INFORMATIVA AL PUBBLICO AI SENSI DELLE DISPOSIZIONI DI VIGILANZA PER LE BANCHE (CIRC. N. 285 DEL 17 DICEMBRE 2013) DATA DI RIFERIMENTO: 31 DICEMBRE 2014 VENETO BANCA società cooperativa per azioni Iscritta al registro delle Imprese di Treviso al n. 00208740266 Patrimonio sociale al 31/12/2014 Euro 2.632.070.574,81 Aderente al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi 2 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 CONTENUTI DELL’INFORMATIVA1 PREMESSA 3 FONDI PROPRI E COEFFICIENTI DI SOLVIBILITÀ AL 31 DICEMBRE 2014 5 SEZIONE 1 – REQUISITO INFORMATIVO GENERALE 7 SEZIONE 2 – AMBITO DI APPLICAZIONE 50 SEZIONE 3 – FONDI PROPRI 54 SEZIONE 4 – REQUISITI DI CAPITALE 60 SEZIONE 5 – RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI GENERALI 63 SEZIONE 6 – RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI RELATIVE AI PORTAFOGLI ASSOGGETTATI AL METODO STANDARDIZZATO 75 SEZIONE 8 – TECNICHE DI ATTENUAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO 78 SEZIONE 9 – RISCHIO DI CONTROPARTE 81 SEZIONE 10 – OPERAZIONI DI CARTOLARIZZAZIONE 88 SEZIONE 12 – RISCHIO OPERATIVO 106 SEZIONE 13 – ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE: INFORMAZIONI SULLE POSIZIONI INCLUSE NEL PORTAFOGLIO BANCARIO 107 SEZIONE 14 – RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE SULLE POSIZIONI INCLUSE NEL PORTAFOGLIO BANCARIO 109 SEZIONE 15 – ATTIVITÀ VINCOLATE E NON VINCOLATE 111 SEZIONE 16 - SISTEMI E PRASSI DI REMUNERAZIONE E INCENTIVAZIONE 112 DICHIARAZIONE DEL DIRIGENTE PREPOSTO ALLA REDAZIONE DEI DOCUMENTI CONTABILI SOCIETARI 128 ALLEGATO 1 - FONDI PROPRI: TERMINI E CONDIZIONI DEGLI STRUMENTI DI CAPITALE PRIMARIO DI CLASSE 1, DI CAPITALE AGGIUNTIVO DI CLASSE 1 E DI CAPITALE DI CLASSE 2 129 1 Le Sezioni “7 - Rischio di credito: informativa sui portafogli cui si applicano gli approcci IRB” e “11 – Rischi di mercato: informazioni per le banche che utilizzano il metodo dei modelli interni per il rischio di posizione, per il rischio di cambio e per il rischio di merci (IMA)” non sono fornite perché da ritenersi non pertinenti in considerazione dell’operatività del Gruppo. INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 PREMESSA A partire dal 1° gennaio 2014 sono operative le disposizioni di Vigilanza prudenziale applicabili alle banche e ai gruppi bancari, finalizzate ad adeguare la normativa nazionale alle novità intervenute nel quadro regolamentare internazionale, con particolare riguardo al nuovo assetto normativo e istituzionale della vigilanza bancaria dell’Unione Europea. Il nuovo assetto normativo comunemente noto come “framework Basilea 3” è disciplinato mediante: • CRR – Regolamento (UE) n. 575/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 26 giugno 2013, relative ai requisiti prudenziali per gli enti creditizi e le imprese di investimento che modifica il Regolamento (UE) n. 648/2012; • CRD IV – Direttiva 2013/36/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 26 giugno 2013 sull’accesso all’attività degli enti creditizi e sulla vigilanza prudenziale sugli enti creditizi e sulle imprese di investimento, che modifica la Direttiva 2002/87/CE ed abroga le Direttive 2006/48/CE e 2006/49/CE. Il quadro normativo si completa con le misure di esecuzione, contenute in norme tecniche di regolamentazione o di attuazione (Regulatory Technical Standard – RTS e Implementing Technical Standard – ITS) adottate dalla Commissione Europea su proposta delle Autorità europee di vigilanza. Alla normativa dell’Unione Europea si aggiungono le disposizioni emesse dalla Banca d’Italia con la Circolare n. 285 del 17 dicembre 2013, che raccoglie le disposizioni di vigilanza prudenziale applicabili alle banche e ai gruppi bancari italiani, riviste e aggiornate per adeguare la normativa interna alle novità intervenute nel quadro regolamentare internazionale, con particolare riguardo al nuovo assetto normativo e istituzionale della vigilanza bancaria dell’Unione Europea, nonché per tener conto delle esigenze emerse nell’esercizio della vigilanza sulle banche e sugli altri intermediari. La suddetta Circolare non detta - come in passato – specifiche regole per la predisposizione e pubblicazione del Pillar 3, ma si limita a riportare l’elenco delle disposizioni allo scopo previste dalla CRR. La materia, quindi, è direttamente regolata: dalla CRR stessa, Parte 8 “Informativa da parte degli enti” (art. 431-455) e Parte 10, Titolo I, Capo 3 “Disposizioni transitorie in materia di informativa sui fondi propri” (art. 492); dai Regolamenti della Commissione Europea la cui preparazione è demandata all’EBA (European Banking Autority) recanti le norme tecniche di regolamentazione o di attuazione per disciplinare i modelli uniformi per la pubblicazione delle diverse tipologie di informazioni. Indicazioni ulteriori sono state fornite dall’EBA (European Banking Autority) con uno specifico documento riguardante le tematiche della materialità, confidenzialità e frequenza delle informazioni da fornire nel Terzo Pilastro (Guidelines on materiality, proprietary and confidentiality and on disclosures frequency under Articles 432(1), 432(2) and 433 of Regulation N. (EU) 575/2013). Il tema dell’informativa al pubblico Pillar 3 è stato anche oggetto di analisi da parte del Comitato di Basilea con il suo documento “Revised Pillar 3 disclosure requirements” che propone l’introduzione di schemi standard a livello internazionale a partire dal 2016. Il nuovo framework regolamentare è funzionale a rafforzare la capacità delle banche di assorbire shock derivanti da tensioni finanziarie ed economiche, indipendentemente dalla loro origine, a migliorare la gestione del rischio e la governance, nonché a rafforzare la trasparenza e l’informativa delle banche, tenendo conto degli insegnamenti della crisi finanziaria. L’impianto complessivo del Comitato di Basilea ha mantenuto l’approccio basato su tre Pilastri, che era alla base del precedente accordo sul capitale noto come “Basilea 2”, integrandolo e rafforzandolo con misure che accrescono quantità e qualità della dotazione di capitale degli intermediari ed introducono strumenti di vigilanza anticiclici, norme sulla gestione del rischio di liquidità e sul contenimento della leva finanziaria. In particolare, il Terzo Pilastro si basa sul presupposto che la Disciplina del Mercato (Market Discipline) possa contribuire a rafforzare la regolamentazione del capitale e quindi promuovere la stabilità e la solidità delle Banche e del settore finanziario. Lo scopo del Terzo Pilastro è pertanto quello di integrare i requisiti patrimoniali minimi (Primo Pilastro) e il processo di controllo prudenziale (Secondo Pilastro), attraverso l’individuazione di un insieme di requisiti di trasparenza informativa che consentano agli operatori del Mercato di disporre di informazioni rilevanti, complete e affidabili circa l’adeguatezza patrimoniale, l’esposizione ai rischi e le caratteristiche generali dei sistemi preposti all’identificazione, misurazione e gestione di tali rischi. Il presente documento, che costituisce adempimento agli obblighi normativi sopra richiamati, è redatto, secondo le suddette disposizioni, su base consolidata ed è oggetto di pubblicazione con cadenza annuale, in concomitanza con il bilancio d’esercizio e consolidato. Le sezioni prive di informativa non sono pubblicate. Le informazioni quantitative, se non diversamente indicato, sono rappresentate in migliaia di Euro. 3 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 Attesa la rilevanza pubblica della presente informativa, il documento è sottoposto dal Dirigente Preposto alla redazione dei documenti contabili societari agli Organi Societari competenti per l’approvazione. Il documento è dunque soggetto, ai sensi dell’art. 154-bis del D.Lgs. 58/98 (Testo Unico sulla Finanza, “TUF”) alla relativa attestazione. Veneto Banca pubblica l’informativa al Pubblico (Risk Report Pillar 3) ed i successivi aggiornamenti sul proprio sito internet www.venetobanca.it. 4 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 FONDI PROPRI E COEFFICIENTI DI SOLVIBILITA’ AL 31 DICEMBRE 2014 Fondi propri e coefficienti di solvibilità 31/12/2014 Fondi propri (A) (B) Capitale primario di Classe 1 (CET1) al netto delle rettifiche regolamentari Capitale aggiuntivo di Classe 1 (AT1) al netto delle rettifiche regolamentari (C) CAPITALE DI CLASSE 1 (TIER 1) (C = A+B) (D) Capitale di Classe 2 (T2) al netto delle rettifiche regolamentari (E) TOTALE FONDI PROPRI (E = C+D) 2.351.345 2.351.345 190.073 2.541.418 Attività di rischio ponderate Rischi di credito e di controparte Rischi di aggiustamento della valutazione del credito Rischi di mercato e di regolamento Rischi operativi ATTIVITA’ DI RISCHIO PONDERATE 22.109.300 98.405 434.745 1.964.594 24.607.044 Coefficienti di solvibilità % Common Equity Tier 1 ratio 9,56% Tier 1 ratio 9,56% Total capital ratio 10,33% I fondi propri, le attività ponderate per il rischio (Risk Weighted Assets – RWA) ed i coefficienti di solvibilità al 31 dicembre 2014 sono stati determinati in base alla nuova disciplina armonizzata per le banche e le imprese di investimento contenuta nella Direttiva 2013/36/UE (CRD IV) e nel Regolamento (UE) 575/2013 (CRR) del 26 giugno 2013, che traspongono nell’Unione europea gli standard definiti dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (c.d. framework Basilea 3), e sulla base delle Circolari di Banca d’Italia n. 285, n. 286 e n. 154. Le disposizioni normative relative ai fondi propri prevedono l’introduzione del nuovo framework regolamentare in maniera graduale, attraverso un periodo transitorio, in genere fino al 2017, durante il quale alcuni elementi che a regime saranno computabili o deducibili integralmente nel Common Equity, impattano sul Capitale primario di Classe 1 (CET1) solo per una quota percentuale; di norma la percentuale residua rispetto a quella applicabile è computata/dedotta dal Capitale aggiuntivo di Classe 1 (AT1) e dal Capitale di Classe 2 (T2) o considerata nelle attività ponderate per il rischio. Anche per gli strumenti subordinati che non rispettano i requisiti previsti dalle nuove disposizioni normative, sono previste specifiche disposizioni transitorie, volte all’esclusione graduale dai fondi propri (in un arco temporale di 8 anni) degli strumenti non più computabili. I ratio prudenziali al 31 dicembre 2014 tengono conto, pertanto, delle rettifiche previste dalle disposizioni transitorie 2014. Per quanto concerne le quote di partecipazione al capitale di Banca d’Italia, il trattamento prudenziale adottato ne prevede la ponderazione tra gli RWA come “equity exposure”. Ciò premesso, al 31 dicembre 2014 i Fondi Propri ammontano a Euro 2.541,42 milioni, a fronte di un attivo ponderato di 24.607,04 milioni, derivante in misura prevalente dai rischi di credito e di controparte e, in misura minore, dai rischi operativi e di mercato. 5 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 Il coefficiente di solvibilità totale (Total Capital ratio) si colloca al 10,33%. Il rapporto fra il Capitale primario di Classe 1 (CET1) e le attività di rischio ponderate (Common Equity Tier 1 ratio) risulta pari al 9,56%. Ai fini della valutazione dell’adeguatezza patrimoniale, si evidenzia che il Gruppo Veneto Banca, grazie alle principali misure di rafforzamento patrimoniale poste in atto nei primi mesi del passato esercizio, ha concluso il Comprehensive Assessment condotto da BCE, nel pieno rispetto delle soglie previste e comunicate con lettera del 26 ottobre 2014. Al 31 dicembre 2014 il Gruppo rispetta pienamente i valori minimi previsti dalla normativa vigente per quanto riguarda il CET1 ratio ed il Tier 1 ratio, mentre risulta leggermente carente sul Total Capital Ratio rispetto al livello minimo previsto (10,5%). Questo per effetto, da una parte, del progressivo ammortamento delle passività subordinate a mano a mano che si avvicina la data di scadenza delle stesse e, dall’altra, del recepimento pressoché totale delle provisions richieste dalla BCE in sede di AQR. Ad ogni modo, la posizione patrimoniale del Gruppo si è già rafforzata a seguito dal perfezionamento di un’emissione di strumenti Tier II di Euro 50 milioni, conclusasi il 4 febbraio 2015, riportando così sopra i valori minimi regolamentari il Total Capital Ratio (pro-forma al 31 dicembre 2014, 10,53%). Al riguardo si deve inoltre evidenziare che la BCE, in forza della Direttiva (EU) n. 1024 del 15 ottobre 2013 che attribuisce alla stessa il potere di richiedere alle banche vigilate di mantenere un ammontare di fondi propri superiore ai requisiti patrimoniali minimi stabiliti dalla normativa vigente, in data 25 febbraio 2015 ha notificato alla Veneto Banca la cosiddetta “Supervisory Review and Evaluation Process (SREP) Decision”, contenente i nuovi coefficienti patrimoniali target, e precisamente: • • 10% in termini di Common Equity Tier 1 (CET1); 11% in termini di Total Capital ratio. Il Gruppo Veneto Banca ritiene di poter raggiungere questi coefficienti mediante le operazioni di asset disposal in corso (Banca IPIBI Financial Advisory spa, conclusasi in data 2 aprile 2015, e Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni spa, in corso di perfezionamento). 6 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 SEZIONE 1 – REQUISITO INFORMATIVO GENERALE INFORMATIVA QUALITATIVA A partire dal 1° gennaio 2008 il Gruppo Veneto Banca ha dato definitiva applicazione alle nuove disposizioni di Vigilanza prudenziale, dopo aver esercitato l’opzione di rinvio di un anno prevista dalla Direttiva 2006/48/CE, introdotte in Italia con la circolare Banca d’Italia n. 263 del 27 dicembre 2006 che ha recepito quanto previsto dal Nuovo Accordo sul capitale, denominato Basilea II. Alla fase di prima attuazione è quindi seguita la puntuale adozione di quanto prescritto dai successivi aggiornamenti della sopra citata circolare, emanati nel corso dei passati esercizi. Le nuove disposizioni hanno apportato sotto il profilo della misurazione e gestione del capitale a rischio importanti innovazioni che, in estrema sintesi, possono essere riassunte dall’architettura della stessa normativa, articolata in 3 pilastri, dove il primo prevede l’evoluzione di Basilea I (requisiti patrimoniali standard) verso metodi di misurazione più sofisticati (Standardized, IRB), con innovazioni soprattutto sui rischi di credito e l’aggiunta dei rischi operativi. Il secondo pilastro implica, invece, l’implementazione di un processo interno di controllo prudenziale, volto a determinare un’autovalutazione complessiva dell’adeguatezza patrimoniale (ICAAP2), successivamente oggetto di riesame da parte delle autorità di vigilanza (SREP3). Il terzo, infine, si riferisce all’obbligo di fornire adeguata informativa al pubblico in materia di adeguatezza patrimoniale, di esposizione ai rischi e relativi sistemi di identificazione, misurazione e gestione dei rischi degli stessi. L’obiettivo delle nuove regole è, oltre che individuare in maniera più completa e precisa la rischiosità delle diverse forme d’impiego mediante l’applicazione di metodologie di analisi e di calcolo più evolute rispetto a quelle previste dalla normativa precedentemente in vigore, quello di accrescere l’attenzione e la sensibilità al controllo dei rischi, superando l’ottica meramente prudenziale con l’impiego anche gestionale dei nuovi concetti introdotti soprattutto con il secondo pilastro. Con riguardo al terzo pilastro (obbligo di “informativa al pubblico”, riguardante i rischi della Banca, i metodi di gestione del rischio adottati, la propria adeguatezza patrimoniale, introdotto sempre dalla sopra citata circolare di Banca d’Italia), il Gruppo Veneto Banca ha predisposto quanto necessario per assicurare il rispetto degli obblighi di disclosure previsti dalla normativa (Risk Report Pillar 3). Il Gruppo Veneto Banca impronta la propria operatività – ordinaria e straordinaria – a criteri di prudenza, limitando il più possibile la connessa esposizione al rischio, in conformità sia all’esigenza di stabilità nell’esercizio dell’attività bancaria che all’attitudine al rischio dei soci e allo spirito mutualistico/ cooperativistico dell’Istituto. I principali obiettivi che il Gruppo si propone di perseguire tramite un’attenta politica e gestione dei complessivi rischi aziendali sono, in sintesi, riconducibili ai seguenti punti: costante crescita del valore aziendale; creazione di valore per i soci in misura adeguata rispetto a finanziamenti alternativi ma comparabili sotto il profilo del rischio-rendimento; elevata parcellizzazione del rischio di credito, anche in coerenza con il target commerciale di riferimento, ovvero famiglie ed imprese di piccola e media dimensione; assunzione di rischi di mercato in misura limitata, coerentemente alla vocazione commerciale del Gruppo; esposizione al rischio di tasso d’interesse strutturale ad un livello contenuto; esclusione di rischi estranei alle attività caratteristiche e accurata valutazione delle iniziative che comportano nuove tipologie di rischio; sviluppo di metodologie di monitoraggio dei rischi complete ed accurate, nella prospettiva di poter passare in futuro alla rilevazione dei rischi con modelli interni anche ai fini della vigilanza prudenziale; trasparenza nei confronti del mercato sull’esposizione al rischio. Allo scopo di proteggere la solidità finanziaria e la reputazione del Gruppo rispetto a eventi indesiderati, il Gruppo Veneto Banca si è dotato di strutture organizzative, di processi, di risorse – umane e tecnologiche – e di competenze in grado di assicurare l’individuazione, il controllo e la gestione di tutti i rischi correlati alla sua operatività tipica. In particolare, va segnalato come l’intero processo sia presieduto e coordinato dalla Capogruppo Veneto Banca, dove risiedono i soggetti e le strutture preposti a monitorare e gestire i diversi rischi. In tale processo, che si snoda tra diversi livelli della struttura organizzativa, il ruolo fondamentale è svolto, tuttavia, dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, al quale spetta la definizione degli orientamenti e degli indirizzi strategici relativamente all’assunzione dei rischi, nonché l’approvazione dei 2 3 Internal Capital Adequacy Assessment Process, ovvero processo di valutazione interna dell’adeguatezza patrimoniale. Supervisory Review and Evaluation Process, ovvero processo di revisione e valutazione di vigilanza. 7 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 limiti strategici ed operativi e le relative linee guida, coerentemente a quanto definito nel Risk Appetite Framework di Gruppo. Su queste tematiche, a supporto del Consiglio di Amministrazione e del Direttore Generale, con riguardo ai poteri a questo conferiti, opera il Comitato Rischi di Gruppo, il cui ruolo e responsabilità sono esplicitati e formalizzati in apposito Regolamento. In particolare, il Comitato Rischi di Gruppo assiste il Direttore Generale e il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo nella formulazione delle strategie e delle politiche di rischio, fornendo gli strumenti e le informazioni necessarie per una consapevole capacità decisionale. A questo Comitato è assegnato l’obiettivo di proporre le azioni per ottimizzare l’utilizzo del capitale del Gruppo e delle singole Società, mantenendo la propensione al rischio dell’azienda nell’ambito dei limiti stabiliti dal Consiglio di Amministrazione e recepiti dagli Organi di governo delle singole Società. La centralità assegnata dal Gruppo al controllo del rischio si riflette sul modello di gestione e controllo che si fonda su alcuni principi basilari, quali: la chiara individuazione delle responsabilità nei processi di assunzione dei rischi; l’adozione di sistemi di misurazione e controllo allineati alle best practices internazionali; la netta separazione fra le unità organizzative deputate alla gestione dei rischi e le funzioni addette invece al loro controllo. Questi principi vengono formalizzati ed esplicitati nei manuali di Policy dei rischi identificati come rilevanti. Tali documenti guida – proposti e validati dal Comitato Rischi di Gruppo, sottoposti all’approvazione del Consiglio di Amministrazione della Capogruppo e successivamente recepiti dai Consigli di Amministrazione delle società controllate - vanno a disciplinare il perimetro dei rischi regolamentati, gli indicatori significativi ed oggetto di monitoraggio periodico, le soglie di sorveglianza ed i limiti operativi, le modalità di gestione degli sconfini, gli stress test applicati e la struttura organizzativa - organi e funzioni aziendali - deputata allo svolgimento delle attività disciplinate con la relativa attribuzione di ruoli e responsabilità. Il Sistema dei Controlli Interni, costituito dall’insieme di regole, procedure e strutture organizzative che mirano ad assicurare il rispetto di leggi, disposizioni dell’Organo di Vigilanza e strategie aziendali, coinvolge con diversi ruoli gli Organi Amministrativi, il Collegio Sindacale, la Direzione e tutto il personale ed è definito sia per la Capogruppo che per ciascuna Banca italiana ed estera del Gruppo. Il sistema dei controlli interni è articolato e modulato tra la struttura di Capogruppo, alla quale competono funzioni di indirizzo strategico, governo e controllo sull’intero Gruppo, le strutture di Banca Rete cui spetta la responsabilità del presidio commerciale del territorio di competenza, le Società prodotto e le Banche Estere. Il sistema dei controlli interni, impostato secondo le indicazioni contenute nelle Istruzioni di Vigilanza di Banca d’Italia, prevede: • controlli di linea (primo livello), diretti ad assicurare il corretto svolgimento delle operazioni. Essi sono effettuati dalle stesse strutture produttive o incorporati nelle procedure ovvero eseguiti nell'ambito dell'attività di back-office dalle diverse unità operative (Filiali ed Uffici centrali operativi); • controlli sulla gestione dei rischi (secondo livello), che hanno l'obiettivo di concorrere alla definizione delle metodologie di misurazione del rischio, di verificare il rispetto dei limiti assegnati alle varie funzioni operative e di controllare la coerenza dell'operatività delle singole aree produttive con gli obiettivi di rischio-rendimento assegnati. Tali controlli sono affidati alla Direzione Rischi per il rischio di mercato, di tasso di interesse e di liquidità, mentre con riguardo al rischio di credito l’attività di monitoraggio viene congiuntamente effettuata dalla Direzione Centrale Crediti. La funzione di Compliance ha il compito di controllare e di monitorare nel continuo il rischio di conformità delle normativa interna del Gruppo e di tutte le sue componenti con le norme di legge vigenti. Al Dirigente Preposto è infine affidata la verifica della conformità dell’informativa contabile societaria alle prescrizioni normative; • attività di revisione interna (terzo livello), volta a controllare la regolarità dell’attività operativa, ad individuare andamenti anomali o violazioni delle procedure e della regolamentazione, nonché a valutare la funzionalità del complessivo sistema dei controlli interni. Essa è condotta sulla base di monitoraggi e indicatori aggiornati sistematicamente, in via periodica o per eccezioni, anche attraverso verifiche in loco, dalla Funzione Internal Audit. La capogruppo Veneto Banca nell’ambito dell'attività di indirizzo, coordinamento e controllo del Gruppo, ha impostato il complessivo sistema dei controlli interni in modo da consentire il controllo sia sulle scelte strategiche del Gruppo nel suo complesso sia sull'equilibrio gestionale delle singole componenti. A tale scopo esso è continuamente aggiornato ed adeguato alle diverse attività della Capogruppo e delle società controllate dalla stessa. 8 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 L’attività di Risk Management, garantita dalla Direzione Rischi, è volta a garantire un efficace presidio, in termini di misurazione, controllo e gestione, dei principali rischi a cui il Gruppo è esposto. Assicura, inoltre, l’aderenza regolamentare e un efficace sostegno al processo decisionale, concorrendo allo sviluppo delle strategie aziendali con la fornitura di servizi di consulenza, la valutazione dei prodotti e l’evidenziazione e gestione dei rischi connessi. Queste attività, pertanto, implicano: • • • • • • • la misurazione tempestiva dei rischi di mercato, dei rischi strutturali di tasso d’interesse e di liquidità, dei rischi di credito e concentrazione, controparte, paese e operativi; la definizione dei principi, delle metodologie e delle regole di valutazione (mark to market policy e validazione delle procedure di front office) per tutte le posizioni soggette a mark-to-market e al fair value, nonché l’implementazione di procedure di mark-to-model quando la valutazione non è ottenibile dagli strumenti standard a disposizione delle unità di business (ad esempio per i cosiddetti prodotti strutturati OTC); la misurazione e il monitoraggio su base giornaliera della componente di profit & loss dei portafogli di trading; la definizione, l’implementazione e la validazione del sistema di rating interno, curandone la calibrazione per i diversi segmenti di clientela; il monitoraggio mensile e l’analisi andamentale del portafoglio crediti delle banche del Gruppo e la predisposizione di un report riassuntivo sulla qualità del portafoglio crediti a livello di Gruppo (per quanto concerne la rete Italia; le banche estere e le società prodotto sono attualmente monitorate a livello di Direzione Centrale Crediti); la valutazione di differenti scenari di mercato, ivi inclusi quelli estremi (stress test) su alcuni profili di rischio, e, per il rischio di credito attualmente si implementano scenari di sensitività; la segnalazione al Vertice aziendale di eventuali violazioni dei limiti operativi da esso autorizzati. Per consentire, inoltre, allo stesso di definire le conseguenti determinazioni con consapevolezza ed in un contesto di rischio controllato, rappresenta tutte le situazioni contingenti e prospettiche di rischio che, in relazione all’andamento dei mercati e ai principi prefissati, possono configurarsi come meritevoli di particolare attenzione. La Direzione Rischi del Gruppo Veneto Banca mira ad un governo dei rischi accentrato, con viste puntuali e precise dei rischi a cui il Gruppo è soggetto, attraverso l’interazione e l’interlocuzione con i senior manager, il Collegio Sindacale ed il Consiglio di Amministrazione ai quali viene presentato, esplicitato e discusso, il Tableau de Board dei Rischi. Tale documento riassume le evidenze prodotte dalla Direzione Rischi circa il monitoraggio dei seguenti rischi: rischi finanziari, sia nel trading book che nel banking book; rischi di credito, sia per le realtà coperte dal sistema interno di rating che le analisi andamentali sulle realtà non rientranti nel perimetro IT SEC e non coperte dal sistema interno di rating; rischi di tasso di interesse (ALM); rischi di liquidità, sia operativa che strutturale; rischi di controparte; rischi di concentrazione; rischi operativi; rischio paese/trasferimento; rischio reputazionale; rischio di leva finanziaria eccessiva4; situazione patrimoniale5. Tali analisi sono corredate da stress test implementati, con diverse severità, con il conseguente impatto in termini patrimoniali. Si precisa altresì che, rientrando il Gruppo Veneto Banca tra le banche di classe 2 con riguardo all’ICAAP, le analisi di stress test per i vari rischi vengono effettuate in termini di sensitività; tali analisi vengono citate e descritte successivamente all’interno delle varie sezioni presenti per ciascuna tipologia di rischio esplicitato. La Direzione Rischi si compone dell’unità di gestione dei rischi del Gruppo (Risk Management), l’unità di Convalida Rischi, l’unità di Credit Monitoring, l’unità di Risk Strategy e l’unità Metodi e Reporting. Tali unità interloquiscono e agiscono tra loro per far fluire e accrescere la cultura del rischio e la diffusione della stessa nel Gruppo, nella sua interezza, sia a livello di top/senior che a livello di executive officer. Per garantire l’indipendenza della Direzione Rischi, questa è posta a riporto diretto del Consiglio d’Amministrazione. Il 19 dicembre 2013 la Banca d’Italia ha pubblicato la circolare n. 285 del 17 dicembre 2013, recante le nuove disposizioni di vigilanza per le banche e le imprese d’investimento, entrate in vigore il 1° gennaio 2014. Detta circolare, che recepisce gli standard definiti dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (framework Basilea III), contiene regole tese a rafforzare i requisiti patrimoniali e la vigilanza prudenziale degli enti creditizi e delle imprese d’investimento dell’Unione Europea. Le nuove “Disposizioni di vigilanza per le banche“, che rivedono ed aggiornano le disposizioni in tema di 4 5 Dati trimestrali di Segnalazione di Vigilanza Dati trimestrali di Segnalazione di Vigilanza 9 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 vigilanza prudenziale, precedentemente riportati nella circolare Banca d’Italia n. 263/2006, sono volte a rafforzare la capacità delle banche di assorbire shock derivanti da tensioni finanziarie ed economiche, ad irrobustire la gestione del rischio e la governance ed a migliorare la trasparenza e l’informativa delle banche, tenendo conto degli insegnamenti della crisi finanziaria. Il Comitato di Basilea ha mantenuto l’approccio basato sui tre pilastri, come nel precedente accordo, integrandolo e rafforzandolo per accrescere quantità e qualità della dotazione di capitale degli intermediari, introdurre strumenti di vigilanza anticiclici e norme sulla gestione del rischio di liquidità. La circolare n. 285 sostituisce quasi integralmente la precedente circolare 263 del 27 dicembre 2006 (“Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche”), che continua ad essere applicata solo per alcune parti, tra le quali le recenti modifiche al Capitolo V che erano entrate in vigore dal 1° luglio 2014. In particolare, per quanto riguarda: • • • il sistema dei controlli interni (Capitolo 7), dove sono definiti un quadro organico di principi e regole cui deve essere ispirato il sistema dei controlli interni e che rappresenta la cornice di riferimento nella quale dovranno inquadrarsi le regole sui controlli dettate all’interno di specifici ambiti disciplinari, tra i quali rientrano le regole organizzative in materia di gestione di singoli profili di rischio, di sistemi interni di misurazione dei rischi per il calcolo dei requisiti patrimoniali, di processo ICAAP, di prevenzione del rischio di riciclaggio. Le disposizioni hanno introdotto di fatto diverse novità di rilievo rispetto alla vigente normativa al fine di dotare le banche di un sistema dei controlli interni maggiormente completo, adeguato, funzionale e affidabile, che prevede sia l’enfatizzazione del ruolo dell’organo con funzione di supervisione strategica – in particolare nella definizione del modello di business e del Risk Appetite Framework, nonché nella diffusione di una cultura dei controlli attraverso l’approvazione di un codice etico al quale sono tenuti ad uniformarsi i componenti degli organi aziendali e i dipendenti – sia la profonda rivisitazione della disciplina delle funzioni aziendali di controllo, quali l’Internal Audit, la Compliance e la Direzione Rischi. Le nuove regole richiedono inoltre ai vertici delle banche di porre particolare attenzione alla definizione delle politiche e dei processi aziendali di maggiore rilievo, quali quelli riguardanti la gestione dei rischi, la valutazione delle attività aziendali, l’approvazione di nuovi prodotti/servizi o dell’avvio di nuove attività nonché dell’inserimento in nuovi mercati e lo sviluppo e la convalida dei modelli interni di misurazione dei rischi non utilizzati a fini regolamentari. A ciò si è aggiunta una specifica disciplina in materia di esternalizzazione, in base alla quale le banche sono tenute a presidiare attentamente i rischi derivanti dall’esternalizzazione di attività, mantenendone la capacità di controllo e la responsabilità delle attività stesse, nonché le competenze essenziali per reinternalizzare le medesime in caso di necessità. il sistema informativo (Capitolo 8), integralmente rivisto anche per recepire le principali evoluzioni emerse nel panorama internazionale, con riguardo sia alla governance e all’organizzazione del sistema informativo che alla gestione del rischio informatico, nonché i requisiti per assicurare la sicurezza informatica e il sistema di gestione dei dati; la continuità operativa (Capitolo 9), riorganizzando le disposizioni precedentemente contenute in diverse fonti ed introducendo alcune novità - tra cui la formalizzazione del ruolo del CODISE (struttura per il coordinamento della gestione delle crisi operative della piazza finanziaria italiana presieduta dalla Banca d'Italia) - e la definizione del processo di escalation da “incidente” a “emergenza” in modo da assicurare che la dichiarazione dello stato di crisi avvenga nel minor tempo possibile dalla rilevazione dell’incidente. LE ATTIVITÀ DI COMPLIANCE L’attività della funzione di Compliance ha l’obiettivo, secondo quanto previsto dalle normative di Vigilanza (Banca d’Italia, Consob ed Ivass in materia di organizzazione e procedure degli intermediari che esercitano attività bancaria e prestano servizi di investimento o di gestione collettiva del risparmio), di prevenire e gestire il rischio di non conformità alle norme in modo da preservare la reputazione della Banca e del Gruppo e la fiducia del pubblico nella sua correttezza operativa e gestionale. A tale scopo la funzione identifica, valuta e gestisce il rischio di violazioni normative e assicura che i processi e le procedure interne siano coerenti con l’obiettivo di prevenire la violazione delle norme di regolamentazione esterna (leggi e regolamenti) e di autoregolamentazione (codice etico, regolamenti interni, policies). Relativamente ai servizi di investimento, la medesima funzione ha il compito di controllare e valutare regolarmente l’adeguatezza e l’efficacia dei processi e dei presidi adottati per la prestazione di tali servizi. Nel corso dell’esercizio 2014 hanno preso forma le attività di adeguamento della Struttura organizzativa della Funzione Compliance e la formalizzazione del nuovo ambito di competenza, in conformità con quanto indicato dalla Banca d’Italia con il 15° aggiornamento della Circolare n. 263/2006 e dal primo luglio 2014 è entrato in vigore il nuovo Regolamento della Funzione Compliance. 