio si riflette sul modello di gestione e controllo
che si fonda su alcuni principi basilari, quali:
la chiara individuazione delle responsabilità nei processi di assunzione dei rischi;
l’adozione di sistemi di misurazione e controllo allineati alle best practices internazionali;
la netta separazione fra le unità organizzative deputate alla gestione dei rischi e le funzioni addette
invece al loro controllo.
Questi principi vengono formalizzati ed esplicitati nei manuali di Policy dei rischi identificati come
rilevanti. Tali documenti guida – proposti e validati dal Comitato Rischi di Gruppo, sottoposti
all’approvazione del Consiglio di Amministrazione della Capogruppo e successivamente recepiti dai
Consigli di Amministrazione delle società controllate - vanno a disciplinare il perimetro dei rischi
regolamentati, gli indicatori significativi ed oggetto di monitoraggio periodico, le soglie di sorveglianza ed
i limiti operativi, le modalità di gestione degli sconfini, gli stress test applicati e la struttura organizzativa
- organi e funzioni aziendali - deputata allo svolgimento delle attività disciplinate con la relativa
attribuzione di ruoli e responsabilità.
Il Sistema dei Controlli Interni, costituito dall’insieme di regole, procedure e strutture organizzative che
mirano ad assicurare il rispetto di leggi, disposizioni dell’Organo di Vigilanza e strategie aziendali,
coinvolge con diversi ruoli gli Organi Amministrativi, il Collegio Sindacale, la Direzione e tutto il
personale ed è definito sia per la Capogruppo che per ciascuna Banca italiana ed estera del Gruppo.
Il sistema dei controlli interni è articolato e modulato tra la struttura di Capogruppo, alla quale
competono funzioni di indirizzo strategico, governo e controllo sull’intero Gruppo, le strutture di Banca
Rete cui spetta la responsabilità del presidio commerciale del territorio di competenza, le Società
prodotto e le Banche Estere.
Il sistema dei controlli interni, impostato secondo le indicazioni contenute nelle Istruzioni di Vigilanza di
Banca d’Italia, prevede:
•
controlli di linea (primo livello), diretti ad assicurare il corretto svolgimento delle operazioni. Essi
sono effettuati dalle stesse strutture produttive o incorporati nelle procedure ovvero eseguiti
nell'ambito dell'attività di back-office dalle diverse unità operative (Filiali ed Uffici centrali
operativi);
•
controlli sulla gestione dei rischi (secondo livello), che hanno l'obiettivo di concorrere alla
definizione delle metodologie di misurazione del rischio, di verificare il rispetto dei limiti assegnati
alle varie funzioni operative e di controllare la coerenza dell'operatività delle singole aree produttive
con gli obiettivi di rischio-rendimento assegnati. Tali controlli sono affidati alla Direzione Rischi per
il rischio di mercato, di tasso di interesse e di liquidità, mentre con riguardo al rischio di credito
l’attività di monitoraggio viene congiuntamente effettuata dalla Direzione Centrale Crediti.
La funzione di Compliance ha il compito di controllare e di monitorare nel continuo il rischio di
conformità delle normativa interna del Gruppo e di tutte le sue componenti con le norme di legge
vigenti.
Al Dirigente Preposto è infine affidata la verifica della conformità dell’informativa contabile
societaria alle prescrizioni normative;
•
attività di revisione interna (terzo livello), volta a controllare la regolarità dell’attività operativa, ad
individuare andamenti anomali o violazioni delle procedure e della regolamentazione, nonché a
valutare la funzionalità del complessivo sistema dei controlli interni. Essa è condotta sulla base di
monitoraggi e indicatori aggiornati sistematicamente, in via periodica o per eccezioni, anche
attraverso verifiche in loco, dalla Funzione Internal Audit.
La capogruppo Veneto Banca nell’ambito dell'attività di indirizzo, coordinamento e controllo del Gruppo,
ha impostato il complessivo sistema dei controlli interni in modo da consentire il controllo sia sulle scelte
strategiche del Gruppo nel suo complesso sia sull'equilibrio gestionale delle singole componenti.
A tale scopo esso è continuamente aggiornato ed adeguato alle diverse attività della Capogruppo e delle
società controllate dalla stessa.
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
L’attività di Risk Management, garantita dalla Direzione Rischi, è volta a garantire un efficace presidio, in
termini di misurazione, controllo e gestione, dei principali rischi a cui il Gruppo è esposto. Assicura,
inoltre, l’aderenza regolamentare e un efficace sostegno al processo decisionale, concorrendo allo
sviluppo delle strategie aziendali con la fornitura di servizi di consulenza, la valutazione dei prodotti e
l’evidenziazione e gestione dei rischi connessi. Queste attività, pertanto, implicano:
•
•
•
•
•
•
•
la misurazione tempestiva dei rischi di mercato, dei rischi strutturali di tasso d’interesse e di
liquidità, dei rischi di credito e concentrazione, controparte, paese e operativi;
la definizione dei principi, delle metodologie e delle regole di valutazione (mark to market policy e
validazione delle procedure di front office) per tutte le posizioni soggette a mark-to-market e al fair
value, nonché l’implementazione di procedure di mark-to-model quando la valutazione non è
ottenibile dagli strumenti standard a disposizione delle unità di business (ad esempio per i
cosiddetti prodotti strutturati OTC);
la misurazione e il monitoraggio su base giornaliera della componente di profit & loss dei portafogli
di trading;
la definizione, l’implementazione e la validazione del sistema di rating interno, curandone la
calibrazione per i diversi segmenti di clientela;
il monitoraggio mensile e l’analisi andamentale del portafoglio crediti delle banche del Gruppo e la
predisposizione di un report riassuntivo sulla qualità del portafoglio crediti a livello di Gruppo (per
quanto concerne la rete Italia; le banche estere e le società prodotto sono attualmente monitorate
a livello di Direzione Centrale Crediti);
la valutazione di differenti scenari di mercato, ivi inclusi quelli estremi (stress test) su alcuni profili
di rischio, e, per il rischio di credito attualmente si implementano scenari di sensitività;
la segnalazione al Vertice aziendale di eventuali violazioni dei limiti operativi da esso autorizzati.
Per consentire, inoltre, allo stesso di definire le conseguenti determinazioni con consapevolezza ed
in un contesto di rischio controllato, rappresenta tutte le situazioni contingenti e prospettiche di
rischio che, in relazione all’andamento dei mercati e ai principi prefissati, possono configurarsi
come meritevoli di particolare attenzione.
La Direzione Rischi del Gruppo Veneto Banca mira ad un governo dei rischi accentrato, con viste puntuali
e precise dei rischi a cui il Gruppo è soggetto, attraverso l’interazione e l’interlocuzione con i senior
manager, il Collegio Sindacale ed il Consiglio di Amministrazione ai quali viene presentato, esplicitato e
discusso, il Tableau de Board dei Rischi. Tale documento riassume le evidenze prodotte dalla Direzione
Rischi circa il monitoraggio dei seguenti rischi:
rischi finanziari, sia nel trading book che nel banking book;
rischi di credito, sia per le realtà coperte dal sistema interno di rating che le analisi andamentali
sulle realtà non rientranti nel perimetro IT SEC e non coperte dal sistema interno di rating;
rischi di tasso di interesse (ALM);
rischi di liquidità, sia operativa che strutturale;
rischi di controparte;
rischi di concentrazione;
rischi operativi;
rischio paese/trasferimento;
rischio reputazionale;
rischio di leva finanziaria eccessiva4;
situazione patrimoniale5.
Tali analisi sono corredate da stress test implementati, con diverse severità, con il conseguente impatto
in termini patrimoniali. Si precisa altresì che, rientrando il Gruppo Veneto Banca tra le banche di classe 2
con riguardo all’ICAAP, le analisi di stress test per i vari rischi vengono effettuate in termini di
sensitività; tali analisi vengono citate e descritte successivamente all’interno delle varie sezioni presenti
per ciascuna tipologia di rischio esplicitato.
La Direzione Rischi si compone dell’unità di gestione dei rischi del Gruppo (Risk Management), l’unità di
Convalida Rischi, l’unità di Credit Monitoring, l’unità di Risk Strategy e l’unità Metodi e Reporting. Tali
unità interloquiscono e agiscono tra loro per far fluire e accrescere la cultura del rischio e la diffusione
della stessa nel Gruppo, nella sua interezza, sia a livello di top/senior che a livello di executive officer.
Per garantire l’indipendenza della Direzione Rischi, questa è posta a riporto diretto del Consiglio
d’Amministrazione.
Il 19 dicembre 2013 la Banca d’Italia ha pubblicato la circolare n. 285 del 17 dicembre 2013, recante le
nuove disposizioni di vigilanza per le banche e le imprese d’investimento, entrate in vigore il 1° gennaio
2014. Detta circolare, che recepisce gli standard definiti dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria
(framework Basilea III), contiene regole tese a rafforzare i requisiti patrimoniali e la vigilanza
prudenziale degli enti creditizi e delle imprese d’investimento dell’Unione Europea.
Le nuove “Disposizioni di vigilanza per le banche“, che rivedono ed aggiornano le disposizioni in tema di
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Dati trimestrali di Segnalazione di Vigilanza
Dati trimestrali di Segnalazione di Vigilanza
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
vigilanza prudenziale, precedentemente riportati nella circolare Banca d’Italia n. 263/2006, sono volte a
rafforzare la capacità delle banche di assorbire shock derivanti da tensioni finanziarie ed economiche, ad
irrobustire la gestione del rischio e la governance ed a migliorare la trasparenza e l’informativa delle
banche, tenendo conto degli insegnamenti della crisi finanziaria.
Il Comitato di Basilea ha mantenuto l’approccio basato sui tre pilastri, come nel precedente accordo,
integrandolo e rafforzandolo per accrescere quantità e qualità della dotazione di capitale degli
intermediari, introdurre strumenti di vigilanza anticiclici e norme sulla gestione del rischio di liquidità.
La circolare n. 285 sostituisce quasi integralmente la precedente circolare 263 del 27 dicembre 2006
(“Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche”), che continua ad essere applicata solo per
alcune parti, tra le quali le recenti modifiche al Capitolo V che erano entrate in vigore dal 1° luglio 2014.
In particolare, per quanto riguarda:
•
•
•
il sistema dei controlli interni (Capitolo 7), dove sono definiti un quadro organico di principi e regole
cui deve essere ispirato il sistema dei controlli interni e che rappresenta la cornice di riferimento nella
quale dovranno inquadrarsi le regole sui controlli dettate all’interno di specifici ambiti disciplinari, tra i
quali rientrano le regole organizzative in materia di gestione di singoli profili di rischio, di sistemi
interni di misurazione dei rischi per il calcolo dei requisiti patrimoniali, di processo ICAAP, di
prevenzione del rischio di riciclaggio.
Le disposizioni hanno introdotto di fatto diverse novità di rilievo rispetto alla vigente normativa al fine
di dotare le banche di un sistema dei controlli interni maggiormente completo, adeguato, funzionale e
affidabile, che prevede sia l’enfatizzazione del ruolo dell’organo con funzione di supervisione
strategica – in particolare nella definizione del modello di business e del Risk Appetite Framework,
nonché nella diffusione di una cultura dei controlli attraverso l’approvazione di un codice etico al
quale sono tenuti ad uniformarsi i componenti degli organi aziendali e i dipendenti – sia la profonda
rivisitazione della disciplina delle funzioni aziendali di controllo, quali l’Internal Audit, la Compliance e
la Direzione Rischi.
Le nuove regole richiedono inoltre ai vertici delle banche di porre particolare attenzione alla
definizione delle politiche e dei processi aziendali di maggiore rilievo, quali quelli riguardanti la
gestione dei rischi, la valutazione delle attività aziendali, l’approvazione di nuovi prodotti/servizi o
dell’avvio di nuove attività nonché dell’inserimento in nuovi mercati e lo sviluppo e la convalida dei
modelli interni di misurazione dei rischi non utilizzati a fini regolamentari. A ciò si è aggiunta una
specifica disciplina in materia di esternalizzazione, in base alla quale le banche sono tenute a
presidiare attentamente i rischi derivanti dall’esternalizzazione di attività, mantenendone la capacità
di controllo e la responsabilità delle attività stesse, nonché le competenze essenziali per reinternalizzare le medesime in caso di necessità.
il sistema informativo (Capitolo 8), integralmente rivisto anche per recepire le principali evoluzioni
emerse nel panorama internazionale, con riguardo sia alla governance e all’organizzazione del
sistema informativo che alla gestione del rischio informatico, nonché i requisiti per assicurare la
sicurezza informatica e il sistema di gestione dei dati;
la continuità operativa (Capitolo 9), riorganizzando le disposizioni precedentemente contenute in
diverse fonti ed introducendo alcune novità - tra cui la formalizzazione del ruolo del CODISE
(struttura per il coordinamento della gestione delle crisi operative della piazza finanziaria italiana
presieduta dalla Banca d'Italia) - e la definizione del processo di escalation da “incidente” a
“emergenza” in modo da assicurare che la dichiarazione dello stato di crisi avvenga nel minor tempo
possibile dalla rilevazione dell’incidente.
LE ATTIVITÀ DI COMPLIANCE
L’attività della funzione di Compliance ha l’obiettivo, secondo quanto previsto dalle normative di
Vigilanza (Banca d’Italia, Consob ed Ivass in materia di organizzazione e procedure degli intermediari
che esercitano attività bancaria e prestano servizi di investimento o di gestione collettiva del risparmio),
di prevenire e gestire il rischio di non conformità alle norme in modo da preservare la reputazione della
Banca e del Gruppo e la fiducia del pubblico nella sua correttezza operativa e gestionale.
A tale scopo la funzione identifica, valuta e gestisce il rischio di violazioni normative e assicura che i
processi e le procedure interne siano coerenti con l’obiettivo di prevenire la violazione delle norme di
regolamentazione esterna (leggi e regolamenti) e di autoregolamentazione (codice etico, regolamenti
interni, policies).
Relativamente ai servizi di investimento, la medesima funzione ha il compito di controllare e valutare
regolarmente l’adeguatezza e l’efficacia dei processi e dei presidi adottati per la prestazione di tali
servizi.
Nel corso dell’esercizio 2014 hanno preso forma le attività di adeguamento della Struttura organizzativa
della Funzione Compliance e la formalizzazione del nuovo ambito di competenza, in conformità con
quanto indicato dalla Banca d’Italia con il 15° aggiornamento della Circolare n. 263/2006 e dal primo
luglio 2014 è entrato in vigore il nuovo Regolamento della Funzione Compliance.
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
E’ proseguita l’attività - già avviata nel 2013 - per lo sviluppo dell’applicativo informatico che consente la
gestione dell’attività svolta a presidio dei rischi di conformità e la misurazione dell’adeguatezza e
dell’efficacia dei relativi processi posti in essere dalla Banca per mitigare tali rischi valutazione del rischio
potenziale e residuo della Banca, anche in qualità di Capogruppo. L’applicativo “ABICS – modulo
Assessment” è stato rilasciato da ABI nel mese di febbraio 2014, implementato da Veneto Banca nel
corso del mese di giugno con l’avvio della fase di definizione della metodologia.
Tra le attività rientranti tra i compiti istituzionali della funzione si segnala la consulenza nel continuo agli
organi di vertice, in particolare in occasione dell’aumento di capitale, e lo svolgimento di una serie di
verifiche di compliance (ex ante, ex post e follow up), coerenti con il programma annuale approvato dal
Consiglio di Amministrazione, in materia di trasparenza, reclami, usura, antiriciclaggio, servizi di
investimento, prodotti assicurativi, processo ICAAP, sistemi di remunerazione ed incentivazione, conflitti
di interesse, operazioni con parti correlate, mediazione creditizia, validazione dei nuovi prodotti/servizi e
convenzioni, attività su Società controllate non bancarie. A queste si è aggiunta l’analisi delle disposizioni
normative recentemente emanate o ancora in corso di emanazione con focus specifico sui temi corporate
governance, revisione del Sistema dei Controlli (ai sensi del 15° aggiornamento della Circolare n.
263/2006 di Banca d’Italia, Regolamento EMIR (derivati OTC e quotati), Orientamenti Esma in materia di
adeguatezza.
La Funzione Compliance ha, infine, valutato sia le procedure per la gestione dei conflitti di interesse sia
quelle poste in essere a presidio dei servizi di investimento, portando avanti, nello specifico, il progetto
per l’implementazione del nuovo applicativo per la prestazione del servizio di consulenza.
LA FUNZIONE ANTIRICICLAGGIO
La Funzione Antiriciclaggio, appartenente alla Direzione Compliance, funge da presidio specialistico per la
Capogruppo e per le Banche e le Società del Gruppo.
La missione della Funzione Antiriciclaggio di Gruppo è prevenire e contrastare la realizzazione di
operazioni di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo per tutte le Società del Gruppo, mediante la
verifica nel continuo a che le procedure aziendali adottate dalle Società del Gruppo siano coerenti con
l’obiettivo di prevenire e contrastare la violazione di norme di eteroregolamentazione (leggi e norme
regolamentari) e di autoregolamentazione in materia di riciclaggio e finanziamento del terrorismo e lo
svolgimento delle attività espressamente delegate alla Funzione (ad esempio, in materia di
“segnalazione e collaborazione attiva” e di “adeguata verifica della clientela e registrazione”).
La Funzione Antiriciclaggio:
a) assicura il controllo sull’evoluzione del rischio connesso alle tematiche dell’”Antiriciclaggio”,
mantenendo aggiornata la “mappa” di Gruppo sulla distribuzione e l’evoluzione del rischio in
oggetto;
b) garantisce nel continuo, per il Gruppo, la puntuale attuazione nelle procedure (processi,
strumenti informatici e risorse umane) degli indirizzi normativi di regolamentazione primaria e
secondaria (leggi, norme e regolamenti);
c) assicura per il Gruppo i contatti, le relazioni e gli adempimenti di carattere informativo con le
Autorità di Vigilanza, curandone la pronta, precisa e corretta esecuzione;
d) assicura, in accordo con la Direzione Risorse Umane, l’attuazione del piano formativo annuale
sul tema specifico;
e) garantisce la predisposizione dei flussi informativi per il Responsabile della Direzione
Compliance di Gruppo, il Titolare Delegato Aziendale Segnalazioni Sospette, gli Organi
Aziendali, le funzioni interessate, l’Alta Direzione, il Consiglio di Amministrazione e il Collegio
Sindacale della Capogruppo e delle singole Banche e Società Controllate;
f) garantisce i flussi informativi per il Responsabile della Direzione Compliance di Gruppo diretti
agli Enti Regolatori (Banca d’Italia/BCE, MEF, UIF, Associazioni di Categoria, ecc…) in
collaborazione con le altre funzioni/unità organizzative interessate.
La Funzione Antiriciclaggio, per lo svolgimento dei propri compiti specialistici, si avvale:
dell’Ufficio Antiriciclaggio, che svolge le proprie attività per la Capogruppo e le società
controllate secondo i termini previsti dai rispettivi contratti di outsourcing, articolato in due
settori:
•
AUI e Procedure Antiriciclaggio;
•
Segnalazione Operazioni Sospette;
del Referente Antiriciclaggio della Capogruppo, operante a supporto dell’Antiriciclaggio,
nominato dal Compliance Officer, con cui concorda periodicamente i controlli da effettuare e le
relative modalità e tempistiche e a cui invia, come unico destinatario, la reportistica relativa ai
controlli effettuati;
dei Referenti Antiriciclaggio delle società la cui funzione Antiriciclaggio è stata esternalizzata alla
Capogruppo;
delle strutture della Capogruppo alle quali sono stati assegnati specifici compiti di presidio
(individuati nel Regolamento Antiriciclaggio);
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
dei Responsabili Antiriciclaggio delle società del Gruppo dotate di autonoma funzione
Antiriciclaggio.
Nel corso del 2014 la Funzione Antiriciclaggio ha provveduto all’aggiornamento delle “Linee Guida
Antiriciclaggio”, indirizzate alle società del Gruppo Veneto Banca dotate di autonoma Funzione
Antiriciclaggio. La nuova versione è stata redatta nel rispetto delle normative italiane emesse dagli
organismi statali e di vigilanza, nonché della normativa comunitaria di riferimento e delle
raccomandazioni emanate dal GAFI (Gruppo d’azione finanziaria internazionale contro il riciclaggio di
capitali) e tiene conto delle nuove disposizioni emanate da Banca d’Italia con il “Provvedimento
sull’adeguata verifica” del 3 aprile 2013, in vigore dal 1° gennaio 2014. Nel corso dell’anno sempre
maggiore attenzione è stata dedicata alle novità normative e ai relativi adeguamenti organizzativi.
La Funzione Antiriciclaggio ha svolto altresì le attività di propria competenza, in materia di adeguata
verifica della clientela, registrazione delle operazioni, segnalazioni di operazioni sospette e limitazioni
all’uso del contante.
Si evidenzia inoltre che l’introduzione nel nostro orientamento di novazioni atte a contrastare l’evasione
fiscale ha richiesto un impegno sempre più rilevante e significativo sulle modalità di valutazione
dell’operatività disposta dalla clientela. Orientamento confermato dall’entrata in vigore, ai primi del
2015, del nuovo art. 648-ter 1 c.p. che prevede il reato di autoriciclaggio, che consente di perseguire chi
reimpiega, occultandone origine e utilizzo, denaro o beni derivanti da un reato commesso in precedenza.
Infatti, per la prevenzione dei reati in parola, è quanto mai fondamentale dare risalto al processo di
adeguata verifica al fine di conoscere compiutamente il cliente e le finalità delle operazioni, assumendo
tutte le informazioni necessarie per determinare l’effettivo grado di rischio attribuibile alla specifica
prestazione richiesta.
Pertanto la Funzione Antiriciclaggio, nell’ambito delle proprie competenze, ha attuato diversi interventi al
fine di mantenere aggiornato ed allineato ai disposti di legge il processo antiriciclaggio a favore di un
costante presidio sui rischi connessi.
LE ATTIVITÀ DI REVISIONE INTERNA
Nell’ambito del modello organizzativo di Gruppo, in linea con la normativa di vigilanza, è prevista la
possibilità di accentrare, in tutto o in parte, lo svolgimento della funzione di Internal Audit presso la
capogruppo.
Per dare seguito alle strategie di Gruppo volte al perseguimento di maggiore sinergia ed efficienza, il
modello in parola prevede la definizione della funzione di internal audit nell’ambito della capogruppo e di
specifiche funzioni di internal audit presso ciascuna società del Gruppo, cui spetta la responsabilità di
garantire - in conto proprio o tramite attività demandate in service alla capogruppo - le attività di
controllo interno previste dalla normativa vigente. Nel caso in cui la controllata esternalizzi
completamente presso la capogruppo le attività di revisione interna - come avviene per la maggior parte
delle partecipate italiane del Gruppo - la responsabilità in tema di audit resta in capo all’Alta Direzione
della stessa. Nello svolgimento delle proprie attività di controllo è comunque garantita l’indipendenza
delle funzioni di revisione interna.
Le funzioni di internal audit delle banche attive all’estero, invece, nel rispetto delle norme locali, operano
con riporto gerarchico nei confronti delle rispettive direzioni generali ed organi amministrativi e con
riporto funzionale nei confronti della Funzione Internal Audit di capogruppo. Tale legame funzionale, in
ottica di maggiore indipendenza, è stato rafforzato prevedendo l’intervento di tale Funzione nel processo
di nomina, revoca o licenziamento del personale, nonché nella definizione degli organici e dei percorsi di
carriera e delle remunerazioni dei componenti delle funzioni di Audit locali.
Relativamente all’assetto organizzativo, nel mese di marzo 2014 è stata completata la riorganizzazione
della Funzione Internal Audit di capogruppo, finalizzata al pieno raggiungimento di un approccio
funzionale e trasversale per processi/rischi, come auspicato dall’Organo di Vigilanza, e alla conseguente
massimizzazione delle competenze funzionali con una maggiore efficienza ed omogeneità nello
svolgimento di attività di audit.
Per quanto concerne la metodologia di revisione interna, l’attività di audit, basata su un approccio risk
based è orientata dagli esiti di appositi risk assessment annuali e comprende controlli sui principali
processi e rischi, svolti - sia in loco che a distanza - su strutture centrali e di rete commerciale della
capogruppo, delle banche rete e delle altre società controllate, in forza di specifici contratti di
outsourcing.
Al fine di assicurare coerenza ed uniformità nello svolgimento delle attività, le diverse Strutture facenti
parte della Funzione Internal Audit fanno riferimento al “Manuale di Audit”, che ha come scopo primario
la divulgazione a tutto il personale coinvolto di regole e linee guida standard da utilizzare nello
svolgimento delle proprie mansioni. In particolare, il Manuale di Audit, approvato nella sua ultima
versione dal Consiglio di Amministrazione di Veneto Banca in data 14/06/2014, illustra le regole e le
procedure interne su cui si basa l’attività di audit, descrive le modalità generali di organizzazione della
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
stessa e raccoglie in un compendio unitario le metodologie e le modalità di utilizzo degli strumenti
informatici sottostanti allo svolgimento degli incarichi di diversa natura (verifiche di audit, controlli a
distanza e di monitoraggio, follow up, controlli straordinari, ecc.).
Nel corso del 2014, particolare importanza è stata data alla prosecuzione delle attività di potenziamento
dei controlli in ambito credito, che hanno portato al consolidamento del c.d. “Framework controlli sul
credito”, quale riferimento per tutte le attività di audit a valere sul processo creditizio e che attraverso la
definizione di un sistema di monitoraggio e di specifici strumenti di risk assessment consentirà una
visione integrata e sintetica dei principali eventi di rischio/anomalia, sulla base della quale saranno
indirizzate le verifiche di audit.
Inoltre, nell’ambito del percorso di progressivo rafforzamento in ambito ICT Audit ed in funzione dei
requisiti in tal senso richiamati dalle nuove Disposizioni di vigilanza, è stata avviata la realizzazione del
c.d. “Framework di ICT audit”, che illustrerà l’insieme dei controlli di audit a presidio del funzionamento
dei sistemi informativi, sia in termini di infrastrutture che di processi IT.
Dal punto di vista metodologico, inoltre, nel 2014, Veneto Banca, in attuazione dei nuovi requisiti
normativi, ha delineato le linee guida sottostanti alla creazione di un sistema di controllo interno
integrato. In tal senso, la Funzione Internal Audit ha assunto un ruolo di guida nella definizione delle
metodologie di base – estese anche alle altre Funzioni di Controllo - per la valutazione degli esiti delle
attività di verifica e per la conduzione delle annuali attività di risk assessment e pianificazione.
Relativamente alle attività di verifica svolte dalla Funzione Internal Audit, si evidenzia la sistematica
esecuzione di controllo a distanza e di monitoraggio, di verifiche di audit (full audit ovvero limited
review) sia presso Capogruppo che le Controllate aventi ad oggetto i rischi e i processi identificati da
priorità (tra cui per rilevanza Credito, AIRB, ICAAP, Antiriciclaggio, Servizi di investimento), nonché di
accertamenti non pianificati avviati in seguito a richieste specifiche degli Organi di Governance e di
Controllo, delle Autorità di Vigilanza ovvero in base ad elementi anomali risultanti da altre attività di
controllo.
Tra le attività svolte dalla Funzione Internal Audit, vi è inoltre il supporto alla Governance aziendale, al
fine di assicurare al vertice operativo, agli organi societari, ai collegi sindacali ed agli enti istituzionali
competenti (Banca d’Italia, Consob, Ivass, ecc…) una tempestiva e sistematica informativa sullo stato
del sistema dei controlli, sulle risultanze dell’attività svolta e sui rischi di impatto potenzialmente
rilevante per tutto il Gruppo.
IL DIRIGENTE PREPOSTO ALLA REDAZIONE DEI DOCUMENTI CONTABILI SOCIETARI
Il D.lgs. 6 novembre 2007, n. 195, di attuazione della direttiva 2004/109/CE sull’armonizzazione degli
obblighi di trasparenza (c.d. Direttiva Trasparency), ha esteso in parte anche alle società emittenti valori
mobiliari ammessi alla negoziazione in un mercato regolamentato la normativa di cui alla Legge 28
dicembre 2005, n. 262 recante “Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati
finanziari”, a modifica del D.Lgs. 58/1998 (TUF).
I citati provvedimenti legislativi affrontano le problematiche dei mercati finanziari, rafforzando e
modificando le norme in tema di governance, trasparenza delle banche, revisione dei conti, sistemi di
amministrazione e controllo, regime sanzionatorio penale ed amministrativo, con l’obiettivo di integrare
e perfezionare gli strumenti a tutela del risparmio.
In particolare, la suddetta disciplina ha istituito la figura del “Dirigente Preposto alla redazione dei
documenti contabili societari” (art. 154-bis del TUF) e prevede in capo agli Organi amministrativi
delegati ed allo stesso Dirigente Preposto specifiche responsabilità, funzionali a garantire una
rappresentazione veritiera e corretta della situazione patrimoniale, economica e finanziaria dell’Emittente
e dell’insieme delle imprese incluse nel perimetro di consolidamento.
In tale contesto, Veneto Banca che, nell’ambito di programmi di emissioni obbligazionarie
sull’Euromercato (c.d. EMTN – European Medium Term Notes), ha emesso obbligazioni quotate presso la
borsa di Lussemburgo ed ha scelto l’Italia come Stato membro di origine, ha maturato l’obbligo –
previsto dall’art. 154-bis del TUF, così come modificato dal D.Lgs. 195/2007 di recepimento della
Direttiva Trasparency – di istituire, già a partire dall’esercizio 2008, la funzione di Dirigente Preposto alla
redazione dei documenti contabili societari.
Il Dirigente Preposto opera sulla base del “Regolamento operativo Legge 262/2005 – Dirigente Preposto”
ed il presidio della qualità dell’informativa contabile e finanziaria è imperniato sull’esame congiunto:
•
delle impostazioni organizzative e di controllo, condotto con un piano di verifiche teso a valutare in
via continuativa l’adeguatezza e l’effettiva applicazione delle procedure amministrative e contabili
per la gestione dei dati necessari alla rappresentazione veritiera e corretta della situazione
patrimoniale, economica e finanziaria del Gruppo nei documenti di bilancio e in ogni altra
comunicazione finanziaria, tra cui anche il documento di informativa al pubblico Pillar III;
•
della completezza e della coerenza delle informazioni rese al mercato, rafforzando i processi ordinari
13
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
di comunicazione interna con l’acquisizione regolare da parte del Dirigente Preposto di strutturati e
disciplinati flussi informativi; le funzioni della Capogruppo e delle società controllate provvedono
regolarmente alla comunicazione degli eventi rilevanti ai fini dell’informativa contabile e finanziaria,
in specie con riferimento ai principali rischi e incertezze cui risultino esposte, agevolando altresì la
relazione continuativa con le strutture alle quali il Dirigente Preposto richieda lo svolgimento
tempestivo di eventuali approfondimenti.
Il Dirigente Preposto ha quindi individuato il perimetro di società controllate considerate rilevanti ai fini
dell’informativa finanziaria, sulla base della rispettiva contribuzione alle grandezze economico
patrimoniali rappresentate nel bilancio consolidato e di valutazioni di ordine qualitativo inerenti la
complessità del business e la tipologia dei rischi sottesi. Ha quindi definito il programma di lavoro da
condurre sul Gruppo in rapporto agli adempimenti di legge – predisposizione delle procedure e gestione
delle attività di verifica – curando che lo sviluppo fosse orientato in coerenza ai criteri declinati nel
“Regolamento operativo Legge 262/2005 – Dirigente Preposto” e che l’applicazione degli approcci di
controllo risultasse pienamente consistente con le metodologie assunte a riferimento, che riflettono
standard internazionali derivati dal CoSO Framework, per assicurare una applicazione omogenea del
processo di verifica e dei criteri di valutazione sulle società del Gruppo.
Completata la fase del processo valutativo sulle procedure amministrative e contabili condotto sulle
società rientranti nel perimetro individuato e sulla Capogruppo, il Dirigente Preposto predispone ogni sei
mesi un’apposita relazione informativa nella quale sono incluse:
•
le informazioni concernenti il quadro di riferimento societario e il sistema dei controlli
sull’informativa finanziaria;
•
il perimetro di lavoro cui si riferisce il programma di verifiche svolto nell’esercizio sulle procedure
amministrative e contabili;
•
la sintesi e il dettaglio delle verifiche condotte e delle anomalie riscontrate, con indicazione puntuale
degli interventi finalizzati al ripristino della piena funzionalità dei controlli;
•
un giudizio di sintesi finale.
La relazione informativa viene presentata al Consiglio di Amministrazione ed al Collegio Sindacale,
nonché inviata in copia alle Direzioni Compliance, Internal Audit e Operations, ciascuno per i rispettivi
ambiti di responsabilità, nonché all’Organismo di Vigilanza 231/2001.
In relazione alle funzioni di sorveglianza e presidio attribuite, il Dirigente Preposto provvede pertanto:
•
a sottoscrivere, unitamente al Presidente del Consiglio di Amministrazione, a ciò delegato, le
attestazioni circa la corrispondenza dei documenti contabili societari alle risultanze dei libri e
delle scritture contabili, e l’idoneità degli atti e delle comunicazioni al mercato a fornire una
rappresentazione veritiera e corretta della situazione patrimoniale, economica, finanziaria e dei
principali rischi cui risulta esposto il Gruppo (Legge 262/2005 e art 154-bis, comma 3, del TUF);
•
ad esprimere il giudizio periodico sul sistema dei controlli interni sul processo di informativa
finanziaria sottoscrivendo, unitamente al Presidente del Consiglio di Amministrazione, a ciò
delegato, le attestazioni circa l’adeguatezza delle procedure amministrative e contabili e
l’effettività dei controlli sul processo di informativa finanziaria (Legge 262/2005 e art. 154-bis,
comma 5, del TUF).
***
Da sempre il Gruppo Veneto Banca ha impostato la propria attività – ordinaria e straordinaria – a criteri
di prudenza, limitando il più possibile la propria esposizione al rischio, in conformità sia all’esigenza di
proteggerne la solidità finanziaria e la reputazione sia allo spirito mutualistico/cooperativistico
caratteristico dell’Istituto stesso.
In tal senso, va letto – come già detto - il costante e attento controllo del rischio, che trova riscontro in
un modello gestionale fondato su:
• chiara individuazione delle responsabilità nei processi di assunzione dei rischi;
• adozione di sistemi di misurazione e controllo allineati alle best practicies internazionali;
• netta separazione fra unità organizzative di governo dei rischi e funzioni deputate invece al loro
controllo.
Queste linee guida sono state esplicitate e formalizzate in specifiche policy per i rischi rilevanti,
approvate dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, su proposta del Comitato Rischi di
Gruppo, che sono stati successivamente recepiti dagli organi di governo delle società controllate. Tali
documenti hanno lo scopo di disciplinare la definizione e il perimetro dei rischi regolamentati, gli
indicatori significativi oggetto di monitoraggio periodico, le soglie di sorveglianza ed i limiti operativi, le
modalità di gestione degli sconfini, gli stress test applicati e la struttura organizzativa deputata allo
svolgimento delle attività disciplinate.
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
Nell’ambito del modello di gestione dei rischi adottato alla Capogruppo spettano compiti di indirizzo,
gestione e controllo complessivo e le singole società generatrici di rischio – nelle tipologie connesse alla
natura della loro specifica attività – devono operare entro i limiti di autonomia loro assegnati.
In tal senso, il Gruppo Veneto Banca è impegnato ad attuare in via continuativa un processo di analisi,
ricerca, identificazione dei rischi potenzialmente significativi, sia verificando la rilevanza dei rischi
aziendali già oggetto di valutazione, sia cogliendo i segnali di eventuali altri rischi. Il criterio per definire
la rilevanza di un rischio trova fondamento nella sua “materialità”, cioè nella potenziale dimensione
quantitativa ad esso associata.
L’attività di individuazione si articola nelle seguenti fasi:
•
verifica della rilevanza dei rischi aziendali già oggetto di valutazione;
•
verifica della normativa di riferimento (cfr. Allegato A del titolo III capitolo 1 della Circ.
285/2013 e 15°aggiornamento del Circ. 263/2006);
•
analisi, ricerca ed identificazione di nuovi rischi potenzialmente rilevanti attraverso il confronto
con il management e il confronto con altre Banche.
Per quanto concerne le categorie rientranti nel I Pilastro sono state indicate come rilevanti per il Gruppo:
•
il Rischio di Credito comprensivo del rischio di controparte, inclusivo della componente CVA;
•
il Rischio di Mercato;
•
il Rischio Operativo;
mentre
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
tra gli altri Rischi sono stati individuati come rilevanti:
il Rischio di Concentrazione;
il Rischio di Tasso di interesse;
il Rischio Paese/Trasferimento;
il Rischio Residuo;
il Rischio Strategico;
il Rischio Reputazionale (comprensivo del rischio di compliance e rischio legale);
il Rischio di Liquidità;
il Rischio di Leva finanziaria eccessiva;
il Rischio Informatico;
le Attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati.
RISCHIO DI CREDITO
L’attività di erogazione del credito costituisce uno degli elementi essenziali del core business delle
banche territoriali appartenenti al Gruppo Veneto Banca.
Il Gruppo ha impostato una politica del credito volta a supportare una consapevole crescita degli
impieghi su tutti i suoi territori di insediamento, perseguendo nel contempo il continuo miglioramento
della qualità del portafoglio anche attraverso la valutazione e il monitoraggio della concentrazione dei
rischi per settore e rendimento sulla base di una specifica policy in materia di politiche creditizie.
Aspetti Organizzativi
La strategia creditizia del Gruppo è indirizzata ad una selezione efficiente degli affidati attraverso
un’accurata analisi del merito creditizio, finalizzata a contenere il rischio di insolvenza pur tenendo
presenti gli obiettivi di natura commerciale.
A tal fine risultano fondamentali sia l’adozione di criteri di diversificazione del portafoglio crediti,
limitando la concentrazione delle esposizioni su singole controparti e settori di attività economica, sia
l’analisi specifica e sistematica della composizione e distribuzione del portafoglio per gradi di rischiosità,
di singole controparti e di settori economici.
L’introduzione della Policy Politiche Creditizie, stabilite dal Consiglio di Amministrazione della
Capogruppo, consente di definire in modo più puntuale, indirizzi e linee guida di intervento, differenziati
in base al grado di attrattività e rischiosità settoriale e di ciascuna controparte, e di indicare per ciascun
aggregato specifici comportamenti da porre in essere al fine di assicurare il raggiungimento di obiettivi di
miglioramento della qualità del portafoglio. La Policy Politiche Creditizie fornisce inoltre indirizzi e linee
guida operative da attuare al fine di assicurare la riqualificazione del portafoglio crediti ed indica le
attività di prevenzione e sorveglianza sistematica del portafoglio crediti quali leve gestionali
indispensabili per assicurare un adeguato governo del rischio di credito.
Tutto ciò si concretizza anche attraverso il supporto di un sistema di valutazione del merito creditizio
all’erogazione e di un sistema di monitoraggio andamentale del portafoglio, che consente di cogliere
tempestivamente i sintomi di deterioramento delle posizioni e di gestire le stesse in un apposito sistema
di presidio del credito. Le attività di presidio e gestione del portafoglio sono assicurate dal nuovo modello
organizzativo del credito, implementato nel corso dell’esercizio 2014, rappresentato da “filiere
organizzative”, ciascuna delle quali è specializzata in una specifica fase del credito, costituite da unità
operative centrali e di rete focalizzate, rispettivamente, nella valutazione del merito creditizio, nel
monitoraggio e vigilanza sistematica e nella gestione delle partite problematiche. Il nuovo modello
organizzativo e di governo del rischio di credito ha comportato inoltre l’istituzione di Comitati di
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Monitoraggio Crediti che operano a livello territoriale, allo scopo di assicurare il massimo coordinamento
e presidio delle dinamiche dei portafogli crediti presso le aree di riferimento, in coerenza con le linee
guida e gli indirizzi definiti dalla Policy Politiche Creditizie e con il coordinamento dalla Capogruppo; a
quest’ultima spetta altresì il compito di impostare iniziative a tutela e contenimento del rischio di credito.
L’evoluzione e la composizione del portafoglio crediti viene seguita in tutte le fasi dalla Funzione
Centrale Crediti di Capogruppo, anche attraverso l’interazione con altre strutture della Banca, tra le quali
la Direzione Rischi e l’Internal Audit.
L’assunzione del rischio creditizio è disciplinata dal Regolamento Crediti, anch’esso integrato ed
implementato nel corso del 2014, che definisce norme e principi generali in materia di concessione,
gestione e recupero del credito, nonché di un’articolata struttura di deleghe operative e di livelli di
autonomia deliberativa, definite dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo e contenute nel Testo
Unico delle Deleghe, espressi in termini di esposizione e grado di rischiosità nei confronti della
controparte da affidare. In tale contesto vengono considerati, altresì:
• i rischi diretti ed indiretti;
• di gruppo economico;
• di cumulo;
• le forme tecniche e la durata dei finanziamenti;
• il frazionamento del rischio;
• la classificazione del rischio della controparte (rating).
Sulla base di tale struttura, i limiti operativi delle facoltà delegate, oltre a considerare le forme tecniche
di utilizzo nonché l’eventuale presenza di garanzie reali a presidio, vengono determinati ed attribuiti alla
figura professionale delegata, in funzione dell’intensità di rischio della controparte calcolata dai modelli di
rating. Tutte le proposte di fido e le richieste di deroghe seguono l’iter gerarchico dei livelli a partire dalla
rete, deputata a gestire il rapporto con il cliente, fino all’Organo deliberante competente.
La Capogruppo esercita inoltre la propria funzione di indirizzo e controllo strategico del credito attraverso
l’istituto del “parere obbligatorio”, previsto per tutte le posizioni singole e/o di Gruppo economico che
superano determinate soglie di rischio diretto.
Il monitoraggio e la sorveglianza sistematica e la classificazione gestionale dei rischi vengono svolti da
una filiera organizzativa “dedicata”, presente con unità operative collocate sia in Direzione Centrale
Capogruppo che presso la rete o le banche rete. Tali attività sono supportate da sistemi informatici che
sulla base di analisi di “early warning” rilevano tempestivamente eventi pregiudizievoli o anomalie
andamentali, proponendo l’assegnazione alla singola controparte di una specifica classe gestionale e le
conseguenti azioni correttive da porre in essere al fine di assicurare la normalizzazione della posizione.
La valutazione della situazione, nonché la conseguente analisi degli eventi e delle possibili azioni
correttive da attuare, viene effettuata dalle unità organizzative di Vigilanza Crediti, le quali attivano
prontamente gli opportuni interventi. Ciò è inoltre supportato da un sistema integrato di monitoraggio e
reporting mensile predisposto dalla funzione Politiche Creditizie della Capogruppo, finalizzato a fornire
informazioni analitiche sulla composizione e sulla distribuzione del portafoglio crediti, in forza delle quali
vengono attivati ed agevolati interventi mirati ed immediati a tutela dei rischi. Tali strumenti di analisi
mensile vengono predisposti anche per le Banche estere.
Particolare attenzione viene rivolta alle posizioni scadute, per le quali viene garantito un presidio
costante ed analitico in termini di verifica dei fenomeni di deterioramento, con sviluppo di indirizzi
gestionali specifici implementati in collaborazione con le strutture di rete, nonché con azioni di
“collection” attuate con l’ausilio di partners specializzati.
Le posizioni scadute deteriorate, incagliate e ristrutturate vengono, gestite con il supporto della filiera
organizzativa, introdotta con il nuovo modello organizzativo del credito, nel cui ambito operano figure
specialistiche sia di Direzione Centrale della Capogruppo che della rete operativa a diretto riporto della
Funzione Crediti Problematici della Capogruppo. La Policy Gestione del Credito Problematico disciplina
criteri di classificazione, principali segnali di anomalia che testimoniano l’insorgere di situazioni di
degrado del rischio, tempi limite di permanenza in ciascuno stato di classificazione e modalità di
determinazione del “dubbio esito”.
Le sofferenze sono invece gestite, su delega delle banche rete, dalla Funzione Crediti in Contenzioso
della Capogruppo, nonché dalle funzioni delle banche estere partecipate, supportate dalla Capogruppo
sulla base di contratti di outsourcing. La Funzione Crediti in Contenzioso provvede a tutelare il credito
attraverso le azioni giudiziali più idonee, ne effettua la gestione e cura gli accantonamenti a bilancio
secondo la policy aziendale, valuta proposte di definizione e di rientro dei crediti, escute le garanzie
consortili, monitora contabilmente la pratica dalla sua accensione alla chiusura. Inoltre, su specifica
richiesta, avvia le azioni legali urgenti (ottiene il decreto ingiuntivo e iscrive l’ipoteca giudiziale su beni
capienti degli obbligati) relativi a crediti non ancora classificati a sofferenza. Per i crediti di modesto
importo, per lo più chirografi, si privilegia, in assenza di garanzie, la soluzione stragiudiziale, anche
attraverso l’affidamento in mandato gestorio a società di recupero esterno.
Sistemi di gestione, misurazione e controllo
Come sopra indicato, l’attività creditizia del Gruppo è regolata tramite una precisa struttura di deleghe
operative e di livelli di autonomia deliberativa, che considerano, oltre all’esposizione verso la singola
controparte, i rischi complessivamente assunti rispetto ai soggetti collegati ed alle caratteristiche
tecniche dei rapporti intercorrenti. Sulla base di tale struttura, che definisce per singola forma tecnica,
garanzia presente e figura professionale le facoltà delegate, tutte le proposte di fido e le richieste di
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
deroga devono seguire l’iter gerarchico dei livelli, a partire dalla filiale che gestisce il rapporto con il
cliente fino all’organo deliberante competente.
Il Gruppo Veneto Banca ha da tempo avviato un processo volto all’adeguamento della banca alla
disciplina prudenziale per le banche ed i gruppi bancari che ha recepito i principi del nuovo accordo di
Basilea sul capitale.
Già nel 2002 erano stati introdotti, pur se con finalità esclusivamente gestionali, opportuni strumenti
statistici finalizzati alla valutazione del rischio, affiancati da tecniche di screening e di monitoraggio
qualitativo della clientela. Nell’ambito di tale sistema era presente un modello strutturato di presidio e
analisi che, a partire dalla fase di erogazione, assicurava il monitoraggio delle posizioni e la gestione
dell’eventuale insolvenza tramite un database integrato.
Tuttavia, a partire dalla seconda metà del 2009, il Gruppo Veneto Banca ha dato avvio alla creazione di
un sistema secondo le metodologie di rating interno, così come previste dall’Organo di Vigilanza in
accordo ai principi di Basilea 2, stante la crescita dimensionale del Gruppo che ha reso ancor più urgente
la necessità e l’opportunità di indirizzarsi verso logiche IRB. Queste, come noto, hanno un forte impatto
che vanno ben oltre alla mera costruzione di strumenti statistici di misurazione del rischio. Il processo di
validazione prescritto dalla normativa impone infatti al Gruppo di redigere un piano di attuazione che
assicuri la copertura degli aspetti di governance del progetto, di coinvolgimento del Consiglio di
Amministrazione e dell’alta Direzione, degli adeguamenti organizzativi, metodologici e dei sistemi
informativi, da monitorare nel continuo in termini di coerenza rispetto ai requisiti minimi di compliance.
La realizzazione del programma è stata avviata, come detto, a partire dalla seconda metà del 2009.
Innanzitutto, sono stati ipotizzati il perimetro di applicazione del sistema interno e il relativo piano di
estensione alle varie entità del Gruppo. Successivamente, e coerentemente con tale piano, si sono
avviate le attività afferenti all’area “Modelli e Metodologie” che, come primo passo, hanno richiesto
l’aggiornamento delle logiche di segmentazione di rischio, per consentire uno sviluppo di modelli di
rating e una costruzione dei processi di attribuzione del rating pienamente coerenti con le caratteristiche
di rischio della clientela target, nonché con le logiche di processo e regolamentari. Sono stati definiti,
quindi, 13 segmenti di rischio, individuati in base a driver anagrafici e di bilancio.
Nel corso degli anni successivi si è proceduto allo sviluppo e all’aggiornamento dei modelli di PD,
differenziati a seconda dei segmenti in Retail (privati e Small Business), Corporate e Large Corporate, in
grado di assegnare ad ogni cliente, sulla base delle informazioni specifiche di ciascuna controparte e del
comportamento di controparti con caratteristiche omogenee, una valutazione della rischiosità specifica.
Con riferimento agli aspetti metodologici, i modelli statistici sono costruiti analizzando i comportamenti e
le caratteristiche esclusivamente della clientela del Gruppo (modelli interni), rendendoli perfettamente
aderenti alla tipicità che contraddistingue il portafoglio del Gruppo Veneto Banca. I modelli sono altresì
determinati secondo un approccio per controparte e si basano su una logica di Gruppo, prevedendo
l’attribuzione di un unico rating per ciascuna controparte, anche se condivisa tra più entità del Gruppo
(all’interno del perimetro informatico consortile SEC Servizi).
Per tutti i modelli, la lunghezza delle serie storiche utilizzate in fase di stima è stata determinata
coerentemente con il prescritto normativo, così come la definizione di default adottata, con la
conseguente identificazione e trattamento dei cosiddetti “past due tecnici”.
Indipendentemente dal segmento di rischio, tutti i modelli sono stati sviluppati secondo un protocollo
che prevede specifici step operativi. Dapprima, dopo la costruzione del campione di sviluppo e la
conduzione di opportune analisi univariate finalizzate alla selezione di una “short list” di variabili
potenzialmente discriminanti, viene stimato un modello di regressione logistico multivariato secondo un
approccio di tipo stepwise. In tal modo, ad ogni controparte del campione viene assegnato uno “score”,
cioè un punteggio che ne sintetizza, secondo metriche ordinali, il merito creditizio. Successivamente,
viene realizzata la fase di calibrazione, che consente di trasformare lo score (misura ordinale) in una
probabilità di default (misura cardinale), ancorata all’effettiva rischiosità del portafoglio di riferimento,
rappresentata dal tasso di default del portafoglio di lungo periodo (cosiddetta “Tendenza Centrale”). Le
PD ottenute vengono infine tradotte in una classe di rating attraverso la mappatura nella scala maestra
appositamente costruita per ogni segmento. Una classe di rating è costituita, quindi, dall’insieme di
soggetti che vengono considerati equivalenti in termini di probabilità di default. Per tutti i segmenti di
rischio, pertanto, nel nuovo sistema di rating interno ogni classe di rating rappresenta la probabilità che i
clienti di quella classe diventino insolventi, ovvero che vengano classificati in uno stato di default (Past
Due, Incaglio, Ristrutturato o Sofferenza), nei dodici mesi successivi alla data di analisi.
Di seguito si riportano alcune specificità dei singoli modelli relativi ai diversi macro comparti di clientela.
Per quanto riguarda il comparto Corporate (società di persone e di capitali), il modello di rating si basa
su un approccio coerente con le caratteristiche del segmento, garantendo un’approfondita valutazione di
indicatori di bilancio, oltre che delle componenti andamentali interne e di sistema. Da un punto di vista
applicativo, l’integrazione di queste tre componenti porta alla determinazione del rating statistico
(secondo le regole sintetizzate dai parametri quantificati in fase di stima), che viene ulteriormente
arricchito con moduli esperti in grado di tenere conto di informazioni debitamente raccolte mediante
questionari qualitativi appositamente predisposti. Alla valutazione individuale, inoltre, si aggiungono le
influenze delle eventuali altre società (o ditte individuali) che a vario titolo sono connesse alla
controparte in esame, ovvero che esercitano un’influenza più o meno rilevante sul profilo di rischio della
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
stessa.
Il comparto Large Corporate è costituito da controparti di grandi dimensioni e appartenenti a gruppi
aziendali complessi. Data la limitata numerosità, tuttavia, non è stato possibile sviluppare un modello
statistico di valutazione ad hoc. Da un punto di vista applicativo, quindi, la metodologia adottata per il
modello di rating Large Corporate prevede di elaborare gli input derivanti dalle fonti informative
analizzate dai modelli di rating Corporate (dati economico–finanziari, andamentali interni e di centrale
rischi), al fine di attribuire alle controparti un rating puntuale. Tale rating è integrato mediante un
processo esperto di valutazione, opportunamente strutturato in questionari, le cui risposte sono
ponderate qualitativamente per correggere la valutazione statistica e per recepire le influenze del gruppo
economico di appartenenza.
Relativamente al comparto Retail (Privati e Small Business), infine, sono stati realizzati dei modelli di
rating caratterizzati da due moduli (erogazione ed andamentale) fra loro integrati, così da giungere alla
determinazione di un rating unico, frutto della valutazione congiunta di informazioni socio-demografiche
e di sistema, nonché relative alle varie forme tecniche in capo al cliente e, per lo Small Business, al
bilancio o alla contabilità semplificata. In fase di applicazione del modello, l’integrazione di tutte le
componenti dei due moduli indicati porta alla determinazione del rating statistico, secondo le regole
sintetizzate dai parametri quantificati in fase di stima. Non è prevista, per il comparto Retail, l’ulteriore
integrazione con componenti esperte.
Per giungere all’assegnazione di un rating a ciascuna controparte è stato costruito un processo di
attribuzione del rating, con modalità differenti a seconda della tipologia di controparte, in particolare
privilegiando una maggiore profondità di analisi per le controparti di maggior spessore (Corporate e
Large Corporate). Per queste ultime, infatti, l’integrazione della componente statistica e delle
componenti esperte sopra descritte determina (a meno di override) il rating ufficiale. Tale rating ha
validità di 12 mesi, a meno che non intervengano nuove informazioni o elementi che prospettano una
variazione del rischio della controparte. Per i segmenti Retail, invece, il rating ufficiale della controparte
corrisponde al rating statistico, che viene mensilmente aggiornato nella modalità batch automatizzata
mensile (componente di monitoraggio) o nella modalità on-line nel caso di nuovo affidamento
(integrazione della componente di monitoraggio e di erogazione secondo parametri stabiliti).
Il rating così assegnato a ciascuna controparte indirizza i processi di erogazione del credito e, a tale
scopo, a partire da gennaio 2011 sono stati rivisti gli iter deliberativi precedentemente in vigore.
L’utilizzo gestionale del sistema di rating sopra descritto, in vigore dal gennaio 2011, trova applicazione,
nel rispetto dei requisiti previsti dalla normativa, con riferimento alle funzioni di concessione e rinnovo
dei crediti, nonché per le attività di misurazione dei rischi.
Dal punto di vista dei modelli, a partire dal 2012 sono stati realizzati gli opportuni interventi di
aggiornamento dei modelli di PD al fine di allineare i valori di PD all’evoluzione della definizione di default
prevista dalla normativa di vigilanza prudenziale e con lo scopo di aggiornare le serie storiche dei dati
utilizzati per la stima.
Nel corso del 2014 sono stati ristimati i modelli Retail (privati e Small Business), al fine di aggiornare le
stime rispetto all’evoluzione della rischiosità del portafoglio crediti del Gruppo. Nel corso del 2015 anche
i modelli Corporate e Large Corporate saranno sottoposti ad un analogo processo di aggiornamento.
I modelli di LGD sono finalizzati alla previsione dell’ammontare della perdita dato il default. In letteratura
esistono diverse modalità oggettive per valutare la LGD realizzata o implicita nel portafoglio vivo.
La metodologia utilizzata dal Gruppo Veneto Banca nell’ambito del Programma IRB, è nota come
“metodologia workout”, essa si basa sull’utilizzo di dati relativi ai recuperi storici e risulta appropriata per
i portafogli non legati a quotazioni di mercato.
Nell’ambito del processo di stima del modello “workout LGD”, si possono distinguere due fasi che
identificano le due principali componenti del modello. La prima è costituita dall’archivio delle sofferenze,
comprensivo di anagrafica e movimentazione; si tratta quindi, di una sezione circoscritta al mondo del
contenzioso. La seconda, invece, è composta da tutte le informazioni sui passaggi tra i vari stati di
default e contiene, pertanto, anche dati relativi a past due, incagli oggettivi, incagli e ristrutturati.
La componente sofferenza si basa sul calcolo della LGD effettivamente realizzata sulle pratiche a
sofferenza chiuse o paragonabili a pratiche chiuse (l’insieme di analisi, infatti, è costituito dalle posizioni
in sofferenza che hanno concluso il processo di recupero crediti) e la successiva stima di una LGD “exante” mediante l’implementazione di un modello regressivo.
Le perdite storiche subite dalla banca vengono calcolate analizzando il flusso temporale degli aggravi e
dei recuperi realizzati rispetto alle pratiche a sofferenza del Gruppo, a partire dal momento del passaggio
a contenzioso fino alla chiusura delle pratiche stesse; il valore delle perdite così osservate viene
rapportato all’ammontare dei saldi capitale ed interessi iniziali iscritti a contenzioso, nonché agli
eventuali aggravi di capitale che dovessero realizzarsi successivamente.
Il calcolo della LGD è basato sulla nozione di perdita economica, considerando quindi l’effetto del costo
finanziario insito nel recupero del credito e nel tempo intercorso tra l’apertura della sofferenza e
l’effettivo realizzarsi dei flussi di cassa registrati. Sono stati quindi opportunamente attualizzati tutti i
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flussi di cassa considerati rispetto alla data di apertura della procedura di contenzioso, considerando sia i
costi diretti, rappresentati da spese di natura contabile o extracontabile direttamente attribuiti a ogni
pratica, che i costi indiretti, rappresentati dai costi di struttura per la gestione delle sofferenze (spese
attribuibili alle unità organizzative che si occupano di recupero crediti e i costi di gestione informatica
delle pratiche). Infine, relativamente agli interessi di mora è stato implementato il trattamento previsto
dalla normativa. La stima della LGD “ex-ante”, cioè della LGD da applicare alle esposizioni del portafoglio
vivo, è stata effettuata adottando una specificazione econometrica, che permette di tradurre in un
algoritmo di stima i legami rilevanti tra il tasso di perdita e le caratteristiche dei crediti.
La definizione di default prevista dalla normativa include anche gli stati di default (past due, incagli e
ristrutturati), pertanto è stato calcolato un fattore di calibrazione per rendere il risultato coerente con
l’adozione della definizione di default compatibile con la normativa. La stima del tasso di calibrazione
(c.d. Danger Rate) si ottiene attraverso la stima delle probabilità di evoluzione dallo stato bonis allo
stato di default (past due/incaglio oggettivo/incaglio /ristrutturato/sofferenze), nonché dei passaggi
all’interno dei vari stati di default. Viene altresì considerata la composizione del portafoglio in default e
l’impatto delle attività di collection effettuate prima del passaggio a sofferenza, attraverso la stima di un
opportuno coefficiente di variazione dell’esposizione fra stati di default, come proxy sintetica di recuperi
e perdite pre-sofferenza.
Per entrambe le fasi di stima, la lunghezza delle serie storiche utilizzate è stata determinata
coerentemente con il prescritto normativo.
Una volta completate le due fasi di sviluppo del modello, si procede al calcolo della LGD finale da
applicare al portafoglio vivo, moltiplicando le LGD sofferenza ottenute, per i diversi assi di analisi,
nell’ambito della stima ex-ante per i rispettivi Danger Rate.
I principali driver considerati in fase di stima sono rappresentati dal segmento di rischio,
dall’esposizione, dalla macro forma tecnica, dall’area geografica, dal SAE, , dalla presenza/assenza della
garanzia personale/omnibus/ipotecaria, la classe di esposizione, ecc…. Sulla base degli assi, che tra
quelli citati sono risultati statisticamente significativi, è possibile associare gli opportuni valori di LGD ai
rapporti vivi a seconda delle caratteristiche degli stessi.
Infine, nell’ambito dello sviluppo del modello di LGD è stato dedicato un focus particolare alla
quantificazione della relazione esistente tra tassi di perdita e tassi di default, nonché alla successiva
determinazione di un fattore di downturn da applicare alle stime di LGD in ottica regolamentare.
Per quanto riguarda gli utilizzi operativi delle misure di rischio, come sopra riportato l’utilizzo del sistema
di rating trova applicazione con riferimento alle funzioni di concessione e rinnovo dei crediti, nonché per
le attività di misurazione dei rischi.
Inoltre, PD ed LGD sono utilizzate anche nel calcolo delle rettifiche prudenziali, tra le quali rientrano gli
accantonamenti forfettari su crediti vivi ai fini del bilancio, secondo quanto disposto dai principi contabili
internazionali IAS/IFRS. A tal fine, le stime delle componenti di rischio PD e LGD vengono recepite nel
processo di valutazione collettiva per la determinazione delle percentuali di svalutazione da applicare al
portafoglio crediti in bonis, assicurando così una maggiore coerenza tra la stima degli accantonamenti ai
fini contabili e la quantificazione del requisito patrimoniale prudenziale nel momento in cui le nuove
regole di vigilanza entreranno in vigore.
Le stime interne di PD e TPA (Tasso di Perdita Attesa) sono poi alla base di un articolato sistema di limiti
e di soglie di sorveglianza, che vengono monitorati mensilmente al fine di verificare la coerenza degli
indicatori con la propensione al rischio alla base degli indirizzi strategici e operativi del Gruppo (“Risk
Appetite”).
L’andamento nel tempo delle misure di rischio viene sintetizzato nella reportistica direzionale, prodotta a
cadenza mensile, che fornisce una visione complessiva della rischiosità del portafoglio.
Il monitoraggio del rischio di credito viene effettuato per tutte le banche del Gruppo aderenti al sistema
informativo consortile, tra le quali rientrano Veneto Banca, BancApulia e Banca Intermobiliare di
Investimenti e Gestioni (BIM).
Per quanto concerne le società non rientranti nel perimetro consortile, a cui attualmente non vengono
applicati modelli interni di rischio, sono dedicati all’interno della reportistica mensile di rischio, degli
opportuni focus atti a monitorarne il profilo di rischio delle diverse entità controllate.
Con riferimento al sotto-sistema informativo a supporto del sistema di gestione, misurazione e controllo
del rischio di credito, l’avvio dell’utilizzo gestionale del sistema di rating a gennaio 2011 ha reso
necessaria la realizzazione di importanti interventi, avviati già nel corso del 2010 e proseguiti durante gli
anni successivi, finalizzati a garantire che i sistemi e le procedure informatiche a supporto dei modelli
IRB siano pienamente integrati con i sistemi informativi direzionali e gestionali.
Ulteriori interventi di carattere informatico, avviati nel 2011 e proseguiti anche nel corso del 2014, sono
mirati a consolidare la definizione di un adeguato presidio delle attività tecniche, in modo tale da
garantire che l’architettura IT a supporto dei sistemi IRB sia adeguatamente documentata, che gli archivi
e le procedure utilizzate per la stima dei modelli e per il calcolo delle misure di rischio garantiscano
elevati standard di qualità e consentano la piena replicabilità dei risultati ottenuti in passato.