10 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 E’ proseguita l’attività - già avviata nel 2013 - per lo sviluppo dell’applicativo informatico che consente la gestione dell’attività svolta a presidio dei rischi di conformità e la misurazione dell’adeguatezza e dell’efficacia dei relativi processi posti in essere dalla Banca per mitigare tali rischi valutazione del rischio potenziale e residuo della Banca, anche in qualità di Capogruppo. L’applicativo “ABICS – modulo Assessment” è stato rilasciato da ABI nel mese di febbraio 2014, implementato da Veneto Banca nel corso del mese di giugno con l’avvio della fase di definizione della metodologia. Tra le attività rientranti tra i compiti istituzionali della funzione si segnala la consulenza nel continuo agli organi di vertice, in particolare in occasione dell’aumento di capitale, e lo svolgimento di una serie di verifiche di compliance (ex ante, ex post e follow up), coerenti con il programma annuale approvato dal Consiglio di Amministrazione, in materia di trasparenza, reclami, usura, antiriciclaggio, servizi di investimento, prodotti assicurativi, processo ICAAP, sistemi di remunerazione ed incentivazione, conflitti di interesse, operazioni con parti correlate, mediazione creditizia, validazione dei nuovi prodotti/servizi e convenzioni, attività su Società controllate non bancarie. A queste si è aggiunta l’analisi delle disposizioni normative recentemente emanate o ancora in corso di emanazione con focus specifico sui temi corporate governance, revisione del Sistema dei Controlli (ai sensi del 15° aggiornamento della Circolare n. 263/2006 di Banca d’Italia, Regolamento EMIR (derivati OTC e quotati), Orientamenti Esma in materia di adeguatezza. La Funzione Compliance ha, infine, valutato sia le procedure per la gestione dei conflitti di interesse sia quelle poste in essere a presidio dei servizi di investimento, portando avanti, nello specifico, il progetto per l’implementazione del nuovo applicativo per la prestazione del servizio di consulenza. LA FUNZIONE ANTIRICICLAGGIO La Funzione Antiriciclaggio, appartenente alla Direzione Compliance, funge da presidio specialistico per la Capogruppo e per le Banche e le Società del Gruppo. La missione della Funzione Antiriciclaggio di Gruppo è prevenire e contrastare la realizzazione di operazioni di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo per tutte le Società del Gruppo, mediante la verifica nel continuo a che le procedure aziendali adottate dalle Società del Gruppo siano coerenti con l’obiettivo di prevenire e contrastare la violazione di norme di eteroregolamentazione (leggi e norme regolamentari) e di autoregolamentazione in materia di riciclaggio e finanziamento del terrorismo e lo svolgimento delle attività espressamente delegate alla Funzione (ad esempio, in materia di “segnalazione e collaborazione attiva” e di “adeguata verifica della clientela e registrazione”). La Funzione Antiriciclaggio: a) assicura il controllo sull’evoluzione del rischio connesso alle tematiche dell’”Antiriciclaggio”, mantenendo aggiornata la “mappa” di Gruppo sulla distribuzione e l’evoluzione del rischio in oggetto; b) garantisce nel continuo, per il Gruppo, la puntuale attuazione nelle procedure (processi, strumenti informatici e risorse umane) degli indirizzi normativi di regolamentazione primaria e secondaria (leggi, norme e regolamenti); c) assicura per il Gruppo i contatti, le relazioni e gli adempimenti di carattere informativo con le Autorità di Vigilanza, curandone la pronta, precisa e corretta esecuzione; d) assicura, in accordo con la Direzione Risorse Umane, l’attuazione del piano formativo annuale sul tema specifico; e) garantisce la predisposizione dei flussi informativi per il Responsabile della Direzione Compliance di Gruppo, il Titolare Delegato Aziendale Segnalazioni Sospette, gli Organi Aziendali, le funzioni interessate, l’Alta Direzione, il Consiglio di Amministrazione e il Collegio Sindacale della Capogruppo e delle singole Banche e Società Controllate; f) garantisce i flussi informativi per il Responsabile della Direzione Compliance di Gruppo diretti agli Enti Regolatori (Banca d’Italia/BCE, MEF, UIF, Associazioni di Categoria, ecc…) in collaborazione con le altre funzioni/unità organizzative interessate. La Funzione Antiriciclaggio, per lo svolgimento dei propri compiti specialistici, si avvale: dell’Ufficio Antiriciclaggio, che svolge le proprie attività per la Capogruppo e le società controllate secondo i termini previsti dai rispettivi contratti di outsourcing, articolato in due settori: • AUI e Procedure Antiriciclaggio; • Segnalazione Operazioni Sospette; del Referente Antiriciclaggio della Capogruppo, operante a supporto dell’Antiriciclaggio, nominato dal Compliance Officer, con cui concorda periodicamente i controlli da effettuare e le relative modalità e tempistiche e a cui invia, come unico destinatario, la reportistica relativa ai controlli effettuati; dei Referenti Antiriciclaggio delle società la cui funzione Antiriciclaggio è stata esternalizzata alla Capogruppo; delle strutture della Capogruppo alle quali sono stati assegnati specifici compiti di presidio (individuati nel Regolamento Antiriciclaggio); 11 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 dei Responsabili Antiriciclaggio delle società del Gruppo dotate di autonoma funzione Antiriciclaggio. Nel corso del 2014 la Funzione Antiriciclaggio ha provveduto all’aggiornamento delle “Linee Guida Antiriciclaggio”, indirizzate alle società del Gruppo Veneto Banca dotate di autonoma Funzione Antiriciclaggio. La nuova versione è stata redatta nel rispetto delle normative italiane emesse dagli organismi statali e di vigilanza, nonché della normativa comunitaria di riferimento e delle raccomandazioni emanate dal GAFI (Gruppo d’azione finanziaria internazionale contro il riciclaggio di capitali) e tiene conto delle nuove disposizioni emanate da Banca d’Italia con il “Provvedimento sull’adeguata verifica” del 3 aprile 2013, in vigore dal 1° gennaio 2014. Nel corso dell’anno sempre maggiore attenzione è stata dedicata alle novità normative e ai relativi adeguamenti organizzativi. La Funzione Antiriciclaggio ha svolto altresì le attività di propria competenza, in materia di adeguata verifica della clientela, registrazione delle operazioni, segnalazioni di operazioni sospette e limitazioni all’uso del contante. Si evidenzia inoltre che l’introduzione nel nostro orientamento di novazioni atte a contrastare l’evasione fiscale ha richiesto un impegno sempre più rilevante e significativo sulle modalità di valutazione dell’operatività disposta dalla clientela. Orientamento confermato dall’entrata in vigore, ai primi del 2015, del nuovo art. 648-ter 1 c.p. che prevede il reato di autoriciclaggio, che consente di perseguire chi reimpiega, occultandone origine e utilizzo, denaro o beni derivanti da un reato commesso in precedenza. Infatti, per la prevenzione dei reati in parola, è quanto mai fondamentale dare risalto al processo di adeguata verifica al fine di conoscere compiutamente il cliente e le finalità delle operazioni, assumendo tutte le informazioni necessarie per determinare l’effettivo grado di rischio attribuibile alla specifica prestazione richiesta. Pertanto la Funzione Antiriciclaggio, nell’ambito delle proprie competenze, ha attuato diversi interventi al fine di mantenere aggiornato ed allineato ai disposti di legge il processo antiriciclaggio a favore di un costante presidio sui rischi connessi. LE ATTIVITÀ DI REVISIONE INTERNA Nell’ambito del modello organizzativo di Gruppo, in linea con la normativa di vigilanza, è prevista la possibilità di accentrare, in tutto o in parte, lo svolgimento della funzione di Internal Audit presso la capogruppo. Per dare seguito alle strategie di Gruppo volte al perseguimento di maggiore sinergia ed efficienza, il modello in parola prevede la definizione della funzione di internal audit nell’ambito della capogruppo e di specifiche funzioni di internal audit presso ciascuna società del Gruppo, cui spetta la responsabilità di garantire - in conto proprio o tramite attività demandate in service alla capogruppo - le attività di controllo interno previste dalla normativa vigente. Nel caso in cui la controllata esternalizzi completamente presso la capogruppo le attività di revisione interna - come avviene per la maggior parte delle partecipate italiane del Gruppo - la responsabilità in tema di audit resta in capo all’Alta Direzione della stessa. Nello svolgimento delle proprie attività di controllo è comunque garantita l’indipendenza delle funzioni di revisione interna. Le funzioni di internal audit delle banche attive all’estero, invece, nel rispetto delle norme locali, operano con riporto gerarchico nei confronti delle rispettive direzioni generali ed organi amministrativi e con riporto funzionale nei confronti della Funzione Internal Audit di capogruppo. Tale legame funzionale, in ottica di maggiore indipendenza, è stato rafforzato prevedendo l’intervento di tale Funzione nel processo di nomina, revoca o licenziamento del personale, nonché nella definizione degli organici e dei percorsi di carriera e delle remunerazioni dei componenti delle funzioni di Audit locali. Relativamente all’assetto organizzativo, nel mese di marzo 2014 è stata completata la riorganizzazione della Funzione Internal Audit di capogruppo, finalizzata al pieno raggiungimento di un approccio funzionale e trasversale per processi/rischi, come auspicato dall’Organo di Vigilanza, e alla conseguente massimizzazione delle competenze funzionali con una maggiore efficienza ed omogeneità nello svolgimento di attività di audit. Per quanto concerne la metodologia di revisione interna, l’attività di audit, basata su un approccio risk based è orientata dagli esiti di appositi risk assessment annuali e comprende controlli sui principali processi e rischi, svolti - sia in loco che a distanza - su strutture centrali e di rete commerciale della capogruppo, delle banche rete e delle altre società controllate, in forza di specifici contratti di outsourcing. Al fine di assicurare coerenza ed uniformità nello svolgimento delle attività, le diverse Strutture facenti parte della Funzione Internal Audit fanno riferimento al “Manuale di Audit”, che ha come scopo primario la divulgazione a tutto il personale coinvolto di regole e linee guida standard da utilizzare nello svolgimento delle proprie mansioni. In particolare, il Manuale di Audit, approvato nella sua ultima versione dal Consiglio di Amministrazione di Veneto Banca in data 14/06/2014, illustra le regole e le procedure interne su cui si basa l’attività di audit, descrive le modalità generali di organizzazione della 12 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 stessa e raccoglie in un compendio unitario le metodologie e le modalità di utilizzo degli strumenti informatici sottostanti allo svolgimento degli incarichi di diversa natura (verifiche di audit, controlli a distanza e di monitoraggio, follow up, controlli straordinari, ecc.). Nel corso del 2014, particolare importanza è stata data alla prosecuzione delle attività di potenziamento dei controlli in ambito credito, che hanno portato al consolidamento del c.d. “Framework controlli sul credito”, quale riferimento per tutte le attività di audit a valere sul processo creditizio e che attraverso la definizione di un sistema di monitoraggio e di specifici strumenti di risk assessment consentirà una visione integrata e sintetica dei principali eventi di rischio/anomalia, sulla base della quale saranno indirizzate le verifiche di audit. Inoltre, nell’ambito del percorso di progressivo rafforzamento in ambito ICT Audit ed in funzione dei requisiti in tal senso richiamati dalle nuove Disposizioni di vigilanza, è stata avviata la realizzazione del c.d. “Framework di ICT audit”, che illustrerà l’insieme dei controlli di audit a presidio del funzionamento dei sistemi informativi, sia in termini di infrastrutture che di processi IT. Dal punto di vista metodologico, inoltre, nel 2014, Veneto Banca, in attuazione dei nuovi requisiti normativi, ha delineato le linee guida sottostanti alla creazione di un sistema di controllo interno integrato. In tal senso, la Funzione Internal Audit ha assunto un ruolo di guida nella definizione delle metodologie di base – estese anche alle altre Funzioni di Controllo - per la valutazione degli esiti delle attività di verifica e per la conduzione delle annuali attività di risk assessment e pianificazione. Relativamente alle attività di verifica svolte dalla Funzione Internal Audit, si evidenzia la sistematica esecuzione di controllo a distanza e di monitoraggio, di verifiche di audit (full audit ovvero limited review) sia presso Capogruppo che le Controllate aventi ad oggetto i rischi e i processi identificati da priorità (tra cui per rilevanza Credito, AIRB, ICAAP, Antiriciclaggio, Servizi di investimento), nonché di accertamenti non pianificati avviati in seguito a richieste specifiche degli Organi di Governance e di Controllo, delle Autorità di Vigilanza ovvero in base ad elementi anomali risultanti da altre attività di controllo. Tra le attività svolte dalla Funzione Internal Audit, vi è inoltre il supporto alla Governance aziendale, al fine di assicurare al vertice operativo, agli organi societari, ai collegi sindacali ed agli enti istituzionali competenti (Banca d’Italia, Consob, Ivass, ecc…) una tempestiva e sistematica informativa sullo stato del sistema dei controlli, sulle risultanze dell’attività svolta e sui rischi di impatto potenzialmente rilevante per tutto il Gruppo. IL DIRIGENTE PREPOSTO ALLA REDAZIONE DEI DOCUMENTI CONTABILI SOCIETARI Il D.lgs. 6 novembre 2007, n. 195, di attuazione della direttiva 2004/109/CE sull’armonizzazione degli obblighi di trasparenza (c.d. Direttiva Trasparency), ha esteso in parte anche alle società emittenti valori mobiliari ammessi alla negoziazione in un mercato regolamentato la normativa di cui alla Legge 28 dicembre 2005, n. 262 recante “Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari”, a modifica del D.Lgs. 58/1998 (TUF). I citati provvedimenti legislativi affrontano le problematiche dei mercati finanziari, rafforzando e modificando le norme in tema di governance, trasparenza delle banche, revisione dei conti, sistemi di amministrazione e controllo, regime sanzionatorio penale ed amministrativo, con l’obiettivo di integrare e perfezionare gli strumenti a tutela del risparmio. In particolare, la suddetta disciplina ha istituito la figura del “Dirigente Preposto alla redazione dei documenti contabili societari” (art. 154-bis del TUF) e prevede in capo agli Organi amministrativi delegati ed allo stesso Dirigente Preposto specifiche responsabilità, funzionali a garantire una rappresentazione veritiera e corretta della situazione patrimoniale, economica e finanziaria dell’Emittente e dell’insieme delle imprese incluse nel perimetro di consolidamento. In tale contesto, Veneto Banca che, nell’ambito di programmi di emissioni obbligazionarie sull’Euromercato (c.d. EMTN – European Medium Term Notes), ha emesso obbligazioni quotate presso la borsa di Lussemburgo ed ha scelto l’Italia come Stato membro di origine, ha maturato l’obbligo – previsto dall’art. 154-bis del TUF, così come modificato dal D.Lgs. 195/2007 di recepimento della Direttiva Trasparency – di istituire, già a partire dall’esercizio 2008, la funzione di Dirigente Preposto alla redazione dei documenti contabili societari. Il Dirigente Preposto opera sulla base del “Regolamento operativo Legge 262/2005 – Dirigente Preposto” ed il presidio della qualità dell’informativa contabile e finanziaria è imperniato sull’esame congiunto: • delle impostazioni organizzative e di controllo, condotto con un piano di verifiche teso a valutare in via continuativa l’adeguatezza e l’effettiva applicazione delle procedure amministrative e contabili per la gestione dei dati necessari alla rappresentazione veritiera e corretta della situazione patrimoniale, economica e finanziaria del Gruppo nei documenti di bilancio e in ogni altra comunicazione finanziaria, tra cui anche il documento di informativa al pubblico Pillar III; • della completezza e della coerenza delle informazioni rese al mercato, rafforzando i processi ordinari 13 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 di comunicazione interna con l’acquisizione regolare da parte del Dirigente Preposto di strutturati e disciplinati flussi informativi; le funzioni della Capogruppo e delle società controllate provvedono regolarmente alla comunicazione degli eventi rilevanti ai fini dell’informativa contabile e finanziaria, in specie con riferimento ai principali rischi e incertezze cui risultino esposte, agevolando altresì la relazione continuativa con le strutture alle quali il Dirigente Preposto richieda lo svolgimento tempestivo di eventuali approfondimenti. Il Dirigente Preposto ha quindi individuato il perimetro di società controllate considerate rilevanti ai fini dell’informativa finanziaria, sulla base della rispettiva contribuzione alle grandezze economico patrimoniali rappresentate nel bilancio consolidato e di valutazioni di ordine qualitativo inerenti la complessità del business e la tipologia dei rischi sottesi. Ha quindi definito il programma di lavoro da condurre sul Gruppo in rapporto agli adempimenti di legge – predisposizione delle procedure e gestione delle attività di verifica – curando che lo sviluppo fosse orientato in coerenza ai criteri declinati nel “Regolamento operativo Legge 262/2005 – Dirigente Preposto” e che l’applicazione degli approcci di controllo risultasse pienamente consistente con le metodologie assunte a riferimento, che riflettono standard internazionali derivati dal CoSO Framework, per assicurare una applicazione omogenea del processo di verifica e dei criteri di valutazione sulle società del Gruppo. Completata la fase del processo valutativo sulle procedure amministrative e contabili condotto sulle società rientranti nel perimetro individuato e sulla Capogruppo, il Dirigente Preposto predispone ogni sei mesi un’apposita relazione informativa nella quale sono incluse: • le informazioni concernenti il quadro di riferimento societario e il sistema dei controlli sull’informativa finanziaria; • il perimetro di lavoro cui si riferisce il programma di verifiche svolto nell’esercizio sulle procedure amministrative e contabili; • la sintesi e il dettaglio delle verifiche condotte e delle anomalie riscontrate, con indicazione puntuale degli interventi finalizzati al ripristino della piena funzionalità dei controlli; • un giudizio di sintesi finale. La relazione informativa viene presentata al Consiglio di Amministrazione ed al Collegio Sindacale, nonché inviata in copia alle Direzioni Compliance, Internal Audit e Operations, ciascuno per i rispettivi ambiti di responsabilità, nonché all’Organismo di Vigilanza 231/2001. In relazione alle funzioni di sorveglianza e presidio attribuite, il Dirigente Preposto provvede pertanto: • a sottoscrivere, unitamente al Presidente del Consiglio di Amministrazione, a ciò delegato, le attestazioni circa la corrispondenza dei documenti contabili societari alle risultanze dei libri e delle scritture contabili, e l’idoneità degli atti e delle comunicazioni al mercato a fornire una rappresentazione veritiera e corretta della situazione patrimoniale, economica, finanziaria e dei principali rischi cui risulta esposto il Gruppo (Legge 262/2005 e art 154-bis, comma 3, del TUF); • ad esprimere il giudizio periodico sul sistema dei controlli interni sul processo di informativa finanziaria sottoscrivendo, unitamente al Presidente del Consiglio di Amministrazione, a ciò delegato, le attestazioni circa l’adeguatezza delle procedure amministrative e contabili e l’effettività dei controlli sul processo di informativa finanziaria (Legge 262/2005 e art. 154-bis, comma 5, del TUF). *** Da sempre il Gruppo Veneto Banca ha impostato la propria attività – ordinaria e straordinaria – a criteri di prudenza, limitando il più possibile la propria esposizione al rischio, in conformità sia all’esigenza di proteggerne la solidità finanziaria e la reputazione sia allo spirito mutualistico/cooperativistico caratteristico dell’Istituto stesso. In tal senso, va letto – come già detto - il costante e attento controllo del rischio, che trova riscontro in un modello gestionale fondato su: • chiara individuazione delle responsabilità nei processi di assunzione dei rischi; • adozione di sistemi di misurazione e controllo allineati alle best practicies internazionali; • netta separazione fra unità organizzative di governo dei rischi e funzioni deputate invece al loro controllo. Queste linee guida sono state esplicitate e formalizzate in specifiche policy per i rischi rilevanti, approvate dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, su proposta del Comitato Rischi di Gruppo, che sono stati successivamente recepiti dagli organi di governo delle società controllate. Tali documenti hanno lo scopo di disciplinare la definizione e il perimetro dei rischi regolamentati, gli indicatori significativi oggetto di monitoraggio periodico, le soglie di sorveglianza ed i limiti operativi, le modalità di gestione degli sconfini, gli stress test applicati e la struttura organizzativa deputata allo svolgimento delle attività disciplinate. 14 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 Nell’ambito del modello di gestione dei rischi adottato alla Capogruppo spettano compiti di indirizzo, gestione e controllo complessivo e le singole società generatrici di rischio – nelle tipologie connesse alla natura della loro specifica attività – devono operare entro i limiti di autonomia loro assegnati. In tal senso, il Gruppo Veneto Banca è impegnato ad attuare in via continuativa un processo di analisi, ricerca, identificazione dei rischi potenzialmente significativi, sia verificando la rilevanza dei rischi aziendali già oggetto di valutazione, sia cogliendo i segnali di eventuali altri rischi. Il criterio per definire la rilevanza di un rischio trova fondamento nella sua “materialità”, cioè nella potenziale dimensione quantitativa ad esso associata. L’attività di individuazione si articola nelle seguenti fasi: • verifica della rilevanza dei rischi aziendali già oggetto di valutazione; • verifica della normativa di riferimento (cfr. Allegato A del titolo III capitolo 1 della Circ. 285/2013 e 15°aggiornamento del Circ. 263/2006); • analisi, ricerca ed identificazione di nuovi rischi potenzialmente rilevanti attraverso il confronto con il management e il confronto con altre Banche. Per quanto concerne le categorie rientranti nel I Pilastro sono state indicate come rilevanti per il Gruppo: • il Rischio di Credito comprensivo del rischio di controparte, inclusivo della componente CVA; • il Rischio di Mercato; • il Rischio Operativo; mentre • • • • • • • • • • tra gli altri Rischi sono stati individuati come rilevanti: il Rischio di Concentrazione; il Rischio di Tasso di interesse; il Rischio Paese/Trasferimento; il Rischio Residuo; il Rischio Strategico; il Rischio Reputazionale (comprensivo del rischio di compliance e rischio legale); il Rischio di Liquidità; il Rischio di Leva finanziaria eccessiva; il Rischio Informatico; le Attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati. RISCHIO DI CREDITO L’attività di erogazione del credito costituisce uno degli elementi essenziali del core business delle banche territoriali appartenenti al Gruppo Veneto Banca. Il Gruppo ha impostato una politica del credito volta a supportare una consapevole crescita degli impieghi su tutti i suoi territori di insediamento, perseguendo nel contempo il continuo miglioramento della qualità del portafoglio anche attraverso la valutazione e il monitoraggio della concentrazione dei rischi per settore e rendimento sulla base di una specifica policy in materia di politiche creditizie. Aspetti Organizzativi La strategia creditizia del Gruppo è indirizzata ad una selezione efficiente degli affidati attraverso un’accurata analisi del merito creditizio, finalizzata a contenere il rischio di insolvenza pur tenendo presenti gli obiettivi di natura commerciale. A tal fine risultano fondamentali sia l’adozione di criteri di diversificazione del portafoglio crediti, limitando la concentrazione delle esposizioni su singole controparti e settori di attività economica, sia l’analisi specifica e sistematica della composizione e distribuzione del portafoglio per gradi di rischiosità, di singole controparti e di settori economici. L’introduzione della Policy Politiche Creditizie, stabilite dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, consente di definire in modo più puntuale, indirizzi e linee guida di intervento, differenziati in base al grado di attrattività e rischiosità settoriale e di ciascuna controparte, e di indicare per ciascun aggregato specifici comportamenti da porre in essere al fine di assicurare il raggiungimento di obiettivi di miglioramento della qualità del portafoglio. La Policy Politiche Creditizie fornisce inoltre indirizzi e linee guida operative da attuare al fine di assicurare la riqualificazione del portafoglio crediti ed indica le attività di prevenzione e sorveglianza sistematica del portafoglio crediti quali leve gestionali indispensabili per assicurare un adeguato governo del rischio di credito. Tutto ciò si concretizza anche attraverso il supporto di un sistema di valutazione del merito creditizio all’erogazione e di un sistema di monitoraggio andamentale del portafoglio, che consente di cogliere tempestivamente i sintomi di deterioramento delle posizioni e di gestire le stesse in un apposito sistema di presidio del credito. Le attività di presidio e gestione del portafoglio sono assicurate dal nuovo modello organizzativo del credito, implementato nel corso dell’esercizio 2014, rappresentato da “filiere organizzative”, ciascuna delle quali è specializzata in una specifica fase del credito, costituite da unità operative centrali e di rete focalizzate, rispettivamente, nella valutazione del merito creditizio, nel monitoraggio e vigilanza sistematica e nella gestione delle partite problematiche. Il nuovo modello organizzativo e di governo del rischio di credito ha comportato inoltre l’istituzione di Comitati di 15 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 Monitoraggio Crediti che operano a livello territoriale, allo scopo di assicurare il massimo coordinamento e presidio delle dinamiche dei portafogli crediti presso le aree di riferimento, in coerenza con le linee guida e gli indirizzi definiti dalla Policy Politiche Creditizie e con il coordinamento dalla Capogruppo; a quest’ultima spetta altresì il compito di impostare iniziative a tutela e contenimento del rischio di credito. L’evoluzione e la composizione del portafoglio crediti viene seguita in tutte le fasi dalla Funzione Centrale Crediti di Capogruppo, anche attraverso l’interazione con altre strutture della Banca, tra le quali la Direzione Rischi e l’Internal Audit. L’assunzione del rischio creditizio è disciplinata dal Regolamento Crediti, anch’esso integrato ed implementato nel corso del 2014, che definisce norme e principi generali in materia di concessione, gestione e recupero del credito, nonché di un’articolata struttura di deleghe operative e di livelli di autonomia deliberativa, definite dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo e contenute nel Testo Unico delle Deleghe, espressi in termini di esposizione e grado di rischiosità nei confronti della controparte da affidare. In tale contesto vengono considerati, altresì: • i rischi diretti ed indiretti; • di gruppo economico; • di cumulo; • le forme tecniche e la durata dei finanziamenti; • il frazionamento del rischio; • la classificazione del rischio della controparte (rating). Sulla base di tale struttura, i limiti operativi delle facoltà delegate, oltre a considerare le forme tecniche di utilizzo nonché l’eventuale presenza di garanzie reali a presidio, vengono determinati ed attribuiti alla figura professionale delegata, in funzione dell’intensità di rischio della controparte calcolata dai modelli di rating. Tutte le proposte di fido e le richieste di deroghe seguono l’iter gerarchico dei livelli a partire dalla rete, deputata a gestire il rapporto con il cliente, fino all’Organo deliberante competente. La Capogruppo esercita inoltre la propria funzione di indirizzo e controllo strategico del credito attraverso l’istituto del “parere obbligatorio”, previsto per tutte le posizioni singole e/o di Gruppo economico che superano determinate soglie di rischio diretto. Il monitoraggio e la sorveglianza sistematica e la classificazione gestionale dei rischi vengono svolti da una filiera organizzativa “dedicata”, presente con unità operative collocate sia in Direzione Centrale Capogruppo che presso la rete o le banche rete. Tali attività sono supportate da sistemi informatici che sulla base di analisi di “early warning” rilevano tempestivamente eventi pregiudizievoli o anomalie andamentali, proponendo l’assegnazione alla singola controparte di una specifica classe gestionale e le conseguenti azioni correttive da porre in essere al fine di assicurare la normalizzazione della posizione. La valutazione della situazione, nonché la conseguente analisi degli eventi e delle possibili azioni correttive da attuare, viene effettuata dalle unità organizzative di Vigilanza Crediti, le quali attivano prontamente gli opportuni interventi. Ciò è inoltre supportato da un sistema integrato di monitoraggio e reporting mensile predisposto dalla funzione Politiche Creditizie della Capogruppo, finalizzato a fornire informazioni analitiche sulla composizione e sulla distribuzione del portafoglio crediti, in forza delle quali vengono attivati ed agevolati interventi mirati ed immediati a tutela dei rischi. Tali strumenti di analisi mensile vengono predisposti anche per le Banche estere. Particolare attenzione viene rivolta alle posizioni scadute, per le quali viene garantito un presidio costante ed analitico in termini di verifica dei fenomeni di deterioramento, con sviluppo di indirizzi gestionali specifici implementati in collaborazione con le strutture di rete, nonché con azioni di “collection” attuate con l’ausilio di partners specializzati. Le posizioni scadute deteriorate, incagliate e ristrutturate vengono, gestite con il supporto della filiera organizzativa, introdotta con il nuovo modello organizzativo del credito, nel cui ambito operano figure specialistiche sia di Direzione Centrale della Capogruppo che della rete operativa a diretto riporto della Funzione Crediti Problematici della Capogruppo. La Policy Gestione del Credito Problematico disciplina criteri di classificazione, principali segnali di anomalia che testimoniano l’insorgere di situazioni di degrado del rischio, tempi limite di permanenza in ciascuno stato di classificazione e modalità di determinazione del “dubbio esito”. Le sofferenze sono invece gestite, su delega delle banche rete, dalla Funzione Crediti in Contenzioso della Capogruppo, nonché dalle funzioni delle banche estere partecipate, supportate dalla Capogruppo sulla base di contratti di outsourcing. La Funzione Crediti in Contenzioso provvede a tutelare il credito attraverso le azioni giudiziali più idonee, ne effettua la gestione e cura gli accantonamenti a bilancio secondo la policy aziendale, valuta proposte di definizione e di rientro dei crediti, escute le garanzie consortili, monitora contabilmente la pratica dalla sua accensione alla chiusura. Inoltre, su specifica richiesta, avvia le azioni legali urgenti (ottiene il decreto ingiuntivo e iscrive l’ipoteca giudiziale su beni capienti degli obbligati) relativi a crediti non ancora classificati a sofferenza. Per i crediti di modesto importo, per lo più chirografi, si privilegia, in assenza di garanzie, la soluzione stragiudiziale, anche attraverso l’affidamento in mandato gestorio a società di recupero esterno. Sistemi di gestione, misurazione e controllo Come sopra indicato, l’attività creditizia del Gruppo è regolata tramite una precisa struttura di deleghe operative e di livelli di autonomia deliberativa, che considerano, oltre all’esposizione verso la singola controparte, i rischi complessivamente assunti rispetto ai soggetti collegati ed alle caratteristiche tecniche dei rapporti intercorrenti. Sulla base di tale struttura, che definisce per singola forma tecnica, garanzia presente e figura professionale le facoltà delegate, tutte le proposte di fido e le richieste di 16 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 deroga devono seguire l’iter gerarchico dei livelli, a partire dalla filiale che gestisce il rapporto con il cliente fino all’organo deliberante competente. Il Gruppo Veneto Banca ha da tempo avviato un processo volto all’adeguamento della banca alla disciplina prudenziale per le banche ed i gruppi bancari che ha recepito i principi del nuovo accordo di Basilea sul capitale. Già nel 2002 erano stati introdotti, pur se con finalità esclusivamente gestionali, opportuni strumenti statistici finalizzati alla valutazione del rischio, affiancati da tecniche di screening e di monitoraggio qualitativo della clientela. Nell’ambito di tale sistema era presente un modello strutturato di presidio e analisi che, a partire dalla fase di erogazione, assicurava il monitoraggio delle posizioni e la gestione dell’eventuale insolvenza tramite un database integrato. Tuttavia, a partire dalla seconda metà del 2009, il Gruppo Veneto Banca ha dato avvio alla creazione di un sistema secondo le metodologie di rating interno, così come previste dall’Organo di Vigilanza in accordo ai principi di Basilea 2, stante la crescita dimensionale del Gruppo che ha reso ancor più urgente la necessità e l’opportunità di indirizzarsi verso logiche IRB. Queste, come noto, hanno un forte impatto che vanno ben oltre alla mera costruzione di strumenti statistici di misurazione del rischio. Il processo di validazione prescritto dalla normativa impone infatti al Gruppo di redigere un piano di attuazione che assicuri la copertura degli aspetti di governance del progetto, di coinvolgimento del Consiglio di Amministrazione e dell’alta Direzione, degli adeguamenti organizzativi, metodologici e dei sistemi informativi, da monitorare nel continuo in termini di coerenza rispetto ai requisiti minimi di compliance. La realizzazione del programma è stata avviata, come detto, a partire dalla seconda metà del 2009. Innanzitutto, sono stati ipotizzati il perimetro di applicazione del sistema interno e il relativo piano di estensione alle varie entità del Gruppo. Successivamente, e coerentemente con tale piano, si sono avviate le attività afferenti all’area “Modelli e Metodologie” che, come primo passo, hanno richiesto l’aggiornamento delle logiche di segmentazione di rischio, per consentire uno sviluppo di modelli di rating e una costruzione dei processi di attribuzione del rating pienamente coerenti con le caratteristiche di rischio della clientela target, nonché con le logiche di processo e regolamentari. Sono stati definiti, quindi, 13 segmenti di rischio, individuati in base a driver anagrafici e di bilancio. Nel corso degli anni successivi si è proceduto allo sviluppo e all’aggiornamento dei modelli di PD, differenziati a seconda dei segmenti in Retail (privati e Small Business), Corporate e Large Corporate, in grado di assegnare ad ogni cliente, sulla base delle informazioni specifiche di ciascuna controparte e del comportamento di controparti con caratteristiche omogenee, una valutazione della rischiosità specifica. Con riferimento agli aspetti metodologici, i modelli statistici sono costruiti analizzando i comportamenti e le caratteristiche esclusivamente della clientela del Gruppo (modelli interni), rendendoli perfettamente aderenti alla tipicità che contraddistingue il portafoglio del Gruppo Veneto Banca. I modelli sono altresì determinati secondo un approccio per controparte e si basano su una logica di Gruppo, prevedendo l’attribuzione di un unico rating per ciascuna controparte, anche se condivisa tra più entità del Gruppo (all’interno del perimetro informatico consortile SEC Servizi). Per tutti i modelli, la lunghezza delle serie storiche utilizzate in fase di stima è stata determinata coerentemente con il prescritto normativo, così come la definizione di default adottata, con la conseguente identificazione e trattamento dei cosiddetti “past due tecnici”. Indipendentemente dal segmento di rischio, tutti i modelli sono stati sviluppati secondo un protocollo che prevede specifici step operativi. Dapprima, dopo la costruzione del campione di sviluppo e la conduzione di opportune analisi univariate finalizzate alla selezione di una “short list” di variabili potenzialmente discriminanti, viene stimato un modello di regressione logistico multivariato secondo un approccio di tipo stepwise. In tal modo, ad ogni controparte del campione viene assegnato uno “score”, cioè un punteggio che ne sintetizza, secondo metriche ordinali, il merito creditizio. Successivamente, viene realizzata la fase di calibrazione, che consente di trasformare lo score (misura ordinale) in una probabilità di default (misura cardinale), ancorata all’effettiva rischiosità del portafoglio di riferimento, rappresentata dal tasso di default del portafoglio di lungo periodo (cosiddetta “Tendenza Centrale”). Le PD ottenute vengono infine tradotte in una classe di rating attraverso la mappatura nella scala maestra appositamente costruita per ogni segmento. Una classe di rating è costituita, quindi, dall’insieme di soggetti che vengono considerati equivalenti in termini di probabilità di default. Per tutti i segmenti di rischio, pertanto, nel nuovo sistema di rating interno ogni classe di rating rappresenta la probabilità che i clienti di quella classe diventino insolventi, ovvero che vengano classificati in uno stato di default (Past Due, Incaglio, Ristrutturato o Sofferenza), nei dodici mesi successivi alla data di analisi. Di seguito si riportano alcune specificità dei singoli modelli relativi ai diversi macro comparti di clientela. Per quanto riguarda il comparto Corporate (società di persone e di capitali), il modello di rating si basa su un approccio coerente con le caratteristiche del segmento, garantendo un’approfondita valutazione di indicatori di bilancio, oltre che delle componenti andamentali interne e di sistema. Da un punto di vista applicativo, l’integrazione di queste tre componenti porta alla determinazione del rating statistico (secondo le regole sintetizzate dai parametri quantificati in fase di stima), che viene ulteriormente arricchito con moduli esperti in grado di tenere conto di informazioni debitamente raccolte mediante questionari qualitativi appositamente predisposti. Alla valutazione individuale, inoltre, si aggiungono le influenze delle eventuali altre società (o ditte individuali) che a vario titolo sono connesse alla controparte in esame, ovvero che esercitano un’influenza più o meno rilevante sul profilo di rischio della 17 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 stessa. Il comparto Large Corporate è costituito da controparti di grandi dimensioni e appartenenti a gruppi aziendali complessi. Data la limitata numerosità, tuttavia, non è stato possibile sviluppare un modello statistico di valutazione ad hoc. Da un punto di vista applicativo, quindi, la metodologia adottata per il modello di rating Large Corporate prevede di elaborare gli input derivanti dalle fonti informative analizzate dai modelli di rating Corporate (dati economico–finanziari, andamentali interni e di centrale rischi), al fine di attribuire alle controparti un rating puntuale. Tale rating è integrato mediante un processo esperto di valutazione, opportunamente strutturato in questionari, le cui risposte sono ponderate qualitativamente per correggere la valutazione statistica e per recepire le influenze del gruppo economico di appartenenza. Relativamente al comparto Retail (Privati e Small Business), infine, sono stati realizzati dei modelli di rating caratterizzati da due moduli (erogazione ed andamentale) fra loro integrati, così da giungere alla determinazione di un rating unico, frutto della valutazione congiunta di informazioni socio-demografiche e di sistema, nonché relative alle varie forme tecniche in capo al cliente e, per lo Small Business, al bilancio o alla contabilità semplificata. In fase di applicazione del modello, l’integrazione di tutte le componenti dei due moduli indicati porta alla determinazione del rating statistico, secondo le regole sintetizzate dai parametri quantificati in fase di stima. Non è prevista, per il comparto Retail, l’ulteriore integrazione con componenti esperte. Per giungere all’assegnazione di un rating a ciascuna controparte è stato costruito un processo di attribuzione del rating, con modalità differenti a seconda della tipologia di controparte, in particolare privilegiando una maggiore profondità di analisi per le controparti di maggior spessore (Corporate e Large Corporate). Per queste ultime, infatti, l’integrazione della componente statistica e delle componenti esperte sopra descritte determina (a meno di override) il rating ufficiale. Tale rating ha validità di 12 mesi, a meno che non intervengano nuove informazioni o elementi che prospettano una variazione del rischio della controparte. Per i segmenti Retail, invece, il rating ufficiale della controparte corrisponde al rating statistico, che viene mensilmente aggiornato nella modalità batch automatizzata mensile (componente di monitoraggio) o nella modalità on-line nel caso di nuovo affidamento (integrazione della componente di monitoraggio e di erogazione secondo parametri stabiliti). Il rating così assegnato a ciascuna controparte indirizza i processi di erogazione del credito e, a tale scopo, a partire da gennaio 2011 sono stati rivisti gli iter deliberativi precedentemente in vigore. L’utilizzo gestionale del sistema di rating sopra descritto, in vigore dal gennaio 2011, trova applicazione, nel rispetto dei requisiti previsti dalla normativa, con riferimento alle funzioni di concessione e rinnovo dei crediti, nonché per le attività di misurazione dei rischi. Dal punto di vista dei modelli, a partire dal 2012 sono stati realizzati gli opportuni interventi di aggiornamento dei modelli di PD al fine di allineare i valori di PD all’evoluzione della definizione di default prevista dalla normativa di vigilanza prudenziale e con lo scopo di aggiornare le serie storiche dei dati utilizzati per la stima. Nel corso del 2014 sono stati ristimati i modelli Retail (privati e Small Business), al fine di aggiornare le stime rispetto all’evoluzione della rischiosità del portafoglio crediti del Gruppo. Nel corso del 2015 anche i modelli Corporate e Large Corporate saranno sottoposti ad un analogo processo di aggiornamento. I modelli di LGD sono finalizzati alla previsione dell’ammontare della perdita dato il default. In letteratura esistono diverse modalità oggettive per valutare la LGD realizzata o implicita nel portafoglio vivo. La metodologia utilizzata dal Gruppo Veneto Banca nell’ambito del Programma IRB, è nota come “metodologia workout”, essa si basa sull’utilizzo di dati relativi ai recuperi storici e risulta appropriata per i portafogli non legati a quotazioni di mercato. Nell’ambito del processo di stima del modello “workout LGD”, si possono distinguere due fasi che identificano le due principali componenti del modello. La prima è costituita dall’archivio delle sofferenze, comprensivo di anagrafica e movimentazione; si tratta quindi, di una sezione circoscritta al mondo del contenzioso. La seconda, invece, è composta da tutte le informazioni sui passaggi tra i vari stati di default e contiene, pertanto, anche dati relativi a past due, incagli oggettivi, incagli e ristrutturati. La componente sofferenza si basa sul calcolo della LGD effettivamente realizzata sulle pratiche a sofferenza chiuse o paragonabili a pratiche chiuse (l’insieme di analisi, infatti, è costituito dalle posizioni in sofferenza che hanno concluso il processo di recupero crediti) e la successiva stima di una LGD “exante” mediante l’implementazione di un modello regressivo. Le perdite storiche subite dalla banca vengono calcolate analizzando il flusso temporale degli aggravi e dei recuperi realizzati rispetto alle pratiche a sofferenza del Gruppo, a partire dal momento del passaggio a contenzioso fino alla chiusura delle pratiche stesse; il valore delle perdite così osservate viene rapportato all’ammontare dei saldi capitale ed interessi iniziali iscritti a contenzioso, nonché agli eventuali aggravi di capitale che dovessero realizzarsi successivamente. Il calcolo della LGD è basato sulla nozione di perdita economica, considerando quindi l’effetto del costo finanziario insito nel recupero del credito e nel tempo intercorso tra l’apertura della sofferenza e l’effettivo realizzarsi dei flussi di cassa registrati. Sono stati quindi opportunamente attualizzati tutti i 18 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 flussi di cassa considerati rispetto alla data di apertura della procedura di contenzioso, considerando sia i costi diretti, rappresentati da spese di natura contabile o extracontabile direttamente attribuiti a ogni pratica, che i costi indiretti, rappresentati dai costi di struttura per la gestione delle sofferenze (spese attribuibili alle unità organizzative che si occupano di recupero crediti e i costi di gestione informatica delle pratiche). Infine, relativamente agli interessi di mora è stato implementato il trattamento previsto dalla normativa. La stima della LGD “ex-ante”, cioè della LGD da applicare alle esposizioni del portafoglio vivo, è stata effettuata adottando una specificazione econometrica, che permette di tradurre in un algoritmo di stima i legami rilevanti tra il tasso di perdita e le caratteristiche dei crediti. La definizione di default prevista dalla normativa include anche gli stati di default (past due, incagli e ristrutturati), pertanto è stato calcolato un fattore di calibrazione per rendere il risultato coerente con l’adozione della definizione di default compatibile con la normativa. La stima del tasso di calibrazione (c.d. Danger Rate) si ottiene attraverso la stima delle probabilità di evoluzione dallo stato bonis allo stato di default (past due/incaglio oggettivo/incaglio /ristrutturato/sofferenze), nonché dei passaggi all’interno dei vari stati di default. Viene altresì considerata la composizione del portafoglio in default e l’impatto delle attività di collection effettuate prima del passaggio a sofferenza, attraverso la stima di un opportuno coefficiente di variazione dell’esposizione fra stati di default, come proxy sintetica di recuperi e perdite pre-sofferenza. Per entrambe le fasi di stima, la lunghezza delle serie storiche utilizzate è stata determinata coerentemente con il prescritto normativo. Una volta completate le due fasi di sviluppo del modello, si procede al calcolo della LGD finale da applicare al portafoglio vivo, moltiplicando le LGD sofferenza ottenute, per i diversi assi di analisi, nell’ambito della stima ex-ante per i rispettivi Danger Rate. I principali driver considerati in fase di stima sono rappresentati dal segmento di rischio, dall’esposizione, dalla macro forma tecnica, dall’area geografica, dal SAE, , dalla presenza/assenza della garanzia personale/omnibus/ipotecaria, la classe di esposizione, ecc…. Sulla base degli assi, che tra quelli citati sono risultati statisticamente significativi, è possibile associare gli opportuni valori di LGD ai rapporti vivi a seconda delle caratteristiche degli stessi. Infine, nell’ambito dello sviluppo del modello di LGD è stato dedicato un focus particolare alla quantificazione della relazione esistente tra tassi di perdita e tassi di default, nonché alla successiva determinazione di un fattore di downturn da applicare alle stime di LGD in ottica regolamentare. Per quanto riguarda gli utilizzi operativi delle misure di rischio, come sopra riportato l’utilizzo del sistema di rating trova applicazione con riferimento alle funzioni di concessione e rinnovo dei crediti, nonché per le attività di misurazione dei rischi. Inoltre, PD ed LGD sono utilizzate anche nel calcolo delle rettifiche prudenziali, tra le quali rientrano gli accantonamenti forfettari su crediti vivi ai fini del bilancio, secondo quanto disposto dai principi contabili internazionali IAS/IFRS. A tal fine, le stime delle componenti di rischio PD e LGD vengono recepite nel processo di valutazione collettiva per la determinazione delle percentuali di svalutazione da applicare al portafoglio crediti in bonis, assicurando così una maggiore coerenza tra la stima degli accantonamenti ai fini contabili e la quantificazione del requisito patrimoniale prudenziale nel momento in cui le nuove regole di vigilanza entreranno in vigore. Le stime interne di PD e TPA (Tasso di Perdita Attesa) sono poi alla base di un articolato sistema di limiti e di soglie di sorveglianza, che vengono monitorati mensilmente al fine di verificare la coerenza degli indicatori con la propensione al rischio alla base degli indirizzi strategici e operativi del Gruppo (“Risk Appetite”). L’andamento nel tempo delle misure di rischio viene sintetizzato nella reportistica direzionale, prodotta a cadenza mensile, che fornisce una visione complessiva della rischiosità del portafoglio. Il monitoraggio del rischio di credito viene effettuato per tutte le banche del Gruppo aderenti al sistema informativo consortile, tra le quali rientrano Veneto Banca, BancApulia e Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni (BIM). Per quanto concerne le società non rientranti nel perimetro consortile, a cui attualmente non vengono applicati modelli interni di rischio, sono dedicati all’interno della reportistica mensile di rischio, degli opportuni focus atti a monitorarne il profilo di rischio delle diverse entità controllate. Con riferimento al sotto-sistema informativo a supporto del sistema di gestione, misurazione e controllo del rischio di credito, l’avvio dell’utilizzo gestionale del sistema di rating a gennaio 2011 ha reso necessaria la realizzazione di importanti interventi, avviati già nel corso del 2010 e proseguiti durante gli anni successivi, finalizzati a garantire che i sistemi e le procedure informatiche a supporto dei modelli IRB siano pienamente integrati con i sistemi informativi direzionali e gestionali. Ulteriori interventi di carattere informatico, avviati nel 2011 e proseguiti anche nel corso del 2014, sono mirati a consolidare la definizione di un adeguato presidio delle attività tecniche, in modo tale da garantire che l’architettura IT a supporto dei sistemi IRB sia adeguatamente documentata, che gli archivi e le procedure utilizzate per la stima dei modelli e per il calcolo delle misure di rischio garantiscano elevati standard di qualità e consentano la piena replicabilità dei risultati ottenuti in passato. Con riferimento agli aspetti organizzativi relativi ai sistemi IRB, sono presenti due unità organizzative 19 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 volte al presidio del processo di assegnazione del rating. In primo luogo, al fine di accentrare presso la Capogruppo le responsabilità in materia di valutazione delle richieste di override, la funzione denominata “Rating Desk”, effettua specifiche attività di certificazione, ovvero di accoglimento o rifiuto, delle richieste di override. In secondo luogo, con riferimento all’articolazione del sistema dei controlli interni, la funzione “Convalida Interna” è responsabile di definire e mettere a regime, relativamente a tutti i rischi di primo e secondo pilastro, il processo di convalida, ovvero l’insieme formalizzato di attività, strumenti e procedure volte a valutare la correttezza e coerenza del processo di sviluppo dei modelli interni, l’accuratezza delle stime di tutte le componenti rilevanti di rischio e ad esprimere un giudizio in merito al regolare funzionamento, alla capacità predittiva e alla performance complessiva dei modelli. Tecniche di mitigazione del rischio di credito Coerentemente con le linee strategiche di Gruppo, la politica creditizia è da sempre incentrata su criteri di sana e prudente gestione, esigendo elasticità negli utilizzi ed una corretta movimentazione, evitando le eccedenze. Lo sviluppo di adeguati supporti informatici, avvenuto negli ultimi anni, ha consentito di impostare una gestione degli impieghi e del relativo rischio più orientata al corretto esercizio delle deleghe, alla prudente valutazione del merito creditizio, alla regolare costituzione delle garanzie ed alla rigorosa gestione dei rapporti, con specifico riferimento agli sconfinamenti. In particolare, la Policy Credit Risk Mitigation, approvata dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, ha integrato ulteriormente il corpo normativo in materia, definendo, con riferimento a ciascuna tipologia di garanzia, il grado di mitigazione del rischio di credito ed i requisiti “generali” e “specifici” che la stessa deve possedere sia in fase di perfezionamento che durante l’intera durata del rapporto creditizio. Il monitoraggio del rischio di credito connesso all’attività con la clientela è, infatti, costantemente assicurato dalla Capogruppo attraverso la filiera organizzativa dedicata, mediante la sistematica verifica dei rapporti, in particolare di quelli con andamento anomalo, e la predisposizione di tutti gli interventi necessari per eliminare o mitigare i rischi agli stessi correlati. Viene, altresì, garantita la corretta classificazione delle posizioni in bonis, definendo, quando necessario, i tempi e le modalità del passaggio a incaglio o a sofferenza, nel rispetto della “policy di gestione del credito problematico”. La Funzione Vigilanza Crediti assicura il costante monitoraggio del rischio di credito dei rapporti con la clientela delle società del Gruppo ed effettua gli interventi necessari per eliminare o mitigare i rischi derivanti dai comparti di attività economica e/o dalle relazioni con andamento non regolare. La stessa funzione garantisce la corretta classificazione delle posizioni in bonis, osservate e vigilate, avvalendosi anche del “rating andamentale” e propone una diversa classificazione per le controparti ritenute a maggior rischio e per le quali ritiene vadano attivati interventi coercitivi. La presenza della Funzione specialistica Ristrutturate assicura la gestione delle relazioni oggetto di accordi di ristrutturazione dei debiti, curando la partecipazione ai tavoli di trattativa e la definizione delle relative proposte da sottoporre agli organi deliberanti. Spetta, infine, all’ufficio Incagli della Capogruppo garantire adeguato supporto specialistico nella gestione del portafoglio incagli. Tale supporto è finalizzato, in via prioritaria, al recupero in bonis delle posizioni creditizie, nonché alla corretta impostazione dell’impianto creditizio e delle relative garanzie con l’obiettivo di assicurare la massima tutela nel caso di passaggio a sofferenze, la cui gestione è affidata alla Funzione Crediti in Contenzioso della Capogruppo. Nell’ottica di rendere più celeri le azioni di recupero e tutelare al meglio i crediti, per le posizioni di maggior rischio viene fatto riscorso ad atti urgenti a tutela della posizione già nella fase di pre contenzioso. Attività finanziarie deteriorate L’introduzione della Policy di Gestione del Credito Problematico definisce i criteri di valutazione per le attività finanziarie deteriorate. Detti criteri prevedono: a) per le sofferenze, valutazioni analitiche; b) per gli incagli, valutazioni analitiche per importi superiori a Euro 50 mila e forfettarie per importi inferiori; c) per i crediti ristrutturati, valutazioni analitiche, ricomprendendo nelle svalutazioni l’onere attualizzato riveniente dall’eventuale rinegoziazione del tasso a condizioni inferiori al tasso contrattuale originario; d) per i crediti scaduti e/o sconfinati da oltre 90 giorni, valutazioni analitiche se di importo superiore ad Euro 250 mila, mentre quelli inferiori a Euro 250 mila sono svalutati forfetariamente applicando percentuali determinate su basi storico/statistiche. Questi criteri sono stati estesi a tutte le Banche controllate, pur considerando, con riferimento alle banche estere, alcune specificità riconducibili alle disposizioni normative vigenti presso i singoli Paesi di insediamento. Si precisa inoltre che, con riferimento alle recenti disposizioni EBA in materia, le disposizioni normative interne hanno introdotto la definizione di misure di forbearance, distinguendo le due principali categorie 20 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 di “forbone performing” e “forborne non performing”. Le stesse disposizioni enunciano le caratteristiche per le quali nel caso di “nuova concessione”, in considerazione della difficoltà finanziaria del cliente, la stessa possa essere intesa come misura di forbearance. Le disposizioni definiscono inoltre i tempi limite di permanenza nello status di “forborne” delle posizioni oggetto di misure di tolleranza, in relazione alla tipologia di classificazione. Contestualmente all’introduzione della nuova disciplina in materia di forborne measures, sono state altresì realizzate specifiche implementazioni informatiche attraverso le quali, mediante i sistemi applicativi di concessione e gestione del credito, consentono di mappare le posizioni oggetto di specifiche misure di forbearence. Il passaggio ad incaglio di una posizione alla Funzione Crediti Problematici–Incagli della Capogruppo può essere disposta dalla Banca Rete (o Direzione Territoriale) oppure dagli Organi della struttura Funzione Crediti della Capogruppo sulla base delle deleghe ad essi attribuite. Contestualmente alla classificazione ad incaglio, l’evoluzione della posizione viene seguita dai gestori della filiera dedicata che, in ultima istanza, ne possono disporre il passaggio a sofferenza. Permane comunque in carico alla Banca Rete (o Direzione Territoriale) la relazione con il cliente che dovrà essere condotta sulla base delle decisioni assunte. Nell’ambito della Funzione Crediti Problematici è stata costituita la Funzione Gestione Recupero Crediti, alla quale è stata demandata la gestione ed il coordinamento delle attività di recupero di posizioni non performing, attuata mediante selezionate società di recupero crediti esterne. La Capogruppo gestisce le sofferenze nell’ambito della Funzione Crediti in Contenzioso, con attribuzione individuale delle singole posizioni agli addetti al servizio, in analogia a quanto viene effettuato per gli incagli. Per i crediti di modesto importo, si ricorre ad attività di recupero bonario attraverso società esterne specializzate nel settore. La gestione di detti crediti è ispirata al rispetto del principio dei costi-benefici e, in quest’ottica si privilegiano soluzioni stragiudiziali con pagamenti a breve rispetto alle azioni giudiziali in considerazione del loro costo e della loro durata. In ogni caso, è assicurata una notevole celerità di ricorso all’azione legale laddove i beni aggredibili appaiano sufficienti al recupero integrale o di parte significativa del credito. Ogni società del Gruppo ha, di norma, stipulato una convenzione con primari studi legali sui quali concentra la maggioranza dell’attività ordinaria di recupero; nondimeno, vi è il ricorso ad altri professionisti, individuati per tipologia di problematica e correlata specializzazione di settore. La valutazione dei crediti non performing è aggiornata durante tutte le fasi di gestione del recupero del credito a seconda dei mutamenti in fatto ed in diritto e comunque almeno trimestralmente. Almeno trimestralmente vengono aggiornate anche le previsioni sulle cause passive diverse dal recupero crediti (revocatorie, cause in tema di servizi di investimento, contestazioni su pagamento assegni, ecc…). Vengono, quindi, redatti dei report mensili e/o trimestrali con cui si rendiconta l’Alta Direzione della Capogruppo e i Direttori Generali delle banche rete, nonché la funzione Bilancio. Queste informazioni vengono anche portate a conoscenza del Consiglio di Amministrazione, per le eventuali delibere di competenza, e del Collegio Sindacale. Per quanto concerne, infine, i fattori che determinano la rimessa in bonis di posizioni ad incaglio non ci sono regole predefinite, ma questa avviene caso per caso, previa valutazione del venir meno delle condizioni che hanno generato il default stesso, il tutto con apposita delibera da parte di soggetto a ciò facoltizzato. I rischi di concentrazione In base alla normativa vigente, si definisce rischio di concentrazione “il rischio derivante da esposizioni verso singole controparti o gruppi di clienti connessi (concentrazione per singolo prenditore o single name) ovvero controparti operanti nel medesimo settore economico o area geografica (concentrazione geosettoriale)”. Il Risk Management del Gruppo Veneto Banca ha sviluppato delle metodologie di misurazione e monitoraggio di tale rischio. Le relative evidenze vengono sintetizzate in una reportistica direzionale a cadenza mensile. Per le banche del perimetro Italia vengono monitorate mensilmente le concentrazioni verso i diversi settori di attività economica e verso i gruppi economici maggiormente esposti nei confronti di una o più banche del Gruppo. Le evidenze di tali misurazioni sono alla base di un articolato sistema di limiti e di soglie di sorveglianza, che vengono monitorati mensilmente al fine di verificare la coerenza degli indicatori con la propensione alla concentrazione settoriale e idiosincratica alla base degli indirizzi strategici e operativi dell’Istituto. Per tutte le entità del Gruppo, comprese le legal entities estere e le società prodotto, viene inoltre monitorato ai fini ICAAP il Granularity Adjustment (GA). 21 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 RISCHI DI MERCATO Il commento che segue si riferisce ai seguenti paragrafi della circolare Banca d’Italia n. 262 del 22 dicembre 2005: 1. Rischio di tasso di interesse e rischio di prezzo – portafoglio di negoziazione di vigilanza 2. Rischio di tasso di interesse e rischio di prezzo – portafoglio bancario 3. Rischio di cambio 1. RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE E RISCHIO DI PREZZO – PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE DI VIGILANZA Aspetti generali Secondo le direttive stabilite dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, le attività in conto proprio di trading e/o arbitraggio inerenti ai comparti azionario, obbligazionario, money market, forex e derivati, soggette a rischio di mercato, sono demandate alla Direzione Centrale Finanza di Gruppo, alla controllata irlandese Veneto Ireland Financial Services ltd ed alla controllata Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni spa (BIM), entro limiti specifici e secondo precisi criteri di rischio/rendimento, allo scopo di ottimizzare i risultati economici attesi. Le società prodotto non sono autorizzate a detenere posizioni soggette a rischio di mercato, mentre le controllate estere Veneto Banka d.d., B.C. Eximbank, Veneto Banka Sh.a. e la succursale rumena della Capogruppo Veneto Banca non possono detenere posizioni di trading salvo posizioni residuali in cambi o derivanti da obblighi di natura normativa. Le altre banche italiane controllate, su proposta del Comitato Rischi, possono assumere rischi di mercato a sola valenza strategica, previa delibera dei rispettivi Consigli di Amministrazione e di quello della Capogruppo. Nell’ambito dei rischi di mercato, giornalmente dalla Capogruppo viene quantificata l’esposizione complessiva in termini di Valore a Rischio (VaR) e monitorata la componente di profitto e perdita dei portafogli di trading. Periodicamente viene valutato anche l’impatto di differenti scenari sui principali fattori di rischio, rappresentati principalmente da forti oscillazioni sul mercato dei tassi oppure su ipotesi di forti oscillazioni sui mercati azionari. L’eventuale superamento dei limiti operativi autorizzati viene segnalato al vertice aziendale per le conseguenti determinazioni. Vengono inoltre segnalate ai vertici aziendali tutte le situazioni contingenti e prospettiche di rischio che, in relazione all’andamento dei mercati e ai principi prefissati, possono configurarsi come meritevoli di particolare attenzione. La principale fonte del rischio tasso e di prezzo è costituita principalmente da posizioni su titoli plain: IRS, obbligazioni, azioni, OICR e derivati su azioni. Processi di gestione e metodi di misurazione del rischio di tasso di interesse e del rischio di prezzo Le politiche di assunzione dei rischi finanziari sono espresse dai limiti operativi in termini di perdita massima (Value at Risk, holding period pari a 10 gg. e livello di confidenza pari al 99%) approvati dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo. Il VaR è la stima dell’ammontare massimo che può essere perduto con riferimento ad uno specifico orizzonte temporale e ad un dato livello di confidenza. Il rischio di prezzo e il rischio di tasso vengono computati, come prescritto dalla normativa di vigilanza prudenziale per le banche emanata dalla Banca d’Italia attualmente vigente, considerando gli strumenti finanziari presenti nel portafoglio di negoziazione di vigilanza. Per quanto concerne il monitoraggio e la gestione del rischio di tasso e di prezzo si rientra nella gestione operativa del rischio di mercato. A tal fine ad ogni fine giornata viene calcolato il Valore a Rischio al 99% di confidenza in un orizzonte a 10 giorni con metodologia storica. Nella determinazione del rischio di prezzo sono impliciti per costruzione le variazioni di prezzo dipendenti dalle fluttuazioni delle variabili di mercato (fattori di rischio presi in considerazione) e da fattori specifici degli emittenti e delle controparti (fattori di rischio specifici) e dalla dipendenza esistente tra gli stessi (“correlazione”). Sono previsti: • massimali di posizione (stock), per monitorare l’esposizione complessiva; • massimali finanziari che limitano l’operatività sulla singola esposizione; • limiti complessivi in termini di Value at Risk (VaR) e di Stop Loss strategico, per il monitoraggio del rischio di mercato. Il VaR relativo al rischio di mercato viene calcolato mediante il metodo della simulazione storica e utilizza un intervallo di confidenza del 99% e un holding period di 10 giorni. 22 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 Il modello impiegato impiega una metodologia di piena rivalutazione (full revaluation) di tutti i contratti finanziari sulla base degli scenari storici delle variabili di rischio e assume che la distribuzione futura dei rendimenti dei fattori di rischio sia uguale alla distribuzione storica degli stessi. Si è optato per questo tipo di approccio principalmente per tre ragioni: 1) non si fanno ipotesi a priori sulla distribuzione dei rendimenti; 2) la correlazione tra i fattori di rischio è catturata implicitamente, senza necessità di una stima ad hoc; 3) il modello è appropriato per tutti i tipi di strumenti, lineari e non lineari. I limiti di VaR assegnati ai diversi comparti vengono approvati annualmente dal Consiglio di Amministrazione sulla base dei budget assegnati alle singole business unit. I dati di VaR giornalieri vengono storicizzati per ogni portafoglio al fine di alimentare una base dati funzionale all’attività di backtesting. L’attività di backtesting consente di verificare l’efficacia del modello di calcolo del VaR per mezzo di test retrospettivi che, mettendo a confronto il VaR previsto con il P&L periodale corrispondente, evidenziano la capacità del modello utilizzato di prevedere da un punto di vista statistico la variabilità del valore di mercato del portafoglio. Si precisa che il modello di VaR interno non è utilizzato nel calcolo dei requisiti patrimoniali sui rischi di mercato ai fini della segnalazione di vigilanza alla Banca d’Italia, per la quale si adotta la metodologia standard riportata nelle disposizioni di vigilanza prudenziale. 2. RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE E RISCHIO DI PREZZO – PORTAFOGLIO BANCARIO Aspetti generali, procedure di gestione e metodi di misurazione del rischio di tasso interesse e del rischio di prezzo Il Gruppo Veneto Banca ha un approccio alla gestione del rischio di tasso di tipo dinamico, i cui obiettivi – volti a garantire un corretto processo di governo del rischio in esame – sono di: 1) preservare la stabilità del margine di interesse, minimizzando l’impatto negativo delle variazioni dei tassi (prospettiva degli Utili Correnti), in un’ottica focalizzata principalmente sul breve periodo. La stabilità del margine di interesse è influenzata principalmente dal Repricing Risk, Yield Curve Risk, Basis Risk e Optionality Risk; 2) immunizzare il valore economico, inteso come sommatoria dei Present Value dei cash flow attesi generati da entrambi i lati del Bilancio, ponendosi in un’ottica di medio/lungo termine e legata principalmente al Repricing Risk; 3) assicurare che il rischio di tasso assunto o assumibile sia correttamente identificato, misurato, controllato e gestito secondo metodologie e procedure formalizzate e condivise, mantenendo nel tempo la qualità dei sistemi di misurazione e dei processi di gestione allineata agli standard delle best practice di mercato. Dal 2003 è attivo un processo atto a quantificare e gestire in maniera integrata i flussi finanziari, utilizzando per il monitoraggio di tali rischi un apposito software di Asset and Liability Management (ALM), elaborato da Prometeia. Le metodologie applicate consentono il monitoraggio delle seguenti tipologie di rischio: • variazioni del margine di interesse, determinate dalla sfasatura temporale nelle scadenze e nella tempistica di riprezzamento del tasso di interesse delle attività e delle passività dell’istituto. Tali mismatching, in presenza di shock dei tassi di mercato, determinano una variazione del margine di interesse atteso che può essere quantificata attraverso le tecniche di Maturity Gap con un’ottica di riferimento di breve periodo, ovvero l’esercizio corrente. Il metro di misura di questa variazione è lo shock improvviso di ±100 punti base della curva; • variazioni del valore economico del Gruppo, dovute a shock dei tassi di mercato. Per valutare tale impatto, con un’ottica quindi di lungo periodo, si utilizzano le tecniche di Sensitivity Analysis. Il metro di misura di questa variazione è lo shock improvviso di ±100 punti base della curva. Le Società del Gruppo attualmente monitorate con queste tecniche sono la capogruppo Veneto Banca, le banche commerciali BancApulia, Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni e Banca IPIBI, nonchè le controllate Claris Leasing, Veneto Ireland Financial Services e Apulia Prontoprestito. Per le società estere del Gruppo (B.C. Eximbank s.a., BIM Suisse, Veneto Banka d.d., Veneto Banka sh.a. e la succursale rumena della capogruppo Veneto Banca) il monitoraggio avviene secondo una modalità semplificata sulle base di template inviati mensilmente alla Capogruppo. La sempre migliore conoscenza delle dinamiche sottostanti alla poste finanziarie in portafoglio e il costante monitoraggio delle stesse ha consentito, nel corso dell’esercizio, l’impostazione di politiche di posizionamento mirato sulle attese di evoluzione dei tassi nel mercato. Il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo ha fissato determinati limiti entro i quali il Gruppo deve operare. Al Comitato Rischi di Gruppo è, quindi, affidato il compito di esaminare periodicamente le 23 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 situazioni di rischio delle Società e di fornire alla Direzione Finanza di Gruppo le direttive per il contenimento o per l’allargamento delle posizioni. Il Consiglio di Amministrazione ha altresì deliberato l’apposita policy sulla gestione dei rischi di tasso e sull’applicazione delle regole dell’hedge accounting. Per quanto concerne il rischio di prezzo le principali fonti sono rappresentate dai titoli di capitale, dalle quote di fondi comuni, dai titoli rientranti nelle attività finanziarie disponibili alla vendita e da quelli classificati tra le attività finanziarie valutate al fair value. In questo portafoglio si trovano anche i titoli che, prima dell’applicazione dei principi contabili internazionali, erano classificati tra le partecipazioni. I metodi di misurazione e controllo del rischio di prezzo non si limitano solo alle variazioni dipendenti dalle fluttuazioni delle variabili di mercato ma includono intrinsecamente fattori specifici in quanto il modello interno di VaR utilizza la metodologia di simulazione storica. Il rischio di prezzo viene computato come prescritto dalla normativa di vigilanza prudenziale per le banche emanata dalla Banca d’Italia ed attualmente vigente. Per quanto concerne il monitoraggio e la gestione di tale rischio si rientra nella gestione operativa del rischio di mercato e a tal fine viene calcolato ad ogni fine giornata il Valore a Rischio al 99% di confidenza in un orizzonte a 10 giorni con metodologia storica. Nella determinazione di questo valore sono impliciti per costruzione le variazioni di prezzo dipendenti dalle fluttuazioni delle variabili di mercato (fattori di rischio presi in considerazione) e da fattori specifici degli emittenti e delle controparti (fattori di rischio specifici) e dalla dipendenza esistente tra gli stessi (“correlazione”). Attività di copertura del fair value L’attività di copertura viene effettuata a livello integrato per tutto il Gruppo dalla Direzione Centrale Finanza della Capogruppo con l’obiettivo di immunizzare le variazioni di fair value della raccolta e degli impieghi causate dai movimenti di mercato della curva dei tassi di interesse. Le tipologie di derivati utilizzati sono gli interest rate swap (IRS), i cross currency swap (CCS) e interest rate options (IRO). Le coperture effettuate per le controllate vengono a loro volta replicate sul mercato in modo che la copertura risponda a requisiti validi per essere inserita nel modulo di Hedge Accounting, rispondendo alla qualifica di IAS compliant a livello di bilancio consolidato. Attività di copertura dei flussi finanziari L’attività di copertura viene effettuata con l’obiettivo di immunizzare le variazioni dei flussi finanziari causate dai movimenti di mercato della curva dei tassi di interesse. Generalmente questo tipo di copertura non viene effettuato dalle società del Gruppo, tuttavia il Gruppo BIM aveva in essere, prima dell’ingresso nel Gruppo Veneto Banca, un derivato di tipo interest rate swap (IRS) per la copertura specifica di flussi di cassa relativi ai leasing in essere su una propria partecipata. 3. RISCHIO DI CAMBIO Aspetti generali, processi di gestione e metodi di misurazione del rischio di cambio Le principali fonti di rischio di cambio sono rivenienti dalla negoziazione di cambi spot, a termine e derivati nell’attività svolta della Direzione Finanza di Gruppo. I metodi di misurazione e controllo del rischio di cambio non si limitano solo alle variazioni dipendenti dalle fluttuazioni delle variabili di mercato, ma includono intrinsecamente fattori specifici in quanto il modello interno di VaR utilizza la metodologia di simulazione storica. Per quanto concerne il monitoraggio e la gestione del rischio di cambio, si rientra nella gestione operativa del rischio di mercato calcolando ad ogni fine giornata il Valore a Rischio al 99% di confidenza in un orizzonte a 10 giorni con metodologia storica. Nella determinazione di questo valore sono impliciti, per costruzione, le variazioni dei tassi di cambio tra i fattori di rischio presi in considerazione - e la dipendenza esistente tra gli stessi (“correlazione”). Questa metodologia consente di calcolare il solo rischio di cambio inerente all’attività svolta dalla Direzione Finanza di Gruppo che sovrintende alla missione di trading sui mercati dei cambi con operazioni spot, a termine e derivati. Si precisa che il modello di VaR interno non è utilizzato nel calcolo dei requisiti patrimoniali sui rischi di mercato ai fini della relativa segnalazione di vigilanza alla Banca d’Italia, per la quale si adotta la metodologia standard riportata nelle disposizioni di vigilanza prudenziale. Attività di copertura del rischio di cambio Il rischio di cambio si è mantenuto per l’intero esercizio su livelli di VaR piuttosto ridotti e comunque entro i limiti fissati dalla Policy Rischi Finanziari. 24 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 Quanto all’attività di ALM operativo riguardante le attività e passività in divisa, essa avviene a livello integrato per tutto il Gruppo ed è svolta dalla Direzione Finanza di Gruppo. Quest’ultima dispone della posizione globale aggiornata in tempo reale, così da poter prontamente agire sul mercato interbancario per pareggiare eventuali sbilanci. Vanno in deroga a tale operatività: • Veneto Ireland Financial Services ltd (VIFS), delegata ad assumere rischio di cambio autonomamente, purché all’interno dei limiti previsti. VIFS ha comunque avuto un’attività in cambi pressoché nulla durante l’esercizio 2014; • B.C. Eximbank, Veneto Banka d.d., Veneto Banka Sh.a. e la succursale rumena della capogruppo Veneto Banca, in funzione delle particolarità dei diversi quadri normativi ed economico sociali in cui operano, sono autorizzate a detenere presso le proprie direzioni operative, una posizione giornaliera in cambi non pareggiata, al fine di consentire una maggiore flessibilità nell’attività di negoziazione svolta nei confronti della clientela Corporate e Retail. Tale posizione viene monitorata giornalmente da diverse funzioni della Capogruppo (Risk Management, Finanza di Gruppo, Internal Audit). RISCHIO DI LIQUIDITÀ Aspetti generali, processi di gestione e metodi di misurazione del rischio di liquidità Si definisce rischio di liquidità la possibilità che l’impresa non riesca a mantenere i propri impegni di pagamento a causa dell’incapacità di reperire nuovi fondi, l’incapacità di vendere attività sul mercato per far fronte allo sbilancio da finanziare ovvero il fatto di essere costretta a sostenere costi molto alti per rispettare i propri impegni. Il modello di governance del Gruppo è basato sulla gestione accentrata della liquidità. Alla Capogruppo è affidata l’amministrazione della liquidità per il Gruppo nel suo complesso, con l’obiettivo di sfruttare le sinergie ricavabili dall’accentramento dell’attività, di contenere i rischi operativi e di ridurre i costi di aggiustamento. L’impostazione gestionale adottata prevede, pertanto, che la Capogruppo, oltre a essere responsabile della Policy relativa e della definizione delle modalità di rilevazione del rischio in argomento, sia il diretto gestore del funding e del rischio di liquidità per tutte le Banche del Gruppo, ad eccezione delle banche estere per quanto concerne l’attività di tesoreria nelle divise locali. La politica di liquidità per il Gruppo è disciplinata dallo specifico manuale Policy Rischio di Liquidità. Tale policy si basa sui seguenti principi-cardine: separatezza fra i processi di gestione e i processi di monitoraggio del rischio di liquidità; definizione di un sistema di limiti distinto per le posizioni di liquidità a breve (con scadenza < 3 mesi) e a medio / lungo termine (con scadenza > 3 mesi). In particolare, la gestione della liquidità si articola in: o gestione del rischio di liquidità per il breve termine (liquidità operativa), al fine di assicurare la capacità della Banca di far fronte agli impegni di pagamento, minimizzandone i costi; o gestione del rischio di liquidità per il medio/lungo termine (liquidità strutturale), al fine di assicurare il mantenimento di un adeguato rapporto dinamico tra passività ed attività a medio/lungo termine: monitoraggio dei limiti a breve termine con una frequenza superiore al monitoraggio dei limiti di medio lungo termine; inclusione, nel perimetro di monitoraggio della liquidità a breve termine, delle poste caratterizzate da maggior volatilità e di maggior impatto sulla liquidità in uno scenario di «normale corso degli affari; adozione, nell’ambito del monitoraggio della liquidità a medio / lungo termine, di modelli comportamentali per la mappatura dei cash flow delle poste senza scadenza contrattuale o con profilo di rimborso non deterministico (poste a vista, attività e passività callable, attività soggette a prepayment). Gli obiettivi che tale modello mira a conseguire, oltre alla compliance regolamentare, sono: il bilanciamento istantaneo dei movimenti monetari nel breve termine in un’ottica di economicità; la minimizzazione degli squilibri strutturali nel profilo di liquidità a medio / lungo termine in modo tale da assicurare un elevato grado di solvibilità e nel contempo ottimizzare il costo del funding. Sotto il profilo organizzativo, l’owner operativo/gestionale del rischio di liquidità - operativa e strutturale - nel Gruppo Veneto Banca è la Direzione Finance, mentre per quanto concerne il monitoraggio e la reportistica per le Banche gestite in maniera accentrata, sulla base delle evidenze fornite dalla Direzione Finanza di Gruppo e dai Sistemi Informativi, la responsabilità è demandata alla Direzione Rischi (Risk Management) sia per la liquidità operativa che per quella strutturale. Il presidio dei controlli di I livello sul rischio di liquidità in Veneto Banca è garantito dalla Direzione 25 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 Finance: dalla Finanza Operativa (controlli di I livello sulla liquidità operativa) e dalla Finanza di Gruppo (controlli di I livello sulla liquidità strutturale); mentre i presidi di II livello sulla liquidità operativa e sulla liquidità strutturale sono attribuiti al Risk Management della Direzione Rischi. Relativamente alle Banche estere, per contro, le attività di controllo di I livello sono svolte dal Servizio Tesoreria attivo presso la singola banca. Al fine di applicare i principi e raggiungere gli obiettivi sopra esposti, gli strumenti qualitativi e quantitativi utilizzati nell’ambito del modello si diversificano a seconda del profilo da misurare, concretizzandosi in strumenti e metodologie per la misurazione sia del rischio di liquidità a breve termine, tra cui una Operative Maturity Ladder e indicatori di quantificazione e di monitoraggio del profilo di liquidità operativo, che del rischio di liquidità a medio/lungo termine, con indici e limiti specifici individuati dopo aver definito i relevant assets & liabilities. Agli strumenti identificati per il controllo del rischio è stata affiancata la definizione del piano di interventi per la gestione della liquidità in condizioni di crisi (c.d. Contingency Funding Plan), la cui dichiarazione è originata dall’andamento problematico di una serie predefinita di fattori esogeni e endogeni. Già dal 2011 il modello di gestione del rischio di liquidità è stato rivisto. In particolare è stata introdotta la definizione di soglia di tolleranza come massima esposizione al rischio ritenuta sostenibile in un contesto di “normale corso degli affari” integrato da situazioni di stress. Tale soglia, definita dall’Organo con funzione di supervisione strategica, rappresenta il punto di riferimento nella declinazione del sistema di limiti operativi di Gruppo. Con riferimento agli obblighi regolamentari introdotti dalla normativa europea (Regolamento (EU) 575/2013) in materia di rischio di liquidità, dal mese di giugno 2014 il Gruppo fornisce all’Autorità di Vigilanza segnalazione mensile dell’indicatore di Liquidity Coverage Ratio (LCR) e trimestralmente delle componenti dell’indicatore di Stable Funding, entrambi calcolati secondo le regole e gli schemi in vigore. Inoltre, ai fini gestionali interni, entrambi i suddetti indicatori vengono calcolati con cadenza mensile secondo le regole proposte dal Comitato di Basilea. RISCHI OPERATIVI Aspetti generali, processi di gestione e metodi di misurazione del rischio operativo Il rischio operativo è definito come il rischio di incorrere in perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni. Nel rischio operativo è compreso il rischio legale, mentre non sono inclusi quelli strategici e di reputazione. Il rischio operativo può essere imputato ai seguenti tipi di eventi: • frodi interne, dove il rischio di perdita deriva da atti in cui è coinvolta almeno una parte interna che generano frodi, appropriazione indebita o volti ad aggirare le normative, la legislazione o le politiche aziendali; • frodi esterne, dove il rischio di perdita deriva da atti commessi da terze parti e che generano frodi, appropriazione indebita o volti ad aggirare la legislazione vigente; • contratto e sicurezza sul posto di lavoro, dove il rischio di perdite deriva da atti non conformi alle leggi o agli accordi in materia di impiego, salute e sicurezza sul lavoro, dal pagamento di risarcimenti a titolo di lesioni personali o da episodi di discriminazione o di mancata applicazione di condizioni paritarie; • clienti, prodotti e pratiche di business, dove il rischio di perdita deriva dal mancato rispetto, non intenzionale o per negligenza, di un’obbligazione professionale nei confronti di specifici clienti (inclusi requisiti fiduciari e di idoneità), oppure dalla natura o dalla concezione di un prodotto; • danni a beni materiali, dove il rischio di perdita deriva da danni a beni materiali provocati da un disastro naturale o da altri eventi; • avarie e guasti dei sistemi, dove il rischio di perdite è dovuto a interruzioni dell’operatività, a disfunzioni o a indisponibilità dei sistemi; • esecuzione, consegna e gestione dei processi, dove il rischio di perdite è dovuto ad errori nel perfezionamento delle operazioni o nella gestione dei processi, nei rapporti con controparti commerciali o fornitori. Nel corso dell’esercizio 2014 la Capogruppo ha proseguito l’attività d’implementazione di un sistema aziendale per la rilevazione e misurazione del rischio operativo curando e gestendo la raccolta dei dati di perdita (“Loss Data Collection”) anche per ottemperare all’adesione a DIPO (“Data Base Italiano delle Perdite Operative” gestito in ABI). È in fase di valutazione l’ipotesi di avviare un progetto di Operational Risk Management con l’obiettivo di calibrare il framework metodologico ed organizzativo per il governo del rischio operativo a livello di Gruppo e di singola entità (Banche Rete Italia), con l’indicazione del modello, delle funzioni e delle responsabilità, al fine di passare al calcolo del requisito patrimoniale secondo il Metodo Standard. 