Con riferimento agli aspetti organizzativi relativi ai sistemi IRB, sono presenti due unità organizzative
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
volte al presidio del processo di assegnazione del rating.
In primo luogo, al fine di accentrare presso la Capogruppo le responsabilità in materia di valutazione
delle richieste di override, la funzione denominata “Rating Desk”, effettua specifiche attività di
certificazione, ovvero di accoglimento o rifiuto, delle richieste di override.
In secondo luogo, con riferimento all’articolazione del sistema dei controlli interni, la funzione “Convalida
Interna” è responsabile di definire e mettere a regime, relativamente a tutti i rischi di primo e secondo
pilastro, il processo di convalida, ovvero l’insieme formalizzato di attività, strumenti e procedure volte a
valutare la correttezza e coerenza del processo di sviluppo dei modelli interni, l’accuratezza delle stime
di tutte le componenti rilevanti di rischio e ad esprimere un giudizio in merito al regolare funzionamento,
alla capacità predittiva e alla performance complessiva dei modelli.
Tecniche di mitigazione del rischio di credito
Coerentemente con le linee strategiche di Gruppo, la politica creditizia è da sempre incentrata su criteri
di sana e prudente gestione, esigendo elasticità negli utilizzi ed una corretta movimentazione, evitando
le eccedenze.
Lo sviluppo di adeguati supporti informatici, avvenuto negli ultimi anni, ha consentito di impostare una
gestione degli impieghi e del relativo rischio più orientata al corretto esercizio delle deleghe, alla
prudente valutazione del merito creditizio, alla regolare costituzione delle garanzie ed alla rigorosa
gestione dei rapporti, con specifico riferimento agli sconfinamenti. In particolare, la Policy Credit Risk
Mitigation, approvata dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, ha integrato ulteriormente il
corpo normativo in materia, definendo, con riferimento a ciascuna tipologia di garanzia, il grado di
mitigazione del rischio di credito ed i requisiti “generali” e “specifici” che la stessa deve possedere sia in
fase di perfezionamento che durante l’intera durata del rapporto creditizio.
Il monitoraggio del rischio di credito connesso all’attività con la clientela è, infatti, costantemente
assicurato dalla Capogruppo attraverso la filiera organizzativa dedicata, mediante la sistematica verifica
dei rapporti, in particolare di quelli con andamento anomalo, e la predisposizione di tutti gli interventi
necessari per eliminare o mitigare i rischi agli stessi correlati.
Viene, altresì, garantita la corretta classificazione delle posizioni in bonis, definendo, quando necessario,
i tempi e le modalità del passaggio a incaglio o a sofferenza, nel rispetto della “policy di gestione del
credito problematico”.
La Funzione Vigilanza Crediti assicura il costante monitoraggio del rischio di credito dei rapporti con la
clientela delle società del Gruppo ed effettua gli interventi necessari per eliminare o mitigare i rischi
derivanti dai comparti di attività economica e/o dalle relazioni con andamento non regolare.
La stessa funzione garantisce la corretta classificazione delle posizioni in bonis, osservate e vigilate,
avvalendosi anche del “rating andamentale” e propone una diversa classificazione per le controparti
ritenute a maggior rischio e per le quali ritiene vadano attivati interventi coercitivi.
La presenza della Funzione specialistica Ristrutturate assicura la gestione delle relazioni oggetto di
accordi di ristrutturazione dei debiti, curando la partecipazione ai tavoli di trattativa e la definizione delle
relative proposte da sottoporre agli organi deliberanti.
Spetta, infine, all’ufficio Incagli della Capogruppo garantire adeguato supporto specialistico nella
gestione del portafoglio incagli. Tale supporto è finalizzato, in via prioritaria, al recupero in bonis delle
posizioni creditizie, nonché alla corretta impostazione dell’impianto creditizio e delle relative garanzie con
l’obiettivo di assicurare la massima tutela nel caso di passaggio a sofferenze, la cui gestione è affidata
alla Funzione Crediti in Contenzioso della Capogruppo. Nell’ottica di rendere più celeri le azioni di
recupero e tutelare al meglio i crediti, per le posizioni di maggior rischio viene fatto riscorso ad atti
urgenti a tutela della posizione già nella fase di pre contenzioso.
Attività finanziarie deteriorate
L’introduzione della Policy di Gestione del Credito Problematico definisce i criteri di valutazione per le
attività finanziarie deteriorate. Detti criteri prevedono:
a) per le sofferenze, valutazioni analitiche;
b) per gli incagli, valutazioni analitiche per importi superiori a Euro 50 mila e forfettarie per importi
inferiori;
c) per i crediti ristrutturati, valutazioni analitiche, ricomprendendo nelle svalutazioni l’onere attualizzato
riveniente dall’eventuale rinegoziazione del tasso a condizioni inferiori al tasso contrattuale
originario;
d) per i crediti scaduti e/o sconfinati da oltre 90 giorni, valutazioni analitiche se di importo superiore ad
Euro 250 mila, mentre quelli inferiori a Euro 250 mila sono svalutati forfetariamente applicando
percentuali determinate su basi storico/statistiche.
Questi criteri sono stati estesi a tutte le Banche controllate, pur considerando, con riferimento alle
banche estere, alcune specificità riconducibili alle disposizioni normative vigenti presso i singoli Paesi di
insediamento.
Si precisa inoltre che, con riferimento alle recenti disposizioni EBA in materia, le disposizioni normative
interne hanno introdotto la definizione di misure di forbearance, distinguendo le due principali categorie
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di “forbone performing” e “forborne non performing”. Le stesse disposizioni enunciano le caratteristiche
per le quali nel caso di “nuova concessione”, in considerazione della difficoltà finanziaria del cliente, la
stessa possa essere intesa come misura di forbearance. Le disposizioni definiscono inoltre i tempi limite
di permanenza nello status di “forborne” delle posizioni oggetto di misure di tolleranza, in relazione alla
tipologia di classificazione. Contestualmente all’introduzione della nuova disciplina in materia di forborne
measures, sono state altresì realizzate specifiche implementazioni informatiche attraverso le quali,
mediante i sistemi applicativi di concessione e gestione del credito, consentono di mappare le posizioni
oggetto di specifiche misure di forbearence.
Il passaggio ad incaglio di una posizione alla Funzione Crediti Problematici–Incagli della Capogruppo può
essere disposta dalla Banca Rete (o Direzione Territoriale) oppure dagli Organi della struttura Funzione
Crediti della Capogruppo sulla base delle deleghe ad essi attribuite.
Contestualmente alla classificazione ad incaglio, l’evoluzione della posizione viene seguita dai gestori
della filiera dedicata che, in ultima istanza, ne possono disporre il passaggio a sofferenza.
Permane comunque in carico alla Banca Rete (o Direzione Territoriale) la relazione con il cliente che
dovrà essere condotta sulla base delle decisioni assunte.
Nell’ambito della Funzione Crediti Problematici è stata costituita la Funzione Gestione Recupero Crediti,
alla quale è stata demandata la gestione ed il coordinamento delle attività di recupero di posizioni non
performing, attuata mediante selezionate società di recupero crediti esterne.
La Capogruppo gestisce le sofferenze nell’ambito della Funzione Crediti in Contenzioso, con attribuzione
individuale delle singole posizioni agli addetti al servizio, in analogia a quanto viene effettuato per gli
incagli. Per i crediti di modesto importo, si ricorre ad attività di recupero bonario attraverso società
esterne specializzate nel settore.
La gestione di detti crediti è ispirata al rispetto del principio dei costi-benefici e, in quest’ottica si
privilegiano soluzioni stragiudiziali con pagamenti a breve rispetto alle azioni giudiziali in considerazione
del loro costo e della loro durata. In ogni caso, è assicurata una notevole celerità di ricorso all’azione
legale laddove i beni aggredibili appaiano sufficienti al recupero integrale o di parte significativa del
credito.
Ogni società del Gruppo ha, di norma, stipulato una convenzione con primari studi legali sui quali
concentra la maggioranza dell’attività ordinaria di recupero; nondimeno, vi è il ricorso ad altri
professionisti, individuati per tipologia di problematica e correlata specializzazione di settore.
La valutazione dei crediti non performing è aggiornata durante tutte le fasi di gestione del recupero del
credito a seconda dei mutamenti in fatto ed in diritto e comunque almeno trimestralmente. Almeno
trimestralmente vengono aggiornate anche le previsioni sulle cause passive diverse dal recupero crediti
(revocatorie, cause in tema di servizi di investimento, contestazioni su pagamento assegni, ecc…).
Vengono, quindi, redatti dei report mensili e/o trimestrali con cui si rendiconta l’Alta Direzione della
Capogruppo e i Direttori Generali delle banche rete, nonché la funzione Bilancio. Queste informazioni
vengono anche portate a conoscenza del Consiglio di Amministrazione, per le eventuali delibere di
competenza, e del Collegio Sindacale.
Per quanto concerne, infine, i fattori che determinano la rimessa in bonis di posizioni ad incaglio non ci
sono regole predefinite, ma questa avviene caso per caso, previa valutazione del venir meno delle
condizioni che hanno generato il default stesso, il tutto con apposita delibera da parte di soggetto a ciò
facoltizzato.
I rischi di concentrazione
In base alla normativa vigente, si definisce rischio di concentrazione “il rischio derivante da esposizioni
verso singole controparti o gruppi di clienti connessi (concentrazione per singolo prenditore o single
name) ovvero controparti operanti nel medesimo settore economico o area geografica (concentrazione
geosettoriale)”.
Il Risk Management del Gruppo Veneto Banca ha sviluppato delle metodologie di misurazione e
monitoraggio di tale rischio. Le relative evidenze vengono sintetizzate in una reportistica direzionale a
cadenza mensile.
Per le banche del perimetro Italia vengono monitorate mensilmente le concentrazioni verso i diversi
settori di attività economica e verso i gruppi economici maggiormente esposti nei confronti di una o più
banche del Gruppo. Le evidenze di tali misurazioni sono alla base di un articolato sistema di limiti e di
soglie di sorveglianza, che vengono monitorati mensilmente al fine di verificare la coerenza degli
indicatori con la propensione alla concentrazione settoriale e idiosincratica alla base degli indirizzi
strategici e operativi dell’Istituto.
Per tutte le entità del Gruppo, comprese le legal entities estere e le società prodotto, viene inoltre
monitorato ai fini ICAAP il Granularity Adjustment (GA).
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
RISCHI DI MERCATO
Il commento che segue si riferisce ai seguenti paragrafi della circolare Banca d’Italia n. 262 del 22
dicembre 2005:
1. Rischio di tasso di interesse e rischio di prezzo – portafoglio di negoziazione di vigilanza
2. Rischio di tasso di interesse e rischio di prezzo – portafoglio bancario
3. Rischio di cambio
1.
RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE E RISCHIO DI PREZZO
–
PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE DI
VIGILANZA
Aspetti generali
Secondo le direttive stabilite dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, le attività in conto
proprio di trading e/o arbitraggio inerenti ai comparti azionario, obbligazionario, money market, forex e
derivati, soggette a rischio di mercato, sono demandate alla Direzione Centrale Finanza di Gruppo, alla
controllata irlandese Veneto Ireland Financial Services ltd ed alla controllata Banca Intermobiliare di
Investimenti e Gestioni spa (BIM), entro limiti specifici e secondo precisi criteri di rischio/rendimento,
allo scopo di ottimizzare i risultati economici attesi.
Le società prodotto non sono autorizzate a detenere posizioni soggette a rischio di mercato, mentre le
controllate estere Veneto Banka d.d., B.C. Eximbank, Veneto Banka Sh.a. e la succursale rumena della
Capogruppo Veneto Banca non possono detenere posizioni di trading salvo posizioni residuali in cambi o
derivanti da obblighi di natura normativa. Le altre banche italiane controllate, su proposta del Comitato
Rischi, possono assumere rischi di mercato a sola valenza strategica, previa delibera dei rispettivi
Consigli di Amministrazione e di quello della Capogruppo.
Nell’ambito dei rischi di mercato, giornalmente dalla Capogruppo viene quantificata l’esposizione
complessiva in termini di Valore a Rischio (VaR) e monitorata la componente di profitto e perdita dei
portafogli di trading. Periodicamente viene valutato anche l’impatto di differenti scenari sui principali
fattori di rischio, rappresentati principalmente da forti oscillazioni sul mercato dei tassi oppure su ipotesi
di forti oscillazioni sui mercati azionari.
L’eventuale superamento dei limiti operativi autorizzati viene segnalato al vertice aziendale per le
conseguenti determinazioni. Vengono inoltre segnalate ai vertici aziendali tutte le situazioni contingenti
e prospettiche di rischio che, in relazione all’andamento dei mercati e ai principi prefissati, possono
configurarsi come meritevoli di particolare attenzione.
La principale fonte del rischio tasso e di prezzo è costituita principalmente da posizioni su titoli plain:
IRS, obbligazioni, azioni, OICR e derivati su azioni.
Processi di gestione e metodi di misurazione del rischio di tasso di interesse e del rischio di
prezzo
Le politiche di assunzione dei rischi finanziari sono espresse dai limiti operativi in termini di perdita
massima (Value at Risk, holding period pari a 10 gg. e livello di confidenza pari al 99%) approvati dal
Consiglio di Amministrazione della Capogruppo. Il VaR è la stima dell’ammontare massimo che può
essere perduto con riferimento ad uno specifico orizzonte temporale e ad un dato livello di confidenza.
Il rischio di prezzo e il rischio di tasso vengono computati, come prescritto dalla normativa di vigilanza
prudenziale per le banche emanata dalla Banca d’Italia attualmente vigente, considerando gli strumenti
finanziari presenti nel portafoglio di negoziazione di vigilanza.
Per quanto concerne il monitoraggio e la gestione del rischio di tasso e di prezzo si rientra nella gestione
operativa del rischio di mercato. A tal fine ad ogni fine giornata viene calcolato il Valore a Rischio al 99%
di confidenza in un orizzonte a 10 giorni con metodologia storica.
Nella determinazione del rischio di prezzo sono impliciti per costruzione le variazioni di prezzo dipendenti
dalle fluttuazioni delle variabili di mercato (fattori di rischio presi in considerazione) e da fattori specifici
degli emittenti e delle controparti (fattori di rischio specifici) e dalla dipendenza esistente tra gli stessi
(“correlazione”).
Sono previsti:
•
massimali di posizione (stock), per monitorare l’esposizione complessiva;
•
massimali finanziari che limitano l’operatività sulla singola esposizione;
•
limiti complessivi in termini di Value at Risk (VaR) e di Stop Loss strategico, per il monitoraggio
del rischio di mercato.
Il VaR relativo al rischio di mercato viene calcolato mediante il metodo della simulazione storica e utilizza
un intervallo di confidenza del 99% e un holding period di 10 giorni.
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
Il modello impiegato impiega una metodologia di piena rivalutazione (full revaluation) di tutti i contratti
finanziari sulla base degli scenari storici delle variabili di rischio e assume che la distribuzione futura dei
rendimenti dei fattori di rischio sia uguale alla distribuzione storica degli stessi.
Si è optato per questo tipo di approccio principalmente per tre ragioni:
1) non si fanno ipotesi a priori sulla distribuzione dei rendimenti;
2) la correlazione tra i fattori di rischio è catturata implicitamente, senza necessità di una stima ad
hoc;
3) il modello è appropriato per tutti i tipi di strumenti, lineari e non lineari.
I limiti di VaR assegnati ai diversi comparti vengono approvati annualmente dal Consiglio di
Amministrazione sulla base dei budget assegnati alle singole business unit.
I dati di VaR giornalieri vengono storicizzati per ogni portafoglio al fine di alimentare una base dati
funzionale all’attività di backtesting. L’attività di backtesting consente di verificare l’efficacia del modello
di calcolo del VaR per mezzo di test retrospettivi che, mettendo a confronto il VaR previsto con il P&L
periodale corrispondente, evidenziano la capacità del modello utilizzato di prevedere da un punto di vista
statistico la variabilità del valore di mercato del portafoglio.
Si precisa che il modello di VaR interno non è utilizzato nel calcolo dei requisiti patrimoniali sui rischi di
mercato ai fini della segnalazione di vigilanza alla Banca d’Italia, per la quale si adotta la metodologia
standard riportata nelle disposizioni di vigilanza prudenziale.
2. RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE E RISCHIO DI PREZZO – PORTAFOGLIO BANCARIO
Aspetti generali, procedure di gestione e metodi di misurazione del rischio di tasso interesse
e del rischio di prezzo
Il Gruppo Veneto Banca ha un approccio alla gestione del rischio di tasso di tipo dinamico, i cui obiettivi
– volti a garantire un corretto processo di governo del rischio in esame – sono di:
1) preservare la stabilità del margine di interesse, minimizzando l’impatto negativo delle variazioni dei
tassi (prospettiva degli Utili Correnti), in un’ottica focalizzata principalmente sul breve periodo. La
stabilità del margine di interesse è influenzata principalmente dal Repricing Risk, Yield Curve Risk,
Basis Risk e Optionality Risk;
2) immunizzare il valore economico, inteso come sommatoria dei Present Value dei cash flow attesi
generati da entrambi i lati del Bilancio, ponendosi in un’ottica di medio/lungo termine e legata
principalmente al Repricing Risk;
3) assicurare che il rischio di tasso assunto o assumibile sia correttamente identificato, misurato,
controllato e gestito secondo metodologie e procedure formalizzate e condivise, mantenendo nel
tempo la qualità dei sistemi di misurazione e dei processi di gestione allineata agli standard delle
best practice di mercato.
Dal 2003 è attivo un processo atto a quantificare e gestire in maniera integrata i flussi finanziari,
utilizzando per il monitoraggio di tali rischi un apposito software di Asset and Liability Management
(ALM), elaborato da Prometeia.
Le metodologie applicate consentono il monitoraggio delle seguenti tipologie di rischio:
•
variazioni del margine di interesse, determinate dalla sfasatura temporale nelle scadenze e nella
tempistica di riprezzamento del tasso di interesse delle attività e delle passività dell’istituto. Tali
mismatching, in presenza di shock dei tassi di mercato, determinano una variazione del
margine di interesse atteso che può essere quantificata attraverso le tecniche di Maturity Gap
con un’ottica di riferimento di breve periodo, ovvero l’esercizio corrente. Il metro di misura di
questa variazione è lo shock improvviso di ±100 punti base della curva;
•
variazioni del valore economico del Gruppo, dovute a shock dei tassi di mercato. Per valutare
tale impatto, con un’ottica quindi di lungo periodo, si utilizzano le tecniche di Sensitivity
Analysis. Il metro di misura di questa variazione è lo shock improvviso di ±100 punti base della
curva.
Le Società del Gruppo attualmente monitorate con queste tecniche sono la capogruppo Veneto Banca, le
banche commerciali BancApulia, Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni e Banca IPIBI, nonchè
le controllate Claris Leasing, Veneto Ireland Financial Services e Apulia Prontoprestito.
Per le società estere del Gruppo (B.C. Eximbank s.a., BIM Suisse, Veneto Banka d.d., Veneto Banka
sh.a. e la succursale rumena della capogruppo Veneto Banca) il monitoraggio avviene secondo una
modalità semplificata sulle base di template inviati mensilmente alla Capogruppo.
La sempre migliore conoscenza delle dinamiche sottostanti alla poste finanziarie in portafoglio e il
costante monitoraggio delle stesse ha consentito, nel corso dell’esercizio, l’impostazione di politiche di
posizionamento mirato sulle attese di evoluzione dei tassi nel mercato.
Il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo ha fissato determinati limiti entro i quali il Gruppo deve
operare. Al Comitato Rischi di Gruppo è, quindi, affidato il compito di esaminare periodicamente le
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
situazioni di rischio delle Società e di fornire alla Direzione Finanza di Gruppo le direttive per il
contenimento o per l’allargamento delle posizioni.
Il Consiglio di Amministrazione ha altresì deliberato l’apposita policy sulla gestione dei rischi di tasso e
sull’applicazione delle regole dell’hedge accounting.
Per quanto concerne il rischio di prezzo le principali fonti sono rappresentate dai titoli di capitale, dalle
quote di fondi comuni, dai titoli rientranti nelle attività finanziarie disponibili alla vendita e da quelli
classificati tra le attività finanziarie valutate al fair value. In questo portafoglio si trovano anche i titoli
che, prima dell’applicazione dei principi contabili internazionali, erano classificati tra le partecipazioni.
I metodi di misurazione e controllo del rischio di prezzo non si limitano solo alle variazioni dipendenti
dalle fluttuazioni delle variabili di mercato ma includono intrinsecamente fattori specifici in quanto il
modello interno di VaR utilizza la metodologia di simulazione storica.
Il rischio di prezzo viene computato come prescritto dalla normativa di vigilanza prudenziale per le
banche emanata dalla Banca d’Italia ed attualmente vigente.
Per quanto concerne il monitoraggio e la gestione di tale rischio si rientra nella gestione operativa del
rischio di mercato e a tal fine viene calcolato ad ogni fine giornata il Valore a Rischio al 99% di
confidenza in un orizzonte a 10 giorni con metodologia storica.
Nella determinazione di questo valore sono impliciti per costruzione le variazioni di prezzo dipendenti
dalle fluttuazioni delle variabili di mercato (fattori di rischio presi in considerazione) e da fattori specifici
degli emittenti e delle controparti (fattori di rischio specifici) e dalla dipendenza esistente tra gli stessi
(“correlazione”).
Attività di copertura del fair value
L’attività di copertura viene effettuata a livello integrato per tutto il Gruppo dalla Direzione Centrale
Finanza della Capogruppo con l’obiettivo di immunizzare le variazioni di fair value della raccolta e degli
impieghi causate dai movimenti di mercato della curva dei tassi di interesse.
Le tipologie di derivati utilizzati sono gli interest rate swap (IRS), i cross currency swap (CCS) e interest
rate options (IRO). Le coperture effettuate per le controllate vengono a loro volta replicate sul mercato
in modo che la copertura risponda a requisiti validi per essere inserita nel modulo di Hedge Accounting,
rispondendo alla qualifica di IAS compliant a livello di bilancio consolidato.
Attività di copertura dei flussi finanziari
L’attività di copertura viene effettuata con l’obiettivo di immunizzare le variazioni dei flussi finanziari
causate dai movimenti di mercato della curva dei tassi di interesse.
Generalmente questo tipo di copertura non viene effettuato dalle società del Gruppo, tuttavia il Gruppo
BIM aveva in essere, prima dell’ingresso nel Gruppo Veneto Banca, un derivato di tipo interest rate swap
(IRS) per la copertura specifica di flussi di cassa relativi ai leasing in essere su una propria partecipata.
3. RISCHIO DI CAMBIO
Aspetti generali, processi di gestione e metodi di misurazione del rischio di cambio
Le principali fonti di rischio di cambio sono rivenienti dalla negoziazione di cambi spot, a termine e
derivati nell’attività svolta della Direzione Finanza di Gruppo.
I metodi di misurazione e controllo del rischio di cambio non si limitano solo alle variazioni dipendenti
dalle fluttuazioni delle variabili di mercato, ma includono intrinsecamente fattori specifici in quanto il
modello interno di VaR utilizza la metodologia di simulazione storica.
Per quanto concerne il monitoraggio e la gestione del rischio di cambio, si rientra nella gestione
operativa del rischio di mercato calcolando ad ogni fine giornata il Valore a Rischio al 99% di confidenza
in un orizzonte a 10 giorni con metodologia storica.
Nella determinazione di questo valore sono impliciti, per costruzione, le variazioni dei tassi di cambio tra i fattori di rischio presi in considerazione - e la dipendenza esistente tra gli stessi (“correlazione”).
Questa metodologia consente di calcolare il solo rischio di cambio inerente all’attività svolta dalla
Direzione Finanza di Gruppo che sovrintende alla missione di trading sui mercati dei cambi con
operazioni spot, a termine e derivati.
Si precisa che il modello di VaR interno non è utilizzato nel calcolo dei requisiti patrimoniali sui rischi di
mercato ai fini della relativa segnalazione di vigilanza alla Banca d’Italia, per la quale si adotta la
metodologia standard riportata nelle disposizioni di vigilanza prudenziale.
Attività di copertura del rischio di cambio
Il rischio di cambio si è mantenuto per l’intero esercizio su livelli di VaR piuttosto ridotti e comunque
entro i limiti fissati dalla Policy Rischi Finanziari.
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
Quanto all’attività di ALM operativo riguardante le attività e passività in divisa, essa avviene a livello
integrato per tutto il Gruppo ed è svolta dalla Direzione Finanza di Gruppo. Quest’ultima dispone della
posizione globale aggiornata in tempo reale, così da poter prontamente agire sul mercato interbancario
per pareggiare eventuali sbilanci.
Vanno in deroga a tale operatività:
• Veneto Ireland Financial Services ltd (VIFS), delegata ad assumere rischio di cambio
autonomamente, purché all’interno dei limiti previsti. VIFS ha comunque avuto un’attività in cambi
pressoché nulla durante l’esercizio 2014;
• B.C. Eximbank, Veneto Banka d.d., Veneto Banka Sh.a. e la succursale rumena della capogruppo
Veneto Banca, in funzione delle particolarità dei diversi quadri normativi ed economico sociali in cui
operano, sono autorizzate a detenere presso le proprie direzioni operative, una posizione giornaliera
in cambi non pareggiata, al fine di consentire una maggiore flessibilità nell’attività di negoziazione
svolta nei confronti della clientela Corporate e Retail. Tale posizione viene monitorata giornalmente
da diverse funzioni della Capogruppo (Risk Management, Finanza di Gruppo, Internal Audit).
RISCHIO DI LIQUIDITÀ
Aspetti generali, processi di gestione e metodi di misurazione del rischio di liquidità
Si definisce rischio di liquidità la possibilità che l’impresa non riesca a mantenere i propri impegni di
pagamento a causa dell’incapacità di reperire nuovi fondi, l’incapacità di vendere attività sul mercato per
far fronte allo sbilancio da finanziare ovvero il fatto di essere costretta a sostenere costi molto alti per
rispettare i propri impegni.
Il modello di governance del Gruppo è basato sulla gestione accentrata della liquidità. Alla Capogruppo è
affidata l’amministrazione della liquidità per il Gruppo nel suo complesso, con l’obiettivo di sfruttare le
sinergie ricavabili dall’accentramento dell’attività, di contenere i rischi operativi e di ridurre i costi di
aggiustamento.
L’impostazione gestionale adottata prevede, pertanto, che la Capogruppo, oltre a essere responsabile
della Policy relativa e della definizione delle modalità di rilevazione del rischio in argomento, sia il diretto
gestore del funding e del rischio di liquidità per tutte le Banche del Gruppo, ad eccezione delle banche
estere per quanto concerne l’attività di tesoreria nelle divise locali.
La politica di liquidità per il Gruppo è disciplinata dallo specifico manuale Policy Rischio di Liquidità.
Tale policy si basa sui seguenti principi-cardine:
separatezza fra i processi di gestione e i processi di monitoraggio del rischio di liquidità;
definizione di un sistema di limiti distinto per le posizioni di liquidità a breve (con scadenza < 3
mesi) e a medio / lungo termine (con scadenza > 3 mesi).
In particolare, la gestione della liquidità si articola in:
o
gestione del rischio di liquidità per il breve termine (liquidità operativa), al fine di
assicurare la capacità della Banca di far fronte agli impegni di pagamento,
minimizzandone i costi;
o
gestione del rischio di liquidità per il medio/lungo termine (liquidità strutturale), al fine
di assicurare il mantenimento di un adeguato rapporto dinamico tra passività ed
attività a medio/lungo termine:
monitoraggio dei limiti a breve termine con una frequenza superiore al monitoraggio dei limiti di
medio lungo termine;
inclusione, nel perimetro di monitoraggio della liquidità a breve termine, delle poste
caratterizzate da maggior volatilità e di maggior impatto sulla liquidità in uno scenario di
«normale corso degli affari;
adozione, nell’ambito del monitoraggio della liquidità a medio / lungo termine, di modelli
comportamentali per la mappatura dei cash flow delle poste senza scadenza contrattuale o con
profilo di rimborso non deterministico (poste a vista, attività e passività callable, attività
soggette a prepayment).
Gli obiettivi che tale modello mira a conseguire, oltre alla compliance regolamentare, sono:
il bilanciamento istantaneo dei movimenti monetari nel breve termine in un’ottica di
economicità;
la minimizzazione degli squilibri strutturali nel profilo di liquidità a medio / lungo termine in
modo tale da assicurare un elevato grado di solvibilità e nel contempo ottimizzare il costo del
funding.
Sotto il profilo organizzativo, l’owner operativo/gestionale del rischio di liquidità - operativa e strutturale
- nel Gruppo Veneto Banca è la Direzione Finance, mentre per quanto concerne il monitoraggio e la
reportistica per le Banche gestite in maniera accentrata, sulla base delle evidenze fornite dalla Direzione
Finanza di Gruppo e dai Sistemi Informativi, la responsabilità è demandata alla Direzione Rischi (Risk
Management) sia per la liquidità operativa che per quella strutturale.
Il presidio dei controlli di I livello sul rischio di liquidità in Veneto Banca è garantito dalla Direzione
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
Finance: dalla Finanza Operativa (controlli di I livello sulla liquidità operativa) e dalla Finanza di Gruppo
(controlli di I livello sulla liquidità strutturale); mentre i presidi di II livello sulla liquidità operativa e sulla
liquidità strutturale sono attribuiti al Risk Management della Direzione Rischi.
Relativamente alle Banche estere, per contro, le attività di controllo di I livello sono svolte dal Servizio
Tesoreria attivo presso la singola banca.
Al fine di applicare i principi e raggiungere gli obiettivi sopra esposti, gli strumenti qualitativi e
quantitativi utilizzati nell’ambito del modello si diversificano a seconda del profilo da misurare,
concretizzandosi in strumenti e metodologie per la misurazione sia del rischio di liquidità a breve
termine, tra cui una Operative Maturity Ladder e indicatori di quantificazione e di monitoraggio del
profilo di liquidità operativo, che del rischio di liquidità a medio/lungo termine, con indici e limiti specifici
individuati dopo aver definito i relevant assets & liabilities.
Agli strumenti identificati per il controllo del rischio è stata affiancata la definizione del piano di interventi
per la gestione della liquidità in condizioni di crisi (c.d. Contingency Funding Plan), la cui dichiarazione è
originata dall’andamento problematico di una serie predefinita di fattori esogeni e endogeni.
Già dal 2011 il modello di gestione del rischio di liquidità è stato rivisto. In particolare è stata introdotta
la definizione di soglia di tolleranza come massima esposizione al rischio ritenuta sostenibile in un
contesto di “normale corso degli affari” integrato da situazioni di stress. Tale soglia, definita dall’Organo
con funzione di supervisione strategica, rappresenta il punto di riferimento nella declinazione del sistema
di limiti operativi di Gruppo.
Con riferimento agli obblighi regolamentari introdotti dalla normativa europea (Regolamento (EU)
575/2013) in materia di rischio di liquidità, dal mese di giugno 2014 il Gruppo fornisce all’Autorità di
Vigilanza segnalazione mensile dell’indicatore di Liquidity Coverage Ratio (LCR) e trimestralmente delle
componenti dell’indicatore di Stable Funding, entrambi calcolati secondo le regole e gli schemi in vigore.
Inoltre, ai fini gestionali interni, entrambi i suddetti indicatori vengono calcolati con cadenza mensile
secondo le regole proposte dal Comitato di Basilea.
RISCHI OPERATIVI
Aspetti generali, processi di gestione e metodi di misurazione del rischio operativo
Il rischio operativo è definito come il rischio di incorrere in perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla
disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni.
Nel rischio operativo è compreso il rischio legale, mentre non sono inclusi quelli strategici e di
reputazione.
Il rischio operativo può essere imputato ai seguenti tipi di eventi:
•
frodi interne, dove il rischio di perdita deriva da atti in cui è coinvolta almeno una parte interna
che generano frodi, appropriazione indebita o volti ad aggirare le normative, la legislazione o le
politiche aziendali;
•
frodi esterne, dove il rischio di perdita deriva da atti commessi da terze parti e che generano
frodi, appropriazione indebita o volti ad aggirare la legislazione vigente;
•
contratto e sicurezza sul posto di lavoro, dove il rischio di perdite deriva da atti non conformi
alle leggi o agli accordi in materia di impiego, salute e sicurezza sul lavoro, dal pagamento di
risarcimenti a titolo di lesioni personali o da episodi di discriminazione o di mancata applicazione
di condizioni paritarie;
•
clienti, prodotti e pratiche di business, dove il rischio di perdita deriva dal mancato rispetto, non
intenzionale o per negligenza, di un’obbligazione professionale nei confronti di specifici clienti
(inclusi requisiti fiduciari e di idoneità), oppure dalla natura o dalla concezione di un prodotto;
•
danni a beni materiali, dove il rischio di perdita deriva da danni a beni materiali provocati da un
disastro naturale o da altri eventi;
•
avarie e guasti dei sistemi, dove il rischio di perdite è dovuto a interruzioni dell’operatività, a
disfunzioni o a indisponibilità dei sistemi;
•
esecuzione, consegna e gestione dei processi, dove il rischio di perdite è dovuto ad errori nel
perfezionamento delle operazioni o nella gestione dei processi, nei rapporti con controparti
commerciali o fornitori.
Nel corso dell’esercizio 2014 la Capogruppo ha proseguito l’attività d’implementazione di un sistema
aziendale per la rilevazione e misurazione del rischio operativo curando e gestendo la raccolta dei dati di
perdita (“Loss Data Collection”) anche per ottemperare all’adesione a DIPO (“Data Base Italiano delle
Perdite Operative” gestito in ABI).
È in fase di valutazione l’ipotesi di avviare un progetto di Operational Risk Management con l’obiettivo di
calibrare il framework metodologico ed organizzativo per il governo del rischio operativo a livello di
Gruppo e di singola entità (Banche Rete Italia), con l’indicazione del modello, delle funzioni e delle
responsabilità, al fine di passare al calcolo del requisito patrimoniale secondo il Metodo Standard.
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
RISCHI DELLE IMPRESE DI ASSICURAZIONE
Si riportano di seguito le informazioni qualitative e quantitative relative ai rischi della società assicurativa
Apulia previdenza spa.
La controllata Apulia previdenza è dotata, ai sensi del Regolamento ISVAP n. 20 del 26 marzo 2008, di
un adeguato sistema di gestione dei rischi aziendali che consente nel continuo l’identificazione, la
valutazione ed il controllo dei rischi maggiormente significativi in proporzione con la natura, la portata e
la complessità dei rischi aziendali, attuali e prospettici.
Nell’ambito del processo di convergenza a Solvency II, la Compagnia ha definito nelle politiche di
gestione dei rischi il framework metodologico, di processo ed organizzativo di gestione dei rischi. In tale
processo la società ha delineato la propria tassonomia dei rischi, provvedendo ad identificarli, mapparli e
definendone l’ownership.
1. RISCHIO ASSICURATIVO
Rami Vita
Rischio di sottoscrizione: per i prodotti di protezione sono previste modalità assuntive che tengono conto
delle garanzie prestate e delle caratteristiche anagrafiche e biometriche dell’assicurato; per i prodotti di
risparmio non sono richieste modalità assuntive particolari. Nello specifico, per i prodotti di protezione è
prevista l’applicazione di sovrappremi sanitari qualora la mortalità risulti aggravata previa analisi della
documentazione sanitaria prodotta; il sovrappremio sanitario non può comunque essere applicato per
aggravamento di mortalità superiore al 250%.
Rischio di mortalità: le singole tariffe sono fondate su basi demografiche prudenziali, che si rifanno a
tavole di popolazione o di esperienza dei più grandi riassicuratori. Annualmente sono effettuate analisi
d’esperienza sulla mortalità osservata rispetto a quella attesa. L’esposizione al rischio di mortalità è
comunque ridotta con il ricorso alla riassicurazione di rischio, con appositi trattati in eccedente o quota.
Rischio di longevità: per il rischio di longevità implicito nei prodotti di rendita vitalizia, che prevedono la
garanzia della rendita assicurata, è accantonata un’apposita riserva aggiuntiva, mentre per i prodotti che
prevedono una fase di accumulo sono stati introdotti meccanismi contrattuali di adeguamento delle basi
demografiche, utilizzate per la determinazione della rendita da erogare, alle più recenti disponibili e
diffuse nel mercato assicurativo.
Rischio di rendimento minimo: del rischio di rendimento minimo garantito, presente prevalentemente nei
prodotti di risparmio, si tiene conto fin dal pricing, fissando i livelli delle garanzie in maniera prudenziale,
in linea con il contesto del mercato e dei vincoli normativi vigenti. Per i prodotti distribuiti in passato che
prevedono livelli di garanzia superiori a quelli vigenti al momento della valutazione si è accantonata
un’apposita riserva aggiuntiva.
Altri rischi: il rischio di uscita volontaria anticipata dal contratto e quello di non adeguatezza dei
caricamenti a copertura delle spese per l’acquisizione e la gestione dei contratti sono valutati
prudenzialmente nel pricing dei nuovi prodotti, in fase di costruzione delle tariffe, e verificati
annualmente.
Non esiste una significativa concentrazione dei rischi assicurativi con riferimento alla ripartizione per
area geografica o cambio.
2. POLITICA RIASSICURATIVA
La strategia riassicurativa di Apulia previdenza è in linea con le direttive emanate ed aggiornate dal
Consiglio di Amministrazione della Società, rivolte al raggiungimento di un livello sufficientemente basso
di esposizione al rischio, e rientra coerentemente negli schemi del sistema di Risk Management.
Tali direttive individuano le responsabilità formali ed operative nell’attuazione della strategia locale di
riassicurazione ed in particolare:
-
l’Alta Direzione è responsabile della politica di riassicurazione e della sua realizzazione, in particolare
stabilisce il livello massimo di ritenzione;
l’Alta Direzione è responsabile per la parte organizzativa della riassicurazione, ossia dei trattati di
riassicurazione, degli aspetti contrattuali ed amministrativi della cessione;
l’Alta Direzione è responsabile della corretta applicazione delle procedure interne per l’attuazione
della strategia delineata.
Ad ogni rinnovo dei trattati l’Alta Direzione può effettuare variazioni alle linee guida della politica
riassicurativa, ivi incluso il livello massimo di ritenzione, previa preventiva approvazione del Consiglio di
Amministrazione.
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
Rami Vita
Il Piano di Cessione in Riassicurazione di Apulia previdenza, invariato rispetto alla chiusura dell’esercizio
precedente, è rivolto al contenimento del rischio di mortalità. I riassicuratori cui la Compagnia può
rivolgersi devono avere: rating non inferiore a “BBB” Standard & Poor’s, o ad esso equivalente emesso
da altre agenzie, e sede legale in uno Stato della zona A, ai sensi della direttiva 2000/12/CE.
I trattati di riassicurazione in vigore al 31 dicembre 2014 sono i seguenti:
-
trattato di riassicurazione a premio di rischio per eccedente, per le polizze temporanee caso morte –
Portafoglio Individuali (riassicuratore Scor Global Life SE Rappresentanza generale per l’Italia);
-
trattato di riassicurazione a premio di rischio per eccedente, per le polizze temporanee caso morte
stipulate a copertura del debito residuo di un mutuo – Portafoglio Individuali (riassicuratore Scor
Global Life SE Rappresentanza generale per l’Italia);
-
trattati di riassicurazione a premio di rischio per eccedente, per le polizze temporanee di gruppo
caso morte o caso morte ed invalidità permanente – Portafoglio Collettive (riassicuratore Scor
Global Life SE Rappresentanza generale per l’Italia);
-
trattato di riassicurazione a premio di rischio in quota, per le polizze temporanee di gruppo caso
morte o caso morte ed invalidità permanente – Portafoglio Collettive/Clienti Internazionali
(riassicuratore Scor Global Life SE Rappresentanza generale per l’Italia);
-
trattato di riassicurazione in quota, per le polizze temporanee di gruppo caso morte – Portafoglio
Collettive/Gruppo a tasso medio (riassicuratore Scor Global Life SE Rappresentanza generale per
l’Italia);
-
trattato di riassicurazione per la cessione in quota e per eccedente dei contratti a premio annuo con
componente rischio di morte, nella misura del 50% delle sole polizze di generazione 1996 e 1997 Portafoglio Individuali (riassicuratore Scor Global Life SE Rappresentanza generale per l’Italia).
A questi si affiancano due trattati stipulati con Swiss Life Insurance and Pension Company (cessione a
premio di rischio per eccedente per le polizze temporanee di gruppo caso morte o caso morte ed
invalidità permanente - Portafoglio Collettive), i quali - pur essendo privi di effetti relativamente ai nuovi
affari - rimangono attivi per quanto concerne il regolamento fra le parti dei sinistri ceduti prima della
data di risoluzione.
Relativamente al rischio di credito, si riportano i rating assegnati ai riassicuratori con i quali opera Apulia
previdenza:
Scor Global Life: “A+” (S&P’s);
Swiss Life: “BBB+” (S&P’s).
3. RISCHI FINANZIARI
Politica degli investimenti e gestione dei rischi finanziari
Il Consiglio di Amministrazione definisce, e almeno una volta all’anno rivede, le strategie di asset
allocation e di tolleranza al rischio d’investimento, al fine di assicurare che l’esposizione al rischio sia
coerente con l’entità del capitale disponibile , nonché con il profilo di rischio delle passività detenute, e in
modo tale da assicurare la continua disponibilità di attivi idonei e sufficienti a coprire gli impegni assunti.
In data 22 aprile 2014, l’Organo Amministrativo di Apulia previdenza ha approvato, ai sensi dell’art. 8
del Regolamento ISVAP n. 36 del 31 gennaio 2011, la “Delibera quadro sugli investimenti”, la quale
detta le linee guida in materia di investimenti, tenuto conto della dimensione, della natura e della
complessità dell’attività svolta, oltre che del profilo di rischio delle passività detenute, per assicurare una
gestione integrata di attivo e passivo.
La politica strategica di investimento di Apulia previdenza, strettamente correlata alla politica di gestione
dei rischi, si basa sul principio ispiratore di bassa propensione al rischio di investimento e si pone quale
obiettivo l’adozione di scelte di investimento che consentano di ottenere:
-
una sana e prudente gestione finanziaria, atta a garantire la solidità patrimoniale della Compagnia;
il conseguimento di un rendimento stabile o superiore al tasso tecnico, ove previsto dai contratti
assicurativi in essere;
una costante redditività di portafoglio, su un orizzonte temporale che mira a preservare nel tempo il
valore dell’investimento.
Gli investimenti sono individuati dall’Alta Direzione, con il contributo del Comitato Investimenti e della
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
funzione di Risk Management, in coerenza con gli obiettivi e la propensione al rischio prefissati dal
Consiglio di Amministrazione, e in considerazione dei limiti prudenziali di rischio in base al mercato di
negoziazione, al rating, all’ammontare della specifica emissione o alla capitalizzazione minima, ai
quantitativi di sottoscrizione massimi ed a quelli di concentrazione. I processi di identificazione,
misurazione, gestione e controllo dei rischi di investimento seguono i criteri proposti dall’Alta Direzione
in collaborazione con la Funzione di Risk Management e approvati dal Consiglio di Amministrazione nella
“Politica in materia di rischio di investimento”, in ottemperanza alle disposizioni del citato Regolamento
ISVAP n. 20.
Con riguardo al controllo dei rischi finanziari, il Comitato Investimenti monitora l’andamento degli
investimenti e verifica – unitamente al Risk Manager - il perseguimento degli obiettivi rischio/rendimento
ed il rispetto dei limiti di investimento stabiliti dal Consiglio di Amministrazione, riportando risultati e
criticità maggiormente significative all’attenzione dell’Organo Amministrativo. A supporto vengono
effettuati, con cadenza almeno quindicinale, monitoraggi dell’andamento degli investimenti, nonché
analisi e controllo dei rischi di investimento su base minima trimestrale.
Poiché la gestione finanziaria di Apulia previdenza mira a minimizzare il rischio ed a stabilizzare ed
ottimizzare i rendimenti nel medio-lungo termine, l’allocazione strategica del portafoglio è rivolta
prevalentemente ad attivi idonei alla copertura degli impegni assicurativi, privilegiando investimenti nei
mercati obbligazionario e monetario, che abbiano elevato merito creditizio e grado di liquidità, secondo
le disposizioni ed i limiti di seguito delineati:
Rischio di prezzo: gli investimenti nel comparto azionario sono ammessi, al fine di ottimizzare il
rendimento del portafoglio, per una percentuale complessivamente non superiore al 3% del portafoglio;
per i “corporate bonds”, l’esposizione massima per singola controparte non può superare il 10% delle
riserve tecniche da coprire (5% per i titoli non negoziati in mercati regolamentati), sempre che il valore
dell’investimento non superi il 20% del capitale sociale della società emittente e siano rispettate le soglie
per classe di rating delineate al successivo punto che tratta il rischio di credito; l’esposizione massima in
obbligazioni callable/subordinate (purché negoziate in mercati regolamentati) non può eccedere il 3%
del valore di carico del portafoglio investimenti; non sono ammessi investimenti alternativi in azioni o
quote OICR aperti non armonizzati, in azioni o quote di fondi immobiliari chiusi non negoziate in un
mercato regolamentato ed in fondi riservati e speculativi.
Rischio di tasso d’interesse: al fine di diminuire la sensitività del portafoglio obbligazionario ai potenziali
effetti di un rialzo dei tassi di interesse, il rischio di tasso viene gestito curando – in un’ottica di assetliability management – l’allineamento della durata residua del portafoglio titoli con le passività; in caso di
aspettative sfavorevoli e perduranti sull’andamento dei tassi di interesse, si favorisce il posizionamento
del portafoglio obbligazionario sulla parte a breve/media durata.
Rischio di credito: Apulia previdenza investe prevalentemente in strumenti finanziari ad elevato merito
creditizio; sono ammessi solo investimenti i cui emittenti appartengano a Stati membri dell’UE e/o
dell’OCSE, purché il Paese abbia un merito creditizio, assegnato da almeno due primarie agenzie
internazionali di rating, non inferiore ad “A” (minimo A-), ad eccezione dello Stato italiano; i limiti
d’investimento in titoli “corporate” sono i seguenti:
(i) per emittenti del settore finanziario con rating almeno pari all’investment grade, limite di
esposizione massimo pari al 45% del valore di carico del portafoglio investimenti, elevabile al 60%
ove almeno il 15% sia rappresentato da “covered bonds” con rating non inferiore ad “AAA” e
rimborso a scadenza del capitale investito; è ammesso entro il limite massimo di esposizione del
20%, l’investimento in titoli del settore finanziario con rating da “BBB” a “BBB-“ o privi di rating,
fatta eccezione per gli investimenti aventi come controparte società del Gruppo di appartenenza;
(ii) per emittenti di altri settori con rating almeno pari ad “A-”, limite di esposizione massimo pari al
5% del valore di carico del portafoglio investimenti; nel complesso, i titoli emessi da controparti
con rating da “BBB” a “BBB-” o prive di rating sono eccezionalmente ammessi entro il limite
massimo per controparte del 5% delle riserve tecniche da coprire. Quando il rischio di credito per
controparte emittente subisce un downgrade inferiore al livello di investment grade occorre
prudentemente valutare l’opportunità di realizzare la posizione interessata.
Oltre che tramite il rating, la Apulia previdenza valuta il rischio di credito delle controparti presenti in
portafoglio attraverso il monitoraggio:
- degli spread impliciti calcolati sulla base dei prezzi dei titoli;
- dei credit default swap;
- delle probabilità di default determinate in base alla tipologia di obbligazioni, alla duration ed ai rating
di ciascuna controparte corporate; tali probabilità sono altresì applicate per il calcolo della riserva
aggiuntiva per rischi finanziari.
Oltre ai controlli periodici degli indicatori economici degli istituti privati emittenti, vengono effettuate
analisi di sensitività volte a misurare gli impatti economici nell’ipotesi di incrementi dei credit spreads.
Rischio di liquidità: viene privilegiato l’investimento in titoli di debito negoziati in mercati regolamentati e
liquidi; gli investimenti in strumenti finanziari non negoziati in mercati regolamentati sono ammessi
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
eccezionalmente, previa attenta valutazione da parte del Comitato Investimenti e del Risk Manager, e
comunque entro i seguenti limiti massimi, con esclusione dei depositi bancari vincolati: valore di carico
per singolo titolo non superiore al 3% del valore di carico complessivo del portafoglio titoli; valore di
carico complessivo non superiore al 5% del valore delle riserve tecniche da coprire. Per il controllo del
rischio di liquidità, inteso come rischio che Apulia previdenza non sia in grado di far fronte – secondo
criteri di economicità – alle proprie uscite di cassa, si effettuano proiezioni dei flussi di cassa degli attivi e
dei passivi (Cash Flow Matching e Liquidity Gap) della gestione separata su un orizzonte temporale di
medio-lungo periodo, al fine di monitorare eventuali situazioni di squilibrio che rendano necessarie
operazioni di smobilizzo delle attività, con il rischio di realizzare minusvalenze; infine, il monitoraggio
costante dei flussi monetari in entrata e in uscita da parte dell’Ufficio Tesoreria (cash flow a breve
termine) garantisce un’efficace ed efficiente gestione delle risorse finanziarie e l’adeguato investimento
delle disponibilità liquide.
Rischio di cambio: non sussiste, essendo consentito il solo investimento in strumenti finanziari
denominati e/o rimborsabili in Euro.
Non sono ammessi investimenti nel comparto immobiliare, salvo
singolarmente valutati ed autorizzati dal Consiglio di Amministrazione.
casi
eccezionali
che
siano
La Compagnia non può operare in strumenti finanziari derivati, ivi compresi i prodotti strutturati.
RISCHIO DERIVANTE DA CARTOLARIZZAZIONI
Aspetti generali, processi di gestione e metodi di misurazione del rischio derivante da
cartolarizzazioni
Si definisce rischio derivante da cartolarizzazione il rischio che la sostanza economica dell’operazione di
cartolarizzazione non sia pienamente rispecchiata nelle decisioni di valutazione e di gestione del rischio.
Deve essere cioè valutata la possibilità che la rappresentazione delle operazioni di cartolarizzazione,
nell’ambito della determinazione dei requisiti prudenziali del I Pilastro, non rispecchi pienamente la
natura della transazione, con una sottostima dell’effettivo rischio ad essa riconducibile. Concretamente, il
rischio risiede nella possibilità che l’assorbimento patrimoniale degli attivi post-operazione sia inferiore
alle necessità patrimoniali ante operazione.
Qualora si dovesse verificare tale fattispecie, sarà cura del Comitato Rischi valutare i presidi specifici da
porre in essere al fine di verificare nel continuo che la “sostanza economica dell’operazione sia
pienamente rispecchiata nelle decisioni di valutazione e di gestione del rischio”.
Relativamente al rischio di credito le cartolarizzazioni che il Gruppo Veneto Banca ha in essere, ad
eccezione dell’operazione cha a fine dicembre 2009 ha avuto ad oggetto un portafoglio di posizioni
classificate a sofferenza, prevedono che, dal punto di vista del relativo assorbimento patrimoniale a
fronte del rischio di credito, venga data piena espressione al portafoglio crediti sottostante.
A fine dicembre 2009 e stata conclusa un’operazione, denominata BVG Credit Finance Srl, su un
portafoglio di crediti in sofferenza. In tale contesto il Gruppo Veneto Banca ha trattenuto solamente il
titolo senior cedendo a terzi le note mezzanine e junior, ovvero quelle che incorporano le prime perdite
sul portafoglio.
Il capitale assorbito dal titolo trattenuto e calcolato con il metodo del “look through”,ovvero in
trasparenza e coerentemente rispetto alle attività sottostanti.
Si segnala inoltre che in tale operazione il Gruppo Veneto Banca non ha fornito nessuna forma di credit
enhancement e, essendo state emesse note a tasso fisso, non e presente nessun derivato a copertura.
Infine la Capogruppo ha assunto il ruolo di servicer nell’ambito dell’operazione e le condizioni di
remunerazione del servizio sono in linea con il mercato.
Il Rischio di Tasso e di Liquidità riconducibili alle operazioni di cartolarizzazioni trovano, invece,
copertura nelle specifiche policy.
RISCHIO RESIDUO
Aspetti generali, processi di gestione e metodi di misurazione del rischio residuo
Si definisce rischio residuo il rischio che le tecniche riconosciute per l’attenuazione del rischio di credito utilizzate dal Gruppo - risultino meno efficaci del previsto.
Il rischio residuo si manifesta, pertanto, in relazione alle tecniche di Credit Risk Mitigation (CRM)
utilizzate dal Gruppo al fine di determinare l’assorbimento di capitale richiesto a fronte del rischio di
credito. Alla luce della sua natura, il rischio residuo è di difficile misurazione; tuttavia, nell’ottica della
sua gestione, è assoggettabile a processi di rilevazione, valutazione e mitigazione.
In tal senso, la gestione del rischio residuo viene effettuata mediante un sistema di metodologie di
valutazione qualitativa di tipo esperto (approccio scorecard), al fine di agevolare ed indirizzare le azioni
gestionali e di mitigazione.
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
La scorecard è sviluppata sulla base di un questionario qualitativo, che si articola su una serie di
domande selezionate con l’obiettivo di evidenziare singoli aspetti che possono qualificare l’insorgere del
rischio residuo all’interno del complessivo processo di gestione delle garanzie. I contenuti del
questionario sono stati formulati a prescindere dall’analisi dei requisiti minimi legati all’ammissibilità
delle coperture cauzionali, in quanto si ritengono già indirizzati nell’ambito delle misurazioni del rischio di
credito Pillar I.
La scorecard si sviluppa in quattro distinte fasi, ovvero:
•
fase 1: valutazione degli aspetti preliminari e legali legati all’acquisizione della garanzia;
•
fase 2: valutazione delle attività di acquisizione/attivazione delle garanzie;
•
fase 3: valutazione delle attività legate alla gestione delle garanzie (ad esempio il monitoraggio
del valore delle garanzie);
•
fase 4: valutazione delle attività legate al processo di escussione della garanzia.
Sulla base del punteggio realizzato, lo score viene analizzato e valutato scomponendolo preventivamente
nelle sue macro fasi principali. Rispetto a ciascuna fase, viene ricavato uno score complessivo,
normalizzato su una scala di livelli di rischio potenziale crescente di valori da 1 a 5.
La compilazione avviene a cura di risorse esperte che, a supporto della compilazione, possono utilizzare
dati e informazioni rivenienti dalle procedure di gestione delle garanzie.
Sulla base dei livelli di score rilevati e delle evidenze emerse nel corso della valutazione vengono
identificate le strategie ovvero le azioni correttive e/o mitigazione da porre in essere.
Periodicamente, attraverso la reiterazione della valutazione, viene verificata l’efficacia delle azioni
intraprese ed eventualmente la ridefinizione dei pesi da attribuire ai singoli fattori di rischio.
A tale valutazione di tipo qualitativo, anche a seguito delle disposizioni emanate dall’Organo di Vigilanza,
è stata affiancata un’indicazione quantitativa sul contributo che le diverse tipologie di strumenti di
attenuazione del rischio di credito (CRM) portano in termini di riduzione del requisito patrimoniale grazie
al loro utilizzo.
Partendo dal punteggio complessivo, determinato attraverso il processo di autovalutazione sopra
descritto, è quantificato l’ammontare di capitale economico da accantonare. Questo si ottiene applicando
al complessivo beneficio in termini di minor requisito sul capitale assorbito la percentuale di add-on
corrispondente alla fascia in cui rientra il punteggio totalizzato. Il minor requisito è dato dalla differenza
tra il requisito sui rischi di credito che si sarebbe ottenuto senza mitigazione del credito – unicamente
per le classi regolamentari “Esposizioni al dettaglio” e “Esposizioni verso Imprese e altri soggetti”- e
quello ottenuto applicando la CRM.
RISCHIO STRATEGICO
Aspetti generali, processi di gestione e metodi di misurazione del rischio strategico
Si definisce rischio strategico il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante
da cambiamenti del contesto operativo o da decisioni aziendali errate, attuazione inadeguata di
decisioni, scarsa reattività a variazioni dello scenario competitivo. Deve essere cioè valutata la possibilità
che il contesto operativo in cui si muove il Gruppo non venga interpretato in maniera corretta, portando
l’Organo Amministrativo ad intraprendere iniziative non in linea con l’obiettivo di rischio-rendimento
stabilito dalla Banca.
Al fine di dotare il management del corretto supporto informativo in ordine al livello di avanzamento
delle strategie ed alla puntuale rilevazione degli scostamenti, la funzione Budget e Controllo Direzionale
elabora analisi periodiche (mensili o trimestrali), relativamente ai risultati ottenuti dalle singole entità
legali, e, all’interno di queste, dalle diverse aree di business.
Tale reportistica è finalizzata a far emergere i ritardi nell’attuazione dei Piani Operativi, focalizzando la
struttura sugli obiettivi fissati. L’informativa costituisce inoltre la prima verifica della validità della
strategia adottata, permettendo, se del caso, una tempestiva modifica delle linee di sviluppo strategiche.
La valutazione del rischio strategico, data la natura dello stesso, è effettuata per lo più attraverso
un’analisi quali-quantitativa basata sulla serie storica degli scostamenti tra dato previsionale e risultato
consuntivo. Tale analisi, condotta a livello consolidato, ma anche su iniziative strategiche più circoscritte,
è volta a misurare, oltre al grado di raggiungimento degli obiettivi, la robustezza delle ipotesi alla base
del piano/ budget. L’obiettivo delle verifiche a posteriori è pertanto quello di una valutazione delle
capacità della Banca di formulare e porre in essere strategie che producano valore, definendo target
raggiungibili, coerenti e modificabili in ragione delle mutate condizioni di mercato.
RISCHIO PAESE/TRASFERIMENTO
Aspetti generali, processi di gestione e metodi di misurazione del rischio paese/trasferimento
Il Rischio Paese può essere genericamente definito come la perdita potenziale subìta da un creditore in
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
conseguenza di problemi legati a fattori macroeconomici e/o eventi politici verificatisi nello Stato estero
in cui opera il debitore.
Il Rischio Paese, in particolare, ricomprende due tipologie di rischio:
•
il rischio che una controparte sovrana non voglia - o non possa - adempiere alle proprie
obbligazioni estere (Rischio Sovrano);
•
il rischio che una controparte privata sia impossibilitata ad adempiere ai propri obblighi
contrattuali per l’indisponibilità di valuta estera causata sia da provvedimenti restrittivi di
origine governativa sia da altri fattori esogeni, inerenti il Paese di residenza del debitore stesso,
che ne impediscono il trasferimento o ne rendono insufficiente l’ammontare (Rischio di
Trasferimento).
Nel Gruppo Veneto Banca non sussistono affidamenti rilevanti verso uno Stato Sovrano, escludendo,
ovviamente, lo Stato Italiano. L’esposizione al Rischio Sovrano risulta quindi molto marginale.
Il Rischio di Trasferimento è ritenuto impattante qualora le esposizioni creditizie facciano riferimento a
prestiti contratti con controparti residenti in Paesi con valuta non forte ed espressi in valuta forte (EUR,
USD, JPY, GBP, CAD, AUD, CHF). Nel Gruppo Veneto Banca rientrano le società controllate estere. Le
esposizioni considerate fanno riferimento ad attività di lending di controparti residenti in Romania,
Croazia, Albania e Moldavia con affidamenti in EUR e in USD.
La definizione base di Rischio di Trasferimento consiste nel rischio che la valuta locale di un paese possa
non essere convertita in quella estera necessaria al pagamento del debito. Occorre, pertanto, identificare
quali siano le fonti che generano tale rischio:
•
un’importante fonte di rischio è quella che corrisponde alla possibilità che, nonostante la
controparte domestica possieda i flussi di cassa in valuta locale sufficienti ad adempiere alle
obbligazioni contratte, il Governo non disponga di valuta estera da convertire. Appare chiaro
che rientra in tale evento anche la possibilità che lo Stato, sebbene disponga di abbondanti
riserve di valuta, desideri non provvedere al “cross” con le proprie controparti domestiche per
esigenze di ordine superiore;
•
residua una categoria di rischio la cui fonte è individuabile in fattori nazionali, economici o
politici, che influenzano lo standing creditizio del borrower. Si pensi, ad esempio, ad una forte
svalutazione della valuta oppure ad un inasprimento delle barriere commerciali od ancora a
leggi che discriminino le imprese straniere. Di fronte a tali fenomeni, le imprese locali potranno
subire importanti riduzioni dei profitti o pesanti perdite. Nel caso di una banca multinazionale,
ad esempio, tali fenomeni potranno indurre a forte contrazione della raccolta nonché ad una
significativa disintermediazione, con drastica riduzione di margine, commissioni e quindi di utili.
Chiaramente, le probabilità che gli eventi appena descritti si verifichino nella realtà, sono
sintetizzate nel rating che le Agenzie Ufficiali attribuiscono al Paese a rischio, o, ancora più
puntuali le quotazioni, dove esistenti, del credit default swap spread sul paese o sui titoli
governativi quotati in valuta forte (EUR o USD) ritenute solide e affidabili nel mercato.
Le peculiarità del Rischio di Trasferimento possono così riassumersi:
•
il soggetto inadempiente è la controparte;
•
l’evento dell’inadempimento sarà generato da decisioni governative inerenti l’indisponibilità o la
non volontà ad effettuare conversioni in divisa estera;
•
da fattori economico/politici che non consentono di convertire le riserve di valuta domestica ed i
cash flows della controparte in una quantità sufficiente di divisa estera per ripagare le
obbligazioni contratte.
Sotto il profilo più strettamente quantitativo è stata infine implementata una metodologia statistica
interna per misurare il relativo capitale a rischio, isolando le esposizioni potenzialmente soggette a tale
rischio attraverso al criterio della residenza del soggetto affidato.
RISCHIO LEVA FINANZIARIA ECCESSIVA
Aspetti generali, processi di gestione e metodi di misurazione del rischio di leva finanziaria
La BIS nel documento “Basel III leverage ratio frame work and disclosure requirements”, edito nel
Gennaio 2014, ha osservato che la recente crisi finanziaria è stata indotta anche da un eccessiva
esposizione del sistema bancario in strumenti fuori bilancio. Si è notato che in molti casi le banche
presentavano un eccesso di leva finanziaria pur avendo e mantenendo requisiti soddisfacenti di capitale.
Il quadro di riferimento denominato Basilea 3 introduce un semplice e trasparente indicatore di bilancio e
non di rischio chiamato “Leverage Ratio” al fine di misurare il livello di leva finanziaria conseguito. Tale
indicatore è inteso restringere l’esposizione e/o aumentare i fondi propri onde evitare effetti
destabilizzanti di compressione degli attivi che possono danneggiare il sistema finanziario.
L’indicatore è definito dal rapporto tra la misura di capitale e l’esposizione totale. La misura di capitale
attuale è il Tier 1, la misura dell’esposizione totale segue le regole contabili computando l’esposizione in
bilancio, l’esposizione in derivati, l’esposizione in SFT e l’esposizione fuori bilancio attraverso i coefficienti
di conversione creditizia (CCF).
Con riferimento agli obblighi regolamentari in materia di tale rischio, il Gruppo fornisce all’Autorità di
Vigilanza segnalazione trimestrale dell’indicatore Leverage Ratio.
Pertanto il Gruppo Veneto Banca ha scelto di introdurre una soglia di attenzione in prossimità della quale
le funzioni competenti dovranno redigere un piano di rimedio che prevede in tempi brevi e comunque
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
entro il semestre successivo a quello di rilevazione, le misure necessarie al rientro dei limiti stabiliti. Tale
piano dovrà essere presentato per approvazione al Consiglio di Amministrazione e sarà monitorato
nell’implementazione dalle funzioni Pianificazione e Rischi.
RISCHIO INFORMATICO
Aspetti generali, processi di gestione e metodi di misurazione del rischio informatico
Il Rischio Informatico è definito come il rischio di incorrere in perdite economiche, di reputazione e di
quote di mercato in relazione all’utilizzo di tecnologia dell’informazione e della comunicazione
(Information and Communication Technology – ICT).
Il Gruppo Veneto Banca, al fine di adeguarsi al 15° aggiornamento della Circ. 263/2006, si è attivato
avviando nel 2014 un progetto finalizzato – tra le altre cose - all’analisi e la gestione del Rischio
Informatico.
La definizione e l’applicazione della metodologia di analisi e gestione del Rischio Informatico considera un
modello logico che consente di mettere in relazione il contesto organizzativo e il Rischio Informatico
considerando la loro declinazione in rischi operativi, strategici e reputazionali.
Relativamente ai Servizi IT, la metodologia non considera il Rischio legato alla sola informazione: i
Servizi IT, infatti, sono valutati in base alla criticità che questi hanno per i processi di business che
supportano, in termini di possibili perdite economiche (rischi operativi), di immagine (rischi
reputazionali) e di quote di mercato (rischi strategici).
Si ribadisce, dunque, che le informazioni trattate nell’ambito del singolo Servizio IT sono considerate
nella valutazione del valore di quest’ultimo ma che il livello di Rischio IT rimane associato al Servizio IT e
non all’informazione trattata. Tale ottica permette di considerare l’ambito di applicazione relativamente
alle risorse IT e di non estendere la valutazione ai rischi legati al trattamento di informazioni su risorse
non informatiche quali, ad esempio, i documenti cartacei.
In accordo con gli standard di riferimento, il Rischio associabile ad un particolare Servizio IT in relazione
a una specifica minaccia è funzione della combinazione del valore dell'impatto della minaccia sul Servizio
IT medesimo e della probabilità di accadimento della minaccia stessa.
La misurazione dei rischi legati a ciascun Servizio IT è ottenuta tramite un calcolo che considera il valore
del Servizio IT stesso (e delle informazioni da questi trattate), le minacce cui è sottoposto e le relative
vulnerabilità/controlli.
ATTIVITÀ DI RISCHIO E CONFLITTI DI INTERESSE NEI CONFRONTI DI SOGGETTI COLLEGATI
Aspetti generali, processi di gestione e metodi di misurazione del rischio dei soggetti collegati
Il Titolo V, capitolo 5 della Circolare 263 di Banca d’Italia descrive la disciplina delle operazioni con parti
correlate che mira a presidiare il rischio che la vicinanza di taluni soggetti ai centri decisionali della banca
possa compromettere l’oggettività e l’imparzialità delle decisioni relative alla concessione di
finanziamenti e ad altre transazioni nei confronti dei medesimi soggetti, con possibili distorsioni nel
processo di allocazione delle risorse, esposizione della banca a rischi non adeguatamente misurati o
presidiati, potenziali danni per depositanti e azionisti. La disciplina individua il novero delle Parti
Correlate e dei relativi Soggetti Connessi, che nell’insieme formano il novero dei “Soggetti Collegati”,
stabilendo limiti prudenziali per le attività di rischio assunte nei confronti di tali Soggetti Collegati, in
modo proporzionato all’intensità delle relazioni e alla rilevanza dei conseguenti rischi per la sana e
prudente gestione, e disciplinando apposite procedure deliberative relative a operazioni da effettuarsi
con tali soggetti.
Il Gruppo Veneto Banca ha sviluppato attività e specifiche politiche interne in materia di controlli sulle
attività di rischio e sui conflitti di interesse, fissando limiti di warning e di alert. Il controllo delle soglie è
condotto prudenzialmente attraverso il rapporto tra il massimo tra accordato e utilizzato e il relativo
Patrimonio di Vigilanza. Il controllo è stato, inoltre, effettuato attraverso il rapporto tra RWA e
Patrimonio di Vigilanza in modo da considerare sia la rischiosità connessa alla natura della controparte
che le eventuali garanzie presentate.
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
RISCHIO REPUTAZIONALE
Aspetti generali, processi di gestione e metodi di misurazione del rischio reputazionale
Il “Rischio Reputazionale” è definito come il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del
capitale derivante da una percezione negativa dell’immagine della banca da parte di clienti, controparti,
azionisti della banca, investitori o Autorità di vigilanza.
Il rischio reputazionale:
- non trova la sua collocazione in una ben precisa voce del bilancio – non avendo natura economica – né
tanto meno in un delimitato livello gerarchico o processo o funzione, ma può riguardare i più svariati
livelli/processi/funzioni;
- possiede caratteristiche di tipo strutturale/permanente;
- non può definirsi un rischio puro, ma si configura come un rischio di secondo livello (accade infatti a
seguito di un evento a rischio operativo, strategico, di compliance, ecc…); tuttavia è un rischio di
primaria importanza in quanto capace di causare la fuoriuscita della banca dall'arena competitiva;
- è un rischio di difficile modellizzazione analitica;
- è un rischio mitigabile presidiando, monitorando e gestendo internamente gli eventi che lo generano;
- è un rischio mai completamente controllabile, poiché dipende anche da fattori esterni all’operato della
Banca (si pensi all'impatto che la reputazione dell'intero settore può avere sulla reputazione del
singolo operatore), per il quale è necessario un monitoraggio permanente al fine di poter intervenire
efficacemente e con tempestività.
Essendo un rischio di difficile quantificazione, è indispensabile che siano garantiti “a monte”:
- adeguato livello di consapevolezza degli organi di vertice in ordine alla rilevanza della tematica;
- efficacia dell’azione attuativa dei vertici esecutivi del Gruppo;
- promozione di una cultura dell’eticità e della correttezza dei comportamenti;
- adeguata gestione delle relazioni con gli stakeholders (soci, clienti, dipendenti e controparti);
- efficacia ed efficienza del sistema dei controlli interno (SCI), che garantisca il rispetto sostanziale e
non solo formale del quadro normativo di riferimento e degli impegni volontariamente assunti dal
Gruppo disciplinati dal Codice Interno Etico e di Comportamento;
- idoneità dei sistemi di gestione e contenimento del rischio (minimizzazione delle cause ed - ex post –
degli eventuali danni e valutazione dell’opportunità di un’apposita copertura patrimoniale).
La valutazione e la gestione del rischio impongono una verifica preliminare circa l’esistenza di un
adeguato commitment interno, con particolare riferimento all’impostazione della governance aziendale e
alle scelte strategiche in merito alla fissazione del risk appetite (livello di rischio che la banca ha deciso
di assumere). Ciò anche alla luce dell’attenzione riservata alla reputazione aziendale da parte degli
azionisti/soci, che sono interessati ad un presidio rigoroso dei rischi reputazionali, ai quali tendono ad
associare (e quindi pretendere) una probabilità di accadimento tendenzialmente nulla o quasi.
Il Comitato di Basilea non ha previsto una specifica dotazione patrimoniale a fronte del rischio
reputazionale, prevedendo solo una moral suasion sulla sua prevenzione.
In effetti risulterebbe difficile prevedere un requisito patrimoniale ad hoc per tale rischio, soprattutto per
la difficile misurabilità dello stesso e per lo stretto legame esistente tra le perdite operative e quelle
reputazionali; circostanza che comporta la possibilità di un doppio conteggio delle perdite e quindi un
double gearing di capitale.
Di converso, non si possono trascurare le implicazioni che una perdita reputazionale può avere in termini
di minori utili e maggiori costi.
Fattori mitiganti del rischio sono quindi la prevenzione e la good governance.
Trattandosi di un rischio composito, risultato degli eventi che si originano da una pluralità di ambiti, il
rischio reputazionale viene gestito secondo un approccio “building block”.
Cause del rischio reputazionale:
•
inosservanza/violazione di norme di etero regolamentazione: leggi, regolamenti e disposizioni
(Banca d'Italia/BCE, CONSOB, IVASS, UIF, ecc…);
•
trasparenza verso i clienti;
•
messaggi istituzionali;
•
diffusione di una cultura di servizio (deontologia professionale e qualità del servizio);
•
inosservanza/violazione di norme di autoregolamentazione;
•
impatti reputazionali dei rischi operativi;
•
strategie aziendali;
•
condotta degli organi di vertice;
•
non corretta consapevolezza degli organi di vertice sull’esposizione ai rischi rilevanti;
•
inadeguatezza/inefficacia dei processi decisionali;
•
funzionamento del sistema dei controlli interni (SCI);
•
sistemi premianti e retributivi fuorvianti o inadeguati;
•
reclami;
•
flussi informativi verso l’esterno mancanti, inadeguati o errati.
34
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
Nel Gruppo Veneto Banca questi sono stati raggruppati nelle seguenti macro-fonti di rischio
reputazionale:
•
il rischio di non conformità a normative/regolamenti (rischio di compliance)
•
il rischio strategico
•
il governo societario
•
i reclami della clientela
•
i nuovi prodotti
•
il rischio legale
all’interno di queste si identificano dei rischi operativi6 che possono incidere sulla “reputazione”.
Rischio di non conformità (rischio di compliance)
Il rischio di non conformità alle norme è il rischio di incorrere in sanzioni giudiziarie o amministrative,
perdite finanziarie rilevanti o danni in conseguenza di violazioni di norme di legge, di regolamenti,
ovvero di norme di autoregolamentazione o di codici di condotta. A tal fine assume particolare rilievo la
costituzione all’interno delle banche e dei gruppi bancari di una funzione di controllo dedicata al presidio
e al controllo della conformità”.
In tale ambito diventano pertanto rilevanti, ai fini della prevenzione/mitigazione del rischio reputazionale
connesso, da un lato la promozione di una cultura aziendale improntata a principi di onestà, correttezza
e rispetto delle norme, dall’altro l’approntamento di specifici presidi organizzativi volti ad assicurare il
rispetto delle prescrizioni normative e di autoregolamentazione.
Infatti:
l’adozione di presidi organizzativi forti sul rischio di compliance (istituzione di una funzione
aziendale e nomina di un responsabile) contribuisce anche alla protezione dell’immagine
aziendale, la cui perdita è uno degli eventi a cui è sensibile il rischio di reputazione;
il rischio di compliance fa riferimento soprattutto alle disposizioni normative più rilevanti per
l’attività bancaria, ossia quelle che riguardano l’esercizio dell’attività di intermediazione, la
gestione dei conflitti di interesse, la trasparenza nei confronti del cliente, la prevenzione
dell’usura e dell’antiriciclaggio e, più in generale, la disciplina posta a tutela del consumatore.
Nel Gruppo l’unità organizzativa preposta al coordinamento, alla gestione ed al monitoraggio del rischio
di non conformità è la funzione di Compliance, che riveste il ruolo di funzione di controllo di secondo
livello. Le aree normative da questa presidiate sono contenute nel Mandato ad essa conferito dal
Consiglio di Amministrazione della Capogruppo in data 15 febbraio 2011 e successive modificazioni.
Questo ambito è stato rifocalizzato nel corso del 2014, con decorrenza 1.7.2014, a seguito dell’entrata in
vigore della nuova disciplina contenuta nel capitolo 7 del titolo V della Circolare Banca d’Italia n.
263/2006, 15° aggiornamento.
Effetti del rischio di non conformità sono:
•
sanzioni amministrative (di tipo pecuniario);
•
sanzioni interdittive e/o disciplinari;
•
perdite patrimoniali e legali (contenziosi con i clienti);
•
danni reputazionali e d’immagine.
Rischio strategico
La sua incidenza sul rischio reputazionale può avere origine da:
errori nella scelta dei mercati o nel posizionamento commerciale della Banca;
•
decisioni di acquisizione e partecipazione, se si guarda ad una società che non abbia fino a
quell’istante operato al meglio sotto il profilo della correttezza e/o trasparenza;
•
non corrette politiche dei dividendi;
•
mancato rispetto dei coefficienti patrimoniali (risk appetite) comunicati all’esterno, ossia
inadeguatezza patrimoniale;
•
scelte commerciali ed operative eccessivamente sbilanciate su obiettivi a breve termine.
La funzione aziendale preposta al monitoraggio del rischio strategico è il Budget e Controllo Direzionale,
posizionato all’interno della Direzione Pianificazione e Controllo, unità appartenente alla Divisione
Finance.
Governo societario
Banca d’Italia, all’interno di un ampio sistema normativo riguardante l’organizzazione ed il governo
societario, ha dedicato particolare attenzione al ruolo ed al funzionamento degli organi di
amministrazione e controllo e al rapporto di questi con la struttura aziendale, fissando norme generali e
rimettendo all’autonomia degli intermediari la concreta individuazione delle soluzioni più idonee a
realizzarle, per consentire loro di motivare le scelte di governo societario in funzione delle caratteristiche
6
Sono i rischi di perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni oppure derivanti da
eventi esogeni (includendo nel novero di questi rischi quello legale, ma escludendo esplicitamente i rischi strategici e di reputazione) –
Fonte: Comitato di Basilea.
35
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
dimensionali, organizzative e operative dell’azienda7.
I principi generali enunciati riguardano:
•
la chiara distinzione dei ruoli e delle responsabilità;
•
l’appropriato bilanciamento dei poteri;
•
l’equilibrata composizione degli organi;
•
l’efficacia dei controlli;
•
il presidio di tutti i rischi aziendali;
•
l’adeguatezza dei flussi informativi.
Nella nostra realtà aziendale è la Capogruppo che ha la responsabilità di predisporre il modello di
governance ed assicurare la coerenza complessiva dell’assetto di governo del Gruppo, stabilendo in
primis adeguate modalità di raccordo tra gli organi, le strutture e le funzioni aziendali delle diverse
componenti dello stesso Gruppo. Il “Progetto di governo societario di Veneto Banca e del Gruppo VB” è
stato approvato dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo e successivamente sottoposto
all’esame dei Consigli di Amministrazione delle banche controllate.
Nel modello di Governance, in continua revisione e implementazione anche a seguito della citata
modifica alla circolare 262, sono disciplinati:
- il sistema di amministrazione e controllo prescelto (sottoposto all’approvazione dell’assemblea dei
soci);
- i compiti e i poteri degli organi sociali;
- la composizione ed il funzionamento degli organi sociali;
- i meccanismi di remunerazione e incentivazione;
- i flussi informativi.
L’oggettiva delicatezza e “portanza” strategica/gestionale/operativa della tematica la rende
inevitabilmente “fonte” di rischio reputazionale; ciò anche in considerazione del fatto che tutto quanto
sopra esposto deve essere adeguatamente reso pubblico.
Reclami della clientela: processo di gestione
Al fine di garantire ai clienti risposte sollecite ed esaustive, nonché il monitoraggio delle contestazioni,
che costituiscono un indicatore per rilevare eventuali aree di criticità rispetto alla qualità dei prodotti e
servizi offerti, ed un’opportunità per ristabilire un adeguato livello di soddisfazione nella relazione con la
clientela, il Gruppo Veneto Banca ha definito un processo che consente di:
1.
Rispondere in modo adeguato alle richieste della clientela;
2.
Monitorare le tipologie di contestazioni pervenute;
3.
Informare periodicamente gli Organi aziendali, preposti alla gestione ed al controllo
aziendale di Gruppo e delle singole legal entity.
Nell’ambito del modello organizzativo adottato dal Gruppo Veneto Banca, i reclami scritti dei clienti della
Capogruppo e delle Banche e Società del gruppo che esternalizzano, in forza di specifici contratti di
outsourcing, la gestione del processo dei reclami vengono gestiti dalla funzione Reclami di Gruppo. Detta
funzione, nel provvedere all’istruttoria delle pratiche pervenute, contatta la filiale/società che intrattiene
i rapporti con il reclamante, richiede le informazioni e la documentazione relative alla posizione e ai fatti
contestati e compone le risposte.
Il processo dei reclami è disciplinato da specifica normativa interna e prevede in via principale le
seguenti indicazioni operative:
a. i reclami verbali della clientela, in particolare quelli concernenti l’applicazione di condizioni, vengono
gestiti dalla filiale/società di riferimento, nel rispetto dei principi etici e di correttezza professionale,
valutando con attenzione gli interessi coinvolti, sia quelli aziendali sia quelli dei clienti;
b. i clienti che desiderano una risposta per iscritto sono invitati ad inoltrare alla funzione Reclami di
Gruppo un circostanziato reclamo eventualmente formalizzato su modulistica standardizzata
predisposta dalla Banca. Anche i reclami inviati dai clienti esclusivamente a soggetti terzi (Banca
d’Italia, Consob, ecc…) e da questi successivamente inoltrati alla Banca, sono composti come sopra;
c. se il cliente non è soddisfatto della risposta ricevuta ha la possibilità di attivare il processo di
risoluzione stragiudiziale delle controversie. Se invece desidera replicare all’Ufficio Reclami il processo
descritto non cambia e si ripete;
d. eventuali ulteriori lamentele scritte del cliente vengono curate direttamente dall’Ufficio Reclami di
Gruppo, a meno che non vi siano “citazioni in giudizio” o “mediazioni”, in tali casi la pratica è evasa
dalla funzione Contenzioso Passivo.
Nella fase di istruttoria del reclamo, qualora dovessero emergere anomalie sui prodotti/servizi interessati
o sulle relative procedure, l’ufficio Reclami di Gruppo sottopone all’attenzione dei competenti Uffici
Interni le problematiche rilevate, nonché le eventuali iniziative da adottare per la risoluzione delle
stesse.
Con periodicità almeno annuale l’Ufficio Reclami di Gruppo informa mediante relazione scritta, corredata
da opportuna reportistica, il Consiglio di Amministrazione e il Collegio Sindacale della Capogruppo
sull’andamento dei reclami, in termini di numerosità ed implicazioni economiche. Copia della relazione
viene inviata alla funzione di Compliance di Gruppo, a cui trimestralmente sono indirizzati specifici flussi
informativi.
7
Fonte. Banca d’Italia,” Disposizioni di Vigilanza in materia di organizzazione e governo societario delle banche” (lettera n. 266623 del 4
marzo 2008) e successiva “Nota di Chiarimenti” (lettera n. 197183 del 24 febbraio 2009).
36
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
Gestione/collocamento Prodotti alla clientela
Con il ” Regolamento sull’approvazione dei nuovi prodotti e servizi e inserimento in nuovi mercati”,
Veneto Banca ha identificando le fasi operative, i ruoli e le responsabilità degli Organi e delle Funzioni
aziendali a vario titolo coinvolte, (in coerenza con il 15° aggiornamento della Circolare di Banca d’Italia
n. 263 del 27 dicembre 2006).
Il Regolamento si pone i seguenti obiettivi:
• introdurre un percorso circolare e trasparente basato su regole strutturate che garantiscano il
coinvolgimento di tutti gli attori aziendali, ciascuno in base alle proprie competenze e prerogative, ed
i corretti meccanismi di coordinamento ed interazione tra gli stessi, in occasione dell'introduzione di
un nuovo prodotto/servizio o dell’ingresso in nuovi mercati o in nuovi settori operativi;
• garantire la valutazione di tutti gli aspetti preliminari relativi all’iniziativa coerentemente al principio
di sana e prudente gestione;
• sensibilizzare le strutture aziendali sull’opportunità di garantire un’attenta valutazione preliminare del
pricing, dei rischi e degli impatti sul sistema dei controlli interni e sul sistema contabile derivanti da
nuove operatività al fine di consentire un’attenta valutazione da parte degli Organi deliberanti
competenti.
Il “Regolamento” è rivolto a tutte le strutture aziendali di Veneto Banca che, nell’ambito delle proprie
competenze, si fanno promotrici di proposte innovative volte all’ingresso in nuovi mercati o settori
operativi, all’offerta di nuovi prodotti ed all’attivazione di nuovi servizi nonché alle strutture competenti
alla valutazione della fattibilità e dei relativi impatti.
Rischio legale
Il rischio legale è il rischio di perdita o di riduzione di valore del patrimonio e/o di difficoltà gestionali
comunque connesso ad una contrattualistica od a documenti legali inadeguati o non corretti. Tale rischio
interessa perciò direttamente aspetti commerciali o contrattuali dell’azienda8 e può provocare danni
economici avvertibili anche a breve termine.
Nell’ambito dell’attività bancaria, il rischio legale può avere diverse cause scatenanti, dipendenti dal
diverso ruolo di volta in volta assunto dal Gruppo (fornitore di servizi, erogatore di credito, acquirente di
beni o servizi ecc.), quali:
responsabilità conseguente alla adozione di contratti per la prestazione di servizi bancari e/o di
investimento non allineati alla normativa vigente (nullità, inefficacia, ecc…);
responsabilità dipendente dalla esecuzione dei contratti di cui al precedente alinea, dalle modalità e
contenuti dell’adempimento della prestazione, dalla facoltà di recesso e di risoluzione;
scarsa efficacia in ordine al processo di recupero delle ragioni creditorie (revoca degli affidamenti,
escussione delle garanzie….);
gestione non pianificata degli strumenti e modalità di recupero e valutazione dei crediti e dei rischi
di garanzia e di causa;
responsabilità conseguente alla stipulazione, esecuzione, recesso e risoluzione di contratti con
fornitori e/o consulenti e/o professionisti ed alla predisposizione e scambio con gli stessi di
documenti non adeguatamente valutati.
Come accennato in premessa, il rischio legale, a differenza del rischio di conformità, è quindi
essenzialmente legato all’aspetto contrattuale, extracontrattuale (attività prodromica alla stipula) e
commerciale; riguarda principalmente le leggi e le norme di etero regolamentazione che siano di
completamento delle stesse e si riferisce ad un ambito di rapporti di natura privatistica.
A seconda della specifica materia, il presidio del rischio legale è affidato a diverse unità organizzative
(Contenzioso, Risorse Umane, Legale, Nucleo Fiscale) che, nell’ambito della rispettive attività verificano
la contrattualistica bancaria/finanziaria oggetto di contestazione e predispone tutte le attività necessarie
(riscontri, accordi, negoziazioni, ecc…) al fine di prevenire il rischio di perdite derivanti da responsabilità
contrattuale o extra-contrattuale ovvero da altre controversie, avvalendosi della collaborazione operativa
della funzione organizzativa e di controllo, ricoperta dalla conformità aziendale.
Come già evidenziato, per propria natura il rischio reputazionale è di difficile misurazione, ma è
comunque assoggettabile a processi di rilevazione, valutazione e di mitigazione.
In mancanza di serie storiche e di best practices di riferimento relative al presidio del rischio
reputazionale è stato scelto un approccio che, dopo aver definito le principali fonti di generazione,
evidenzia i fattori che ne possono influenzare o determinare l’insorgenza.
Il monitoraggio preventivo degli eventi a rischio reputazionale risulta fondamentale; vi possono infatti
essere segnali latenti per lunghi periodi - quali ad esempio lamentele dei clienti o dei dipendenti - che,
se “trascurati”, possono portare a vere e proprie crisi reputazionali.
Possono avere impatto sul rischio reputazionale:
8
A differenza del rischio “normativo” che riguarda il rapporto del Gruppo con le Autorità, prime tra tutte quelle di Vigilanza.
37
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
- l’impianto normativo interno (che include i sistemi di controllo e di attenuazione del rischio);
- i processi aziendali rilevanti;
- i flussi informativi interni;
- i comportamenti aziendali riconducibili al rischio reputazionale.
A tal proposito viene posto particolare rilievo:
- alla completezza della mappatura dei processi aziendali, volta a limitare l’insorgenza dei fattori di
rischio e ad assegnare responsabilità certe e definite ai fini del governo dei rischi stessi;
- alla tempestività ed efficacia degli interventi al sorgere delle situazioni di conflitto;
- ad un attento processo di selezione , valutazione, formazione e sviluppo del personale della Banca;
- alla conformazione dei processi di comunicazione esterna a principi di correttezza e trasparenza e
all’assegnazione ad una determinata funzione dei compiti di coordinamento e controllo delle attività
(Servizio Comunicazione Istituzionale e Servizio Pubblicità e Immagine);
- alla continua attenzione a tutti gli stakeholders, in primis soci e clienti (attraverso indici di customer
satisfaction, ritenzione, reclami), ma anche dipendenti (indici di competenza e di soddisfazione) e
controparti, sviluppando relazioni corrette e fondate sulla reciproca fiducia;
- all’adesione a codici di comportamento (interni e di settore) e alla verifica dell’effettiva condivisione e
applicazione degli stessi all’interno dell’azienda;
- all’attenzione riservata nella costruzione dei sistemi incentivanti, escludendo elementi che possano
anche indirettamente dare causa a comportamenti non coerenti da parte degli operatori.
Per consentire alla Banca un efficace monitoraggio dei fattori di rischio devono sussistere:
•
criteri condivisi (tra le funzioni di Compliance ed Internal Audit) di valutazione ex ante del grado di
esposizione del Gruppo ai rischi di non conformità e reputazionale correlati ad una data normativa
(compliance risk assessment e self-assessment);
•
criteri condivisi (tra le funzioni di Compliance e Risk Management) di rilevazione ex post del
verificarsi di eventi di non conformità e reputazionali (rilevazione delle frequenze di accadimento), di
misurazione ex post delle perdite finanziarie derivanti direttamente o indirettamente da tali eventi
(misurazione dei dati di perdita) e di confronto di tali dati con eventuali serie storiche disponibili
(analisi degli andamenti tendenziali).
In tale contesto l’intervento della funzione di Compliance si configura come un intervento di tipo bottom
up, che parte dai processi operativi aziendali con l’obiettivo di valutarne il grado di rispondenza alle
norme e predisporre i piani correttivi necessari a rimuovere i gap riscontrati, articolato nelle seguenti
fasi:
1) valutazione del rischio inerente una determinata attività aziendale;
2) valutazione dei controlli in essere per la mitigazione del rischio, del grado di copertura da questi
fornito e del grado di “errore” insito negli stessi9;
3) predisposizione del piano degli interventi correttivi, derivante dalla valutazione della distanza
(gap analysis) tra il livello di rischio stimato ed il livello di rischio ritenuto accettabile (ossia
gestibile e tollerabile dalla banca), in cui vengono descritte le misure di carattere organizzativo
proposte per la mitigazione del gap rilevato.
Pertanto il rischio reputazionale è stato identificato con una tecnica di misurazione semiqualitativa
(scoring), più agevole poiché consente di valutare il rischio totale aggregando i punteggi attribuiti ai
singoli fattori di rischio.
Ovviamente la mancanza di serie storiche affidabili rende la quantificazione numerica della percezione
del rischio di difficile definizione.
9
Dovuto a riscontrati errori intervenuti nella fase di progettazione dei controlli od introdotti da successive modifiche della normativa esterna
od organizzative della banca (sostanzialmente, mancato aggiornamento/manutenzione della struttura dei controlli).
38
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
ADEGUATEZZA DELLE MISURE DI GESTIONE DEI RISCHI E PROFILO DI RISCHIO
BANCA
COMPLESSIVO DELLA
L’Organo con Funzione di Gestione esprime ai sensi delle lettere e) ed f) dell’art. 435 del Regolamento
UE 575/2013 del 26/03/2013, che:
•
in merito all’adeguatezza delle misure di gestione dei rischi della Capogruppo, i sistemi di gestione
dei rischi posti in essere e descritti nel presente documento sono in linea con il profilo e la strategia
dell’ente, così come emerge peraltro dalle verifiche di controllo interne condotte sul tema;
•
le sezioni 1, 3 e 4 del presente documento descrivono il profilo di rischio complessivo del Gruppo
Veneto Banca, associato alla strategia aziendale.
Al 31 dicembre 2014 il Gruppo rispetta pienamente i valori minimi previsti dalla normativa vigente per
quanto riguarda il CET1 ratio ed il Tier 1 ratio, mentre risulta leggermente carente sul Total Capital ratio
rispetto al livello minimo previsto (10,5%). Questo per effetto, da una parte, del progressivo
ammortamento delle passività subordinate a mano a mano che si avvicina la data di scadenza delle
stesse e, dall’altra, del recepimento pressoché totale delle provisions richieste dalla BCE in sede di AQR.
Si evidenzia inoltre, che la posizione patrimoniale del Gruppo si è già rafforzata a seguito dal
perfezionamento di un’emissione di strumenti Tier II di Euro 50 milioni, conclusasi il 4 febbraio 2015,
riportando così sopra i valori minimi regolamentari il Total Capital ratio (pro-forma al 31 dicembre 2014,
10,53%). Al riguardo si evidenzia che la BCE, in forza della Direttiva (EU) n. 1024 del 15 ottobre 2013
che attribuisce alla stessa il potere di richiedere alle banche vigilate di mantenere un ammontare di
Fondi Propri superiore ai requisiti patrimoniali minimi stabiliti dalla normativa vigente, in data 25
febbraio 2015 ha notificato alla Banca la cosiddetta “Supervisory Review and Evaluation Process (SREP)
Decision”, contenente i nuovi coefficienti patrimoniali target, pari al 10% in termini di Common Equity
Tier 1 ratio (CET1) e all’ 11% in termini di Total Capital ratio.
Il Gruppo Veneto Banca ritiene di poter raggiungere questi coefficienti mediante le operazioni di asset
disposal in corso (Banca IPIBI Financial Advisory spa, conclusasi in data 2 aprile 2015, e Banca
Intermobiliare di Investimenti e Gestioni spa, in corso di perfezionamento).
Il Consiglio di Amministrazione di Veneto Banca ha approvato il 24 marzo 2015 il Risk Appetite
Framework (RAF), quale strumento manageriale per definire l’appetito per il rischio che guida il business
della Banca coerentemente con le aspettative del Board e in modo integrato con il processo di budgeting
e pianificazione. In particolare, il RAF ha lo scopo di garantire che il Gruppo raggiunga i propri obiettivi
strategici assicurando che il business si sviluppi entro i limiti di rischio definiti dal Consiglio di
Amministrazione in termini di rischio massimo (e.g., in condizioni di stress) e rischio obiettivo (e.g., in
condizioni di normalità). Inoltre il RAF definisce i meccanismi di monitoraggio del livello di rischio e le
conseguenti azioni manageriali in caso di superamento di apposite soglie di tolleranza predefinite. Il
Consiglio di Amministrazione calibra il livello di Risk Appetite sulla base delle aspettative di rischiorendimento degli azionisti della Banca e degli stakeholder esterni, inclusi Regulator nazionali ed
internazionali, e monitora in seguito l’effettivo rispetto dei limiti.
Il RAF origina dall’identificazione della tassonomia dei rischi rilevanti per il Gruppo Veneto Banca, i quali
guidano la definizione degli ambiti rilevanti per il RAF. In particolare, il Gruppo Veneto Banca ha deciso
di strutturare il proprio RAF sulla base di quattro ambiti, come di seguito riportato:
1.
Posizionamento Esterno – delinea il profilo di rischio della Banca in termini di percezione
esterna;
2.
Requisiti Regolamentari – garantisce la compliance con i requisiti stabiliti dal Regulator;
3.
Profittabilità e Rischio – guida la definizione del profilo di rischio-rendimento e supporta la
sostenibilità della crescita del business e degli utili nel tempo;
4.
Rischi Specifici – identifica specifiche categorie di rischio che assumono rilevanza strategica per
la Banca.
Per rendere operativo il Risk Appetite Framework, il top management del Gruppo Veneto Banca ha,
inoltre, definito metriche quantitative ed indirizzi qualitativi per ciascun ambito al fine di:
• guidare l’attività di business e monitorarla nel tempo affinché risulti sempre allineata al RAF;
• monitorare e, se necessario, modificare le ipotesi sottostanti il Risk Appetite Framework;
• identificare e implementare le decisioni di business necessarie a mitigare il rischio, rafforzare la
patrimonializzazione e la liquidità del Gruppo.
In particolare, le metriche quantitative del Risk Appetite Framework sono articolate su tre dimensioni
chiave:
• target, ovvero il valore o il range di valori – coerenti con le aspirazioni strategiche – che
assicurano l’ottimizzazione del profilo di rischio/rendimento e guidano il processo di pianificazione
e di definizione del budget;
• limite, ovvero il livello massimo o minimo di rischio accettabile in termini di requisiti
regolamentari o di aspettative del Board;
• soglia di tolleranza, ovvero il valore segnaletico che richiede l’intervento del Top Management al
fine di indirizzare le azioni necessarie al raggiungimento degli obiettivi prefissati ed al contempo
di evitare l’avvicinamento al valore limite stabilito.
39
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
Il Risk Appetite Framework ed i relativi valori che assumono le sue dimensioni sono rivisti e approvati dal
Board su base annuale. Il Board è anche coinvolto – ove necessario – nell’approvazione delle azioni di
mitigazione/rafforzamento che dovessero rendersi necessarie in presenza di sforamento dei limiti/soglie
stabiliti. Il Gruppo Veneto Banca aspira a mantenere e rafforzare il focus sul proprio core business di
banca commerciale tradizionale, radicata sul territorio italiano, leader nei territori di elezione.
Coerentemente con le proprie ambizioni, il Gruppo Veneto Banca ha l’obiettivo di:
• raggiungere e mantenere un rating obiettivo;
• raggiungere e mantenere un livello di patrimonializzazione al di sopra dei limiti e delle soglie
imposte;
• raggiungere e mantenere un livello target di liquidità superiore ai limiti regolamentari imposti
dall’Autorità di Vigilanza;
• rafforzare la propria gestione del credito attraverso iniziative strategiche mirate ad una maggiore
spinta sui mercati e una migliore gestione del portafoglio clienti, oltre ad una ottimizzazione del
portafoglio creditizio deteriorato;
• migliorare la qualità del credito attraverso una costante azione di riqualificazione del portafoglio,
agendo, in particolare, sulla qualità degli affidamenti nel caso di nuove concessioni;
• attuare un progressivo contenimento del costo del credito, mediante l’efficientamento di tutti i
processi del credito;
• rendere più efficiente la propria attività, attraverso un rigoroso presidio dei costi;
• attivare/ completare progetti di dismissione (ad esempio l’effetto previsto dal perfezionamento
della cessione della quota di maggioranza detenuta in BIM e Banca IPIBI, rispettivamente in corso
di approvazione e approvata da parte delle Autorità competenti).
Con riferimento ai propri rischi ed in particolare a quello di credito, il Gruppo Veneto Banca manifesta
una propensione al rischio contenuta, che riflette l’operatività del Gruppo prevalentemente sulla clientela
domestica presente sui territori di riferimento. Inoltre, il Gruppo Veneto Banca impone un’attenzione
specifica al portafoglio deteriorato e, in particolare, ha definito delle azioni di intervento mirate ad
attenuare l’effetto di incremento del portafoglio non performing.
Data la vocazione prettamente commerciale del business del Gruppo Veneto Banca, quest’ultimo fissa un
limite massimo ed una soglia di tolleranza di RWA di mercato, che riflettono la non materiale attività sui
rischi finanziari. Inoltre, si pone uno stretto monitoraggio sui RWA associati alle controllate estere.
Con riferimento ai rischi di natura non finanziaria, il Gruppo intende monitorarli e/o valutarli
qualitativamente. In particolare, per quanto concerne il rischio operativo si osservano le perdite
operative nette. Per quanto riguarda il rischio reputazionale, la relazione di fiducia verso i clienti,
dipendenti, investitori e l’intera comunità in cui opera il Gruppo Veneto Banca rappresenta un asset
indiscutibile. Per questo motivo, il Gruppo ha l’obiettivo di continuare a fornire prodotti e servizi di
qualità ai propri clienti, un ambiente di lavoro positivo ai propri colleghi e un ritorno soddisfacente ai
propri azionisti. Il Gruppo condurrà le proprie attività in attinenza alle leggi e alla regolamentazione
vigenti, con un processo di monitoraggio del rischio accurato per limitare perdite operative potenziali.
A livello di rischio strategico, invece, il Gruppo Veneto Banca al fine di valutare quantitativamente
l’impatto di flessioni di utile o di capitale derivanti da cambiamenti del contesto operativo o da decisioni
aziendali errate, ha ritenuto necessario valutare scenari di sensitivity applicati al Piano Industriale.
In sintesi, il Risk Appetite Framework descrive e quantifica il livello di rischio che il Gruppo Veneto Banca
intende perseguire per raggiungere i suoi obiettivi strategici. Il framework è centrale in un approccio
integrato di gestione del business e del rischio e supporta il Gruppo per ottenere il livello di profittabilità
desiderato e soddisfare le richieste regolamentari.
Il processo di Risk Appetite Statement è di responsabilità della Direzione Rischi che, in coordinamento
con la Divisione Finance, elabora una proposta per l’approvazione da parte del Top Management e del
Board, da realizzare all’inizio del processo di pianificazione e definizione del budget.
In particolare, la definizione del Risk Appetite Framework avviene attraverso la definizione delle possibili
aspirazioni strategiche in termini di rischio/rendimento. La Direzione Rischi, in collaborazione con la
Direzione Pianificazione, analizza il posizionamento competitivo del Gruppo e determina il profilo di
rischio/rendimento possibili, sottoponendolo al Consiglio di Amministrazione che ne valuta
l’appropriatezza, lo approva e fornisce mandato al top management di declinare il Risk Appetite
Framework nei suoi dettagli, declinandolo su legal entities.
La Direzione Rischi monitora l’evoluzione dell’effettivo profilo di rischio/rendimento durante l’anno e ne
verifica l’effettiva rispondenza rispetto alle indicazioni approvate dal Consiglio di Amministrazione. In
caso di superamento dei limiti o delle soglie stabilite, la Direzione Rischi è incaricata di attivare i
meccanismi di escalation definiti e suggerisce possibili azioni correttive o di mitigazione.
Inoltre, la Direzione Rischi annualmente coordinerà il lavoro di verifica di coerenza tra il RAF e le policy
aziendali.
In merito alla valutazione di adeguatezza patrimoniale condotta mediante l’esercizio ICAAP 2015 si
evidenzia come il Gruppo abbia definito nell’ambito del I Pilastro condizioni Business as Usual, dei limiti
minimi coerenti con i coefficienti patrimoniali obbligatori imposti dall’Autorità di Vigilanza. Inoltre, il
Gruppo ha adottato dei limiti minimi in condizioni di stress in coerenza con le disposizioni di Basilea III.
40
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
In ambito II Pilastro, invece, è stato condiviso di definire un limite minimo dell’8% dell’AFR Total in
condizioni di Business as Usual. Prudenzialmente, tale limite è stato impiegato anche in condizioni di
stress. Il Gruppo nell’ambito del II Pilastro ha introdotto, tenuto conto anche di eventuali esigenze
strategiche aziendali e di ipotesi di condizioni avverse di mercato, un concetto di Capitale Complessivo
più esteso rispetto a quello di I Pilastro, quale insieme delle effettive componenti patrimoniali in grado di
fronteggiare i fabbisogni finanziari attuali e prospettici, sia in condizioni ordinarie sia di stress, espresso
in termini di Available Financial Resources (AFR). Si precisa, inoltre, che le analisi condotte nell’ambito
del Resoconto ICAAP 2015 sono state svolte in logica fully loaded.
Alla luce delle considerazioni emerse, si considera l’assetto complessivo del patrimonio e la struttura di
governo dei rischi e del capitale del Gruppo adeguati agli scopi per cui sono stati definiti. In particolare,
in ambito I Pilastro, l’obiettivo di capitale consolidato a fine 2015 – in termini di Common Equity Tier 1
ratio e Total Capital ratio – si pone al di sopra del limite imposto dall’Autorità di Vigilanza, adempiendo
pertanto al limite minimo pro-tempore vigente e generando, in ipotesi di full execution delle attività
previste nel primo anno di Piano Industriale, un adeguato buffer. Relativamente al Common Equity Tier
1 ratio l’adeguatezza è, pertanto, rispettata sia in condizioni ordinarie sia in condizioni stressate.
Con riferimento, invece, ai dati di consuntivo 2014 - solo in termini di Total Capital ratio, come anticipato
già in precedenza, il Capitale Complessivo presenta margini di insufficienza rispetto ai rischi misurati ed
ai limiti regolamentari prescelti sia in condizioni di Business as Usual sia in condizioni di Stress, superati
dalle azioni di consolidamento di capitale intraprese ad inizio anno. Con riferimento al II Pilastro, l’esame
prospettico al 2015, anche in condizioni di stress, appare adeguato in relazione ai limiti prescelti, mentre
l’esame a consuntivo al 2014 non evidenziava deficit di capitale seppur, in condizioni di Stress, si
osserva una materiale riduzione del buffer di capitale.
Il Gruppo Veneto Banca ha ritenuto, inoltre, opportuno inserire nel Resoconto ICAAP 2015 una specifica
sezione relativa al Rischio di Liquidità e Funding (ILAAP – Internal Liquidity Adequacy Assessment
Process) anticipando i primi obblighi informativi in ambito ILAAP richiesti a partire dal 1° gennaio 2016
(Guidelines EBA 19 dicembre 2014 - on common procedures and methodologies for the supervisory
review and evaluation process SREP). In particolare, i principali temi emersi in ambito ILAAP evidenziano
che l’entità del Liquidity Buffer disponibile nel corso 2014 ha garantito una sufficiente copertura del
rischio di liquidità di breve periodo in condizioni Business as Usual. Nelle condizioni di stress meno
severo, a cui è associata una maggiore probabilità di realizzazione, il tempo di sopravvivenza – a fine
2014 – non scende sotto i tre mesi, mentre nello scenario severo ovviamente la vulnerabilità aumenta.
DISPOSITIVI DI GOVERNO SOCIETARIO
a)
Numero di incarichi di amministratore affidati ai membri dell’organo di gestione
Di seguito vengono indicati il numero di incarichi di amministrazione ricoperti al 31 dicembre 2014 dai
membri del Consiglio di Amministrazione della Capogruppo Veneto Banca in altre società (sia
appartenenti al gruppo che esterni allo stesso). Vengono esclusi gli incarichi di amministrazione in
organizzazioni che non perseguono principalmente obiettivi commerciali.
Carica ricoperta
in Veneto Banca
Numero incarichi
(escluso l’incarico
ricoperto in Veneto
Banca)
Presidente
1
Vice Presidente
5
Benvenuto Maurizio
Consigliere
4
Bolla Pierluigi
Consigliere
4
Campoccia Stefano
Consigliere
13
Rossello Cristina
Consigliere
6
Rossi Luciani Luigi
Consigliere
8
Sbalchiero Giuseppe
Consigliere
2
Tessari Federico
Consigliere
5
Visentin Graziano Gianmichele
Consigliere
5
Zoppas Matteo
Consigliere
1
Nominativo
Francesco Favotto
Vardanega Alessandro
41
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b)
Politica di ingaggio per la selezione dei membri dell’organo di gestione e le loro effettive
conoscenze, competenze e esperienze.
Il modello di governance scelto da Veneto Banca è il sistema tradizionale, basato su un Consiglio di
Amministrazione con funzione di indirizzo e supervisione strategica, ed un Collegio Sindacale, cui è
attribuita la funzione di controllo, che vigila sull’osservanza della legge e dello statuto, sul rispetto dei
principi di corretta amministrazione, sull’adeguatezza dell’assetto organizzativo, amministrativo e
contabile ed accerta l’adeguato coordinamento di tutti gli organi, le funzioni e le strutture coinvolte nel
sistema dei controlli interni.
La revisione legale è affidata ad una società di revisione, ai sensi delle vigenti disposizioni di legge.
La funzione di gestione, se non assunta dallo stesso Consiglio di Amministrazione, è svolta, su delega del
Consiglio di Amministrazione, alternativamente, dal Comitato Esecutivo, composto da alcuni membri
dello stesso Consiglio, o dal Direttore Generale.
Il modello tradizionale ha dimostrato nel corso del tempo di assolvere più che adeguatamente alle
esigenze di una gestione sana, prudente ed efficiente delle banche nazionali del Gruppo, in rapporto alle
loro caratteristiche, al mercato di riferimento, alla composizione e diffusione della base sociale ed agli
obiettivi di crescita nel medio e lungo periodo.
Tale architettura si dimostra efficiente e flessibile, consentendo una equilibrata distribuzione e
combinazione dei poteri strategici e di indirizzo (riservati al Consiglio di Amministrazione) con i poteri di
gestione, purché venga assicurata una chiara individuazione delle competenze gestorie e di controllo, e
un più snello processo decisionale, funzionale anche all’accentramento presso la Capogruppo delle
funzioni centrali, lasciando alle banche controllate, organizzate analogamente secondo il modello
tradizionale, di focalizzarsi sul proprio core business nei mercati di riferimento.
Anche il sistema dei controlli, affidato a livello statutario al Collegio Sindacale per quanto concerne il
controllo sull’amministrazione e ad una società di revisione esterna per la revisione legale dei conti,
mostra una funzionalità più che adeguata, confermando, anche per questo verso, l’opportunità di
proseguire nell’adozione del modello tradizionale.
Lo statuto di Veneto Banca prevede che la società sia amministrata da un Consiglio di Amministrazione
composto da un minimo di undici ad un massimo di quindici membri eletti dall’assemblea, tra i soci
aventi diritto di voto, previa determinazione del loro numero. Tra i propri componenti il Consiglio di
Amministrazione elegge il Presidente ed il Vice Presidente.
Il limite minimo e massimo dei componenti del Consiglio di Amministrazione è coerente con le indicazioni
del 1° aggiornamento alla Circolare Banca d’Italia n. 285/2013 riguardante la disciplina della governance
delle Banche, la quale espressamente raccomanda che i componenti dell’Organo di Supervisione
strategica non superino il numero massimo di quindici, e che consente un margine di elasticità per le
dovute valutazioni sulla congruità del numero dei componenti, in ordine:
alle esigenze della Società e del Gruppo, avuto riguardo in particolare alla dimensione, alla
complessità e alle prospettive del business presidiato nonché al ruolo di direzione e controllo
delle attività in cui il Gruppo opera;
all’esigenza di assicurare una adeguata dialettica interna, senza pregiudicare l’agilità dell’attività
consiliare ed anzi incentivando la partecipazione dei componenti che, visto il numero non
eccessivo, possono più agevolmente intrattenersi nelle discussioni connesse con i punti
all’ordine del giorno;
alla rappresentanza delle varie componenti in cui si articola la base sociale nei territori di
riferimento.
Il Consiglio si rinnova per cicli triennali, nel numero determinato dall’assemblea per il primo esercizio
(“primo rinnovo”), secondo esercizio (“secondo rinnovo”) e terzo esercizio (“terzo rinnovo”), in ragione
di un terzo per ogni esercizio.
Il rinnovo per cicli triennali, da un lato, consente alla Banca di disporre nel continuo di amministratori
che hanno già maturato conoscenza ed esperienza nel governo della Banca e del Gruppo e, dall’altro,
consente ai soci – tenuto conto del voto capitario e dalla larga base sociale propria della natura di Banca
Popolare quale Veneto Banca - di esprimere con maggiore frequenza le proprie valutazioni sulla gestione
aziendale, stimolando gli amministratori ad una sempre attenta e vigile attività.
Tenendo conto delle Disposizioni di Vigilanza in materia di organizzazione e governo societario delle
banche, e della natura di banca popolare di Veneto Banca, avente pertanto una composizione
estremamente frazionata della compagine sociale e la previsione del voto capitario, lo statuto prevede
meccanismi tali da garantire un’adeguata rappresentanza negli organi aziendali delle diverse componenti
della base sociale, attraverso il voto di lista. In particolare, è previsto che la lista di candidati possa
essere presentata dal Consiglio di Amministrazione da un numero minimo di 500 soci. Unitamente alla
lista deve essere inoltre depositato per ciascun candidato il curriculum professionale contenente anche
l’elenco delle cariche ricoperte presso altre società. Per assicurare il legame sociale, oltre al possesso dei
requisiti di professionalità, onorabilità ed indipendenza prescritti dalla legge e dallo statuto, è richiesto al
candidato un ulteriore requisito statutario per la nomina ovvero l’essere socio avente diritto di voto.
Il Consiglio di Amministrazione, avuto riguardo alle indicazioni delle disposizioni di vigilanza menzionate
in premessa, ha ritenuto di formalizzare i seguenti criteri di adeguatezza qualitativa per i componenti
l’organo di supervisione e gestione.
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Requisiti di professionalità
E’ necessario sia assicurato che ciascun amministratore possa essere pienamente consapevole dei poteri
e degli obblighi inerenti alle funzioni che è chiamato a svolgere (funzione di supervisione o gestione;
funzioni esecutive e non; componenti indipendenti, ecc...), e che sia dotato di professionalità adeguate
al ruolo da ricoprire, anche in eventuali comitati interni al Consiglio, e calibrate in relazione alle
caratteristiche operative e dimensionali della banca.
Per il corretto assolvimento dei propri compiti è necessario che il Consiglio di Amministrazione sia
composto da soggetti:
(i)
pienamente consapevoli dei poteri e degli obblighi inerenti alle funzioni che ciascuno di essi è
chiamato a svolgere;
(ii)
dotati di professionalità adeguate al ruolo ricoperto e rapportate alle caratteristiche operative e
dimensionali della Banca;
(iii)
con competenze diffuse tra tutti i componenti e diversificate in modo che ciascuno dei componenti
possa effettivamente contribuire ad individuare e perseguire le strategie della Banca e ad
assicurare un governo efficace dei rischi in tutte le aree della medesima;
(iv)
che dedichino tempo e risorse adeguate alla complessità del loro incarico10, e
(v)
che indirizzino la loro azione al perseguimento dell’interesse complessivo della Banca, operando
con autonomia di giudizio e indipendentemente dalla compagine societaria che li ha votati o dalla
lista da cui sono tratti.
In particolare, per assicurare il buon funzionamento dell’organo amministrativo, gli amministratori
devono possedere, oltre ai requisiti di professionalità previsti in conformità a quanto previsto dal D.M. 18
marzo 1998 n. 161 e dalla normativa tempo per tempo vigente, un’adeguata conoscenza ed esperienza
in almeno una delle aree di competenza di seguito indicate:
1. conoscenza del business bancario e finanziario (credito, finanza, sistemi di pagamento,
intermediazione mobiliare, servizi alla clientela, investiment banking, corporate finance,
bancassurance, gestione collettiva del risparmio);
2. conoscenza delle dinamiche del sistema economico-finanziario (mercati nazionali e internazionali,
modelli previsionali di sistema);
3. conoscenza della regolamentazione del settore bancario, finanziario e fiscale;
4. conoscenza dei sistemi di controllo interno e delle metodologie di gestione e controllo dei rischi
(in particolare, rischio di credito, rischio di mercato, operativo, di liquidità);
5. conoscenza degli aspetti di corporate governance e dei processi di gestione aziendale (bilancio,
legale, direzione e coordinamento di gruppo, controllo di gestione, remunerazioni, responsabilità
sociale d’impresa);
6. conoscenza della struttura organizzativa e dei sistemi informativi (organizzazione, ICT, politiche
di esternalizzazione, business continuity);
7. conoscenza dei territori presidiati dal Gruppo e delle relative caratteristiche socio-economiche e di
mercato;
acquisita mediante l’esperienza pluriennale in qualità di esponente aziendale o di responsabile di
specifiche funzioni presso istituti di credito o finanziari o presso aziende o quale esponente con ruoli di
responsabilità di enti, istituzioni, fondazioni o associazioni o attraverso l’esercizio di attività
imprenditoriale o l’esercizio di attività professionale o l’insegnamento e ricerca universitaria in tali
materie, il tutto documentato da un apposito curriculum vitae.
La gestione dell’elevato livello di complessità della Banca e del Gruppo comporta la necessità della
presenza nel Consiglio di profili professionali coerenti; è quindi opportuno che ciascuna area di
competenza sia presidiata con specifiche professionalità specialistiche in grado di assicurare una
gestione efficace e consapevole.
Al fine di assicurare un adeguato confronto all’interno del Consiglio di Amministrazione, di assumere
decisioni con sempre maggiore consapevolezza e di attribuire ai Consiglieri incarichi diversi all’interno del
Consiglio stesso e nei Comitati consiliari, è stato ritenuto opportuno che, per ciascuno degli ambiti
identificati, in Consiglio siano presenti più soggetti con comprovate competenze, che possano contribuire
ad una maggiore efficacia ed efficienza nell’attività del Consiglio.
A tal fine, considerata anche l’attuale composizione dell’organo e valutate le esigenze e le prospettive
future, è previsto che in ogni caso il Consiglio annoveri fra i suoi componenti la presenza di:
almeno un componente in possesso di esperienza manageriale in ambito bancario;
almeno un componente proveniente dal mondo accademico con esperienze nel settore bancario
e tecniche di gestione dei rischi connesse all’esercizio di attività bancaria;
almeno un componente rappresentante della professione legale con esperienze nelle aree
indicate;
almeno un componente proveniente dall’ambito imprenditoriale o avente esperienze
manageriali qualificate in imprese di adeguate dimensioni;
altri componenti con profili di esperienza pregressa in organi sociali di società bancarie,
10
Fermo il rispetto dei limiti al cumulo degli incarichi previsti in attuazione della Direttiva CRD IV e relativo provvedimento attuativo.
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
finanziarie o assicurative.
Di essi, almeno la metà siano espressione delle specifiche aree geografiche nella quali il Gruppo opera, e
attestino la rappresentatività e la conoscenza dei territori di riferimento, in materia specifico per i loro
profili economici e sociali.
Equilibrio tra i generi
Il Consiglio ritiene opportuno trarre ispirazione dai principi di cui alle disposizioni di legge e
regolamentari che disciplinano la parità di accesso agli organi di amministrazione e di controllo delle
società quotate in mercati regolamentati (Legge n. 120 del 12 luglio 2011 e Delibera Consob n. 18098
dell’8 febbraio 2012), pur non trattandosi di normativa applicabile alla Banca.
Pertanto, anche in assenza di specifica disposizione statutaria, viene auspicato che sia garantita la
presenza di consiglieri di genere femminile.
Requisiti di Onorabilità
Considerata l’importanza che i requisiti di onorabilità rivestono sotto il profilo reputazionale, il Consiglio
di Amministrazione ha espresso la raccomandazione che i candidati alla nomina di amministratore, oltre
o possedere i requisiti di onorabilità previsti dal D.M. 18 marzo 1998, n. 161 e dal D.M. 30 marzo 2000,
n. 162:
•
non versino nelle situazioni che possono essere causa di sospensione dalle funzioni di
amministratore, ai sensi dell’art. 6 del D.M. 18 marzo 1998, n. 161, e
•
non abbiano tenuto comportamenti che, pur non costituendo reati previsti dalla normativa
suddetta, non appaiono compatibili con l’incarico di amministratore di una banca o possono
comportare per la banca conseguenze gravemente pregiudizievoli sul piano reputazionale.
Requisiti di Indipendenza
Amministratori indipendenti sono coloro che vigilano con autonomia di giudizio sulla gestione sociale,
contribuendo ad assicurare che essa sia svolta nell’interesse della Banca e in modo coerente con gli
obiettivi di sana e prudente gestione. Essi costituiscono un presidio al rischio del conflitto di interessi
fornendo un giudizio autonomo e non condizionato sulle proposte di deliberazione. A tal fine, essi devono
possedere professionalità e autorevolezza tali da assicurare un elevato livello di dialettica interna
all’organo di appartenenza e da apportare un contributo di rilievo alla formazione della volontà dello
stesso. L’indipendenza degli amministratori è valutata avuto riguardo ai parametri rappresentati
all’interno dello statuto, nonché in relazione ai criteri indicati in prosieguo, salvi i criteri o requisiti più
rigorosi eventualmente previsti dalla normativa pro tempore vigente.
Il Consiglio deve essere composto da amministratori esecutivi, da un numero adeguato di amministratori
non esecutivi e da amministratori indipendenti nella misura stabilita dalla legge, dai regolamenti e dallo
statuto pro tempore vigenti. A tale riguardo, tuttavia, al fine di un’equilibrata distribuzione tra le diverse
componenti del Consiglio (esecutive, non esecutive, indipendenti), è opportuno che all’interno della
composizione consiliare sia presente almeno un quarto11 di consiglieri indipendenti, anche per assicurare
un’adeguata partecipazione degli stessi ai comitati endo-consiliari.
Viene raccomandato anche che gli amministratori indipendenti, oltre a soddisfare i requisiti di
indipendenza previsti dall’art. 30.8 dello statuto sociale, dimostrino di essere in possesso anche degli
ulteriori requisiti di indipendenza previsti dall’art. 148, comma 3, del TUF, e quelli eventualmente stabiliti
dalle normative di settore cui la Banca abbia ad aderire.
Per quel che concerne l’indipendenza, oltre ai criteri previsti dallo statuto12 e dalla normativa
summenzionata, essa è valutata in relazione a determinati parametri13, in virtù dei quali, un
amministratore non appare, di norma, indipendente nelle seguenti ipotesi, da considerarsi come non
tassative:
a)
se, direttamente o indirettamente, anche attraverso società controllate, fiduciari o interposta
persona, controlla la Banca o è in grado di esercitare su di essa un’influenza notevole, o partecipa
ad un patto parasociale attraverso il quale uno o più soggetti possono esercitare il controllo o
un’influenza notevole sulla Banca;
b)
se è, o è stato nei precedenti tre esercizi, un esponente di rilievo14 della Banca, di una sua
controllata avente rilevanza strategica o di una società sottoposta a comune controllo con la Banca,
ovvero di una società o di un ente che, anche insieme con altri attraverso un patto parasociale,
controlla la Banca o è in grado di esercitare sulla stessa un’influenza notevole;
11
Al riguardo, si specifica che qualora dall’applicazione della suddetta proporzione non risulti un numero intero, si approssima all’intero
inferiore se il primo decimale è pari o inferiore a cinque; diversamente si approssima all’intero superiore.
12
In base all’art. 30.7 dello statuto i requisiti di indipendenza riguardano il: a) non aver avuto con la società nell’esercizio precedente,
direttamente o indirettamente, relazioni commerciali, finanziarie o professionali significative; b) non rivestire la carica di amministratore
esecutivo in una controllata dalla società; c) non essere soci o amministratori o non avere relazioni significative di affari con il soggetto
incaricato della revisione contabile della società; d) non essere coniuge, parente o affine entro il quarto grado di una persona che si trovi in
una delle situazioni di cui ai punti precedenti.
13
Parametri tratti dal Codice di Autodisciplina delle Società Quotate (art. 3, criterio applicativo 3.C.1.).
14
Secondo il Codice di Autodisciplina citato (art. 3 criterio applicativo 3.C.2.) sono da considerarsi esponenti di rilievo di una società o di un
ente: il presidente dell’ente, il presidente del consiglio di amministrazione, gli amministratori esecutivi e i dirigenti con responsabilità
strategiche della società o dell’ente considerato.
44
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c)
d)
e)
f)
g)
h)
se, direttamente o indirettamente (ad esempio attraverso società controllate o delle quali sia
esponente di rilievo, ovvero in qualità di partner di uno studio professionale o di una società di
consulenza), ha o ha avuto nell’esercizio precedente, una significativa relazione commerciale,
finanziaria o professionale:
- con la Banca, una sua controllata, o con alcuno dei relativi esponenti di rilievo;
- con un soggetto che, anche insieme con altri attraverso un patto parasociale, controlla la Banca
ovvero - trattandosi di società o ente - con i relativi esponenti di rilievo;
- ovvero è, o è stato nei precedenti tre esercizi, lavoratore dipendente di uno dei predetti
soggetti;
se riceve, o ha ricevuto nei precedenti tre esercizi, dalla Banca o da una società controllata o
controllante una significativa remunerazione aggiuntiva (rispetto all’emolumento fisso di
amministratore e all’eventuale compenso per la partecipazione ai comitati endo-consiliari) anche
sotto forma di partecipazione a piani di incentivazione;
se è stato amministratore della Banca per più di nove anni negli ultimi dodici anni;
se riveste la carica di amministratore esecutivo in un’altra società nella quale un amministratore
esecutivo della Banca abbia un incarico di amministratore;
se è socio o amministratore di una società o di un’entità appartenente alla rete della società
incaricata della revisione legale della Banca;
se è uno stretto familiare di una persona che si trovi in una delle situazioni di cui ai precedenti
punti.
Resta, tuttavia, ferma l’applicazione dei requisiti eventualmente più rigorosi previsti dalla normativa pro
tempore vigente.
Il Consiglio valuta la sussistenza dei requisiti sopra indicati in capo ai suoi componenti:
(i)
dopo la nomina, ovvero
(ii)
con cadenza annuale, fornendo le relative risultanze nella relazione annuale sul sistema di
governo societario, ove predisposta.
Inoltre, il Consiglio valuta, al ricorrere di circostanze rilevanti ai fini dell’onorabilità e dell’indipendenza,
sulla base delle informazioni fornite dall’interessato o a disposizione della Banca, le relazioni e le
circostanze che potrebbero essere o apparire tali da compromettere la permanenza dei suddetti requisiti
in capo al singolo consigliere.
Disponibilità di tempo
Il Consiglio di Amministrazione ritiene che una garanzia finalizzata a consentire a ciascun consigliere di
amministrazione un’adeguata disponibilità di tempo per l’espletamento del proprio mandato è
rappresentata dal Regolamento per il Cumulo degli Incarichi.
Detto Regolamento, previsto dall’ultimo comma dell’art. 30 dello statuto e approvato dall’Assemblea
ordinaria in data 16 giugno 2009, disciplina il numero massimo di incarichi che possono essere
contemporaneamente detenuti da un esponente aziendale di una delle Banche del gruppo Veneto Banca
in società bancarie, finanziarie o assicurative, nonché in società di “notevoli dimensioni” (nel complesso
“Società Rilevanti”), individuando limiti differenziali a seconda della carica ricoperta nelle società del
Gruppo Veneto Banca (distinguendo tra amministratori esecutivi e non, e tra questi quelli investiti di
particolari cariche) e degli altri incarichi rivestiti in società del gruppo bancario e/o in società estranee al
gruppo, purché di dimensioni significative.