26 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 RISCHI DELLE IMPRESE DI ASSICURAZIONE Si riportano di seguito le informazioni qualitative e quantitative relative ai rischi della società assicurativa Apulia previdenza spa. La controllata Apulia previdenza è dotata, ai sensi del Regolamento ISVAP n. 20 del 26 marzo 2008, di un adeguato sistema di gestione dei rischi aziendali che consente nel continuo l’identificazione, la valutazione ed il controllo dei rischi maggiormente significativi in proporzione con la natura, la portata e la complessità dei rischi aziendali, attuali e prospettici. Nell’ambito del processo di convergenza a Solvency II, la Compagnia ha definito nelle politiche di gestione dei rischi il framework metodologico, di processo ed organizzativo di gestione dei rischi. In tale processo la società ha delineato la propria tassonomia dei rischi, provvedendo ad identificarli, mapparli e definendone l’ownership. 1. RISCHIO ASSICURATIVO Rami Vita Rischio di sottoscrizione: per i prodotti di protezione sono previste modalità assuntive che tengono conto delle garanzie prestate e delle caratteristiche anagrafiche e biometriche dell’assicurato; per i prodotti di risparmio non sono richieste modalità assuntive particolari. Nello specifico, per i prodotti di protezione è prevista l’applicazione di sovrappremi sanitari qualora la mortalità risulti aggravata previa analisi della documentazione sanitaria prodotta; il sovrappremio sanitario non può comunque essere applicato per aggravamento di mortalità superiore al 250%. Rischio di mortalità: le singole tariffe sono fondate su basi demografiche prudenziali, che si rifanno a tavole di popolazione o di esperienza dei più grandi riassicuratori. Annualmente sono effettuate analisi d’esperienza sulla mortalità osservata rispetto a quella attesa. L’esposizione al rischio di mortalità è comunque ridotta con il ricorso alla riassicurazione di rischio, con appositi trattati in eccedente o quota. Rischio di longevità: per il rischio di longevità implicito nei prodotti di rendita vitalizia, che prevedono la garanzia della rendita assicurata, è accantonata un’apposita riserva aggiuntiva, mentre per i prodotti che prevedono una fase di accumulo sono stati introdotti meccanismi contrattuali di adeguamento delle basi demografiche, utilizzate per la determinazione della rendita da erogare, alle più recenti disponibili e diffuse nel mercato assicurativo. Rischio di rendimento minimo: del rischio di rendimento minimo garantito, presente prevalentemente nei prodotti di risparmio, si tiene conto fin dal pricing, fissando i livelli delle garanzie in maniera prudenziale, in linea con il contesto del mercato e dei vincoli normativi vigenti. Per i prodotti distribuiti in passato che prevedono livelli di garanzia superiori a quelli vigenti al momento della valutazione si è accantonata un’apposita riserva aggiuntiva. Altri rischi: il rischio di uscita volontaria anticipata dal contratto e quello di non adeguatezza dei caricamenti a copertura delle spese per l’acquisizione e la gestione dei contratti sono valutati prudenzialmente nel pricing dei nuovi prodotti, in fase di costruzione delle tariffe, e verificati annualmente. Non esiste una significativa concentrazione dei rischi assicurativi con riferimento alla ripartizione per area geografica o cambio. 2. POLITICA RIASSICURATIVA La strategia riassicurativa di Apulia previdenza è in linea con le direttive emanate ed aggiornate dal Consiglio di Amministrazione della Società, rivolte al raggiungimento di un livello sufficientemente basso di esposizione al rischio, e rientra coerentemente negli schemi del sistema di Risk Management. Tali direttive individuano le responsabilità formali ed operative nell’attuazione della strategia locale di riassicurazione ed in particolare: - l’Alta Direzione è responsabile della politica di riassicurazione e della sua realizzazione, in particolare stabilisce il livello massimo di ritenzione; l’Alta Direzione è responsabile per la parte organizzativa della riassicurazione, ossia dei trattati di riassicurazione, degli aspetti contrattuali ed amministrativi della cessione; l’Alta Direzione è responsabile della corretta applicazione delle procedure interne per l’attuazione della strategia delineata. Ad ogni rinnovo dei trattati l’Alta Direzione può effettuare variazioni alle linee guida della politica riassicurativa, ivi incluso il livello massimo di ritenzione, previa preventiva approvazione del Consiglio di Amministrazione. 27 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 Rami Vita Il Piano di Cessione in Riassicurazione di Apulia previdenza, invariato rispetto alla chiusura dell’esercizio precedente, è rivolto al contenimento del rischio di mortalità. I riassicuratori cui la Compagnia può rivolgersi devono avere: rating non inferiore a “BBB” Standard & Poor’s, o ad esso equivalente emesso da altre agenzie, e sede legale in uno Stato della zona A, ai sensi della direttiva 2000/12/CE. I trattati di riassicurazione in vigore al 31 dicembre 2014 sono i seguenti: - trattato di riassicurazione a premio di rischio per eccedente, per le polizze temporanee caso morte – Portafoglio Individuali (riassicuratore Scor Global Life SE Rappresentanza generale per l’Italia); - trattato di riassicurazione a premio di rischio per eccedente, per le polizze temporanee caso morte stipulate a copertura del debito residuo di un mutuo – Portafoglio Individuali (riassicuratore Scor Global Life SE Rappresentanza generale per l’Italia); - trattati di riassicurazione a premio di rischio per eccedente, per le polizze temporanee di gruppo caso morte o caso morte ed invalidità permanente – Portafoglio Collettive (riassicuratore Scor Global Life SE Rappresentanza generale per l’Italia); - trattato di riassicurazione a premio di rischio in quota, per le polizze temporanee di gruppo caso morte o caso morte ed invalidità permanente – Portafoglio Collettive/Clienti Internazionali (riassicuratore Scor Global Life SE Rappresentanza generale per l’Italia); - trattato di riassicurazione in quota, per le polizze temporanee di gruppo caso morte – Portafoglio Collettive/Gruppo a tasso medio (riassicuratore Scor Global Life SE Rappresentanza generale per l’Italia); - trattato di riassicurazione per la cessione in quota e per eccedente dei contratti a premio annuo con componente rischio di morte, nella misura del 50% delle sole polizze di generazione 1996 e 1997 Portafoglio Individuali (riassicuratore Scor Global Life SE Rappresentanza generale per l’Italia). A questi si affiancano due trattati stipulati con Swiss Life Insurance and Pension Company (cessione a premio di rischio per eccedente per le polizze temporanee di gruppo caso morte o caso morte ed invalidità permanente - Portafoglio Collettive), i quali - pur essendo privi di effetti relativamente ai nuovi affari - rimangono attivi per quanto concerne il regolamento fra le parti dei sinistri ceduti prima della data di risoluzione. Relativamente al rischio di credito, si riportano i rating assegnati ai riassicuratori con i quali opera Apulia previdenza: Scor Global Life: “A+” (S&P’s); Swiss Life: “BBB+” (S&P’s). 3. RISCHI FINANZIARI Politica degli investimenti e gestione dei rischi finanziari Il Consiglio di Amministrazione definisce, e almeno una volta all’anno rivede, le strategie di asset allocation e di tolleranza al rischio d’investimento, al fine di assicurare che l’esposizione al rischio sia coerente con l’entità del capitale disponibile , nonché con il profilo di rischio delle passività detenute, e in modo tale da assicurare la continua disponibilità di attivi idonei e sufficienti a coprire gli impegni assunti. In data 22 aprile 2014, l’Organo Amministrativo di Apulia previdenza ha approvato, ai sensi dell’art. 8 del Regolamento ISVAP n. 36 del 31 gennaio 2011, la “Delibera quadro sugli investimenti”, la quale detta le linee guida in materia di investimenti, tenuto conto della dimensione, della natura e della complessità dell’attività svolta, oltre che del profilo di rischio delle passività detenute, per assicurare una gestione integrata di attivo e passivo. La politica strategica di investimento di Apulia previdenza, strettamente correlata alla politica di gestione dei rischi, si basa sul principio ispiratore di bassa propensione al rischio di investimento e si pone quale obiettivo l’adozione di scelte di investimento che consentano di ottenere: - una sana e prudente gestione finanziaria, atta a garantire la solidità patrimoniale della Compagnia; il conseguimento di un rendimento stabile o superiore al tasso tecnico, ove previsto dai contratti assicurativi in essere; una costante redditività di portafoglio, su un orizzonte temporale che mira a preservare nel tempo il valore dell’investimento. Gli investimenti sono individuati dall’Alta Direzione, con il contributo del Comitato Investimenti e della 28 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 funzione di Risk Management, in coerenza con gli obiettivi e la propensione al rischio prefissati dal Consiglio di Amministrazione, e in considerazione dei limiti prudenziali di rischio in base al mercato di negoziazione, al rating, all’ammontare della specifica emissione o alla capitalizzazione minima, ai quantitativi di sottoscrizione massimi ed a quelli di concentrazione. I processi di identificazione, misurazione, gestione e controllo dei rischi di investimento seguono i criteri proposti dall’Alta Direzione in collaborazione con la Funzione di Risk Management e approvati dal Consiglio di Amministrazione nella “Politica in materia di rischio di investimento”, in ottemperanza alle disposizioni del citato Regolamento ISVAP n. 20. Con riguardo al controllo dei rischi finanziari, il Comitato Investimenti monitora l’andamento degli investimenti e verifica – unitamente al Risk Manager - il perseguimento degli obiettivi rischio/rendimento ed il rispetto dei limiti di investimento stabiliti dal Consiglio di Amministrazione, riportando risultati e criticità maggiormente significative all’attenzione dell’Organo Amministrativo. A supporto vengono effettuati, con cadenza almeno quindicinale, monitoraggi dell’andamento degli investimenti, nonché analisi e controllo dei rischi di investimento su base minima trimestrale. Poiché la gestione finanziaria di Apulia previdenza mira a minimizzare il rischio ed a stabilizzare ed ottimizzare i rendimenti nel medio-lungo termine, l’allocazione strategica del portafoglio è rivolta prevalentemente ad attivi idonei alla copertura degli impegni assicurativi, privilegiando investimenti nei mercati obbligazionario e monetario, che abbiano elevato merito creditizio e grado di liquidità, secondo le disposizioni ed i limiti di seguito delineati: Rischio di prezzo: gli investimenti nel comparto azionario sono ammessi, al fine di ottimizzare il rendimento del portafoglio, per una percentuale complessivamente non superiore al 3% del portafoglio; per i “corporate bonds”, l’esposizione massima per singola controparte non può superare il 10% delle riserve tecniche da coprire (5% per i titoli non negoziati in mercati regolamentati), sempre che il valore dell’investimento non superi il 20% del capitale sociale della società emittente e siano rispettate le soglie per classe di rating delineate al successivo punto che tratta il rischio di credito; l’esposizione massima in obbligazioni callable/subordinate (purché negoziate in mercati regolamentati) non può eccedere il 3% del valore di carico del portafoglio investimenti; non sono ammessi investimenti alternativi in azioni o quote OICR aperti non armonizzati, in azioni o quote di fondi immobiliari chiusi non negoziate in un mercato regolamentato ed in fondi riservati e speculativi. Rischio di tasso d’interesse: al fine di diminuire la sensitività del portafoglio obbligazionario ai potenziali effetti di un rialzo dei tassi di interesse, il rischio di tasso viene gestito curando – in un’ottica di assetliability management – l’allineamento della durata residua del portafoglio titoli con le passività; in caso di aspettative sfavorevoli e perduranti sull’andamento dei tassi di interesse, si favorisce il posizionamento del portafoglio obbligazionario sulla parte a breve/media durata. Rischio di credito: Apulia previdenza investe prevalentemente in strumenti finanziari ad elevato merito creditizio; sono ammessi solo investimenti i cui emittenti appartengano a Stati membri dell’UE e/o dell’OCSE, purché il Paese abbia un merito creditizio, assegnato da almeno due primarie agenzie internazionali di rating, non inferiore ad “A” (minimo A-), ad eccezione dello Stato italiano; i limiti d’investimento in titoli “corporate” sono i seguenti: (i) per emittenti del settore finanziario con rating almeno pari all’investment grade, limite di esposizione massimo pari al 45% del valore di carico del portafoglio investimenti, elevabile al 60% ove almeno il 15% sia rappresentato da “covered bonds” con rating non inferiore ad “AAA” e rimborso a scadenza del capitale investito; è ammesso entro il limite massimo di esposizione del 20%, l’investimento in titoli del settore finanziario con rating da “BBB” a “BBB-“ o privi di rating, fatta eccezione per gli investimenti aventi come controparte società del Gruppo di appartenenza; (ii) per emittenti di altri settori con rating almeno pari ad “A-”, limite di esposizione massimo pari al 5% del valore di carico del portafoglio investimenti; nel complesso, i titoli emessi da controparti con rating da “BBB” a “BBB-” o prive di rating sono eccezionalmente ammessi entro il limite massimo per controparte del 5% delle riserve tecniche da coprire. Quando il rischio di credito per controparte emittente subisce un downgrade inferiore al livello di investment grade occorre prudentemente valutare l’opportunità di realizzare la posizione interessata. Oltre che tramite il rating, la Apulia previdenza valuta il rischio di credito delle controparti presenti in portafoglio attraverso il monitoraggio: - degli spread impliciti calcolati sulla base dei prezzi dei titoli; - dei credit default swap; - delle probabilità di default determinate in base alla tipologia di obbligazioni, alla duration ed ai rating di ciascuna controparte corporate; tali probabilità sono altresì applicate per il calcolo della riserva aggiuntiva per rischi finanziari. Oltre ai controlli periodici degli indicatori economici degli istituti privati emittenti, vengono effettuate analisi di sensitività volte a misurare gli impatti economici nell’ipotesi di incrementi dei credit spreads. Rischio di liquidità: viene privilegiato l’investimento in titoli di debito negoziati in mercati regolamentati e liquidi; gli investimenti in strumenti finanziari non negoziati in mercati regolamentati sono ammessi 29 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 eccezionalmente, previa attenta valutazione da parte del Comitato Investimenti e del Risk Manager, e comunque entro i seguenti limiti massimi, con esclusione dei depositi bancari vincolati: valore di carico per singolo titolo non superiore al 3% del valore di carico complessivo del portafoglio titoli; valore di carico complessivo non superiore al 5% del valore delle riserve tecniche da coprire. Per il controllo del rischio di liquidità, inteso come rischio che Apulia previdenza non sia in grado di far fronte – secondo criteri di economicità – alle proprie uscite di cassa, si effettuano proiezioni dei flussi di cassa degli attivi e dei passivi (Cash Flow Matching e Liquidity Gap) della gestione separata su un orizzonte temporale di medio-lungo periodo, al fine di monitorare eventuali situazioni di squilibrio che rendano necessarie operazioni di smobilizzo delle attività, con il rischio di realizzare minusvalenze; infine, il monitoraggio costante dei flussi monetari in entrata e in uscita da parte dell’Ufficio Tesoreria (cash flow a breve termine) garantisce un’efficace ed efficiente gestione delle risorse finanziarie e l’adeguato investimento delle disponibilità liquide. Rischio di cambio: non sussiste, essendo consentito il solo investimento in strumenti finanziari denominati e/o rimborsabili in Euro. Non sono ammessi investimenti nel comparto immobiliare, salvo singolarmente valutati ed autorizzati dal Consiglio di Amministrazione. casi eccezionali che siano La Compagnia non può operare in strumenti finanziari derivati, ivi compresi i prodotti strutturati. RISCHIO DERIVANTE DA CARTOLARIZZAZIONI Aspetti generali, processi di gestione e metodi di misurazione del rischio derivante da cartolarizzazioni Si definisce rischio derivante da cartolarizzazione il rischio che la sostanza economica dell’operazione di cartolarizzazione non sia pienamente rispecchiata nelle decisioni di valutazione e di gestione del rischio. Deve essere cioè valutata la possibilità che la rappresentazione delle operazioni di cartolarizzazione, nell’ambito della determinazione dei requisiti prudenziali del I Pilastro, non rispecchi pienamente la natura della transazione, con una sottostima dell’effettivo rischio ad essa riconducibile. Concretamente, il rischio risiede nella possibilità che l’assorbimento patrimoniale degli attivi post-operazione sia inferiore alle necessità patrimoniali ante operazione. Qualora si dovesse verificare tale fattispecie, sarà cura del Comitato Rischi valutare i presidi specifici da porre in essere al fine di verificare nel continuo che la “sostanza economica dell’operazione sia pienamente rispecchiata nelle decisioni di valutazione e di gestione del rischio”. Relativamente al rischio di credito le cartolarizzazioni che il Gruppo Veneto Banca ha in essere, ad eccezione dell’operazione cha a fine dicembre 2009 ha avuto ad oggetto un portafoglio di posizioni classificate a sofferenza, prevedono che, dal punto di vista del relativo assorbimento patrimoniale a fronte del rischio di credito, venga data piena espressione al portafoglio crediti sottostante. A fine dicembre 2009 e stata conclusa un’operazione, denominata BVG Credit Finance Srl, su un portafoglio di crediti in sofferenza. In tale contesto il Gruppo Veneto Banca ha trattenuto solamente il titolo senior cedendo a terzi le note mezzanine e junior, ovvero quelle che incorporano le prime perdite sul portafoglio. Il capitale assorbito dal titolo trattenuto e calcolato con il metodo del “look through”,ovvero in trasparenza e coerentemente rispetto alle attività sottostanti. Si segnala inoltre che in tale operazione il Gruppo Veneto Banca non ha fornito nessuna forma di credit enhancement e, essendo state emesse note a tasso fisso, non e presente nessun derivato a copertura. Infine la Capogruppo ha assunto il ruolo di servicer nell’ambito dell’operazione e le condizioni di remunerazione del servizio sono in linea con il mercato. Il Rischio di Tasso e di Liquidità riconducibili alle operazioni di cartolarizzazioni trovano, invece, copertura nelle specifiche policy. RISCHIO RESIDUO Aspetti generali, processi di gestione e metodi di misurazione del rischio residuo Si definisce rischio residuo il rischio che le tecniche riconosciute per l’attenuazione del rischio di credito utilizzate dal Gruppo - risultino meno efficaci del previsto. Il rischio residuo si manifesta, pertanto, in relazione alle tecniche di Credit Risk Mitigation (CRM) utilizzate dal Gruppo al fine di determinare l’assorbimento di capitale richiesto a fronte del rischio di credito. Alla luce della sua natura, il rischio residuo è di difficile misurazione; tuttavia, nell’ottica della sua gestione, è assoggettabile a processi di rilevazione, valutazione e mitigazione. In tal senso, la gestione del rischio residuo viene effettuata mediante un sistema di metodologie di valutazione qualitativa di tipo esperto (approccio scorecard), al fine di agevolare ed indirizzare le azioni gestionali e di mitigazione. 30 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 La scorecard è sviluppata sulla base di un questionario qualitativo, che si articola su una serie di domande selezionate con l’obiettivo di evidenziare singoli aspetti che possono qualificare l’insorgere del rischio residuo all’interno del complessivo processo di gestione delle garanzie. I contenuti del questionario sono stati formulati a prescindere dall’analisi dei requisiti minimi legati all’ammissibilità delle coperture cauzionali, in quanto si ritengono già indirizzati nell’ambito delle misurazioni del rischio di credito Pillar I. La scorecard si sviluppa in quattro distinte fasi, ovvero: • fase 1: valutazione degli aspetti preliminari e legali legati all’acquisizione della garanzia; • fase 2: valutazione delle attività di acquisizione/attivazione delle garanzie; • fase 3: valutazione delle attività legate alla gestione delle garanzie (ad esempio il monitoraggio del valore delle garanzie); • fase 4: valutazione delle attività legate al processo di escussione della garanzia. Sulla base del punteggio realizzato, lo score viene analizzato e valutato scomponendolo preventivamente nelle sue macro fasi principali. Rispetto a ciascuna fase, viene ricavato uno score complessivo, normalizzato su una scala di livelli di rischio potenziale crescente di valori da 1 a 5. La compilazione avviene a cura di risorse esperte che, a supporto della compilazione, possono utilizzare dati e informazioni rivenienti dalle procedure di gestione delle garanzie. Sulla base dei livelli di score rilevati e delle evidenze emerse nel corso della valutazione vengono identificate le strategie ovvero le azioni correttive e/o mitigazione da porre in essere. Periodicamente, attraverso la reiterazione della valutazione, viene verificata l’efficacia delle azioni intraprese ed eventualmente la ridefinizione dei pesi da attribuire ai singoli fattori di rischio. A tale valutazione di tipo qualitativo, anche a seguito delle disposizioni emanate dall’Organo di Vigilanza, è stata affiancata un’indicazione quantitativa sul contributo che le diverse tipologie di strumenti di attenuazione del rischio di credito (CRM) portano in termini di riduzione del requisito patrimoniale grazie al loro utilizzo. Partendo dal punteggio complessivo, determinato attraverso il processo di autovalutazione sopra descritto, è quantificato l’ammontare di capitale economico da accantonare. Questo si ottiene applicando al complessivo beneficio in termini di minor requisito sul capitale assorbito la percentuale di add-on corrispondente alla fascia in cui rientra il punteggio totalizzato. Il minor requisito è dato dalla differenza tra il requisito sui rischi di credito che si sarebbe ottenuto senza mitigazione del credito – unicamente per le classi regolamentari “Esposizioni al dettaglio” e “Esposizioni verso Imprese e altri soggetti”- e quello ottenuto applicando la CRM. RISCHIO STRATEGICO Aspetti generali, processi di gestione e metodi di misurazione del rischio strategico Si definisce rischio strategico il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da cambiamenti del contesto operativo o da decisioni aziendali errate, attuazione inadeguata di decisioni, scarsa reattività a variazioni dello scenario competitivo. Deve essere cioè valutata la possibilità che il contesto operativo in cui si muove il Gruppo non venga interpretato in maniera corretta, portando l’Organo Amministrativo ad intraprendere iniziative non in linea con l’obiettivo di rischio-rendimento stabilito dalla Banca. Al fine di dotare il management del corretto supporto informativo in ordine al livello di avanzamento delle strategie ed alla puntuale rilevazione degli scostamenti, la funzione Budget e Controllo Direzionale elabora analisi periodiche (mensili o trimestrali), relativamente ai risultati ottenuti dalle singole entità legali, e, all’interno di queste, dalle diverse aree di business. Tale reportistica è finalizzata a far emergere i ritardi nell’attuazione dei Piani Operativi, focalizzando la struttura sugli obiettivi fissati. L’informativa costituisce inoltre la prima verifica della validità della strategia adottata, permettendo, se del caso, una tempestiva modifica delle linee di sviluppo strategiche. La valutazione del rischio strategico, data la natura dello stesso, è effettuata per lo più attraverso un’analisi quali-quantitativa basata sulla serie storica degli scostamenti tra dato previsionale e risultato consuntivo. Tale analisi, condotta a livello consolidato, ma anche su iniziative strategiche più circoscritte, è volta a misurare, oltre al grado di raggiungimento degli obiettivi, la robustezza delle ipotesi alla base del piano/ budget. L’obiettivo delle verifiche a posteriori è pertanto quello di una valutazione delle capacità della Banca di formulare e porre in essere strategie che producano valore, definendo target raggiungibili, coerenti e modificabili in ragione delle mutate condizioni di mercato. RISCHIO PAESE/TRASFERIMENTO Aspetti generali, processi di gestione e metodi di misurazione del rischio paese/trasferimento Il Rischio Paese può essere genericamente definito come la perdita potenziale subìta da un creditore in 31 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 conseguenza di problemi legati a fattori macroeconomici e/o eventi politici verificatisi nello Stato estero in cui opera il debitore. Il Rischio Paese, in particolare, ricomprende due tipologie di rischio: • il rischio che una controparte sovrana non voglia - o non possa - adempiere alle proprie obbligazioni estere (Rischio Sovrano); • il rischio che una controparte privata sia impossibilitata ad adempiere ai propri obblighi contrattuali per l’indisponibilità di valuta estera causata sia da provvedimenti restrittivi di origine governativa sia da altri fattori esogeni, inerenti il Paese di residenza del debitore stesso, che ne impediscono il trasferimento o ne rendono insufficiente l’ammontare (Rischio di Trasferimento). Nel Gruppo Veneto Banca non sussistono affidamenti rilevanti verso uno Stato Sovrano, escludendo, ovviamente, lo Stato Italiano. L’esposizione al Rischio Sovrano risulta quindi molto marginale. Il Rischio di Trasferimento è ritenuto impattante qualora le esposizioni creditizie facciano riferimento a prestiti contratti con controparti residenti in Paesi con valuta non forte ed espressi in valuta forte (EUR, USD, JPY, GBP, CAD, AUD, CHF). Nel Gruppo Veneto Banca rientrano le società controllate estere. Le esposizioni considerate fanno riferimento ad attività di lending di controparti residenti in Romania, Croazia, Albania e Moldavia con affidamenti in EUR e in USD. La definizione base di Rischio di Trasferimento consiste nel rischio che la valuta locale di un paese possa non essere convertita in quella estera necessaria al pagamento del debito. Occorre, pertanto, identificare quali siano le fonti che generano tale rischio: • un’importante fonte di rischio è quella che corrisponde alla possibilità che, nonostante la controparte domestica possieda i flussi di cassa in valuta locale sufficienti ad adempiere alle obbligazioni contratte, il Governo non disponga di valuta estera da convertire. Appare chiaro che rientra in tale evento anche la possibilità che lo Stato, sebbene disponga di abbondanti riserve di valuta, desideri non provvedere al “cross” con le proprie controparti domestiche per esigenze di ordine superiore; • residua una categoria di rischio la cui fonte è individuabile in fattori nazionali, economici o politici, che influenzano lo standing creditizio del borrower. Si pensi, ad esempio, ad una forte svalutazione della valuta oppure ad un inasprimento delle barriere commerciali od ancora a leggi che discriminino le imprese straniere. Di fronte a tali fenomeni, le imprese locali potranno subire importanti riduzioni dei profitti o pesanti perdite. Nel caso di una banca multinazionale, ad esempio, tali fenomeni potranno indurre a forte contrazione della raccolta nonché ad una significativa disintermediazione, con drastica riduzione di margine, commissioni e quindi di utili. Chiaramente, le probabilità che gli eventi appena descritti si verifichino nella realtà, sono sintetizzate nel rating che le Agenzie Ufficiali attribuiscono al Paese a rischio, o, ancora più puntuali le quotazioni, dove esistenti, del credit default swap spread sul paese o sui titoli governativi quotati in valuta forte (EUR o USD) ritenute solide e affidabili nel mercato. Le peculiarità del Rischio di Trasferimento possono così riassumersi: • il soggetto inadempiente è la controparte; • l’evento dell’inadempimento sarà generato da decisioni governative inerenti l’indisponibilità o la non volontà ad effettuare conversioni in divisa estera; • da fattori economico/politici che non consentono di convertire le riserve di valuta domestica ed i cash flows della controparte in una quantità sufficiente di divisa estera per ripagare le obbligazioni contratte. Sotto il profilo più strettamente quantitativo è stata infine implementata una metodologia statistica interna per misurare il relativo capitale a rischio, isolando le esposizioni potenzialmente soggette a tale rischio attraverso al criterio della residenza del soggetto affidato. RISCHIO LEVA FINANZIARIA ECCESSIVA Aspetti generali, processi di gestione e metodi di misurazione del rischio di leva finanziaria La BIS nel documento “Basel III leverage ratio frame work and disclosure requirements”, edito nel Gennaio 2014, ha osservato che la recente crisi finanziaria è stata indotta anche da un eccessiva esposizione del sistema bancario in strumenti fuori bilancio. Si è notato che in molti casi le banche presentavano un eccesso di leva finanziaria pur avendo e mantenendo requisiti soddisfacenti di capitale. Il quadro di riferimento denominato Basilea 3 introduce un semplice e trasparente indicatore di bilancio e non di rischio chiamato “Leverage Ratio” al fine di misurare il livello di leva finanziaria conseguito. Tale indicatore è inteso restringere l’esposizione e/o aumentare i fondi propri onde evitare effetti destabilizzanti di compressione degli attivi che possono danneggiare il sistema finanziario. L’indicatore è definito dal rapporto tra la misura di capitale e l’esposizione totale. La misura di capitale attuale è il Tier 1, la misura dell’esposizione totale segue le regole contabili computando l’esposizione in bilancio, l’esposizione in derivati, l’esposizione in SFT e l’esposizione fuori bilancio attraverso i coefficienti di conversione creditizia (CCF). Con riferimento agli obblighi regolamentari in materia di tale rischio, il Gruppo fornisce all’Autorità di Vigilanza segnalazione trimestrale dell’indicatore Leverage Ratio. Pertanto il Gruppo Veneto Banca ha scelto di introdurre una soglia di attenzione in prossimità della quale le funzioni competenti dovranno redigere un piano di rimedio che prevede in tempi brevi e comunque 32 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 entro il semestre successivo a quello di rilevazione, le misure necessarie al rientro dei limiti stabiliti. Tale piano dovrà essere presentato per approvazione al Consiglio di Amministrazione e sarà monitorato nell’implementazione dalle funzioni Pianificazione e Rischi. RISCHIO INFORMATICO Aspetti generali, processi di gestione e metodi di misurazione del rischio informatico Il Rischio Informatico è definito come il rischio di incorrere in perdite economiche, di reputazione e di quote di mercato in relazione all’utilizzo di tecnologia dell’informazione e della comunicazione (Information and Communication Technology – ICT). Il Gruppo Veneto Banca, al fine di adeguarsi al 15° aggiornamento della Circ. 263/2006, si è attivato avviando nel 2014 un progetto finalizzato – tra le altre cose - all’analisi e la gestione del Rischio Informatico. La definizione e l’applicazione della metodologia di analisi e gestione del Rischio Informatico considera un modello logico che consente di mettere in relazione il contesto organizzativo e il Rischio Informatico considerando la loro declinazione in rischi operativi, strategici e reputazionali. Relativamente ai Servizi IT, la metodologia non considera il Rischio legato alla sola informazione: i Servizi IT, infatti, sono valutati in base alla criticità che questi hanno per i processi di business che supportano, in termini di possibili perdite economiche (rischi operativi), di immagine (rischi reputazionali) e di quote di mercato (rischi strategici). Si ribadisce, dunque, che le informazioni trattate nell’ambito del singolo Servizio IT sono considerate nella valutazione del valore di quest’ultimo ma che il livello di Rischio IT rimane associato al Servizio IT e non all’informazione trattata. Tale ottica permette di considerare l’ambito di applicazione relativamente alle risorse IT e di non estendere la valutazione ai rischi legati al trattamento di informazioni su risorse non informatiche quali, ad esempio, i documenti cartacei. In accordo con gli standard di riferimento, il Rischio associabile ad un particolare Servizio IT in relazione a una specifica minaccia è funzione della combinazione del valore dell'impatto della minaccia sul Servizio IT medesimo e della probabilità di accadimento della minaccia stessa. La misurazione dei rischi legati a ciascun Servizio IT è ottenuta tramite un calcolo che considera il valore del Servizio IT stesso (e delle informazioni da questi trattate), le minacce cui è sottoposto e le relative vulnerabilità/controlli. ATTIVITÀ DI RISCHIO E CONFLITTI DI INTERESSE NEI CONFRONTI DI SOGGETTI COLLEGATI Aspetti generali, processi di gestione e metodi di misurazione del rischio dei soggetti collegati Il Titolo V, capitolo 5 della Circolare 263 di Banca d’Italia descrive la disciplina delle operazioni con parti correlate che mira a presidiare il rischio che la vicinanza di taluni soggetti ai centri decisionali della banca possa compromettere l’oggettività e l’imparzialità delle decisioni relative alla concessione di finanziamenti e ad altre transazioni nei confronti dei medesimi soggetti, con possibili distorsioni nel processo di allocazione delle risorse, esposizione della banca a rischi non adeguatamente misurati o presidiati, potenziali danni per depositanti e azionisti. La disciplina individua il novero delle Parti Correlate e dei relativi Soggetti Connessi, che nell’insieme formano il novero dei “Soggetti Collegati”, stabilendo limiti prudenziali per le attività di rischio assunte nei confronti di tali Soggetti Collegati, in modo proporzionato all’intensità delle relazioni e alla rilevanza dei conseguenti rischi per la sana e prudente gestione, e disciplinando apposite procedure deliberative relative a operazioni da effettuarsi con tali soggetti. Il Gruppo Veneto Banca ha sviluppato attività e specifiche politiche interne in materia di controlli sulle attività di rischio e sui conflitti di interesse, fissando limiti di warning e di alert. Il controllo delle soglie è condotto prudenzialmente attraverso il rapporto tra il massimo tra accordato e utilizzato e il relativo Patrimonio di Vigilanza. Il controllo è stato, inoltre, effettuato attraverso il rapporto tra RWA e Patrimonio di Vigilanza in modo da considerare sia la rischiosità connessa alla natura della controparte che le eventuali garanzie presentate. 33 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 RISCHIO REPUTAZIONALE Aspetti generali, processi di gestione e metodi di misurazione del rischio reputazionale Il “Rischio Reputazionale” è definito come il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da una percezione negativa dell’immagine della banca da parte di clienti, controparti, azionisti della banca, investitori o Autorità di vigilanza. Il rischio reputazionale: - non trova la sua collocazione in una ben precisa voce del bilancio – non avendo natura economica – né tanto meno in un delimitato livello gerarchico o processo o funzione, ma può riguardare i più svariati livelli/processi/funzioni; - possiede caratteristiche di tipo strutturale/permanente; - non può definirsi un rischio puro, ma si configura come un rischio di secondo livello (accade infatti a seguito di un evento a rischio operativo, strategico, di compliance, ecc…); tuttavia è un rischio di primaria importanza in quanto capace di causare la fuoriuscita della banca dall'arena competitiva; - è un rischio di difficile modellizzazione analitica; - è un rischio mitigabile presidiando, monitorando e gestendo internamente gli eventi che lo generano; - è un rischio mai completamente controllabile, poiché dipende anche da fattori esterni all’operato della Banca (si pensi all'impatto che la reputazione dell'intero settore può avere sulla reputazione del singolo operatore), per il quale è necessario un monitoraggio permanente al fine di poter intervenire efficacemente e con tempestività. Essendo un rischio di difficile quantificazione, è indispensabile che siano garantiti “a monte”: - adeguato livello di consapevolezza degli organi di vertice in ordine alla rilevanza della tematica; - efficacia dell’azione attuativa dei vertici esecutivi del Gruppo; - promozione di una cultura dell’eticità e della correttezza dei comportamenti; - adeguata gestione delle relazioni con gli stakeholders (soci, clienti, dipendenti e controparti); - efficacia ed efficienza del sistema dei controlli interno (SCI), che garantisca il rispetto sostanziale e non solo formale del quadro normativo di riferimento e degli impegni volontariamente assunti dal Gruppo disciplinati dal Codice Interno Etico e di Comportamento; - idoneità dei sistemi di gestione e contenimento del rischio (minimizzazione delle cause ed - ex post – degli eventuali danni e valutazione dell’opportunità di un’apposita copertura patrimoniale). La valutazione e la gestione del rischio impongono una verifica preliminare circa l’esistenza di un adeguato commitment interno, con particolare riferimento all’impostazione della governance aziendale e alle scelte strategiche in merito alla fissazione del risk appetite (livello di rischio che la banca ha deciso di assumere). Ciò anche alla luce dell’attenzione riservata alla reputazione aziendale da parte degli azionisti/soci, che sono interessati ad un presidio rigoroso dei rischi reputazionali, ai quali tendono ad associare (e quindi pretendere) una probabilità di accadimento tendenzialmente nulla o quasi. Il Comitato di Basilea non ha previsto una specifica dotazione patrimoniale a fronte del rischio reputazionale, prevedendo solo una moral suasion sulla sua prevenzione. In effetti risulterebbe difficile prevedere un requisito patrimoniale ad hoc per tale rischio, soprattutto per la difficile misurabilità dello stesso e per lo stretto legame esistente tra le perdite operative e quelle reputazionali; circostanza che comporta la possibilità di un doppio conteggio delle perdite e quindi un double gearing di capitale. Di converso, non si possono trascurare le implicazioni che una perdita reputazionale può avere in termini di minori utili e maggiori costi. Fattori mitiganti del rischio sono quindi la prevenzione e la good governance. Trattandosi di un rischio composito, risultato degli eventi che si originano da una pluralità di ambiti, il rischio reputazionale viene gestito secondo un approccio “building block”. Cause del rischio reputazionale: • inosservanza/violazione di norme di etero regolamentazione: leggi, regolamenti e disposizioni (Banca d'Italia/BCE, CONSOB, IVASS, UIF, ecc…); • trasparenza verso i clienti; • messaggi istituzionali; • diffusione di una cultura di servizio (deontologia professionale e qualità del servizio); • inosservanza/violazione di norme di autoregolamentazione; • impatti reputazionali dei rischi operativi; • strategie aziendali; • condotta degli organi di vertice; • non corretta consapevolezza degli organi di vertice sull’esposizione ai rischi rilevanti; • inadeguatezza/inefficacia dei processi decisionali; • funzionamento del sistema dei controlli interni (SCI); • sistemi premianti e retributivi fuorvianti o inadeguati; • reclami; • flussi informativi verso l’esterno mancanti, inadeguati o errati. 