Peraltro, deve comunque ritenersi connotato fondamentale del concetto di autonomia e diligenza di
ciascun amministratore la valutazione da parte del medesimo sulla sua disponibilità a dedicare il tempo
necessario allo svolgimento diligente dei propri compiti e sulla rimozione di situazioni di ricorrente
conflitto di interesse che possano limitare l’efficiente funzionamento dell’organo amministrativo.
Cause di Incompatibilità, ineleggibilità e decadenza
E’ previsto inoltre che per i candidati alla carica di consigliere di amministrazione sia verificata
l’insussistenza di cause di incompatibilità ineleggibilità e decadenza previste dalla normativa vigente e
dallo statuto sociale, quali, in particolare:
•
le cause di ineleggibilità e di decadenza previste dall’art. 2382 C.C.;
•
le disposizioni di cui all’art. 36 della Legge 22 dicembre 2011, n. 214 (anche D.L. “Salva Italia”),
recante disposizioni in merito alla tutela della concorrenza e partecipazioni personali incrociate nei
mercati del credito e finanziari, che prescrivono il divieto di assumere o esercitare cariche tra
imprese o gruppi di imprese concorrenti operanti nei mercati del credito, assicurativo e finanziario
(cd. “divieto di interlocking”) e dei relativi “Criteri per l’applicazione dell’art. 36 del D.L. “Salva
Italia” emanati congiuntamente da CONSOB, ISVAP e Banca d’Italia in data 20 aprile 2012, nonché
le successive indicazioni fornite dalle predette Autorità di vigilanza;
•
l’art. 30.3 dello statuto sociale, per cui costituisce causa di ineleggibilità o di decadenza l'essere
legato alla società da un rapporto continuativo di prestazione d'opera o di lavoro subordinato
oppure da un qualsiasi rapporto di fornitura diretta o indiretta di beni e/o servizi; l'essere
componente di organi amministrativi o di controllo di altre banche o di altre aziende che svolgono
attività in concorrenza con quella della società o l'essere legato alle stesse da un rapporto
continuativo di prestazioni d'opera o di lavoro subordinato, salvo si tratti di enti centrali di categoria
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
o di società partecipate.
A seguito dei processi di nomina occorsi durante l’esercizio 2014, è stata verificata infine la
corrispondenza tra la composizione ottimale e quella effettiva. L’esame è stato particolarmente
approfondito, e ha visto il supporto nell’autovalutazione della composizione e del modus operandi del
Consiglio di Amministrazione della società “GC Governance Consulting Srl” e nella comparazione della
composizione e articolazione dell’organo e dei comitati con i benchmark di mercato della società “The
Boston Consulting Group”.
Il processo di autovalutazione si è articolato in una fase istruttoria di raccolta di dati e informazioni,
attraverso interviste e questionari, e in una fase di elaborazione di tali dati e informazioni e
predisposizione di una relazione sui punti di forza e di debolezza riscontrati e sulle eventuali misure
correttive condivise dal Consiglio.
Si ricorda inoltre che, ai sensi dell’art. 16 dello statuto, il difetto dei requisiti di professionalità,
onorabilità e indipendenza comporta la decadenza dall’ufficio.
c)
Politica di diversità adottata nella selezione dei membri dell’organo di gestione, i relativi obiettivi ed
eventuali target stabiliti nel quadro di detta politica nonché la misura in cui tali obiettivi e target
siano stati raggiunti.
Secondo le disposizioni dello statuto, almeno cinque consiglieri devono essere non esecutivi e almeno tre
devono essere indipendenti, ed essere in possesso dei seguenti requisiti:
•
•
•
•
non avere con la società nell’esercizio precedente, direttamente o indirettamente, relazioni
commerciali, finanziarie o professionali significative;
non rivestire la carica di amministratore esecutivo in una controllata dalla società;
non essere soci o amministratori o non hanno relazioni significative di affari con il soggetto incaricato
della revisione contabile della società;
non essere coniugi, parenti o affini entro il quarto grado di una persona che si trovi in una delle
situazioni di cui ai punti precedenti.
Il Consiglio può nominare fra i suoi membri un Amministratore Delegato e attribuire allo stesso, in via
esclusiva tutte le funzioni spettanti altrimenti al Direttore Generale.
Ai sensi dell’art. 30.7 dello Statuto, almeno tre amministratori devono essere indipendenti e vigilare con
autonomia di giudizio sulla gestione sociale, contribuendo ad assicurare che essa sia svolta nell’interesse
della Banca in modo coerente con gli obiettivi di sana e prudente gestione.
d)
Comitato Controlli Interni e Rischi
Il Comitato Controlli Interni e Rischi è stato costituito con delibera del Consiglio di Amministrazione del
20 febbraio 2014 ed, a seguire, il nuovo Consiglio di Amministrazione in data 29 aprile 2014 ne ha
nominato i nuovi componenti. Esso è costituito da tre consiglieri di amministrazione non esecutivi, di cui
due in possesso dei requisiti di indipendenza previsti dallo statuto sociale e di quelli eventualmente
stabiliti dalle normative di settore applicabili, nonché di conoscenze, competenze ed esperienze tali da
poter comprendere appieno e monitorare le strategie e gli orientamenti al rischio della Banca.
Il Comitato svolge funzioni di supporto al Consiglio di Amministrazione in materia di sistema di controlli
interni.
Conformemente alle disposizioni regolamentari, alle riunioni hanno assiduamente partecipato anche i
componenti del Collegio Sindacale.
Nell’ambito delle riunioni del 2014 il Comitato Controlli Interni e Rischi ha, tra l’altro, svolto attività di
presidio su:
(i) aree di competenza delle Funzioni di controllo di 2° e 3° livello.
a.
Funzione Compliance.
b.
Direzione Rischi.
c.
Funzione antiriciclaggio (AML).
d.
Funzione Internal Audit.
(ii) area crediti.
(iii) processi rilevanti di compliance nel periodo:
a.
attività riguardante l’aggiornamento regolamentare in conformità con le nuove disposizioni
di vigilanza (Circolare 263);
b.
attività di monitoraggio sul Remediation Plan conseguente al rapporto ispettivo di Banca
d’Italia del novembre 2013;
c.
evoluzione programmata dell’Organismo di Vigilanza e dell’impianto di compliance ex
D.lgs. 231/2001;
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
d.
e.
attività di controllo sull’aumento di capitale;
attività di informativa su indagine penale all’esito dei provvedimenti intervenuti il 17
febbraio 2015.
Nell’ambito del Risk Appetite Framework ("RAF"), il comitato svolge l’attività valutativa e propositiva
necessaria affinché l’organo con funzione di supervisione strategica, come richiesto dal cap. 7, Titolo V,
della Circolare n. 263 del 27 dicembre 2006, possa definire e approvare gli obiettivi di rischio ("Risk
appetite") e la soglia di tolleranza ("Risk tolerance"). Il comitato, inoltre, supporta l’organo con funzione
di supervisione strategica nella verifica della corretta attuazione delle strategie, delle politiche di governo
dei rischi e del RAF.
Il comitato supporta l’organo nella definizione delle politiche e dei processi di valutazione delle attività
aziendali, inclusa la verifica che il prezzo e le condizioni delle operazioni con la clientela siano coerenti
con il modello di business e le strategie di gestione dei rischi della Banca.
Ferme restando le competenze del comitato remunerazioni, il comitato accerta che gli incentivi sottesi al
sistema di remunerazione e incentivazione della banca siano coerenti con il RAF.
Il comitato e l’organo con funzione di controllo scambiano tutte le informazioni di reciproco interesse e,
ove opportuno, si coordinano per lo svolgimento dei rispettivi compiti.
Almeno un componente dell’organo con funzione di controllo partecipa ai lavori del comitato.
Il comitato identifica altresì tutti gli ulteriori flussi informativi che a esso devono essere indirizzati in
materia di rischi (oggetto, formato, frequenza, ecc…) e deve poter accedere alle informazioni aziendali
rilevanti.
La Banca d’Italia precisa che i membri del comitato devono possedere conoscenze, competenze ed
esperienze tali da poter comprendere appieno e monitorare le strategie e gli orientamenti al rischio della
Banca.
Il comitato deve potersi avvalere di esperti esterni e - ove necessario - interloquire direttamente con le
funzioni di revisione interna, controllo dei rischi e conformità alle norme.
La composizione ipotizzata dal Comitato Nomine, tenuto conto dell’attuale numero di consiglieri, delle
indicazioni ricavabili dall’emananda nuova normativa Banca d’Italia sulla governance, e della necessità di
garantire al proprio interno la prevalenza delle componenti indipendenti, prevedrebbe tre componenti di
cui almeno due indipendenti.
Il Comitato, dalla data della sua costituzione, si è riunito n. 5 volte nella composizione originaria (dal 27
febbraio all’11 aprile) e n. 20 volte nella composizione rinnovata (dal 13 maggio all’11 dicembre).
e)
Flusso di informazioni sui rischi indirizzato all’Organo con funzione di supervisione strategica
Di seguito si rappresentano i principali flussi informativi definiti nel “Regolamento dei flussi informativi
relativi agli organi aziendali - Regolamento della Capogruppo e linee guida per le Controllate”, adottato
dal Gruppo Veneto Banca, tra le Funzioni di Controllo e l’Organo con funzione di supervisione strategica
e gestoria.
Funzione
Flusso informativo per l’Organo con funzione di supervisione
strategica e gestoria
Budget di spesa necessario per lo svolgimento delle attività del Dirigente Preposto e presentato
per approvazione al C.d.A. Consuntivo di spesa del Dirigente Preposto, rispetto al Budget
annuale approvato dal C.d.A., riportato all'interno della Relazione di fine anno sulle attività
svolte.
Dirigente
Preposto
Piano annuale e perimetro dei processi e societario ed eventuali modifiche.
Reporting in merito:
- alle attività svolte con evidenza di eventuali punti di attenzione ed alle azioni intraprese per il
loro superamento;
- agli esiti delle valutazioni di affidabilità ed adeguatezza del sistema dei controlli interni
sull’informativa contabile e finanziari funzionali alle attestazioni richieste dalla normativa.
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
Programma delle attività della Compliance
Budget di spesa necessario per lo svolgimento delle attività della Funzione e presentato
(all'interno del Piano annuale di Compliance) per approvazione al C.d.A. (responsabile di
assicurare la disponibilità, in capo alla Funzione, di adeguati mezzi).
Consuntivo di spesa della Funzione, rispetto al Budget annuale approvato dal C.d.A., riportato
all'interno della Relazione annuale di Compliance
Relazione Annuale di Compliance. Include:
- la relazione sui reclami;
- la relazione sul processo di gestione della trasparenza;
- esito delle attività di assessment relative al rischio di compliance e reputazionale.
Funzione
Compliance
Esiti dei risultati delle attività di verifica (pianificate e non) svolte dalla Compliance e relative
azioni correttive da implementare per la prevenzione o il contenimento del rischio di non
conformità individuate nel corso delle attività svolte, con indicazione dell'Owner dell'azione
correttiva, le tempistiche e lo stato dell'avanzamento
Relazione di conformità del processo ICAAP
Relazione annuale sulle modalità di prestazione dei servizi di investimento
Esiti della verifica della coerenza dei sistema premiante aziendale con gli obiettivi di rispetto delle
norme, dello statuto nonché di eventuali codici etici o altri standard di condotta applicabili alla
banca
Esito della validazione di Compliance dei criteri di Budget e del Sistema incentivante per la Rete
Relazione Annuale sull'Antiriciclaggio
Report delle risultanze delle singole attività di verifica di funzionamento
Piano annuale della Direzione Rischi, riportante le attività da porre in essere nell'anno di
riferimento
Budget di spesa necessario per lo svolgimento delle attività della Funzione e presentato
(all’interno del Piano annuale delle attività della Direzione Rischi). Consuntivo di spesa della
Funzione, rispetto al Budget annuale approvato dal C.d.a., riportato all’interno della Relazione
annuale sulle attivitàdella Direzione Rischi.
Relazione Operazioni di Maggior Rilievo (OMR) in cui si specificano gli esiti dell'attività di
valutazione di coerenza con il Risk Appetite Framework (RAF) anche mediante attività di
benchmarking.
Resoconto ICAAP -
Direzione
Rischi
Tableau de Bord: monitoraggio indicatori andamentali relativi ai rischi rilevanti, proposta azioni
per interventi su sconfinamenti limiti operativi, proposte d'intervento su regolamentazione
ICAAP, risk policy.
Elenco delle azioni correttive da implementare per la prevenzione e il contenimento dei rischi di
1° e 2° Pilastro individuate nel corso delle attività svolte, con indicazione dell'Owner dell'azione
correttiva e relativa tempistica.
Stato di avanzamento del piano annuale .
Report rischio di Credito e Concentrazione: risultanze delle verifiche di 2° livello sui criteri di
riconoscimento delle garanzie (solo in caso di superamento del limite e/o della soglia di
tolleranza)
Report Rischio di Controparte: è incluso nella reportistica mensile dei rischi finanziari come
analisi a parte. Per necessità segnaletica viene calcolato il CVA Risk (solo in caso di
superamento del limite e/o della soglia di tolleranza)
Report rischio tasso: analisi rischio tasso di interesse sul banking book a livello di gruppo e per
singola entity (solo in caso di superamento del limite e/o della soglia di tolleranza)
Report liquidità strutturale di Gruppo: analisi liquidità strutturale a medio/lungo termine (solo in
caso di superamento del limite e/o della soglia di tolleranza
Report rischi fininanziari hedge accounting: analisi rischi finanziari hedge accounting (solo in caso
di superamento del limite e/o della soglia di tolleranza)
Report rischi finanziari derivati: analisi rischi finanziari derivati corporate (solo in caso di
superamento del limite e/o della soglia di tolleranza)
Report sui titoli di stato: ammontare nominale e P&L delle esposizione su Titoli di Stato, Enti,
etc…. (solo in caso di superamento del limite e/o della soglia di tolleranza)
Report liquidità operativa: analisi liquidità operativa a breve e flussi previsivi(solo in caso di
superamento del limite e/o della soglia di tolleranza)
Relazione generale sulle attività per conto terzi e per banca svolte nell'anno dalla Direzione
Rischi e dei progetti pianificati e/o in corso di svolgimento. (Gruppo)
Report di sintesi sui dati di perdita connessi ai principali eventi rilevati nel periodo di riferimento
48
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
Predisposizione RAF: documento contenente i parametri che costituiscono il risk appetite
framework:
- risk capacity
- risk appetite
- risk tolerance
- risk limits
ed eventuali proposte di modifica/variazione al processo e/o alle metriche di declinazione del RAF
Documento Statement interno e Statement Esterno.
Tableau de Bord RAF: monitoraggio andamentale degli indicatori.
Tableau de Bord Convalida: stato di avanzamento degli interventi correttivi, eventuali criticità
riscontrate e ritardi e rappresentazione degli esiti di monitoraggio delle performance dei modelli.
Relazione annuale di Convalida: documento conclusivo che illustra le attività e i relativi esiti
effettuati dalla struttura nell’ambito del processo di Convalida, fornendo specifica evidenza di
tutte le criticità rilevate, proponendo gli interventi correttivi e suggerendo possibili valutazioni di
carattere evolutivo. Il perimetro di riferimento è rappresentato da tutti gli ambiti oggetto di
valutazione da parte della Funzione Convalida Interna, i.e. modelli, processi e sistemi IT.
Report di verifica del rispetto dei limiti di vigilanza per i soggetti collegati
Relazione delle attività di controllo effettuate dalla Capogruppo sulle Controllate
Reportistica Controlli di II livello in ambito creditizio
Programma delle attività di Audit su un ciclo triennale e stato avanzamento lavori annuale e
presentazione programma annuale delle attività di Audit.
Budget di spesa necessario per lo svolgimento delle attività della Funzione e presentato
(all'interno del Piano di Audit annuale).
Consuntivo di spesa della Funzione, rispetto al Budget annuale approvato dal Consiglio di
Amministrazione, riportato all'interno della Relazione annuale di Audit.
Sintesi delle risultanze delle attività di controllo ed elenco delle azioni correttive da implementare
per garantire l'efficacia e l'efficienza del SCI individuate nel corso delle attività svolte, con
indicazione dell'Owner dell'azione correttiva, le tempistiche e lo stato dell'avanzamento
Funzione
Internal Audit
Sintesi delle risultanze delle attività di controllo, contenente anche una valutazione sintetica sulla
funzionalità, efficienza ed efficacia del complessivo sistema dei controlli interni della Banca
comprensivo della descrizione processi e società di Gruppo secondo rischiosità emersa dalle
attività di Audit e integrate da attività di assessment.
Relazione attività di controllo effettuate dalla Capogruppo sulle Controllate
Relazione sulle verifiche condotte sulle succursali estere di banche italiane
Relazione sul sistema di Remunerazione del Management (Gruppo)
Relazione ICAAP
Report sulle risultanze delle singole attività di verifica svolte
Tableau de Bord predisposti con il contributo di tutte le funzioni di controllo (IA, RM e COM) che
sintetizza il livello di esposizione ai rischi del Gruppo
Relazione di sintesi sulle verifiche condotte sulle attività e funzioni operative importanti
esternalizzate
49
50
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
SEZIONE 2 – AMBITO DI APPLICAZIONE
INFORMATIVA QUALITATIVA
La presente informativa al pubblico è riferita al gruppo Veneto Banca, che risulta così composto:
Capogruppo: Veneto Banca s.c.p.a. – Montebelluna (TV)
Società del gruppo:
Denominazioni imprese
Sede
operativa
Sede
legale
Tipo di
rapporto
(1)
Rapporto di partecipazione
Impresa partecipante
6.
7.
Veneto Banca scpa
(Capogruppo)
Air Box srl
ARIES SPV srl
Apulia Finance n. 2 srl
Apulia Mortagages Finance n.
3 srl
Apulia Finance n. 4 srl
Apulia Previdenza spa
8.
Apulia Prontoprestito spa
San Severo
San Severo
1
B.C. Eximbank s.a.
BancApulia spa
Banca Intermobiliare di
Investimenti e Gestioni spa
Chisinau
San Severo
Chisinau
San Severo
1
1
BancApulia spa
BancApulia spa
BancApulia spa
Veneto Banca scpa
Veneto Banca scpa
Veneto Banca scpa
Torino
Torino
1
Veneto Banca scpa
1.
2.
3.
4.
5.
9.
10.
11.
Montebelluna
Montebelluna
Conegliano
Conegliano
Montebelluna
Conegliano
Conegliano
1
4
4
Veneto Banca scpa
BancApulia spa
100,000%
10,000%
Conegliano
Conegliano
4
BancApulia spa
10,000%
Conegliano
Milano
Conegliano
Milano
4
1
10,000%
100,000%
86,921%
13,079%
100,000%
70,414%
69,472%
71,413%
69,842%
Banca IPIBI Financial Advisory
spa
Milano
Milano
1
13.
Bim Fiduciaria spa
Torino
Torino
1
14.
Bim Immobiliare srl
Torino
Torino
1
15.
Bim Insurance Broker spa
Torino
Torino
1
Lugano
Lugano
1
Montebelluna
Conegliano
Montebelluna
Roma
Conegliano
Conegliano
Conegliano
Treviso
Conegliano
Conegliano
Conegliano
Milano
Montebelluna
Conegliano
Montebelluna
Roma
Conegliano
Conegliano
Conegliano
Treviso
Conegliano
Conegliano
Conegliano
Milano
1
4
1
4
4
4
4
1
4
4
4
1
17.
18.
19.
20.
21.
22.
23.
24.
25.
26.
27.
28.
Bim Intermobiliare di
Investimenti e Gestioni
(Suisse) S.A.
Claren Immobiliare srl
Claris ABS 2011 srl
Claris Factor spa
Claris Finance 2005 srl
Claris Finance 2006 srl
Claris Finance 2007 srl
Claris Finance 2008 srl
Claris Leasing spa
Claris RMBS 2011 srl
Claris RMBS 2014 srl
Claris SME 2012 srl
Fondo Litheia
29.
Immobiliare D srl
Torino
Torino
1
30.
Immobiliare Italo Romena srl
Paomar Terza srl in
liquidazione
Bucarest
Bucarest
1
Torino
Torino
1
32.
Patio Lugano sa
Lugano
Lugano
1
33.
Symphonia SGR spa
Milano
Milano
1
31.
34.
35.
36.
Disponibili
tà voti %
(2)
Montebelluna
12.
16.
Quota %
Banca Intermobiliare di
Investimenti e Gestioni spa
Veneto Banca scpa
Banca Intermobiliare di
Investimenti e Gestioni spa
Banca Intermobiliare di
Investimenti e Gestioni spa
Banca Intermobiliare di
Investimenti e Gestioni spa
Banca Intermobiliare di
Investimenti e Gestioni spa
Veneto Banca scpa
Veneto Banca scpa
Veneto Banca scpa
Veneto Banca scpa
Veneto Banca scpa
Banca Intermobiliare di
Investimenti e Gestioni spa
Veneto Banca scpa
Banca Intermobiliare di
Investimenti e Gestioni spa
Bim Intermobiliare di
Investimenti e Gestioni
(Suisse) S.A.
Banca Intermobiliare di
Investimenti e Gestioni spa
Veneto Banca scpa
Veneto Banca scpa
Veneto Banca scpa
67,216%
20,219%
100,000%
100,000%
51,000%
100,000%
100,000%
100,000%
5,000%
100,000%
100,000%
100,000%
100,000%
100,000%
100,000%
100,000%
Trevcons Group srl
Chisinau
Chisinau
1
100,000%
Veneto Banka d.d.
Zagabria
Zagabria
1
100,000%
Veneto Banka sh.a.
Tirana
Tirana
1
100,000%
Veneto Ireland Financial
37.
Dublino
Dublino
1
Veneto Banca scpa
100,000%
Services ltd
Legenda:
(1)
Tipo di rapporto:
1 = maggioranza dei diritti di voto nell'assemblea ordinaria
2 = influenza dominante nell'assemblea ordinaria
3 = accordi con altri soci
4 = altre forme di controllo
5 = direzione unitaria ex art. 26, comma 1, del "D.Lgs. 87/92"
6 = direzione unitaria ex art. 26, comma 2, del "D.Lgs. 87/92"
(2)
Disponibilità effettiva voti nell’assemblea ordinaria. Ove non diversamente indicato, la quota di partecipazione corrisponde alla
disponibilità percentuale dei voti effettivi in assemblea ordinaria. Non esistono voti potenziali diversi da quelli effettivi
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
L’area di consolidamento a fini prudenziali, il cui perimetro è determinato secondo la normativa di
vigilanza in vigore, prevede il consolidamento integrale di tutte le società controllate direttamente dalla
capogruppo.
In base al principio contabile internazionale IFRS 10 “Bilancio consolidato”, entrato in vigore a partire dal
1° gennaio 2014, il requisito del controllo è alla base del consolidamento di tutti i tipi di entità e si
realizza quando un investitore ha contemporaneamente:
a) il potere di decidere sulle attività rilevanti dell’entità;
b) è esposto o beneficia dei rendimenti variabili derivanti dal rapporto con l’entità;
c) ha la capacità di esercitare il proprio potere sull’entità oggetto di investimento per incidere
sull’ammontare dei suoi rendimenti (collegamento tra potere e rendimenti).
L’IFRS 10 stabilisce quindi che, per avere il controllo, l’investitore deve avere la capacità di dirigere le
attività rilevanti dell’entità, per effetto di un diritto giuridico o per una mera situazione di fatto, ed essere
altresì esposto alla variabilità dei risultati che derivano da tale potere. Il Gruppo consolida pertanto tutti i
tipi di entità quando tutti e tre gli elementi del controllo risultano essere presenti.
a) L’esistenza del potere sulla partecipata
Secondo il paragrafo 10 dell’IFRS 10 «un investitore ha potere su un’entità oggetto di investimento
quando detiene validi diritti che gli conferiscono la capacità attuale di dirigere le attività rilevanti, ossia le
attività che incidono in maniera significativa sui rendimenti dell’entità oggetto di investimento».
La definizione pone enfasi sui concetti di “attività rilevanti” e di “validi diritti”: le prime sono quelle in
grado di incidere sui rendimenti di un’entità15, mentre i secondi sono i fattori che conferiscono il potere
sulle attività rilevanti e possono derivare sia dal possesso di strumenti rappresentativi del capitale della
partecipata sia da altri fattori come ad esempio gli accordi contrattuali. I passaggi chiave dell’IFRS 10
che devono essere tenuti in considerazione sono pertanto i seguenti:
«Per detenere il potere su una partecipata, un investitore deve essere titolare di diritti esistenti che gli
conferiscano la capacità effettiva di condurre le attività rilevanti. Nel determinare se si detiene il potere,
bisogna considerare soltanto i diritti sostanziali e i diritti che non siano di protezione» (cfr. IFRS 10,
paragrafo B9);
«Nel determinare l’esistenza del controllo, un investitore deve considerare i diritti di voto potenziali suoi
e anche di altre parti per stabilire se ha potere. I diritti di voto potenziali sono diritti per l’ottenimento di
diritti di voto di una partecipata, come quelli derivanti da strumenti finanziari convertibili od opzioni,
inclusi i contratti forward. Tali diritti di voto potenziali devono essere considerati solo se sono
sostanziali» (cfr. IFRS 10, paragrafo B47);
«Affinché un diritto sia sostanziale, il titolare deve disporre della capacità pratica di esercitare tale
diritto» inoltre «per essere sostanziali, i diritti devono anche essere esercitabili quando è necessario
assumere decisioni sulla conduzione delle attività rilevanti» (cfr. IFRS 10, paragrafi B22 – B24).
Nell’Appendice A dell’IFRS 10 i diritti di protezione sono definiti come segue: «Diritti concepiti per
tutelare la partecipazione della parte che ne è titolare, senza attribuzione di poteri sull’entità cui si
riferiscono tali diritti».
Alcuni esempi di diritti che, singolarmente o cumulativamente, possono conferire potere ad un
investitore, sono contenuti nell’appendice B dell’IFRS 10:
a) diritti sotto forma di diritti di voto (o di diritti di voto potenziali) di una partecipata;
b) diritti di nomina, nomina successiva o destituzione di dirigenti con responsabilità
strategiche della partecipata che abbiano la capacità di condurre le attività rilevanti;
c) diritti di nomina o destituzione di un’altra entità che conduce le attività rilevanti;
d) diritti di istruire la partecipata ad avviare operazioni che vadano a vantaggio
dell’investitore, o di vietarne qualsiasi modifica; e
e) altri diritti (come i diritti di assumere decisioni specificati in un contratto di gestione) che
diano al titolare degli stessi la capacità di condurre le attività rilevanti (cfr. IFRS 10,
paragrafo B15).
L’IFRS 10 indirizza anche l’eventualità in cui un investitore che detiene meno della maggioranza dei
diritti di voto sia comunque in grado di esercitare un potere sulla partecipata. Questa condizione si può
realizzare ad esempio attraverso:
•
un accordo contrattuale tra l’investitore e gli altri titolari di diritti di voto oppure da altri accordi
contrattuali;
•
diritti di voto dell’investitore: quando i voti esercitabili da altri investitori sono distribuiti su un
numero elevato di entità che non agiscono di comune accordo o attraverso patti finalizzati
all’espressione di un voto comune, un investitore che possiede meno della maggioranza dei diritti di
voto può essere comunque in grado di controllare l’entità partecipata (cfr. IFRS 10, paragrafo B41B45). Tale fattispecie è comunemente definita come controllo di fatto;
•
diritti di voto potenziali: «Nel determinare l’esistenza del controllo, un investitore deve considerare i
diritti di voto potenziali suoi e anche di altre parti per stabilire se ha potere. I diritti di voto
potenziali sono diritti per l’ottenimento di diritti di voto di una partecipata, come quelli derivanti da
strumenti finanziari convertibili od opzioni, inclusi i contratti forward. Tali diritti di voto potenziali
devono essere considerati solo se sono sostanziali» (cfr. IFRS 10, paragrafo B47).
•
una combinazione dei fattori sopra elencati: «Se combinati con i diritti di voto, i diritti specificati in
15
Il paragrafo B11 dell’IFRS 10 fornisce i seguenti esempi di attività rilevanti: «a) la vendita o l’acquisto di beni e servizi, b) la gestione di
attività finanziarie fino alla scadenza, c) la selezione, l’acquisizione o la dismissione di attività, d) la ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti o
processi, e) la definizione di una struttura di finanziamento o di reperimento fondi».
51
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
un accordo contrattuale possono essere sufficienti a conferire a un investitore la capacità effettiva di
condurre i processi produttivi o altre attività gestionali o finanziarie di una partecipata, che incidano
in maniera significativa sui rendimenti della partecipata stessa» (cfr. IFRS 10, paragrafo B40).
b) L’esposizione alla variabilità dei risultati raggiunti dalla partecipata
Secondo il paragrafo 15 dell’IFRS 10 «un investitore è esposto o ha diritto ai rendimenti variabili
derivanti dal proprio rapporto con l’entità oggetto di investimento quando i rendimenti che gli derivano
da tale rapporto sono suscettibili di variare in relazione all’andamento economico dell’entità oggetto di
investimento. I rendimenti dell’investitore possono essere solo positivi, solo negativi o, nel complesso,
positivi e negativi».
c) La capacità di utilizzare quello stesso potere per influenzare i risultati della partecipata
Il paragrafo 17 dell’IFRS 10 afferma che «Un investitore controlla un’entità oggetto di investimento se,
oltre ad avere il potere su di essa e l’esposizione o il diritto ai rendimenti variabili derivanti dal proprio
rapporto con l’entità oggetto di investimento, ha anche la capacità di esercitare il proprio potere per
incidere sui rendimenti derivanti da tale rapporto».
A questo riguardo occorre richiamare i contenuti dei paragrafi da B58 a B72 dell’IFRS 10 in tema di
potere delegato. In particolare secondo il paragrafo B58 «Quando un investitore con diritti di assumere
decisioni (entità con potere decisionale) determina se controlla una partecipata, deve stabilire se è un
principale o un agente. Un investitore deve anche stabilire se un’altra entità con diritti di assumere
decisioni opera in qualità di suo agente. Un agente è una parte impegnata principalmente a operare per
conto e per il beneficio di terzi (il principale, o i principali) e, pertanto, non controlla la partecipata
quando esercita la propria autorità decisionale. Può quindi accadere che talvolta il potere di un principale
sia detenuto ed esercitato da un agente, ma per conto del principale. Un’entità con potere decisionale
non è un agente semplicemente perché terzi possono trarre dei benefici dalle sue decisioni».
Sulla scorta di questi concetti, all’atto dell’entrata in vigore del principio di cui trattasi, Veneto Banca ha
svolto una completa ricognizione sulle partecipazioni detenute, al fine di esaminare se per le stesse
potesse sussistere il primo dei tre elementi caratteristici del controllo, e ciò il potere sulle attività
rilevanti. Qualora da tale esame fosse emerso che Veneto Banca non deteneva diritti sufficienti ad
assumere autonomamente decisioni sulle attività rilevanti delle partecipate, non è stato ritenuto
necessario verificare i restanti elementi del controllo (esposizione alla variabilità dei risultati e
collegamento tra potere e rendimenti variabili), poiché come specificatamente previsto dall’IFRS 10 è
necessaria la coesistenza di tutti e tre gli elementi affinché si configuri una relazione di controllo.
La valutazione dell’esistenza del controllo viene svolta nel continuo da parte del Gruppo Veneto Banca
ogni qualvolta si sia in presenza di nuovi elementi e/o variazione di elementi preesistenti che possano
influire sulle entità in cui sono detenuti investimenti. Lo stesso processo di valutazione viene inoltre
condotto ad ogni ingresso di nuovi rapporti partecipativi in generale.
Si precisa che all’interno del Gruppo non sussistono impedimenti attuali o prevedibili che ostacolino il
rapido trasferimento di risorse patrimoniali o di fondi.
Nella realtà del Gruppo Veneto Banca, il consolidamento di entità di cui si detiene il controllo senza avere
la maggioranza dei diritti di voto riguarda talune società veicolo, riconducibili ad operazioni di
cartolarizzazione, che sono oggetto di consolidamento in quanto il Gruppo ritiene di avere il potere di
influenzare la variabilità dei risultati a cui risulta esposto.
Al 31 dicembre 2014 l’unica entità strutturata, diversa dai veicoli per la cartolarizzazione, consolidata
integralmente è rappresentata dal fondo comune di investimento immobiliare di tipo chiuso, denominato
“Fondo Litheia”, gestito dalla società Castello SGR spa. La capogruppo Veneto Banca deteneva la totalità
delle quote del predetto fondo Litheia.
L’apporto al bilancio consolidato ammonta a Euro 11,607 milioni in termini di attività nette totali, data
dalla differenza di Euro 52,446 milioni di attivo ed Euro 40,849 milioni di passivo. Nel passivo sono
presenti finanziamenti erogati dalla capogruppo Veneto Banca per complessivi Euro 40,206 milioni,
soggetti ad elisione ai fini del consolidamento.
Al riguardo si segnala che non esiste comunque alcuna forma di accordo contrattuale per fornire ulteriore
sostegno finanziario alla citata entità.
Rispetto alla situazione al 31 dicembre 2013, il perimetro di consolidamento non è variato in modo
sostanziale.
Si deve registrare l’intervenuta fusione per incorporazione in Veneto Banca di Banca Italo-Romena, ma
che risultava già controllata al 100% e consolidata integralmente anche nello scorso esercizio.
Una minima variazione di interessenza si è poi registrata in Banca IPIBI Financial Advisory, la cui quota è
passata dall’87,506% all’87,435%.
Nel bilancio consolidato al 31 dicembre 2014, gli amministratori hanno ritenuto di classificare le
partecipazioni di controllo in Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni spa (e sue controllate), in
Banca IPIBI Financial Advisory spa e in Apulia Previdenza spa come attività in via di dismissione secondo
il principio contabile IFRS 5 in quanto nel corso del 2014 è stata avviata una procedura di dismissione
52
53
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
delle stesse e, alla data di approvazione della presente relazione, la loro cessione può considerarsi come
“altamente probabile” tenuto conto che sono stati sottoscritti gli accordi preliminari di cessione, ancorché
subordinati alle autorizzazioni di legge e di vigilanza.
Sono escluse dall’area di consolidamento le società non partecipate delle quali si sono ricevute azioni in
pegno, anche se con diritto di voto superiore al 20%, in considerazione della finalità di tale strumento
che è quella di tutela del credito concesso e non di esercizio del controllo e di indirizzo delle politiche
finanziarie ed economiche, al fine di usufruire dei benefici economici ad esse derivanti.
Di seguito viene rappresentata la composizione dell’area di consolidamento a fini di bilancio e prudenziali
con specifica, nel primo caso, delle metodologie di consolidamento e, nel secondo, del trattamento per il
calcolo del requisito prudenziale.
Area di consolidamento al 31 dicembre 2014 a fini di bilancio e prudenziali e ulteriori entità
dedotte dal patrimonio di vigilanza
Denominazioni
Sede
Veneto Banca scpa
(Capogruppo)
Air Box srl
Montebelluna
Treviso
Consolidamento
ai fini del
bilancio
IAS/IFRS
Trattamento ai fini prudenziali di
vigilanza
Deduzione dai
Consolidamento
Fondi Propri
Tipo di
rapporto
(1)
Quota %
Integrale
Si
No
Non Finanziaria
1
100,000%
Integrale
No
No
Tipologia di
attività
Bancaria
Aries SPV srl
Apulia Finance n. 2 srl
Conegliano
Conegliano
Finanziaria
Finanziaria
4
1
10,000%
Integrale
Integrale
No
No
No
No
Apulia
Apulia
Apulia
Apulia
Conegliano
Conegliano
Milano
San Severo
Finanziaria
Finanziaria
Assicurativa
Finanziaria
1
1
1
1
10,000%
10,000%
100,000%
100,000%
Integrale
Integrale
Integrale
Integrale
No
No
No
Si
No
No
No
No
B.C. Eximbank s.a.
BancApulia spa
Banca Intermobiliare di Investimenti
e Gestioni spa
Banca IPIBI Financial Advisory spa
Bim Fiduciaria spa
Bim Immobiliare srl
Chisinau
San Severo
Bancaria
Bancaria
1
1
100,000%
70,414%
Integrale
Integrale
Si
Si
No
No
Torino
Bancaria
1
71,413%
Integrale
Si
No
Milano
Torino
Torino
Bancaria
Finanziaria
Immobiliare
1
1
1
87,435%
100,000%
100,000%
Integrale
Integrale
Integrale
Si
Si
No
No
No
No
Bim Insurance Broker spa
Bim Intermobiliare di Investimenti e
Gestioni (Suisse) S.A.
Claren Immobiliare srl
Claris ABS 2011 srl
Claris Factor spa
Torino
Non Finanziaria
1
51,000%
Integrale
No
No
Bancaria
1
100,000%
Integrale
Si
No
Immobiliare
Finanziaria
Finanziaria
1
4
1
100,000%
100,000%
Integrale
Integrale
Integrale
No
No
Si
No
No
No
Claris
Claris
Claris
Claris
Claris
Roma
Conegliano
Conegliano
Conegliano
Treviso
Finanziaria
Finanziaria
Finanziaria
Finanziaria
Finanziaria
4
4
4
4
1
5,000%
100,000%
Integrale
Integrale
Integrale
Integrale
Integrale
No
No
No
No
Si
No
No
No
No
No
Claris RMBS 2011 srl
Claris RMBS 2014 srl
Conegliano
Conegliano
Finanziaria
Finanziaria
4
4
-
Integrale
Integrale
No
No
No
No
Claris SME 2012 srl
Conegliano
Finanziaria
4
-
Integrale
No
No
Fondo Litheia
Milano
Immobiliare
1
100,000%
Integrale
No
No
Immobiliare D srl
Immobiliare Italo Romena srl
Paomar Terza srl
Milano
Bucarest
Bergamo
Immobiliare
Strumentale
Immobiliare
1
1
1
100,000%
100,000%
100,000%
Integrale
Integrale
Integrale
No
Si
No
No
No
No
Patio Lugano sa
Symphonia SGR spa
Trevcons Group srl
Veneto Banka d.d.
Veneto Banka sh.a.
Veneto Ireland Financial Services ltd
Bim Vita spa
Lugano
Milano
Chisinau
Zagabria
Tirana
Dublino
Torino
Strumentale
Finanziaria
Immobiliare
Bancaria
Bancaria
Finanziaria
Assicurativa
1
1
1
1
1
1
2
100,000%
100,000%
100,000%
100,000%
100,000%
100,000%
50,000%
Integrale
Integrale
Integrale
Integrale
Integrale
Integrale
Patrimonio netto
Si
Si
No
Si
Si
Si
No
No
No
No
No
No
No
No
Credito di Romagna spa
Eta Finance spa
Sec Servizi scpa
Sintesi 2000 srl
Torino
Vicenza
Padova
Milano
Bancaria
Finanziaria
Strumentale
Non Finanziaria
3
2
2
2
9,889%
30,000%
26,293%
33,333%
Patrimonio
Patrimonio
Patrimonio
Patrimonio
No
No
No
No
No
No
No
No
Mortagages Finance n. 3 srl
Finance n. 4 srl
Previdenza spa
Prontoprestito spa
Finance
Finance
Finance
Finance
Leasing
2005
2006
2007
2008
spa
srl
srl
srl
srl
Lugano
Montebelluna
Conegliano
Montebelluna
Legenda:
(1)
Tipo di rapporto:
1 = maggioranza dei diritti di voto nell'assemblea ordinaria
2 = influenza dominante nell'assemblea ordinaria (imprese collegate)
3 = accordi con altri soci
4 = altre forme di controllo
5 = controllo congiunto
netto
netto
netto
netto
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
SEZIONE 3 – FONDI PROPRI
INFORMATIVA QUALITATIVA
Nel 1988 il Comitato di Basilea ha introdotto il concetto di capitale di rischio, mentre con la direttiva
comunitaria 2000/12/CEE sono state stabilite le linee generali della regolamentazione europea volta a
limitare il rischio di insolvenza degli intermediari finanziari.
Sulla base delle indicazioni comunitarie, la Banca d’Italia, a partire dal 1992, aveva stabilito degli indici
di adeguatezza patrimoniale che gli intermediari finanziari dovevano essere in grado di garantire.
Ora, a partire dal 1° gennaio 2014, i fondi propri, le attività ponderate per il rischio ed i coefficienti di
solvibilità vengono determinati in base alla nuova disciplina armonizzata per le banche e le imprese di
investimento contenuta nella Direttiva 2013/363/UE (CRD IV) e nel Regolamento (UE) 575/2013 (CRR)
del 26 giugno 2013, che traspongono nell’Unione Europea gli standard definiti dal Comitato di Basilea
per la vigilanza bancaria (il cosiddetto “Basilea III”).
Il Regolamento e le relative norme tecniche sono direttamente applicabili negli ordinamenti nazionali e
costituiscono il cosiddetto “Single Rulebook”.
Banca d’Italia, nell’ambito di un complessivo processo di revisione e semplificazione della normativa di
vigilanza delle banche, ha pubblicato, in data 17 dicembre 2013, la nuova Circolare n. 285 (“Disposizioni
di vigilanza per le banche”) che sostituisce quasi integralmente la precedente Circolare n. 263 del 27
dicembre 2006 (“Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche”). In pari data, la Banca
d’Italia ha inoltre disciplinato le segnalazioni di vigilanza prudenziale su base individuale e consolidata
per banche e SIM, mediante la nuova Circolare n. 286 (“Istruzioni per la compilazione delle segnalazioni
prudenziali per le banche e le società di intermediazione mobiliare”) che sostituisce integralmente, per le
banche, la precedente Circolare n. 155 (“Istruzioni per la compilazione delle segnalazioni sul patrimonio
di vigilanza e sui coefficienti prudenziali”), ed ha infine modificato la Circolare n. 154.
In particolare, la Circolare n. 286 definisce gli schemi segnaletici in materia di:
1) segnalazioni armonizzate: fondi propri, rischio di credito e controparte (ivi inclusi
cartolarizzazioni, Credit Valuation Adjustment e Central Counterparties (CCP)), rischi di mercato,
rischio operativo, grandi esposizioni, rilevazione su perdite ipotecarie, posizione patrimoniale
complessiva, monitoraggio liquidità e leva finanziaria;
2) segnalazioni non armonizzate: parti correlate.
Si evidenzia che la nuova normativa contenuta nel “Single Rulebook” prevede un regime transitorio per
l’introduzione graduale di alcune nuove regole (c.d. “phase in”). I requisiti minimi patrimoniali
consolidati per il 2014 desunti dalla lettura della normativa attualmente in vigore sono i seguenti:
•
coefficiente di capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 ratio, CET 1 ratio) minimo
7%: 4,5% + 2,5% di buffer di conservazione di capitale (Capital Conservation Buffer, CCB);
•
coefficiente di capitale di classe 1 (Tier 1 ratio) minimo 8%: 5,5% + 2,5% di CCB;
•
coefficiente di capitale totale minimo 10,5%: 8% + 2,5% di CCB.
In seguito alle rilevanti modifiche normative intervenute, i valori dei ratio patrimoniali al 31 dicembre
2014, non sono pertanto raffrontabili con quelli riferiti al 31 dicembre 2013.
FONDI PROPRI BANCARI
I fondi propri (ex patrimonio di vigilanza) costituiscono il principale punto di riferimento nelle valutazioni
dell’Organo di Vigilanza in ordine alla stabilità delle singole banche e del sistema bancario in generale.
Su di essi si basano i più importanti strumenti di controllo prudenziale, quali il coefficiente di solvibilità, i
requisiti a fronte di rischi di credito e controparte, di mercato e operativi. In particolare, l’adeguatezza
patrimoniale di una banca viene valutata in relazione all’ammontare del rapporto tra i fondi propri
(costituiti dal Capitale primario di Classe 1, dal Capitale Aggiuntivo di Classe 1 e dal Capitale di Classe 2)
ed il totale delle attività di rischio ponderato. Per specifiche disposizioni di vigilanza, su basi consolidate,
il rapporto tra il Capitale Primario di Classe 1 (Common Equity Tier 1 ratio) e le attività di rischio
ponderato non deve essere inferiore all’8%.
In conformità alla nuova normativa in materia di fondi propri e dei coefficienti patrimoniali, i calcoli sono
stati effettuati tenendo conto del regime transitorio in vigore per il 2014, nonché dei cosiddetti “filtri
prudenziali” e delle rettifiche regolamentari.
Gli interessi dei soci di minoranza (c.d. patrimonio di pertinenza dei terzi) sono ammissibili solo per la
quota che copre i rischi effettivamente assunti dai suddetti soci; fino al 31 dicembre 2017 è consentita
una parziale computabilità della quota rimanente.
54
55
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
1. Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1)
L’insieme degli elementi che compongono il Capitale Primario di Classe 1 è costituito dagli strumenti di
capitale, dai sovrapprezzi di emissione, dalle riserve e dalla quota di utili non distribuiti e/o destinati a
riserve, previa deduzione delle azioni o quote proprie, delle immobilizzazioni immateriali, nonché delle
eventuali perdite registrare negli esercizi precedenti, oltre che di altri elementi (es. DTA) deducibili in
base a soglie.
2. Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1)
Le principali caratteristiche contrattuali degli strumenti innovativi di capitale che compongono il Capitale
Aggiuntivo di Classe 1 sono riepilogate nella tabella riportata di seguito.
Caratteristiche
degli strumenti
finanziari
Tasso di
interesse
Stepup
Data di
emissione
6,411%
fisso; dal
21/12/2017
Si
21/12/2007
Euribor
3m+2,75%
Totale strumenti innovativi computabili (Tier I)
Data di
scadenza
Rimborso
anticipato a
partire dal
Importo
nominale
residuo
(Euro/000)
Importo di
bilancio al
31/12/2014
Apporto al
patrimonio
di vigilanza
Irredimibili
21/12/2017
137.250
149.055
127.497
137.250
149.055
127.497
Preference shares
Le preference shares sono computate nel Capitale Aggiuntivo di Classe 1 nel rispetto delle specifiche
disposizioni transitorie (grandfathering), volte all’esclusione graduale delle stesse dai fondi propri in un
arco temporale di 8 anni.
Gli strumenti ibridi di patrimonializzazione sono passività irredimibili, il cui rimborso è subordinato alla
autorizzazione dell’Autorità di vigilanza, e la cui cedola può essere sospesa (ma non cancellata, perché è
cumulativa) in caso di andamenti negativi della gestione. In caso di perdite di bilancio che determinino
una diminuzione del capitale versato e delle riserve al di sotto del livello minimo di capitale previsto per
l’autorizzazione all’attività bancaria, il capitale e gli interessi maturati su questi strumenti possono essere
utilizzati per far fronte alle perdite, al fine di consentire alla banca emittente di continuare ad operare.
Questi strumenti hanno quindi una, pur limitata, capacità di assorbimento delle perdite on a going
concern. In caso di liquidazione, queste passività sono rimborsate prima dei debiti subordinati.
3. Capitale di classe 2 (Tier 2 – T2)
Il Capitale di Classe 2 è costituito, di norma, da strumenti ibridi di patrimonializzazione e passività
subordinate (ed eventuali loro sovrapprezzi di emissione), al netto delle deduzioni regolamentari.
Per tutte le passività subordinate (rispetto ai depositi e ai creditori senior), il rimborso anticipato è
consentito solo su autorizzazione dell’Autorità di vigilanza e in caso di liquidazione sono rimborsati solo
dopo gli altri creditori non egualmente subordinati.
Nella seguente tabella vengono riportate le principali caratteristiche contrattuali degli strumenti finanziari
subordinati in essere alla fine del periodo e computati ai fini del Capitale di Classe 2.
Caratteristiche
degli strumenti
finanziari
Prestito
obbligazionario
subordinato
Prestito
obbligazionario
subordinato
Prestito
obbligazionario
subordinato
Prestito
obbligazionario
subordinato
Prestito
obbligazionario
subordinato
Prestito
obbligazionario
subordinato
Prestito
obbligazionario
subordinato
convertibile
Importo
nominale
residuo
(Euro/000)
Importo di
bilancio al
31/12/2014
No
30.000
30.085
2.629
21/6/2017
21/06/2012
85.250
85.065
50.417
15/5/2009
15/5/2019
15/5/2014
75.000
75.203
65.553
Si
15/2/2006
15/2/2016
15/2/2011
(1)
21.000
21.126
9.003
Si
15/4/2008
15/4/2018
15/4/2013
18.000
17.815
13.154
6% fisso
No
20/4/2009
20/4/2015
20/10/2010
20.000
20.236
-
1,50% fisso
No
29/7/2005
29/7/2015
No
127.014
127.050
17.079
Tasso di
interesse
Step-up
Data di
emissione
Data di
scadenza
Rimborso
anticipato a
partire dal
4,65% fisso
No
9/6/2005
9/6/2015
Si
21/6/2007
No
Euribor
3m+0,45%;
dal
21/06/2012
Euribor
3m+0,60%
4,22% fisso;
dal
15/5/2014
Euribor
3m+2%
Euribor
6m+1,15%;
dal
15/02/2011
Euribor
6m+1,30%
Euribor
6m+1%; dal
15/4/2013
Euribor
6m+1,80%
Apporto al
patrimonio
di
vigilanza
56
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
Prestito
obbligazionario
10% fisso
No
22/10/2012
22/10/2022
No
subordinato
Totale strumenti subordinati computabili (Lower Tier II)
(1) Il regolamento dell’emissione prevede che il rimborso avvenga solamente il 15/2/2011.
15.000
15.281
14.993
391.264
391.862
172.828
A partire dal 31 dicembre 2014, sulla base dell’interpretazione restrittiva di quanto disposto dall’articolo
63 della CRR fornita da parte dell’European Banking Authority (EBA), è stato considerato integralmente
non computabile nel Capitale di Classe 2 il prestito subordinato del valore nominale complessivo di Euro
20 milioni, emesso da Veneto Banca il 20 aprile 2009 e scadente il 20 aprile 2015.
INFORMATIVA QUANTITATIVA
COMPOSIZIONE DEI FONDI PROPRI
La composizione dei Fondi Propri del Gruppo Veneto Banca al 31 dicembre 2014 è sintetizzata nella
tavola sottostante.
In seguito alle rilevanti modifiche normative intervenute, i valori dei ratio patrimoniali al 31 dicembre
2014, non sono raffrontabili con quelli riferiti al 31 dicembre 2013, per i quali si rimanda all’Informativa
al Pubblico al 31 dicembre 2013.
(dati in migliaia di Euro)
Capitale primario di Classe 1 (Common Equity Tier 1 - CET1)
Capitale primario di Classe 1 (CET1)
Capitale
Sovrapprezzi di emissione
Riserve
Riserve other comprehensive income
Utile (Perdita) di periodo
Utile non computabile
Dividendi in distribuzione
Interessi di minoranza
Capitale primario di Classe 1 (CET1) prima delle rettifiche
regolamentari
Capitale primario di Classe 1 (CET1): Rettifiche regolamentari
Azioni proprie
Strumenti di cet1 sui quali l'ente ha obbligo reale o eventuale di
acquisto
Avviamento
Altre immobilizzazioni immateriali
Attività fiscali differite che dipendono dalla redditività futura e che
non derivano da differenze temporanee
Attività dei fondi pensione a prestazioni definite
Filtri prudenziali
- di cui Riserve di Cash Flow Hedge
- di cui Utili o perdite sulle passività valutate al valore equo dovuti al
proprio merito di credito
- di cui Utili o perdite di valore equo derivanti dal rischio di credito
proprio dell'ente correlato a passività derivative
- di cui Rettifiche di valore di vigilanza (prudent valuation)
Investimenti non significativi in strumenti di CET1 di soggetti del
settore finanziario detenuti direttamente, indirettamente e
sinteticamente che superano la soglia del 10% del Common Equity
Detrazioni con soglia del 10%
- di cui Attivita fiscali differite (DTA) che dipendono dalla redditività
futura e che derivano da differenze temporanee
- di cui Investimenti significativi in strumenti di CET1 di soggetti del
settore finanziario detenuti direttamente, indirettamente e
sinteticamente
Detrazioni con soglia del 17,65%
Elementi positivi o negativi - altri
Totale delle rettifiche regolamentari al Capitale primario di Classe
1 (CET1)
Totale delle rettifiche nel periodo transitorio (CET1)
Capitale primario di Classe 1 (CET1) - Totale
372.378
2.868.538
582.898
19.198
(968.436)
88.944
2.963.519
(98.687)
(16.349)
(503.906)
(139.257)
(6.356)
54
(2.345
(37)
(808)
(767.692)
155.518
2.351.345
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
(dati in migliaia di Euro)
Capitale aggiuntivo di Classe 1 (Additional Tier 1 - AT1)
Capitale aggiuntivo di Classe 1 (AT1)
Azioni di risparmio
Altri strumenti di AT1
Interessi di minoranza
Capitale aggiuntivo di Classe 1 (AT1) prima delle rettifiche
regolamentari
13.001
13.001
Capitale aggiuntivo di Classe 1 (AT1): Rettifiche regolamentari
Investimenti non significativi in strumenti di AT1 di soggetti del
settore finanziario detenuti direttamente, indirettamente e
sinteticamente
Investimenti significativi in strumenti di AT1 di soggetti del settore
finanziario detenuti direttamente, indirettamente e sinteticamente
Elementi positivi o negativi - altri
Totale delle rettifiche regolamentari al capitale aggiuntivo di
Classe 1 (AT1)
Totale delle rettifiche nel periodo transitorio (AT1)
Strumenti di AT1 computabili in Grandfathering
(100)
(100)
(140.398)
127.497
Capitale aggiuntivo di Classe 1 (AT1) - Totale
-
(dati in migliaia di Euro)
Capitale di Classe 2 (Tier 2 – T2)
Capitale di Classe 2 (T2)
Strumenti di T2
Interessi di minoranza
Capitale di Classe 2 (T2) prima delle rettifiche regolamentari
Capitale di Classe21 (T2): Rettifiche regolamentari
Investimenti non significativi in strumenti di T2 di soggetti del settore
finanziario detenuti direttamente, indirettamente e sinteticamente
Investimenti significativi in strumenti di T2 di soggetti del settore
finanziario detenuti direttamente, indirettamente e sinteticamente
Elementi positivi o negativi - altri
Totale delle rettifiche regolamentari al capitale di Classe 2 (T2)
Totale delle rettifiche nel periodo transitorio (T2)
Strumenti di T2 computabili in Grandfathering
Capitale di Classe 2 (T2) - Totale
TOTALE FONDI PROPRI
155.749
26.872
182.622
(9.124)
(9.124)
16.575
190.073
2.541.418
57
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
Di seguito si riportano informazioni di maggior dettaglio sulla composizione dei singoli livelli di capitale
che costituiscono i Fondi Propri:
(dati in migliaia di Euro)
Capitale primario di Classe 1 (Common Equity Tier 1 - CET1)
Strumenti di CET1
Capitale versato
Sovrapprezzi di emissione
(-) Strumenti di CET1 propri
(-) Strumenti di CET1 sui quali l'ente ha obbligo reale o eventuale di
acquisto
372.378
2.868.538
(98.687)
(16.349)
Riserve
Utili (perdite) portati a nuovo
Utili (perdite) di periodo:
Altre componenti di conto economico accumulate (OCI)
Riserve - altro
Interessi di minoranza inclusi nel CET1
Interessi di minoranza aggiuntivi oggetto di disposizioni transitorie
502.275
(968.436)
19.198
80.623
88.944
45.211
Filtri prudenziali:
(-) Incremento di cet1 connesso con le attività cartolarizzate
Copertura dei flussi di cassa (cash flow hedge)
Utili (perdite) sulle passività valutate al valore equo dovuti al proprio
merito di credito
Utili (perdite) di valore equo derivanti dal rischio di credito proprio
dell'ente correlato a passività derivative
Rettifiche di valore di vigilanza
54
(2.345)
(37)
(808)
Detrazioni
(-) Avviamento connesso con attività immateriali
Passività fiscali differite associate all'avviamento
(-) Altre attività immateriali importo al lordo dell'effetto fiscale
Passività fiscali differite connesse con le altre attività immateriali
(-) Attività fiscali differite che si basano sulla redditività futura e non
derivano da differenze temporanee al netto delle relative passività fiscali
differite
(-) Fondi pensione a prestazione definita - importo al lordo dell'effetto
fiscale
Passività fiscali differite connesse con attività di fondi pensione a
prestazione definita
Attività dei fondi pensione a prestazione definita che l'ente può utilizzare
senza restrizioni
(-) Partecipazioni incrociate in strumenti di CET1
(-) Eccedenza degli elementi da detrarre dal capitale aggiuntivo di classe 1
rispetto al capitale aggiuntivo di classe 1
(-) Investimenti non significativi in strumenti di CET1 in altri soggetti del
settore finanziario
(504.482)
576
(161.572)
22.315
(6.356)
(644.686)
-
Detrazioni con soglia del 10%
(-) Attività fiscali differite che si basano sulla redditività futura ed
emergono da differenze temporanee
(-) Investimenti significativi in strumenti di cet1 di altri soggetti del
settore finanziario
(-) Detrazione con soglia del 17,65%
Regime transitorio - impatto su CET1
Totale Capitale primario di Classe 1
754.992
2.351.345
58
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
(dati in migliaia di Euro)
Capitale aggiuntivo di Classe 1 (Additional Tier 1 - AT1)
Strumenti di AT1
Capitale versato
(-) Strumenti di AT1 propri
Strumenti di AT1 oggetto di disposizioni transitorie (grandfathering)
Strumenti emessi da filiazioni inclusi nell'AT1
Strumenti emessi da filiazioni inclusi nell'AT1 per effetto di disposizioni
transitorie
127.497
13.001
(10.374)
Detrazioni
(-) Partecipazioni incrociate in strumenti di AT1
(-) Investimenti non significativi in strumenti di AT1 in altri soggetti del
settore finanziario
(-) Investimenti significativi in strumenti di AT1 in altri soggetti del settore
finanziario
(-) Eccedenza degli elementi da detrarre dal Capitale di Classe 2 rispetto
al Capitale di Classe 2
Regime transitorio - impatto su at1
Eccedenza degli elementi da detrarre dal Capitale aggiuntivo di Classe 1
rispetto al Capitale aggiuntivo di Classe 1
Totale Capitale aggiuntivo di Classe 1
(100)
(774.709)
644.686
-
(dati in migliaia di Euro)
Capitale di Classe 2 (Tier 2 – T2)
Strumenti di T2
Capitale versato
(-) Strumenti di T2 propri
Strumenti di T2 oggetto di disposizioni transitorie (grandfathering)
Strumenti emessi da filiazioni inclusi nel T2
Strumenti emessi da filiazioni inclusi nel T2 per effetto di disposizioni
transitorie
155.749
26.872
(7.787)
Detrazioni
(-) Partecipazioni incrociate in strumenti di T2
(-) Investimenti non significativi in strumenti di T2 in altri soggetti del
settore finanziario
(-) Investimenti significativi in strumenti di T2 in altri soggetti del settore
finanziario
Regime transitorio - impatto su T2
Eccedenza degli elementi da detrarre dal capitale di classe 2 rispetto al
capitale di classe 2
Totale Capitale di Classe 2
(9.124)
24.362
190.073
Nella voce “Capitale versato” si annoverano i prestiti subordinati emessi dal Gruppo Veneto Banca che
rispettano i requisiti di computabilità nei fondi propri. Il prestito subordinato emesso da Banca
Intermobiliare (dell’importo di Euro 17,079 milioni) è invece ricompreso nella voce “Strumenti emessi da
filiazioni inclusi nel T2”.
59
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
SEZIONE 4 – REQUISITI DI CAPITALE
INFORMATIVA QUALITATIVA
L’adeguatezza patrimoniale rappresenta uno dei principali obiettivi strategici. Di conseguenza, vengono
costantemente svolte analisi prospettiche e verifiche consuntive atte al mantenimento di un’adeguata
eccedenza patrimoniale che, oltre al rispetto dei requisiti patrimoniali minimi, assicuri adeguati margini
di crescita.
I fondi propri, le attività ponderate per il rischio ed i coefficienti di solvibilità vengono determinati in base
alla nuova disciplina armonizzata per le banche e le imprese di investimento contenuta nella Direttiva
2013/363/UE (CRD IV) e nel Regolamento (UE) 575/2013 (CRR) del 26 giugno 2013, che traspongono
nell’Unione Europea gli standard definiti dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (il cosiddetto
“Basilea III”), e sulla base delle Circolari Banca d’Italia n. 285 e n. 286 (emanate nel corso del 2013) e
n. 154 (aggiornata sempre nel corso del 2013).
Le disposizioni normative relative ai fondi propri prevedono l’introduzione delle nuove disposizioni
regolamentari in maniera graduale, attraverso un periodo transitorio, in genere fino al 2017, durante il
quale alcuni elementi che a regime saranno computabili o deducibili integralmente nel Common Equity,
impattano sul Capitale Primario di Classe 1 solo per una quota percentuale; di norma la percentuale
residua rispetto a quella applicabile è computata/dedotta dal capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1 –
Additional Tier 1) e dal capitale di classe 2 (T2 - Tier 2) o considerata nelle attività ponderate per il
rischio. Anche per gli strumenti subordinati che non rispettano i requisiti previsti dalle nuove disposizioni
normative, sono previste specifiche disposizioni transitorie, volte all’esclusione graduale dai fondi propri
(in un arco temporale di 8 anni) degli strumenti non più computabili. I ratios prudenziali al 31 dicembre
2014 tengono, pertanto, conto delle rettifiche previste dalle disposizioni transitorie per il 2014.
L’adeguatezza patrimoniale, uno dei principali obiettivi strategici del Gruppo, è oggetto di costante
monitoraggio da parte della Capogruppo sia nelle fasi di rendicontazione degli andamenti gestionali sia
nell’ambito del processo di Budget annuale sia in quello di Pianificazione sia nell’ambito del Risk Appetite
Framework. Di conseguenza, sono costantemente svolte analisi prospettiche e verifiche consuntive atte
al mantenimento di un’adeguata eccedenza patrimoniale che, oltre al rispetto dei requisiti patrimoniali
minimi, assicuri adeguati margini di crescita.
Il Gruppo Veneto Banca impronta la propria operatività – ordinaria e straordinaria – a criteri di prudenza,
limitando il più possibile l’esposizione al rischio, in conformità sia all’esigenza di stabilità nell’esercizio
dell’attività bancaria che all’attitudine al rischio dei soci e allo spirito mutualistico/cooperativistico
dell’Istituto.
Allo scopo di proteggere la solidità finanziaria e la reputazione del Gruppo rispetto a eventi indesiderati,
il Gruppo Veneto Banca si è dotato di strutture organizzative, di processi, di risorse – umane e
tecnologiche – e di competenze in grado di assicurare l’individuazione, il controllo e la gestione di tutti i
rischi correlati alla sua operatività tipica. In particolare, va segnalato come l’intero processo sia
presieduto e coordinato dalla Capogruppo Veneto Banca, dove risiedono i soggetti e le strutture preposti
a monitorare e gestire i diversi rischi.
In tale processo, che si snoda tra diversi livelli della struttura organizzativa, il ruolo fondamentale è
svolto dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, al quale spetta la definizione degli
orientamenti e degli indirizzi strategici relativamente all’assunzione dei rischi, nonché l’approvazione dei
limiti strategici ed operativi e le relative linee guida.
Su queste tematiche, a supporto del Consiglio di Amministrazione e dell’Amministratore Delegato, con
riguardo ai poteri a questo conferiti, opera il Comitato Rischi di Gruppo, il cui ruolo e responsabilità sono
esplicitati e formalizzati in apposito Regolamento. In particolare, il Comitato Rischi di Gruppo assiste
l’Amministratore Delegato e il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo nella formulazione delle
strategie e delle politiche di rischio, fornendo gli strumenti e le informazioni necessarie per una
consapevole capacità decisionale. A questo Comitato è assegnato l’obiettivo di proporre le azioni per
ottimizzare l’utilizzo del capitale del Gruppo e delle singole Società, mantenendo la propensione al rischio
dell’azienda nell’ambito dei limiti stabiliti dal Consiglio di Amministrazione e recepiti dagli Organi di
governo delle singole Società.
Il processo di valutazione dell’adeguatezza del capitale economico rispetto ai rischi assunti è stato da
sempre centrale nell’ambito delle strategie e delle attività di governo del rischio, in ottica sia attuale sia
prospettica.
La coerenza di tale processo con i processi di programmazione annuale e pianificazione strategica è
assicurata, oltre che dalla contestualità di elaborazione del budget, del piano triennale, del RAF e del
piano patrimoniale, anche dall’utilizzo di metodologie e criteri di misurazione omogenei tra il dato a
consuntivo e quello prospettico.
A questa coerenza di base fa, quindi, seguito la sistematica verifica, nell’ambito delle periodiche attività
60
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
di rendicontazione, del rispetto dei target gestionali di adeguatezza patrimoniale e dei ratios
regolamentari, consentendo, sulla base dell’analisi degli eventuali scostamenti tra i dati consuntivi e i
dati attesi, la definizione delle opportune azioni correttive delle dinamiche in corso.
In conformità a quanto previsto dalle vigenti disposizioni di vigilanza prudenziale, il processo è stato
formalizzato e regolamentato con una specifica normativa ICAAP interna, volta a definire le metodologie
di valutazione, le regole e i limiti operativi per la gestione dei rischi rilevanti, nonché le modalità di
rappresentazione e comunicazione delle evidenze risultanti dall’attività di rendicontazione e monitoraggio
rischi periodico.
In estrema sintesi, l’ICAAP in Veneto Banca si articola in:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
mappatura dei rischi rilevanti degli strumenti di gestione e misurazione, ovvero l’individuazione
dei rischi rilevanti cui la Banca è esposta sulla base della propria operatività e delle aree di
business presidiate;
Capitale Interno Complessivo attuale, ovvero il calcolo del Capitale Interno attuale, ottenuto per
sommatoria (building block) del Capitale Interno assorbito dai diversi rischi rilevanti
quantificati;
Capitale Interno Complessivo prospettico ovvero il calcolo del Capitale Interno prospettico,
ottenuto per sommatoria (building block) del Capitale Interno assorbito dai diversi rischi
rilevanti quantificati in condizioni prospettiche coerente con l’evoluzione attesa dell’operatività
della Banca definita nell’ambito dei processi di pianificazione strategica, budget e RAF;
Capitale Complessivo, ovvero la definizione della composizione della dotazione patrimoniale
funzionale alla copertura dei rischi rilevanti e la sua riconciliazione con il Common Equity Tier 1
e il Total Capital in ottica I Pilastro e la sua riconciliazione con AFR (Available Financial
Resources) Total in ottica II Pilastro sia in condizioni attuali sia in condizioni prospettiche
coerenti con l’evoluzione attesa dell’operatività della Banca definita nell’ambito dei processi di
pianificazione strategica, budget e RAF;
stress test, ovvero lo sviluppo delle analisi di sensitività rispetto ad ipotesi di variazione di
variabili rilevanti, volte a valutare la vulnerabilità del Gruppo rispetto ai diversi rischi ad eventi
eccezionali ma plausibili al fine di calcolare Capitale Interno Complessivo attuale e prospettico
stressati e Capitale Complessivo attuale e prospettico stressati;
adeguatezza patrimoniale, ovvero la verifica della congruità della dotazione patrimoniale
disponibile (Capitale Complessivo) rispetto al Capitale Interno Complessivamente assorbito dai
rischi rilevanti assunti;
predisposizione e invio del resoconto ICAAP annuale che, previa approvazione da parte del
Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, è trasmesso all’Autorità di Vigilanza.
E’ altresì importante evidenziare le forti interconnessioni dell’ICAAP con altri fondamentali processi
gestionali interni:
1.
2.
3.
4.
5.
monitoraggio degli indicatori di rischio, con il conseguente aggiornamento del reporting
periodico sull’andamento dell’esposizione ai diversi rischi rilevanti;
Definizione della propensione al Rischio del Gruppo, ovvero all’ammontare massimo di Capitale
che il Gruppo è disposto a mettere a rischio, oltre alla definizione di opportune soglie e limiti
(RAF);
piano triennale, ovvero l’elaborazione delle linee strategiche di medio periodo del Gruppo che
devono essere coerenti con il Risk Appetite Framework approvato dal Consiglio di
Amministrazione; il processo deve tenere in considerazione gli effetti, dal punto di vista della
dotazione patrimoniale, delle strategie delineate e portare alla formazione di un piano
patrimoniale, allineato anche sotto il profilo dell’orizzonte temporale;
predisposizione delle informazioni oggetto di segnalazione periodica ed invio secondo le
modalità tecniche definite, le aggregazioni, le tempistiche disposte dalle autorità richiedenti;
Validazione dei Sistemi di misurazione e Gestione del Rischio.
61
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
INFORMATIVA QUANTITATIVA
(REQUISITI PATRIMONIALI E COEFFICIENTI DI VIGILANZA)
Nella tavola che segue vengono rappresentati gli assorbimenti patrimoniali a fronte dei rischi di credito e
controparte, di mercato e operativi, nonché i valori assunti dai coefficienti patrimoniali riferiti al capitale
primario di classe 1 (CET1), del patrimonio di base (Tier 1 ratio) e a quello complessivo (Total capital
ratio).
Requisito
patrimoniale
Per rischio di
credito
Per rischio di
controparte
RISCHIO DI CREDITO E DI CONTROPARTE
Metodologia standard
Esposizioni verso amministrazioni e banche centrali
Esposizioni verso organismi del settore pubblico
Esposizioni verso amministrazioni regionali o autorità locali
Esposizioni verso banche multilaterali di sviluppo
Esposizioni verso organizzazioni internazionali
Esposizioni verso intermediari vigilati
Esposizioni verso imprese ed altri soggetti
Esposizioni al dettaglio
Esposizioni sotto forma di obbligazioni bancarie garantite
Esposizioni garantite da immobili
Esposizioni verso organismi di investimento collettivo del
risparmio (OICR)
Esposizioni in stato di default
Esposizioni appartenenti a categorie ad alto rischio per fini
regolamentari
Esposizioni in strumenti di capitale
Altre esposizioni
Esposizioni verso cartolarizzazioni
TOTALE RISCHIO DI CREDITO E DI CONTROPARTE
RISCHI DI AGGIUSTAMENTO DELLA VALUTAZIONE DEL
CREDITO
78.282
518
312
78.282
518
312
39.452
654.092
218.380
866
232.299
34.830
642.534
218.167
866
232.299
4.622
11.558
213
22.805
21.344
1.461
366.416
364.367
2.049
1.030
1.030
48.540
80.512
25.239
1.768.744
48.540
80.512
25.239
1.748.841
19.903
7.872
RISCHIO DI REGOLAMENTO
RISCHIO DI MERCATO
Metodologia standardizzata
Rischio di posizione
Rischio di cambio
Rischio di posizione in merci
TOTALE RISCHI DI MERCATO
27.750
7.029
34.780
RISCHIO DI CONCENTRAZIONE
RISCHIO OPERATIVO
Metodo Base
TOTALE RISCHI OPERATIVI
157.168
157.168
ALTRI REQUISITI
REQUISITO PATRIMONIALE COMPLESSIVO
1.968.564
COEFFICIENTI PATRIMONIALI
CET1 Ratio
(Capitale Primario di Classe 1 / Attività di rischio ponderate)
Tier 1 Capital Ratio
(Capitale di Classe 1 / Attività di rischio ponderate)
Total Capital Ratio
(Totale Fondi Propri / Attività di rischio ponderate)
Fonte: Base Segnaletica 1 - Voci 34300-34314 (dettaglio attività ponderate*8%), voce 34324.08/14/20 (ratios)
9,56%
9,56%
10,33%
62
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
SEZIONE 5 – RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI GENERALI
INFORMATIVA QUALITATIVA
Per la classificazione delle esposizioni deteriorate nelle diverse categorie di rischio (sofferenze, incagli,
esposizioni ristrutturate ed esposizioni scadute), la Banca fa riferimento alla normativa emanata in
materia dalla Banca d’Italia.
La classificazione viene effettuata dalle strutture operative in autonomia o previo parere/disposizione
delle funzioni specialistiche periferiche e centrali preposte al controllo ed al recupero dei crediti, ad
eccezione dei crediti scaduti e/o sconfinanti da oltre 90 giorni per i quali la rilevazione avviene mediante
l’utilizzo di procedure automatizzate.
Detti crediti deteriorati sono oggetto di un processo di valutazione analitica a prescindere dagli importi
per quanto riguarda le posizioni in sofferenza e ristrutturate, mentre le partite incagliate vengono
valutate analiticamente a partire da quelle superiori a Euro 50.000,00. Le posizioni incagliate al di sotto
di questa soglia vengono sottoposte ad una valutazione collettiva.
Le esposizioni scadute e/o sconfinate da oltre 90 giorni sono oggetto di valutazione analitica se superiori
ad Euro 250 mila, altrimenti sono valutate collettivamente.
L’ammontare della rettifica di valore di ciascun credito è pari alla differenza tra il valore di bilancio dello
stesso al momento della valutazione (costo ammortizzato) ed il valore attuale dei previsti flussi di cassa
futuri, calcolato applicando il tasso di interesse effettivo originario.
Per tutte le posizioni a tasso fisso il tasso così determinato è mantenuto costante anche negli esercizi
seguenti. Nei casi in cui il tasso di interesse originario di un’attività finanziaria oggetto di attualizzazione
non sia reperibile, oppure il suo reperimento sia eccessivamente oneroso, si applica il tasso medio
rilevato sulle posizioni aventi caratteristiche simili. Alle posizioni a tasso variabile per le quali sia
intervenuta nel periodo una variazione nei saggi dovuta al parametro di riferimento, si applica il nuovo
saggio rilevato sulle stesse alla data di valutazione.
I flussi di cassa previsti tengono conto dei tempi di recupero attesi, del presumibile valore di realizzo
delle eventuali garanzie che assistono le posizioni, nonché dei costi che si ritiene verranno sostenuti per
il recupero dell’esposizione creditizia. I flussi di cassa relativi a crediti il cui recupero è previsto entro
breve durata non vengono attualizzati, in quanto il fattore finanziario non risulta significativo.
In particolare, relativamente ai crediti in sofferenza per determinare la modalità di calcolo del valore di
recupero tutte le posizioni sono sottoposte ad una valutazione analitica con identificazione di una
previsione di recupero oggetto di attualizzazione in base alla stima dei tempi medi di recupero,
determinati dalle competenti funzioni aziendali.
Le posizioni incagliate superiori ad Euro 50.000,00 vengono valutate analiticamente identificando una
previsione di recupero oggetto di attualizzazione determinata sulla base di tempi effettivi di recupero
stimati dalle competenti funzioni aziendali.
Le posizioni con esposizione inferiore al limite suddetto e quelle di importo superiore per le quali non si è
ravvisato un rischio di credito specifico sono oggetto di svalutazione collettiva applicando analiticamente
percentuali determinate in modo forfettario su basi storico/statistiche.
I crediti ristrutturati rappresentano le esposizioni nei confronti di controparti con le quali sono stati
conclusi accordi che prevedono la concessione di una moratoria al pagamento del debito e la
contemporanea rinegoziazione delle condizioni a tassi inferiori a quelli di mercato. Eventuali sacrifici in
linea capitale sono valutati analiticamente, ricomprendendo nelle svalutazioni l’onere attualizzato
riveniente dall’eventuale rinegoziazione del tasso a condizioni inferiori al tasso contrattuale originario.
I crediti scaduti e/o sconfinati da oltre 90 giorni sono oggetto di valutazione analitica se superiori ad
Euro 250 mila; quelli inferiori ai 250 mila sono svalutati forfetariamente applicando analiticamente
percentuali determinate in modo forfettario su basi storico/statistiche.
I crediti per i quali non sono state individuate singolarmente evidenze oggettive di perdita e cioè di
norma i crediti in bonis, ivi inclusi quelli verso controparti residenti in paesi a rischio, sono sottoposti alla
valutazione di una perdita di valore collettiva, sulla base di una metodologia che integra i parametri del
modello di calcolo previsti dalle disposizioni di vigilanza Basilea III, rappresentati dalla “probabilità di
insolvenza” (PD probabilità di default) e di “perdita in caso di insolvenza” (LGD loss given default), con
quelli dei principi contabili internazionali. Questi ultimi, infatti, escludono le perdite su crediti attese, ma
non ancora verificate, ma considerano, viceversa, quelle già sostenute benché non ancora manifestate
alla data di valutazione, sulla base di esperienze storiche di perdite per attività con caratteristiche di
rischio di credito simili a quelle considerate.
Il parametro che esprime, per le diverse categorie di esposizioni omogenee, il ritardo medio che
intercorre tra il deterioramento delle condizioni finanziarie di un debitore e la sua classificazione tra le
esposizioni deteriorate è l’”intervallo di conferma della perdita” (loss confirmation period). La valutazione
collettiva viene quindi determinata come prodotto tra i fattori di rischio utilizzati ai fini dei requisiti di
Basilea III (che hanno un orizzonte temporale di un anno) ed i citati intervalli di conferma della perdita,
espressi in frazione di anno e diversificati per classi di attività in funzione delle caratteristiche e del livello
di sviluppo dei processi creditizi. Qualora non si abbiano a disposizione i predetti indicatori, si utilizzano
valori stimati e forfettari desunti da serie storiche interne e da studi di settore.
Tale valutazione avviene per categorie di crediti omogenee con caratteristiche simili in termini di rischio
di credito e le relative percentuali di perdita sono stimate tenendo conto di serie storiche, che
63
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
consentono di stimare il valore della perdita latente in ciascuna categoria di crediti.
Il tasso effettivo originario di ciascun credito rimane invariato nel tempo ancorché sia intervenuta una
ristrutturazione del rapporto che abbia comportato la variazione del tasso contrattuale ed anche qualora
il rapporto divenga, nella pratica, infruttifero di interessi contrattuali.
La rettifica di valore è iscritta a conto economico.
Il valore originario dei crediti viene ripristinato negli esercizi successivi nella misura in cui vengano meno
i motivi che ne hanno determinato la rettifica purché tale valutazione sia oggettivamente collegabile ad
un evento verificatosi successivamente alla rettifica stessa. La ripresa di valore è iscritta nel conto
economico, e non può in ogni caso superare il costo ammortizzato che il credito avrebbe avuto in
assenza di precedenti rettifiche. Tra le riprese di valore sono inoltre ricompresi gli effetti positivi connessi
al rientro dell’effetto attualizzazione derivante dalla progressiva riduzione del tempo stimato di recupero
del credito svalutato.
Ad ogni data di chiusura del bilancio e delle situazioni infrannuali, le eventuali rettifiche aggiuntive o
riprese di valore vengono ricalcolate in modo differenziale con riferimento all’intero portafoglio di crediti
in bonis alla stessa data.
Comprehensive Assessment e Asset Quality Review
Ad esito dell’Asset Quality Review la Banca si è attivata per analizzare puntualmente i risultati dell’AQR e
tradurre gli stessi in azioni, processi e adeguamenti di policy interne destinati a riflettere anche
contabilmente gli esiti prudenziali derivanti dal comprehensive assessment. Sono stati quindi decisi una
serie di interventi sui processi di classificazione e valutazione del credito ordinariamente applicati,
adottando nell'ambito dei diversi approcci relativi ai processi di stima consentiti dai principi contabili di
riferimento, policy, modelli e parametri valutativi in parte diversi da quelli utilizzati anteriormente alla
redazione del bilancio al 31 dicembre 2014. In adesione a quanto auspicato da BCE, le modifiche
introdotte sono state orientate ad eliminare per quanto possibile l’entità del disallineamento esistente tra
le valutazioni effettuate ai fini di bilancio e le cosiddette “ECB thresholds”. I cambiamenti introdotti,
unitamente alle usuali revisioni delle stime riguardanti le prevedibili perdite su crediti alla luce delle più
aggiornate informazioni resesi disponibili, hanno comportato la rilevazione, nella seconda parte
dell’esercizio 2014, di rettifiche nette di valore su crediti che, unitamente alla rilevazione delle rettifiche
su avviamenti ed altre attività, hanno generato un risultato negativo d’esercizio pari ad Euro 968,4
milioni. In contropartita si è ottenuto un sensibile miglioramento degli indici di copertura dell’intero
aggregato dei crediti deteriorati, nonché un deciso aumento anche del coverage ratio per le esposizioni
in bonis.
Le modifiche introdotte nei processi di valutazione, sia a livello di policy, che di modelli, che di parametri
valutativi, sono state sicuramente influenzate dall’analisi dei risultati dell’AQR. Va tuttavia evidenziato
che esse sono state decise ed applicate in conformità a quanto previsto dal principio contabile di
riferimento (IAS 39) il quale prevede che informazioni, dati, modelli valutativi, parametri, stime e ipotesi
posti a fondamento dei processi valutativi debbano comunque essere rivisti al fine di meglio riflettere le
condizioni correnti alla data di valutazione, tenuto conto del contesto esterno e interno, nonché di tutti i
relativi cambiamenti intervenuti nel corso del 2014. Va inoltre evidenziato che tali modifiche sono state
introdotte come conseguenza di scelte gestionali aventi anche finalità diverse dall’orientamento
all’eliminazione del disallineamento esistente tra le valutazioni effettuate ai fini di bilancio e le “ECB
thresholds”.
Si evidenzia peraltro che gli interventi nelle policy, nei modelli e nei parametri valutativi si sono
naturalmente sovrapposti al fisiologico processo di revisione delle stime di perdita basato sulle nuove
informazioni acquisite alla data di redazione del bilancio 2014 (notizie riguardanti lo stato del debitore,
avvio di procedure concorsuali, aggiornamenti delle perizie riguardanti le garanzie, evoluzione dei
processi di ristrutturazione dei crediti avviati, ecc...). Quindi, con specifico riferimento alle valutazioni di
tipo analitico, l’effetto derivante è il risultato dell’applicazione congiunta del cambiamento di stima
imputabile alle modifiche introdotte in policy e nei parametri e della quota parte imputabile alle nuove
informazioni resesi disponibili.
Gli impatti sui conti e sulle policy contabili del Gruppo che si sono avuti, possono essere
dettagliatamente così rappresentati:
•
con riferimento agli esiti dell’analisi campionaria delle posizioni di credito (Credit File Review –
CFR):
o Euro 276,2 milioni di rettifiche di valore emerse dall’AQR, a fronte delle quali il Gruppo
Veneto Banca ha contabilizzato Euro 264 milioni di rettifiche al 31 dicembre 2014 sulle
posizioni di credito campionate;
o le motivazioni circa le differenze tra le rettifiche di valore emerse dall’AQR e quelle
contabilizzate dal Gruppo al 31 dicembre 2014 sono dovute principalmente a posizioni
rimborsate post-AQR o rientrate in bonis ovvero oggetto di comprovati miglioramenti che
hanno ripristinato condizioni di «normalità» della posizione o di accordi di ristrutturazione
del debito sul ceto bancario sottoscritti post–AQR.
•
con riferimento agli esiti della proiezione statistica dei risultati della CFR (Projection of Findings
64
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
– PF), quantificati da BCE in complessivi Euro 114,3 milioni, per effetto delle intervenute
modifiche alle policy interne, alle procedure ed ai parametri utilizzati nella valutazione degli
asset creditizi, ancorché non sia possibile per i motivi sopra illustrati una puntuale
riconciliazione con l’aggiustamento riportato dalla BCE nelle risultanze quantitative dell’AQR, si
ritiene di poter ragionevolmente affermare che l’intero disallineamento sia stato assorbito
dall’ammontare delle rettifiche di valore su crediti (circa Euro 119 milioni) addebitate al conto
economico 2014 considerata la crescita anno su anno degli accantonamenti riconducibili al
perimetro “Projection”;
•
con riferimento agli esiti dell’analisi delle rettifiche “di portafoglio” - sia per il bonis che per i
crediti dubbi - (Collective provision analysis – CPA), quantificati da BCE in complessivi Euro
180,6 milioni sulla base dell’utilizzo del challenger model avente in prevalenza finalità di
valutazione del rischio su basi statistiche - e quindi difficilmente riconciliabile in modo puntuale
con i modelli ed i parametri specifici interni – si può ragionevolmente affermare che gli
interventi di revisione dei parametri di rischio utilizzati nella valutazione delle rettifiche
forfetarie e di adeguamento delle policy hanno portato ad un adeguamento degli
accantonamenti riferiti agli asset class rientranti nel perimetro AQR di Euro 182,6 milioni, di
poco superiore al totale rilevato.
Riguardo alle revisioni delle politiche, delle procedure e delle prassi contabili ovvero dei parametri dei
modelli utilizzati nella valutazione degli asset di bilancio, si segnala che le stesse - fatta eccezione per le
indicazioni circa l’utilizzo di parametri maggiormente prudenziali ai fini delle svalutazioni dei crediti, di
cui si è detto sopra – non hanno prodotto impatti contabili significativi sul bilancio 2014. Per il
superamento delle citate evidenze sono comunque state poste in essere delle apposite remedial actions,
talune già concluse ed altre che, nel rispetto dei tempi indicati da BCE, porteranno ad allineare le diverse
politiche e procedure del Gruppo alle migliori prassi operative.
Più in dettaglio:
Collective provisioning
Le osservazioni qualitative sviluppate dalla BCE riguardano i parametri “Probability of Default” (PD),
“Loss Given Default” (LGD) e “Loss Confirmation Period” (LCP) utilizzati nell’ambito del modello di
valutazione collettiva dei crediti in bonis. In pratica l’Organo di Vigilanza ha invitato la banca ad
applicare parametri valutativi più aggiornati che riflettano maggiormente la parte più importante
dell'attuale crisi macro-economica.
Come già evidenziato in precedenza, ai fini della redazione del bilancio al 31 dicembre 2014, si è quindi
proceduto all’introduzione dei necessari affinamenti al fine di rendere più “point in time” i citati
parametri, in particolare attraverso la rideterminazione sia della LGD che della LCP.
Per quanto riguarda invece la rivisitazione del modello di determinazione della PD, trattandosi di attività
che richiede un certo lasso di tempo - e la cui conclusione può essere indicata per dicembre 2015 - nelle
more di disporre di oggettivi e validi dati utilizzabili, la Direzione Rischi ha proceduto alla determinazione
di nuove PD, simulandone l’impatto in laboratorio. Considerati quindi i vincoli della procedura
informatica, che prevede input a livello maggiormente aggregato rispetto a quelli utilizzati per la
simulazione delle PD di cui sopra, si è quindi provveduto ad un peggioramento delle vecchie PD utilizzate
in input che permettesse comunque di raggiungere il medesimo risultato simulato. Per poter ottenere
complessivamente il medesimo fondo di copertura, il peggioramento è stato mediamente nell’ordine del
25% e tale prassi è stata applicata a tutte le posizioni creditizie in essere alla data del 31 dicembre
2014. Tale prassi è stata ritenuta compatibile con le date di chiusura del bilancio 2014 e soprattutto
compliant con i vigenti principi contabili. Gli interventi qui descritti hanno peraltro contribuito ad un
sensibile innalzamento della copertura dei crediti in bonis, portando la stessa dallo 0,48% di fine 2013
allo 0,79% di fine 2014.
Policies processes and accounting review – NPE definition, NPL policy e forborne loans
La BCE ha invitato la Banca a verificare che i propri processi di monitoraggio del credito siano in grado di
garantire una tempestiva classificazione dei crediti nella categoria dei deteriorati e conseguenti adeguate
valutazioni dei medesimi, in particolare con riferimento alla valutazione delle garanzie sottostanti,
formalizzando il tutto mediante la rivisitazione delle apposite policy.
Inoltre ha invitato la Banca a formalizzare anche una policy e implementare processi che garantiscano la
corretta identificazione e gestione dei cosiddetti “forborne loans” in coerenza con quanto previsto dalla
definizione fornita dall’EBA nel proprio Implementing Technical Standard (ITS) ,pubblicato in bozza il 21
ottobre 2013 e definitivamente approvato dalla Commissione Europea il 9 gennaio 2015.
Prima ancora dell’invito espresso rivolto dalla BCE, il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo,
nella riunione del 17 giugno 2014, aveva approvato la nuova “Policy di Gestione del Credito
Problematico”, efficace per le banche rete e le società prodotto operanti nell’ambito del perimetro Italia
e, successivamente, nella seduta del 16 dicembre 2014, ha approvato l’estensione della stessa policy
all’intero Gruppo, comprese le Banche Estere, concretizzando così la completa omogeneizzazione delle
definizioni e dei criteri di classificazione delle posizioni deteriorate.
La “Policy di Gestione del Credito Problematico”, oltre alla regolamentazione delle possibili classificazioni
e definizioni di “credito deteriorato”, in linea con le disposizioni in materia emanate dalla Vigilanza,
regolamenta i criteri e le modalità di determinazione delle previsioni di perdita, nonché i principi e gli
65
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
indirizzi gestionali in tema di recupero del credito.
Si sottolinea al riguardo che detta policy, introduce limiti temporali di “permanenza” nel medesimo
status delle posizioni classificate, fissando puntuali e dettagliati criteri e modalità per l’eventuale proroga
degli stessi da parte di adeguati livelli decisionali.
Ad integrazione di quanto contenuto nelle vigenti disposizioni di Vigilanza (cfr. Circ. Banca d’Italia n.
272/2008), la policy indica criteri specifici per la individuazione della situazione di “temporanea difficoltà”
ed introduce l’obbligo di valutazione, ai fini della classificazione della posizione ad incaglio, al
manifestarsi di specifici “trigger” automaticamente rilevati dai sistemi applicativi di sorveglianza
sistematica ovvero al verificarsi di determinate condizioni.
Lo stesso Consiglio di Amministrazione, inoltre, in data 24 settembre 2014 e con riferimento al
“Programma Crediti” che prevedeva una rivisitazione delle disposizioni normative in materia creditizia,
ha approvato il nuovo Regolamento Crediti, istituendo specifici compendi normativi (cc.dd. Titoli),
ciascuno dei quali dedicato ad una specifica fase del processo del credito. In particolare, con riferimento
al Titolo IV – Monitoraggio e Sorveglianza Sistematica, facendo esplicito richiamo alle disposizioni EBA, le
vigenti disposizioni interne introducono e disciplinano la definizione di misure di forbearance, la
distinzione tra “forbone performing” e “forborne non performing”, declinando le caratteristiche a fronte
delle quali una nuova concessione possa essere intesa come misura di forbearance, nonché le condizioni
ed i presupposti in relazione ai quali si intende soddisfatta la condizione di “difficoltà finanziaria”.
Dette disposizioni definiscono, altresì, condizioni e tempi limite di permanenza (c.d. probation period),
trascorsi i quali, in assenza di ulteriori nuove misure di forbereance o di sconfinamenti, la posizione
possa tornare ad essere considerata in “bonis”.
Parallelamente all’introduzione delle citate nuove disposizioni normative in materia di forborne exposure
nell’ambito del Regolamento Crediti, la Banca, in coerenza con le linee di intervento individuate dal
Programma Crediti, ha completato nel 2014 le attività di implementazione informatica delle procedure
operative per l’identificazione e tracciatura automatizzata delle nuove misure di forbearance, abilitando
processi di monitoraggio automatizzati riguardo a tempi limite di permanenza coerenti con le disposizioni
regolamentari o classificazioni “automatiche” a status di maggiore rischiosità.
Policies processes and accounting review – credit file review
La BCE ha invitato la Banca a migliorare i propri sistemi IT per garantire una migliore capacità di
gestione dei dati ed una più appropriato segmentazione dei propri debitori.
Su questo fronte, Veneto Banca aveva già avviato, nel corso degli ultimi mesi del 2013, una vasta e
complessa attività progettuale volta a internalizzare i “sistemi di sintesi” mediante la realizzazione di un
datawarehouse aziendale, destinato a costituire il nucleo informativo di base per la creazione di
strumenti di analisi e di reporting.
Data la complessità progettuale dovuta, da un lato, alle intrinseche peculiarità che la caratterizzano e,
dall’altro, al vasto perimetro di applicazione, che prevede l’integrazione di entità con sistemi informativi
differenti e con alcune componenti estere, è stato stilato un piano di lavoro articolato su un orizzonte
temporale di nove mesi che si ritiene possa realizzarsi, secondo un preciso ordine di priorità, entro il 30
settembre 2015.
Policies processes and accounting review – Classification of financial instruments and Credit
Value Adjustment (CVA)
La BCE ha invitato la Banca a rivedere la propria policy di determinazione del fair value (policy di fair
value measurement) con maggiori dettagli circa le modalità di classificazione degli strumenti finanziari
nei diversi livelli di fair value previsti dall’IFRS 13 e le attività di monitoraggio periodico, includendo
anche le linee generali di applicazione del Credit Value Adjustment (CVA) e le modalità di determinazione
dell’aggiustamento. La revisione tecnica della policy è in corso di completamento e la stessa sarà
sottoposta all’approvazione Consiglio di Amministrazione di Veneto Banca entro la fine del mese di
aprile. Non si intravvedono al momento impatti economici significativi conseguenti a tale adozione
rispetto a quanto finora utilizzato.
Policies processes and accounting review - investment in subsidiaries and associates
Il Gruppo Veneto Banca ha valutato le proprie partecipazioni in società partecipate, collegate e
controllate in conformità a quanto previsto dallo IAS 28 purtuttavia BCE ha invitato la Banca a
formalizzare le corrette regole già adottate in una specifica policy. Al riguardo si evidenzia che le attività
di stesura della policy sono già state concluse e che entro il 31 marzo 2015 le stesse saranno
definitivamente approvate.
Policies processes and accounting review – provision for legal costs
In questo caso la BCE ha invitato la Banca a formalizzare in una specifica policy le regole e prassi
valutative già adottate le quali prevedono, come regola generale, la valutazione analitica della singola
pratica in funzione degli elementi unici e distintivi che la caratterizzano e, nel continuo, sulla base di
riscontri che pervengono anche dall’esterno (legali, consulenti, periti, ecc…).
Al riguardo si evidenzia che le attività di stesura della policy sono già state concluse e che entro il 31
marzo 2015 le stesse saranno definitivamente approvate.
66
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
67
Le disposizioni dell’European Banking Authority (EBA) in merito ai criteri di identificazione di
Non-Performing Exposures (NPEs) e Forbearance
Relativamente alle nuove definizioni di Non-Performing Exposures (NPEs) e Forbearance, contenute negli
Implementing Technical Standards (ITS) pubblicati dall’EBA il 21 ottobre 2013, si evidenzia che esse
sono sostanzialmente in linea con le definizioni adottate sino ad oggi e, pertanto, non sono attesi impatti
materiali sull’aggregato dei crediti deteriorati dalla prima applicazione della nuova normativa.
Sul tema si specifica che in data 9 gennaio 2015 la Commissione Europea ha approvato definitivamente
la nuova normativa proposta dall’EBA. A seguito di tale provvedimento la Banca d’Italia ha emanato un
aggiornamento del proprio corpo normativo che prevede la modifica dell’attuale suddivisione in classi di
rischio delle attività finanziarie deteriorate, allo scopo di allinearla alle nuove nozioni comunitarie. Le
nuove disposizioni di Banca d’Italia decorrono dal 1° gennaio 2015 e prevedono, in estrema sintesi, la
ripartizione delle attività finanziarie deteriorate in tre categorie: ”sofferenze”, “inadempienze probabili”
ed “esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate”. Vengono pertanto abrogate le categorie di
esposizioni incagliate ed esposizioni ristrutturate, che di fatto confluiscono nelle inadempienze probabili.
Viene inoltre istituita la nuova categoria delle “esposizioni oggetto di concessioni – forbearance”, riferita
alle esposizioni oggetto di rinegoziazione per difficoltà finanziaria del cliente che, di fatto, costituisce un
sotto insieme sia dei crediti deteriorati che di quelli in bonis, in relazione allo stato di rischio
dell’esposizione al momento della rinegoziazione.
L’applicazione della nuova normativa decorre dal 1° gennaio 2015, pertanto la presente informativa e il
Bilancio al 31 dicembre 2014 sono stati redatti utilizzando le definizioni preesistenti.
INFORMATIVA QUANTITATIVA
Le tabelle che seguono mostrano:
- la distribuzione delle attività finanziarie di cassa e fuori bilancio per portafoglio di appartenenza,
tipologia di controparte, qualità creditizia, area geografica, settore economico;
- la distribuzione delle attività per fasce di vita residua;
- la dinamica delle esposizioni deteriorate e delle relative rettifiche di valore.
I valori riportati sono quelli rappresentati nell’informativa di bilancio al 31 dicembre 2014 riferiti al
gruppo bancario.
Si ritiene che i valori di fine periodo siano rappresentativi delle esposizioni al rischio del Gruppo durante
il periodo di riferimento.
ESPOSIZIONI CREDITIZIE DETERIORATE E IN BONIS: CONSISTENZE, RETTIFICHE DI VALORE,
DINAMICA, DISTRIBUZIONE ECONOMICA E TERRITORIALE
Distribuzione delle attività finanziarie per portafogli di appartenenza e per qualità creditizia
(valori di bilancio)
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
Attività finanziarie detenute per
la negoziazione
Attività finanziarie disponibili
per la vendita
Attività finanziarie detenute sino
alla scadenza
Crediti verso banche
Crediti verso clientela
Attività finanziarie valutate al
fair value
Attività finanziare in corso di
dismissione
Derivati di copertura
6.039
441
5.522
Totale
31/12/2014
Altre
Deteriorate
Altre attività
Altre imprese
Esposizioni
scadute non
deteriorate
Esposizioni
scadute
deteriorate
Esposizioni
ristrutturate
Incagli
Portafogli/Qualità
Sofferenze
Gruppo bancario
142.086
154.088
3.667.476
3.667.476
1.451.928
2.988
1.559.780
103.006
145
446.267
2.243
1.165.871
1.473.960
19.104.936
566
1.479.902
23.831.788
36.197
95.982
4.648
15.292
81.884
2.498.149
200.849
2.933.001
Totale 31/12/2014
1.488.125 1.664.789
108.095
467.226
1.249.998
26.852.396
201.415
32.191.497
Totale 31/12/2013
1.494.446 1.395.004
97.096
406.949
1.452.134
27.735.156
199.326
32.780.111
21.332
21.332
103.910
103.910
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
ESPOSIZIONI CREDITIZIE PER CASSA E FUORI BILANCIO VERSO BANCHE: VALORI LORDI E
NETTI
Tipologie esposizioni/Valori
A.
a.
b.
c.
d.
e.
B.
a.
b.
Esposizioni per cassa
Sofferenze
Incagli
Esposizioni ristrutturate
Esposizioni scadute
Altre attività
Totale A
Esposizioni fuori bilancio
Deteriorate
Altre
Totale B
Totale (A+B)
Esposizione
lorda
Rettifiche di
valore
specifiche
X
X
X
X
2.988
145
1.912.208
1.915.341
Rettifiche di
valore di
portafoglio
X
Esposizione
netta
2.988
145
1.912.208
1.915.341
X
373.568
373.568
2.288.909
X
373.568
373.568
2.288.909
ESPOSIZIONI CREDITIZIE PER CASSA E FUORI BILANCIO VERSO CLIENTELA: VALORI LORDI
E NETTI
Tipologie esposizioni/Valori
A.
a.
b.
c.
d.
e.
B.
a.
b.
Esposizioni per cassa
Sofferenze
Incagli
Esposizioni ristrutturate
Esposizioni scadute
Altre attività
Totale A
Esposizioni fuori bilancio
Deteriorate
Altre
Totale B
Totale (A+B)
Esposizione
lorda
Rettifiche di
valore
specifiche
Rettifiche di
valore di
portafoglio
Esposizione
netta
2.852.371
2.170.207
123.154
478.922
26.276.823
31.901.477
1.364.246
514.445
15.500
17.363
X
1.911.554
X
X
X
X
171.091
171.091
1.488.125
1.655.762
107.654
461.559
26.108.732
29.821.832
200.905
1.722.440
1.923.345
33.824.822
2.663
X
2.663
1.914.217
X
4.817
4.817
175.908
200.242
1.717.623
1.917.865
31.739.697
68
DISTRIBUZIONE DELLE ESPOSIZIONI CREDITIZIE PER AREE GEOGRAFICHE SIGNIFICATIVE
DISTRIBUZIONE TERRITORIALE DELLE ESPOSIZIONI CREDITIZIE PER CASSA E “FUORI BILANCIO” VERSO BANCHE
Italia
Esposizioni/
Aree geografiche
Esposizione
netta
A.
A.1
A.2
A.3
A.4
A.5
B.1
B.2
B.3
B.4
Rettifiche
valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
America
Esposizione
netta
Asia
Rettifiche
valore
complessive
Resto del mondo
Rettifiche
valore
complessive
Esposizione
netta
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
2.988
964.063
967.051
900.655
900.655
35.694
35.694
1.002.745
1.557.399
136.872
136.872
1.037.527
808.340
8.952
8.952
145
6.051
6.196
32.487
32.487
8.952
10.715
3.300
3.300
9.496
6.956
3.138
3.138
35.625
51.844
DISTRIBUZIONE TERRITORIALE DELLE ESPOSIZIONI CREDITIZIE PER CASSA E “FUORI BILANCIO” VERSO CLIENTELA
Italia
Esposizioni/
Aree geografiche
Esposizione
netta
A.
A.1
A.2
A.3
A.4
A.5
B.
B.1
B.2
B.3
B.4
Esposizioni per cassa
Sofferenze
Incagli
Esposizioni ristrutturate
Esposizioni scadute
Altre esposizioni
Totale (A)
Esposizione “fuori bilancio”
Sofferenze
Incagli
Altre attività deteriorate
Altre esposizioni
Totale (B)
Totale 31/12/2014 (A+B)
Totale 31/12/2013
Altri paesi Europei
Rettifiche
valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
America
Esposizione
netta
Asia
Rettifiche
valore
complessive
Esposizione
netta
Resto del mondo
Rettifiche
valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
9.102
4.243
27
231
1.969
15.572
15.572
25.276
1.327.243
1.546.567
90.164
435.883
24.780.117
28.179.974
1.228.657
475.191
14.245
16.311
159.673
1.894.077
149.863
94.946
17.355
21.524
1.050.263
1.333.951
126.238
34.732
1.228
766
9.336
172.300
241
536
249
241
16
38
554
28.372
29.703
55
55
600
7.778
7.794
58
96
10.778
13.697
135
3.598
242.202
270.410
12.420
88.658
98.924
1.596.627
1.796.629
29.976.603
30.578.642
2.605
58
4.811
7.474
1.901.551
1.472.328
47
193
59.656
59.896
1.393.847
1.508.799
6
6
172.306
116.892
5.492
5.492
35.195
25.162
600
373
7.794
1.133
96
3
28.136
28.136
298.546
269.164
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
B.
Esposizioni per cassa
Sofferenze
Incagli
Esposizioni ristrutturate
Esposizioni scadute
Altre esposizioni
Totale (A)
Esposizione “fuori bilancio”
Sofferenze
Incagli
Altre attività deteriorate
Altre esposizioni
Totale (B)
Totale 31/12/2014 (A+B)
Totale 31/12/2013
Altri paesi Europei
69
70
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
DISTRIBUZIONE E CONCENTRAZIONE DELLE ESPOSIZIONI CREDITIZIE
DISTRIBUZIONE SETTORIALE DELLE ESPOSIZIONI CREDITIZIE PER CASSA E “FUORI BILANCIO” VERSO
CLIENTELA
A.
A.1
A.2
A.3
A.4
A.5
B.
B.1
B.2
B.3
B.4
Esposizioni per cassa
Sofferenze
Incagli
Esposizioni ristrutturate
Esposizioni scadute
Altre esposizioni
Totale A
Esposizioni “fuori
bilancio”
Sofferenze
Incagli
Altre attività deteriorate
Altre esposizioni
Totale B
X
X
X
X
4.500.966
4.500.966
61.312
61.312
X
X
843
43.884
44.727
8
X
8
X
X
X
3
3
386
386
X
8
Totale 31/12/2014 (A+B)
4.562.278
3
45.113
Totale 31/12/2013
4.031.538
1
74.278
Rettifiche valore
di portafoglio
Rettifiche valore
specifiche
Esposizione netta
Società finanziarie
Rettifiche valore
di portafoglio
Rettifiche valore
specifiche
Rettifiche valore
di portafoglio
Esposizione netta
Altri enti pubblici
Rettifiche valore
specifiche
Esposizioni/
Controparti
Esposizione netta
Governi
X
X
X
X
149
149
20.351
44.599
11.006
11.377
2.059.857
2.147.190
53.948
20.845
6.153
191
X
81.137
X
X
X
X
13.538
13.538
X
X
X
2
2
1.356
12.138
117.313
130.807
264
X
264
X
X
X
402
402
151
2.277.997
81.401
13.940
132
1.936.530
12.362
3.352
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
X
X
X
X
143.140
143.140
272.595
364.602
1.574
159.479
7.594.978
8.393.228
147.685
71.690
1
3.809
X
223.185
X
X
X
X
14.264
14.264
X
X
X
11
11
12.419
61.874
72.821
1.263.039
1.410.153
2.262
56
X
2.318
X
X
X
4.079
4.079
1
25.475
14.158
246.010
285.644
80
1
X
81
X
X
X
320
320
29.459
11
16.118.267
1.609.542
147.219
8.678.872
223.266
14.584
17.486
4
17.492.506
1.306.150
100.020
8.830.561
182.503
10.349
1.852
1.852
X
Rettifiche valore
di portafoglio
1.162.613
421.910
9.346
13.355
X
1.607.224
X
Rettifiche valore
specifiche
1.195.179
1.246.561
95.074
289.857
11.881.443
14.708.114
Rettifiche valore
di portafoglio
Rettifiche valore
di portafoglio
Esposizione netta
Altri soggetti
Rettifiche valore
specifiche
Esposizione netta
Imprese non finanziarie
X
X
X
X
3
27.604
27.607
Rettifiche valore
specifiche
Esposizione netta
Società di assicurazione
71
DISTRIBUZIONE DEL PORTAFOGLIO PER VITA RESIDUA CONTRATTUALE
Voci/Scaglioni
temporali
47.927
106.595
5.191.269
1.100.272
4.090.997
13.007.732
999
120.981
22.307
98.674
960.642
197.289
90
197.199
287.390
1.202.295
37.951
1.164.344
1.015.635
12.886.156
167.200
202.316
554.690
1.028.982
990.560
726.761
357.163
29.358
16.943.186
444.224
12.441.932
19.618
101.958
7.264
159.936
13.988
779.454
41.357
160.959
8.882
76.192
967
553.723
343.396
117.549
237.303
791.679
635.940
926.929
92.086
898.474
848.567
437.774
74.449
652.312
2.245.703
8.318
348.845
6.871.984
1.372.773
12.661
16.697
652.868
103.956
918.629
16.024.557
11.640.946
3.916.585
742.141
538.740
208.701
1.714.501
3.244.249
2.166.915
1.399.208
684.427
560.549
11.259.431
415.837
208.408
1.713.032
3.086.039
1.929.762
1.026.332
478.769
9.491
8.867.670
181.215
234.622
104.002
104.406
856.314
856.718
1.547.102
1.538.937
990.350
939.412
504.085
522.247
236.990
241.779
7.650
1.841
4.427.708
4.439.962
5.345.791
Da oltre 1
giorno a 7
giorni
122.035
55
Da oltre 7
giorni a 15
giorni
199.551
688
1.574
Da oltre 15
giorni a 1
mese
1.215.241
620
12.326
Da oltre 3
mesi fino a
6 mesi
1.513.341
85.339
31.452
Da oltre 6
mesi fino a
1 anno
2.499.983
312.943
108.402
Da oltre 1
anno fino a
5 anni
10.937.759
2.687.262
338.506
1.396.550
269.029
1.127.521
2.276.901
2.078.638
2.244
2.076.394
2.972.464
7.911.991
1.443
7.910.548
8.601.920
7.445.580
248
7.445.332
786.182
Oltre 5 anni
8.761.785
1.167.003
149.202
Durata
indeterminata
127.525
8.587
118.938
118.938
Totale
32.320.746
4.255.684
708.994
199.414
27.157.654
1.580.232
25.577.422
32.500.717
466.257
39.227
187
25.043
59.597
100.868
691.179
120.452
345.805
32.470
6.757
187
12.478
12.565
30.468
29.129
30.655
70.213
226.523
464.656
275.884
83.676
293
1.282
133.167
177.556
272.008
205.658
551.058
1.700.582
1.829
274.055
82
83.594
293
1.282
8.778
124.389
13.161
164.395
43.268
228.740
180.658
25.000
551.058
800.409
900.173
- Posizioni lunghe
- Posizioni corte
Impegni irrevocabili a
erogare fondi
- Posizioni lunghe
- Posizioni corte
Garanzie finanziarie
rilasciate
Garanzie finanziarie
ricevute
Derivati creditizi con
scambio di capitale
- Posizioni lunghe
- Posizioni corte
Derivati creditizi
senza scambio di
capitale
- Posizioni lunghe
- Posizioni corte
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
Attività per cassa
Titoli di Stato
Altri titoli di debito
Quote OICR
Finanziamenti
- Banche
- Clientela
Passività per cassa
Depositi e conto
correnti
- Banche
- Clientela
Titoli di debito
Altre passività
Operazioni “fuori
bilancio”
Derivati finanziari con
scambio di capitale
- Posizioni lunghe
- Posizioni corte
Derivati finanziari
senza scambio di
capitale
- Posizioni lunghe
- Posizioni corte
Depositi e
finanziamenti da
ricevere
Da oltre 1
mese fino a 3
mesi
1.597.735
1.774
19.605
83.233
1.494.123
27.710
1.466.413
2.591.851
A vista
72
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
DISTRIBUZIONE PER SETTORE TIPO DI CONTROPARTE DI: ESPOSIZIONI CREDITIZIE
DETERIORATE E SCADUTE E RETTIFICHE DI VALORE COMPLESSIVE
ESPOSIZIONI CREDITIZIE PER CASSA VERSO CLIENTELA: DINAMICA DELLE ESPOSIZIONI DETERIORATE LORDE
Causali/Categorie
A.
B.
B.1
B.2
B.3
C.
C.1
C.2
C.3
C.4
C.4.bis
C.5
C.6
D.
Esposizione lorda iniziale
- di cui: esposizioni cedute non
cancellate
Variazioni in aumento
Ingressi da esposizioni creditizie in
bonis
Trasferimenti da altre categorie di
esposizioni deteriorate
Altre variazioni in aumento
Variazioni in diminuzione
Uscite verso esposizioni creditizie in
bonis
Cancellazioni
Incassi
Realizzi per cessioni
Perdite da cessione
Trasferimenti ad altre categorie di
esposizioni deteriorate
Altre variazioni in diminuzione
Esposizione lorda finale
- di cui: esposizioni cedute non
cancellate
2.704.564
1.644.332
Esposizioni
ristrutturate
107.727
86.772
81.055
543
60.993
530.859
1.273.761
61.091
1.182.279
33.818
591.886
46.095
1.118.434
425.307
536.106
8.158
20.104
71.734
383.053
145.769
747.887
6.838
45.664
43.741
1.126.476
371
147.112
13.325
537.770
198.204
142.974
33.640
4.181
158.428
408
8.562
3.480
253
49.394
4.755
1.224
436.725
18.523
533.203
6.640
2.852.370
1.033
2.170.206
1.774
123.154
1.101
478.922
73.837
119.934
347
73.404
Sofferenze
Incagli
Esposizioni
scadute
423.119
ESPOSIZIONI CREDITIZIE PER CASSA VERSO CLIENTELA: DINAMICA DELLE RETTIFICHE DI VALORE COMPLESSIVE
Causali/Categorie
A.
B.
B.1
B.1.bis
B.2
B.3
C.
C.1
C.2
C.2.bis
C.3
C.4
C.5
D.
Rettifiche complessive iniziali
- di cui: esposizioni cedute non
cancellate
Variazioni in aumento
Rettifiche di valore
Perdite da cessione
Trasferimenti da altre categorie di
esposizioni deteriorate
Altre variazioni in aumento
Variazioni in diminuzione
Riprese di valore da valutazione
Riprese di valore da incasso
Utili da cessione
Cancellazioni
Trasferimenti ad altre categorie di
esposizioni deteriorate
Altre variazioni in diminuzione
Rettifiche complessive finali
- di cui: esposizioni cedute non
cancellate
Sofferenze
1.210.118
Incagli
253.254
Esposizioni
ristrutturate
11.314
Esposizioni
scadute
17.676
53.543
12.789
365.380
272.627
11.307
356.013
349.107
28
6.170
3.803
4.636
3.484
3.078
76.409
1.538
2.172
39
5.037
211.252
61.562
20.158
4.739
108.691
5.340
94.822
10.260
2.849
195
1.983
923
458
529
1.113
4.949
2.051
541
248
253
3.027
75.494
72
1.565
13.075
1.364.246
222
514.445
1
15.501
291
17.363
64.834
14.096
5.997
1.854
73
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
ESPOSIZIONI CREDITIZIE PER CASSA VERSO BANCHE: DINAMICA DELLE ESPOSIZIONI DETERIORATE LORDE
Causali/Categorie
A.
B.
B.1
B.2
B.3
C.
C.1
C.2
C.3
C.4
C.4.bis
C.5
C.6
D.
Esposizione lorda iniziale
- di cui: esposizioni cedute non
cancellate
Variazioni in aumento
Ingressi da esposizioni creditizie in
bonis
Trasferimenti da altre categorie di
esposizioni deteriorate
Altre variazioni in aumento
Variazioni in diminuzione
Uscite verso esposizioni creditizie in
bonis
Cancellazioni
Incassi
Realizzi per cessioni
Perdite da cessione
Trasferimenti ad altre categorie di
esposizioni deteriorate
Altre variazioni in diminuzione
Esposizione lorda finale
- di cui: esposizioni cedute non
cancellate
Sofferenze
Incagli
Esposizioni
ristrutturate
Esposizioni
scadute
2.988
145
2.988
145
2.988
145
Non si rilevano rettifiche di valore sulle esposizioni deteriorate per cassa verso banche.
74
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
SEZIONE 6 – RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI RELATIVE
AI
PORTAFOGLI
ASSOGGETTATI
AL
METODO
STANDARDIZZATO
INFORMATIVA QUALITATIVA
Il Gruppo Veneto Banca, ai fini della determinazione delle ponderazioni per il rischio creditizio nell’ambito
del metodo standardizzato, utilizza i rating esterni delle agenzie di rating indipendenti, per misurare il
grado di affidabilità dei diversi prenditori, commisurati alle diverse classi di esposizioni.
Ove le banche non intendano avvalersi della valutazione delle agenzie di rating riconosciute, applicano in
via generale alle esposizioni creditizie un fattore di ponderazione del 100%, fatte salve specifiche
eccezioni, previste dalla già citata normativa di riferimento.
Ai fini del calcolo delle posizioni di rischio ponderate per il rischio di credito e di controparte – metodo
standardizzato, il Gruppo ha scelto di avvalersi delle seguenti agenzie di valutazione del merito di credito
(ECAI):
Rischio di credito
Portafogli
Esposizioni verso Amministrazioni centrali e
banche centrali
Esposizioni verso banche multilaterali di
sviluppo
Esposizioni verso imprese ed altri soggetti
Esposizioni verso Organismi di investimento
collettivo del risparmio (OICR)
ECA/ECAI
Caratteristiche dei
rating (*)
DBRS Ratings Limited
Unsolicited
Standard & Poor’s
Moody’s (**)
Standard & Poor’s
Moody’s (**)
Standard & Poor’s
Moody’s (**)
(*) Solicited rating: il rating rilasciato sulla base di una richiesta del soggetto e verso un corrispettivo.
(**) Moody’s utilizzata solo dal Gruppo Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni spa (BIM)
Cartolarizzazioni
Posizioni verso le cartolarizzazioni aventi un
rating a breve termine
Posizioni verso le cartolarizzazioni diverse da
quelle aventi un rating a breve termine
Standard & Poor’s
Moody’s
Fitch
Standard & Poor’s
Moody’s
Fitch
Solicited
Solicited
Solicited
75
INFORMATIVA QUANTITATIVA
RISCHIO DI CREDITO E DI CONTROPARTE: DISTRIBUZIONE DELLE ESPOSIZIONI PER CLASSE DI MERITO CREDITIZIO E PER CLASSE REGOLAMENTARE DI ATTIVITÀ – ESPOSIZIONI
“CON” ATTENUAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO
Metodo standardizzato
Portafogli standard
2%
20%
35%
50%
Fattore di ponderazione
75%
100%
4.841.931
848.565
790
7.387
150%
1.267
250%
370%
1250%
51.224
Altre
ponderazioni
5.214
2.624
88.783
19.471
1.280.231
375.205
41.177
8.273.040
257
4.225.250
15.241
1.814.960
45.253
8.318.550
24.815
4.250.065
54.150
54.150
5.750.709
1.941.245
7.691.954
50
285.037
2.078.303
285.087
1.667.934
3.746.237
8.587
8.587
446.177
272.383
5.128.638
88.783
867
90.922
1.446.431
5.748.201
10.802
19.471
14.323
Totale
5.750.709
48.987
2.372.875
4.225.250
1.002.655
17.626
12.995.203
Fonte: Base segnaletica 1 – Voce 36526 – Sottovoci 02-29 e 36536.20. Tipo importo 83, campo 1136 per distribuzione ponderazioni.
64.231
1.678.045
115.456
510.408
60.880
60.880
13.382
108.814
212.719
1.289.287
327.230
34.074.989
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
Esposizioni verso
Amministrazioni Centrali
e Banche Centrali
Esposizioni verso
Organismi del settore
Pubblico
Esposizioni verso
Amministrazioni
Regionali o autorità
locali
Esposizioni verso
Banche Multilaterali di
Sviluppo
Esposizioni verso
Organizzazioni
Internazionali
Esposizioni verso
Intermediari vigilati
Esposizioni verso
Imprese ed altri
soggetti
Esposizioni al dettaglio
Esposizioni sotto forma
di obbligazioni bancarie
garantite
Esposizioni Garantite da
Immobili
Esposizioni Verso
Organismi di
Investimento Collettivo
del Risparmio (OICR)
Esposizioni in stato di
default
Esposizioni ad Alto
Rischio
Esposizioni in strumenti
di capitale
Altre esposizioni
Cartolarizzazioni
Totale
0%
76
RISCHIO DI CREDITO E DI CONTROPARTE: DISTRIBUZIONE DELLE ESPOSIZIONI PER CLASSE DI MERITO CREDITIZIO E PER CLASSE REGOLAMENTARE DI ATTIVITÀ:– ESPOSIZIONI
“SENZA” ATTENUAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO
Metodo standardizzato
Portafogli standard
0%
2%
20%
35%
Fattore di ponderazione
50%
75%
100%
4.725.471
848.565
32.384
15.754
150%
1.267
250%
370%
1.250%
51.224
Altre
ponderazioni
5.214
2.624
57.194
2.070.292
325.454
61.566
470.559
12.485.885
257
7.401.309
15.241
3.274.319
45.253
13.001.954
24.815
7.426.124
54.150
54.150
5.760.914
1.958.079
7.718.993
50
783.468
2.214.513
783.518
1.830.175
4.044.688
8.587
8.587
446.177
272.730
4.998.201
801.767
520
90.922
2.305.462
5.631.741
50.762
57.194
801.767
Totale
5.760.914
48.987
2.348.324
7.871.868
1.002.655
17.626
17.863.077
Fonte: Base Segnaletica 1 – Voce 36526 (sottovoci 02-29) e 36536.20. Tipo importo 215, campo 1136 per distribuzione ponderazioni.
64.231
1.840.287
115.456
510.408
60.880
60.880
13.382
108.814
212.719
1.289.287
327.230
44.178.955
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
Esposizioni verso
Amministrazioni Centrali
e Banche Centrali
Esposizioni verso
Organismi del settore
Pubblico
Esposizioni verso
Amministrazioni
Regionali o autorità
locali
Esposizioni verso
Banche Multilaterali di
Sviluppo
Esposizioni verso
Organizzazioni
Internazionali
Esposizioni verso
Intermediari vigilati
Esposizioni verso
Imprese ed altri
soggetti
Esposizioni al dettaglio
Esposizioni sotto forma
di obbligazioni bancarie
garantite
Esposizioni Garantite da
Immobili
Esposizioni Verso
Organismi di
Investimento Collettivo
del Risparmio (OICR)
Esposizioni in stato di
default
Esposizioni ad Alto
Rischio
Esposizioni in strumenti
di capitale
Altre esposizioni
Cartolarizzazioni
Totale
77
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
SEZIONE 8 – TECNICHE DI ATTENUAZIONE DEL RISCHIO DI
CREDITO
INFORMATIVA QUALITATIVA
Politiche di compensazione
Il Gruppo non applica processi di compensazione delle esposizioni a rischio di credito con partite di segno
opposto in ambito di bilancio o “fuori bilancio”, per quanto concerne il portafoglio commerciale. Il Gruppo
adotta invece politiche di riduzione del rischio di controparte con controparti istituzionali, stipulando
accordi di compensazione e accordi di collateralizzazione, sia per derivati che per repurchase agreement.
Politiche e processi della Gestione delle Garanzie Reali
Il Gruppo Veneto Banca ha posto in essere i requisiti previsti dalle Nuove Disposizioni di Vigilanza
Prudenziale ai fini del riconoscimento degli effetti di attenuazione del rischio prodotti dalla presenza di
garanzie reali a protezione del credito.
Per le Banche operanti nel territorio nazionale il Gruppo ha adottato l’approccio Standardized con
l’utilizzo di Credit Risk Mitigation con metodo integrale.
L’erogazione del credito con acquisizione di garanzie reali è soggetta a specifiche misure di controllo,
differenziate per la tipologia di garanzia, applicate in sede di erogazione e di monitoraggio. In via
generale si possono individuare due principali tipologie di garanzie reali, sia per volumi di credito sia per
numerosità della clientela, soggette a normativa differenti: Ipoteca e Pegno (Denaro e Titoli).
In merito al rispetto dei requisiti organizzativi principali per l’attenuazione del rischio è stata assicurata:
presenza di un sistema informativo a supporto delle fasi del ciclo di vita della garanzia (acquisizione,
valutazione, monitoraggio, rivalutazione, escussione);
indipendenza del rischio di insolvenza del cliente (rating interno) dalla presenza di Garanzie Reali.
La conformità della contrattualistica ai requisiti dell’eleggibilità per la certezza giuridica e dell’opponibilità
è garantita dalla certificazione della Direzione della Capogruppo, che cura tra l’altro l’efficienza dei
processi/attività per l’escussione ed il recupero delle garanzie.
Il calcolo dell’ammissibilità delle garanzie reali viene determinata dal sistema sulla base dei dati
elementari delle garanzie registrati nel Sistema Informativo.
In particolare per le garanzie pignoratizie ciò viene determinato dai sistemi di segnalazione che
provvedono anche ai calcoli relativi ai requisiti patrimoniali, mentre per le garanzie ipotecarie dal S.I.
interno (Integratore).
Al fine di limitare i rischi residuali (cessazione o insussistenza del valore della protezione) le Banche
operanti nel territorio nazionale del Gruppo Veneto Banca richiedono che:
nel caso di garanzia ipotecaria, l’acquisizione del diritto sia accompagnata dalla sottoscrizione di
adeguate polizze assicurative contro il rischio di danni sul bene oggetto della garanzia e perizia
effettuata da tecnici di fiducia esterni alla filiera della valutazione del merito creditizio;
nel caso di pegno, in presenza di svalutazione del bene in pegno sia ricostituito il valore originario
(garantendo la continuità della garanzia attraverso documenti modificativi/integrativi della garanzia
originaria), mentre in caso di estinzione del titolo è richiesta la canalizzazione del rimborso presso la
Banca (riscossione).
Il Gruppo Veneto Banca ha identificato un set di forme tecniche (differenziate per finalità del
finanziamento/tipologia di clientela) per le quali sono ammesse le garanzie ipotecarie. All’interno del
sistema informativo la proposta di finanziamento di una di tali forme innesca la richiesta delle
informazioni di dettaglio sulle caratteristiche dell’immobile oggetto della garanzia (identificazione,
valutazione) da acquisire obbligatoriamente prima della delibera dell’affidamento.
L’importo della garanzia viene caricata al valore reale del momento (perizia su immobile, valore di
mercato del titolo). Successivamente è prevista una attività automatica di monitoraggio del valore.
In fase di delibera, per il calcolo delle competenze deliberative, il sistema considera come garantita solo
la parte di fido assistita dal valore del bene al netto dello scarto (rappresenta la volatilità del valore del
titolo). La presenza di Garanzie reali non altera la valutazione del rischio di insolvenza del cliente,
tuttavia ha effetti sull’iter e sulle competenze deliberative in quanto le concessioni di credito con rischio
attenuato sono soggette ad autonomie differenziate.
Nel caso particolare dei mutui alla clientela Retail la concessione del credito è canalizzata su percorsi di
erogazione specifici, caratterizzati da standardizzazione del processo valutativo/istruttorio, all’interno dei
quali i criteri di assunzione sono definiti attraverso l’applicazione di parametri specifici validi per tutte le
78
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
Banche operanti nel territorio nazionale.
Il processo si compone di diverse fasi:
controlli di coerenza formale e di importo con le garanzie proposte in fase i delibera:
o
per le garanzie pignoratizie il sistema verifica automaticamente anche la congruità/compatibilità
dei titoli presenti nel dossier a garanzia con la tipologia di garanzia proposta in delibera,
controllando inoltre il suo importo con il valore di mercato aggiornato dei titoli;
o
per le garanzie ipotecarie il sistema riverifica la presenza dei requisiti identificativi obbligatori e
la presenza della valutazione peritale;
conferma della garanzia. L’attività di carico rende operativo il finanziamento.
scarico garanzia.