34 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 Nel Gruppo Veneto Banca questi sono stati raggruppati nelle seguenti macro-fonti di rischio reputazionale: • il rischio di non conformità a normative/regolamenti (rischio di compliance) • il rischio strategico • il governo societario • i reclami della clientela • i nuovi prodotti • il rischio legale all’interno di queste si identificano dei rischi operativi6 che possono incidere sulla “reputazione”. Rischio di non conformità (rischio di compliance) Il rischio di non conformità alle norme è il rischio di incorrere in sanzioni giudiziarie o amministrative, perdite finanziarie rilevanti o danni in conseguenza di violazioni di norme di legge, di regolamenti, ovvero di norme di autoregolamentazione o di codici di condotta. A tal fine assume particolare rilievo la costituzione all’interno delle banche e dei gruppi bancari di una funzione di controllo dedicata al presidio e al controllo della conformità”. In tale ambito diventano pertanto rilevanti, ai fini della prevenzione/mitigazione del rischio reputazionale connesso, da un lato la promozione di una cultura aziendale improntata a principi di onestà, correttezza e rispetto delle norme, dall’altro l’approntamento di specifici presidi organizzativi volti ad assicurare il rispetto delle prescrizioni normative e di autoregolamentazione. Infatti: l’adozione di presidi organizzativi forti sul rischio di compliance (istituzione di una funzione aziendale e nomina di un responsabile) contribuisce anche alla protezione dell’immagine aziendale, la cui perdita è uno degli eventi a cui è sensibile il rischio di reputazione; il rischio di compliance fa riferimento soprattutto alle disposizioni normative più rilevanti per l’attività bancaria, ossia quelle che riguardano l’esercizio dell’attività di intermediazione, la gestione dei conflitti di interesse, la trasparenza nei confronti del cliente, la prevenzione dell’usura e dell’antiriciclaggio e, più in generale, la disciplina posta a tutela del consumatore. Nel Gruppo l’unità organizzativa preposta al coordinamento, alla gestione ed al monitoraggio del rischio di non conformità è la funzione di Compliance, che riveste il ruolo di funzione di controllo di secondo livello. Le aree normative da questa presidiate sono contenute nel Mandato ad essa conferito dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo in data 15 febbraio 2011 e successive modificazioni. Questo ambito è stato rifocalizzato nel corso del 2014, con decorrenza 1.7.2014, a seguito dell’entrata in vigore della nuova disciplina contenuta nel capitolo 7 del titolo V della Circolare Banca d’Italia n. 263/2006, 15° aggiornamento. Effetti del rischio di non conformità sono: • sanzioni amministrative (di tipo pecuniario); • sanzioni interdittive e/o disciplinari; • perdite patrimoniali e legali (contenziosi con i clienti); • danni reputazionali e d’immagine. Rischio strategico La sua incidenza sul rischio reputazionale può avere origine da: errori nella scelta dei mercati o nel posizionamento commerciale della Banca; • decisioni di acquisizione e partecipazione, se si guarda ad una società che non abbia fino a quell’istante operato al meglio sotto il profilo della correttezza e/o trasparenza; • non corrette politiche dei dividendi; • mancato rispetto dei coefficienti patrimoniali (risk appetite) comunicati all’esterno, ossia inadeguatezza patrimoniale; • scelte commerciali ed operative eccessivamente sbilanciate su obiettivi a breve termine. La funzione aziendale preposta al monitoraggio del rischio strategico è il Budget e Controllo Direzionale, posizionato all’interno della Direzione Pianificazione e Controllo, unità appartenente alla Divisione Finance. Governo societario Banca d’Italia, all’interno di un ampio sistema normativo riguardante l’organizzazione ed il governo societario, ha dedicato particolare attenzione al ruolo ed al funzionamento degli organi di amministrazione e controllo e al rapporto di questi con la struttura aziendale, fissando norme generali e rimettendo all’autonomia degli intermediari la concreta individuazione delle soluzioni più idonee a realizzarle, per consentire loro di motivare le scelte di governo societario in funzione delle caratteristiche 6 Sono i rischi di perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni oppure derivanti da eventi esogeni (includendo nel novero di questi rischi quello legale, ma escludendo esplicitamente i rischi strategici e di reputazione) – Fonte: Comitato di Basilea. 35 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 dimensionali, organizzative e operative dell’azienda7. I principi generali enunciati riguardano: • la chiara distinzione dei ruoli e delle responsabilità; • l’appropriato bilanciamento dei poteri; • l’equilibrata composizione degli organi; • l’efficacia dei controlli; • il presidio di tutti i rischi aziendali; • l’adeguatezza dei flussi informativi. Nella nostra realtà aziendale è la Capogruppo che ha la responsabilità di predisporre il modello di governance ed assicurare la coerenza complessiva dell’assetto di governo del Gruppo, stabilendo in primis adeguate modalità di raccordo tra gli organi, le strutture e le funzioni aziendali delle diverse componenti dello stesso Gruppo. Il “Progetto di governo societario di Veneto Banca e del Gruppo VB” è stato approvato dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo e successivamente sottoposto all’esame dei Consigli di Amministrazione delle banche controllate. Nel modello di Governance, in continua revisione e implementazione anche a seguito della citata modifica alla circolare 262, sono disciplinati: - il sistema di amministrazione e controllo prescelto (sottoposto all’approvazione dell’assemblea dei soci); - i compiti e i poteri degli organi sociali; - la composizione ed il funzionamento degli organi sociali; - i meccanismi di remunerazione e incentivazione; - i flussi informativi. L’oggettiva delicatezza e “portanza” strategica/gestionale/operativa della tematica la rende inevitabilmente “fonte” di rischio reputazionale; ciò anche in considerazione del fatto che tutto quanto sopra esposto deve essere adeguatamente reso pubblico. Reclami della clientela: processo di gestione Al fine di garantire ai clienti risposte sollecite ed esaustive, nonché il monitoraggio delle contestazioni, che costituiscono un indicatore per rilevare eventuali aree di criticità rispetto alla qualità dei prodotti e servizi offerti, ed un’opportunità per ristabilire un adeguato livello di soddisfazione nella relazione con la clientela, il Gruppo Veneto Banca ha definito un processo che consente di: 1. Rispondere in modo adeguato alle richieste della clientela; 2. Monitorare le tipologie di contestazioni pervenute; 3. Informare periodicamente gli Organi aziendali, preposti alla gestione ed al controllo aziendale di Gruppo e delle singole legal entity. Nell’ambito del modello organizzativo adottato dal Gruppo Veneto Banca, i reclami scritti dei clienti della Capogruppo e delle Banche e Società del gruppo che esternalizzano, in forza di specifici contratti di outsourcing, la gestione del processo dei reclami vengono gestiti dalla funzione Reclami di Gruppo. Detta funzione, nel provvedere all’istruttoria delle pratiche pervenute, contatta la filiale/società che intrattiene i rapporti con il reclamante, richiede le informazioni e la documentazione relative alla posizione e ai fatti contestati e compone le risposte. Il processo dei reclami è disciplinato da specifica normativa interna e prevede in via principale le seguenti indicazioni operative: a. i reclami verbali della clientela, in particolare quelli concernenti l’applicazione di condizioni, vengono gestiti dalla filiale/società di riferimento, nel rispetto dei principi etici e di correttezza professionale, valutando con attenzione gli interessi coinvolti, sia quelli aziendali sia quelli dei clienti; b. i clienti che desiderano una risposta per iscritto sono invitati ad inoltrare alla funzione Reclami di Gruppo un circostanziato reclamo eventualmente formalizzato su modulistica standardizzata predisposta dalla Banca. Anche i reclami inviati dai clienti esclusivamente a soggetti terzi (Banca d’Italia, Consob, ecc…) e da questi successivamente inoltrati alla Banca, sono composti come sopra; c. se il cliente non è soddisfatto della risposta ricevuta ha la possibilità di attivare il processo di risoluzione stragiudiziale delle controversie. Se invece desidera replicare all’Ufficio Reclami il processo descritto non cambia e si ripete; d. eventuali ulteriori lamentele scritte del cliente vengono curate direttamente dall’Ufficio Reclami di Gruppo, a meno che non vi siano “citazioni in giudizio” o “mediazioni”, in tali casi la pratica è evasa dalla funzione Contenzioso Passivo. Nella fase di istruttoria del reclamo, qualora dovessero emergere anomalie sui prodotti/servizi interessati o sulle relative procedure, l’ufficio Reclami di Gruppo sottopone all’attenzione dei competenti Uffici Interni le problematiche rilevate, nonché le eventuali iniziative da adottare per la risoluzione delle stesse. Con periodicità almeno annuale l’Ufficio Reclami di Gruppo informa mediante relazione scritta, corredata da opportuna reportistica, il Consiglio di Amministrazione e il Collegio Sindacale della Capogruppo sull’andamento dei reclami, in termini di numerosità ed implicazioni economiche. Copia della relazione viene inviata alla funzione di Compliance di Gruppo, a cui trimestralmente sono indirizzati specifici flussi informativi. 7 Fonte. Banca d’Italia,” Disposizioni di Vigilanza in materia di organizzazione e governo societario delle banche” (lettera n. 266623 del 4 marzo 2008) e successiva “Nota di Chiarimenti” (lettera n. 197183 del 24 febbraio 2009). 36 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 Gestione/collocamento Prodotti alla clientela Con il ” Regolamento sull’approvazione dei nuovi prodotti e servizi e inserimento in nuovi mercati”, Veneto Banca ha identificando le fasi operative, i ruoli e le responsabilità degli Organi e delle Funzioni aziendali a vario titolo coinvolte, (in coerenza con il 15° aggiornamento della Circolare di Banca d’Italia n. 263 del 27 dicembre 2006). Il Regolamento si pone i seguenti obiettivi: • introdurre un percorso circolare e trasparente basato su regole strutturate che garantiscano il coinvolgimento di tutti gli attori aziendali, ciascuno in base alle proprie competenze e prerogative, ed i corretti meccanismi di coordinamento ed interazione tra gli stessi, in occasione dell'introduzione di un nuovo prodotto/servizio o dell’ingresso in nuovi mercati o in nuovi settori operativi; • garantire la valutazione di tutti gli aspetti preliminari relativi all’iniziativa coerentemente al principio di sana e prudente gestione; • sensibilizzare le strutture aziendali sull’opportunità di garantire un’attenta valutazione preliminare del pricing, dei rischi e degli impatti sul sistema dei controlli interni e sul sistema contabile derivanti da nuove operatività al fine di consentire un’attenta valutazione da parte degli Organi deliberanti competenti. Il “Regolamento” è rivolto a tutte le strutture aziendali di Veneto Banca che, nell’ambito delle proprie competenze, si fanno promotrici di proposte innovative volte all’ingresso in nuovi mercati o settori operativi, all’offerta di nuovi prodotti ed all’attivazione di nuovi servizi nonché alle strutture competenti alla valutazione della fattibilità e dei relativi impatti. Rischio legale Il rischio legale è il rischio di perdita o di riduzione di valore del patrimonio e/o di difficoltà gestionali comunque connesso ad una contrattualistica od a documenti legali inadeguati o non corretti. Tale rischio interessa perciò direttamente aspetti commerciali o contrattuali dell’azienda8 e può provocare danni economici avvertibili anche a breve termine. Nell’ambito dell’attività bancaria, il rischio legale può avere diverse cause scatenanti, dipendenti dal diverso ruolo di volta in volta assunto dal Gruppo (fornitore di servizi, erogatore di credito, acquirente di beni o servizi ecc.), quali: responsabilità conseguente alla adozione di contratti per la prestazione di servizi bancari e/o di investimento non allineati alla normativa vigente (nullità, inefficacia, ecc…); responsabilità dipendente dalla esecuzione dei contratti di cui al precedente alinea, dalle modalità e contenuti dell’adempimento della prestazione, dalla facoltà di recesso e di risoluzione; scarsa efficacia in ordine al processo di recupero delle ragioni creditorie (revoca degli affidamenti, escussione delle garanzie….); gestione non pianificata degli strumenti e modalità di recupero e valutazione dei crediti e dei rischi di garanzia e di causa; responsabilità conseguente alla stipulazione, esecuzione, recesso e risoluzione di contratti con fornitori e/o consulenti e/o professionisti ed alla predisposizione e scambio con gli stessi di documenti non adeguatamente valutati. Come accennato in premessa, il rischio legale, a differenza del rischio di conformità, è quindi essenzialmente legato all’aspetto contrattuale, extracontrattuale (attività prodromica alla stipula) e commerciale; riguarda principalmente le leggi e le norme di etero regolamentazione che siano di completamento delle stesse e si riferisce ad un ambito di rapporti di natura privatistica. A seconda della specifica materia, il presidio del rischio legale è affidato a diverse unità organizzative (Contenzioso, Risorse Umane, Legale, Nucleo Fiscale) che, nell’ambito della rispettive attività verificano la contrattualistica bancaria/finanziaria oggetto di contestazione e predispone tutte le attività necessarie (riscontri, accordi, negoziazioni, ecc…) al fine di prevenire il rischio di perdite derivanti da responsabilità contrattuale o extra-contrattuale ovvero da altre controversie, avvalendosi della collaborazione operativa della funzione organizzativa e di controllo, ricoperta dalla conformità aziendale. Come già evidenziato, per propria natura il rischio reputazionale è di difficile misurazione, ma è comunque assoggettabile a processi di rilevazione, valutazione e di mitigazione. In mancanza di serie storiche e di best practices di riferimento relative al presidio del rischio reputazionale è stato scelto un approccio che, dopo aver definito le principali fonti di generazione, evidenzia i fattori che ne possono influenzare o determinare l’insorgenza. Il monitoraggio preventivo degli eventi a rischio reputazionale risulta fondamentale; vi possono infatti essere segnali latenti per lunghi periodi - quali ad esempio lamentele dei clienti o dei dipendenti - che, se “trascurati”, possono portare a vere e proprie crisi reputazionali. Possono avere impatto sul rischio reputazionale: 8 A differenza del rischio “normativo” che riguarda il rapporto del Gruppo con le Autorità, prime tra tutte quelle di Vigilanza. 37 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 - l’impianto normativo interno (che include i sistemi di controllo e di attenuazione del rischio); - i processi aziendali rilevanti; - i flussi informativi interni; - i comportamenti aziendali riconducibili al rischio reputazionale. A tal proposito viene posto particolare rilievo: - alla completezza della mappatura dei processi aziendali, volta a limitare l’insorgenza dei fattori di rischio e ad assegnare responsabilità certe e definite ai fini del governo dei rischi stessi; - alla tempestività ed efficacia degli interventi al sorgere delle situazioni di conflitto; - ad un attento processo di selezione , valutazione, formazione e sviluppo del personale della Banca; - alla conformazione dei processi di comunicazione esterna a principi di correttezza e trasparenza e all’assegnazione ad una determinata funzione dei compiti di coordinamento e controllo delle attività (Servizio Comunicazione Istituzionale e Servizio Pubblicità e Immagine); - alla continua attenzione a tutti gli stakeholders, in primis soci e clienti (attraverso indici di customer satisfaction, ritenzione, reclami), ma anche dipendenti (indici di competenza e di soddisfazione) e controparti, sviluppando relazioni corrette e fondate sulla reciproca fiducia; - all’adesione a codici di comportamento (interni e di settore) e alla verifica dell’effettiva condivisione e applicazione degli stessi all’interno dell’azienda; - all’attenzione riservata nella costruzione dei sistemi incentivanti, escludendo elementi che possano anche indirettamente dare causa a comportamenti non coerenti da parte degli operatori. Per consentire alla Banca un efficace monitoraggio dei fattori di rischio devono sussistere: • criteri condivisi (tra le funzioni di Compliance ed Internal Audit) di valutazione ex ante del grado di esposizione del Gruppo ai rischi di non conformità e reputazionale correlati ad una data normativa (compliance risk assessment e self-assessment); • criteri condivisi (tra le funzioni di Compliance e Risk Management) di rilevazione ex post del verificarsi di eventi di non conformità e reputazionali (rilevazione delle frequenze di accadimento), di misurazione ex post delle perdite finanziarie derivanti direttamente o indirettamente da tali eventi (misurazione dei dati di perdita) e di confronto di tali dati con eventuali serie storiche disponibili (analisi degli andamenti tendenziali). In tale contesto l’intervento della funzione di Compliance si configura come un intervento di tipo bottom up, che parte dai processi operativi aziendali con l’obiettivo di valutarne il grado di rispondenza alle norme e predisporre i piani correttivi necessari a rimuovere i gap riscontrati, articolato nelle seguenti fasi: 1) valutazione del rischio inerente una determinata attività aziendale; 2) valutazione dei controlli in essere per la mitigazione del rischio, del grado di copertura da questi fornito e del grado di “errore” insito negli stessi9; 3) predisposizione del piano degli interventi correttivi, derivante dalla valutazione della distanza (gap analysis) tra il livello di rischio stimato ed il livello di rischio ritenuto accettabile (ossia gestibile e tollerabile dalla banca), in cui vengono descritte le misure di carattere organizzativo proposte per la mitigazione del gap rilevato. Pertanto il rischio reputazionale è stato identificato con una tecnica di misurazione semiqualitativa (scoring), più agevole poiché consente di valutare il rischio totale aggregando i punteggi attribuiti ai singoli fattori di rischio. Ovviamente la mancanza di serie storiche affidabili rende la quantificazione numerica della percezione del rischio di difficile definizione. 9 Dovuto a riscontrati errori intervenuti nella fase di progettazione dei controlli od introdotti da successive modifiche della normativa esterna od organizzative della banca (sostanzialmente, mancato aggiornamento/manutenzione della struttura dei controlli). 38 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 ADEGUATEZZA DELLE MISURE DI GESTIONE DEI RISCHI E PROFILO DI RISCHIO BANCA COMPLESSIVO DELLA L’Organo con Funzione di Gestione esprime ai sensi delle lettere e) ed f) dell’art. 435 del Regolamento UE 575/2013 del 26/03/2013, che: • in merito all’adeguatezza delle misure di gestione dei rischi della Capogruppo, i sistemi di gestione dei rischi posti in essere e descritti nel presente documento sono in linea con il profilo e la strategia dell’ente, così come emerge peraltro dalle verifiche di controllo interne condotte sul tema; • le sezioni 1, 3 e 4 del presente documento descrivono il profilo di rischio complessivo del Gruppo Veneto Banca, associato alla strategia aziendale. Al 31 dicembre 2014 il Gruppo rispetta pienamente i valori minimi previsti dalla normativa vigente per quanto riguarda il CET1 ratio ed il Tier 1 ratio, mentre risulta leggermente carente sul Total Capital ratio rispetto al livello minimo previsto (10,5%). Questo per effetto, da una parte, del progressivo ammortamento delle passività subordinate a mano a mano che si avvicina la data di scadenza delle stesse e, dall’altra, del recepimento pressoché totale delle provisions richieste dalla BCE in sede di AQR. Si evidenzia inoltre, che la posizione patrimoniale del Gruppo si è già rafforzata a seguito dal perfezionamento di un’emissione di strumenti Tier II di Euro 50 milioni, conclusasi il 4 febbraio 2015, riportando così sopra i valori minimi regolamentari il Total Capital ratio (pro-forma al 31 dicembre 2014, 10,53%). Al riguardo si evidenzia che la BCE, in forza della Direttiva (EU) n. 1024 del 15 ottobre 2013 che attribuisce alla stessa il potere di richiedere alle banche vigilate di mantenere un ammontare di Fondi Propri superiore ai requisiti patrimoniali minimi stabiliti dalla normativa vigente, in data 25 febbraio 2015 ha notificato alla Banca la cosiddetta “Supervisory Review and Evaluation Process (SREP) Decision”, contenente i nuovi coefficienti patrimoniali target, pari al 10% in termini di Common Equity Tier 1 ratio (CET1) e all’ 11% in termini di Total Capital ratio. Il Gruppo Veneto Banca ritiene di poter raggiungere questi coefficienti mediante le operazioni di asset disposal in corso (Banca IPIBI Financial Advisory spa, conclusasi in data 2 aprile 2015, e Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni spa, in corso di perfezionamento). Il Consiglio di Amministrazione di Veneto Banca ha approvato il 24 marzo 2015 il Risk Appetite Framework (RAF), quale strumento manageriale per definire l’appetito per il rischio che guida il business della Banca coerentemente con le aspettative del Board e in modo integrato con il processo di budgeting e pianificazione. In particolare, il RAF ha lo scopo di garantire che il Gruppo raggiunga i propri obiettivi strategici assicurando che il business si sviluppi entro i limiti di rischio definiti dal Consiglio di Amministrazione in termini di rischio massimo (e.g., in condizioni di stress) e rischio obiettivo (e.g., in condizioni di normalità). Inoltre il RAF definisce i meccanismi di monitoraggio del livello di rischio e le conseguenti azioni manageriali in caso di superamento di apposite soglie di tolleranza predefinite. Il Consiglio di Amministrazione calibra il livello di Risk Appetite sulla base delle aspettative di rischiorendimento degli azionisti della Banca e degli stakeholder esterni, inclusi Regulator nazionali ed internazionali, e monitora in seguito l’effettivo rispetto dei limiti. Il RAF origina dall’identificazione della tassonomia dei rischi rilevanti per il Gruppo Veneto Banca, i quali guidano la definizione degli ambiti rilevanti per il RAF. In particolare, il Gruppo Veneto Banca ha deciso di strutturare il proprio RAF sulla base di quattro ambiti, come di seguito riportato: 1. Posizionamento Esterno – delinea il profilo di rischio della Banca in termini di percezione esterna; 2. Requisiti Regolamentari – garantisce la compliance con i requisiti stabiliti dal Regulator; 3. Profittabilità e Rischio – guida la definizione del profilo di rischio-rendimento e supporta la sostenibilità della crescita del business e degli utili nel tempo; 4. Rischi Specifici – identifica specifiche categorie di rischio che assumono rilevanza strategica per la Banca. Per rendere operativo il Risk Appetite Framework, il top management del Gruppo Veneto Banca ha, inoltre, definito metriche quantitative ed indirizzi qualitativi per ciascun ambito al fine di: • guidare l’attività di business e monitorarla nel tempo affinché risulti sempre allineata al RAF; • monitorare e, se necessario, modificare le ipotesi sottostanti il Risk Appetite Framework; • identificare e implementare le decisioni di business necessarie a mitigare il rischio, rafforzare la patrimonializzazione e la liquidità del Gruppo. In particolare, le metriche quantitative del Risk Appetite Framework sono articolate su tre dimensioni chiave: • target, ovvero il valore o il range di valori – coerenti con le aspirazioni strategiche – che assicurano l’ottimizzazione del profilo di rischio/rendimento e guidano il processo di pianificazione e di definizione del budget; • limite, ovvero il livello massimo o minimo di rischio accettabile in termini di requisiti regolamentari o di aspettative del Board; • soglia di tolleranza, ovvero il valore segnaletico che richiede l’intervento del Top Management al fine di indirizzare le azioni necessarie al raggiungimento degli obiettivi prefissati ed al contempo di evitare l’avvicinamento al valore limite stabilito. 39 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 Il Risk Appetite Framework ed i relativi valori che assumono le sue dimensioni sono rivisti e approvati dal Board su base annuale. Il Board è anche coinvolto – ove necessario – nell’approvazione delle azioni di mitigazione/rafforzamento che dovessero rendersi necessarie in presenza di sforamento dei limiti/soglie stabiliti. Il Gruppo Veneto Banca aspira a mantenere e rafforzare il focus sul proprio core business di banca commerciale tradizionale, radicata sul territorio italiano, leader nei territori di elezione. Coerentemente con le proprie ambizioni, il Gruppo Veneto Banca ha l’obiettivo di: • raggiungere e mantenere un rating obiettivo; • raggiungere e mantenere un livello di patrimonializzazione al di sopra dei limiti e delle soglie imposte; • raggiungere e mantenere un livello target di liquidità superiore ai limiti regolamentari imposti dall’Autorità di Vigilanza; • rafforzare la propria gestione del credito attraverso iniziative strategiche mirate ad una maggiore spinta sui mercati e una migliore gestione del portafoglio clienti, oltre ad una ottimizzazione del portafoglio creditizio deteriorato; • migliorare la qualità del credito attraverso una costante azione di riqualificazione del portafoglio, agendo, in particolare, sulla qualità degli affidamenti nel caso di nuove concessioni; • attuare un progressivo contenimento del costo del credito, mediante l’efficientamento di tutti i processi del credito; • rendere più efficiente la propria attività, attraverso un rigoroso presidio dei costi; • attivare/ completare progetti di dismissione (ad esempio l’effetto previsto dal perfezionamento della cessione della quota di maggioranza detenuta in BIM e Banca IPIBI, rispettivamente in corso di approvazione e approvata da parte delle Autorità competenti). Con riferimento ai propri rischi ed in particolare a quello di credito, il Gruppo Veneto Banca manifesta una propensione al rischio contenuta, che riflette l’operatività del Gruppo prevalentemente sulla clientela domestica presente sui territori di riferimento. Inoltre, il Gruppo Veneto Banca impone un’attenzione specifica al portafoglio deteriorato e, in particolare, ha definito delle azioni di intervento mirate ad attenuare l’effetto di incremento del portafoglio non performing. Data la vocazione prettamente commerciale del business del Gruppo Veneto Banca, quest’ultimo fissa un limite massimo ed una soglia di tolleranza di RWA di mercato, che riflettono la non materiale attività sui rischi finanziari. Inoltre, si pone uno stretto monitoraggio sui RWA associati alle controllate estere. Con riferimento ai rischi di natura non finanziaria, il Gruppo intende monitorarli e/o valutarli qualitativamente. In particolare, per quanto concerne il rischio operativo si osservano le perdite operative nette. Per quanto riguarda il rischio reputazionale, la relazione di fiducia verso i clienti, dipendenti, investitori e l’intera comunità in cui opera il Gruppo Veneto Banca rappresenta un asset indiscutibile. Per questo motivo, il Gruppo ha l’obiettivo di continuare a fornire prodotti e servizi di qualità ai propri clienti, un ambiente di lavoro positivo ai propri colleghi e un ritorno soddisfacente ai propri azionisti. Il Gruppo condurrà le proprie attività in attinenza alle leggi e alla regolamentazione vigenti, con un processo di monitoraggio del rischio accurato per limitare perdite operative potenziali. A livello di rischio strategico, invece, il Gruppo Veneto Banca al fine di valutare quantitativamente l’impatto di flessioni di utile o di capitale derivanti da cambiamenti del contesto operativo o da decisioni aziendali errate, ha ritenuto necessario valutare scenari di sensitivity applicati al Piano Industriale. In sintesi, il Risk Appetite Framework descrive e quantifica il livello di rischio che il Gruppo Veneto Banca intende perseguire per raggiungere i suoi obiettivi strategici. Il framework è centrale in un approccio integrato di gestione del business e del rischio e supporta il Gruppo per ottenere il livello di profittabilità desiderato e soddisfare le richieste regolamentari. Il processo di Risk Appetite Statement è di responsabilità della Direzione Rischi che, in coordinamento con la Divisione Finance, elabora una proposta per l’approvazione da parte del Top Management e del Board, da realizzare all’inizio del processo di pianificazione e definizione del budget. In particolare, la definizione del Risk Appetite Framework avviene attraverso la definizione delle possibili aspirazioni strategiche in termini di rischio/rendimento. La Direzione Rischi, in collaborazione con la Direzione Pianificazione, analizza il posizionamento competitivo del Gruppo e determina il profilo di rischio/rendimento possibili, sottoponendolo al Consiglio di Amministrazione che ne valuta l’appropriatezza, lo approva e fornisce mandato al top management di declinare il Risk Appetite Framework nei suoi dettagli, declinandolo su legal entities. La Direzione Rischi monitora l’evoluzione dell’effettivo profilo di rischio/rendimento durante l’anno e ne verifica l’effettiva rispondenza rispetto alle indicazioni approvate dal Consiglio di Amministrazione. In caso di superamento dei limiti o delle soglie stabilite, la Direzione Rischi è incaricata di attivare i meccanismi di escalation definiti e suggerisce possibili azioni correttive o di mitigazione. Inoltre, la Direzione Rischi annualmente coordinerà il lavoro di verifica di coerenza tra il RAF e le policy aziendali. In merito alla valutazione di adeguatezza patrimoniale condotta mediante l’esercizio ICAAP 2015 si evidenzia come il Gruppo abbia definito nell’ambito del I Pilastro condizioni Business as Usual, dei limiti minimi coerenti con i coefficienti patrimoniali obbligatori imposti dall’Autorità di Vigilanza. Inoltre, il Gruppo ha adottato dei limiti minimi in condizioni di stress in coerenza con le disposizioni di Basilea III. 40 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 In ambito II Pilastro, invece, è stato condiviso di definire un limite minimo dell’8% dell’AFR Total in condizioni di Business as Usual. Prudenzialmente, tale limite è stato impiegato anche in condizioni di stress. Il Gruppo nell’ambito del II Pilastro ha introdotto, tenuto conto anche di eventuali esigenze strategiche aziendali e di ipotesi di condizioni avverse di mercato, un concetto di Capitale Complessivo più esteso rispetto a quello di I Pilastro, quale insieme delle effettive componenti patrimoniali in grado di fronteggiare i fabbisogni finanziari attuali e prospettici, sia in condizioni ordinarie sia di stress, espresso in termini di Available Financial Resources (AFR). Si precisa, inoltre, che le analisi condotte nell’ambito del Resoconto ICAAP 2015 sono state svolte in logica fully loaded. Alla luce delle considerazioni emerse, si considera l’assetto complessivo del patrimonio e la struttura di governo dei rischi e del capitale del Gruppo adeguati agli scopi per cui sono stati definiti. In particolare, in ambito I Pilastro, l’obiettivo di capitale consolidato a fine 2015 – in termini di Common Equity Tier 1 ratio e Total Capital ratio – si pone al di sopra del limite imposto dall’Autorità di Vigilanza, adempiendo pertanto al limite minimo pro-tempore vigente e generando, in ipotesi di full execution delle attività previste nel primo anno di Piano Industriale, un adeguato buffer. Relativamente al Common Equity Tier 1 ratio l’adeguatezza è, pertanto, rispettata sia in condizioni ordinarie sia in condizioni stressate. Con riferimento, invece, ai dati di consuntivo 2014 - solo in termini di Total Capital ratio, come anticipato già in precedenza, il Capitale Complessivo presenta margini di insufficienza rispetto ai rischi misurati ed ai limiti regolamentari prescelti sia in condizioni di Business as Usual sia in condizioni di Stress, superati dalle azioni di consolidamento di capitale intraprese ad inizio anno. Con riferimento al II Pilastro, l’esame prospettico al 2015, anche in condizioni di stress, appare adeguato in relazione ai limiti prescelti, mentre l’esame a consuntivo al 2014 non evidenziava deficit di capitale seppur, in condizioni di Stress, si osserva una materiale riduzione del buffer di capitale. Il Gruppo Veneto Banca ha ritenuto, inoltre, opportuno inserire nel Resoconto ICAAP 2015 una specifica sezione relativa al Rischio di Liquidità e Funding (ILAAP – Internal Liquidity Adequacy Assessment Process) anticipando i primi obblighi informativi in ambito ILAAP richiesti a partire dal 1° gennaio 2016 (Guidelines EBA 19 dicembre 2014 - on common procedures and methodologies for the supervisory review and evaluation process SREP). In particolare, i principali temi emersi in ambito ILAAP evidenziano che l’entità del Liquidity Buffer disponibile nel corso 2014 ha garantito una sufficiente copertura del rischio di liquidità di breve periodo in condizioni Business as Usual. Nelle condizioni di stress meno severo, a cui è associata una maggiore probabilità di realizzazione, il tempo di sopravvivenza – a fine 2014 – non scende sotto i tre mesi, mentre nello scenario severo ovviamente la vulnerabilità aumenta. DISPOSITIVI DI GOVERNO SOCIETARIO a) Numero di incarichi di amministratore affidati ai membri dell’organo di gestione Di seguito vengono indicati il numero di incarichi di amministrazione ricoperti al 31 dicembre 2014 dai membri del Consiglio di Amministrazione della Capogruppo Veneto Banca in altre società (sia appartenenti al gruppo che esterni allo stesso). Vengono esclusi gli incarichi di amministrazione in organizzazioni che non perseguono principalmente obiettivi commerciali. Carica ricoperta in Veneto Banca Numero incarichi (escluso l’incarico ricoperto in Veneto Banca) Presidente 1 Vice Presidente 5 Benvenuto Maurizio Consigliere 4 Bolla Pierluigi Consigliere 4 Campoccia Stefano Consigliere 13 Rossello Cristina Consigliere 6 Rossi Luciani Luigi Consigliere 8 Sbalchiero Giuseppe Consigliere 2 Tessari Federico Consigliere 5 Visentin Graziano Gianmichele Consigliere 5 Zoppas Matteo Consigliere 1 Nominativo Francesco Favotto Vardanega Alessandro 41 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 b) Politica di ingaggio per la selezione dei membri dell’organo di gestione e le loro effettive conoscenze, competenze e esperienze. Il modello di governance scelto da Veneto Banca è il sistema tradizionale, basato su un Consiglio di Amministrazione con funzione di indirizzo e supervisione strategica, ed un Collegio Sindacale, cui è attribuita la funzione di controllo, che vigila sull’osservanza della legge e dello statuto, sul rispetto dei principi di corretta amministrazione, sull’adeguatezza dell’assetto organizzativo, amministrativo e contabile ed accerta l’adeguato coordinamento di tutti gli organi, le funzioni e le strutture coinvolte nel sistema dei controlli interni. La revisione legale è affidata ad una società di revisione, ai sensi delle vigenti disposizioni di legge. La funzione di gestione, se non assunta dallo stesso Consiglio di Amministrazione, è svolta, su delega del Consiglio di Amministrazione, alternativamente, dal Comitato Esecutivo, composto da alcuni membri dello stesso Consiglio, o dal Direttore Generale. Il modello tradizionale ha dimostrato nel corso del tempo di assolvere più che adeguatamente alle esigenze di una gestione sana, prudente ed efficiente delle banche nazionali del Gruppo, in rapporto alle loro caratteristiche, al mercato di riferimento, alla composizione e diffusione della base sociale ed agli obiettivi di crescita nel medio e lungo periodo. Tale architettura si dimostra efficiente e flessibile, consentendo una equilibrata distribuzione e combinazione dei poteri strategici e di indirizzo (riservati al Consiglio di Amministrazione) con i poteri di gestione, purché venga assicurata una chiara individuazione delle competenze gestorie e di controllo, e un più snello processo decisionale, funzionale anche all’accentramento presso la Capogruppo delle funzioni centrali, lasciando alle banche controllate, organizzate analogamente secondo il modello tradizionale, di focalizzarsi sul proprio core business nei mercati di riferimento. Anche il sistema dei controlli, affidato a livello statutario al Collegio Sindacale per quanto concerne il controllo sull’amministrazione e ad una società di revisione esterna per la revisione legale dei conti, mostra una funzionalità più che adeguata, confermando, anche per questo verso, l’opportunità di proseguire nell’adozione del modello tradizionale. Lo statuto di Veneto Banca prevede che la società sia amministrata da un Consiglio di Amministrazione composto da un minimo di undici ad un massimo di quindici membri eletti dall’assemblea, tra i soci aventi diritto di voto, previa determinazione del loro numero. Tra i propri componenti il Consiglio di Amministrazione elegge il Presidente ed il Vice Presidente. Il limite minimo e massimo dei componenti del Consiglio di Amministrazione è coerente con le indicazioni del 1° aggiornamento alla Circolare Banca d’Italia n. 285/2013 riguardante la disciplina della governance delle Banche, la quale espressamente raccomanda che i componenti dell’Organo di Supervisione strategica non superino il numero massimo di quindici, e che consente un margine di elasticità per le dovute valutazioni sulla congruità del numero dei componenti, in ordine: alle esigenze della Società e del Gruppo, avuto riguardo in particolare alla dimensione, alla complessità e alle prospettive del business presidiato nonché al ruolo di direzione e controllo delle attività in cui il Gruppo opera; all’esigenza di assicurare una adeguata dialettica interna, senza pregiudicare l’agilità dell’attività consiliare ed anzi incentivando la partecipazione dei componenti che, visto il numero non eccessivo, possono più agevolmente intrattenersi nelle discussioni connesse con i punti all’ordine del giorno; alla rappresentanza delle varie componenti in cui si articola la base sociale nei territori di riferimento. Il Consiglio si rinnova per cicli triennali, nel numero determinato dall’assemblea per il primo esercizio (“primo rinnovo”), secondo esercizio (“secondo rinnovo”) e terzo esercizio (“terzo rinnovo”), in ragione di un terzo per ogni esercizio. Il rinnovo per cicli triennali, da un lato, consente alla Banca di disporre nel continuo di amministratori che hanno già maturato conoscenza ed esperienza nel governo della Banca e del Gruppo e, dall’altro, consente ai soci – tenuto conto del voto capitario e dalla larga base sociale propria della natura di Banca Popolare quale Veneto Banca - di esprimere con maggiore frequenza le proprie valutazioni sulla gestione aziendale, stimolando gli amministratori ad una sempre attenta e vigile attività. Tenendo conto delle Disposizioni di Vigilanza in materia di organizzazione e governo societario delle banche, e della natura di banca popolare di Veneto Banca, avente pertanto una composizione estremamente frazionata della compagine sociale e la previsione del voto capitario, lo statuto prevede meccanismi tali da garantire un’adeguata rappresentanza negli organi aziendali delle diverse componenti della base sociale, attraverso il voto di lista. In particolare, è previsto che la lista di candidati possa essere presentata dal Consiglio di Amministrazione da un numero minimo di 500 soci. Unitamente alla lista deve essere inoltre depositato per ciascun candidato il curriculum professionale contenente anche l’elenco delle cariche ricoperte presso altre società. Per assicurare il legame sociale, oltre al possesso dei requisiti di professionalità, onorabilità ed indipendenza prescritti dalla legge e dallo statuto, è richiesto al candidato un ulteriore requisito statutario per la nomina ovvero l’essere socio avente diritto di voto. Il Consiglio di Amministrazione, avuto riguardo alle indicazioni delle disposizioni di vigilanza menzionate in premessa, ha ritenuto di formalizzare i seguenti criteri di adeguatezza qualitativa per i componenti l’organo di supervisione e gestione. 