E’ attivo, come accennato precedentemente, un sistema di monitoraggio del valore delle garanzie reali in
base alle quotazioni di mercato che innescano adempimenti operativi di valutazione del rischio di credito.
Per le operazioni di pegno tale monitoraggio avviene mensilmente sia per i titoli in dossier a garanzia
che per il denaro presso la Banca.
Per ogni tipologia di garanzia pignoratizia soggetta a rischi di mercato o di cambi, nel Gruppo Veneto
Banca è prevista una percentuale di tolleranza di oscillazione del valore del bene, determinata in
funzione della volatilità del valore del titolo (“% scarto”).
Per le ipoteche su beni immobili la verifica del valore, e quindi della sua rivalutazione, avviene con
periodicità annuale per gli immobili non residenziali ed almeno una volta ogni tre anni per cespiti
residenziali, in base ai valori medi di mercato determinati con metodi statistici da operatori specializzati
del settore.
In tutti i casi, qualora si registrasse una diminuzione rilevante del valore dell’immobile oppure qualora le
condizioni di mercato fossero soggette a variazioni significative, viene svolta una stima da parte di un
perito indipendente.
Per le esposizioni di importo superiore a 3 milioni di Euro o al 5% dei Fondi Propri della Banca, la
valutazione del valore dell’immobile è comunque rivista da parte di un perito indipendente almeno ogni
tre anni.
Garanzie Reali accettate dalle Banche del Gruppo Veneto Banca operanti nel territorio
nazionale
Le banche del Gruppo Veneto Banca operanti nel territorio nazionale accettano diversi strumenti a
protezione del credito riassumibili nelle categorie di:
ipoteche su beni immobili;
pegno denaro depositato presso la Banca;
pegno Titoli e Fondi Comuni depositati presso la Banca;
pegno denaro depositato presso altre Banche;
pegno Titoli e Fondi Comuni depositati presso altre Banche;
ipoteche si beni Mobili;
pegno di altri diritti (Polizze Assicurative);
pegno su crediti;
pegno su merci;
altre forme di garanzie reale (Assicurazioni, Fondi di Garanzia).
Ad oggi le prime tre casistiche rappresentano la maggioranza delle garanzie assunte a presidio dei rischi
creditizi e garantiscono l’applicazione delle regole di attenuazione dei rischi di credito secondo le Nuove
Disposizioni di Vigilanza.
INFORMATIVA QUANTITATIVA
La tavola seguente mostra il valore delle esposizioni coperte da garanzie reali e personali, al netto degli
scarti prudenziali, suddivise per portafoglio di segnalazione, come identificato dalla vigente normativa di
vigilanza.
In particolare rilevano le sole garanzie che, a seguito del rispetto di una serie di requisiti stabiliti nelle
disposizioni di vigilanza, siano ammesse tra le tecniche di mitigazione del rischio, nell’ambito del metodo
standardizzato. Le esposizioni sono al netto delle rettifiche di volatilità previste dalla normativa
prudenziale. Non sono presenti garanzie rappresentate da derivati creditizi. Nel computo delle garanzie
reali finanziarie assumono rilevanza preminente i depositi ricevuti per operazioni di pronti contro
termine.
79
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
RISCHIO DI CREDITO E DI CONTROPARTE: DISTRIBUZIONE DELLE ESPOSIZIONI COPERTE DA GARANZIE REALI E
PERSONALI PER CLASSI REGOLAMENTARI DI ATTIVITÀ
Metodo standardizzato
Portafoglio
(classe regolamentare di attività)
Esposizioni verso Amministrazioni Centrali e Banche
Centrali
Esposizioni verso Organismi del settore Pubblico
Esposizioni verso Amministrazioni Regionali o
autorità locali
Esposizioni verso Banche Multilaterali di sviluppo
Esposizioni verso Organizzazioni Internazionali
Esposizioni verso Intermediari vigilati
Esposizioni verso Imprese e altri soggetti
Esposizioni al dettaglio
Esposizioni sotto forma di obbligazioni bancarie
garantite
Esposizioni garantite da immobili
Esposizioni verso organismi di investimento
collettivo del risparmio (OICR)
Esposizioni in stato di default
Esposizioni ad Alto Rischio
Esposizioni in strumenti di capitale
Altre esposizioni
Cartolarizzazioni
Totale
Garanzie
reali
finanziarie
Garanzie
personali
19
1.536.463
752.071
312.649
Totale
19
7.193
217.999
794
473.888
1.536.463
759.263
530.648
794
473.888
18.143
17.146
35.289
3.093.234
243.131
3.336.365
Fonte: Base Segnaletica 1 – Voce 36528 – Sottovoci 02-19– Tipo importo 85 (garanzie reali finanziarie), 86 (garanzie personali, Campo
1130 (Portafogli SA)
80
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
SEZIONE 9 – RISCHIO DI CONTROPARTE
INFORMAZIONE QUALITATIVA
Il Gruppo pone attenzione al monitoraggio del rischio di controparte inteso come la possibilità che la
controparte di una transazione, avente ad oggetto determinati strumenti finanziari, risulti inadempiente
prima del regolamento della stessa. Si tratta di una particolare fattispecie del rischio di credito, che
genera una perdita se le transazioni poste in essere con una determinata controparte hanno un valore
positivo al momento dell’insolvenza. A differenza del rischio di credito generato da un finanziamento,
dove la probabilità di perdita è unilaterale in quanto in capo alla sola banca erogante, il rischio di
controparte crea, di regola, un rischio di perdita di tipo bilaterale.
Sulla falsariga delle disposizioni normative, il Gruppo basa la propria modalità di rilevazione sulla
metodologia “del valore corrente”. Tale metodologia, in estrema sintesi, consiste nella determinazione
dell’esposizione corrente e potenziale attraverso la modalità standard regolamentare, utilizzando il valore
di mercato come esposizione attuale dello strumento e l’add-on (l’ammontare potenziale di perdita)
regolamentare per rappresentare, in modo semplificato, proprio l’esposizione potenziale futura.
Sotto il profilo gestionale è stato definito un sistema per il presidio dello stesso che si esplicita, con
riguardo alle posizioni in derivati OTC negoziati con la clientela corporate, nell’applicazione di add-on
funzionali per la gestione del rischio dell’esposizione della clientela e per quanto riguarda la mitigazione
del rischio nei confronti di Controparti Istituzionali, nell’applicazione di accordi bilaterali di marginazione
(Credit Support Annex).
Per quanto concerne l’operatività con la clientela in derivati OTC, l’istruttoria creditizia e la contestuale
analisi della solvibilità del cliente ha l’obiettivo di valutare l’ammontare elargibile da imputare alla linea di
credito assegnata al cliente stesso.
Nel momento in cui il cliente sceglie di acquisire un derivato OTC di tasso di interesse o di tasso di
cambio, il Risk Management della Capogruppo comunica alla Direzione Centrale Crediti della Capogruppo
l’ammontare potenziale di perdita (“add on”) nel quale il cliente può incorrere. Immediatamente la linea
di credito del cliente viene “assorbita” da questo ammontare che funge da cuscinetto con l’obiettivo di
far rientrare, con un’accettabile confidenza, le oscillazioni del mark to market giornaliero del derivato
stesso.
L’ammontare potenziale di perdita viene calcolata come 4 volte il VaR decadale al 99% di confidenza su
scenario storico. Di conseguenza, ci si attende che copra al 99% le perdite potenziali in un arco
temporale pari a circa 6 mesi.
Contestualmente il Risk Management della Capogruppo calcola giornalmente il fair value del derivato
(mark to market).
La Direzione Crediti è informata giornalmente, per mezzo di procedure automatiche implementate dalla
Finanza di Gruppo, di eventuali sforamenti rispetto alla perdita potenziale prevista. Se dovesse accadere
(è possibile in quanto il derivato ha spesso una vita residua superiore ai 6 mesi, le volatilità e altri fattori
di rischio possono mutare sensibilmente, ecc.) la Direzione Crediti, dopo aver valutato i margini di
solvibilità del cliente, assieme alla Direzione Commerciale, stabilisce le azioni da intraprendere.
Le operazioni in derivati OTC con controparti istituzionali sono invece gestite con accordi bilaterali
finalizzati a ridurre l’esposizione creditizia.
Il C.S.A. (Credit Support Annex) si presenta come un’appendice all’ISDA Master Agreement, il contratto
quadro che regola le operazioni in strumenti finanziari derivati. Questo accordo comporta, a fronte di
un’operatività in derivati OTC, uno scambio di garanzie finanziarie, consentendo una riduzione del rischio
(Risk Mitigation) in caso di default, e di conseguenza, un minor ricorso alle linee di credito aperte.
Lo scambio bilaterale di garanzie avviene a fronte di un’esposizione (Net Exposure Adjusted), il cui
valore viene calcolato giornalmente, basandosi sui valori di mercato dei derivati in oggetto. Attualmente,
la garanzia consiste in un deposito di denaro contante (Cash).
L’esposizione viene monitorata secondo le modalità stabilite in ciascun contratto C.S.A., calcolando per
ogni posizione aperta il valore di mercato (è utilizzato il modulo Collateral Management di Murex). La
risultante (netting) di questo processo di compensazione determina il valore dell’esposizione netta.
Le parti del contratto stabiliscono una soglia (Threshold Amount) al di sotto della quale l’esposizione
resta a carico di ciascuna controparte. Se invece, l’esposizione risulta superiore alla threshold stabilita, si
procederà con la Margin Call. Per evitare di dover regolare cifre poco significative, le parti stabiliscono un
importo minimo di trasferimento (Minimum Transfer Amount).
In caso di contestazione dell’importo reclamato, si dovrà notificare il proprio dissenso alla controparte e
si procederà alla disputa. Sulla base delle verifiche che ne discenderanno, la parte cui compete
l’integrazione delle garanzie effettuerà il trasferimento spettante.
81
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
A partire dal 1° gennaio 2013, oltre al requisito di insolvenza connesso al rischio creditizio di
controparte, è richiesto un requisito patrimoniale aggiuntivo a copertura del rischio di perdite dovute
all’impatto della variazione dei prezzi di mercato sul rischio di controparte atteso dei derivati OTC. Tali
perdite sono note come rettifiche di valore della componente creditizia o credit value adjustment (CVA).
La metodologia di calcolo del requisito patrimoniale CVA Risk è differenziato a seconda che le banche
adottino modelli interni o modelli standard per il calcolo dei requisiti patrimoniali a fronte del rischio di
controparte e del rischio specifico di tasso di interesse dei titoli di debito nell’ambito dei rischi di
mercato.
L’approccio seguito dal gruppo Veneto Banca, che adotta il requisito patrimoniale standardizzato, è
illustrato di seguito.
Il requisito K è determinato da:
dove:
2,33
Impostazione di una costante: corrisponde all’intervallo di confidenza al 99% nel calcolo
del VaR.
Radq(h)
Orizzonte temporale impostato a 1.
Mi
wi
EADtotal
Calcolata come media delle scadenze residue ponderata con i nozionali di ciascun
contratto soggetto ai requisiti di rischio di controparte in essere con detta controparte.
L'accordo sul capitale del 2006, al paragrafo 320, consente alle banche di utilizzare la vita
residua in assenza di un modello per il calcolo dell'effective maturity.
Impostazione della tabella dei rating predefinita nel documento di Basilea. In caso di
assenza di rating, il peso è impostato a 1 (pari al rating BBB).
Calcolata come somma algebrica di ciascun valore corrente (mark to market + add-on
"equivalente creditizio"), considerando sia i valori positivi che negativi. Tali valori sono poi
scontati con il fattore di sconto specificato nella normativa. L’esposizione viene scontata
applicando il fattore di sconto.
Fattore di sconto.
Bi
Calcolata come media delle vite residue ponderate con i nozionali di ciascun CDS single
name acquistato di copertura relativo all’esposizione verso una medesima controparte.
L'accordo sul capitale del 2006, al paragrafo 320, consente alle banche di utilizzare la vita
residua in assenza di un modello per il calcolo dell'effective maturity.
E’ il nozionale del CDS single name acquistato di copertura scontato per il fattore di sconto
indicato sopra.
0,75
Costante
0,50
Costante
E’ il peso relativo ai contratti Index CDS acquistati per la copertura del totale del
portafoglio di derivati OTC.
E’ la media delle vite residue ponderate con i nozionali degli Index CDS acquistati a
copertura del portafoglio di derivati OTC.
E’ il nozionale degli Index CDS di protezione acquistati ponderati per il fattore di sconto
indicato in precedenza.
M ihedge
wind
M ind
Bind
Otre al CVA Risk che viene considerato come requisito ulteriore di patrimonio a Pillar 2 in ottica
prudenziale, il Gruppo calcola anche l’Accounting CVA quale impatto a conto economico di maggiore
accantonamento per i rischi di controparte rispettando le regole contabili IAS/IFRS.
82
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
83
INFORMATIVA QUANTITATIVA
DERIVATI FINANZIARI: FAIR VALUE LORDO POSITIVO – RIPARTIZIONE PER PRODOTTI
Fair value positivo
Totale 31/12/2014
Portafogli/Tipologie derivati
Over the
counter
A.
a)
b)
c)
d)
e)
f)
g)
B.
a)
b)
c)
d)
e)
f)
g)
C.
a)
b)
c)
d)
e)
f)
g)
Portafoglio di negoziazione di
vigilanza
Opzioni
Interest rate swap
Cross currency swap
Equity swap
Forward
Futures
Altri
Portafoglio bancario - di
copertura
Opzioni
Interest rate swap
Cross currency swap
Equity swap
Forward
Futures
Altri
Portafoglio bancario – altri
derivati
Opzioni
Interest rate swap
Cross currency swap
Equity swap
Forward
Futures
Altri
Totale
Totale 31/12/2013
Controparti
Centrali
Over the
counter
Controparti
Centrali
221.724
857
213.389
3.466
113.928
88.706
854
129.601
63.783
3.443
3
19.161
23
769
17.436
885
844
104.238
91.127
104.102
91.127
136
5.923
10.178
5.923
6.870
3.308
331.885
857
314.694
3.466
DERIVATI FINANZIARI OTC – PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE DI VIGILANZA E
PORTAFOGLIO BANCARIO: VALORI NOZIONALI, FAIR VALUE LORDI POSITIVI E NEGATIVI
PER CONTROPARTI – CONTRATTI NON RIENTRANTI IN ACCORDI DI COMPENSAZIONE
Contratti non rientranti in
accordi di compensazione
1.
2.
3.
4.
Titoli di debito e tassi
d’interesse
- valore nozionale
- fair value positivo
- fair value negativo
- esposizione futura
Titoli di capitale e indici
azionari
- valore nozionale
- fair value positivo
- fair value negativo
- esposizione futura
Valute e oro
- valore nozionale
- fair value positivo
- fair value negativo
- esposizione futura
Altri valori
- valore nozionale
- fair value positivo
- fair value negativo
- esposizione futura
Governi e
banche
centrali
Altri enti
pubblici
Banche
Società
finanziarie
Società di
assicurazione
Imprese
non
finanziarie
Altri
soggetti
435.967
192
11.820
50
124.836
8.549
1
730
1.858.761
74.880
86
8.022
4.768
113
12.463
885
50.662
1.744
756
2.251
28.139
987
384.303
10.694
3.306
10.454
478.619
4.221
4.462
4.663
132.003
2.354
487
1.310
473.979
5.362
13.078
4.220
356.810
7.335
6.631
3.386
232
3
12
11
5.306
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
84
DERIVATI CREDITIZI OTC: FAIR VALUE LORDO POSITIVO – RIPARTIZIONE PER PRODOTTI
Fair value positivo
Portafogli/Tipologie derivati
A.
a)
b)
c)
d)
B.
a)
b)
c)
d)
Portafoglio di negoziazione di vigilanza
Credit default products
Credit spread products
Total rate of return swap
Altri
Portafoglio bancario
Credit default products
Credit spread products
Total rate of return swap
Altri
Totale
Totale
31/12/2014
614
613
Totale
31/12/2013
545
527
1
18
614
545
DERIVATI CREDITIZI OTC: FAIR VALUE LORDI (POSITIVI E NEGATIVI) PER CONTROPARTI
– CONTRATTI NON RIENTRANTI IN ACCORDI DI COMPENSAZIONE
Contratti non rientranti in
accordi di compensazione
Governi e
banche
centrali
Altri enti
pubblici
Banche
Negoziazione di vigilanza
1.
Acquisto protezione
- valore nozionale
- fair value positivo
- fair value negativo
- esposizione futura
2.
Vendita protezione
- valore nozionale
- fair value positivo
- fair value negativo
- esposizione futura
Portafoglio bancario
1.
Acquisto di protezione
- valore nozionale
- fair value positivo
- fair value negativo
2.
Vendita protezione
- valore nozionale
- fair value positivo
- fair value negativo
Società
finanziarie
Società di
assicurazione
Imprese
non
finanziarie
150
1
1.626
DERIVATI CREDITIZI: VALORI NOZIONALI DI FINE PERIODO E MEDI
Categorie di operazioni
1.
a)
b)
c)
d)
2.
a)
b)
c)
d)
Acquisti di protezione
Credit default products
Credit spread products
Total rate of return swap
Altri
Portafoglio di negoziazione di
vigilanza
su più
su un singolo
soggetti
soggetto
(basket)
Portafoglio bancario
su un
singolo
soggetto
su più
soggetti
(basket)
27.500
150
Totale 31/12/2014
27.650
Valori medi
Totale 31/12/2013
Vendite di protezione
Credit default products
Credit spread products
Total rate of return swap
Altri
80.584
65.500
Totale 31/12/2014
13.000
Valori medi
Totale 31/12/2013
58.500
13.000
RISCHIO DI CONTROPARTE: EAD E VALORE DELLE GARANZIE REALI AMMESSE A
Altri
soggetti
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
MITIGAZIONE DEL RISCHIO
Derivati
1.1
1.2
Operazioni SFT
Contratti derivati e operazioni con
regolamento a lungo termine
Totale 31/12/2014
Valore EAD
Valore garanzie
reali
2.139.344
-
290.279
-
2.429.623
-
Fonte: Base segnaletica 1 – Voci 36526 – Sottovoce 55 (tipo importo 080) e sottovoce 57 (tipo importo 220)
DERIVATI FINANZIARI - PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE DI VIGILANZA: VALORI
NOZIONALI DI FINE PERIODO E MEDI
Totale 31/12/2014
Attività sottostanti/Tipologie derivati
1.
a)
b)
c)
d)
e)
2.
a)
b)
c)
d)
e)
3.
a)
b)
c)
d)
e)
4.
5.
Titoli di debito e tassi di
interesse
Opzioni
Swap
Forward
Futures
Altri
Titoli di capitale e indici
azionari
Opzioni
Swap
Forward
Futures
Altri
Valute e oro
Opzioni
Swap
Forward
Futures
Altri
Merci
Altri sottostanti
Totale
Valori medi
Over the
counter
6.518.135
Controparti
Centrali
47.458
624.282
5.893.853
Totale 31/12/2013
Over the
counter
6.822.453
Controparti
Centrali
20.049
768.661
6.053.792
500
46.958
3.426
16.623
1.507.689
12.378
1.342.783
85.788
1.454.043
41.183
11.022
1.330.320
83.090
2.698
1.356
12.463
10.598.432
9.499.824
12.463
8.536.059
6.815.793
1.098.608
1.720.266
77.063
15.762
18.701.319
15.789.590
59.836
158.656
16.717.057
13.536.626
105.837
135.072
85
86
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
DERIVATI FINANZIARI - PORTAFOGLIO BANCARIO: VALORI NOZIONALI DI FINE PERIODO E
MEDI
Di copertura
Totale 31/12/2014
Attività sottostanti/Tipologie derivati
1.
a)
b)
c)
d)
e)
2.
a)
b)
c)
d)
e)
3.
a)
b)
c)
d)
e)
4.
5.
Titoli di debito e tassi di
interesse
Opzioni
Swap
Forward
Futures
Altri
Titoli di capitale e indici
azionari
Opzioni
Swap
Forward
Futures
Altri
Valute e oro
Opzioni
Swap
Forward
Futures
Altri
Merci
Altri sottostanti
Totale
Valori medi
Over the
counter
Controparti
Centrali
Totale 31/12/2013
Over the
counter
5.684.038
6.360.814
5.684.038
4.000
6.356.814
Controparti
Centrali
35.907
35.907
5.719.945
8.298.919
6.360.814
8.224.762
Altri derivati
Totale 31/12/2014
Attività sottostanti/Tipologie derivati
1.
a)
b)
c)
d)
e)
2.
a)
b)
c)
d)
e)
3.
a)
b)
c)
d)
e)
4.
5.
Titoli di debito e tassi di
interesse
Opzioni
Swap
Forward
Futures
Altri
Titoli di capitale e indici
azionari
Opzioni
Swap
Forward
Futures
Altri
Valute e oro
Opzioni
Swap
Forward
Futures
Altri
Merci
Altri sottostanti
Totale
Valori medi
Over the
counter
Controparti
Centrali
Totale 31/12/2013
Over the
counter
237.662
622.593
237.662
350.000
272.593
Controparti
Centrali
1
1
20.020
87.386
20.020
87.386
14
14
870
870
257.682
4.902.433
710.849
4.897.513
15
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
87
DERIVATI FINANZIARI E CREDITIZI OTC: FAIR VALUE NETTI ED ESPOSIZIONE FUTURA PER
CONTROPARTI
Governi e
banche
centrali
1.
2.
3.
Accordi bilaterali
derivati finanziari
- fair value positivo
- fair value negativo
- esposizione futura
- rischio di controparte
netto
Accordi bilaterali
derivati creditizi
- fair value positivo
- fair value negativo
- esposizione futura
- rischio di controparte
netto
Accordi “cross product”
- fair value positivo
- fair value negativo
- esposizione futura
- rischio di controparte
netto
Altri enti
pubblici
Banche
57.485
525.108
45.098
4.085
1.816
7.062
Società
finanziarie
2.133
18.903
13.535
Società di
assicurazione
Imprese
non
finanziarie
784
901
Altri
soggetti
84
164
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
SEZIONE 10 – OPERAZIONI DI CARTOLARIZZAZIONE
INFORMAZIONE QUALITATIVA
Le operazioni di cartolarizzazione effettuate nel periodo compreso tra il 2003 e la chiusura dell’esercizio
hanno permesso al Gruppo una sostanziale diversificazione delle fonti di provvista. Fino al 2008 la
discesa degli spread corrisposti al mercato a fronte della sottoscrizione dei titoli emessi ha contribuito a
consolidare e sviluppare il ricorso a questa tipologia di funding. Quelle effettuate recentemente, con
esclusione delle operazioni residenziali del 2011 e 2014, hanno invece permesso l’emissione di titoli che,
sottoscritti dalla Capogruppo, sono risultati eligibili presso la Banca Centrale e sono stati quindi utilizzati
come fonte di rifinanziamento.
Le attività cartolarizzate sono state rappresentate da crediti performing (in generale mutui ipotecari) e le
operazioni sono state tutte inquadrate come cessioni pro-soluto tradizionali ai sensi della Legge
130/1999. Nel 2009 e nel 2012 sono state portate a termine anche due cartolarizzazione di posizioni
creditizie non performing che presentavano almeno una linea di credito munita di garanzia ipotecaria.
I rischi connessi a tali operazioni hanno natura prevalentemente creditizia.
Periodicamente, ovvero in coincidenza con ogni rendiconto trimestrale/semestrale, vengono predisposte
delle analisi al fine di monitorare l’andamento delle cartolarizzazioni. In tali report vengono descritte le
performance, durante il relativo “collection period”, dei portafogli ceduti, fornendo inoltre il dettaglio di
tutti i flussi correlati alle operazioni.
Viene infine elaborata, alle stesse date, una sintesi dell’evoluzione storica delle attività cedute.
Una specifica relazione trimestrale/semestrale, che riassume quanto avvenuto nei collection period e
riprende quanto specificato negli investor reports, viene portata all’esame degli organi sociali che
vengono, pertanto, costantemente informati sui rischi connessi a tali operazioni.
Le attività cartolarizzate sono riportate nel bilancio degli originator secondo due differenti modalità
connesse alla diversa normativa contabile sull’argomento.
Per la cartolarizzazione 2009 riguardante i crediti non performing si è proceduto alla completa
derecognition delle attività cedute, in quanto i relativi rischi di credito sottostanti non sono riconducibili
alla Banca, non detenendo la stessa alcun titolo Junior riferito a tale operazione di cartolarizzazione.
Tutte le altre cartolarizzazioni non hanno caratteristiche tali da consentire la cancellazione dal bilancio
delle attività cedute, per cui il rischio di credito è tuttora incluso nel valore dei crediti non ancora
rimborsati. La non cancellazione dei mutui cartolarizzati e la riclassifica degli stessi tra i “crediti verso
clientela” è avvenuta per il loro importo integrale in quanto il Gruppo ha mantenuto tutti i rischi ed i
benefici, non essendosi modificata sostanzialmente l’esposizione alla variabilità ed alle tempistiche dei
flussi finanziari netti delle attività trasferite. In particolare, stanti le caratteristiche tecniche
dell’operazione posta in essere, la mancata derecognition è principalmente legata alla concessione della
linea di credito subordinata, al meccanismo dell’excess spread ed alla stipula dei contratti swap.
La presenza di prestiti subordinati forniti alle società veicolo e la sottoscrizione di titoli senior e junior
(seppure effettuate) non compare, pertanto, nel bilancio redatto secondo i principi IAS/IFRS, che vedono
la società originator dell’operazione e la società veicolo come un’unica entità contabile.
Ogni SPV è stata, fin dall’inizio della cartolarizzazione, immunizzata dal rischio di tasso con appositi
contratti di swap effettuati con controparti dotate di appropriato rating.
L’importo nozionale di tali swap è collegato al debito residuo dei crediti presenti nei portafogli delle
diverse società. Tali derivati verranno automaticamente estinti alla chiusura delle operazioni.
I risultati economici delle diverse cartolarizzazioni sono esplicitati, sotto la linea, nei prospetti di bilancio
redatti dalle SPV.
Nel conto economico consolidato appaiono le commissioni di servicing relative all’operazione del
dicembre 2009 “BVG Credit Finance”.
Non avendo il Gruppo provveduto alla cancellazione delle poste finanziarie generatrici, l’effetto reddituale
delle cartolarizzazioni è integralmente ricondotto alle poste economiche originali.
Veneto Banca effettua per conto di Claris ABS 2011, Claris Finance 2005, Claris Finance 2006, Claris
Finance 2007, Claris Finance 2008, Claris RMBS 2011, Claris RMBS 2014 e BVG Credit Finance il servizio
di gestione, amministrazione e incasso dei mutui/crediti ceduti. Inoltre, ha prestato il servizio di
gestione, amministrazione e incasso dei crediti ceduti per conto di Claris SME 2011 e Claris RMBS 2013
fino al momento in cui si è conclusa l’operazione di cartolarizzazione.
La controllata BancApulia, invece, effettua il servizio di gestione, amministrazione e incasso dei crediti
ceduti per conto di Apulia Finance n. 2, Apulia Finance n. 4, Apulia Mortgages Finance n. 3.
Fin dalla prima operazione, le società che svolgono attività di servicer si sono dotate di un autonomo
88
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
sistema organizzativo che consente la completa separazione degli incassi sulle attività cartolarizzate. La
società, pertanto, rimane l'unica controparte del cliente, pur agendo in nome e per conto del veicolo. In
tale contratto, detto "di servicing", è previsto anche il servizio di gestione del contenzioso.
Tutta l’attività di monitoraggio dell’evoluzione del credito e relativi rischi, è effettuata con le medesime
modalità con le quali vengono gestiti i crediti non ceduti.
Un particolare presidio organizzativo è stato inoltre approntato per valutare l’esposizione al rischio
residuale rappresentata dai titoli Junior e dai prestiti subordinati concessi alle società veicolo (S.P.V.).
89
Servicer
Veneto Banca scpa
Veneto Banca scpa
Veneto Banca scpa
Veneto Banca scpa
Veneto Banca scpa
Veneto Banca scpa
Veneto Banca scpa
Veneto Banca scpa
BancApulia spa
BancApulia spa
BancApulia spa
BancApulia spa
Società
veicolo
Claris ABS 2011
Claris Finance 2005
Claris Finance 2006
Claris Finance 2007
Claris Finance 2008
Claris RMBS 2011
Claris RMBS 2014
BVG Credit Finance
Apulia Finance n. 2 srl
Apulia Mortgages Finance
n. 3 srl
Apulia Finance n. 4 srl
Apulia Finance n. 4 srl II
Attività cartolarizzate
(dato di fine periodo)
Deteriorate
3.349
11.485
8.749
12.352
16.040
2.065,34
In bonis
Incassi crediti
realizzati nell'anno
Deteriorate
1.572.762
92.480
109.680
149.784
218.706
926.042
571.577
In bonis
Quota percentuale dei titoli rimborsati (dato di fine periodo)
Senior
Mezzanine
Junior
Attività
Attività in
Attività
Attività in
Attività
Attività in
deteriorate
bonis
deteriorate
bonis
deteriorate
bonis
260.550
18.351
18.336
28.951
41.950
137.118
25.996
27%
42%
16%
26%
42%
108.814
3.596
23.684
5.995
732
5.432
95%
7.762
47.050
1.368
7.746
91%
12.782
18.105
121.423
160.326
1.843
1.532
19.997
19.193
75%
68%
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
90
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
Per le operazioni di cartolarizzazioni, il Gruppo si è avvalso di diverse società veicolo (SPV) costituite ai
sensi della Legge 130/1999.
Veneto Banca, e le altre banche controllate del Gruppo, per quanto di rispettiva pertinenza, hanno messo
a disposizione di ciascuna società veicolo una linea di credito con lo scopo di fornire un supporto di
liquidità al pagamento degli interessi dei titoli e delle spese di gestione.
Per garantire le società veicolo dai rischi connessi all’oscillazione dei tassi, attesa la diversità tra i
parametri di indicizzazione applicati sui singoli finanziamenti rispetto a quello stabilito per i titoli emessi,
sono state inoltre effettuate delle operazioni di swap tra Veneto Banca e la società veicolo stessa, con
l’appoggio di controparti estere.
A tutela della separatezza contabile la gestione dei documenti è stata affidata, in outsourcing, a società
dotate di sistemi informatici autonomi e delle necessarie competenze necessarie alla gestione delle
problematiche specifiche delle SPV, così come previsto dalla Legge 130 del 1999.
Le operazioni in essere alla fine dell’esercizio sono le seguenti:
Operazioni
Anno
Società veicolo in full recognition (consolidate)
Apulia Finance n. 2 srl
2003
Apulia Mortgages Finance n. 3 srl
2004
Apulia Finance n. 4 srl
2005
Claris Finance 2005 srl
2005
Claris Finance 2006 srl
2006
Claris Finance 2007 srl
2007
Claris Finance 2008 srl
2008
Claris RMBS 2011 srl
2011
Claris ABS 2011 srl
2011
Claris SME 2012 srl
2012
Aries SPV srl
2012
Claris RMBS 2014 srl
2014
Amministrazione
Securitisation Services (Gruppo
Securitisation Services (Gruppo
Securitisation Services (Gruppo
FIS (Gruppo Ernst&Young)
Securitisation Services (Gruppo
Securitisation Services (Gruppo
Securitisation Services (Gruppo
Securitisation Services (Gruppo
Securitisation Services (Gruppo
Securitisation Services (Gruppo
Securitisation Services (Gruppo
Securitisation Services (Gruppo
Finint)
Finint)
Finint)
Finint)
Finint)
Finint)
Finint)
Finint)
Finint)
Finint)
Finint)
Si riporta di seguito un’informativa sulle operazioni di cartolarizzazione che hanno interessato il Gruppo
Veneto Banca.
Cartolarizzazione Agosto 2003
Nell'esercizio 2003 BancaApulia spa ha concluso un’operazione di cartolarizzazione di un portafoglio di
mutui ipotecari in bonis per un importo complessivo pari ad Euro 170 milioni, che sono stati ceduti ad un
prezzo pari al valore del debito residuo in linea capitale esistente al momento della cessione, addizionato
delle quote interessi su rate scadute e non pagate, nonché del rateo interessi maturato e non pagato alla
data di valutazione del portafoglio.
A fronte del portafoglio ceduto sono stati emessi da parte della “Apulia Finance n. 2 srl”, società veicolo
acquirente del portafoglio ceduto, titoli Asset Backed per complessivi Euro 174,744 milioni, così ripartiti:
Classe
A
B
C
D
Rating
(S&P / Fitch)
AAA / AAA
AAA / AAA
BBB / BBB+
unrated
Ammontare
(in Euro)
153.000.000
6.790.000
9.840.000
5.114.000
Ammontare residuo
al 31/12/2014
(in Euro)
6.702.624
6.790.000
9.840.000
5.114.000
Le tre tranche di titoli rated sono denominate in Euro e prevedono cedole trimestrali a tasso variabile ed
un piano di rimborso su base sequenziale, correlato agli incassi sul portafoglio di crediti sottostante.
I titoli di classe A, B e C, quotati presso la Borsa Valori del Lussemburgo, sono stati collocati presso
investitori istituzionali.
Le obbligazioni di classe D sono denominate in Euro, non hanno un rating ufficiale ed il rendimento,
determinato in via residuale, è corrisposto solo nella misura in cui gli incassi dal portafoglio ceduto
eccedono l’ammontare delle spese e degli esborsi correlati alle obbligazioni di classe superiore.
BancApulia ha sottoscritto fin dall’origine i titoli della classe D, mentre ha riacquistato successivamente i
titoli della classe B e C.
Alla data del 31 dicembre 2014 il valore di bilancio dei crediti residui è pari ad Euro 27,4 milioni.
Cartolarizzazione Ottobre 2004
Nell'esercizio 2004 BancaApulia spa ha effettuato un’operazione di cartolarizzazione di un portafoglio di
crediti in bonis per un importo complessivo pari ad Euro 241 milioni, che sono stati ceduti ad un prezzo
pari al valore del debito residuo in linea capitale esistente al momento della cessione.
A fronte del portafoglio ceduto sono stati emessi da parte della “Apulia Mortgages Finance n. 3 srl”,
società veicolo acquirente del portafoglio ceduto, titoli Asset Backed per complessivi Euro 243,75 milioni,
così ripartiti:
91
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
Classe
A
B
C
D
Rating
(S&P / Fitch
/ Moody’s)
AAA / AAA / Aaa
AAA / AA / A1
BBB / BBB / Baa2
unrated
Ammontare
(in Euro)
211.400.000
11.000.000
12.700.000
8.650.000
Ammontare residuo
al 31/12/2014
(in Euro)
18.578.276
11.000.000
12.700.000
8.650.000
Le tre tranche di titoli rated sono denominate in Euro e prevedono cedole trimestrali a tasso variabile ed
un piano di rimborso su base sequenziale, correlato agli incassi sul portafoglio di crediti sottostante.
I titoli di classe A, B e C, quotati presso la Borsa Valori del Lussemburgo, sono stati collocati presso
investitori istituzionali.
Le obbligazioni di classe D sono denominate in Euro, non hanno un rating ufficiale ed il rendimento,
determinato in via residuale, è corrisposto solo nella misura in cui gli incassi dal portafoglio ceduto
eccedono l’ammontare delle spese e degli esborsi correlati alle obbligazioni di classe superiore.
BancApulia ha sottoscritto fin dall’origine i titoli della classe D, mentre ha riacquistato successivamente i
titoli della classe B e C.
Alla data del 31 dicembre 2014 il valore di bilancio dei crediti residui è pari ad Euro 55,4 milioni.
Cartolarizzazione Giugno 2005
Nell'esercizio 2005 Veneto Banca, in collaborazione con la controllata Banca di Bergamo (poi fusa in
Veneto Banca), ha concluso un’operazione di cartolarizzazione di un portafoglio di crediti ipotecari e
fondiari in bonis per un importo complessivo pari, rispettivamente, ad Euro 383,184 milioni e ad Euro
92,830 milioni.
A fronte del portafoglio ceduto sono stati emessi da parte della “Claris Finance 2005 srl”, società veicolo
acquirente del portafoglio ceduto, titoli Asset Backed per complessivi Euro 476,014 milioni, così ripartiti:
Classe
A
B
C1
C2
Rating
(S&P /
Moody’s)
AAA / Aaa
A / A1
unrated
unrated
Ammontare
(in Euro)
442.700.000
23.800.000
7.659.262
1.854.268
Ammontare residuo
al 31/12/2014
(in Euro)
53.248.970
23.800.000
7.659.262
1.854.268
Le due tranche di titoli rated sono denominate in Euro e prevedono cedole trimestrali a tasso variabile ed
un piano di rimborso su base sequenziale, correlato agli incassi sul portafoglio di crediti sottostante.
I titoli di classe A e B, quotati presso la Borsa Valori del Lussemburgo, sono stati collocati presso
investitori istituzionali.
Le obbligazioni di classe C1 e C2 sono denominate in Euro, non hanno un rating ufficiale ed il
rendimento, determinato in via residuale, è corrisposto solo nella misura in cui gli incassi dal portafoglio
ceduto eccedono l’ammontare delle spese e degli esborsi correlati alle obbligazioni di classe superiore.
Alla data del 31 dicembre 2014 il valore di bilancio dei crediti residui è pari ad Euro 103,2 milioni.
Cartolarizzazione Luglio 2006
Nel corso dell’esercizio 2006, Veneto Banca ha effettuato una cartolarizzazione di mutui ipotecari per
complessivi Euro 299,8 milioni che sono stati ceduti ad un prezzo pari al valore del debito residuo in
linea capitale esistente al momento della cessione (1° luglio 2006).
L’operazione, che ha ottenuto il rating sul tranching da parte di Standard & Poor’s, è stata finalizzata
all’emissione di quattro differenti titoli:
Classe
A1
A2
B
C
Rating (S&P)
AAA
AAA
BBB+
unrated
Ammontare
(in Euro)
220.000.000
17.000.000
60.000.000
2.850.000
Ammontare residuo
al 31/12/2014
(in Euro)
35.204.487
4.863.835
60.000.000
2.850.000
I titoli di classe A1 sono stati sottoscritti a fermo da BEI, mentre quelli di classe A2, B e C sono stati
sottoscritti da Veneto Banca o da società del Gruppo Veneto Banca.
L’operazione ha carattere revolving e prevede che, con frequenza semestrale per i primi quattro anni di
vita dell’operazione, Veneto Banca sostituisca il capitale rimborsato con mutui aventi le medesime
caratteristiche.
I titoli rated prevedono cedole semestrali a tasso variabile ed un piano di rimborso che, a partire dal 4°
anno successivo all’emissione, seguirà il debito residuo dei mutui in essere.
A garanzia del puntuale pagamento degli interessi e dell’integrale rimborso dei titoli senior e mezzanine,
è stato inoltre concesso alla SPV “Claris Finance 2006 srl” un prestito subordinato di Euro 5,94 milioni.
Alla data del 31 dicembre 2014 il valore di bilancio dei crediti residui è pari ad Euro 117,8 milioni.
92
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
Cartolarizzazione Ottobre 2006
Nel corso dell’esercizio 2006, BancApulia ha concluso una cartolarizzazione di mutui ipotecari in bonis.
L’operazione, iniziata nel marzo del 2005, ha interessato crediti per complessivi Euro 405 milioni e le
cessioni sono avvenute, fino alla data del 17 maggio 2006, a favore del “veicolo ponte“ Apulia Finance n.
3 srl per poi essere a loro volta cedute alla società veicolo Apulia Finance n. 4 srl, costituta ai sensi della
Legge 130/99. Successivamente, in data 6 ottobre 2006, BancApulia ha ceduto direttamente ad Apulia
Finance n. 4 srl un’ulteriore tranche di crediti pari ad Euro 117 milioni.
Si riepilogano di seguito le cessioni effettuate:
•
16 marzo 2005 Euro 108,9 milioni a Apulia Finance n. 3 srl;
•
15 luglio 2005 Euro 32,2 milioni a Apulia Finance n. 3 srl;
•
16 novembre 2005 Euro 32,3 milioni a Apulia Finance n. 3 srl;
•
17 febbraio 2006 Euro 43 milioni a Apulia Finance n. 3 srl;
•
17 maggio 2006 Euro 72 milioni a Apulia Finance n. 3 srl;
•
6 ottobre 2006 Euro 117 milioni a Apulia Finance n. 4 srl.
A fronte del portafoglio ceduto sono stati emessi da parte della “Apulia Finance n. 4 srl”, società veicolo
acquirente del portafoglio ceduto, titoli Asset Backed per complessivi Euro 391,250 milioni, così ripartiti:
Classe
A
B
C
D
Rating
(Fitch /
Moody’s)
AAA / Aaa
A / Aa1
BBB / A2
Unrate
Ammontare
(in Euro)
346.900.000
11.300.000
19.100.000
13.950.000
Ammontare residuo
al 31/12/2014
(in Euro)
85.595.459
11.300.000
19.100.000
13.950.000
BancApulia detiene nel proprio portafoglio i titoli della classe B, C e D.
Alla data del 31 dicembre 2014 il valore di bilancio dei crediti residui è pari ad Euro 134,6 milioni.
Cartolarizzazione Gennaio 2007
Nel corso dell’esercizio 2007, Veneto Banca, in collaborazione con l’allora Banca Meridiana (ora
BancApulia) e Banca di Bergamo (poi fusa in Veneto Banca), ha effettuato una cartolarizzazione di mutui
ipotecari per complessivi 517 milioni di Euro che sono stati ceduti ad un prezzo pari al valore del debito
residuo in linea capitale esistente al momento della cessione (1° gennaio 2007).
A fronte del portafoglio ceduto sono stati emessi da parte della “Claris Finance 2007 srl”, società veicolo
acquirente del portafoglio ceduto, titoli Asset Backed per complessivi Euro 517,03 milioni, così ripartiti:
Classe
A
B
C
D1
D2
D3
Rating
(S&P / Fitch)
Ammontare
(in Euro)
AAA / AAA
AA / AA
BBB / BBB
unrated
unrated
unrated
488.600.000
6.450.000
13.200.000
5.594.316
1.343.022
1.838.141
Ammontare residuo
al 31/12/2014
(in Euro)
150.657.729
6.450.000
13.200.000
5.594.316
1.343.022
1.838.141
I titoli di classe A, B e C sono denominati in Euro e prevedono il pagamento di una cedola trimestrale a
tasso variabile ed un piano di rimborso su base sequenziale, correlato agli incassi sul portafoglio
sottostante. Tali obbligazioni, quotate presso la Borsa Valori di Dublino (Irlanda), sono state collocate
presso investitori istituzionali.
I titoli di classe D1, D2, D3 sono denominati in Euro e non hanno un rating ufficiale. Il loro rendimento è
determinato in via residuale ed è corrisposto solo nella misura in cui gli incassi del portafoglio ceduto
eccedono l’ammontare delle spese e degli esborsi correlati alle obbligazioni di classe superiore.
Alla data di cartolarizzazione
Numero mutui
Numero mutuatari
Debito residuo linea capitale
(in migliaia di Euro)
Importo medio mutuo
(in migliaia di Euro)
Importo massimo mutuo
(in migliaia di Euro)
Veneto
Banca spa
(ora Veneto
Banca scpa)
2.659
2.635
Banca di
Bergamo
(ora Veneto
Banca scpa)
611
609
Banca
Meridiana
(ora
BancApulia)
1.369
1.366
329.910
78.974
108.141
517.025
124
129
79
111
1.151
774
665
1.151
Totale
4.639
4.610
Alla data del 31 dicembre 2014 il valore di bilancio dei crediti residui è pari ad Euro 201,3 milioni.
93
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
Cartolarizzazione Giugno 2008
Nel corso dell’esercizio 2008, la controllata Veneto Banca spa (poi fusa in Veneto Banca), unitamente
alla Banca Popolare di Intra spa (poi fusa in Veneto Banca), ha effettuato una cartolarizzazione di mutui
ipotecari per complessivi Euro 592,249 milioni. L’operazione ha riguardato sia finanziamenti residenziali
che commerciali pari rispettivamente a Euro 439 milioni ed Euro 153 milioni. La cessione, avvenuta ad
un prezzo pari al valore del debito residuo in linea capitale, si è perfezionata in data 10 giugno 2008 con
effetti economici e giuridici dal 1° maggio 2008.
A fronte del portafoglio ceduto sono stati emessi da parte della “Claris Finance 2008 srl”, società veicolo
acquirente del portafoglio ceduto, titoli Asset Backed per complessivi Euro 592,249 milioni, come di
seguito suddivisi:
Classe
A
B
C1
C2
Rating
(S&P / Fitch)
Ammontare
(in Euro)
AA- / AAA
BBB / BBB
unrated
unrated
492.350.000
44.450.000
41.059.039
14.389.822
Ammontare residuo
al 31/12/2014
(in Euro)
108.966.186
44.450.000
41.059.039
14.389.822
I titoli di classe A e B sono denominati in Euro e prevedono il pagamento di una cedola semestrale a
tasso variabile ed un piano di rimborso su base sequenziale, correlato agli incassi sul portafoglio
sottostante a partire da dicembre 2009. Tali obbligazioni, quotate presso la Borsa Valori di Dublino
(Irlanda), sono state inizialmente sottoscritte dalla capogruppo Veneto Banca ed utilizzate per operazioni
di pronti conto termine presso la Banca Centrale Europea. Successivamente sono state cedute ad
investitori istituzionali nell’ultimo trimestre del 2013.
I titoli di classe C1, C2, rispettivamente sottoscritti da Veneto Banca SpA e Banca Popolare di Intra
(quindi ora in portafoglio di Veneto Banca dopo l’operazione di fusione), sono denominati in Euro e non
sono stati oggetto di rating. Il loro rendimento è determinato in via residuale ed è corrisposto solo nella
misura in cui gli incassi del portafoglio ceduto eccedono l’ammontare delle spese e degli esborsi correlati
alle obbligazioni di classe superiore.
La tabella sotto riportata riepiloga la composizione del portafoglio ceduto.
Alla data di cartolarizzazione
2.375
2.352
Banca
Popolare di
Intra
(ora Veneto
Banca scpa)
1.142
1.044
438.916
153.333
592.249
185
134
160
1.973
1.358
1.973
Veneto
Banca spa
(ora Veneto
Banca scpa)
Numero mutui
Numero mutuatari
Debito residuo linea capitale
(in migliaia di Euro)
Importo medio mutuo
(in migliaia di Euro)
Importo massimo mutuo
(in migliaia di Euro)
Totale
3.517
3.396
Alla data del 31 dicembre 2014 il valore di bilancio dei crediti residui è pari ad Euro 233,7 milioni.
Cartolarizzazione Luglio 2008
Nel mese di maggio 2008 bancApulia ha concluso una operazione di autocartolarizzazione cedendo un
portafoglio crediti composto da mutui ipotecari in bonis per un importo di Euro 378 milioni.
Il regolamento ed il perfezionamento dell’operazione sono avvenuti nel successivo mese di luglio. La
contropartita della cessione è stata regolata con l’emissione delle notes da parte della “Apulia Finance n.
4 srl” interamente sottoscritte dall’originator bancApulia. Parte delle notes di classe A sono peraltro state
cedute sul mercato nel corso del mese di gennaio 2014.
Su tale operazioni BancApulia non ha rilevato utili o perdite in quanto la cessione è avvenuta alla pari
con un prezzo pari ad Euro 378 milioni.
Classe
A
B
Rating
(S&P /
Moody’s)
AA- / Aaa
unrated
Ammontare
(in Euro)
319.850.000
58.550.000
Ammontare residuo
al 31/12/2014
(in Euro)
100.707.267
58.550.000
I titoli di classe A e B sono quotati presso la Borsa Valori del Lussemburgo e prevedono il pagamento di
una cedola semestrale a tasso variabile ed un piano di rimborso su base sequenziale, correlato agli
incassi sul portafoglio di crediti sottostante.
Le obbligazioni di classe B sono denominate in Euro, non hanno un rating ufficiale ed il loro rendimento è
determinato in via residuale e corrisposto solo nella misura in cui gli incassi del portafoglio ceduto
eccedono l’ammontare delle spese e degli esborsi correlati alle obbligazione di classe superiore.
94
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
L’operazione è completata da un contratto di swap tra la società veicolo e BNP Paribas al fine di coprire il
rischio di tasso derivante dalla diversa indicizzazione e periodicità tra gli interessi sui mutui cartolarizzati
e gli interessi pagati sui titoli obbligazionari emessi.
Tale contratto prevede che le controparti regolino, con periodicità semestrale, il differenziale dei tassi
come sopra esposto, calcolato sulla media dell’importo nominale del capitale residuo dei mutui alla data
di inizio e fine di ogni periodo di riferimento.
Analogo contratto, di segno contrario, è stato sottoscritto tra BNP e BancApulia.
Il servizio di gestione, amministrazione e incasso dei mutui ed il servizio di gestione del contenzioso è
affidato a BancApulia.
Alla data del 31 dicembre 2014 il valore di bilancio dei crediti residui è pari ad Euro 179,1 milioni.
Cartolarizzazione Novembre 2008
Nel mese di novembre 2008 bancApulia ha concluso una seconda operazione di autocartolarizzazione.
Tale operazione ha avuto un periodo di warehousing iniziato nel 2007 con la cessione di mutui
residenziali in bonis alla società veicolo ponte “Apulia Finance n. 3 srl”. Nel settembre del 2008 i crediti
residui sono stati trasferiti al veicolo definitivo “Apulia Finance n. 4 srl” e nel successivo mese di
novembre l’operazione si è perfezionata con l’emissione delle notes.
Nello specifico:
luglio 2007: BancApulia ha ceduto ad Apulia Finance n. 3 srl mutui in bonis per un importo pari
a Euro 129,9 milioni;
ottobre 2007: BancApulia ha ceduto ad Apulia Finance n. 3 srl un ulteriore portafoglio di mutui
in bonis per un importo pari a Euro 77,5 milioni;
gennaio 2008: BancApulia ha ceduto ad Apulia Finance n. 3 srl un ulteriore portafoglio di mutui
in bonis per un importo pari ad Euro 95,5 milioni;
settembre 2008: l’importo residuo dei crediti cartolarizzati pari ad Euro 256 milioni sono stati
ceduti dal veicolo provvisorio Apulia Finance n. 3 srl al veicolo definitivo Apulia Finance n. 4 srl;
settembre 2008: BancApulia ha ceduto, ad Apulia Finance n. 4 srl l’ultimo portafoglio di mutui
in bonis per un importo pari ad Euro 56,5 milioni.
Alla definizione dell’operazione i crediti in capo alla società Apulia Finance n. 4 ammontavano a Euro 310
milioni. Le caratteristiche principali dei crediti cartolarizzati sono:
mutui garantiti da un'ipoteca di primo grado "economico";
mutui nei quali il rapporto tra la somma originariamente finanziata e il valore dell'immobile
ipotecato (come riportati nel relativo Contratto di Mutuo) non sia superiore all'80%;
mutui il cui ammontare dovuto in linea capitale, esclusi gli interessi maturati, non sia superiore
a Euro 500.000,00.
A fronte del portafoglio ceduto sono stati emessi da parte della società veicolo acquirente del portafoglio
ceduto, titoli Asset Backed per complessivi Euro 312,55 milioni, come di seguito suddivisi:
Classe
A
B
Rating
(S&P /
Moody’s)
AA / Aaa
unrated
Ammontare
(in Euro)
288.450.000
24.100.000
Ammontare residuo
al 31/12/2014
(in Euro)
127.420.915
24.100.000
Le notes emesse dalla società veicolo sono state interamente sottoscritte da BancApulia.
I titoli di classe A e B sono quotati presso la Borsa Valori del Lussemburgo e prevedono il pagamento di
una cedola semestrale a tasso variabile ed un piano di rimborso su base sequenziale, correlato agli
incassi sul portafoglio di crediti sottostante.
Le obbligazioni di classe B sono denominate in Euro, non hanno un rating ufficiale ed il loro rendimento è
determinato in via residuale e corrisposto solo nella misura in cui gli incassi del portafoglio ceduto
eccedono l’ammontare delle spese e degli esborsi correlati alle obbligazione di classe superiore.
L’operazione è completata da un contratto di swap tra la società veicolo e BNP Paribas al fine di coprire il
rischio di tasso derivante dalla diversa indicizzazione e periodicità tra gli interessi sui mutui cartolarizzati
e gli interessi pagati sui titoli obbligazionari emessi.
Tale contratto prevede che le controparti regolino, con periodicità semestrale, il differenziale dei tassi
come sopra esposto, calcolato sulla media dell’importo nominale del capitale residuo dei mutui alla data
di inizio e fine di ogni periodo di riferimento.
Analogo contratto, di segno contrario, è stato sottoscritto tra BNP e BancApulia.
Il servizio di gestione, amministrazione e incasso dei mutui ed il servizio di gestione del contenzioso è
affidato a BancApulia.
Alla data del 31 dicembre 2014 il valore di bilancio dei crediti residui è pari ad Euro 162,7 milioni.
Cartolarizzazione Dicembre 2009 “non performing loans”
Nel corso dell’esercizio 2009, le controllate Veneto Banca spa, Banca Popolare di Intra spa (poi
incorporate in Veneto Banca scpa) e Banca Meridiana spa hanno effettuato una cartolarizzazione di
crediti non performing, che presentavano almeno una linea di credito munita di garanzia ipotecaria, per
95
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
complessivi nominali Euro 262,8 milioni. L’operazione ha riguardato sia finanziamenti residenziali che
commerciali pari rispettivamente, per le tre banche, ad Euro 91,7 milioni, Euro 25,8 milioni ed Euro
145,3 milioni. La cessione si è perfezionata in data 15 dicembre 2009 con effetti economici e giuridici dal
30 novembre 2009, ed è avvenuta al prezzo complessivo di Euro 195,5 milioni.
A fronte del portafoglio ceduto sono stati emessi da parte della “BVG Credit Finance srl”, società veicolo
acquirente del portafoglio ceduto, titoli Asset Backed per complessivi Euro 195,6 milioni, come di seguito
suddivisi:
Classe
Rating
A
B
C
unrated
unrated
unrated
Ammontare
(in Euro)
167.700.000
13.700.000
14.200.000
Ammontare residuo
al 31/12/2014
(in Euro)
156.569.416
13.700.000
14.200.000
I titoli di classe A, sottoscritti dalla Capogruppo Veneto Banca, sono denominati in Euro e prevedono il
pagamento di una cedola semestrale a tasso fisso ed un piano di rimborso su base sequenziale, correlato
agli incassi sul portafoglio sottostante a partire da luglio 2011.
I titoli di classe B e C sono stati ceduti ad un investitore istituzionale. Il loro rendimento è corrisposto
solo nella misura in cui gli incassi del portafoglio ceduto eccedono l’ammontare delle spese e degli
esborsi correlati alle obbligazioni di classe superiore.
Tutte le suddette obbligazioni non sono state oggetto di rating e non risultano quotate presso nessun
mercato regolamentato.
La tabella sotto riportata riepiloga la composizione del portafoglio originariamente ceduto.
Alla data di cartolarizzazione
220
92
Banca
Popolare di
Intra
(ora Veneto
Banca scpa)
593
91.697
25.805
145.285
262.787
417
280
245
290
9.131
3.330
14.070
14.070
Veneto
Banca spa
(ora Veneto
Banca scpa)
Numero debitori
Debito residuo
(in migliaia di Euro)
Importo medio debitore
(in migliaia di Euro)
Importo massimo debitore
(in migliaia di Euro)
Banca
Meridiana
(ora
BancApulia)
Totale
905
Cartolarizzazione Marzo 2011
Nel corso dell’esercizio 2011, Veneto Banca ha effettuato una cartolarizzazione di mutui ipotecari
residenziali per complessivi 1.343,85 milioni di Euro che sono stati ceduti ad un prezzo pari al valore del
debito residuo in linea capitale esistente al momento della cessione (1° marzo 2011).
A fronte del portafoglio ceduto sono stati emessi da parte della “Claris RMBS 2011 srl”, società veicolo
acquirente del portafoglio ceduto, titoli Asset Backed per complessivi Euro 1.354,388 milioni, così
ripartiti:
Classe
A1
A2
A3
B
Rating
(Fitch /
Moody’s)
AAA / Aaa
AAA / Aaa
AAA / Aaa
unrated
Ammontare
(in Euro)
175.000.000
385.000.000
591.200.000
203.188.000
Ammontare residuo
al 31/12/2014
(in Euro)
149.735.404
591.200.000
203.188.000
I titoli di classe A1, A2 e A3 sono denominati in Euro e prevedono il pagamento di una cedola trimestrale
a tasso variabile ed un piano di rimborso su base sequenziale, correlato agli incassi sul portafoglio
sottostante. Tali obbligazioni sono quotate presso la Borsa Valori di Dublino (Irlanda). Le notes di classe
A1 e A2 sono state collocate presso investitori istituzionali, mentre quelle di classe A3 sono state
sottoscritte dalla capogruppo Veneto Banca ed utilizzate per operazioni di rifinanziamento.
I titoli di classe B sono denominati in Euro e non hanno un rating ufficiale. Il loro rendimento è
determinato in via residuale ed è corrisposto solo successivamente al rimborso integrale delle notes di
classe superiore.
96
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
Alla data di cartolarizzazione
Numero mutui
Numero mutuatari
Debito residuo linea capitale
(in migliaia di Euro)
Importo medio mutuo
(in migliaia di Euro)
Importo massimo mutuo
(in migliaia di Euro)
Veneto
Banca
12.354
12.353
1.343.850
109
1.349
Alla data del 31 dicembre 2014 il valore di bilancio dei crediti residui è pari ad Euro 928,8 milioni.
Cartolarizzazione Febbraio 2012
Nel mese di novembre 2011, Veneto Banca, in collaborazione con BancApulia e con Carifac (poi fusa per
incorporazione nella capogruppo Veneto Banca nel corso del 2013), ha impostato un’operazione di
cartolarizzazione di mutui ipotecari per complessivi Euro 2.616,58 milioni che sono stati ceduti ad un
prezzo pari al valore del debito residuo in linea capitale esistente al momento della cessione (1°
novembre 2011).
A fronte del portafoglio ceduto sono stati emessi a febbraio 2012 da parte della “Claris ABS 2011 srl”,
società veicolo acquirente del portafoglio ceduto, titoli Asset Backed per complessivi Euro 2.616,58
milioni, così ripartiti:
Classe
A
B1
B2
B3
Rating
(Moody’s /
DBRS)
Aaa / AAA
unrated
unrated
unrated
Ammontare
(in Euro)
1.962.400.000
432.629.000
143.275.000
78.274.000
Ammontare residuo
al 31/12/2014
(in Euro)
1.295.463.093
432.629.000
143.275.000
78.274.000
I titoli di classe A sono denominati in Euro e prevedono il pagamento di una cedola trimestrale a tasso
variabile ed un piano di rimborso su base sequenziale, correlato agli incassi sul portafoglio sottostante.
Tali obbligazioni, quotate presso la Borsa Valori di Dublino (Irlanda), sono state sottoscritte dalla
capogruppo Veneto Banca. Le notes di classe A potranno dunque essere utilizzate per operazioni di
pronti conto termine presso la Banca Centrale Europea. Tali notes sono peraltro state cedute sul mercato
nel corso dei mesi di giugno e novembre 2014.
I titoli di classe B, sempre denominati in Euro, non oggetto di rating, sono stati sottoscritti da Veneto
Banca (B1), BancApulia (B2) e Carifac (B3). Il loro rendimento è determinato in via residuale ed è
corrisposto solo successivamente al rimborso integrale delle notes di classe superiore.
La tabella sotto riportata riepiloga la composizione del portafoglio ceduto.
Alla data di cartolarizzazione
Numero mutui
Numero mutuatari
Debito residuo linea capitale
(in migliaia di Euro)
Importo medio mutuo
(in migliaia di Euro)
Importo massimo mutuo
(in migliaia di Euro)
14.501
14.161
6.003
5.929
Carifac
(ora Veneto
Banca scpa)
3.446
3.321
1.730.428
573.068
313.081
2.616.577
119
95
91
109
4.473
4.909
2.057
4.909
Veneto
Banca
BancApulia
Totale
23.950
23.411
Alla data del 31 dicembre 2014 il valore di bilancio dei crediti residui è pari ad Euro 2.015,3 milioni.
Cartolarizzazione Febbraio 2014
Nel corso dell’esercizio 2014, Veneto Banca, in collaborazione con BancApulia, ha perfezionato
un’operazione di cartolarizzazione di mutui ipotecari concessi a privati per complessivi Euro 860,05
milioni (rispettivamente, Euro 625,79 milioni ed Euro 234,26 milioni) che sono stati ceduti ad un prezzo
pari al valore del debito residuo in linea capitale esistente al momento della cessione (1° febbraio 2014).
A fronte del portafoglio ceduto sono stati emessi da parte della “Claris RMBS 2014 srl”, società veicolo
acquirente del portafoglio ceduto, titoli Asset Backed per complessivi Euro 881,3 milioni, così ripartiti:
97
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
Classe
A1
A2
J1
J2
Rating
(Fitch /
DBRS)
AA+ / AAA
AA+ / AAA
unrated
unrated
Ammontare
(in Euro)
550.000.000
155.000.000
48.000.000
128.250.000
Ammontare residuo
al 31/12/2014
(in Euro)
477.528.420
155.000.000
48.000.000
128.250.000
I Titoli di Classe A sono denominati in Euro e prevedono il pagamento di una cedola trimestrale a tasso
variabile ed un piano di rimborso su base sequenziale, correlato agli incassi sul portafoglio sottostante.
Tali obbligazioni sono quotate presso la Borsa Valori di Dublino (Irlanda). Le notes di classe A1 sono
state collocate presso investitori istituzionali, mentre quelle di classe A2 sono state sottoscritte dalle
banche originator in proporzione al portafoglio ceduto.
I titoli di Classe J1 e J2, sempre denominati in Euro e privi di rating ufficiale, sono stati sottoscritti da
Veneto Banca (J2) e BancApulia (J1). Il loro rendimento è determinato in via residuale ed è corrisposto
solo successivamente al rimborso integrale delle notes di classe superiore.
La tabella che segue riepiloga la composizione del portafoglio ceduto:
Alla data di cartolarizzazione
Numero mutui
Numero mutuatari
Debito residuo linea capitale
(in migliaia di Euro)
Importo medio mutuo
(in migliaia di Euro)
Importo massimo mutuo
(in migliaia di Euro)
Veneto
Banca
6.025
5.994
BancApulia
Totale
2.648
2.628
8.673
8.622
625.790
234.259
860.049
103
88
99
2.000
1.200
2.000
Alla data del 31 dicembre 2014 il valore di bilancio dei crediti residui era pari ad Euro 791,8 milioni.