42 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 Requisiti di professionalità E’ necessario sia assicurato che ciascun amministratore possa essere pienamente consapevole dei poteri e degli obblighi inerenti alle funzioni che è chiamato a svolgere (funzione di supervisione o gestione; funzioni esecutive e non; componenti indipendenti, ecc...), e che sia dotato di professionalità adeguate al ruolo da ricoprire, anche in eventuali comitati interni al Consiglio, e calibrate in relazione alle caratteristiche operative e dimensionali della banca. Per il corretto assolvimento dei propri compiti è necessario che il Consiglio di Amministrazione sia composto da soggetti: (i) pienamente consapevoli dei poteri e degli obblighi inerenti alle funzioni che ciascuno di essi è chiamato a svolgere; (ii) dotati di professionalità adeguate al ruolo ricoperto e rapportate alle caratteristiche operative e dimensionali della Banca; (iii) con competenze diffuse tra tutti i componenti e diversificate in modo che ciascuno dei componenti possa effettivamente contribuire ad individuare e perseguire le strategie della Banca e ad assicurare un governo efficace dei rischi in tutte le aree della medesima; (iv) che dedichino tempo e risorse adeguate alla complessità del loro incarico10, e (v) che indirizzino la loro azione al perseguimento dell’interesse complessivo della Banca, operando con autonomia di giudizio e indipendentemente dalla compagine societaria che li ha votati o dalla lista da cui sono tratti. In particolare, per assicurare il buon funzionamento dell’organo amministrativo, gli amministratori devono possedere, oltre ai requisiti di professionalità previsti in conformità a quanto previsto dal D.M. 18 marzo 1998 n. 161 e dalla normativa tempo per tempo vigente, un’adeguata conoscenza ed esperienza in almeno una delle aree di competenza di seguito indicate: 1. conoscenza del business bancario e finanziario (credito, finanza, sistemi di pagamento, intermediazione mobiliare, servizi alla clientela, investiment banking, corporate finance, bancassurance, gestione collettiva del risparmio); 2. conoscenza delle dinamiche del sistema economico-finanziario (mercati nazionali e internazionali, modelli previsionali di sistema); 3. conoscenza della regolamentazione del settore bancario, finanziario e fiscale; 4. conoscenza dei sistemi di controllo interno e delle metodologie di gestione e controllo dei rischi (in particolare, rischio di credito, rischio di mercato, operativo, di liquidità); 5. conoscenza degli aspetti di corporate governance e dei processi di gestione aziendale (bilancio, legale, direzione e coordinamento di gruppo, controllo di gestione, remunerazioni, responsabilità sociale d’impresa); 6. conoscenza della struttura organizzativa e dei sistemi informativi (organizzazione, ICT, politiche di esternalizzazione, business continuity); 7. conoscenza dei territori presidiati dal Gruppo e delle relative caratteristiche socio-economiche e di mercato; acquisita mediante l’esperienza pluriennale in qualità di esponente aziendale o di responsabile di specifiche funzioni presso istituti di credito o finanziari o presso aziende o quale esponente con ruoli di responsabilità di enti, istituzioni, fondazioni o associazioni o attraverso l’esercizio di attività imprenditoriale o l’esercizio di attività professionale o l’insegnamento e ricerca universitaria in tali materie, il tutto documentato da un apposito curriculum vitae. La gestione dell’elevato livello di complessità della Banca e del Gruppo comporta la necessità della presenza nel Consiglio di profili professionali coerenti; è quindi opportuno che ciascuna area di competenza sia presidiata con specifiche professionalità specialistiche in grado di assicurare una gestione efficace e consapevole. Al fine di assicurare un adeguato confronto all’interno del Consiglio di Amministrazione, di assumere decisioni con sempre maggiore consapevolezza e di attribuire ai Consiglieri incarichi diversi all’interno del Consiglio stesso e nei Comitati consiliari, è stato ritenuto opportuno che, per ciascuno degli ambiti identificati, in Consiglio siano presenti più soggetti con comprovate competenze, che possano contribuire ad una maggiore efficacia ed efficienza nell’attività del Consiglio. A tal fine, considerata anche l’attuale composizione dell’organo e valutate le esigenze e le prospettive future, è previsto che in ogni caso il Consiglio annoveri fra i suoi componenti la presenza di: almeno un componente in possesso di esperienza manageriale in ambito bancario; almeno un componente proveniente dal mondo accademico con esperienze nel settore bancario e tecniche di gestione dei rischi connesse all’esercizio di attività bancaria; almeno un componente rappresentante della professione legale con esperienze nelle aree indicate; almeno un componente proveniente dall’ambito imprenditoriale o avente esperienze manageriali qualificate in imprese di adeguate dimensioni; altri componenti con profili di esperienza pregressa in organi sociali di società bancarie, 10 Fermo il rispetto dei limiti al cumulo degli incarichi previsti in attuazione della Direttiva CRD IV e relativo provvedimento attuativo. 43 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 finanziarie o assicurative. Di essi, almeno la metà siano espressione delle specifiche aree geografiche nella quali il Gruppo opera, e attestino la rappresentatività e la conoscenza dei territori di riferimento, in materia specifico per i loro profili economici e sociali. Equilibrio tra i generi Il Consiglio ritiene opportuno trarre ispirazione dai principi di cui alle disposizioni di legge e regolamentari che disciplinano la parità di accesso agli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate in mercati regolamentati (Legge n. 120 del 12 luglio 2011 e Delibera Consob n. 18098 dell’8 febbraio 2012), pur non trattandosi di normativa applicabile alla Banca. Pertanto, anche in assenza di specifica disposizione statutaria, viene auspicato che sia garantita la presenza di consiglieri di genere femminile. Requisiti di Onorabilità Considerata l’importanza che i requisiti di onorabilità rivestono sotto il profilo reputazionale, il Consiglio di Amministrazione ha espresso la raccomandazione che i candidati alla nomina di amministratore, oltre o possedere i requisiti di onorabilità previsti dal D.M. 18 marzo 1998, n. 161 e dal D.M. 30 marzo 2000, n. 162: • non versino nelle situazioni che possono essere causa di sospensione dalle funzioni di amministratore, ai sensi dell’art. 6 del D.M. 18 marzo 1998, n. 161, e • non abbiano tenuto comportamenti che, pur non costituendo reati previsti dalla normativa suddetta, non appaiono compatibili con l’incarico di amministratore di una banca o possono comportare per la banca conseguenze gravemente pregiudizievoli sul piano reputazionale. Requisiti di Indipendenza Amministratori indipendenti sono coloro che vigilano con autonomia di giudizio sulla gestione sociale, contribuendo ad assicurare che essa sia svolta nell’interesse della Banca e in modo coerente con gli obiettivi di sana e prudente gestione. Essi costituiscono un presidio al rischio del conflitto di interessi fornendo un giudizio autonomo e non condizionato sulle proposte di deliberazione. A tal fine, essi devono possedere professionalità e autorevolezza tali da assicurare un elevato livello di dialettica interna all’organo di appartenenza e da apportare un contributo di rilievo alla formazione della volontà dello stesso. L’indipendenza degli amministratori è valutata avuto riguardo ai parametri rappresentati all’interno dello statuto, nonché in relazione ai criteri indicati in prosieguo, salvi i criteri o requisiti più rigorosi eventualmente previsti dalla normativa pro tempore vigente. Il Consiglio deve essere composto da amministratori esecutivi, da un numero adeguato di amministratori non esecutivi e da amministratori indipendenti nella misura stabilita dalla legge, dai regolamenti e dallo statuto pro tempore vigenti. A tale riguardo, tuttavia, al fine di un’equilibrata distribuzione tra le diverse componenti del Consiglio (esecutive, non esecutive, indipendenti), è opportuno che all’interno della composizione consiliare sia presente almeno un quarto11 di consiglieri indipendenti, anche per assicurare un’adeguata partecipazione degli stessi ai comitati endo-consiliari. Viene raccomandato anche che gli amministratori indipendenti, oltre a soddisfare i requisiti di indipendenza previsti dall’art. 30.8 dello statuto sociale, dimostrino di essere in possesso anche degli ulteriori requisiti di indipendenza previsti dall’art. 148, comma 3, del TUF, e quelli eventualmente stabiliti dalle normative di settore cui la Banca abbia ad aderire. Per quel che concerne l’indipendenza, oltre ai criteri previsti dallo statuto12 e dalla normativa summenzionata, essa è valutata in relazione a determinati parametri13, in virtù dei quali, un amministratore non appare, di norma, indipendente nelle seguenti ipotesi, da considerarsi come non tassative: a) se, direttamente o indirettamente, anche attraverso società controllate, fiduciari o interposta persona, controlla la Banca o è in grado di esercitare su di essa un’influenza notevole, o partecipa ad un patto parasociale attraverso il quale uno o più soggetti possono esercitare il controllo o un’influenza notevole sulla Banca; b) se è, o è stato nei precedenti tre esercizi, un esponente di rilievo14 della Banca, di una sua controllata avente rilevanza strategica o di una società sottoposta a comune controllo con la Banca, ovvero di una società o di un ente che, anche insieme con altri attraverso un patto parasociale, controlla la Banca o è in grado di esercitare sulla stessa un’influenza notevole; 11 Al riguardo, si specifica che qualora dall’applicazione della suddetta proporzione non risulti un numero intero, si approssima all’intero inferiore se il primo decimale è pari o inferiore a cinque; diversamente si approssima all’intero superiore. 12 In base all’art. 30.7 dello statuto i requisiti di indipendenza riguardano il: a) non aver avuto con la società nell’esercizio precedente, direttamente o indirettamente, relazioni commerciali, finanziarie o professionali significative; b) non rivestire la carica di amministratore esecutivo in una controllata dalla società; c) non essere soci o amministratori o non avere relazioni significative di affari con il soggetto incaricato della revisione contabile della società; d) non essere coniuge, parente o affine entro il quarto grado di una persona che si trovi in una delle situazioni di cui ai punti precedenti. 13 Parametri tratti dal Codice di Autodisciplina delle Società Quotate (art. 3, criterio applicativo 3.C.1.). 14 Secondo il Codice di Autodisciplina citato (art. 3 criterio applicativo 3.C.2.) sono da considerarsi esponenti di rilievo di una società o di un ente: il presidente dell’ente, il presidente del consiglio di amministrazione, gli amministratori esecutivi e i dirigenti con responsabilità strategiche della società o dell’ente considerato. 44 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 c) d) e) f) g) h) se, direttamente o indirettamente (ad esempio attraverso società controllate o delle quali sia esponente di rilievo, ovvero in qualità di partner di uno studio professionale o di una società di consulenza), ha o ha avuto nell’esercizio precedente, una significativa relazione commerciale, finanziaria o professionale: - con la Banca, una sua controllata, o con alcuno dei relativi esponenti di rilievo; - con un soggetto che, anche insieme con altri attraverso un patto parasociale, controlla la Banca ovvero - trattandosi di società o ente - con i relativi esponenti di rilievo; - ovvero è, o è stato nei precedenti tre esercizi, lavoratore dipendente di uno dei predetti soggetti; se riceve, o ha ricevuto nei precedenti tre esercizi, dalla Banca o da una società controllata o controllante una significativa remunerazione aggiuntiva (rispetto all’emolumento fisso di amministratore e all’eventuale compenso per la partecipazione ai comitati endo-consiliari) anche sotto forma di partecipazione a piani di incentivazione; se è stato amministratore della Banca per più di nove anni negli ultimi dodici anni; se riveste la carica di amministratore esecutivo in un’altra società nella quale un amministratore esecutivo della Banca abbia un incarico di amministratore; se è socio o amministratore di una società o di un’entità appartenente alla rete della società incaricata della revisione legale della Banca; se è uno stretto familiare di una persona che si trovi in una delle situazioni di cui ai precedenti punti. Resta, tuttavia, ferma l’applicazione dei requisiti eventualmente più rigorosi previsti dalla normativa pro tempore vigente. Il Consiglio valuta la sussistenza dei requisiti sopra indicati in capo ai suoi componenti: (i) dopo la nomina, ovvero (ii) con cadenza annuale, fornendo le relative risultanze nella relazione annuale sul sistema di governo societario, ove predisposta. Inoltre, il Consiglio valuta, al ricorrere di circostanze rilevanti ai fini dell’onorabilità e dell’indipendenza, sulla base delle informazioni fornite dall’interessato o a disposizione della Banca, le relazioni e le circostanze che potrebbero essere o apparire tali da compromettere la permanenza dei suddetti requisiti in capo al singolo consigliere. Disponibilità di tempo Il Consiglio di Amministrazione ritiene che una garanzia finalizzata a consentire a ciascun consigliere di amministrazione un’adeguata disponibilità di tempo per l’espletamento del proprio mandato è rappresentata dal Regolamento per il Cumulo degli Incarichi. Detto Regolamento, previsto dall’ultimo comma dell’art. 30 dello statuto e approvato dall’Assemblea ordinaria in data 16 giugno 2009, disciplina il numero massimo di incarichi che possono essere contemporaneamente detenuti da un esponente aziendale di una delle Banche del gruppo Veneto Banca in società bancarie, finanziarie o assicurative, nonché in società di “notevoli dimensioni” (nel complesso “Società Rilevanti”), individuando limiti differenziali a seconda della carica ricoperta nelle società del Gruppo Veneto Banca (distinguendo tra amministratori esecutivi e non, e tra questi quelli investiti di particolari cariche) e degli altri incarichi rivestiti in società del gruppo bancario e/o in società estranee al gruppo, purché di dimensioni significative. Peraltro, deve comunque ritenersi connotato fondamentale del concetto di autonomia e diligenza di ciascun amministratore la valutazione da parte del medesimo sulla sua disponibilità a dedicare il tempo necessario allo svolgimento diligente dei propri compiti e sulla rimozione di situazioni di ricorrente conflitto di interesse che possano limitare l’efficiente funzionamento dell’organo amministrativo. Cause di Incompatibilità, ineleggibilità e decadenza E’ previsto inoltre che per i candidati alla carica di consigliere di amministrazione sia verificata l’insussistenza di cause di incompatibilità ineleggibilità e decadenza previste dalla normativa vigente e dallo statuto sociale, quali, in particolare: • le cause di ineleggibilità e di decadenza previste dall’art. 2382 C.C.; • le disposizioni di cui all’art. 36 della Legge 22 dicembre 2011, n. 214 (anche D.L. “Salva Italia”), recante disposizioni in merito alla tutela della concorrenza e partecipazioni personali incrociate nei mercati del credito e finanziari, che prescrivono il divieto di assumere o esercitare cariche tra imprese o gruppi di imprese concorrenti operanti nei mercati del credito, assicurativo e finanziario (cd. “divieto di interlocking”) e dei relativi “Criteri per l’applicazione dell’art. 36 del D.L. “Salva Italia” emanati congiuntamente da CONSOB, ISVAP e Banca d’Italia in data 20 aprile 2012, nonché le successive indicazioni fornite dalle predette Autorità di vigilanza; • l’art. 30.3 dello statuto sociale, per cui costituisce causa di ineleggibilità o di decadenza l'essere legato alla società da un rapporto continuativo di prestazione d'opera o di lavoro subordinato oppure da un qualsiasi rapporto di fornitura diretta o indiretta di beni e/o servizi; l'essere componente di organi amministrativi o di controllo di altre banche o di altre aziende che svolgono attività in concorrenza con quella della società o l'essere legato alle stesse da un rapporto continuativo di prestazioni d'opera o di lavoro subordinato, salvo si tratti di enti centrali di categoria 45 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 o di società partecipate. A seguito dei processi di nomina occorsi durante l’esercizio 2014, è stata verificata infine la corrispondenza tra la composizione ottimale e quella effettiva. L’esame è stato particolarmente approfondito, e ha visto il supporto nell’autovalutazione della composizione e del modus operandi del Consiglio di Amministrazione della società “GC Governance Consulting Srl” e nella comparazione della composizione e articolazione dell’organo e dei comitati con i benchmark di mercato della società “The Boston Consulting Group”. Il processo di autovalutazione si è articolato in una fase istruttoria di raccolta di dati e informazioni, attraverso interviste e questionari, e in una fase di elaborazione di tali dati e informazioni e predisposizione di una relazione sui punti di forza e di debolezza riscontrati e sulle eventuali misure correttive condivise dal Consiglio. Si ricorda inoltre che, ai sensi dell’art. 16 dello statuto, il difetto dei requisiti di professionalità, onorabilità e indipendenza comporta la decadenza dall’ufficio. c) Politica di diversità adottata nella selezione dei membri dell’organo di gestione, i relativi obiettivi ed eventuali target stabiliti nel quadro di detta politica nonché la misura in cui tali obiettivi e target siano stati raggiunti. Secondo le disposizioni dello statuto, almeno cinque consiglieri devono essere non esecutivi e almeno tre devono essere indipendenti, ed essere in possesso dei seguenti requisiti: • • • • non avere con la società nell’esercizio precedente, direttamente o indirettamente, relazioni commerciali, finanziarie o professionali significative; non rivestire la carica di amministratore esecutivo in una controllata dalla società; non essere soci o amministratori o non hanno relazioni significative di affari con il soggetto incaricato della revisione contabile della società; non essere coniugi, parenti o affini entro il quarto grado di una persona che si trovi in una delle situazioni di cui ai punti precedenti. Il Consiglio può nominare fra i suoi membri un Amministratore Delegato e attribuire allo stesso, in via esclusiva tutte le funzioni spettanti altrimenti al Direttore Generale. Ai sensi dell’art. 30.7 dello Statuto, almeno tre amministratori devono essere indipendenti e vigilare con autonomia di giudizio sulla gestione sociale, contribuendo ad assicurare che essa sia svolta nell’interesse della Banca in modo coerente con gli obiettivi di sana e prudente gestione. d) Comitato Controlli Interni e Rischi Il Comitato Controlli Interni e Rischi è stato costituito con delibera del Consiglio di Amministrazione del 20 febbraio 2014 ed, a seguire, il nuovo Consiglio di Amministrazione in data 29 aprile 2014 ne ha nominato i nuovi componenti. Esso è costituito da tre consiglieri di amministrazione non esecutivi, di cui due in possesso dei requisiti di indipendenza previsti dallo statuto sociale e di quelli eventualmente stabiliti dalle normative di settore applicabili, nonché di conoscenze, competenze ed esperienze tali da poter comprendere appieno e monitorare le strategie e gli orientamenti al rischio della Banca. Il Comitato svolge funzioni di supporto al Consiglio di Amministrazione in materia di sistema di controlli interni. Conformemente alle disposizioni regolamentari, alle riunioni hanno assiduamente partecipato anche i componenti del Collegio Sindacale. Nell’ambito delle riunioni del 2014 il Comitato Controlli Interni e Rischi ha, tra l’altro, svolto attività di presidio su: (i) aree di competenza delle Funzioni di controllo di 2° e 3° livello. a. Funzione Compliance. b. Direzione Rischi. c. Funzione antiriciclaggio (AML). d. Funzione Internal Audit. (ii) area crediti. (iii) processi rilevanti di compliance nel periodo: a. attività riguardante l’aggiornamento regolamentare in conformità con le nuove disposizioni di vigilanza (Circolare 263); b. attività di monitoraggio sul Remediation Plan conseguente al rapporto ispettivo di Banca d’Italia del novembre 2013; c. evoluzione programmata dell’Organismo di Vigilanza e dell’impianto di compliance ex D.lgs. 231/2001; 46 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 d. e. attività di controllo sull’aumento di capitale; attività di informativa su indagine penale all’esito dei provvedimenti intervenuti il 17 febbraio 2015. Nell’ambito del Risk Appetite Framework ("RAF"), il comitato svolge l’attività valutativa e propositiva necessaria affinché l’organo con funzione di supervisione strategica, come richiesto dal cap. 7, Titolo V, della Circolare n. 263 del 27 dicembre 2006, possa definire e approvare gli obiettivi di rischio ("Risk appetite") e la soglia di tolleranza ("Risk tolerance"). Il comitato, inoltre, supporta l’organo con funzione di supervisione strategica nella verifica della corretta attuazione delle strategie, delle politiche di governo dei rischi e del RAF. Il comitato supporta l’organo nella definizione delle politiche e dei processi di valutazione delle attività aziendali, inclusa la verifica che il prezzo e le condizioni delle operazioni con la clientela siano coerenti con il modello di business e le strategie di gestione dei rischi della Banca. Ferme restando le competenze del comitato remunerazioni, il comitato accerta che gli incentivi sottesi al sistema di remunerazione e incentivazione della banca siano coerenti con il RAF. Il comitato e l’organo con funzione di controllo scambiano tutte le informazioni di reciproco interesse e, ove opportuno, si coordinano per lo svolgimento dei rispettivi compiti. Almeno un componente dell’organo con funzione di controllo partecipa ai lavori del comitato. Il comitato identifica altresì tutti gli ulteriori flussi informativi che a esso devono essere indirizzati in materia di rischi (oggetto, formato, frequenza, ecc…) e deve poter accedere alle informazioni aziendali rilevanti. La Banca d’Italia precisa che i membri del comitato devono possedere conoscenze, competenze ed esperienze tali da poter comprendere appieno e monitorare le strategie e gli orientamenti al rischio della Banca. Il comitato deve potersi avvalere di esperti esterni e - ove necessario - interloquire direttamente con le funzioni di revisione interna, controllo dei rischi e conformità alle norme. La composizione ipotizzata dal Comitato Nomine, tenuto conto dell’attuale numero di consiglieri, delle indicazioni ricavabili dall’emananda nuova normativa Banca d’Italia sulla governance, e della necessità di garantire al proprio interno la prevalenza delle componenti indipendenti, prevedrebbe tre componenti di cui almeno due indipendenti. Il Comitato, dalla data della sua costituzione, si è riunito n. 5 volte nella composizione originaria (dal 27 febbraio all’11 aprile) e n. 20 volte nella composizione rinnovata (dal 13 maggio all’11 dicembre). e) Flusso di informazioni sui rischi indirizzato all’Organo con funzione di supervisione strategica Di seguito si rappresentano i principali flussi informativi definiti nel “Regolamento dei flussi informativi relativi agli organi aziendali - Regolamento della Capogruppo e linee guida per le Controllate”, adottato dal Gruppo Veneto Banca, tra le Funzioni di Controllo e l’Organo con funzione di supervisione strategica e gestoria. Funzione Flusso informativo per l’Organo con funzione di supervisione strategica e gestoria Budget di spesa necessario per lo svolgimento delle attività del Dirigente Preposto e presentato per approvazione al C.d.A. Consuntivo di spesa del Dirigente Preposto, rispetto al Budget annuale approvato dal C.d.A., riportato all'interno della Relazione di fine anno sulle attività svolte. Dirigente Preposto Piano annuale e perimetro dei processi e societario ed eventuali modifiche. Reporting in merito: - alle attività svolte con evidenza di eventuali punti di attenzione ed alle azioni intraprese per il loro superamento; - agli esiti delle valutazioni di affidabilità ed adeguatezza del sistema dei controlli interni sull’informativa contabile e finanziari funzionali alle attestazioni richieste dalla normativa. 47 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 Programma delle attività della Compliance Budget di spesa necessario per lo svolgimento delle attività della Funzione e presentato (all'interno del Piano annuale di Compliance) per approvazione al C.d.A. (responsabile di assicurare la disponibilità, in capo alla Funzione, di adeguati mezzi). Consuntivo di spesa della Funzione, rispetto al Budget annuale approvato dal C.d.A., riportato all'interno della Relazione annuale di Compliance Relazione Annuale di Compliance. Include: - la relazione sui reclami; - la relazione sul processo di gestione della trasparenza; - esito delle attività di assessment relative al rischio di compliance e reputazionale. Funzione Compliance Esiti dei risultati delle attività di verifica (pianificate e non) svolte dalla Compliance e relative azioni correttive da implementare per la prevenzione o il contenimento del rischio di non conformità individuate nel corso delle attività svolte, con indicazione dell'Owner dell'azione correttiva, le tempistiche e lo stato dell'avanzamento Relazione di conformità del processo ICAAP Relazione annuale sulle modalità di prestazione dei servizi di investimento Esiti della verifica della coerenza dei sistema premiante aziendale con gli obiettivi di rispetto delle norme, dello statuto nonché di eventuali codici etici o altri standard di condotta applicabili alla banca Esito della validazione di Compliance dei criteri di Budget e del Sistema incentivante per la Rete Relazione Annuale sull'Antiriciclaggio Report delle risultanze delle singole attività di verifica di funzionamento Piano annuale della Direzione Rischi, riportante le attività da porre in essere nell'anno di riferimento Budget di spesa necessario per lo svolgimento delle attività della Funzione e presentato (all’interno del Piano annuale delle attività della Direzione Rischi). Consuntivo di spesa della Funzione, rispetto al Budget annuale approvato dal C.d.a., riportato all’interno della Relazione annuale sulle attivitàdella Direzione Rischi. Relazione Operazioni di Maggior Rilievo (OMR) in cui si specificano gli esiti dell'attività di valutazione di coerenza con il Risk Appetite Framework (RAF) anche mediante attività di benchmarking. Resoconto ICAAP - Direzione Rischi Tableau de Bord: monitoraggio indicatori andamentali relativi ai rischi rilevanti, proposta azioni per interventi su sconfinamenti limiti operativi, proposte d'intervento su regolamentazione ICAAP, risk policy. Elenco delle azioni correttive da implementare per la prevenzione e il contenimento dei rischi di 1° e 2° Pilastro individuate nel corso delle attività svolte, con indicazione dell'Owner dell'azione correttiva e relativa tempistica. Stato di avanzamento del piano annuale . Report rischio di Credito e Concentrazione: risultanze delle verifiche di 2° livello sui criteri di riconoscimento delle garanzie (solo in caso di superamento del limite e/o della soglia di tolleranza) Report Rischio di Controparte: è incluso nella reportistica mensile dei rischi finanziari come analisi a parte. Per necessità segnaletica viene calcolato il CVA Risk (solo in caso di superamento del limite e/o della soglia di tolleranza) Report rischio tasso: analisi rischio tasso di interesse sul banking book a livello di gruppo e per singola entity (solo in caso di superamento del limite e/o della soglia di tolleranza) Report liquidità strutturale di Gruppo: analisi liquidità strutturale a medio/lungo termine (solo in caso di superamento del limite e/o della soglia di tolleranza Report rischi fininanziari hedge accounting: analisi rischi finanziari hedge accounting (solo in caso di superamento del limite e/o della soglia di tolleranza) Report rischi finanziari derivati: analisi rischi finanziari derivati corporate (solo in caso di superamento del limite e/o della soglia di tolleranza) Report sui titoli di stato: ammontare nominale e P&L delle esposizione su Titoli di Stato, Enti, etc…. (solo in caso di superamento del limite e/o della soglia di tolleranza) Report liquidità operativa: analisi liquidità operativa a breve e flussi previsivi(solo in caso di superamento del limite e/o della soglia di tolleranza) Relazione generale sulle attività per conto terzi e per banca svolte nell'anno dalla Direzione Rischi e dei progetti pianificati e/o in corso di svolgimento. (Gruppo) Report di sintesi sui dati di perdita connessi ai principali eventi rilevati nel periodo di riferimento 48 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 Predisposizione RAF: documento contenente i parametri che costituiscono il risk appetite framework: - risk capacity - risk appetite - risk tolerance - risk limits ed eventuali proposte di modifica/variazione al processo e/o alle metriche di declinazione del RAF Documento Statement interno e Statement Esterno. Tableau de Bord RAF: monitoraggio andamentale degli indicatori. Tableau de Bord Convalida: stato di avanzamento degli interventi correttivi, eventuali criticità riscontrate e ritardi e rappresentazione degli esiti di monitoraggio delle performance dei modelli. Relazione annuale di Convalida: documento conclusivo che illustra le attività e i relativi esiti effettuati dalla struttura nell’ambito del processo di Convalida, fornendo specifica evidenza di tutte le criticità rilevate, proponendo gli interventi correttivi e suggerendo possibili valutazioni di carattere evolutivo. Il perimetro di riferimento è rappresentato da tutti gli ambiti oggetto di valutazione da parte della Funzione Convalida Interna, i.e. modelli, processi e sistemi IT. Report di verifica del rispetto dei limiti di vigilanza per i soggetti collegati Relazione delle attività di controllo effettuate dalla Capogruppo sulle Controllate Reportistica Controlli di II livello in ambito creditizio Programma delle attività di Audit su un ciclo triennale e stato avanzamento lavori annuale e presentazione programma annuale delle attività di Audit. Budget di spesa necessario per lo svolgimento delle attività della Funzione e presentato (all'interno del Piano di Audit annuale). Consuntivo di spesa della Funzione, rispetto al Budget annuale approvato dal Consiglio di Amministrazione, riportato all'interno della Relazione annuale di Audit. Sintesi delle risultanze delle attività di controllo ed elenco delle azioni correttive da implementare per garantire l'efficacia e l'efficienza del SCI individuate nel corso delle attività svolte, con indicazione dell'Owner dell'azione correttiva, le tempistiche e lo stato dell'avanzamento Funzione Internal Audit Sintesi delle risultanze delle attività di controllo, contenente anche una valutazione sintetica sulla funzionalità, efficienza ed efficacia del complessivo sistema dei controlli interni della Banca comprensivo della descrizione processi e società di Gruppo secondo rischiosità emersa dalle attività di Audit e integrate da attività di assessment. Relazione attività di controllo effettuate dalla Capogruppo sulle Controllate Relazione sulle verifiche condotte sulle succursali estere di banche italiane Relazione sul sistema di Remunerazione del Management (Gruppo) Relazione ICAAP Report sulle risultanze delle singole attività di verifica svolte Tableau de Bord predisposti con il contributo di tutte le funzioni di controllo (IA, RM e COM) che sintetizza il livello di esposizione ai rischi del Gruppo Relazione di sintesi sulle verifiche condotte sulle attività e funzioni operative importanti esternalizzate 49 50 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 SEZIONE 2 – AMBITO DI APPLICAZIONE INFORMATIVA QUALITATIVA La presente informativa al pubblico è riferita al gruppo Veneto Banca, che risulta così composto: Capogruppo: Veneto Banca s.c.p.a. – Montebelluna (TV) Società del gruppo: Denominazioni imprese Sede operativa Sede legale Tipo di rapporto (1) Rapporto di partecipazione Impresa partecipante 6. 7. Veneto Banca scpa (Capogruppo) Air Box srl ARIES SPV srl Apulia Finance n. 2 srl Apulia Mortagages Finance n. 3 srl Apulia Finance n. 4 srl Apulia Previdenza spa 8. Apulia Prontoprestito spa San Severo San Severo 1 B.C. Eximbank s.a. BancApulia spa Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni spa Chisinau San Severo Chisinau San Severo 1 1 BancApulia spa BancApulia spa BancApulia spa Veneto Banca scpa Veneto Banca scpa Veneto Banca scpa Torino Torino 1 Veneto Banca scpa 1. 2. 3. 4. 5. 9. 10. 11. Montebelluna Montebelluna Conegliano Conegliano Montebelluna Conegliano Conegliano 1 4 4 Veneto Banca scpa BancApulia spa 100,000% 10,000% Conegliano Conegliano 4 BancApulia spa 10,000% Conegliano Milano Conegliano Milano 4 1 10,000% 100,000% 86,921% 13,079% 100,000% 70,414% 69,472% 71,413% 69,842% Banca IPIBI Financial Advisory spa Milano Milano 1 13. Bim Fiduciaria spa Torino Torino 1 14. Bim Immobiliare srl Torino Torino 1 15. Bim Insurance Broker spa Torino Torino 1 Lugano Lugano 1 Montebelluna Conegliano Montebelluna Roma Conegliano Conegliano Conegliano Treviso Conegliano Conegliano Conegliano Milano Montebelluna Conegliano Montebelluna Roma Conegliano Conegliano Conegliano Treviso Conegliano Conegliano Conegliano Milano 1 4 1 4 4 4 4 1 4 4 4 1 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. Bim Intermobiliare di Investimenti e Gestioni (Suisse) S.A. Claren Immobiliare srl Claris ABS 2011 srl Claris Factor spa Claris Finance 2005 srl Claris Finance 2006 srl Claris Finance 2007 srl Claris Finance 2008 srl Claris Leasing spa Claris RMBS 2011 srl Claris RMBS 2014 srl Claris SME 2012 srl Fondo Litheia 29. Immobiliare D srl Torino Torino 1 30. Immobiliare Italo Romena srl Paomar Terza srl in liquidazione Bucarest Bucarest 1 Torino Torino 1 32. Patio Lugano sa Lugano Lugano 1 33. Symphonia SGR spa Milano Milano 1 31. 34. 35. 36. Disponibili tà voti % (2) Montebelluna 12. 16. Quota % Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni spa Veneto Banca scpa Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni spa Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni spa Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni spa Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni spa Veneto Banca scpa Veneto Banca scpa Veneto Banca scpa Veneto Banca scpa Veneto Banca scpa Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni spa Veneto Banca scpa Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni spa Bim Intermobiliare di Investimenti e Gestioni (Suisse) S.A. Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni spa Veneto Banca scpa Veneto Banca scpa Veneto Banca scpa 67,216% 20,219% 100,000% 100,000% 51,000% 100,000% 100,000% 100,000% 5,000% 100,000% 100,000% 100,000% 100,000% 100,000% 100,000% 100,000% Trevcons Group srl Chisinau Chisinau 1 100,000% Veneto Banka d.d. Zagabria Zagabria 1 100,000% Veneto Banka sh.a. Tirana Tirana 1 100,000% Veneto Ireland Financial 37. Dublino Dublino 1 Veneto Banca scpa 100,000% Services ltd Legenda: (1) Tipo di rapporto: 1 = maggioranza dei diritti di voto nell'assemblea ordinaria 2 = influenza dominante nell'assemblea ordinaria 3 = accordi con altri soci 4 = altre forme di controllo 5 = direzione unitaria ex art. 26, comma 1, del "D.Lgs. 87/92" 6 = direzione unitaria ex art. 26, comma 2, del "D.Lgs. 87/92" (2) Disponibilità effettiva voti nell’assemblea ordinaria. Ove non diversamente indicato, la quota di partecipazione corrisponde alla disponibilità percentuale dei voti effettivi in assemblea ordinaria. Non esistono voti potenziali diversi da quelli effettivi INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 L’area di consolidamento a fini prudenziali, il cui perimetro è determinato secondo la normativa di vigilanza in vigore, prevede il consolidamento integrale di tutte le società controllate direttamente dalla capogruppo. In base al principio contabile internazionale IFRS 10 “Bilancio consolidato”, entrato in vigore a partire dal 1° gennaio 2014, il requisito del controllo è alla base del consolidamento di tutti i tipi di entità e si realizza quando un investitore ha contemporaneamente: a) il potere di decidere sulle attività rilevanti dell’entità; b) è esposto o beneficia dei rendimenti variabili derivanti dal rapporto con l’entità; c) ha la capacità di esercitare il proprio potere sull’entità oggetto di investimento per incidere sull’ammontare dei suoi rendimenti (collegamento tra potere e rendimenti). L’IFRS 10 stabilisce quindi che, per avere il controllo, l’investitore deve avere la capacità di dirigere le attività rilevanti dell’entità, per effetto di un diritto giuridico o per una mera situazione di fatto, ed essere altresì esposto alla variabilità dei risultati che derivano da tale potere. Il Gruppo consolida pertanto tutti i tipi di entità quando tutti e tre gli elementi del controllo risultano essere presenti. a) L’esistenza del potere sulla partecipata Secondo il paragrafo 10 dell’IFRS 10 «un investitore ha potere su un’entità oggetto di investimento quando detiene validi diritti che gli conferiscono la capacità attuale di dirigere le attività rilevanti, ossia le attività che incidono in maniera significativa sui rendimenti dell’entità oggetto di investimento». La definizione pone enfasi sui concetti di “attività rilevanti” e di “validi diritti”: le prime sono quelle in grado di incidere sui rendimenti di un’entità15, mentre i secondi sono i fattori che conferiscono il potere sulle attività rilevanti e possono derivare sia dal possesso di strumenti rappresentativi del capitale della partecipata sia da altri fattori come ad esempio gli accordi contrattuali. I passaggi chiave dell’IFRS 10 che devono essere tenuti in considerazione sono pertanto i seguenti: «Per detenere il potere su una partecipata, un investitore deve essere titolare di diritti esistenti che gli conferiscano la capacità effettiva di condurre le attività rilevanti. Nel determinare se si detiene il potere, bisogna considerare soltanto i diritti sostanziali e i diritti che non siano di protezione» (cfr. IFRS 10, paragrafo B9); «Nel determinare l’esistenza del controllo, un investitore deve considerare i diritti di voto potenziali suoi e anche di altre parti per stabilire se ha potere. I diritti di voto potenziali sono diritti per l’ottenimento di diritti di voto di una partecipata, come quelli derivanti da strumenti finanziari convertibili od opzioni, inclusi i contratti forward. Tali diritti di voto potenziali devono essere considerati solo se sono sostanziali» (cfr. IFRS 10, paragrafo B47); «Affinché un diritto sia sostanziale, il titolare deve disporre della capacità pratica di esercitare tale diritto» inoltre «per essere sostanziali, i diritti devono anche essere esercitabili quando è necessario assumere decisioni sulla conduzione delle attività rilevanti» (cfr. IFRS 10, paragrafi B22 – B24). Nell’Appendice A dell’IFRS 10 i diritti di protezione sono definiti come segue: «Diritti concepiti per tutelare la partecipazione della parte che ne è titolare, senza attribuzione di poteri sull’entità cui si riferiscono tali diritti». Alcuni esempi di diritti che, singolarmente o cumulativamente, possono conferire potere ad un investitore, sono contenuti nell’appendice B dell’IFRS 10: a) diritti sotto forma di diritti di voto (o di diritti di voto potenziali) di una partecipata; b) diritti di nomina, nomina successiva o destituzione di dirigenti con responsabilità strategiche della partecipata che abbiano la capacità di condurre le attività rilevanti; c) diritti di nomina o destituzione di un’altra entità che conduce le attività rilevanti; d) diritti di istruire la partecipata ad avviare operazioni che vadano a vantaggio dell’investitore, o di vietarne qualsiasi modifica; e e) altri diritti (come i diritti di assumere decisioni specificati in un contratto di gestione) che diano al titolare degli stessi la capacità di condurre le attività rilevanti (cfr. IFRS 10, paragrafo B15). L’IFRS 10 indirizza anche l’eventualità in cui un investitore che detiene meno della maggioranza dei diritti di voto sia comunque in grado di esercitare un potere sulla partecipata. Questa condizione si può realizzare ad esempio attraverso: • un accordo contrattuale tra l’investitore e gli altri titolari di diritti di voto oppure da altri accordi contrattuali; • diritti di voto dell’investitore: quando i voti esercitabili da altri investitori sono distribuiti su un numero elevato di entità che non agiscono di comune accordo o attraverso patti finalizzati all’espressione di un voto comune, un investitore che possiede meno della maggioranza dei diritti di voto può essere comunque in grado di controllare l’entità partecipata (cfr. IFRS 10, paragrafo B41B45). Tale fattispecie è comunemente definita come controllo di fatto; • diritti di voto potenziali: «Nel determinare l’esistenza del controllo, un investitore deve considerare i diritti di voto potenziali suoi e anche di altre parti per stabilire se ha potere. I diritti di voto potenziali sono diritti per l’ottenimento di diritti di voto di una partecipata, come quelli derivanti da strumenti finanziari convertibili od opzioni, inclusi i contratti forward. Tali diritti di voto potenziali devono essere considerati solo se sono sostanziali» (cfr. IFRS 10, paragrafo B47). • una combinazione dei fattori sopra elencati: «Se combinati con i diritti di voto, i diritti specificati in 15 Il paragrafo B11 dell’IFRS 10 fornisce i seguenti esempi di attività rilevanti: «a) la vendita o l’acquisto di beni e servizi, b) la gestione di attività finanziarie fino alla scadenza, c) la selezione, l’acquisizione o la dismissione di attività, d) la ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti o processi, e) la definizione di una struttura di finanziamento o di reperimento fondi». 51 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 un accordo contrattuale possono essere sufficienti a conferire a un investitore la capacità effettiva di condurre i processi produttivi o altre attività gestionali o finanziarie di una partecipata, che incidano in maniera significativa sui rendimenti della partecipata stessa» (cfr. IFRS 10, paragrafo B40). b) L’esposizione alla variabilità dei risultati raggiunti dalla partecipata Secondo il paragrafo 15 dell’IFRS 10 «un investitore è esposto o ha diritto ai rendimenti variabili derivanti dal proprio rapporto con l’entità oggetto di investimento quando i rendimenti che gli derivano da tale rapporto sono suscettibili di variare in relazione all’andamento economico dell’entità oggetto di investimento. I rendimenti dell’investitore possono essere solo positivi, solo negativi o, nel complesso, positivi e negativi». c) La capacità di utilizzare quello stesso potere per influenzare i risultati della partecipata Il paragrafo 17 dell’IFRS 10 afferma che «Un investitore controlla un’entità oggetto di investimento se, oltre ad avere il potere su di essa e l’esposizione o il diritto ai rendimenti variabili derivanti dal proprio rapporto con l’entità oggetto di investimento, ha anche la capacità di esercitare il proprio potere per incidere sui rendimenti derivanti da tale rapporto». A questo riguardo occorre richiamare i contenuti dei paragrafi da B58 a B72 dell’IFRS 10 in tema di potere delegato. In particolare secondo il paragrafo B58 «Quando un investitore con diritti di assumere decisioni (entità con potere decisionale) determina se controlla una partecipata, deve stabilire se è un principale o un agente. Un investitore deve anche stabilire se un’altra entità con diritti di assumere decisioni opera in qualità di suo agente. Un agente è una parte impegnata principalmente a operare per conto e per il beneficio di terzi (il principale, o i principali) e, pertanto, non controlla la partecipata quando esercita la propria autorità decisionale. Può quindi accadere che talvolta il potere di un principale sia detenuto ed esercitato da un agente, ma per conto del principale. Un’entità con potere decisionale non è un agente semplicemente perché terzi possono trarre dei benefici dalle sue decisioni». Sulla scorta di questi concetti, all’atto dell’entrata in vigore del principio di cui trattasi, Veneto Banca ha svolto una completa ricognizione sulle partecipazioni detenute, al fine di esaminare se per le stesse potesse sussistere il primo dei tre elementi caratteristici del controllo, e ciò il potere sulle attività rilevanti. Qualora da tale esame fosse emerso che Veneto Banca non deteneva diritti sufficienti ad assumere autonomamente decisioni sulle attività rilevanti delle partecipate, non è stato ritenuto necessario verificare i restanti elementi del controllo (esposizione alla variabilità dei risultati e collegamento tra potere e rendimenti variabili), poiché come specificatamente previsto dall’IFRS 10 è necessaria la coesistenza di tutti e tre gli elementi affinché si configuri una relazione di controllo. La valutazione dell’esistenza del controllo viene svolta nel continuo da parte del Gruppo Veneto Banca ogni qualvolta si sia in presenza di nuovi elementi e/o variazione di elementi preesistenti che possano influire sulle entità in cui sono detenuti investimenti. Lo stesso processo di valutazione viene inoltre condotto ad ogni ingresso di nuovi rapporti partecipativi in generale. Si precisa che all’interno del Gruppo non sussistono impedimenti attuali o prevedibili che ostacolino il rapido trasferimento di risorse patrimoniali o di fondi. Nella realtà del Gruppo Veneto Banca, il consolidamento di entità di cui si detiene il controllo senza avere la maggioranza dei diritti di voto riguarda talune società veicolo, riconducibili ad operazioni di cartolarizzazione, che sono oggetto di consolidamento in quanto il Gruppo ritiene di avere il potere di influenzare la variabilità dei risultati a cui risulta esposto. Al 31 dicembre 2014 l’unica entità strutturata, diversa dai veicoli per la cartolarizzazione, consolidata integralmente è rappresentata dal fondo comune di investimento immobiliare di tipo chiuso, denominato “Fondo Litheia”, gestito dalla società Castello SGR spa. La capogruppo Veneto Banca deteneva la totalità delle quote del predetto fondo Litheia. L’apporto al bilancio consolidato ammonta a Euro 11,607 milioni in termini di attività nette totali, data dalla differenza di Euro 52,446 milioni di attivo ed Euro 40,849 milioni di passivo. Nel passivo sono presenti finanziamenti erogati dalla capogruppo Veneto Banca per complessivi Euro 40,206 milioni, soggetti ad elisione ai fini del consolidamento. Al riguardo si segnala che non esiste comunque alcuna forma di accordo contrattuale per fornire ulteriore sostegno finanziario alla citata entità. Rispetto alla situazione al 31 dicembre 2013, il perimetro di consolidamento non è variato in modo sostanziale. Si deve registrare l’intervenuta fusione per incorporazione in Veneto Banca di Banca Italo-Romena, ma che risultava già controllata al 100% e consolidata integralmente anche nello scorso esercizio. Una minima variazione di interessenza si è poi registrata in Banca IPIBI Financial Advisory, la cui quota è passata dall’87,506% all’87,435%. Nel bilancio consolidato al 31 dicembre 2014, gli amministratori hanno ritenuto di classificare le partecipazioni di controllo in Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni spa (e sue controllate), in Banca IPIBI Financial Advisory spa e in Apulia Previdenza spa come attività in via di dismissione secondo il principio contabile IFRS 5 in quanto nel corso del 2014 è stata avviata una procedura di dismissione 52 53 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 delle stesse e, alla data di approvazione della presente relazione, la loro cessione può considerarsi come “altamente probabile” tenuto conto che sono stati sottoscritti gli accordi preliminari di cessione, ancorché subordinati alle autorizzazioni di legge e di vigilanza. Sono escluse dall’area di consolidamento le società non partecipate delle quali si sono ricevute azioni in pegno, anche se con diritto di voto superiore al 20%, in considerazione della finalità di tale strumento che è quella di tutela del credito concesso e non di esercizio del controllo e di indirizzo delle politiche finanziarie ed economiche, al fine di usufruire dei benefici economici ad esse derivanti. Di seguito viene rappresentata la composizione dell’area di consolidamento a fini di bilancio e prudenziali con specifica, nel primo caso, delle metodologie di consolidamento e, nel secondo, del trattamento per il calcolo del requisito prudenziale. Area di consolidamento al 31 dicembre 2014 a fini di bilancio e prudenziali e ulteriori entità dedotte dal patrimonio di vigilanza Denominazioni Sede Veneto Banca scpa (Capogruppo) Air Box srl Montebelluna Treviso Consolidamento ai fini del bilancio IAS/IFRS Trattamento ai fini prudenziali di vigilanza Deduzione dai Consolidamento Fondi Propri Tipo di rapporto (1) Quota % Integrale Si No Non Finanziaria 1 100,000% Integrale No No Tipologia di attività Bancaria Aries SPV srl Apulia Finance n. 2 srl Conegliano Conegliano Finanziaria Finanziaria 4 1 10,000% Integrale Integrale No No No No Apulia Apulia Apulia Apulia Conegliano Conegliano Milano San Severo Finanziaria Finanziaria Assicurativa Finanziaria 1 1 1 1 10,000% 10,000% 100,000% 100,000% Integrale Integrale Integrale Integrale No No No Si No No No No B.C. Eximbank s.a. BancApulia spa Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni spa Banca IPIBI Financial Advisory spa Bim Fiduciaria spa Bim Immobiliare srl Chisinau San Severo Bancaria Bancaria 1 1 100,000% 70,414% Integrale Integrale Si Si No No Torino Bancaria 1 71,413% Integrale Si No Milano Torino Torino Bancaria Finanziaria Immobiliare 1 1 1 87,435% 100,000% 100,000% Integrale Integrale Integrale Si Si No No No No Bim Insurance Broker spa Bim Intermobiliare di Investimenti e Gestioni (Suisse) S.A. Claren Immobiliare srl Claris ABS 2011 srl Claris Factor spa Torino Non Finanziaria 1 51,000% Integrale No No Bancaria 1 100,000% Integrale Si No Immobiliare Finanziaria Finanziaria 1 4 1 100,000% 100,000% Integrale Integrale Integrale No No Si No No No Claris Claris Claris Claris Claris Roma Conegliano Conegliano Conegliano Treviso Finanziaria Finanziaria Finanziaria Finanziaria Finanziaria 4 4 4 4 1 5,000% 100,000% Integrale Integrale Integrale Integrale Integrale No No No No Si No No No No No Claris RMBS 2011 srl Claris RMBS 2014 srl Conegliano Conegliano Finanziaria Finanziaria 4 4 - Integrale Integrale No No No No Claris SME 2012 srl Conegliano Finanziaria 4 - Integrale No No Fondo Litheia Milano Immobiliare 1 100,000% Integrale No No Immobiliare D srl Immobiliare Italo Romena srl Paomar Terza srl Milano Bucarest Bergamo Immobiliare Strumentale Immobiliare 1 1 1 100,000% 100,000% 100,000% Integrale Integrale Integrale No Si No No No No Patio Lugano sa Symphonia SGR spa Trevcons Group srl Veneto Banka d.d. Veneto Banka sh.a. Veneto Ireland Financial Services ltd Bim Vita spa Lugano Milano Chisinau Zagabria Tirana Dublino Torino Strumentale Finanziaria Immobiliare Bancaria Bancaria Finanziaria Assicurativa 1 1 1 1 1 1 2 100,000% 100,000% 100,000% 100,000% 100,000% 100,000% 50,000% Integrale Integrale Integrale Integrale Integrale Integrale Patrimonio netto Si Si No Si Si Si No No No No No No No No Credito di Romagna spa Eta Finance spa Sec Servizi scpa Sintesi 2000 srl Torino Vicenza Padova Milano Bancaria Finanziaria Strumentale Non Finanziaria 3 2 2 2 9,889% 30,000% 26,293% 33,333% Patrimonio Patrimonio Patrimonio Patrimonio No No No No No No No No Mortagages Finance n. 3 srl Finance n. 4 srl Previdenza spa Prontoprestito spa Finance Finance Finance Finance Leasing 2005 2006 2007 2008 spa srl srl srl srl Lugano Montebelluna Conegliano Montebelluna Legenda: (1) Tipo di rapporto: 1 = maggioranza dei diritti di voto nell'assemblea ordinaria 2 = influenza dominante nell'assemblea ordinaria (imprese collegate) 3 = accordi con altri soci 4 = altre forme di controllo 5 = controllo congiunto netto netto netto netto INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 SEZIONE 3 – FONDI PROPRI INFORMATIVA QUALITATIVA Nel 1988 il Comitato di Basilea ha introdotto il concetto di capitale di rischio, mentre con la direttiva comunitaria 2000/12/CEE sono state stabilite le linee generali della regolamentazione europea volta a limitare il rischio di insolvenza degli intermediari finanziari. Sulla base delle indicazioni comunitarie, la Banca d’Italia, a partire dal 1992, aveva stabilito degli indici di adeguatezza patrimoniale che gli intermediari finanziari dovevano essere in grado di garantire. Ora, a partire dal 1° gennaio 2014, i fondi propri, le attività ponderate per il rischio ed i coefficienti di solvibilità vengono determinati in base alla nuova disciplina armonizzata per le banche e le imprese di investimento contenuta nella Direttiva 2013/363/UE (CRD IV) e nel Regolamento (UE) 575/2013 (CRR) del 26 giugno 2013, che traspongono nell’Unione Europea gli standard definiti dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (il cosiddetto “Basilea III”). Il Regolamento e le relative norme tecniche sono direttamente applicabili negli ordinamenti nazionali e costituiscono il cosiddetto “Single Rulebook”. Banca d’Italia, nell’ambito di un complessivo processo di revisione e semplificazione della normativa di vigilanza delle banche, ha pubblicato, in data 17 dicembre 2013, la nuova Circolare n. 285 (“Disposizioni di vigilanza per le banche”) che sostituisce quasi integralmente la precedente Circolare n. 263 del 27 dicembre 2006 (“Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche”). In pari data, la Banca d’Italia ha inoltre disciplinato le segnalazioni di vigilanza prudenziale su base individuale e consolidata per banche e SIM, mediante la nuova Circolare n. 286 (“Istruzioni per la compilazione delle segnalazioni prudenziali per le banche e le società di intermediazione mobiliare”) che sostituisce integralmente, per le banche, la precedente Circolare n. 155 (“Istruzioni per la compilazione delle segnalazioni sul patrimonio di vigilanza e sui coefficienti prudenziali”), ed ha infine modificato la Circolare n. 154. In particolare, la Circolare n. 286 definisce gli schemi segnaletici in materia di: 1) segnalazioni armonizzate: fondi propri, rischio di credito e controparte (ivi inclusi cartolarizzazioni, Credit Valuation Adjustment e Central Counterparties (CCP)), rischi di mercato, rischio operativo, grandi esposizioni, rilevazione su perdite ipotecarie, posizione patrimoniale complessiva, monitoraggio liquidità e leva finanziaria; 2) segnalazioni non armonizzate: parti correlate. Si evidenzia che la nuova normativa contenuta nel “Single Rulebook” prevede un regime transitorio per l’introduzione graduale di alcune nuove regole (c.d. “phase in”). I requisiti minimi patrimoniali consolidati per il 2014 desunti dalla lettura della normativa attualmente in vigore sono i seguenti: • coefficiente di capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 ratio, CET 1 ratio) minimo 7%: 4,5% + 2,5% di buffer di conservazione di capitale (Capital Conservation Buffer, CCB); • coefficiente di capitale di classe 1 (Tier 1 ratio) minimo 8%: 5,5% + 2,5% di CCB; • coefficiente di capitale totale minimo 10,5%: 8% + 2,5% di CCB. In seguito alle rilevanti modifiche normative intervenute, i valori dei ratio patrimoniali al 31 dicembre 2014, non sono pertanto raffrontabili con quelli riferiti al 31 dicembre 2013. FONDI PROPRI BANCARI I fondi propri (ex patrimonio di vigilanza) costituiscono il principale punto di riferimento nelle valutazioni dell’Organo di Vigilanza in ordine alla stabilità delle singole banche e del sistema bancario in generale. Su di essi si basano i più importanti strumenti di controllo prudenziale, quali il coefficiente di solvibilità, i requisiti a fronte di rischi di credito e controparte, di mercato e operativi. In particolare, l’adeguatezza patrimoniale di una banca viene valutata in relazione all’ammontare del rapporto tra i fondi propri (costituiti dal Capitale primario di Classe 1, dal Capitale Aggiuntivo di Classe 1 e dal Capitale di Classe 2) ed il totale delle attività di rischio ponderato. Per specifiche disposizioni di vigilanza, su basi consolidate, il rapporto tra il Capitale Primario di Classe 1 (Common Equity Tier 1 ratio) e le attività di rischio ponderato non deve essere inferiore all’8%. In conformità alla nuova normativa in materia di fondi propri e dei coefficienti patrimoniali, i calcoli sono stati effettuati tenendo conto del regime transitorio in vigore per il 2014, nonché dei cosiddetti “filtri prudenziali” e delle rettifiche regolamentari. Gli interessi dei soci di minoranza (c.d. patrimonio di pertinenza dei terzi) sono ammissibili solo per la quota che copre i rischi effettivamente assunti dai suddetti soci; fino al 31 dicembre 2017 è consentita una parziale computabilità della quota rimanente. 54 55 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 1. Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1) L’insieme degli elementi che compongono il Capitale Primario di Classe 1 è costituito dagli strumenti di capitale, dai sovrapprezzi di emissione, dalle riserve e dalla quota di utili non distribuiti e/o destinati a riserve, previa deduzione delle azioni o quote proprie, delle immobilizzazioni immateriali, nonché delle eventuali perdite registrare negli esercizi precedenti, oltre che di altri elementi (es. DTA) deducibili in base a soglie. 2. Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1) Le principali caratteristiche contrattuali degli strumenti innovativi di capitale che compongono il Capitale Aggiuntivo di Classe 1 sono riepilogate nella tabella riportata di seguito. Caratteristiche degli strumenti finanziari Tasso di interesse Stepup Data di emissione 6,411% fisso; dal 21/12/2017 Si 21/12/2007 Euribor 3m+2,75% Totale strumenti innovativi computabili (Tier I) Data di scadenza Rimborso anticipato a partire dal Importo nominale residuo (Euro/000) Importo di bilancio al 31/12/2014 Apporto al patrimonio di vigilanza Irredimibili 21/12/2017 137.250 149.055 127.497 137.250 149.055 127.497 Preference shares Le preference shares sono computate nel Capitale Aggiuntivo di Classe 1 nel rispetto delle specifiche disposizioni transitorie (grandfathering), volte all’esclusione graduale delle stesse dai fondi propri in un arco temporale di 8 anni. Gli strumenti ibridi di patrimonializzazione sono passività irredimibili, il cui rimborso è subordinato alla autorizzazione dell’Autorità di vigilanza, e la cui cedola può essere sospesa (ma non cancellata, perché è cumulativa) in caso di andamenti negativi della gestione. In caso di perdite di bilancio che determinino una diminuzione del capitale versato e delle riserve al di sotto del livello minimo di capitale previsto per l’autorizzazione all’attività bancaria, il capitale e gli interessi maturati su questi strumenti possono essere utilizzati per far fronte alle perdite, al fine di consentire alla banca emittente di continuare ad operare. Questi strumenti hanno quindi una, pur limitata, capacità di assorbimento delle perdite on a going concern. In caso di liquidazione, queste passività sono rimborsate prima dei debiti subordinati. 3. Capitale di classe 2 (Tier 2 – T2) Il Capitale di Classe 2 è costituito, di norma, da strumenti ibridi di patrimonializzazione e passività subordinate (ed eventuali loro sovrapprezzi di emissione), al netto delle deduzioni regolamentari. Per tutte le passività subordinate (rispetto ai depositi e ai creditori senior), il rimborso anticipato è consentito solo su autorizzazione dell’Autorità di vigilanza e in caso di liquidazione sono rimborsati solo dopo gli altri creditori non egualmente subordinati. Nella seguente tabella vengono riportate le principali caratteristiche contrattuali degli strumenti finanziari subordinati in essere alla fine del periodo e computati ai fini del Capitale di Classe 2. Caratteristiche degli strumenti finanziari Prestito obbligazionario subordinato Prestito obbligazionario subordinato Prestito obbligazionario subordinato Prestito obbligazionario subordinato Prestito obbligazionario subordinato Prestito obbligazionario subordinato Prestito obbligazionario subordinato convertibile Importo nominale residuo (Euro/000) Importo di bilancio al 31/12/2014 No 30.000 30.085 2.629 21/6/2017 21/06/2012 85.250 85.065 50.417 15/5/2009 15/5/2019 15/5/2014 75.000 75.203 65.553 Si 15/2/2006 15/2/2016 15/2/2011 (1) 21.000 21.126 9.003 Si 15/4/2008 15/4/2018 15/4/2013 18.000 17.815 13.154 6% fisso No 20/4/2009 20/4/2015 20/10/2010 20.000 20.236 - 1,50% fisso No 29/7/2005 29/7/2015 No 127.014 127.050 17.079 Tasso di interesse Step-up Data di emissione Data di scadenza Rimborso anticipato a partire dal 4,65% fisso No 9/6/2005 9/6/2015 Si 21/6/2007 No Euribor 3m+0,45%; dal 21/06/2012 Euribor 3m+0,60% 4,22% fisso; dal 15/5/2014 Euribor 3m+2% Euribor 6m+1,15%; dal 15/02/2011 Euribor 6m+1,30% Euribor 6m+1%; dal 15/4/2013 Euribor 6m+1,80% Apporto al patrimonio di vigilanza 56 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 Prestito obbligazionario 10% fisso No 22/10/2012 22/10/2022 No subordinato Totale strumenti subordinati computabili (Lower Tier II) (1) Il regolamento dell’emissione prevede che il rimborso avvenga solamente il 15/2/2011. 15.000 15.281 14.993 391.264 391.862 172.828 A partire dal 31 dicembre 2014, sulla base dell’interpretazione restrittiva di quanto disposto dall’articolo 63 della CRR fornita da parte dell’European Banking Authority (EBA), è stato considerato integralmente non computabile nel Capitale di Classe 2 il prestito subordinato del valore nominale complessivo di Euro 20 milioni, emesso da Veneto Banca il 20 aprile 2009 e scadente il 20 aprile 2015. INFORMATIVA QUANTITATIVA COMPOSIZIONE DEI FONDI PROPRI La composizione dei Fondi Propri del Gruppo Veneto Banca al 31 dicembre 2014 è sintetizzata nella tavola sottostante. In seguito alle rilevanti modifiche normative intervenute, i valori dei ratio patrimoniali al 31 dicembre 2014, non sono raffrontabili con quelli riferiti al 31 dicembre 2013, per i quali si rimanda all’Informativa al Pubblico al 31 dicembre 2013. (dati in migliaia di Euro) Capitale primario di Classe 1 (Common Equity Tier 1 - CET1) Capitale primario di Classe 1 (CET1) Capitale Sovrapprezzi di emissione Riserve Riserve other comprehensive income Utile (Perdita) di periodo Utile non computabile Dividendi in distribuzione Interessi di minoranza Capitale primario di Classe 1 (CET1) prima delle rettifiche regolamentari Capitale primario di Classe 1 (CET1): Rettifiche regolamentari Azioni proprie Strumenti di cet1 sui quali l'ente ha obbligo reale o eventuale di acquisto Avviamento Altre immobilizzazioni immateriali Attività fiscali differite che dipendono dalla redditività futura e che non derivano da differenze temporanee Attività dei fondi pensione a prestazioni definite Filtri prudenziali - di cui Riserve di Cash Flow Hedge - di cui Utili o perdite sulle passività valutate al valore equo dovuti al proprio merito di credito - di cui Utili o perdite di valore equo derivanti dal rischio di credito proprio dell'ente correlato a passività derivative - di cui Rettifiche di valore di vigilanza (prudent valuation) Investimenti non significativi in strumenti di CET1 di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente, indirettamente e sinteticamente che superano la soglia del 10% del Common Equity Detrazioni con soglia del 10% - di cui Attivita fiscali differite (DTA) che dipendono dalla redditività futura e che derivano da differenze temporanee - di cui Investimenti significativi in strumenti di CET1 di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente, indirettamente e sinteticamente Detrazioni con soglia del 17,65% Elementi positivi o negativi - altri Totale delle rettifiche regolamentari al Capitale primario di Classe 1 (CET1) Totale delle rettifiche nel periodo transitorio (CET1) Capitale primario di Classe 1 (CET1) - Totale 372.378 2.868.538 582.898 19.198 (968.436) 88.944 2.963.519 (98.687) (16.349) (503.906) (139.257) (6.356) 54 (2.345 (37) (808) (767.692) 155.518 2.351.345 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 (dati in migliaia di Euro) Capitale aggiuntivo di Classe 1 (Additional Tier 1 - AT1) Capitale aggiuntivo di Classe 1 (AT1) Azioni di risparmio Altri strumenti di AT1 Interessi di minoranza Capitale aggiuntivo di Classe 1 (AT1) prima delle rettifiche regolamentari 13.001 13.001 Capitale aggiuntivo di Classe 1 (AT1): Rettifiche regolamentari Investimenti non significativi in strumenti di AT1 di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente, indirettamente e sinteticamente Investimenti significativi in strumenti di AT1 di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente, indirettamente e sinteticamente Elementi positivi o negativi - altri Totale delle rettifiche regolamentari al capitale aggiuntivo di Classe 1 (AT1) Totale delle rettifiche nel periodo transitorio (AT1) Strumenti di AT1 computabili in Grandfathering (100) (100) (140.398) 127.497 Capitale aggiuntivo di Classe 1 (AT1) - Totale - (dati in migliaia di Euro) Capitale di Classe 2 (Tier 2 – T2) Capitale di Classe 2 (T2) Strumenti di T2 Interessi di minoranza Capitale di Classe 2 (T2) prima delle rettifiche regolamentari Capitale di Classe21 (T2): Rettifiche regolamentari Investimenti non significativi in strumenti di T2 di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente, indirettamente e sinteticamente Investimenti significativi in strumenti di T2 di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente, indirettamente e sinteticamente Elementi positivi o negativi - altri Totale delle rettifiche regolamentari al capitale di Classe 2 (T2) Totale delle rettifiche nel periodo transitorio (T2) Strumenti di T2 computabili in Grandfathering Capitale di Classe 2 (T2) - Totale TOTALE FONDI PROPRI 155.749 26.872 182.622 (9.124) (9.124) 16.575 190.073 2.541.418 57 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 Di seguito si riportano informazioni di maggior dettaglio sulla composizione dei singoli livelli di capitale che costituiscono i Fondi Propri: (dati in migliaia di Euro) Capitale primario di Classe 1 (Common Equity Tier 1 - CET1) Strumenti di CET1 Capitale versato Sovrapprezzi di emissione (-) Strumenti di CET1 propri (-) Strumenti di CET1 sui quali l'ente ha obbligo reale o eventuale di acquisto 372.378 2.868.538 (98.687) (16.349) Riserve Utili (perdite) portati a nuovo Utili (perdite) di periodo: Altre componenti di conto economico accumulate (OCI) Riserve - altro Interessi di minoranza inclusi nel CET1 Interessi di minoranza aggiuntivi oggetto di disposizioni transitorie 502.275 (968.436) 19.198 80.623 88.944 45.211 Filtri prudenziali: (-) Incremento di cet1 connesso con le attività cartolarizzate Copertura dei flussi di cassa (cash flow hedge) Utili (perdite) sulle passività valutate al valore equo dovuti al proprio merito di credito Utili (perdite) di valore equo derivanti dal rischio di credito proprio dell'ente correlato a passività derivative Rettifiche di valore di vigilanza 54 (2.345) (37) (808) Detrazioni (-) Avviamento connesso con attività immateriali Passività fiscali differite associate all'avviamento (-) Altre attività immateriali importo al lordo dell'effetto fiscale Passività fiscali differite connesse con le altre attività immateriali (-) Attività fiscali differite che si basano sulla redditività futura e non derivano da differenze temporanee al netto delle relative passività fiscali differite (-) Fondi pensione a prestazione definita - importo al lordo dell'effetto fiscale Passività fiscali differite connesse con attività di fondi pensione a prestazione definita Attività dei fondi pensione a prestazione definita che l'ente può utilizzare senza restrizioni (-) Partecipazioni incrociate in strumenti di CET1 (-) Eccedenza degli elementi da detrarre dal capitale aggiuntivo di classe 1 rispetto al capitale aggiuntivo di classe 1 (-) Investimenti non significativi in strumenti di CET1 in altri soggetti del settore finanziario (504.482) 576 (161.572) 22.315 (6.356) (644.686) - Detrazioni con soglia del 10% (-) Attività fiscali differite che si basano sulla redditività futura ed emergono da differenze temporanee (-) Investimenti significativi in strumenti di cet1 di altri soggetti del settore finanziario (-) Detrazione con soglia del 17,65% Regime transitorio - impatto su CET1 Totale Capitale primario di Classe 1 754.992 2.351.345 58 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 (dati in migliaia di Euro) Capitale aggiuntivo di Classe 1 (Additional Tier 1 - AT1) Strumenti di AT1 Capitale versato (-) Strumenti di AT1 propri Strumenti di AT1 oggetto di disposizioni transitorie (grandfathering) Strumenti emessi da filiazioni inclusi nell'AT1 Strumenti emessi da filiazioni inclusi nell'AT1 per effetto di disposizioni transitorie 127.497 13.001 (10.374) Detrazioni (-) Partecipazioni incrociate in strumenti di AT1 (-) Investimenti non significativi in strumenti di AT1 in altri soggetti del settore finanziario (-) Investimenti significativi in strumenti di AT1 in altri soggetti del settore finanziario (-) Eccedenza degli elementi da detrarre dal Capitale di Classe 2 rispetto al Capitale di Classe 2 Regime transitorio - impatto su at1 Eccedenza degli elementi da detrarre dal Capitale aggiuntivo di Classe 1 rispetto al Capitale aggiuntivo di Classe 1 Totale Capitale aggiuntivo di Classe 1 (100) (774.709) 644.686 - (dati in migliaia di Euro) Capitale di Classe 2 (Tier 2 – T2) Strumenti di T2 Capitale versato (-) Strumenti di T2 propri Strumenti di T2 oggetto di disposizioni transitorie (grandfathering) Strumenti emessi da filiazioni inclusi nel T2 Strumenti emessi da filiazioni inclusi nel T2 per effetto di disposizioni transitorie 155.749 26.872 (7.787) Detrazioni (-) Partecipazioni incrociate in strumenti di T2 (-) Investimenti non significativi in strumenti di T2 in altri soggetti del settore finanziario (-) Investimenti significativi in strumenti di T2 in altri soggetti del settore finanziario Regime transitorio - impatto su T2 Eccedenza degli elementi da detrarre dal capitale di classe 2 rispetto al capitale di classe 2 Totale Capitale di Classe 2 (9.124) 24.362 190.073 Nella voce “Capitale versato” si annoverano i prestiti subordinati emessi dal Gruppo Veneto Banca che rispettano i requisiti di computabilità nei fondi propri. Il prestito subordinato emesso da Banca Intermobiliare (dell’importo di Euro 17,079 milioni) è invece ricompreso nella voce “Strumenti emessi da filiazioni inclusi nel T2”. 59 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 SEZIONE 4 – REQUISITI DI CAPITALE INFORMATIVA QUALITATIVA L’adeguatezza patrimoniale rappresenta uno dei principali obiettivi strategici. Di conseguenza, vengono costantemente svolte analisi prospettiche e verifiche consuntive atte al mantenimento di un’adeguata eccedenza patrimoniale che, oltre al rispetto dei requisiti patrimoniali minimi, assicuri adeguati margini di crescita. I fondi propri, le attività ponderate per il rischio ed i coefficienti di solvibilità vengono determinati in base alla nuova disciplina armonizzata per le banche e le imprese di investimento contenuta nella Direttiva 2013/363/UE (CRD IV) e nel Regolamento (UE) 575/2013 (CRR) del 26 giugno 2013, che traspongono nell’Unione Europea gli standard definiti dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (il cosiddetto “Basilea III”), e sulla base delle Circolari Banca d’Italia n. 285 e n. 286 (emanate nel corso del 2013) e n. 154 (aggiornata sempre nel corso del 2013). Le disposizioni normative relative ai fondi propri prevedono l’introduzione delle nuove disposizioni regolamentari in maniera graduale, attraverso un periodo transitorio, in genere fino al 2017, durante il quale alcuni elementi che a regime saranno computabili o deducibili integralmente nel Common Equity, impattano sul Capitale Primario di Classe 1 solo per una quota percentuale; di norma la percentuale residua rispetto a quella applicabile è computata/dedotta dal capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1 – Additional Tier 1) e dal capitale di classe 2 (T2 - Tier 2) o considerata nelle attività ponderate per il rischio. Anche per gli strumenti subordinati che non rispettano i requisiti previsti dalle nuove disposizioni normative, sono previste specifiche disposizioni transitorie, volte all’esclusione graduale dai fondi propri (in un arco temporale di 8 anni) degli strumenti non più computabili. I ratios prudenziali al 31 dicembre 2014 tengono, pertanto, conto delle rettifiche previste dalle disposizioni transitorie per il 2014. L’adeguatezza patrimoniale, uno dei principali obiettivi strategici del Gruppo, è oggetto di costante monitoraggio da parte della Capogruppo sia nelle fasi di rendicontazione degli andamenti gestionali sia nell’ambito del processo di Budget annuale sia in quello di Pianificazione sia nell’ambito del Risk Appetite Framework. Di conseguenza, sono costantemente svolte analisi prospettiche e verifiche consuntive atte al mantenimento di un’adeguata eccedenza patrimoniale che, oltre al rispetto dei requisiti patrimoniali minimi, assicuri adeguati margini di crescita. Il Gruppo Veneto Banca impronta la propria operatività – ordinaria e straordinaria – a criteri di prudenza, limitando il più possibile l’esposizione al rischio, in conformità sia all’esigenza di stabilità nell’esercizio dell’attività bancaria che all’attitudine al rischio dei soci e allo spirito mutualistico/cooperativistico dell’Istituto. Allo scopo di proteggere la solidità finanziaria e la reputazione del Gruppo rispetto a eventi indesiderati, il Gruppo Veneto Banca si è dotato di strutture organizzative, di processi, di risorse – umane e tecnologiche – e di competenze in grado di assicurare l’individuazione, il controllo e la gestione di tutti i rischi correlati alla sua operatività tipica. In particolare, va segnalato come l’intero processo sia presieduto e coordinato dalla Capogruppo Veneto Banca, dove risiedono i soggetti e le strutture preposti a monitorare e gestire i diversi rischi. In tale processo, che si snoda tra diversi livelli della struttura organizzativa, il ruolo fondamentale è svolto dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, al quale spetta la definizione degli orientamenti e degli indirizzi strategici relativamente all’assunzione dei rischi, nonché l’approvazione dei limiti strategici ed operativi e le relative linee guida. Su queste tematiche, a supporto del Consiglio di Amministrazione e dell’Amministratore Delegato, con riguardo ai poteri a questo conferiti, opera il Comitato Rischi di Gruppo, il cui ruolo e responsabilità sono esplicitati e formalizzati in apposito Regolamento. In particolare, il Comitato Rischi di Gruppo assiste l’Amministratore Delegato e il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo nella formulazione delle strategie e delle politiche di rischio, fornendo gli strumenti e le informazioni necessarie per una consapevole capacità decisionale. A questo Comitato è assegnato l’obiettivo di proporre le azioni per ottimizzare l’utilizzo del capitale del Gruppo e delle singole Società, mantenendo la propensione al rischio dell’azienda nell’ambito dei limiti stabiliti dal Consiglio di Amministrazione e recepiti dagli Organi di governo delle singole Società. Il processo di valutazione dell’adeguatezza del capitale economico rispetto ai rischi assunti è stato da sempre centrale nell’ambito delle strategie e delle attività di governo del rischio, in ottica sia attuale sia prospettica. La coerenza di tale processo con i processi di programmazione annuale e pianificazione strategica è assicurata, oltre che dalla contestualità di elaborazione del budget, del piano triennale, del RAF e del piano patrimoniale, anche dall’utilizzo di metodologie e criteri di misurazione omogenei tra il dato a consuntivo e quello prospettico. A questa coerenza di base fa, quindi, seguito la sistematica verifica, nell’ambito delle periodiche attività 60 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 di rendicontazione, del rispetto dei target gestionali di adeguatezza patrimoniale e dei ratios regolamentari, consentendo, sulla base dell’analisi degli eventuali scostamenti tra i dati consuntivi e i dati attesi, la definizione delle opportune azioni correttive delle dinamiche in corso. In conformità a quanto previsto dalle vigenti disposizioni di vigilanza prudenziale, il processo è stato formalizzato e regolamentato con una specifica normativa ICAAP interna, volta a definire le metodologie di valutazione, le regole e i limiti operativi per la gestione dei rischi rilevanti, nonché le modalità di rappresentazione e comunicazione delle evidenze risultanti dall’attività di rendicontazione e monitoraggio rischi periodico. In estrema sintesi, l’ICAAP in Veneto Banca si articola in: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. mappatura dei rischi rilevanti degli strumenti di gestione e misurazione, ovvero l’individuazione dei rischi rilevanti cui la Banca è esposta sulla base della propria operatività e delle aree di business presidiate; Capitale Interno Complessivo attuale, ovvero il calcolo del Capitale Interno attuale, ottenuto per sommatoria (building block) del Capitale Interno assorbito dai diversi rischi rilevanti quantificati; Capitale Interno Complessivo prospettico ovvero il calcolo del Capitale Interno prospettico, ottenuto per sommatoria (building block) del Capitale Interno assorbito dai diversi rischi rilevanti quantificati in condizioni prospettiche coerente con l’evoluzione attesa dell’operatività della Banca definita nell’ambito dei processi di pianificazione strategica, budget e RAF; Capitale Complessivo, ovvero la definizione della composizione della dotazione patrimoniale funzionale alla copertura dei rischi rilevanti e la sua riconciliazione con il Common Equity Tier 1 e il Total Capital in ottica I Pilastro e la sua riconciliazione con AFR (Available Financial Resources) Total in ottica II Pilastro sia in condizioni attuali sia in condizioni prospettiche coerenti con l’evoluzione attesa dell’operatività della Banca definita nell’ambito dei processi di pianificazione strategica, budget e RAF; stress test, ovvero lo sviluppo delle analisi di sensitività rispetto ad ipotesi di variazione di variabili rilevanti, volte a valutare la vulnerabilità del Gruppo rispetto ai diversi rischi ad eventi eccezionali ma plausibili al fine di calcolare Capitale Interno Complessivo attuale e prospettico stressati e Capitale Complessivo attuale e prospettico stressati; adeguatezza patrimoniale, ovvero la verifica della congruità della dotazione patrimoniale disponibile (Capitale Complessivo) rispetto al Capitale Interno Complessivamente assorbito dai rischi rilevanti assunti; predisposizione e invio del resoconto ICAAP annuale che, previa approvazione da parte del Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, è trasmesso all’Autorità di Vigilanza. E’ altresì importante evidenziare le forti interconnessioni dell’ICAAP con altri fondamentali processi gestionali interni: 1. 