Cartolarizzazioni Luglio e Dicembre 2012
Oltre alle cartolarizzazioni “tradizionali”, il Gruppo Veneto Banca ha effettuato altre due operazioni di
cartolarizzazione cosiddette “auto-cartolarizzazioni”.
L’informativa su queste viene riportata nella presente Parte E al punto 1.3 Gruppo bancario – Rischio di
liquidità, come previsto dalle disposizioni di Banca d’Italia.
OPERAZIONI DI AUTOCARTOLARIZZAZIONE
Nell’anno 2012 il Gruppo ha perfezionato due operazioni di cessione tramite apposite società veicolo
procedendo alla sottoscrizione integrale delle notes emesse a fronte dei crediti ceduti (c.d. “autocartolarizzazioni).
Cartolarizzazione Luglio 2012
Nel mese di luglio 2012, Veneto Banca, in collaborazione con BancApulia e con Carifac (poi fusa per
incorporazione nella capogruppo Veneto Banca nel corso del 2013), ha allestito un’operazione di
cartolarizzazione di mutui ipotecari e non ipotecari per complessivi Euro 1.446,34 milioni
(rispettivamente, Euro 900 milioni, Euro 433,1 milioni ed Euro 113,2 milioni) che sono stati ceduti ad un
prezzo pari al valore del debito residuo in linea capitale esistente al momento della cessione (1° luglio
2012).
A fronte del portafoglio ceduto sono stati emessi ad agosto 2012 da parte della “Claris SME 2012 srl”,
società veicolo acquirente del portafoglio ceduto, titoli Asset Backed per complessivi Euro 1.446,35
milioni, così ripartiti:
Classe
A
B1
B2
B3
Rating
(Moody’s /
DBRS)
Aaa / AAA
unrated
unrated
unrated
Ammontare
(in Euro)
1.041.400.000
252.000.000
121.250.000
31.700.000
Ammontare residuo
al 31/12/2014
(in Euro)
441.293.698
252.000.000
121.250.000
31.700.000
I titoli di classe A sono denominati in Euro e prevedono il pagamento di una cedola semestrale a tasso
variabile ed un piano di rimborso su base sequenziale, correlato agli incassi sul portafoglio sottostante.
Tali obbligazioni, quotate presso la Borsa Valori di Dublino (Irlanda), sono state sottoscritte dalla
capogruppo Veneto Banca. Le notes di classe A potranno dunque essere utilizzate per operazioni di
rifinanziamento presso la Banca Centrale Europea.
98
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
I titoli di classe B, sempre denominati in Euro, non oggetto di rating, sono stati sottoscritti da Veneto
Banca (B1), BancApulia (B2) e Carifac (B3). Il loro rendimento è determinato in via residuale ed è
corrisposto solo successivamente al rimborso integrale delle notes di classe superiore.
La tabella sotto riportata riepiloga la composizione del portafoglio ceduto.
Alla data di cartolarizzazione
6.379
5.601
2.679
1.934
Carifac
(ora Veneto
Banca scpa)
1.049
944
900.003
433.122
113.212
1.446.337
141
162
108
143
5.995
5.475
4.960
5.995
Veneto
Banca
Numero mutui
Numero mutuatari
Debito residuo linea capitale
(in migliaia di Euro)
Importo medio mutuo
(in migliaia di Euro)
Importo massimo mutuo
(in migliaia di Euro)
BancApulia
Totale
10.107
8.479
Alla data del 31 dicembre 2014 il valore di bilancio dei crediti residui è pari ad Euro 788,8 milioni.
Cartolarizzazione Dicembre 2012 “non performing loans”
Nel mese di dicembre 2012, Veneto Banca ha dato corso ad una cartolarizzazione di crediti non
performing, che presentavano almeno una linea di credito munita di garanzia ipotecaria, per complessivi
nominali Euro 133,2 milioni. L’operazione ha riguardato sia finanziamenti residenziali che commerciali.
La cessione si è perfezionata in data 11 dicembre 2012 con effetti economici e giuridici dal 30 novembre
2012, ed è avvenuta al prezzo complessivo di Euro 112,8 milioni.
A fronte del portafoglio ceduto sono stati emessi da parte della “Aries SPV srl”, società veicolo acquirente
del portafoglio ceduto, titoli Asset Backed per complessivi Euro 73,4 milioni, come di seguito suddivisi:
Classe
Rating
A
B
unrated
unrated
Ammontare
(in Euro)
47.700.000
25.700.000
Ammontare residuo
al 31/12/2014
(in Euro)
42.825.880
25.700.000
La differenza tra i titoli ABS emessi ed il valore della cessione rappresenta un credito di Veneto Banca nei
confronti della società veicolo, quale prezzo differito dei crediti ceduti.
Tutti i titoli emessi sono stati sottoscritti dalla Capogruppo Veneto Banca. Gli stessi sono denominati in
Euro e prevedono il pagamento di una cedola semestrale a tasso fisso ed un piano di rimborso su base
sequenziale, correlato agli incassi sul portafoglio sottostante a partire da luglio 2013.
Tutte le suddette obbligazioni non sono state oggetto di rating e non risultano quotate presso nessun
mercato regolamentato.
La tabella sotto riportata riepiloga la composizione del portafoglio originariamente ceduto.
Alla data di cartolarizzazione
Numero debitori
Debito residuo lordo
(in migliaia di Euro)
Debito residuo netto
(in migliaia di Euro)
Importo medio debitore
(in migliaia di Euro)
Importo massimo lordo debitore
(in migliaia di Euro)
Importo massimo netto debitore
(in migliaia di Euro)
Veneto
Banca
351
133.182
112.771
379
4.079
2.763
Alla data del 31 dicembre 2014 il valore di bilancio dei crediti residui è pari ad Euro 84,3 milioni.
99
INFORMAZIONE QUANTITATIVA
Esposizioni derivanti da operazioni di cartolarizzazione distinte per qualità delle attività sottostanti
a)
b)
108.814
910.213
Esposizione netta
Junior
Esposizione lorda
Esposizione netta
Esposizione lorda
Mezzanine
Esposizione netta
64.101
1.661.683
Senior
Esposizione lorda
1.364.257
Esposizione
netta
135.690
Junior
Esposizione
lorda
1.725.784
Mezzanine
Esposizione
netta
1.364.257
Esposizione
netta
135.690
Esposizione
lorda
Esposizione
lorda
47.400
Esposizione
netta
167.700
633.400
1.019.027 47.400
Esposizione
lorda
801.100
Senior
Esposizione
netta
a)
b)
B.
Con attività sottostanti
proprie:
Deteriorate
Altre
Con attività sottostanti a
terzi:
Deteriorate
Altre
Junior
Linee di credito
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
A.
Mezzanine
Esposizione
netta
Qualità attività sottostanti/
Esposizioni
Esposizione
lorda
Senior
Garanzie rilasciate
Esposizione
lorda
Esposizioni per cassa
100
Esposizioni derivanti dalle principali operazioni di cartolarizzazioni “proprie” ripartite per tipologia di attività cartolarizzate e per tipologia di
esposizioni
A.
B.
C.
C.1
C.2
C.3
C.4
C.5
C.6
C.7
C.8
C.9
C.10
C.11
Rettifiche/ripre
se di valore
Junior
Esposizione
netta
Rettifiche/ripre
se di valore
Mezzanine
Esposizione
netta
Rettifiche/ripre
se di valore
Senior
Esposizione
netta
Rettifiche/ripre
se di valore
Junior
Esposizione
netta
Mezzanine
Rettifiche/ripre
se di valore
Rettifiche/ripre
se di valore
Esposizione
netta
Senior
Rettifiche/ripre
se di valore
Valore di
bilancio
Rettifiche/ripre
se di valore
Junior
Linee di credito
108.814
108.814
108.814
910.213
38.837
38.837
135.690
64.863
64.863
88.153
88.153
591.200
591.200
155.000
155.000
37.023
37.023
16.680
16.680
23.706
23.706
30.441
30.441
1.725.783
35.944
35.944
23.065
23.065
41.244
41.244
133.712
133.712
848.100
848.100
306.758
306.758
187.891
187.891
9.595
9.595
18.744
18.744
34.918
34.918
85.813
85.813
21.635
839
839
952
952
1.546
1.546
1.712
1.712
5.881
5.881
2.631
2.631
1.003
1.003
754
754
1.436
1.436
1.803
1.803
3.076
3.076
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
A.1
Oggetto di integrale
cancellazione dal bilancio
BVG – Credit Finance
- Non perfoming loan
Oggetto di parziale
cancellazione dal bilancio
Non cancellate dal bilancio
Claris Finance 2005
- Mutui ipotecari
Claris Finance 2006
- Mutui ipotecari
Claris Finance 2007
- Mutui ipotecari
Claris Finance 2008
- Mutui ipotecari
Claris ABS 2011 srl
- Mutui ipotecari
Claris RMBS 2011
- Mutui ipotecari
Claris RMBS 2014
- Mutui ipotecari
Apulia Finance n. 2
- Mutui ipotecari
Apulia Mortgages Finance n. 3
- Mutui ipotecari
Apulia Finance n. 4
- Mutui ipotecari
Apulia Finance n. 4 II
- Mutui ipotecari
Valore di
bilancio
Valore di
bilancio
Tipologia attività cartolarizzate/
Esposizioni
Mezzanine
Rettifiche/ripre
se di valore
Senior
Garanzie rilasciate
Esposizione
netta
Esposizioni per cassa
101
Esposizioni derivanti dalle principali operazioni di cartolarizzazioni di “terzi” ripartite per tipologia di attività cartolarizzate e per tipologia di esposizioni
A.1
A.2
A.3
Entasi ABN S.1-01/16
Berica 9 RE 11-57 TV
Aurora float eur 17
Linee di credito
Rettifiche/ripre
se di valore
Junior
Esposizione
netta
Rettifiche/ripre
se di valore
Mezzanine
Esposizione
netta
Rettifiche/ripre
se di valore
Senior
Esposizione
netta
Rettifiche/ripre
se di valore
Junior
Esposizione
netta
Mezzanine
Rettifiche/ripre
se di valore
Rettifiche/ripre
se di valore
Esposizione
netta
Senior
Rettifiche/ripre
se di valore
Junior
Valore di
bilancio
Rettifiche/ripre
se di valore
Valore di
bilancio
Valore di
bilancio
Tipologia attività cartolarizzate/
Esposizioni
Mezzanine
Rettifiche/ripre
se di valore
Senior
Garanzie rilasciate
Esposizione
netta
Esposizioni per cassa
15.520
10.252
4.875
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
102
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
Esposizioni derivanti da operazioni di cartolarizzazione ripartite per portafoglio e per tipologia
Esposizione/
Portafoglio
Attività
finanziarie
detenute per
negoziazione
Attività
finanziarie
fair value
option
Attività
finanziarie
disponibile
per la
vendita
Attività
finanziarie
detenute
sino alla
scadenza
1. Esposizione per
cassa
- Senior
- Mezzanine
- Junior
2. Esposizione fuori
bilancio
- Senior
- Mezzanine
- Junior
Totale
31/12/2014
Totale
31/12/2013
108.814
108.814
139.416
108.814
108.814
139.416
Crediti
Ammontare complessivo delle attività cartolarizzate sottostanti ai titoli junior o ad altre
forme di sostegno creditizio
Attività/Valori
A.
A.1
1.
2.
3.
4.
5.
A.2
1.
2.
3.
4.
5.
A.3
1.
2.
3.
4.
5.
B.
B.1
B.2
B.3
B.4
B.5
Attività sottostanti proprie
Oggetto di integrale cancellazione
Sofferenze
Incagli
Esposizioni ristrutturate
Esposizioni scadute
Altre attività
Oggetto di parziale cancellazione
Sofferenze
Incagli
Esposizioni ristrutturate
Esposizioni scadute
Altre attività
Non cancellate
Sofferenze
Incagli
Esposizioni ristrutturate
Esposizioni scadute
Altre attività
Attività sottostanti di terzi
Sofferenze
Incagli
Esposizioni ristrutturate
Esposizioni scadute
Altre attività
Cartolarizzazioni
tradizionali
5.268.814
Cartolarizzazioni
sintetiche
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
5.268.814
70.509
153.211
70.697
4.974.397
103
OPERAZIONE DI CESSIONE
Gruppo bancario - Attività finanziarie cedute non cancellate: valore di bilancio e intero valore
Forme tecniche/
Portafoglio
Attività finanziarie
detenute per la
negoziazione
A
A. Attività per
cassa
1. Titoli di debito
2. Titoli di capitale
3. O.I.C.R.
4. Finanziamenti
B. Strumenti
derivati
C
Attività finanziarie
detenute sino alla
scadenza
Attività finanziarie
disponibili per la vendita
A
B
C
A
B
Crediti verso banche
C
A
B
Totale
31/12/2014
Crediti verso clientela
C
A
B
Totale
31/12/2013
C
4.020.077
546.035
X
Totale 31/12/2014
X
X
X
546.035
54.444
1.197.452
X
X
X
X
X
X
X
X
21.029
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
4.847.902
X
X
X
X
X
X
X
X
X
567.064
1.336.385
41.194
4.847.902
2.642.498
21.029
4.847.902
5.414.966
X
17.723
232.739
2.750.458
211.627
232.739
X
X
X
4.020.077
211.627
Legenda:
A = attività finanziarie cedute rilevate per intero (valore di bilancio)
B = attività finanziarie cedute rilevate parzialmente (valore di bilancio)
C = attività finanziarie cedute rilevate parzialmente (intero valore)
Al 31 dicembre 2014, le operazioni di trasferimento che non hanno comportato la cancellazione dal bilancio delle sottostanti attività finanziarie sono rappresentate da:
•
operazioni di cartolarizzazioni di crediti verso la clientela;
•
operazioni di pronti contro termine passive.
Per le operazioni passive di pronti contro termine, la mancata “derecognition” del titolo, oggetto di cessione a pronti, deriva dal fatto che la Banca trattiene
sostanzialmente tutti i rischi ed i benefici connessi al titolo, avendo l’obbligo di riacquistarlo a termine ad un prezzo stabilito contrattualmente. I titoli oggetto di
trasferimento continuano pertanto a trovare rappresentazione nei portafogli contabili di appartenenza; il corrispettivo della cessione viene rilevato tra i debiti verso le
banche o verso la clientela, in funzione della tipologia di controparte.
Per le operazioni di cartolarizzazione, descritte nel precedente paragrafo “C.1 Operazioni di cartolarizzazione”, la mancata “derecognition” consegue alla sottoscrizione,
da parte della Banca, delle tranche dei titoli Junior o di esposizioni analoghe, che comportano, in capo alla stessa, il rischio delle prime perdite e, parimenti, il beneficio
connesso al rendimento del portafoglio delle attività trasferite. Tali attività sono oggetto di cessione pro soluto e quindi non sono liberamente disponibili da parte della
banca cedente; mediante un contratto di servicer, la banca mantiene l’impegno a svolgere il servizio di gestione, amministrazione, incasso, riscossione e recupero crediti
per conto del veicolo. A fronte del trasferimento, il corrispettivo incassato viene rilevato in contropartita della rilevazione di un debito verso la società veicolo, al netto
delle tranche di titoli sottoscritti o di utilizzi di forme di sostegno di liquidità a favore del veicolo al fine di effettuare pagamenti in linea capitale. Il finanziamento così
iscritto verso la società veicolo è destinato a ridursi per effetto delle somme incassate dall’originator, in qualità di “servicer”, e trasferite allo stesso veicolo.
Per effetto del consolidamento del patrimonio del veicolo, nel bilancio consolidato quest’ultima passività non troverà rappresentazione; diversamente, nel passivo
figureranno i titoli in circolazione emessi dalla società veicolo e non sottoscritti dalle società del Gruppo.
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
- di cui deteriorate
Totale 31/12/2013
- di cui deteriorate
B
Attività
finanziarie
valutate al fair
value
A
B
C
104
105
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
Passività finanziarie a fronte di attività finanziarie cedute non cancellate
Passività/
Portafoglio attività
Attività
finanziarie
detenute per la
negoziazione
Attività
finanziarie
disponibili
per la
vendita
Attività
finanziarie
valutate al
fair value
1. Debiti verso
clientela
a) a fronte di attività
rilevate per intero
b) a fronte di attività
rilevate parzialmente
2. Debiti verso
banche
a) a fronte di attività
rilevate per intero
b) a fronte di attività
rilevate parzialmente
3. Titoli in
circolazione
a) a fronte di attività
rilevate per intero
b) a fronte di attività
rilevate parzialmente
Totale 31/12/2014
Totale 31/12/2013
8.209
Attività
finanziarie
detenute
sino alla
scadenza
Crediti
verso
banche
Crediti verso
clientela
Totale
31/12/2014
105.415
51.754
569.681
726.850
601.617
32.667
303.945
938.229
2.457.387
2.457.387
707.032
84.421
3.331.013
4.122.466
805.249
247.088
3.478.560
4.539.106
Nella voce “Titoli in circolazione” figurano le passività emesse dalle società veicolo nell’ambito delle
operazioni di cartolarizzazione.
Nella presente tabella figurano le passività iscritte tra i “debiti verso clientela” o i “debiti verso banche”
in relazione ai trasferimenti delle attività finanziarie che non hanno comportato la cancellazione integrale
dal bilancio, come rappresentato in calce alla precedente tabella.
Al riguardo si precisa che per alcune operazioni di trasferimento non figura alcuna passività in quanto il
debito residuo iscritto a fronte delle attività trasferite è risultato di importo inferiore rispetto ai crediti
verso il veicolo portati a compensazione, per il principio della prevalenza della sostanza sulla forma (titoli
o finanziamenti emessi dalla società veicolo). Tale circostanza è in grado di spiegare la differenza tra le
attività cedute iscritte nel portafoglio dei “crediti verso clientela” e le correlate passività.
CARTOLARIZZAZIONI:
CARTOLARIZZAZIONE
METODOLOGIA
Attività di rischio per cassa
STANDARDIZZATA:
Fattore di
ponderazione
Posizioni verso la cartolarizzazione
Senior – Originator
Senior - Investitore
Mezzanine – Originator
Junior – Originator
Senior – Investitore
Posizioni verso la ri-cartolarizzazione
Totale 31/12/2014
Fonte: Base Segnaletica 1 – Voce 36536
20%
50%
Look-through,
altre ponderazioni
20%
50%
100%
20%
50%
100%
1.250% - no
rating
1.250% - no
rating
POSIZIONI
VERSO
327.230
80.402
18.786
Valore
ponderato
dell’esposizione
315.492
9.393
108.814
117.823
4.875
10.252
15.520
5.645
19.949
2.106
975
5.126
15.520
-
59.355
147.591
1.525
19.064
Valore corretto
dell’esposizione
-
-
327.230
315.492
LA
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
SEZIONE 12 – RISCHIO OPERATIVO
INFORMATIVA QUALITATIVA
Tra i tre possibili metodi indicati dalla regolamentazione per la determinazione del requisito patrimoniale
a fronte del rischio operativo, il Gruppo ha scelto di adottare il metodo Base (Basic Indicator Approach,
BIA): in base a esso il suddetto requisito è calcolato applicando un unico coefficiente regolamentare
all’indicatore del volume di operatività aziendale, individuato nel margine di intermediazione.
In particolare, il requisito patrimoniale è pari al 15 per cento della media delle ultime tre osservazioni
dell’indicatore rilevante, riferite alla situazione di fine esercizio.
Pertanto, con riferimento all’esercizio 2014 il requisito è commisurato in 157,2 milioni di Euro.
106
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
SEZIONE 13 – ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE:
INFORMAZIONI
SULLE
POSIZIONI
INCLUSE
NEL
PORTAFOGLIO BANCARIO
INFORMAZIONE QUALITATIVA
ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI
NEGOZIAZIONE: DIFFERENZIAZIONE DELLE ESPOSIZIONI IN FUNZIONE DEGLI OBIETTIVI
PERSEGUITI
Gli investimenti in strumenti di capitale presenti nel Gruppo Bancario assolvono ad una pluralità di
funzioni, di seguito schematizzate:
strategiche: società sottoposte ad influenza notevole, joint ventures con partners industriali ed
investimenti istituzionali;
strumentali all’attività operativa della banca ed allo sviluppo dell’attività commerciale;
istituzionali di sistema: partecipazioni di public finance, società consortili, enti ed istituzioni
legate al territorio;
di investimento finanziario: tra le quali, in primis, le partecipazioni di private equity.
CONTABILIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEGLI STRUMENTI DI CAPITALE NON INCLUSI NEL
PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE
Il bilancio consolidato del Gruppo Veneto Banca al 31 dicembre 2014 è stato predisposto sulla base delle
“Istruzioni per la redazione del bilancio dell’impresa e del bilancio consolidato delle banche e delle
società finanziarie capogruppo di gruppi bancari” emanate dalla Banca d’Italia, nell’esercizio dei poteri
stabiliti dall’art. 9 del D.Lgs. n. 38/2005, con il Provvedimento del 22 dicembre 2005 con cui è stata
emanata la Circolare n. 262/05, con i successivi aggiornamenti del 18 novembre 2009, del 21 gennaio
2014 e del 22 dicembre 2014. Queste Istruzioni stabiliscono in modo vincolante gli schemi di bilancio e
le relative modalità di compilazione, nonché il contenuto della Nota integrativa.
Le esposizioni in strumenti di capitale non incluse nel portafoglio di negoziazione sono classificate nelle
voci di bilancio Partecipazioni e Attività disponibili per la vendita.
Per l’illustrazione dei metodi di contabilizzazione e valutazione degli strumenti di capitale non inclusi nel
portafoglio di negoziazione, dunque, si fa rimando alla Parte A della Nota integrativa al bilancio
consolidato – Politiche contabili dove sono riportati, per le singole voci del bilancio, i criteri contabili
applicati dal Gruppo Veneto Banca (A.2 – Parte relativa alle principali voci di bilancio). In particolare, ai
punti 2, 5 e 7 sono riportati i criteri di classificazione, iscrizione, valutazione e cancellazione,
rispettivamente per le “Attività finanziarie disponibili per la vendita”, le “Attività finanziarie valutate al
fair value” e le “Partecipazioni”; nel punto 18 sono riportate le procedure di impairment degli strumenti
finanziari disponibili per la vendita.
107
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
INFORMATIVA QUANTITATIVA
TIPOLOGIA, VALORE DI BILANCIO, VALORE DI MERCATO E FAIR VALUE DELLE ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI
CAPITALE; UTILI E PERDITE DA CESSIONI E PLUS/MINUSVALENZE
Tipologia
esposizione
Partecipazioni
di cui:
-Livello 1
-Livello 2
-Livello 3
Titoli di capitale
disponibili per la
vendita
di cui:
-Livello 1
-Livello 2
-Livello 3
Quote di OICR
disponibili per la
vendita
di cui:
-Livello 1
-Livello 2
-Livello 3
Totale
di cui:
-Livello 1
-Livello 2
-Livello 3
Valore di
bilancio
Fair value
Valore di
mercato
(quotati)
Utili/
perdite da
cessioni
10.668
10.668
X
10.668
10.668
X
X
389.466
389.466
X
6.779
9.013
373.674
6.779
9.013
373.674
6.779
X
X
134.812
134.812
X
1.390
86.292
47.130
534.946
1.390
86.292
47.130
534.946
1.390
X
X
X
8.169
95.305
431.472
8.169
95.305
431.472
8.169
X
X
Plus/(Minus)
Registrate in SP
e non in CE
3.682
6.409
3.682
6.409
268
(3.759)
268
(3.759)
3.950
2.650
3.950
2.650
Legenda:
•
Livello 1: quotazioni (senza aggiustamenti) rilevate su un mercato attivo – secondo la definizione data dallo IAS
39 – per le attività o passività oggetto di valutazione;
•
Livello 2: input diversi dai prezzi quotati di cui al punto precedente, che sono osservabili direttamente (prezzi) o
indirettamente (derivati dai prezzi) sul mercato;
•
Livello 3: input che non sono basati su dati di mercato osservabili.
108
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
SEZIONE 14 – RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE SULLE
POSIZIONI INCLUSE NEL PORTAFOGLIO BANCARIO
INFORMATIVA QUALITATIVA
Il Gruppo Veneto Banca ha un approccio alla gestione del rischio di tasso di tipo dinamico, i cui obiettivi
– volti a garantire un corretto processo di governo del rischio in esame – sono di:
1) preservare la stabilità del margine di interesse, minimizzando l’impatto negativo delle variazioni dei
tassi (prospettiva degli Utili Correnti), in un’ottica focalizzata principalmente sul breve periodo. La
stabilità del margine di interesse è influenzata principalmente dal Repricing Risk, Yield Curve Risk,
Basis Risk e Optionality Risk;
2) immunizzare il valore economico, inteso come sommatoria dei Present Value dei cash flow attesi
generati da entrambi i lati del Bilancio, ponendosi un un’ottica di medio/lungo termine e legata
principalmente al Repricing Risk;
3) assicurare che il rischio di tasso assunto o assumibile sia correttamente identificato, misurato,
controllato e gestito secondo metodologie e procedure formalizzate e condivise, mantenendo nel
tempo la qualità dei sistemi di misurazione e dei processi di gestione allineata agli standard delle best
practice di mercato.
Dal 2003 è attivo un processo atto a quantificare e gestire in maniera integrata i flussi finanziari,
utilizzando per il monitoraggio di tali rischi un apposito software di Asset and Liability Management
(ALM), elaborato da Prometeia.
Le metodologie applicate consentono il monitoraggio delle seguenti tipologie di rischio:
•
variazioni del margine di interesse, determinate dalla sfasatura temporale nelle scadenze e nella
tempistica di riprezzamento del tasso di interesse delle attività e delle passività dell’istituto. Tali
mismatching, in presenza di shock dei tassi di mercato, determinano una variazione del margine
di interesse atteso che può essere quantificata attraverso le tecniche di Maturity Gap con
un’ottica di riferimento di breve periodo, ovvero l’esercizio corrente. Il metro di misura di questa
variazione è lo shock improvviso di ±100 punti base della curva;
•
variazioni del valore economico del Gruppo, dovute a shock dei tassi di mercato. Per valutare
tale impatto, con un’ottica quindi di lungo periodo, si utilizzano le tecniche di Sensitivity
Analysis. Il metro di misura di questa variazione è lo shock improvviso di ±100 punti base della
curva.
Le Società del Gruppo attualmente monitorate con queste tecniche sono la capogruppo Veneto Banca, le
banche commerciali BancApulia, Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni e Banca IPIBI, nonchè
le controllate Claris Leasing, Veneto Ireland Financial Services e Apulia Prontoprestito.
Per le società estere del Gruppo (B.C. Eximbank s.a., BIM Suisse, Veneto Banka d.d., Veneto Banka
sh.a. e la succursale rumena della capogruppo Veneto Banca) il monitoraggio avviene secondo una
modalità semplificata sulle base di template inviati mensilmente alla Capogruppo.
La sempre migliore conoscenza delle dinamiche sottostanti alla poste finanziarie in portafoglio e il
costante monitoraggio delle stesse ha consentito, nel corso dell’esercizio, l’impostazione di politiche di
posizionamento mirato sulle attese di evoluzione dei tassi nel mercato.
Il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo ha fissato determinati limiti entro i quali il Gruppo deve
operare. Al Comitato Rischi di Gruppo è, quindi, affidato il compito di esaminare periodicamente le
situazioni di rischio delle Società e di fornire alla Direzione Finanza di Gruppo le direttive per il
contenimento o per l’allargamento delle posizioni.
Il Consiglio di Amministrazione ha altresì deliberato l’apposita policy sulla gestione dei rischi di tasso e
sull’applicazione delle regole dell’hedge accounting.
Attività di copertura del fair value
L’attività di copertura viene effettuata a livello integrato per tutto il Gruppo dalla Direzione Centrale
Finanza della Capogruppo con l’obiettivo di immunizzare le variazioni di fair value della raccolta e degli
impieghi causate dai movimenti di mercato della curva dei tassi di interesse.
Le tipologie di derivati utilizzati sono gli interest rate swap (IRS), i cross currency swap (CCS) e interest
rate options (IRO). Le coperture effettuate per le controllate vengono a loro volta replicate sul mercato
in modo che la copertura risponda a requisiti validi per essere inserita nel modulo di Hedge Accounting,
rispondendo alla qualifica di IAS compliant a livello di bilancio consolidato.
Attività di copertura dei flussi finanziari
L’attività di copertura viene effettuata con l’obiettivo di immunizzare le variazioni dei flussi finanziari
109
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
causate dai movimenti di mercato della curva dei tassi di interesse.
Generalmente questo tipo di copertura non viene effettuato dalle società del Gruppo, tuttavia il Gruppo
BIM aveva in essere, prima dell’ingresso nel Gruppo Veneto Banca, un derivato di tipo interest rate swap
(IRS) per la copertura specifica di flussi di cassa relativi ai leasing in essere su una propria partecipata.
INFORMATIVA QUANTITATIVA
La sensitivity del margine di interesse viene monitorata mensilmente quantificando l’impatto sul margine
annuo previsionale di una variazione istantanea e parallela delle curve di mercato di ±100 punti base, su
un orizzonte temporale di dodici mesi. Secondo il manuale sulla Policy Rischio di Tasso di Interesse tale
variazione non deve eccedere la soglia del -5%.
Il secondo aspetto, relativo alla sensitivity del valore economico del patrimonio netto, viene invece
monitorato ricorrendo ad una precisa mappatura dei cash flow futuri di tutte le poste dell’attivo e del
passivo, che consente la quantificazione del valore economico corrente alla data di analisi e quello atteso
sulla base del nuovo scenario tassi (full valuation method). La sopra citata Policy Rischio di Tasso di
Interesse prevede che la variazione del valore economico del patrimonio, a fronte di una variazione di
±100 punti base, sia non superiore al 6% del patrimonio di vigilanza.
Tutte le misurazioni di rischio calcolate includono anche la sensitivity delle poste a vista con la clientela,
le cui caratteristiche in termini di riprezzamento e di valore economico sono state analizzate ricorrendo
ad un modello econometrico sviluppato grazie alla disponibilità di un’ampia serie storica.
Le Società del Gruppo attualmente monitorate con queste tecniche sono, oltre alla capogruppo Veneto
Banca, le banche commerciali – BancApulia, Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni (BIM) e
Banca IPIBI - e le controllate Claris Leasing, Veneto Ireland Financial Services e Apulia Prontoprestito.
Gli assets di queste società costituiscono complessivamente il 95,4% degli assets del Gruppo ed
influenzano il 91,3% del margine.
Per quanto riguarda, invece, le società estere B.C. Eximbank d.d. (Moldavia), Veneto Banka d.d.
(Croazia), Veneto Banca sh.a. (Albania), BIM Suisse e la succursale rumena della capogruppo Veneto
Banca, il monitoraggio è effettuato utilizzando schemi semplificati di gap maturity. Queste società
rappresentano il 4% degli assets complessivi del Gruppo ed influenzano l’8,6% del margine.
Le società non monitorate (Claris Factor, Claren Immobiliare, Immobiliare Italo-Romena), rappresentano
nel loro insieme appena lo 0,5% degli assets.
Al 31 dicembre 2014, con riferimento alla sommatoria dei portafogli delle predette Società, sul margine
d’interesse si osserva:
•
per uno shock di –100 pb nella curva dei tassi, un impatto negativo dello 0,54% del margine,
quantificabile, al lordo dell’effetto fiscale, in una perdita di 3,14 milioni di Euro;
•
per uno shock di +100 pb nella curva dei tassi, un impatto positivo del 3,01%, quantificabile, al
lordo dell’effetto fiscale, in un utile di 17,65 milioni di Euro.
Per quanto riguarda, invece, gli effetti sul valore economico delle poste finanziarie, dall’analisi effettuata
si rileva che nel caso di una diminuzione parallela dei tassi di 100 pb tale valore aumenterebbe di Euro
100,07 milioni, pari al 3,86% dei fondi propri. Per contro, nell’ipotesi di un aumento di 100 pb, si stima
una diminuzione di 82,94 milioni di Euro, corrispondente al 3,20% dei fondi propri.
INDICI DI RISCHIOSITÀ PER SHIFT (±100bp)
SHIFT (+/-)
EUR +100bp
USD +100bp
Altro +100bp
Totale +100bp
EUR -100bp
USD -100bp
Altro -100bp
Totale -100bp
16
Effetto sul margine di
interesse futuro16
2,95%
-0,07%
0,13%
Effetto sul patrimonio
netto17
-3,20%
0,01%
-0,01%
3,01%
-3,20%
-0,57%
0,05%
-0,02%
3,86%
0,00%
0,00%
-0,54%
3,86%
Per “margine di interesse futuro” si intende la differenza tra gli interessi attivi futuri sull’attivo fruttifero (esclusi i titoli di debito del
portafoglio di negoziazione di vigilanza) e gli interessi passivi futuri sul passivo oneroso calcolati sotto un’ipotesi di sviluppo dei volumi
formulata dal Gruppo.
17
Per “patrimonio netto” si intende la differenza tra il valore attuale dell’attivo fruttifero (esclusi i titoli di debito del portafoglio di
negoziazione di vigilanza) e quello del passivo oneroso.
110
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
SEZIONE 15 – ATTIVITA’ VINCOLATE E NON VINCOLATE
INFORMATIVA QUALITATIVA
Le operazioni per le quali il Gruppo Veneto Banca vincola una parte delle proprie attività finanziarie e/o
delle garanzie ricevute sono riferibili principalmente a:
operazioni di cartolarizzazioni originate dal Gruppo nelle quali le attività sottostanti non sono
state cancellate dal Bilancio del Gruppo;
operazioni di funding poste in essere con la Banca Centrale Europea (BCE) e con la Cassa
Depositi e Presiti (CDP);
operazioni passive di pronti contro termine;
garanzie costituite su posizioni di titoli plain (IRS) e titoli obbligazionari emessi;
garanzie su operazioni MTSREPO.
INFORMATIVA QUANTITATIVA
Le informazioni quantitative di seguito riportate sono riferibili ai dati puntuali al 31 dicembre 2014
utilizzabili, in alternativa ai dati medi, per la prima pubblicazione delle informazioni in tema di attività
vincolate.
INFORMATIVA SULLE ATTIVITÀ IMPEGNATE E NON IMPEGNATE ISCRITTE IN BILANCIO
Impegnate
Forme tecniche
1.
2.
3.
4.
5.
6.
Cassa e disponibilità
liquide
Titoli di debito
Titoli di capitale
Finanziamenti
Altre attività
finanziarie
Attività non finanziarie
Totale 31/12/2014
Valore di
bilancio
Non impegnate
Fair value
X
3.192.627
50
6.344.629
3.165.859
X
Valore di
bilancio
X
279.987
2.018.665
403.456
20.580.299
2.228.396
412.904
X
X
9.537.306
429.324
X
2.949.858
3.165.859 26.661.589
Totale
31/12/2014
Fair value
X
X
2.641.300
279.987
5.211.292
403.506
26.924.928
429.324
2.949.858
36.198.895
Tra le attività impegnate figurano principalmente i titoli dati a garanzia per prestiti obbligazionari emessi,
i titoli impegnati in operazioni di raccolta con PCT passivi ed i crediti ceduti nell’ambito di operazioni di
cartolarizzazione ed auto-cartolarizzazione.
INFORMATIVA SULLE ATTIVITÀ DI PROPRIETÀ IMPEGNATE NON ISCRITTE IN BILANCIO
Forme tecniche
1.
2.
Attività finanziarie
- Titoli
- Altre
Attività non finanziarie
Totale 31/12/2014
Impegnate
Non
impegnate
Totale
31/12/2014
2.413.485
2.413.485
5.510.633
5.510.633
7.924.118
7.924.118
2.413.485
5.510.633
7.924.118
Tra le attività impegnate non iscritte in bilancio figurano principalmente i titoli acquisiti con operazioni di
pronti contro termine attivi ed i titoli emessi dalle società veicolo nell’ambito di operazioni di
cartolarizzazione acquistati dalla Capogruppo e dalla controllata BancApulia.
Passività associate al 31 dicembre 2014
Le passività, a fronte delle quali il Gruppo Veneto Banca ha vincolato una parte delle proprie attività e/o
delle garanzie ricevute, ammontano complessivamente ad Euro 7,3 miliardi.
111
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
SEZIONE 16 – SISTEMI E PRASSI DI REMUNERAZIONE E
INCENTIVAZIONE
INFORMATIVA QUALITATIVA
Sulla base delle disposizioni di vigilanza di Banca d’Italia (“Politiche e prassi di remunerazione e
18
incentivazione” pubblicate dalla Banca d’Italia il 20 Novembre 2014) sono state redatte le politiche di
remunerazione a favore dei membri del Consiglio di Amministrazione, dei dipendenti e dei collaboratori
del Gruppo.
Le principali modifiche rispetto alla politica di remunerazione di Gruppo del 2014 sono dovute
all’aggiornamento della normativa in materia di remunerazione attraverso la quale sono state recepite le
disposizioni contenute nella CRD IV (Direttiva Comunitaria 2013/36/UE) relative alle politiche di
remunerazione ed incentivazione di settore.
Le modifiche rispetto alle Politiche e prassi di remunerazione e incentivazione redatte nel 2013, sono
state apportate oltre che in termini di allineamento con la normativa vigente e le richieste delle autorità
di vigilanza anche con l’obiettivo di:
•
•
•
•
Promuovere l’allineamento degli interessi del personale di Veneto Banca agli interessi dei propri
soci con lo scopo di creare un valore sostenibile in linea con gli indirizzi definiti nel piano
industriale;
Garantire la fidelizzazione del personale più rilevante e delle altre figure chiave del Gruppo
anche attraverso meccanismi di differimento basati su criteri più stringenti rispetto alla
regolamentazione vigente al fine di supportare il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi
definiti;
Assicurare il riconoscimento dei ruoli e delle responsabilità chiave considerate oltre all’adeguata
valorizzazione dell’apporto professionale del personale della banca tenendo conto del contesto
di business e dei mercati retributivi di riferimento con lo scopo di attrarre, trattenere e motivare
le migliori risorse dotate delle elevate qualità necessarie alla crescita sostenibile del Gruppo;
Perseguire, in coerenza con il passato, la cultura della performance sostenibile collegata ad
obiettivi sfidanti che consentono l’erogazione di una componente remunerativa variabile solo nel
caso di ottenimento di risultati eccellenti.
Il Gruppo Veneto Banca, con un attivo consolidato al 31.12.2014 pari a quasi 40 miliardi di Euro, si
colloca tra le Banche di maggiori dimensioni, ovvero tra le banche significative ai sensi dell’art. 6(4)
dell’RMVU. In quanto intermediario maggiore, la normativa richiede l’applicazione delle disposizioni,
declinando in pieno anche i vincoli più stringenti.
La declinazione del sistema incentivante è avvenuta tenendo in considerazione le caratteristiche peculiari
del modello di business di Gruppo fortemente orientato alla intermediazione tradizionale ed esposto ad
una componente particolarmente significativa di rischio di credito.
Inoltre, il Gruppo Veneto Banca, in quanto Banca Popolare, è orientato alla valorizzazione del rapporto
con il territorio e alla sostenibilità della creazione del valore per i propri soci, dipendenti e tutti gli
interlocutori, e porta il Gruppo Veneto Banca ad avere un’esposizione al rischio complessiva
principalmente collegata a retail, private e corporate.
1.
NORMATIVA
Il 18 novembre 2014 si è concluso l’iter normativo che ha portato al completo recepimento in Italia della
Direttiva Comunitaria 2013/36/UE con la pubblicazione del 7° aggiornamento della Circolare 285 di
Banca d’Italia, fornendo un framework normativo coerente in materia di prassi di remunerazione e
superando l’asimmetria normativa generata dalla diretta applicazione del regolamento delegato (UE)
604/2014 ad integrazione della CRD IV che era ancora in fase di recepimento da parte del regolatore
nazionale.
A completamento del quadro normativo, come già evidenziato nella relazione dello scorso anno, si
ricordano: il regolamento ISVAP n. 39, la delibera Consob n. 18049 del 23 dicembre 2011, il
Regolamento Emittenti e le disposizioni emanate dall’ESMA (European Securities and Markets Authority)
l’11 giugno 2013. Rispetto a quanto descritto lo scorso anno si pone l’attenzione anche sulle modifiche al
regolamento congiunto Banca d’Italia - Consob relativo alla trasposizione italiana della AIFMD
18
7° aggiornamento, Circolare n. 285, Titolo IV, Cap. 2
112
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
(Alternative Investment Fund Management Investment) con particolare riferimento ai requisiti
organizzativi-prudenziali in materia di politiche e prassi di remunerazione e incentivazione per le SGR
che gestiscono Fondi Alternativi; tale normativa avrà efficacia a partire dal 1° gennaio 2016. Infine si
evidenzia, sempre per il 2016, l’attesa per la conclusione del trialogo per UCITS V (Undertakings for
Collective Investment in Transferable Securities), proposta che è parte di un più ampio pacchetto
legislativo dedicato a ricostruire la fiducia dei consumatori nei mercati finanziari. Inoltre, il 4 marzo
2015, è stato pubblicato sul sito dell’EBA il documento di consultazione sulle nuove linee guida in
materia di remunerazione che entreranno in vigore a partire dal 1° gennaio 2016. Le indicazioni sono
numerose ma l’impatto per l’Italia è contenuto poiché già nel Novembre 2014 in Italia la nuova
normativa aveva accolto alcuni principi poi ribaditi dall’EBA. Su questi principi sarà fornito un focus nella
politica del prossimo anno benché, laddove possibile, già a partire dalla politica 2015 alcuni punti
saranno presi in considerazione.
Ricordiamo come l’attuale normativa europea in via di completamento si colloca nel solco normativo
definito dalle linee guida emanate dal Financial Stability Board volte a tutelare il sistema finanziario e
assicurare l’allineamento tra l’operato del management apicale degli istituti agli interessi di sostenibilità
delle banche e del sistema finanziario intero in quanto fortemente interconnesso e sensibile a eccessive
esposizioni al rischio. Il sostanziale allineamento degli interessi è ottenibile anche attraverso la
definizione di appropriati sistemi incentivanti in grado di non consentire l’erogazione di premi in caso di
comportamenti distorsivi della stabilità finanziaria dell’istituto e promuovendo al contempo la
sostenibilità dei risultati.
Pertanto, recependo i principi fondanti la normativa, il sistema di remunerazione e incentivazione del
Gruppo Veneto Banca prevede:
l’identificazione del “personale più rilevante” a livello di Gruppo e di singola controllata bancaria come
richiesto dalla normativa italiana ed europea in applicazione dei criteri tecnici ABE nel processo di
individuazione di tale personale e costante monitoraggio della struttura organizzativa al fine di
individuare, anche in corso di anno, eventuali nuovi risk takers che potrebbero potenzialmente
influenzare l’esposizione al rischio oltre i limiti definiti dalla banca;
la definizione di interventi sulla retribuzione fissa solo nel caso di performance complessive e
continuative in linea o superiori alle attese oltre alla verifica del posizionamento verso i benchmark di
mercato nei vincoli definiti dal budget;
la strutturazione di un piano incentivante che consenta la ponderazione della remunerazione variabile
rispetto al profilo di rischio assunto dal singolo beneficiario e dall’istituto attraverso l’implementazione di
obiettivi che tengano conto dei rischi effettivamente assunti e delle risorse patrimoniali e di liquidità
necessarie alla corretta gestione del business. In conformità con la normativa, inoltre il sistema
incentivante dei singoli beneficiari di bonus annuali prevede la combinazione di indicatori in grado di
tenere conto dei rischi e dei risultati del Gruppo nel suo complesso, e quelli delle singole unità di
business e di quelli individuali;
l’enfatizzazione del rispetto della correttezza delle relazioni con la clientela, il contenimento dei rischi
reputazionali e la conformità rispetto alle disposizioni di legge, regolamentari e di autodisciplina, in
merito al sistema incentivante del resto del personale con un particolare riferimento alle reti sia interne
che esterne;
la previsione per i responsabili delle funzioni aziendali di controllo, di un sistema incentivante correlato
all’adeguatezza qualitativa delle proprie strutture prevedendo obiettivi esclusivamente di funzione e
fissando un tetto alla remunerazione variabile inferiore al 33% della remunerazione fissa, come richiesto
dalla normativa corrente.
2.
GOVERNANCE DELLE POLITICHE DI REMUNERAZIONE
Il modello di Governance del Gruppo in tema di remunerazioni garantisce il controllo sulle prassi
retributive di tutto il personale di Gruppo, assicurando che le decisioni siano prese autonomamente dalle
funzioni responsabili e garantendo una corretta e puntuale informativa agli organi societari ai quali sono
demandate le responsabilità previste dalla normativa durante l’iter di definizione, approvazione e
implementazione della politica di remunerazione. Tale modello è definito in modo trasparente e chiaro,
per prevenire eventuali conflitti di interesse e garantire il pieno rispetto della norme interna ed esterne.
Il modello di Governance del Gruppo si articola su due livelli:
1.
2.
Societario: relativo alle attribuzioni proprie degli organi societari circa la definizione delle
politiche retributive del Gruppo;
Aziendale: relativo al processo di formazione delle politiche retributive interno all’Azienda.
2.1 Il Governo Societario
La governance delle politiche di remunerazione prevede l’attribuzione in capo all’Assemblea dei soci
l’approvazione delle politiche di remunerazione e il governo societario delle stesse garantisce che queste
113
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
siano fondate su regole chiare e condivise assicurando la conformità alla normativa, evitando di incorrere
in conflitti di interessi.
Secondo quanto previsto da Statuto:
•
L’Assemblea stabilisce i compensi spettanti agli organi dalla stessa nominati;
•
L’Assemblea approva le politiche di remunerazione e i piani di compenso basati su
strumenti finanziari a favore dei consiglieri di Amministrazione, dei dipendenti e del
“personale più rilevante” e i criteri per la determinazione del compenso da accordare in
caso di conclusione anticipata del rapporto di lavoro o di cessazione anticipata della carica,
ivi compresi i limiti fissati a detti compensi;
•
Il Consiglio di Amministrazione stabilisce la remunerazione degli Amministratori investiti di
particolari cariche.
Inoltre, in seno al Consiglio di Amministrazione sono costituiti il Comitato Remunerazione e il Comitato
Controlli Interni e Rischi.
Il Comitato Remunerazione ha compiti di supporto, esercitando una funzione consultiva e propositiva, al
Consiglio di Amministrazione in materia di politiche e prassi di remunerazione e incentivazione per le
società del Gruppo Veneto Banca. Il Comitato propone al Consiglio di Amministrazione il documento di
Politiche di remunerazione e incentivazione e la rendicontazione della loro attuazione, redatto
annualmente e corredato del parere di conformità redatto dalla Direzione Compliance, e da sottoporre
all’approvazione dell’Assemblea. Nel dettaglio il Comitato, nel rispetto delle Politiche di remunerazione e
incentivazione approvate dall’assemblea ordinaria: propone per la successiva approvazione da parte del
Consiglio di Amministrazione i compensi da attribuire per le particolari cariche all'interno del consiglio e
per i responsabili delle funzioni di controllo interno; valuta periodicamente la coerenza dei criteri adottati
per la remunerazione del personale più rilevante e formula raccomandazioni generali in materia al
Consiglio di Amministrazione; assicura il coinvolgimento delle funzioni aziendali competenti nel processo
di elaborazione e controllo delle politiche e prassi di remunerazione e incentivazione; si esprime, anche
avvalendosi delle informazioni ricevute dalle funzioni aziendali competenti, sul raggiungimento degli
obiettivi di performance cui è correlata l’attivazione del sistema incentivante e sull’accertamento delle
altre condizioni poste per l’erogazione dei compensi.
Il Comitato Controlli Interni e Rischi, nell’ambito delle politiche di remunerazione e incentivazione,
esamina se gli incentivi forniti dal sistema di remunerazione tengono conto dei rischi, del capitale, della
liquidità.
Si è ritenuto, nonostante la norma lo consenta, di non modificare lo statuto per incrementare il rapporto
variabile-fisso a 2:1 mantenendolo nell’ambito dei limiti di 1:1. Inoltre, tenuto conto della politica
prudenziale definita a livello di Gruppo, si identifica per il personale più rilevante un tetto alla
remunerazione variabile complessiva pari al 70% con riferimento alle componenti del sistema annuale.
Tale limite si attesta al 100% considerando anche le componenti del sistema incentivante pluriennale.
2.2 Il Governo Aziendale
La definizione delle politiche di remunerazione di Gruppo si estrinseca in un iter che prevede il
coinvolgimento dei seguenti soggetti e relative responsabilità:
•
Direzione Risorse Umane: istituisce il processo di elaborazione della politica di
remunerazione e incentivazione e ne governa l’esecuzione a valle dell’approvazione
ricevuta dagli organi competenti; governa inoltre il processo annuale di revisione delle
retribuzioni, così come gli adeguamenti retributivi eccezionali che possono derivare da
promozioni, nomine o altri motivi;
•
Direzione Rischi: partecipa al processo decisionale di identificazione del personale più
rilevante e verifica l’allineamento del sistema premiante alla sana e prudente gestione del
rischio; supporta inoltre la Direzione Risorse Umane nella definizione degli obiettivi
individuali del personale più rilevante e contribuisce alla validazione dei risultati in linea con
i parametri di sostenibilità, liquidità e rischio definiti;
•
Direzione Compliance: partecipa al processo decisionale di identificazione del personale più
rilevante e valuta la rispondenza delle politiche di remunerazione al quadro normativo;
•
Direzione Internal Audit: partecipa al processo decisionale di identificazione del personale
più rilevante e verifica la rispondenza delle prassi e del processo di remunerazione alle
politiche aziendali e alla normativa, segnalando con immediatezza agli organi sociali le
eventuali anomalie riscontrate;
•
Dirigente Preposto: assicura la veridicità e la correttezza dei documenti contabili a supporto
della consuntivazione delle performance economico-finanziarie.
114
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
3.
IDENTIFICAZIONE DEL PERSONALE PIÙ RILEVANTE
In applicazione delle disposizioni normative di Banca d’Italia contenute nella Circolare n. 285, il Gruppo
ha completato l’autovalutazione del proprio personale più rilevante applicando i criteri quali-quantitativi
previsti dagli standard tecnici ABE del Regolamento Delegato (UE) 604/2014. La Capogruppo ha inoltre
supervisionato, garantendone la coerenza nella metodologia applicata e fornendo adeguate linee guida, il
processo di identificazione del personale più rilevante effettuato dalle controllate bancarie.
La Direzione Risorse Umane della Capogruppo ha attivato e gestito il processo di autovalutazione del
personale più rilevante svoltosi con la partecipazione delle figure apicali del management al fine di
informare e prevedere il coinvolgimento dei diversi punti di vista nel processo e verificando
effettivamente l’impatto di ciascun ruolo sui rischi della Banca. In particolare, l’autovalutazione è stata
condotta con il supporto della Direzione Rischi e della Direzione Organizzazione la cui partecipazione è
stata finalizzata alla corretta applicazione dei criteri ABE per l’individuazione del personale in grado di
assumere rischi rilevanti per l’istituto. Il processo è stato inoltre supervisionato dalle Direzioni
Compliance e Internal Audit per assicurarne la conformità rispetto alla normativa vigente.
L’autovalutazione ha previsto:
•
•
una valutazione qualitativa volta a identificare le posizioni più rilevanti in virtù della importanza
dei singoli ruoli, delle responsabilità assunte e della possibilità di impattare in modo rilevante
sulla rischiosità del Gruppo;
una valutazione quantitativa basata sull’analisi delle componenti retributive.
L’analisi effettuata ha delineato un perimetro composto da 56 risorse “risk takers” di cui 11 appartenenti
al Consiglio di Amministrazione. In via sintetica, il Gruppo individua i seguenti soggetti:
•
•
I membri del CdA (9 consiglieri oltre al Presidente e al Vice Presidente del CdA);
L’Alta Dirigenza intesa come Direttore Generale ed i suoi primi riporti ( 8 titolari);
•
e i loro
I responsabili di tutte le società controllate considerate Unità di Business materiali
principali riporti (10 titolari);
I responsabili delle funzioni di controllo della Capogruppo (5 titolari);
I soggetti che individualmente o collettivamente possono avere un impatto materiale sui
principali rischi aziendali (in primis rischio credito, mercato, liquidità e operativo) o nella
introduzione di nuovi prodotti (22 titolari complessivamente).
Altro personale identificato rispetto ai criteri quantitativi, previsti dallo RTS dell’ABE e che, alla
luce della valutazioni effettuate con il supporto anche della Direzione Rischi, possono assumere
rischi rilevanti per il Gruppo (non sono stati individuati altri soggetti in base ai criteri
quantitativi).
•
•
•
In considerazione
dell’organizzazione
del personale più
Commerciale, oltre
19
della nuova struttura organizzativa, che ha visto una sostanziale rimodulazione
commerciale, il Gruppo Veneto Banca si riserva la facoltà di aggiornare il perimetro
rilevante con l’inclusione di eventuali nuove figure appartenenti alla Divisione
a quelle già individuate, a conclusione di tale processo di riorganizzazione.
Alle eventuali nuove figure rientranti nel perimetro del personale più rilevante di Gruppo verranno
applicate le stesse disposizioni previste nella presente politica per il restante personale più rilevante o
comunque in linea con le previsioni normative. Resta inteso che eventuali ulteriori cambiamenti
organizzativi che avranno impatto sul perimetro del personale più rilevante saranno presi in
considerazione e i titolari di ruoli identificati saranno oggetto delle medesime politiche di remunerazione
definite per il personale più rilevante di Gruppo.
Il processo ha visto la presenza e il coinvolgimento attivo delle funzioni di controllo della Capogruppo
anche nell’attività di autovalutazione del personale più rilevante delle controllate bancarie, nazionale ed
estere, al fine di assicurare la corretta applicazione della regolamentazione rilevante e la coerenza
nell’approccio adottato. Il processo di autovalutazione si è quindi svolto con la partecipazione dei
referenti del Gruppo Veneto Banca delle società controllate estere e con i responsabili Risorse Umane di
BIM e BancApulia.
La Capogruppo ha inoltre verificato la correttezza formale e sostanziale rispetto alla normativa dei
processi seguiti eventualmente rivalutando il perimetro stesso del personale più rilevante del Gruppo
laddove a livello di singola controllata fossero emersi soggetti che potevano effettivamente assumere
rischi rilevanti.
Tra il personale delle controllate emergono conseguentemente due fattispecie:
19
In applicazione del Criterio qualitativo 4 del Regolamento delegato UE 604/2014 sono considerate rilevanti le unità
operative che rappresentano almeno il 2% del capitale interno della Banca. Inoltre ne sono state evidenziate altre, a
completamento dell’analisi, che per specificità dell’oggetto sociale sono state incluse tra le Unità di Business Materiali.
115
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
•
•
4.
Personale rilevante di Gruppo, che include figure apicali delle società controllate che hanno la
possibilità di assumere rischi rilevanti non solo a livello di controllata ma a livello di Gruppo;
Personale rilevante per singola società controllata, che include figure non inserite nel perimetro
del personale più rilevante della Capogruppo.
LE POLITICHE DI REMUNERAZIONE E INCENTIVAZIONE
La politica di remunerazione del Gruppo Veneto Banca si ispira ai principi di equità, correttezza e
prudente gestione del rischio, con lo scopo di attrarre, motivare e mantenere le risorse aventi
professionalità e capacità adeguate alle esigenze del Gruppo.
Le politiche di remunerazione del Gruppo Veneto Banca mirano:
•
Ad allineare i comportamenti del personale più rilevante e del resto della popolazione della
Banca con gli interessi di breve e di medio/lungo periodo dei soci e degli altri portatori di
interessi;
•
A sostenere la meritocrazia negli interventi remunerativi, in grado di assicurare un solido
collegamento tra prestazioni rilevate, qualità dell’azione manageriale e la prudente gestione del
rischio oltre alla sostenibilità nel raggiungimento degli obiettivi del piano industriale;
•
A supportare la fidelizzazione del personale più rilevante e alla cui retention sono collegati
anche significativi rischi, reputazionali e operativi, il cui manifestarsi genererebbe effetti
negativi per l’intero Gruppo;
•
A consolidare la cultura della performance collegata ad obiettivi sfidanti che consentono
l’erogazione di una componente remunerativa variabile solo nel caso di eccellenti risultati
conseguiti;
•
Ad assicurare l’equità interna, al fine di stimolare comportamenti virtuosi e allineare i
trattamenti definiti al mercato retributivo di riferimento e per valorizzare la rilevanza degli
stessi nel raggiungimento degli obiettivi di Gruppo;
•
A garantire la competitività esterna della retribuzione totale annua rispetto ai livelli espressi dai
principali competitor, verificando altresì l’effettiva criticità della risorsa;
•
A perseguire la sostenibilità, per contenere gli oneri derivanti dall’applicazione della policy entro
valori compatibili con gli obiettivi del piano industriale.
La politica è stata definita nel rispetto delle regole e della normativa (interna ed esterna) ed è orientata
alla promozione della correttezza nel rapporto con la clientela e i principi etici alla base del Gruppo.
Il Gruppo richiede che non siano messi in atto possibili aggiramenti delle disposizioni normative
utilizzando veicoli, strumenti o modalità elusivi degli obiettivi della disciplina. Assicura inoltre che i propri
dipendenti non si avvalgano di strumenti di copertura personale o assicurativi tali da poter alterare
l’obiettivo di una sana gestione del rischio.
4.1 Il Consiglio di Amministrazione
In conformità alla normativa, al fine di mantenere l’indipendenza degli Amministratori non Esecutivi, gli
emolumenti di questi ultimi non sono collegati ai risultati economici conseguiti dal Gruppo e non sono
beneficiari di una remunerazione variabile legata ad un piano di incentivazione.
Il Consiglio di Amministrazione, su proposta del Comitato di Remunerazione secondo quanto stabilito
dallo Statuto, fissa il compenso aggiuntivo rispetto al compenso di Consigliere per il Presidente ed il Vice
Presidente nell’ambito dei seguenti parametri:
•
Presidente: da 3 a 5 volte il compenso base del consigliere;
•
Vice Presidente: ridotto del 50% rispetto al compenso del Presidente.
L’ammontare del compenso per il Presidente non può essere superiore alla remunerazione fissa percepita
dal Direttore Generale. Attualmente non è prevista una richiesta di deroga all’Assemblea in tal senso.
4.1.1
Comitati endoconsiliari e cariche particolari
Per gli amministratori che partecipano ad eventuali Comitati interni al Consiglio di Amministrazione,
verrà definito dallo stesso CdA il relativo compenso secondo quanto stabilito dallo Statuto ed in
considerazione delle prassi retributive di mercato per cariche equivalenti.
Per il 2015 il limite massimo per incarichi o per partecipazione a Comitati sarà di 50.000 euro e si
prevede l’attribuzione di gettoni di presenza previsti per le riunioni consiliari nella misura prevista.
4.2 Compensi del collegio sindacale
116
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
I Sindaci effettivi sono destinatari di un compenso fisso annuo, stabilito in osservanza delle indicazioni
normative e statutarie ed in considerazione delle prassi retributive di mercato per cariche equivalenti.
L’emolumento è valido per l’intero periodo di durata del loro mandato.
I membri del Collegio Sindacale non sono destinatari di alcuna componente variabile o collegata ai
risultati aziendali.
4.3 Il personale più rilevante di Gruppo
Il personale più rilevante di Gruppo (il cui perimetro include sia il personale appartenente alla
Capogruppo che il personale delle società controllate identificato quale rilevante per il Gruppo) beneficia
di una politica remunerativa strutturata sui seguenti elementi:
•
Remunerazione fissa e fringe benefits: sono le componenti retributive definite ex ante e non
strettamente legate alla performance dell’anno e/o pluriennali. La performance è considerata
unicamente nelle variazioni e negli incrementi essendo parte integrante della dinamica
retributiva.
•
Remunerazione variabile di breve termine (cd MBO) e di lungo termine (cd LTI): è la
componente legata direttamente alle performance dell’anno e/o pluriennali. Di seguito sono
descritti i meccanismi che garantiscono il collegamento efficace tra gli obiettivi assegnati e
l’incentivo da erogare verificata la sostenibilità del piano.
4.3.1
Remunerazione fissa e i fringe benefits
4.3.1.1
La remunerazione fissa
La componente fissa, adeguata ai livelli di mercato, permane la parte retributiva fondamentale
ricompensando i contenuti del ruolo ricoperto, l’ampiezza della responsabilità, l’esperienza richiesta per
ciascuna posizione oltre alla performance continuativa in aggiunta al potenziale manageriale.
La politica sull’adeguamento della retribuzione fissa per il personale più rilevante segue gli stessi criteri
adottati per il resto della popolazione che si basano sulla matrice di merito che collega il posizionamento
retributivo del titolare (rispetto al campione di riferimento di settore) alla performance complessiva del
medesimo titolare. Per performance complessiva si intende la valutazione quantitativa ma anche la
valutazione qualitativa basata sull’applicazione del modello di leadership aziendale. Gli interventi di
adeguamento retributivo, infine, avranno luogo nel rispetto del budget definito.
In sede di salary review possono essere utilizzati i riconoscimenti Una Tantum da corrispondere alle
risorse che si sono distinte per prestazioni individuali di rilievo, in ottica di motivazione e “retention”.
Resta inteso che tali erogazioni sono soggette alle caratteristiche del sistema di remunerazione variabile
previste dalla normativa vigente anche in termini di differimento, rispetto del tetto previsto e utilizzo di
strumenti finanziari. Non sono previsti entry gate di Gruppo ma non è prevista l’erogazione dei
riconoscimenti Una Tantum a titolari di scheda bilanciata che non abbiano raggiunto, sugli obiettivi
individualmente assegnati, la soglia di performance definita (attualmente pari al 50% del valore
ponderato degli obiettivi).
4.3.1.2
Fringe benefits
Sono inoltre previsti dei fringe benefits di varia natura per il personale del Gruppo Veneto Banca che
consistono principalmente in piani previdenziali, assicurativi e sanitari integrativi rispetti a quelli previsti
dal CCNL vigente. L’assegnazione dell’auto aziendale è prevista per i profili più elevati e per i ruoli
definiti dalla policy aziendale.
4.3.2
La remunerazione variabile di breve termine (cd MBO) e di lungo
termine (cd LTI)
Il sistema di remunerazione variabile viene bilanciato tra la componente di breve termine e di lungo
termine in modo da supportare l’adeguato raggiungimento degli obiettivi annuali e pluriennali. In
particolare, i destinatari del sistema di remunerazione variabile di breve termine (cd MBO) sono tutti i
titolari di ruoli nel perimetro del personale più rilevante (ad esclusione dei membri del CdA e del
Direttore Generale della Capogruppo). Per quanto riguarda la remunerazione variabile di lungo termine i
destinatari sono identificati tra i primi e secondi riporti del Direttore Generale appartenenti alle funzioni
di Business e “critiche” per il raggiungimento degli obiettivi di piano.
117
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
Di seguito si illustrano nel dettaglio i due sistemi
4.3.2.1
20
.
Sistema di Incentivazione di Lungo Termine (cd Long
Term Incentive – LTI)
Nel corso del 2014 l’Assemblea aveva dato mandato al CdA a definire il sistema di Incentivazione di
Lungo Periodo (LTI). Il piano si pone il duplice obiettivo di supportare il raggiungimento degli obiettivi di
piano industriale e nel contempo, mettere in sicurezza la struttura manageriale attivando opportuni
meccanismi di fidelizzazione.
Il Piano LTI è declinato in coerenza con il principio di proporzionalità tra categorie di personale più
rilevante e proposto alle figure rientranti tra i primi e secondi riporti del Direttore Generale, appartenenti
alle funzioni di Business e “critiche” per il raggiungimento degli obiettivi di piano (le funzioni di controllo
non sono “eleggibili” per il piano LTI).
Il Gruppo intende supportare la squadra manageriale verso il raggiungimento di obiettivi strategici
direttamente declinati dal piano industriale comuni a tutti i destinatari del Sistema LTI. In tale ottica si
intende collegare il sistema LTI alla creazione di redditività, corretta per il rischio, coerentemente con i
requisiti di capitale previsti per la Banca, ferme restando le condizioni di sostenibilità e di mantenimento
degli equilibri patrimoniali e di liquidità. L’erogazione degli incentivi:
•
sarà soggetta a meccanismi di differimento su tre anni pari al 40% dell’incentivo maturato;
•
prevederà l’utilizzo di strumenti finanziari o strumenti correlati per almeno il 50%, sia per
la componente upfront sia per la componente differita;
•
sarà sottoposta ad adeguati meccanismi di correzione ex-post idonei a riflettere i livelli di
performance al netto dei rischi effettivamente assunti o conseguiti e dei comportamenti
individuali (clausole di malus e di claw-back secondo quanto definito dalla normativa
vigente e dai regolamenti interni).
Le funzioni aziendali di controllo saranno coinvolte nella verifica della sostenibilità del piano ex ante ed
ex post.
4.3.2.2
La remunerazione variabile di breve termine (cd MBO)
La remunerazione variabile di breve periodo, la cui incidenza rispetto alla componente fissa è stabilita ex
ante e non superiore al limite del 70% della retribuzione fissa in ciascun anno, rappresenta lo strumento
fondamentale per il riconoscimento di una buona prestazione professionale e mira a premiare al
contempo la creazione di valore e la sana gestione del rischio.
Il sistema incentivante del personale più rilevante di Gruppo si caratterizza per l’adozione di meccanismi
di allineamento al rischio ex-ante ed ex-post. Per quanto riguarda la prima categoria, il sistema prevede
la presenza di condizioni di accesso, denominate entry gate, alle quali è subordinato l’intero incentivo, la
determinazione di un bonus pool il cui ammontare è individuato tenendo in considerazione non soltanto i
risultati reddituali di Gruppo ma anche l’esposizione al rischio generata dalla singola figura. Ogni
beneficiario del sistema incentivante riceve una scheda obiettivi che prevede parametri sia qualitativi
che quantitativi.
Sono previsti, inoltre, meccanismi di allineamento al rischio ex-post. Veneto Banca, su questo punto, ha
optato per definire meccanismi di differimento e retention più stringenti rispetto alla normativa.
Nel contesto di un piano industriale fondamentale per il futuro del Gruppo, l’obiettivo del LTI è quello di
sostenere lo sviluppo e la messa in sicurezza del business bancario nell’arco del piano stesso ,
prevedendo l’erogazione dei bonus alla conferma del raggiungimento di obiettivi sia annuali che
pluriennali.
Per gli obiettivi 2015, la quota soggetta a retention è pari all’intero incentivo maturato e le clausole di
malus prevedono il differimento dell’80% delle quote maturate, subordinandone l’erogazione al
raggiungimento degli obiettivi del piano industriale. La quota soggetta a retention ma non soggetta a
condizioni di performance, pari al 20% dell’incentivo maturato, è legata ad obiettivi di retention delle
risorse chiave. La componente dell’80% sottoposta a malus e, conseguentemente, vincolata agli obiettivi
triennali del piano industriale, è legata alla spinta verso l’alto delle performance nel lungo periodo e alla
sostenibilità del sistema di remunerazione del Gruppo Veneto Banca. Occorre sottolineare, inoltre, la
presenza di claw-back che prevedono la restituzione di quote di bonus sia derivata da una perdita
significativa per la banca, sia da violazione degli obblighi imposti ai sensi dell'art 26 del TUB in merito ai
Requisiti di professionalità, onorabilità e indipendenza degli esponenti aziendali, di violazione delle
condizioni e dei limiti per l'assunzione di attività di rischio nei confronti di coloro che possono esercitare
un'influenza sulla gestione della banca e dei soggetti ad essa collegati (ai sensi dell'art 53 commi 4 e ss
20
Quanto di seguito descritto rispetta i limiti previsti al par. 3.1.
118
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
del TUB), di violazione degli obblighi in materia di remunerazione e incentivazione e di comportamenti
fraudolenti o di colpa grave a danno della banca o, infine, in seguito a verifiche che evidenzino la non
sussistenza dei requisiti alla base dell’erogazione. Oltre ai citati vincoli normativi sono presenti quindi
clausole più stringenti.
Le funzioni di controllo saranno sottoposte a meccanismi specifici in linea con la normativa vigente, al
fine di assicurare l’indipendenza ma che seguiranno principi comparabili a quelli previsti per il resto del
personale più rilevante di Gruppo.
Sistemi di aggiustamento al rischio ex ante
L’aggiustamento ex-ante tra performance, rischi assunti e incentivi è conseguito attraverso un sistema
che prevede:
•
Il subordinamento dell’erogazione dell’incentivo a condizioni minime di accesso al fine di
assicurare la sostenibilità del sistema sia nel breve che nel lungo periodo. Nello specifico, le
condizioni di accesso selezionate sono:
a. Il conseguimento di un utile netto consolidato scorporato dalle operazioni
straordinarie;
b. Un livello di Common Equity Tier 1 (CET1) non inferiore al limite definito dalla
normativa ed indicato dal regolatore;
c. Un valore di Liquidity Coverage Ratio (LCR), indicatore di liquidità di Gruppo, non
inferiore al limite definito dalla normativa ed indicato dal regolatore.
•
•
La determinazione dell’ammontare complessivo del bonus erogabile, denominato bonus pool ex
ante, partendo dagli incentivi individuali definiti e considerando i risultati di utile oltre alla
solidità patrimoniale (CET1 ratio), in coerenza
con il quadro di riferimento per la
determinazione alla propensione al rischio (RAF -Risk Appetite Framework), secondo quanto
definito con il supporto, in particolare, della Direzione Rischi e Divisione Finance; si precisa che
il premio sarà maturato solo a fronte di performance eccellenti superiori al budget in modo da
garantire altresì l’autofinanziamento del piano e non determinare un aggravio in termini di
costi;
L’inclusione di metriche di rischio tra gli indicatori di performance dei singoli beneficiari.
Di anno in anno il Consiglio di Amministrazione, su proposta del Comitato Remunerazione, validerà
ex ante la sostenibilità del Bonus Pool che poi sarà soggetto, ex post, ad eventuali aggiustamenti,
come di seguito dettagliato.
Sistemi di aggiustamento al rischio ex post
Per garantire l’aggiustamento dell’attività del management al profilo di rischio di lungo periodo e alla
creazione del valore per il Gruppo, sono previsti
meccanismi di differimento per 3 anni della
remunerazione variabile maturata annualmente del personale più rilevante.
Per il 2015, il sistema incentivante prevede l’erogazione del 20 % del bonus annuale maturato
nell’esercizio alla fine del periodo di piano (con il solo vincolo della presenza in servizio alla data di
erogazione). L’erogazione della ulteriore quota pari all’80% del bonus annuale maturato è sottoposta a
ulteriori obiettivi di performance, legati al superamento di obiettivi di piano industriale
(conseguentemente è soggetta a malus).
Il bonus pool è quantificato sulla base dei risultati di redditività e dell’entità dei rischi ma è soggetto
anche ad un aggiustamento ex post collegato alla valutazione di parametri di sostenibilità, quale ad
esempio le Expected Loss, di liquidità e di performance aziendale, intesa come valutazione prospettica
sulla crescita organica dell’utile, sulla base di un parere espresso dalla Direzione Rischi sentita la
Direzione Risorse Umane e la Divisione Finance. La decisione sul valore effettivo del bonus pool ex post
sarà presa dal Consiglio di Amministrazione, sentiti il Comitato Remunerazione e il Comitato Controlli
Interni e Rischi.
Si sottolinea nuovamente che il sistema incentivante prevede l’erogazione di parte della retribuzione
variabile in strumenti finanziari (azioni della Capogruppo) pari al 50%. Alla suddetta componente equity
della remunerazione vengono applicate, successivamente alla maturazione dei diritti, forme di
mantenimento e conservazione delle azioni a scopi di retention per un ulteriore periodo temporale.
Essendo tutta la componente equity differita essa è sottoposta ad un retention period pari ad ulteriori
dodici mesi.
Il Consiglio di Amministrazione definisce una soglia minima di € 30.000 al di sotto della quale (vista
l’esiguità degli importi rispetto ad un possibile risk appetite) il Bonus verrà comunque erogato cash ed
119
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
21
up-front
.
Inoltre, Veneto Banca attiverà clausole di claw-back, come richiesto dalla normativa e dai regolamenti
interni secondo quanto evidenziato nel paragrafo 5.4.2.2 della presente politica, tenendo altresì conto
dei profili di natura legale, contributiva e fiscale in materia come già stabilito lo scorso anno.
Valutazione delle performance quali-quantitative nell’assegnazione del bonus annuale
(scheda MBO)
Per tutto il personale più rilevante è proposto un sistema MBO che prevede il collegamento diretto con gli
obiettivi del piano industriale triennale. Gli obiettivi sono collegati al budget dell’anno che rappresenta il
primo anno di piano. Essi saranno modificati e allineati costantemente al modificarsi del piano industriale
stesso.
I risultati individuali del personale più rilevante saranno definiti sulla base delle valutazioni ponderate
conseguite nei singoli obiettivi indicati in una scheda, che tiene conto di tre aree di risultato:
•
Area dei risultati economico-finanziari e della gestione del rischio: tale area consente di
sostenere la creazione del valore, un adeguato profilo di liquidità e la prudente gestione del
rischio (è sempre presente una metrica risk adjusted);
•
Area della pianificazione: obiettivi legati all’avanzamento dei progetti di rilevanza strategica,
che assicurano la correlazione tra i risultati dell’anno e l’orientamento al medio-lungo periodo;
•
Area dei servizi al cliente: al fine di correlare il premio anche alla soddisfazione dei clienti,
interni ed esterni, all’efficacia della risposta da parte della banca e la qualità erogata dei servizi
interni e verso la clientela, nel rispetto da quanto disposto dalla normativa in materia di servizi
al cliente.
A ciascun obiettivo è assegnato un peso che ne determina l’incidenza percentuale sul premio effettivo.
Per i responsabili delle funzioni di controllo interno, nel rispetto delle disposizioni, non sono previsti
obiettivi economico finanziari e la relativa area è sostituita con obiettivi qualitativi di funzione (collegati,
ad esempio, alla presenza o meno di provvedimenti o sanzioni da parte delle Autorità di Vigilanza
riconducibili ad ambiti normativi rientranti nel perimetro attribuito alle funzioni dalla Circolare 263 di
Banca d’Italia), coerenti con i compiti loro assegnati e indipendenti dai risultati conseguiti dalle altre
funzioni aziendali soggette al loro controllo. La valutazione del raggiungimento degli obiettivi per queste
funzioni sarà una responsabilità del Consiglio di Amministrazione di Veneto Banca.
Infine, il premio così calcolato potrà essere modificato in funzione dell’andamento dello scenario di
riferimento e/o di obiettivi straordinari assegnati in corso d’anno. Tale valutazione (di competenza del
Consiglio di Amministrazione) potrebbe determinare, sempre nell’ambito dei limiti massimi identificati,
una rimodulazione in aumento o diminuzione del premio stesso. L’approccio così descritto consente la
simmetria tra performance e incentivazione a livello di ciascun individuo.
Occorre evidenziare, in chiusura del paragrafo, che qualsiasi emolumento erogato a titolo di
remunerazione variabile per il personale più rilevante sarà soggetto a tutte le regole previste per la
stessa, a meno di una esplicita eccezione prevista nella normativa, sia in termini di tetti all’erogazione,
sia in termini di clausole di malus sia in termini di previsione di restituzione delle componenti erogate (cd
clausole di clawback) o in tutte le fattispecie identificate nel regolamento del sistema di incentivazione e
nella normativa secondo quanto descritto nel paragrafo 5.4.2.2.
Tale condizione è valida per tutto il resto della popolazione aziendale per quanto riguarda l’applicazione
della normativa di riferimento.
Focus sulla struttura retributiva variabile delle figure di controllo
In coerenza con quanto previsto dalle disposizioni, per i responsabili delle funzioni di controllo, come
anticipato, si prevede uno schema di incentivi differente, con lo scopo di preservarne l’autonomia e
l’indipendenza evitando possibili conflitti di interesse.
Il piano per le Funzioni di Controllo segue principi simili a quelli definiti per il resto del personale più
rilevante ma con alcune significative differenze.
In sintesi, i titolari di questi ruoli:
•
avranno un target bonus massimo in linea con quanto prescritto dalla normativa vigente;
•
saranno eleggibili unicamente per il piano MBO;
•
saranno oggetto di meccanismi di differimento simili a quelli descritti per il resto del personale
più rilevante;
•
non saranno sottoposti allo stesso entry gate definito per il resto del personale più rilevante; le
21
Tale soglia è valida altresì per il resto del personale di Veneto Banca, comprese le Funzioni di Controllo. Per il sistema
MBO del personale più rilevante il differimento e la retention sono sempre comunque previsti, anche al di sotto di tale
soglia.
120
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
•
funzioni di controllo, infatti, pur non avendo un vincolo di erogazione legato ai risultati
economico-finanziari della Banca, in base al principio di sostenibilità potranno subire un
azzeramento della loro remunerazione variabile, nel caso in cui i risultati di Common Equity Tier
1 e di Liquidity Coverage Ratio opportunamente aggiornati (in linea con la normativa vigente e
le indicazioni della BCE) non siano valutati essere adeguati.
non si prevede l’attivazione di un meccanismo di bonus pool sempre con l’obiettivo di evitare
possibili conflitti di interesse.
Focus sul restante personale della Capogruppo
Nella categoria del restante personale si intendono gli altri dipendenti del Gruppo non inclusi nel
perimetro del personale più rilevante.
Per il personale dipendente della banca non ricompreso nel personale più rilevante (eccetto che per la
rete diretta e indiretta) solo per eccezioni sono previsti sistemi di incentivazione ad hoc. In ogni caso
eventuali sistemi di remunerazione variabile si attivano verificata la sostenibilità complessiva e la
conformità normativa da parte delle funzioni preposte della Capogruppo che possono proporre dei
correttivi per garantire la sostenibilità e la conformità. Per categorie di personale che non impattano in
modo materiale sui rischi della banca ma la cui remunerazione variabile può raggiungere dei livelli
significativi sono declinate regole di differimento e condizioni di malus tali da mitigare il rischio
reputazionale e operativo, salvo la soglia minima di € 30.000 definita dal CdA al di sotto della quale
(vista l’esiguità degli importi rispetto ad un possibile risk appetite) il Bonus verrà comunque erogato
cash ed up-front.
Per la Rete Diretta si intende definire un piano di incentivazione per la propria popolazione retail,
corporate e private nel prossimo triennio. In particolare, già a partire dal 2015, è prevista l’attivazione di
un piano ad hoc per i Private, in ottica di retention ed attraction per questa popolazione sul mercato in
Italia oltre che per supportare il superamento delle importanti sfide che questi sono chiamati ad
affrontare nei prossimi mesi. Le logiche sono quelle di garantire l’autofinanziamento del sistema
attraverso la previsione di collegamenti con i risultati del Gruppo e di assicurare il raggiungimento di
performance eccellenti, supportare l’implementazione efficace della strategia commerciale e la
fidelizzazione della popolazione analizzata.
Per quanto attiene ai Promotori Finanziari la remunerazione è prevalentemente “ricorrente”. La
componente “non ricorrente”, ha valenza incentivante e quindi equiparata alla componente variabile
della retribuzione e soggetta ai requisiti prudenziali e ad un simile processo decisionale definito per la
remunerazione variabile di coloro che non rientrano nel perimetro del personale più rilevante. Se la
remunerazione “non ricorrente” raggiunge livelli significativi, sono declinate regole di differimento e
condizioni di malus tali da mitigare il rischio reputazionale e operativo, declinate in un apposito
Regolamento. Per tutta la popolazione della rete indiretta i compensi variabili potrebbero subire
decurtazioni nel caso di reclami formali accolti e di contenziosi a carico della Banca che possono
determinare un esborso da parte delle stessa. Inoltre, in caso di comportamenti gravi i compensi non
ricorrenti non verranno erogati. Sono previsti inoltre meccanismi di allineamento ex-post che prevedono
clausole di restituzione al verificarsi di comportamenti fraudolenti. Al momento della redazione del
presente documento non vi sono Promotori Finanziari né altri soggetti della Rete Indiretta che sono stati
valutati tra il personale più rilevante di Veneto Banca. Nel caso in cui fossero identificati titolari da
inserire tra il personale più rilevante sarebbero oggetto di un allineamento della politica remunerativa
per garantire il massimo allineamento alla normativa vigente.
Infine, al fine di salvaguardare la specificità di questa categoria di professionisti, legata alla natura
agenziale del contratto, ed in un’ottica di “attraction and retention” delle migliori risorse presenti sul
mercato, si propone che l’incidenza della componente non ricorrente non sia comunque superiore a due
volte la componente ricorrente. Si fa riferimento a quei promotori non inclusi né nel personale più
rilevante di Gruppo né della controllata di riferimento: nel quel caso vigono le regole allineate alla
previsione normativa.
1.
POLITICHE RETRIBUTIVE DELLE SOCIETÀ CONTROLLATE
Le politiche di remunerazione e incentivazione delle società facenti parte del perimetro societario del
Gruppo Veneto Banca seguono le linee guida da questa fornite al fine di assicurare la complessiva
coerenza delle politiche di remunerazione e incentivazione applicate dal Gruppo.
Il presente documento ha infatti valenza per tutte le società del Gruppo. In particolare, le banche non
quotate del Gruppo, che non elaborano un proprio documento autonomo, sottoporranno all’approvazione
della propria assemblea il presente documento ed eventualmente anche la sezione relativa
all’informativa ex post. Le altre società potranno sottoporre, invece che all’assemblea, il presente
documento ai rispettivi organi di supervisione strategica.
121
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
La Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni (BIM) dovrà, invece, predisporre un proprio
documento di politica, coerente alle linee guida definite dalla Capogruppo e in ottemperanza alla
disciplina specifica prevista per le società quotate e per le società autorizzate alla distribuzione di
prodotti bancari, prestazioni di servizi e attività di investimento. Con riferimento a quest’ultimo profilo, le
disposizioni si integrano a quelle adottate dalla Consob in tema di politiche e prassi di remunerazione,
volte a garantire il rispetto delle norme di correttezza e trasparenza nella prestazione dei servizi e delle
attività di investimento e per l’effettiva gestione dei relativi conflitti di interesse.
Come già evidenziato in precedenza, in applicazione ai criteri tecnici ABE in tema di identificazione del
personale più rilevante e in osservanza delle disposizioni previste dalla Circolare n.285, il processo di
autovalutazione del personale più rilevante si è svolto anche a livello di singola controllata bancaria.
5.1 Sistemi di incentivazione del personale appartenente alle società controllate
Il piano di incentivazione per le controllate si sviluppa considerando, similmente a quanto fatto dalla
Capogruppo, tre categorie di personale:
•
soggetti rientranti nel perimetro del personale più rilevante di Gruppo appartenente alle
società controllate;
•
soggetti identificati esclusivamente nel perimetro del personale più rilevante della società
controllata bancaria (ma non di Gruppo);
•
altro personale appartenente alla società controllata.
5.1.1
Personale più rilevante di Gruppo appartenente alla società controllata
Ai soggetti rientranti nel perimetro del personale più rilevante di Gruppo si applicano le regole definite al
par. 5.4 (“Il personale più rilevante di Gruppo”), ferme restando eventuali regole specifiche imposte
dalla regolamentazione locale e di settore.
5.1.2
Personale più rilevante della società controllata bancaria
Per questa popolazione, benché non sottoposta ai vincoli definiti per il personale più rilevante di Gruppo,
si prevede che il sistema di remunerazione variabile adottato si attivi al raggiungimento di soglie di entry
gate della controllata.
Il bonus pool segue l’andamento degli indicatori economici della controllata ma sono verificati dal
Direttore Rischi e dal Direttore Finance della Capogruppo, che possono proporre, sentito il parere del
Direttore Risorse Umane di Capogruppo, dei correttivi all'ammontare complessivo di remunerazione
variabile tenuto conto dell'Utile di Gruppo, del risultato di CET 1, di altri parametri di sostenibilità, di
liquidità e di performance consolidata a livello complessivo. La decisione sarà presa dal Comitato
Remunerazione di Capogruppo in seduta congiunta con il Comitato Controlli Interni e Rischi e, quindi,
verificata in seno al Comitato di Remunerazione della controllata, ove presente, oppure all’interno della
CdA della controllata.
La correlazione con i risultati consolidati sostiene l’appartenenza al Gruppo e lo sviluppo di una cultura
valoriale comune, orientata alla sana e prudente gestione del rischio e alla crescita sostenibile.
5.1.3
Altro personale della società controllata
Per il restante personale appartenente alle società controllate, eventuali sistemi di remunerazione
variabile si attivano verificata la sostenibilità complessiva da parte delle funzioni preposte della
controllata e di Capogruppo e seguono i principi definiti per il personale più rilevante. Per categorie di
personale che non impattano in modo materiale su rischi della banca/società di appartenenza ma la cui
remunerazione variabile può raggiungere dei livelli significativi sono declinate regole di differimento e
condizioni di malus tali da mitigare il rischio reputazionale e operativo la cui entità è definita in coerenza
con le linee guida della Capogruppo.
In particolare, per le figure commerciali delle controllate, non riconosciute quali personale più rilevante,
il sistema incentivante prevede un tetto massimo alla remunerazione non ricorrente pari a due volte la
componente ricorrente e meccanismi di differimento in ottica prudenziale laddove vi siano livelli
significativi di incentivazione. Per coloro che sono identificati come personale più rilevante della
controllata, ovviamente, vi è un completo allineamento, periodo per periodo, alla normativa vigente.
2.
CRITERI PER LA DETERMINAZIONE DEI COMPENSI IN CASO DI CONCLUSIONE
ANTICIPATA DEL RAPPORTO DI LAVORO O DI CESSAZIONE ANTICIPATA DALLA CARICA E
122
123
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
ALTRE INDICAZIONI PER IL PERSONALE PIU’ RILEVANTE
La politica pensionistica “discrezionale” e di fine rapporto deve essere in linea con la strategia aziendale,
gli obiettivi, i valori e gli interessi a lungo termine della Banca, ferme restando le verifiche di cui alle
politiche informative sui trattamenti in corso come da informativa ex post.
Eventuali compensi che venissero pattuiti per la conclusione anticipata dalla carica o del rapporto di
lavoro, saranno stipulati in osservanza delle disposizioni previste dalle plurime fonti normative, inclusa
quella costituita dall’aggiornamento della Circolare 285 di Banca d’Italia, oltre che degli orientamenti
interpretativi e giurisprudenziali idonei a fornire le soluzioni più appropriate per il complesso tema in
esame.
Detti compensi saranno determinati in riferimento alla criticità del ruolo ricoperto, alla possibilità di
esercitare concorrenza alla banca e/o alla durata del rapporto di lavoro intercorso.
L’ammontare di eventuali compensi, in linea con le consuetudini di mercato, non potrà eccedere le 2
annualità di retribuzione fissa. Spetterà al Consiglio di Amministrazione determinare di volta in volta
l’opportunità e l’effettivo importo di tale compenso.
Il Gruppo può considerare, in caso di figure di particolare valenza, unicamente in fase di assunzione e
per il primo anno di permanenza presso il medesimo Gruppo, l’eventualità di definire welcome bonus
coerentemente con la previsione normativa.
INFORMATIVA QUANTITATIVA
Di seguito viene rappresentata l’informativa
remunerazione del personale per l’anno 2014.
quantitativa
sull’applicazione
delle
politiche
di
Preliminarmente, occorre evidenziare come la Direzioni Compliance abbia verificato l’allineamento tra i
documenti oggi oggetto di approvazione e il corpo normativo esterno (Banca d’Italia, Consob, IVASS) ed
interno, e come la Direzione Internal Audit abbia verificato il sostanziale allineamento delle politiche
approvate dall’Assemblea nell’aprile 2013 e le norme con le erogazioni effettuate nel 2014.
Le tabelle che seguono si riferiscono al personale più rilevante del Gruppo oltre all’informativa sulla
remunerazione complessiva del Presidente dell’Organo con funzione di supervisione strategica e di
ciascun membro dell’Organo con funzione di gestione, del Direttore Generale, dei Condirettori Generali e
dei Vice Direttori Generali ai sensi della lett. j) dell’articolo 450 del regolamento UE N. 575/2013 del
Parlamento Europeo e del Consiglio (CRR).
Di seguito, per quanto riguarda l’intera popolazione aziendale (perimetro Italia), compresi i promotori
finanziari, l’ammontare complessivo delle competenze erogate nel corso del 2014 suddivise per
categorie:
Per quanto riguarda eventuali sistemi incentivanti individuali o di team si precisa che, per il personale
non appartenente al “personale più rilevante”, a fronte della perdita registrata nel 2013 si è provveduto,
come da indicazioni di Banca d’Italia, ad effettuare una significativa riduzione dei bonus anche nei casi
in cui siano stati raggiunti gli obiettivi di Performance ed Individuali e della business Unit di
Appartenenza.
Per l’anno 2013, alla luce delle evidenze contabili e del disposto dell’art. 48 del CCNL, non si è proceduto
all’erogazione del premio di produttività (VAP) per tutte le società del Gruppo Veneto Banca. Dato
comunque l’impegno dimostrato dai dipendenti nel difficile contesto economico e anche con finalità di
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
retention è stato erogato a tutti i dipendenti non appartenenti alla categoria dei dirigenti un “premio
sociale straordinario” sottoforma di welfare aziendale. Complessivamente sono stati erogati € 3.664.139
per Veneto Banca, € 835.645 per BancApulia, € 267.108 per BIM, € 41.669 per Banca IPIBI, € 38.950
per Symphonia, € 23.863 per Claris Leasing, € 13.050 per Claris Factor, € 3.999 per BIM Fiduciaria.
Remunerazione dei Consiglieri di Amministrazione
L’assemblea dei Soci dell’aprile 2014 aveva definito i seguenti compensi da corrispondere per l'anno
2014 e seguenti, e fino a diversa determinazione:
•
Euro 90.000 annui fissi, da corrispondersi a ciascun consigliere in carica;
•
Euro 250 per gettone di presenza da corrispondersi a ciascun consigliere per ogni seduta del
Consiglio di Amministrazione a cui abbia partecipato.
Remunerazione del personale più rilevante del Gruppo
Il sistema incentivante, in rispetto dei principi normativi, prevedeva per il personale più rilevante la
maturazione del premio spettante una volta verificato il superamento di predeterminati parametri di
sostenibilità della performance. Per il 2014 l’entry gate non è stato superato.
Quote differite
Una parte della remunerazione variabile del personale più rilevante dell’anno 2011 era stata differita nel
tempo e subordinata al ricorrere di determinate condizioni di performance per legare gli incentivi alla
creazione di valore nel medio termine; di essa, una quota parte dovrebbe essere erogata attraverso
azioni Veneto Banca. Secondo quanto avevano stabilito le politiche di remunerazione:
•
Il periodo di differimento era stato fissato in tre anni;
•
Le quote di differimento erano state differenziate (60%-50%) in funzione dell’impatto sui rischi;
•
Il differimento era stato realizzato in parte cash ed in parte in azioni;
•
L’effettiva erogazione del bonus differito era subordinata ad ulteriori condizioni di performance
definite di anno in anno dal Consiglio di Amministrazione su proposta del Comitato per la
Gestione Risorse e sentito il parere del Comitato di Remunerazione.
Alla luce dei risultati sopra riportati, il Comitato di Remunerazione ha verificato l’impossibilità di erogare
le quote differite del premio di competenza 2011.
Si ricorda che, al fine di evitare l’adozione di comportamenti elusivi della normativa, la contrazione o
l’azzeramento dei bonus non dovranno essere aggirati attraverso impropri aumenti della componente
fissa o di quella variabile. Inoltre, è stato introdotto il divieto di ricorrere a strategie di copertura
personale o di assicurazioni sulla retribuzione o su altri aspetti che possano alterare o inficiare
l’allineamento al rischio aziendale insito nei meccanismi retributivi.
Informazioni aggregate relative al personale più rilevante
In ottemperanza a quanto previsto dal 7° Aggiornamento della Circolare 285, Sezione IV “Obblighi di
informativa e trasmissione dati” vengono di seguito riportate le informazioni aggregate riguardanti la
remunerazione fissa e, per la remunerazione variabile, l’ipotesi di applicazione per il 2014 delle relative
politiche e il conseguente bonus pool teorico e la sua ripartizione per categoria.
Tabella 1 (Remunerazione ripartita tra le varie categorie di "Personale più rilevante di Gruppo")
124
125
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
Remunerazione Variabile
Personale
Numero Beneficiari (*)
Retribuzione
Remunerazione variabile collegata a specifici obiettivi,
Remunerazio
Variabile
indicatori di performance
ne Fissa
Attribuita e Una
Quota Up
Quota
% correzione
Tantum (***)
Differimenti
front
Differita
ex post
2.877.033
2.991.002
70.000
Componenti Consiglio di Amministrazione Veneto Banca (**)
Alta Dirigenza
Responsabili di tutte le società controllate considerate Unità di Business materiali
e loro principali riporti
25
11
12
2.446.610
30.000
Responsabili delle funzioni di controllo e il personale con responsabilità manageriali
7
1.156.449
25.000
Responsabili delle principali funzioni di supporto e soggetti che individualmente o
collettivamente possono avere un impatto materiale sui principali rischi aziendali
(in primis rischio credito, mercato, liquidità e operativo) o nella introduzione di
nuovi prodotti
70
8.516.745
30.000
Altro personale identificato rispetto ai criteri quantitativi
(*) Comprende i beneficiari che nel corso dell’anno hanno ricoperto tali funzioni, anche per un periodo parziale. Nel
caso del CdA comprendono quindi sia i Consiglieri in carica fino al 25 aprile 2014 che i Consiglieri in carica
successivamente a tale data (per compensi pari a 1.400.000 euro). Nel corso del 2014, 1 persona ha percepito una
remunerazione inferiore a 1.500.000 e superiore a 1.000.000
(**) I compensi comprendono gli emolumenti per la carica, gettoni di presenza, compensi per Comitati endoconsiliari,
cariche consiliari o altre cariche, come ad esempio per l’Organismo di Vigilanza e benefici non monetari. Nel 2014, si
sono tenute 30 riunioni consiliari; 25 riunioni del Comitato Controlli interni e rischi;10 riunioni del Comitato Strategico;
19 riunioni del Comitato Remunerazioni; 8 riunioni del Comitato Nomine; 19 riunioni del Comitato Amministratori
Indipendenti e 11 riunioni dell’Organismo di Vigilanza.
(***) Gli ammontari indicati sono stati prudenzialmente inseriti in considerazione dei contratti individuali in essere nel
2014 e, nel caso dell'alta dirigenza, di una somma erogata una tantum in relazione ad un nuovo incarico di vertice
presso una società controllata. L’erogazione degli stessi verrà definita in linea con le previsioni normative e le politiche
vigenti.
Tabella 2 (Trattamento di inizio e di fine rapporto tra le varie categorie di "Personale più rilevante di
Gruppo")
Trattamento di inizio e di fine Rapporto
Personale
Trattamenti di inizio rapporto effettuati
durante l’esercizio
Numero di
beneficiari
Importo
Componenti Consiglio di Amministrazione Veneto Banca
Alta Dirigenza
Responsabili di tutte le società controllate considerate Unità di Business materiali
e loro principali riporti
200.000
1
Responsabili delle funzioni di controllo e il personale con responsabilità manageriali
90.000
2
Responsabili delle principali funzioni di supporto e soggetti che individualmente o
collettivamente possono avere un impatto materiale sui principali rischi aziendali
(in primis rischio credito, mercato, liquidità e operativo) o nella introduzione di
nuovi prodotti
40.000
1
Pagamenti per trattamenti di fine rapporto
riconosciuti durante l’esercizio
Importo
3.600.000 (*)
807.000 (**)
Numero
beneficiari
1
1
Importo più
elevato
riconosciuto
3.600.000
807.000
Altro personale identificato rispetto ai criteri quantitativi
(*) (**): Gli importi includono oltre al trattamento di fine mandato, anche la liquidazione transattiva di vari rapporti
contrattuali tra le parti, in coerenza con le previsioni dei verbali di conciliazione sottoscritti in Sede protetta (ABI e
DPL). Tali importi sono stati deliberati dal CdA rispettivamente in data 15 aprile 2014 e in data 14 ottobre 2014.
Patti di Non Concorrenza e altre pattuizioni
La Banca ha debitamente preso atto che il il 7° aggiornamento della Circolare di Banca d’Italia n. 285,
Titolo IV, Cap. 2, emanato con effetto dal 18 novembre 2014, ha assimilato i Patti di Non Concorrenza
ai compensi pattuiti in occasione della conclusione anticipata dalla carica o del rapporto di lavoro.
Nel corso del 2014, e nell’ambito del personale “più rilevante”, è sorta per la Banca l’esigenza di tutelare
l’avviamento commerciale della Banca stessa e pertanto sono stati stipulati 2 Patti di tale tipologia, nel
rispetto dei requisiti di validità previsti dal Codice Civile, tenuto conto che il “Considerando” n. 69 della
Direttiva 2013/36/UE fa espressamente salvi “i principi generali del diritto nazionale dei contratti e del
lavoro”.
In attesa degli sviluppi interpretativi circa il coordinamento tra le plurime fonti normative, la materia
potrà essere attentamente monitorata, anche nell’ambito del periodo transitorio definito dalla citata
Circolare n. 285.
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
Per completezza si precisa che sussiste anche un trattamento individuale aggiuntivo al trattamento di
fine rapporto, peraltro sottoscritto sin dal 2001 e già reso compliant con le Disposizioni di Banca d’Italia
in tema di “politiche e prassi di remunerazione e incentivazione nelle banche e nei gruppi bancari”,
emanate del 2011.
Complessivamente, tali pattuizioni si riferiscono quindi a 3 casi (uno già liquidato e 2 potenziali) per un
corrispettivo complessivo di circa 3.000.000.
Informazioni e remunerazione complessiva individuale
Di seguito l’informativa relativa alla remunerazione complessiva del presidente dell’Organo con funzione
di supervisione strategica e di ciascun membro dell’Organo con funzione di gestione, del Direttore
Generale, dei Condirettori Generali e dei Vice Direttori Generali ai sensi della lett. j) dell’articolo 450 del
regolamento UE N. 575/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio (CRR).
A seguito del rinnovo del CdA avvenuto in corso d’anno, si riportano di seguito 2 tabelle.
•
La prima relativa agli importi erogati a tutti i componenti dell’Organo con funzione di
supervisione strategica e di ciascun membro dell’Organo con funzione di gestione (compreso
l'Amministratore Delegato) in carica fino al 25/04/2014.
•
La seconda relativa agli importi dei componenti delle stesse funzioni (compreso il Direttore
Generale) in carica successivamente al 25/04/2014.
Tabella 3a (componenti dell’Organo con funzione di supervisione strategica e di ciascun membro
dell’Organo con funzione di gestione in carica fino al 25/04/2014)
(*) Comprendono gli emolumenti per la carica, gettoni di presenza, compensi per Comitati endoconsiliari, cariche
consiliari e benefici non monetari.
(**) Comprendono i compensi relativi a tutto il periodo di permanenza in azienda, fino alla data di uscita.
126
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
Tabella 3b (componenti dell’Organo con funzione di supervisione strategica e di ciascun membro
dell’Organo con funzione di gestione in carica successivamente al 25/04/2014)
(*) Comprendono gli emolumenti per la carica, gettoni di presenza, compensi per Comitati endoconsiliari, cariche
consiliari e benefici non monetari.
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
DICHIARAZIONE DEL DIRIGENTE PREPOSTO ALLA REDAZIONE
DEI DOCUMENTI CONTABILI SOCIETARI
Il sottoscritto Stefano Bertolo, in qualità di Dirigente Preposto alla redazione dei documenti contabili
societari della società Veneto Banca scpa, dichiara, in conformità all'art. 154-bis, comma 2, del Decreto
Legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, che l'informativa contabile contenuta nel presente documento
corrisponde alle risultanze documentali, ai libri e alle scritture contabili.
Stefano Bertolo
Dirigente Preposto alla redazione
dei documenti contabili societari
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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
ALLEGATO 1
FONDI PROPRI: TERMINI E CONDIZIONI DEGLI STRUMENTI DI CAPITALE
PRIMARIO DI CLASSE 1, DI CAPITALE AGGIUNTIVO DI CLASSE 1 E DI
CAPITALE DI CLASSE 2
1
2
3
4
5
6
7
8
9
9a
9b
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20a
20b
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
37
Emittente
Codice identificativo
Legislazione applicabile allo strumento
TRATTAMENTO REGOLAMENTARE
Disposizioni transitorie del CRR
Disposizioni del CRR post-transitorie
Ammissibile a livello: di singolo ente; consolidato; di singolo ente e
consolidato
Tipologia di strumento
Importo computato nei fondi propri (Euro/mln)
Importo nominale dello strumento: importo originario della valuta di
emissione (mln)
Importo nominale dello strumento: importo originario - valuta di emissione
Importo nominale degli strumenti: conversione in euro dell'importo originario
(Euro/mln)
Prezzo di emissione
Prezzo di rimborso
Classificazione contabile
Data di emissione originaria
Irredimibile o a scadenza
Data di scadenza originaria
Rimborso anticipato soggetto ad autorizzazione preventiva dell'Autorità di
Vigilanza
Data del rimborso anticipato facoltativo
Date del rimborso anticipato eventuale e importo del rimborso
Date successive di rimborso anticipato, se applicabile
CEDOLE/DIVIDENDI
Dividendi/cedole fissi o variabili
Tasso della cedola ed eventuale indice correlato
Presenza di un meccanismo di "dividend stopper"
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in
termini di tempo
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in
termini di tempo - motivi di discrezionalità
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in
riferimento all'importo
Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso
Cumulativi o non cumulativi
Convertibili o non convertibili
Se convertibili, evento(i) che determina(no) la conversione
Se convertibili, in tutto o in parte
Se convertibili, tasso di conversione
Se convertibili, conversione obbligatoria o facoltativa
Se convertibili, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è
possibile
Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene
convertito
Meccanismi di svalutazione (write down)
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), eventi che la
determinano
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione totale o
parziale
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione
permanente o temporanea
In casi di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo
di rivalutazione
Posizione della gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione
Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle disposizioni
transitorie
In caso affermativo, precisare le caratteristiche non conformi
N/A = Informazione non applicabile
Veneto Banca s.c.p.a.
IT0000428463
Legge Italiana
Capitale primario di classe
1
Capitale primario di classe
1
Singolo Ente e
Consolidamento
Azioni Ordinarie - Art. 28
CRR
372,378
N/A
Eur
N/A
N/A
N/A
Patrimonio netto
N/A
N/A
N/A
No
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
No
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
129
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
1
2
Emittente
Codice identificativo
3
Legislazione applicabile allo strumento
TRATTAMENTO REGOLAMENTARE
4
5
Disposizioni transitorie del CRR
Disposizioni del CRR post-transitorie
Ammissibile a livello: di singolo ente; consolidato; di singolo ente e
consolidato
6
7
8
9
9a
9b
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20a
20b
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
37
Tipologia di strumento
Importo computato nei fondi propri (Euro/mln)
Importo nominale dello strumento: importo originario della valuta di
emissione (mln)
Importo nominale dello strumento: importo originario - valuta di emissione
Importo nominale degli strumenti: conversione in euro dell'importo originario
(Euro/mln)
Prezzo di emissione
Prezzo di rimborso
Classificazione contabile
Data di emissione originaria
Irredimibile o a scadenza
Data di scadenza originaria
Rimborso anticipato soggetto ad autorizzazione preventiva dell'Autorità di
Vigilanza
Data del rimborso anticipato facoltativo
Date del rimborso anticipato eventuale e importo del rimborso
Date successive di rimborso anticipato, se applicabile
CEDOLE/DIVIDENDI
Dividendi/cedole fissi o variabili
Tasso della cedola ed eventuale indice correlato
Presenza di un meccanismo di "dividend stopper"
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in
termini di tempo
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in
termini di tempo - motivi di discrezionalità
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in
riferimento all'importo
Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso
Cumulativi o non cumulativi
Convertibili o non convertibili
Se convertibili, evento(i) che determina(no) la conversione
Se convertibili, in tutto o in parte
Se convertibili, tasso di conversione
Se convertibili, conversione obbligatoria o facoltativa
Se convertibili, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è
possibile
Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene
convertito
Meccanismi di svalutazione (write down)
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), eventi che la
determinano
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione totale o
parziale
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione
permanente o temporanea
In casi di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo
di rivalutazione
Posizione della gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione
Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle disposizioni
transitorie
In caso affermativo, precisare le caratteristiche non conformi
N/A = Informazione non applicabile
Veneto Banca s.c.p.a.
XS0337685324
Legge Inglese, salvo
clausole di subordinazione
Capitale aggiuntivo di
classe 1
Non ammissibile
Singolo Ente e Consolidato
Titoli di debito – Art. 484
comma 4
127,497
200
Eur
200
100
100
Titoli in circolazione
21/12/2007
Irredimibile
N/A
Si
N/A
N/A
N/A
FISSI E VARIABILI
6,411% FISSO; DAL
21/12/2017 Euribor
3m+2,75%
N/A
N/A
N/A
N/A
STEP-UP
N/A
NON CONVERTIBILI
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
130
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
1
2
3
4
5
6
7
8
9
9a
9b
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20a
20b
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
37
Emittente
Codice identificativo
Legislazione applicabile allo strumento
TRATTAMENTO REGOLAMENTARE
Disposizioni transitorie del CRR
Disposizioni del CRR post-transitorie
Ammissibile a livello: di singolo ente; consolidato; di singolo ente e
consolidato
Tipologia di strumento
Importo computato nei fondi propri (Euro/mln)
Importo nominale dello strumento: importo originario della valuta di
emissione (mln)
Importo nominale dello strumento: importo originario - valuta di emissione
Importo nominale degli strumenti: conversione in euro dell'importo originario
(Euro/mln)
Prezzo di emissione
Prezzo di rimborso
Classificazione contabile
Data di emissione originaria
Irredimibile o a scadenza
Data di scadenza originaria
Rimborso anticipato soggetto ad autorizzazione preventiva dell'Autorità di
Vigilanza
Data del rimborso anticipato facoltativo
Date del rimborso anticipato eventuale e importo del rimborso
Date successive di rimborso anticipato, se applicabile
CEDOLE/DIVIDENDI
Dividendi/cedole fissi o variabili
Tasso della cedola ed eventuale indice correlato
Presenza di un meccanismo di "dividend stopper"
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in
termini di tempo
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in
termini di tempo - motivi di discrezionalità
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in
riferimento all'importo
Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso
Cumulativi o non cumulativi
Convertibili o non convertibili
Se convertibili, evento(i) che determina(no) la conversione
Se convertibili, in tutto o in parte
Se convertibili, tasso di conversione
Se convertibili, conversione obbligatoria o facoltativa
Se convertibili, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è
possibile
Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene
convertito
Meccanismi di svalutazione (write down)
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), eventi che la
determinano
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione totale o
parziale
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione
permanente o temporanea
In casi di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo
di rivalutazione
Posizione della gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione
Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle disposizioni
transitorie
In caso affermativo, precisare le caratteristiche non conformi
N/A = Informazione non applicabile
Veneto Banca s.c.p.a.
IT0003872501
Legge Italiana
Capitale di classe 2
Capitale di classe 2
Singolo Ente e Consolidato
Titolo di debito - Art. 62
CRR
2,629
30
Eur
30
100
100
Titoli in circolazione
09/06/2005
SCADENZA
09/06/2015
NO
N/A
N/A
N/A
FISSO
4,65%
N/A
N/A
N/A
N/A
NO
N/A
NON CONVERTIBILI
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
131
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
1
2
3
4
5
6
7
8
9
9a
9b
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20a
20b
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
37
Emittente
Codice identificativo
Legislazione applicabile allo strumento
TRATTAMENTO REGOLAMENTARE
Disposizioni transitorie del CRR
Disposizioni del CRR post-transitorie
Ammissibile a livello: di singolo ente; consolidato; di singolo ente e
consolidato
Tipologia di strumento
Importo computato nei fondi propri (Euro/mln)
Importo nominale dello strumento: importo originario della valuta di
emissione (mln)
Importo nominale dello strumento: importo originario - valuta di emissione
Importo nominale degli strumenti: conversione in euro dell'importo originario
(Euro/mln)
Prezzo di emissione
Prezzo di rimborso
Classificazione contabile
Data di emissione originaria
Irredimibile o a scadenza
Data di scadenza originaria
Rimborso anticipato soggetto ad autorizzazione preventiva dell'Autorità di
Vigilanza
Data del rimborso anticipato facoltativo
Date del rimborso anticipato eventuale e importo del rimborso
Date successive di rimborso anticipato, se applicabile
CEDOLE/DIVIDENDI
Dividendi/cedole fissi o variabili
Tasso della cedola ed eventuale indice correlato
Presenza di un meccanismo di "dividend stopper"
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in
termini di tempo
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in
termini di tempo - motivi di discrezionalità
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in
riferimento all'importo
Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso
Cumulativi o non cumulativi
Convertibili o non convertibili
Se convertibili, evento(i) che determina(no) la conversione
Se convertibili, in tutto o in parte
Se convertibili, tasso di conversione
Se convertibili, conversione obbligatoria o facoltativa
Se convertibili, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è
possibile
Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene
convertito
Meccanismi di svalutazione (write down)
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), eventi che la
determinano
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione totale o
parziale
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione
permanente o temporanea
In casi di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo
di rivalutazione
Posizione della gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione
Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle disposizioni
transitorie
In caso affermativo, precisare le caratteristiche non conformi
N/A = Informazione non applicabile
Veneto Banca s.c.p.a.
IT0004241078
Legge Italiana
Capitale di classe 2
Capitale di classe 2
Singolo Ente e Consolidato
Titolo di debito - Art. 62
CRR
50,417
150
Eur
150
100
100
Titoli in circolazione
21/06/2007
SCADENZA
21/06/2017
SI
21/06/2012
N/A
OGNI 3 MESI
VARIABILI
EURIBOR 3M+0,45%; DAL
21/06/2012 EURIBOR
3M+0,60%
N/A
N/A
N/A
N/A
STEP UP
N/A
NON CONVERTIBILI
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
132
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
1
2
3
4
5
6
7
8
9
9a
9b
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20a
20b
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
37
Emittente
Codice identificativo
Legislazione applicabile allo strumento
TRATTAMENTO REGOLAMENTARE
Disposizioni transitorie del CRR
Disposizioni del CRR post-transitorie
Ammissibile a livello: di singolo ente; consolidato; di singolo ente e
consolidato
Tipologia di strumento
Importo computato nei fondi propri (Euro/mln)
Importo nominale dello strumento: importo originario della valuta di
emissione (mln)
Importo nominale dello strumento: importo originario - valuta di emissione
Importo nominale degli strumenti: conversione in euro dell'importo originario
(Euro/mln)
Prezzo di emissione
Prezzo di rimborso
Classificazione contabile
Data di emissione originaria
Irredimibile o a scadenza
Data di scadenza originaria
Rimborso anticipato soggetto ad autorizzazione preventiva dell'Autorità di
Vigilanza
Data del rimborso anticipato facoltativo
Date del rimborso anticipato eventuale e importo del rimborso
Date successive di rimborso anticipato, se applicabile
CEDOLE/DIVIDENDI
Dividendi/cedole fissi o variabili
Tasso della cedola ed eventuale indice correlato
Presenza di un meccanismo di "dividend stopper"
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in
termini di tempo
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in
termini di tempo - motivi di discrezionalità
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in
riferimento all'importo
Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso
Cumulativi o non cumulativi
Convertibili o non convertibili
Se convertibili, evento(i) che determina(no) la conversione
Se convertibili, in tutto o in parte
Se convertibili, tasso di conversione
Se convertibili, conversione obbligatoria o facoltativa
Se convertibili, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è
possibile
Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene
convertito
Meccanismi di svalutazione (write down)
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), eventi che la
determinano
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione totale o
parziale
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione
permanente o temporanea
In casi di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo
di rivalutazione
Posizione della gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione
Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle disposizioni
transitorie
In caso affermativo, precisare le caratteristiche non conformi
N/A = Informazione non applicabile
Veneto Banca s.c.p.a.
IT0004494941
Legge Italiana
Capitale di classe 2
Capitale di classe 2
Singolo Ente e Consolidato
Titolo di debito - Art. 62
CRR
65,553
75
Eur
75
100
100
Titoli in circolazione
15/05/2009
SCADENZA
15/05/2019
SI
15/11/2010
N/A
OGNI 3 MESI
FISSO E VARIABILE
4,22% FISSO; DAL
15/05/2014 EURIBOR
3M+2%
N/A
N/A
N/A
N/A
NO
N/A
NON CONVERTIBILI
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
133
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
1
2
3
4
5
6
7
8
9
9a
9b
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20a
20b
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
37
Emittente
Codice identificativo
Legislazione applicabile allo strumento
TRATTAMENTO REGOLAMENTARE
Disposizioni transitorie del CRR
Disposizioni del CRR post-transitorie
Ammissibile a livello: di singolo ente; consolidato; di singolo ente e
consolidato
Tipologia di strumento
Importo computato nei fondi propri (Euro/mln)
Importo nominale dello strumento: importo originario della valuta di
emissione (mln)
Importo nominale dello strumento: importo originario - valuta di emissione
Importo nominale degli strumenti: conversione in euro dell'importo originario
(Euro/mln)
Prezzo di emissione
Prezzo di rimborso
Classificazione contabile
Data di emissione originaria
Irredimibile o a scadenza
Data di scadenza originaria
Rimborso anticipato soggetto ad autorizzazione preventiva dell'Autorità di
Vigilanza
Data del rimborso anticipato facoltativo
Date del rimborso anticipato eventuale e importo del rimborso
Date successive di rimborso anticipato, se applicabile
CEDOLE/DIVIDENDI
Dividendi/cedole fissi o variabili
Tasso della cedola ed eventuale indice correlato
Presenza di un meccanismo di "dividend stopper"
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in
termini di tempo
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in
termini di tempo - motivi di discrezionalità
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in
riferimento all'importo
Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso
Cumulativi o non cumulativi
Convertibili o non convertibili
Se convertibili, evento(i) che determina(no) la conversione
Se convertibili, in tutto o in parte
Se convertibili, tasso di conversione
Se convertibili, conversione obbligatoria o facoltativa
Se convertibili, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è
possibile
Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene
convertito
Meccanismi di svalutazione (write down)
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), eventi che la
determinano
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione totale o
parziale
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione
permanente o temporanea
In casi di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo
di rivalutazione
Posizione della gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione
Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle disposizioni
transitorie
In caso affermativo, precisare le caratteristiche non conformi
N/A = Informazione non applicabile
Veneto Banca s.c.p.a.
IT0004014905
Legge italiana
Capitale di classe 2
Capitale di classe 2
Singolo Ente e Consolidato
Titolo di debito - Art. 62
CRR
9,003
40
Eur
40
100
100
Titoli in circolazione
15/02/2006
SCADENZA
15/02/2016
SI
15/02/2011
N/A
OGNI 6 MESI
VARIABILI
EURIBOR 6M+1,15%; DAL
15/02/2011 EURIBOR
6M+1,30%
N/A
N/A
N/A
N/A
STEP UP
N/A
NON CONVERTIBILI
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
134
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
1
2
3
4
5
6
7
8
9
9a
9b
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20a
20b
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
37
Emittente
Codice identificativo
Legislazione applicabile allo strumento
TRATTAMENTO REGOLAMENTARE
Disposizioni transitorie del CRR
Disposizioni del CRR post-transitorie
Ammissibile a livello: di singolo ente; consolidato; di singolo ente e
consolidato
Tipologia di strumento
Importo computato nei fondi propri (Euro/mln)
Importo nominale dello strumento: importo originario della valuta di
emissione (mln)
Importo nominale dello strumento: importo originario - valuta di emissione
Importo nominale degli strumenti: conversione in euro dell'importo originario
(Euro/mln)
Prezzo di emissione
Prezzo di rimborso
Classificazione contabile
Data di emissione originaria
Irredimibile o a scadenza
Data di scadenza originaria
Rimborso anticipato soggetto ad autorizzazione preventiva dell'Autorità di
Vigilanza
Data del rimborso anticipato facoltativo
Date del rimborso anticipato eventuale e importo del rimborso
Date successive di rimborso anticipato, se applicabile
CEDOLE/DIVIDENDI
Dividendi/cedole fissi o variabili
Tasso della cedola ed eventuale indice correlato
Presenza di un meccanismo di "dividend stopper"
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in
termini di tempo
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in
termini di tempo - motivi di discrezionalità
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in
riferimento all'importo
Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso
Cumulativi o non cumulativi
Convertibili o non convertibili
Se convertibili, evento(i) che determina(no) la conversione
Se convertibili, in tutto o in parte
Se convertibili, tasso di conversione
Se convertibili, conversione obbligatoria o facoltativa
Se convertibili, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è
possibile
Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene
convertito
Meccanismi di svalutazione (write down)
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), eventi che la
determinano
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione totale o
parziale
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione
permanente o temporanea
In casi di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo
di rivalutazione
Posizione della gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione
Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle disposizioni
transitorie
In caso affermativo, precisare le caratteristiche non conformi
N/A = Informazione non applicabile
Veneto Banca s.c.p.a.
IT0004352784
Legge Italiana
Capitale di classe 2
Capitale di classe 2
Singolo Ente e Consolidato
Titolo di debito - Art. 62
CRR
13,154
20
Eur
20
100
100
Titoli in circolazione
15/04/2008
SCADENZA
15/04/2018
SI
15/04/2013
N/A
OGNI 6 MESI
VARIABILI
EURIBOR 6M+1%; DAL
15/04/2013 EURIBOR
6M+1,80%
N/A
N/A
N/A
N/A
STEP UP
N/A
NON CONVERTIBILI
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
135
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
1
2
3
4
5
6
7
8
9
9a
9b
10
11
12
13
14
15
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18
19
20a
20b
21
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24
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28
29
30
31
32
33
34
35
36
37
Emittente
Codice identificativo
Legislazione applicabile allo strumento
TRATTAMENTO REGOLAMENTARE
Disposizioni transitorie del CRR
Disposizioni del CRR post-transitorie
Ammissibile a livello: di singolo ente; consolidato; di singolo ente e
consolidato
Tipologia di strumento
Importo computato nei fondi propri (Euro/mln)
Importo nominale dello strumento: importo originario della valuta di
emissione (mln)
Importo nominale dello strumento: importo originario - valuta di emissione
Importo nominale degli strumenti: conversione in euro dell'importo originario
(Euro/mln)
Prezzo di emissione
Prezzo di rimborso
Classificazione contabile
Data di emissione originaria
Irredimibile o a scadenza
Data di scadenza originaria
Rimborso anticipato soggetto ad autorizzazione preventiva dell'Autorità di
Vigilanza
Data del rimborso anticipato facoltativo
Date del rimborso anticipato eventuale e importo del rimborso
Date successive di rimborso anticipato, se applicabile
CEDOLE/DIVIDENDI
Dividendi/cedole fissi o variabili
Tasso della cedola ed eventuale indice correlato
Presenza di un meccanismo di "dividend stopper"
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in
termini di tempo
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in
termini di tempo - motivi di discrezionalità
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in
riferimento all'importo
Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso
Cumulativi o non cumulativi
Convertibili o non convertibili
Se convertibili, evento(i) che determina(no) la conversione
Se convertibili, in tutto o in parte
Se convertibili, tasso di conversione
Se convertibili, conversione obbligatoria o facoltativa
Se convertibili, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è
possibile
Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene
convertito
Meccanismi di svalutazione (write down)
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), eventi che la
determinano
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione totale o
parziale
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione
permanente o temporanea
In casi di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo
di rivalutazione
Posizione della gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione
Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle disposizioni
transitorie
In caso affermativo, precisare le caratteristiche non conformi
N/A = Informazione non applicabile
Veneto Banca s.c.p.a.
IT0004485998
Legge Italiana
Capitale di classe 2
Capitale di classe 2
Singolo Ente e Consolidato
Titolo di debito - Art. 62
CRR
35
Eur
35
100
100
Titoli in circolazione
20/04/2009
SCADENZA
20/04/2015
SI
20/10/2010
N/A
OGNI 6 MESI
FISSI
6,00%
N/A
N/A
N/A
N/A
NO
N/A
NON CONVERTIBILI
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
136
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
1
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3
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9
9a
9b
10
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37
Emittente
Codice identificativo
Legislazione applicabile allo strumento
TRATTAMENTO REGOLAMENTARE
Disposizioni transitorie del CRR
Disposizioni del CRR post-transitorie
Ammissibile a livello: di singolo ente; consolidato; di singolo ente e
consolidato
Tipologia di strumento
Importo computato nei fondi propri (Euro/mln)
Importo nominale dello strumento: importo originario della valuta di
emissione (mln)
Importo nominale dello strumento: importo originario - valuta di emissione
Importo nominale degli strumenti: conversione in euro dell'importo originario
(Euro/mln)
Prezzo di emissione
Prezzo di rimborso
Classificazione contabile
Data di emissione originaria
Irredimibile o a scadenza
Data di scadenza originaria
Rimborso anticipato soggetto ad autorizzazione preventiva dell'Autorità di
Vigilanza
Data del rimborso anticipato facoltativo
Date del rimborso anticipato eventuale e importo del rimborso
Date successive di rimborso anticipato, se applicabile
CEDOLE/DIVIDENDI
Dividendi/cedole fissi o variabili
Tasso della cedola ed eventuale indice correlato
Presenza di un meccanismo di "dividend stopper"
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in
termini di tempo
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in
termini di tempo - motivi di discrezionalità
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in
riferimento all'importo
Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso
Cumulativi o non cumulativi
Convertibili o non convertibili
Se convertibili, evento(i) che determina(no) la conversione
Se convertibili, in tutto o in parte
Se convertibili, tasso di conversione
Se convertibili, conversione obbligatoria o facoltativa
Se convertibili, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è
possibile
Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene
convertito
Meccanismi di svalutazione (write down)
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), eventi che la
determinano
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione totale o
parziale
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione
permanente o temporanea
In casi di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo
di rivalutazione
Posizione della gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione
Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle disposizioni
transitorie
In caso affermativo, precisare le caratteristiche non conformi
N/A = Informazione non applicabile
Banca Intermobiliare di
Investimenti e Gestioni
s.p.a.
IT0003853014
Legge italiana
Capitale di classe 2
Capitale di classe 2
Singolo Ente e Consolidato
Titolo di debito - Art. 62
CRR
17,079
145,910355
Eur
145,910355
100
100
Titoli in circolazione
29/07/2005
SCADENZA
29/07/2015
SI
29/01/2007
N/A
N/A
FISSI
1,50%
N/A
N/A
N/A
N/A
NO
N/A
CONVERTIBILI
N/A
TUTTO
1 AZIONE PER 1
OBBLIGAZIONE
FACOLTATIVA
AZIONE
BANCA INTERMOBILIARE
DI INVESTIMENTI E
GESTIONI S.P.A.
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
N/A
137
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014
1
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9a
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35
36
37
Emittente
Codice identificativo
Legislazione applicabile allo strumento
TRATTAMENTO REGOLAMENTARE
Disposizioni transitorie del CRR
Disposizioni del CRR post-transitorie
Ammissibile a livello: di singolo ente; consolidato; di singolo ente e
consolidato
Tipologia di strumento
Importo computato nei fondi propri (Euro/mln)
Importo nominale dello strumento: importo originario della valuta di
emissione (mln)
Importo nominale dello strumento: importo originario - valuta di emissione
Importo nominale degli strumenti: conversione in euro dell'importo originario
(Euro/mln)
Prezzo di emissione
Prezzo di rimborso
Classificazione contabile
Data di emissione originaria
Irredimibile o a scadenza
Data di scadenza originaria
Rimborso anticipato soggetto ad autorizzazione preventiva dell'Autorità di
Vigilanza
Data del rimborso anticipato facoltativo
Date del rimborso anticipato eventuale e importo del rimborso
Date successive di rimborso anticipato, se applicabile
CEDOLE/DIVIDENDI
Dividendi/cedole fissi o variabili
Tasso della cedola ed eventuale indice correlato
Presenza di un meccanismo di "dividend stopper"
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in
termini di tempo
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in
termini di tempo - motivi di discrezionalità
Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in
riferimento all'importo
Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso
Cumulativi o non cumulativi
Convertibili o non convertibili
Se convertibili, evento(i) che determina(no) la conversione
Se convertibili, in tutto o in parte
Se convertibili, tasso di conversione
Se convertibili, conversione obbligatoria o facoltativa
Se convertibili, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è
possibile
Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene
convertito
Meccanismi di svalutazione (write down)
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), eventi che la
determinano
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione totale o
parziale
In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione
permanente o temporanea
In casi di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo
di rivalutazione
Posizione della gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione
Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle disposizioni
transitorie
In caso affermativo, precisare le caratteristiche non conformi
N/A = Informazione non applicabile
Veneto Banca s.c.p.a.
IT0004865041
Legge italiana
Capitale di classe 2
Capitale di classe 2
Singolo Ente e Consolidato
Titolo di debito - Art. 62
CRR
14,993
15
Eur
15
100
100
Titoli in circolazione
22/10/2012
SCADENZA
22/10/2022
NO
N/A
N/A
N/A
FISSI
10,00%
N/A
N/A
N/A
N/A
NO
N/A
NON CONVERTIBILI
N/A
N/A
N/A
N/A
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N/A
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