2. 3. 4. 5. monitoraggio degli indicatori di rischio, con il conseguente aggiornamento del reporting periodico sull’andamento dell’esposizione ai diversi rischi rilevanti; Definizione della propensione al Rischio del Gruppo, ovvero all’ammontare massimo di Capitale che il Gruppo è disposto a mettere a rischio, oltre alla definizione di opportune soglie e limiti (RAF); piano triennale, ovvero l’elaborazione delle linee strategiche di medio periodo del Gruppo che devono essere coerenti con il Risk Appetite Framework approvato dal Consiglio di Amministrazione; il processo deve tenere in considerazione gli effetti, dal punto di vista della dotazione patrimoniale, delle strategie delineate e portare alla formazione di un piano patrimoniale, allineato anche sotto il profilo dell’orizzonte temporale; predisposizione delle informazioni oggetto di segnalazione periodica ed invio secondo le modalità tecniche definite, le aggregazioni, le tempistiche disposte dalle autorità richiedenti; Validazione dei Sistemi di misurazione e Gestione del Rischio. 61 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 INFORMATIVA QUANTITATIVA (REQUISITI PATRIMONIALI E COEFFICIENTI DI VIGILANZA) Nella tavola che segue vengono rappresentati gli assorbimenti patrimoniali a fronte dei rischi di credito e controparte, di mercato e operativi, nonché i valori assunti dai coefficienti patrimoniali riferiti al capitale primario di classe 1 (CET1), del patrimonio di base (Tier 1 ratio) e a quello complessivo (Total capital ratio). Requisito patrimoniale Per rischio di credito Per rischio di controparte RISCHIO DI CREDITO E DI CONTROPARTE Metodologia standard Esposizioni verso amministrazioni e banche centrali Esposizioni verso organismi del settore pubblico Esposizioni verso amministrazioni regionali o autorità locali Esposizioni verso banche multilaterali di sviluppo Esposizioni verso organizzazioni internazionali Esposizioni verso intermediari vigilati Esposizioni verso imprese ed altri soggetti Esposizioni al dettaglio Esposizioni sotto forma di obbligazioni bancarie garantite Esposizioni garantite da immobili Esposizioni verso organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR) Esposizioni in stato di default Esposizioni appartenenti a categorie ad alto rischio per fini regolamentari Esposizioni in strumenti di capitale Altre esposizioni Esposizioni verso cartolarizzazioni TOTALE RISCHIO DI CREDITO E DI CONTROPARTE RISCHI DI AGGIUSTAMENTO DELLA VALUTAZIONE DEL CREDITO 78.282 518 312 78.282 518 312 39.452 654.092 218.380 866 232.299 34.830 642.534 218.167 866 232.299 4.622 11.558 213 22.805 21.344 1.461 366.416 364.367 2.049 1.030 1.030 48.540 80.512 25.239 1.768.744 48.540 80.512 25.239 1.748.841 19.903 7.872 RISCHIO DI REGOLAMENTO RISCHIO DI MERCATO Metodologia standardizzata Rischio di posizione Rischio di cambio Rischio di posizione in merci TOTALE RISCHI DI MERCATO 27.750 7.029 34.780 RISCHIO DI CONCENTRAZIONE RISCHIO OPERATIVO Metodo Base TOTALE RISCHI OPERATIVI 157.168 157.168 ALTRI REQUISITI REQUISITO PATRIMONIALE COMPLESSIVO 1.968.564 COEFFICIENTI PATRIMONIALI CET1 Ratio (Capitale Primario di Classe 1 / Attività di rischio ponderate) Tier 1 Capital Ratio (Capitale di Classe 1 / Attività di rischio ponderate) Total Capital Ratio (Totale Fondi Propri / Attività di rischio ponderate) Fonte: Base Segnaletica 1 - Voci 34300-34314 (dettaglio attività ponderate*8%), voce 34324.08/14/20 (ratios) 9,56% 9,56% 10,33% 62 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 SEZIONE 5 – RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI GENERALI INFORMATIVA QUALITATIVA Per la classificazione delle esposizioni deteriorate nelle diverse categorie di rischio (sofferenze, incagli, esposizioni ristrutturate ed esposizioni scadute), la Banca fa riferimento alla normativa emanata in materia dalla Banca d’Italia. La classificazione viene effettuata dalle strutture operative in autonomia o previo parere/disposizione delle funzioni specialistiche periferiche e centrali preposte al controllo ed al recupero dei crediti, ad eccezione dei crediti scaduti e/o sconfinanti da oltre 90 giorni per i quali la rilevazione avviene mediante l’utilizzo di procedure automatizzate. Detti crediti deteriorati sono oggetto di un processo di valutazione analitica a prescindere dagli importi per quanto riguarda le posizioni in sofferenza e ristrutturate, mentre le partite incagliate vengono valutate analiticamente a partire da quelle superiori a Euro 50.000,00. Le posizioni incagliate al di sotto di questa soglia vengono sottoposte ad una valutazione collettiva. Le esposizioni scadute e/o sconfinate da oltre 90 giorni sono oggetto di valutazione analitica se superiori ad Euro 250 mila, altrimenti sono valutate collettivamente. L’ammontare della rettifica di valore di ciascun credito è pari alla differenza tra il valore di bilancio dello stesso al momento della valutazione (costo ammortizzato) ed il valore attuale dei previsti flussi di cassa futuri, calcolato applicando il tasso di interesse effettivo originario. Per tutte le posizioni a tasso fisso il tasso così determinato è mantenuto costante anche negli esercizi seguenti. Nei casi in cui il tasso di interesse originario di un’attività finanziaria oggetto di attualizzazione non sia reperibile, oppure il suo reperimento sia eccessivamente oneroso, si applica il tasso medio rilevato sulle posizioni aventi caratteristiche simili. Alle posizioni a tasso variabile per le quali sia intervenuta nel periodo una variazione nei saggi dovuta al parametro di riferimento, si applica il nuovo saggio rilevato sulle stesse alla data di valutazione. I flussi di cassa previsti tengono conto dei tempi di recupero attesi, del presumibile valore di realizzo delle eventuali garanzie che assistono le posizioni, nonché dei costi che si ritiene verranno sostenuti per il recupero dell’esposizione creditizia. I flussi di cassa relativi a crediti il cui recupero è previsto entro breve durata non vengono attualizzati, in quanto il fattore finanziario non risulta significativo. In particolare, relativamente ai crediti in sofferenza per determinare la modalità di calcolo del valore di recupero tutte le posizioni sono sottoposte ad una valutazione analitica con identificazione di una previsione di recupero oggetto di attualizzazione in base alla stima dei tempi medi di recupero, determinati dalle competenti funzioni aziendali. Le posizioni incagliate superiori ad Euro 50.000,00 vengono valutate analiticamente identificando una previsione di recupero oggetto di attualizzazione determinata sulla base di tempi effettivi di recupero stimati dalle competenti funzioni aziendali. Le posizioni con esposizione inferiore al limite suddetto e quelle di importo superiore per le quali non si è ravvisato un rischio di credito specifico sono oggetto di svalutazione collettiva applicando analiticamente percentuali determinate in modo forfettario su basi storico/statistiche. I crediti ristrutturati rappresentano le esposizioni nei confronti di controparti con le quali sono stati conclusi accordi che prevedono la concessione di una moratoria al pagamento del debito e la contemporanea rinegoziazione delle condizioni a tassi inferiori a quelli di mercato. Eventuali sacrifici in linea capitale sono valutati analiticamente, ricomprendendo nelle svalutazioni l’onere attualizzato riveniente dall’eventuale rinegoziazione del tasso a condizioni inferiori al tasso contrattuale originario. I crediti scaduti e/o sconfinati da oltre 90 giorni sono oggetto di valutazione analitica se superiori ad Euro 250 mila; quelli inferiori ai 250 mila sono svalutati forfetariamente applicando analiticamente percentuali determinate in modo forfettario su basi storico/statistiche. I crediti per i quali non sono state individuate singolarmente evidenze oggettive di perdita e cioè di norma i crediti in bonis, ivi inclusi quelli verso controparti residenti in paesi a rischio, sono sottoposti alla valutazione di una perdita di valore collettiva, sulla base di una metodologia che integra i parametri del modello di calcolo previsti dalle disposizioni di vigilanza Basilea III, rappresentati dalla “probabilità di insolvenza” (PD probabilità di default) e di “perdita in caso di insolvenza” (LGD loss given default), con quelli dei principi contabili internazionali. Questi ultimi, infatti, escludono le perdite su crediti attese, ma non ancora verificate, ma considerano, viceversa, quelle già sostenute benché non ancora manifestate alla data di valutazione, sulla base di esperienze storiche di perdite per attività con caratteristiche di rischio di credito simili a quelle considerate. Il parametro che esprime, per le diverse categorie di esposizioni omogenee, il ritardo medio che intercorre tra il deterioramento delle condizioni finanziarie di un debitore e la sua classificazione tra le esposizioni deteriorate è l’”intervallo di conferma della perdita” (loss confirmation period). La valutazione collettiva viene quindi determinata come prodotto tra i fattori di rischio utilizzati ai fini dei requisiti di Basilea III (che hanno un orizzonte temporale di un anno) ed i citati intervalli di conferma della perdita, espressi in frazione di anno e diversificati per classi di attività in funzione delle caratteristiche e del livello di sviluppo dei processi creditizi. Qualora non si abbiano a disposizione i predetti indicatori, si utilizzano valori stimati e forfettari desunti da serie storiche interne e da studi di settore. Tale valutazione avviene per categorie di crediti omogenee con caratteristiche simili in termini di rischio di credito e le relative percentuali di perdita sono stimate tenendo conto di serie storiche, che 63 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 consentono di stimare il valore della perdita latente in ciascuna categoria di crediti. Il tasso effettivo originario di ciascun credito rimane invariato nel tempo ancorché sia intervenuta una ristrutturazione del rapporto che abbia comportato la variazione del tasso contrattuale ed anche qualora il rapporto divenga, nella pratica, infruttifero di interessi contrattuali. La rettifica di valore è iscritta a conto economico. Il valore originario dei crediti viene ripristinato negli esercizi successivi nella misura in cui vengano meno i motivi che ne hanno determinato la rettifica purché tale valutazione sia oggettivamente collegabile ad un evento verificatosi successivamente alla rettifica stessa. La ripresa di valore è iscritta nel conto economico, e non può in ogni caso superare il costo ammortizzato che il credito avrebbe avuto in assenza di precedenti rettifiche. Tra le riprese di valore sono inoltre ricompresi gli effetti positivi connessi al rientro dell’effetto attualizzazione derivante dalla progressiva riduzione del tempo stimato di recupero del credito svalutato. Ad ogni data di chiusura del bilancio e delle situazioni infrannuali, le eventuali rettifiche aggiuntive o riprese di valore vengono ricalcolate in modo differenziale con riferimento all’intero portafoglio di crediti in bonis alla stessa data. Comprehensive Assessment e Asset Quality Review Ad esito dell’Asset Quality Review la Banca si è attivata per analizzare puntualmente i risultati dell’AQR e tradurre gli stessi in azioni, processi e adeguamenti di policy interne destinati a riflettere anche contabilmente gli esiti prudenziali derivanti dal comprehensive assessment. Sono stati quindi decisi una serie di interventi sui processi di classificazione e valutazione del credito ordinariamente applicati, adottando nell'ambito dei diversi approcci relativi ai processi di stima consentiti dai principi contabili di riferimento, policy, modelli e parametri valutativi in parte diversi da quelli utilizzati anteriormente alla redazione del bilancio al 31 dicembre 2014. In adesione a quanto auspicato da BCE, le modifiche introdotte sono state orientate ad eliminare per quanto possibile l’entità del disallineamento esistente tra le valutazioni effettuate ai fini di bilancio e le cosiddette “ECB thresholds”. I cambiamenti introdotti, unitamente alle usuali revisioni delle stime riguardanti le prevedibili perdite su crediti alla luce delle più aggiornate informazioni resesi disponibili, hanno comportato la rilevazione, nella seconda parte dell’esercizio 2014, di rettifiche nette di valore su crediti che, unitamente alla rilevazione delle rettifiche su avviamenti ed altre attività, hanno generato un risultato negativo d’esercizio pari ad Euro 968,4 milioni. In contropartita si è ottenuto un sensibile miglioramento degli indici di copertura dell’intero aggregato dei crediti deteriorati, nonché un deciso aumento anche del coverage ratio per le esposizioni in bonis. Le modifiche introdotte nei processi di valutazione, sia a livello di policy, che di modelli, che di parametri valutativi, sono state sicuramente influenzate dall’analisi dei risultati dell’AQR. Va tuttavia evidenziato che esse sono state decise ed applicate in conformità a quanto previsto dal principio contabile di riferimento (IAS 39) il quale prevede che informazioni, dati, modelli valutativi, parametri, stime e ipotesi posti a fondamento dei processi valutativi debbano comunque essere rivisti al fine di meglio riflettere le condizioni correnti alla data di valutazione, tenuto conto del contesto esterno e interno, nonché di tutti i relativi cambiamenti intervenuti nel corso del 2014. Va inoltre evidenziato che tali modifiche sono state introdotte come conseguenza di scelte gestionali aventi anche finalità diverse dall’orientamento all’eliminazione del disallineamento esistente tra le valutazioni effettuate ai fini di bilancio e le “ECB thresholds”. Si evidenzia peraltro che gli interventi nelle policy, nei modelli e nei parametri valutativi si sono naturalmente sovrapposti al fisiologico processo di revisione delle stime di perdita basato sulle nuove informazioni acquisite alla data di redazione del bilancio 2014 (notizie riguardanti lo stato del debitore, avvio di procedure concorsuali, aggiornamenti delle perizie riguardanti le garanzie, evoluzione dei processi di ristrutturazione dei crediti avviati, ecc...). Quindi, con specifico riferimento alle valutazioni di tipo analitico, l’effetto derivante è il risultato dell’applicazione congiunta del cambiamento di stima imputabile alle modifiche introdotte in policy e nei parametri e della quota parte imputabile alle nuove informazioni resesi disponibili. Gli impatti sui conti e sulle policy contabili del Gruppo che si sono avuti, possono essere dettagliatamente così rappresentati: • con riferimento agli esiti dell’analisi campionaria delle posizioni di credito (Credit File Review – CFR): o Euro 276,2 milioni di rettifiche di valore emerse dall’AQR, a fronte delle quali il Gruppo Veneto Banca ha contabilizzato Euro 264 milioni di rettifiche al 31 dicembre 2014 sulle posizioni di credito campionate; o le motivazioni circa le differenze tra le rettifiche di valore emerse dall’AQR e quelle contabilizzate dal Gruppo al 31 dicembre 2014 sono dovute principalmente a posizioni rimborsate post-AQR o rientrate in bonis ovvero oggetto di comprovati miglioramenti che hanno ripristinato condizioni di «normalità» della posizione o di accordi di ristrutturazione del debito sul ceto bancario sottoscritti post–AQR. • con riferimento agli esiti della proiezione statistica dei risultati della CFR (Projection of Findings 64 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 – PF), quantificati da BCE in complessivi Euro 114,3 milioni, per effetto delle intervenute modifiche alle policy interne, alle procedure ed ai parametri utilizzati nella valutazione degli asset creditizi, ancorché non sia possibile per i motivi sopra illustrati una puntuale riconciliazione con l’aggiustamento riportato dalla BCE nelle risultanze quantitative dell’AQR, si ritiene di poter ragionevolmente affermare che l’intero disallineamento sia stato assorbito dall’ammontare delle rettifiche di valore su crediti (circa Euro 119 milioni) addebitate al conto economico 2014 considerata la crescita anno su anno degli accantonamenti riconducibili al perimetro “Projection”; • con riferimento agli esiti dell’analisi delle rettifiche “di portafoglio” - sia per il bonis che per i crediti dubbi - (Collective provision analysis – CPA), quantificati da BCE in complessivi Euro 180,6 milioni sulla base dell’utilizzo del challenger model avente in prevalenza finalità di valutazione del rischio su basi statistiche - e quindi difficilmente riconciliabile in modo puntuale con i modelli ed i parametri specifici interni – si può ragionevolmente affermare che gli interventi di revisione dei parametri di rischio utilizzati nella valutazione delle rettifiche forfetarie e di adeguamento delle policy hanno portato ad un adeguamento degli accantonamenti riferiti agli asset class rientranti nel perimetro AQR di Euro 182,6 milioni, di poco superiore al totale rilevato. Riguardo alle revisioni delle politiche, delle procedure e delle prassi contabili ovvero dei parametri dei modelli utilizzati nella valutazione degli asset di bilancio, si segnala che le stesse - fatta eccezione per le indicazioni circa l’utilizzo di parametri maggiormente prudenziali ai fini delle svalutazioni dei crediti, di cui si è detto sopra – non hanno prodotto impatti contabili significativi sul bilancio 2014. Per il superamento delle citate evidenze sono comunque state poste in essere delle apposite remedial actions, talune già concluse ed altre che, nel rispetto dei tempi indicati da BCE, porteranno ad allineare le diverse politiche e procedure del Gruppo alle migliori prassi operative. Più in dettaglio: Collective provisioning Le osservazioni qualitative sviluppate dalla BCE riguardano i parametri “Probability of Default” (PD), “Loss Given Default” (LGD) e “Loss Confirmation Period” (LCP) utilizzati nell’ambito del modello di valutazione collettiva dei crediti in bonis. In pratica l’Organo di Vigilanza ha invitato la banca ad applicare parametri valutativi più aggiornati che riflettano maggiormente la parte più importante dell'attuale crisi macro-economica. Come già evidenziato in precedenza, ai fini della redazione del bilancio al 31 dicembre 2014, si è quindi proceduto all’introduzione dei necessari affinamenti al fine di rendere più “point in time” i citati parametri, in particolare attraverso la rideterminazione sia della LGD che della LCP. Per quanto riguarda invece la rivisitazione del modello di determinazione della PD, trattandosi di attività che richiede un certo lasso di tempo - e la cui conclusione può essere indicata per dicembre 2015 - nelle more di disporre di oggettivi e validi dati utilizzabili, la Direzione Rischi ha proceduto alla determinazione di nuove PD, simulandone l’impatto in laboratorio. Considerati quindi i vincoli della procedura informatica, che prevede input a livello maggiormente aggregato rispetto a quelli utilizzati per la simulazione delle PD di cui sopra, si è quindi provveduto ad un peggioramento delle vecchie PD utilizzate in input che permettesse comunque di raggiungere il medesimo risultato simulato. Per poter ottenere complessivamente il medesimo fondo di copertura, il peggioramento è stato mediamente nell’ordine del 25% e tale prassi è stata applicata a tutte le posizioni creditizie in essere alla data del 31 dicembre 2014. Tale prassi è stata ritenuta compatibile con le date di chiusura del bilancio 2014 e soprattutto compliant con i vigenti principi contabili. Gli interventi qui descritti hanno peraltro contribuito ad un sensibile innalzamento della copertura dei crediti in bonis, portando la stessa dallo 0,48% di fine 2013 allo 0,79% di fine 2014. Policies processes and accounting review – NPE definition, NPL policy e forborne loans La BCE ha invitato la Banca a verificare che i propri processi di monitoraggio del credito siano in grado di garantire una tempestiva classificazione dei crediti nella categoria dei deteriorati e conseguenti adeguate valutazioni dei medesimi, in particolare con riferimento alla valutazione delle garanzie sottostanti, formalizzando il tutto mediante la rivisitazione delle apposite policy. Inoltre ha invitato la Banca a formalizzare anche una policy e implementare processi che garantiscano la corretta identificazione e gestione dei cosiddetti “forborne loans” in coerenza con quanto previsto dalla definizione fornita dall’EBA nel proprio Implementing Technical Standard (ITS) ,pubblicato in bozza il 21 ottobre 2013 e definitivamente approvato dalla Commissione Europea il 9 gennaio 2015. Prima ancora dell’invito espresso rivolto dalla BCE, il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, nella riunione del 17 giugno 2014, aveva approvato la nuova “Policy di Gestione del Credito Problematico”, efficace per le banche rete e le società prodotto operanti nell’ambito del perimetro Italia e, successivamente, nella seduta del 16 dicembre 2014, ha approvato l’estensione della stessa policy all’intero Gruppo, comprese le Banche Estere, concretizzando così la completa omogeneizzazione delle definizioni e dei criteri di classificazione delle posizioni deteriorate. La “Policy di Gestione del Credito Problematico”, oltre alla regolamentazione delle possibili classificazioni e definizioni di “credito deteriorato”, in linea con le disposizioni in materia emanate dalla Vigilanza, regolamenta i criteri e le modalità di determinazione delle previsioni di perdita, nonché i principi e gli 65 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 indirizzi gestionali in tema di recupero del credito. Si sottolinea al riguardo che detta policy, introduce limiti temporali di “permanenza” nel medesimo status delle posizioni classificate, fissando puntuali e dettagliati criteri e modalità per l’eventuale proroga degli stessi da parte di adeguati livelli decisionali. Ad integrazione di quanto contenuto nelle vigenti disposizioni di Vigilanza (cfr. Circ. Banca d’Italia n. 272/2008), la policy indica criteri specifici per la individuazione della situazione di “temporanea difficoltà” ed introduce l’obbligo di valutazione, ai fini della classificazione della posizione ad incaglio, al manifestarsi di specifici “trigger” automaticamente rilevati dai sistemi applicativi di sorveglianza sistematica ovvero al verificarsi di determinate condizioni. Lo stesso Consiglio di Amministrazione, inoltre, in data 24 settembre 2014 e con riferimento al “Programma Crediti” che prevedeva una rivisitazione delle disposizioni normative in materia creditizia, ha approvato il nuovo Regolamento Crediti, istituendo specifici compendi normativi (cc.dd. Titoli), ciascuno dei quali dedicato ad una specifica fase del processo del credito. In particolare, con riferimento al Titolo IV – Monitoraggio e Sorveglianza Sistematica, facendo esplicito richiamo alle disposizioni EBA, le vigenti disposizioni interne introducono e disciplinano la definizione di misure di forbearance, la distinzione tra “forbone performing” e “forborne non performing”, declinando le caratteristiche a fronte delle quali una nuova concessione possa essere intesa come misura di forbearance, nonché le condizioni ed i presupposti in relazione ai quali si intende soddisfatta la condizione di “difficoltà finanziaria”. Dette disposizioni definiscono, altresì, condizioni e tempi limite di permanenza (c.d. probation period), trascorsi i quali, in assenza di ulteriori nuove misure di forbereance o di sconfinamenti, la posizione possa tornare ad essere considerata in “bonis”. Parallelamente all’introduzione delle citate nuove disposizioni normative in materia di forborne exposure nell’ambito del Regolamento Crediti, la Banca, in coerenza con le linee di intervento individuate dal Programma Crediti, ha completato nel 2014 le attività di implementazione informatica delle procedure operative per l’identificazione e tracciatura automatizzata delle nuove misure di forbearance, abilitando processi di monitoraggio automatizzati riguardo a tempi limite di permanenza coerenti con le disposizioni regolamentari o classificazioni “automatiche” a status di maggiore rischiosità. Policies processes and accounting review – credit file review La BCE ha invitato la Banca a migliorare i propri sistemi IT per garantire una migliore capacità di gestione dei dati ed una più appropriato segmentazione dei propri debitori. Su questo fronte, Veneto Banca aveva già avviato, nel corso degli ultimi mesi del 2013, una vasta e complessa attività progettuale volta a internalizzare i “sistemi di sintesi” mediante la realizzazione di un datawarehouse aziendale, destinato a costituire il nucleo informativo di base per la creazione di strumenti di analisi e di reporting. Data la complessità progettuale dovuta, da un lato, alle intrinseche peculiarità che la caratterizzano e, dall’altro, al vasto perimetro di applicazione, che prevede l’integrazione di entità con sistemi informativi differenti e con alcune componenti estere, è stato stilato un piano di lavoro articolato su un orizzonte temporale di nove mesi che si ritiene possa realizzarsi, secondo un preciso ordine di priorità, entro il 30 settembre 2015. Policies processes and accounting review – Classification of financial instruments and Credit Value Adjustment (CVA) La BCE ha invitato la Banca a rivedere la propria policy di determinazione del fair value (policy di fair value measurement) con maggiori dettagli circa le modalità di classificazione degli strumenti finanziari nei diversi livelli di fair value previsti dall’IFRS 13 e le attività di monitoraggio periodico, includendo anche le linee generali di applicazione del Credit Value Adjustment (CVA) e le modalità di determinazione dell’aggiustamento. La revisione tecnica della policy è in corso di completamento e la stessa sarà sottoposta all’approvazione Consiglio di Amministrazione di Veneto Banca entro la fine del mese di aprile. Non si intravvedono al momento impatti economici significativi conseguenti a tale adozione rispetto a quanto finora utilizzato. Policies processes and accounting review - investment in subsidiaries and associates Il Gruppo Veneto Banca ha valutato le proprie partecipazioni in società partecipate, collegate e controllate in conformità a quanto previsto dallo IAS 28 purtuttavia BCE ha invitato la Banca a formalizzare le corrette regole già adottate in una specifica policy. Al riguardo si evidenzia che le attività di stesura della policy sono già state concluse e che entro il 31 marzo 2015 le stesse saranno definitivamente approvate. Policies processes and accounting review – provision for legal costs In questo caso la BCE ha invitato la Banca a formalizzare in una specifica policy le regole e prassi valutative già adottate le quali prevedono, come regola generale, la valutazione analitica della singola pratica in funzione degli elementi unici e distintivi che la caratterizzano e, nel continuo, sulla base di riscontri che pervengono anche dall’esterno (legali, consulenti, periti, ecc…). Al riguardo si evidenzia che le attività di stesura della policy sono già state concluse e che entro il 31 marzo 2015 le stesse saranno definitivamente approvate. 66 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 67 Le disposizioni dell’European Banking Authority (EBA) in merito ai criteri di identificazione di Non-Performing Exposures (NPEs) e Forbearance Relativamente alle nuove definizioni di Non-Performing Exposures (NPEs) e Forbearance, contenute negli Implementing Technical Standards (ITS) pubblicati dall’EBA il 21 ottobre 2013, si evidenzia che esse sono sostanzialmente in linea con le definizioni adottate sino ad oggi e, pertanto, non sono attesi impatti materiali sull’aggregato dei crediti deteriorati dalla prima applicazione della nuova normativa. Sul tema si specifica che in data 9 gennaio 2015 la Commissione Europea ha approvato definitivamente la nuova normativa proposta dall’EBA. A seguito di tale provvedimento la Banca d’Italia ha emanato un aggiornamento del proprio corpo normativo che prevede la modifica dell’attuale suddivisione in classi di rischio delle attività finanziarie deteriorate, allo scopo di allinearla alle nuove nozioni comunitarie. Le nuove disposizioni di Banca d’Italia decorrono dal 1° gennaio 2015 e prevedono, in estrema sintesi, la ripartizione delle attività finanziarie deteriorate in tre categorie: ”sofferenze”, “inadempienze probabili” ed “esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate”. Vengono pertanto abrogate le categorie di esposizioni incagliate ed esposizioni ristrutturate, che di fatto confluiscono nelle inadempienze probabili. Viene inoltre istituita la nuova categoria delle “esposizioni oggetto di concessioni – forbearance”, riferita alle esposizioni oggetto di rinegoziazione per difficoltà finanziaria del cliente che, di fatto, costituisce un sotto insieme sia dei crediti deteriorati che di quelli in bonis, in relazione allo stato di rischio dell’esposizione al momento della rinegoziazione. L’applicazione della nuova normativa decorre dal 1° gennaio 2015, pertanto la presente informativa e il Bilancio al 31 dicembre 2014 sono stati redatti utilizzando le definizioni preesistenti. INFORMATIVA QUANTITATIVA Le tabelle che seguono mostrano: - la distribuzione delle attività finanziarie di cassa e fuori bilancio per portafoglio di appartenenza, tipologia di controparte, qualità creditizia, area geografica, settore economico; - la distribuzione delle attività per fasce di vita residua; - la dinamica delle esposizioni deteriorate e delle relative rettifiche di valore. I valori riportati sono quelli rappresentati nell’informativa di bilancio al 31 dicembre 2014 riferiti al gruppo bancario. Si ritiene che i valori di fine periodo siano rappresentativi delle esposizioni al rischio del Gruppo durante il periodo di riferimento. ESPOSIZIONI CREDITIZIE DETERIORATE E IN BONIS: CONSISTENZE, RETTIFICHE DI VALORE, DINAMICA, DISTRIBUZIONE ECONOMICA E TERRITORIALE Distribuzione delle attività finanziarie per portafogli di appartenenza e per qualità creditizia (valori di bilancio) 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. Attività finanziarie detenute per la negoziazione Attività finanziarie disponibili per la vendita Attività finanziarie detenute sino alla scadenza Crediti verso banche Crediti verso clientela Attività finanziarie valutate al fair value Attività finanziare in corso di dismissione Derivati di copertura 6.039 441 5.522 Totale 31/12/2014 Altre Deteriorate Altre attività Altre imprese Esposizioni scadute non deteriorate Esposizioni scadute deteriorate Esposizioni ristrutturate Incagli Portafogli/Qualità Sofferenze Gruppo bancario 142.086 154.088 3.667.476 3.667.476 1.451.928 2.988 1.559.780 103.006 145 446.267 2.243 1.165.871 1.473.960 19.104.936 566 1.479.902 23.831.788 36.197 95.982 4.648 15.292 81.884 2.498.149 200.849 2.933.001 Totale 31/12/2014 1.488.125 1.664.789 108.095 467.226 1.249.998 26.852.396 201.415 32.191.497 Totale 31/12/2013 1.494.446 1.395.004 97.096 406.949 1.452.134 27.735.156 199.326 32.780.111 21.332 21.332 103.910 103.910 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 ESPOSIZIONI CREDITIZIE PER CASSA E FUORI BILANCIO VERSO BANCHE: VALORI LORDI E NETTI Tipologie esposizioni/Valori A. a. b. c. d. e. B. a. b. Esposizioni per cassa Sofferenze Incagli Esposizioni ristrutturate Esposizioni scadute Altre attività Totale A Esposizioni fuori bilancio Deteriorate Altre Totale B Totale (A+B) Esposizione lorda Rettifiche di valore specifiche X X X X 2.988 145 1.912.208 1.915.341 Rettifiche di valore di portafoglio X Esposizione netta 2.988 145 1.912.208 1.915.341 X 373.568 373.568 2.288.909 X 373.568 373.568 2.288.909 ESPOSIZIONI CREDITIZIE PER CASSA E FUORI BILANCIO VERSO CLIENTELA: VALORI LORDI E NETTI Tipologie esposizioni/Valori A. a. b. c. d. e. B. a. b. Esposizioni per cassa Sofferenze Incagli Esposizioni ristrutturate Esposizioni scadute Altre attività Totale A Esposizioni fuori bilancio Deteriorate Altre Totale B Totale (A+B) Esposizione lorda Rettifiche di valore specifiche Rettifiche di valore di portafoglio Esposizione netta 2.852.371 2.170.207 123.154 478.922 26.276.823 31.901.477 1.364.246 514.445 15.500 17.363 X 1.911.554 X X X X 171.091 171.091 1.488.125 1.655.762 107.654 461.559 26.108.732 29.821.832 200.905 1.722.440 1.923.345 33.824.822 2.663 X 2.663 1.914.217 X 4.817 4.817 175.908 200.242 1.717.623 1.917.865 31.739.697 68 DISTRIBUZIONE DELLE ESPOSIZIONI CREDITIZIE PER AREE GEOGRAFICHE SIGNIFICATIVE DISTRIBUZIONE TERRITORIALE DELLE ESPOSIZIONI CREDITIZIE PER CASSA E “FUORI BILANCIO” VERSO BANCHE Italia Esposizioni/ Aree geografiche Esposizione netta A. A.1 A.2 A.3 A.4 A.5 B.1 B.2 B.3 B.4 Rettifiche valore complessive Esposizione netta Rettifiche valore complessive America Esposizione netta Asia Rettifiche valore complessive Resto del mondo Rettifiche valore complessive Esposizione netta Esposizione netta Rettifiche valore complessive 2.988 964.063 967.051 900.655 900.655 35.694 35.694 1.002.745 1.557.399 136.872 136.872 1.037.527 808.340 8.952 8.952 145 6.051 6.196 32.487 32.487 8.952 10.715 3.300 3.300 9.496 6.956 3.138 3.138 35.625 51.844 DISTRIBUZIONE TERRITORIALE DELLE ESPOSIZIONI CREDITIZIE PER CASSA E “FUORI BILANCIO” VERSO CLIENTELA Italia Esposizioni/ Aree geografiche Esposizione netta A. A.1 A.2 A.3 A.4 A.5 B. B.1 B.2 B.3 B.4 Esposizioni per cassa Sofferenze Incagli Esposizioni ristrutturate Esposizioni scadute Altre esposizioni Totale (A) Esposizione “fuori bilancio” Sofferenze Incagli Altre attività deteriorate Altre esposizioni Totale (B) Totale 31/12/2014 (A+B) Totale 31/12/2013 Altri paesi Europei Rettifiche valore complessive Esposizione netta Rettifiche valore complessive America Esposizione netta Asia Rettifiche valore complessive Esposizione netta Resto del mondo Rettifiche valore complessive Esposizione netta Rettifiche valore complessive 9.102 4.243 27 231 1.969 15.572 15.572 25.276 1.327.243 1.546.567 90.164 435.883 24.780.117 28.179.974 1.228.657 475.191 14.245 16.311 159.673 1.894.077 149.863 94.946 17.355 21.524 1.050.263 1.333.951 126.238 34.732 1.228 766 9.336 172.300 241 536 249 241 16 38 554 28.372 29.703 55 55 600 7.778 7.794 58 96 10.778 13.697 135 3.598 242.202 270.410 12.420 88.658 98.924 1.596.627 1.796.629 29.976.603 30.578.642 2.605 58 4.811 7.474 1.901.551 1.472.328 47 193 59.656 59.896 1.393.847 1.508.799 6 6 172.306 116.892 5.492 5.492 35.195 25.162 600 373 7.794 1.133 96 3 28.136 28.136 298.546 269.164 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 B. Esposizioni per cassa Sofferenze Incagli Esposizioni ristrutturate Esposizioni scadute Altre esposizioni Totale (A) Esposizione “fuori bilancio” Sofferenze Incagli Altre attività deteriorate Altre esposizioni Totale (B) Totale 31/12/2014 (A+B) Totale 31/12/2013 Altri paesi Europei 69 70 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 DISTRIBUZIONE E CONCENTRAZIONE DELLE ESPOSIZIONI CREDITIZIE DISTRIBUZIONE SETTORIALE DELLE ESPOSIZIONI CREDITIZIE PER CASSA E “FUORI BILANCIO” VERSO CLIENTELA A. A.1 A.2 A.3 A.4 A.5 B. B.1 B.2 B.3 B.4 Esposizioni per cassa Sofferenze Incagli Esposizioni ristrutturate Esposizioni scadute Altre esposizioni Totale A Esposizioni “fuori bilancio” Sofferenze Incagli Altre attività deteriorate Altre esposizioni Totale B X X X X 4.500.966 4.500.966 61.312 61.312 X X 843 43.884 44.727 8 X 8 X X X 3 3 386 386 X 8 Totale 31/12/2014 (A+B) 4.562.278 3 45.113 Totale 31/12/2013 4.031.538 1 74.278 Rettifiche valore di portafoglio Rettifiche valore specifiche Esposizione netta Società finanziarie Rettifiche valore di portafoglio Rettifiche valore specifiche Rettifiche valore di portafoglio Esposizione netta Altri enti pubblici Rettifiche valore specifiche Esposizioni/ Controparti Esposizione netta Governi X X X X 149 149 20.351 44.599 11.006 11.377 2.059.857 2.147.190 53.948 20.845 6.153 191 X 81.137 X X X X 13.538 13.538 X X X 2 2 1.356 12.138 117.313 130.807 264 X 264 X X X 402 402 151 2.277.997 81.401 13.940 132 1.936.530 12.362 3.352 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 X X X X 143.140 143.140 272.595 364.602 1.574 159.479 7.594.978 8.393.228 147.685 71.690 1 3.809 X 223.185 X X X X 14.264 14.264 X X X 11 11 12.419 61.874 72.821 1.263.039 1.410.153 2.262 56 X 2.318 X X X 4.079 4.079 1 25.475 14.158 246.010 285.644 80 1 X 81 X X X 320 320 29.459 11 16.118.267 1.609.542 147.219 8.678.872 223.266 14.584 17.486 4 17.492.506 1.306.150 100.020 8.830.561 182.503 10.349 1.852 1.852 X Rettifiche valore di portafoglio 1.162.613 421.910 9.346 13.355 X 1.607.224 X Rettifiche valore specifiche 1.195.179 1.246.561 95.074 289.857 11.881.443 14.708.114 Rettifiche valore di portafoglio Rettifiche valore di portafoglio Esposizione netta Altri soggetti Rettifiche valore specifiche Esposizione netta Imprese non finanziarie X X X X 3 27.604 27.607 Rettifiche valore specifiche Esposizione netta Società di assicurazione 71 DISTRIBUZIONE DEL PORTAFOGLIO PER VITA RESIDUA CONTRATTUALE Voci/Scaglioni temporali 47.927 106.595 5.191.269 1.100.272 4.090.997 13.007.732 999 120.981 22.307 98.674 960.642 197.289 90 197.199 287.390 1.202.295 37.951 1.164.344 1.015.635 12.886.156 167.200 202.316 554.690 1.028.982 990.560 726.761 357.163 29.358 16.943.186 444.224 12.441.932 19.618 101.958 7.264 159.936 13.988 779.454 41.357 160.959 8.882 76.192 967 553.723 343.396 117.549 237.303 791.679 635.940 926.929 92.086 898.474 848.567 437.774 74.449 652.312 2.245.703 8.318 348.845 6.871.984 1.372.773 12.661 16.697 652.868 103.956 918.629 16.024.557 11.640.946 3.916.585 742.141 538.740 208.701 1.714.501 3.244.249 2.166.915 1.399.208 684.427 560.549 11.259.431 415.837 208.408 1.713.032 3.086.039 1.929.762 1.026.332 478.769 9.491 8.867.670 181.215 234.622 104.002 104.406 856.314 856.718 1.547.102 1.538.937 990.350 939.412 504.085 522.247 236.990 241.779 7.650 1.841 4.427.708 4.439.962 5.345.791 Da oltre 1 giorno a 7 giorni 122.035 55 Da oltre 7 giorni a 15 giorni 199.551 688 1.574 Da oltre 15 giorni a 1 mese 1.215.241 620 12.326 Da oltre 3 mesi fino a 6 mesi 1.513.341 85.339 31.452 Da oltre 6 mesi fino a 1 anno 2.499.983 312.943 108.402 Da oltre 1 anno fino a 5 anni 10.937.759 2.687.262 338.506 1.396.550 269.029 1.127.521 2.276.901 2.078.638 2.244 2.076.394 2.972.464 7.911.991 1.443 7.910.548 8.601.920 7.445.580 248 7.445.332 786.182 Oltre 5 anni 8.761.785 1.167.003 149.202 Durata indeterminata 127.525 8.587 118.938 118.938 Totale 32.320.746 4.255.684 708.994 199.414 27.157.654 1.580.232 25.577.422 32.500.717 466.257 39.227 187 25.043 59.597 100.868 691.179 120.452 345.805 32.470 6.757 187 12.478 12.565 30.468 29.129 30.655 70.213 226.523 464.656 275.884 83.676 293 1.282 133.167 177.556 272.008 205.658 551.058 1.700.582 1.829 274.055 82 83.594 293 1.282 8.778 124.389 13.161 164.395 43.268 228.740 180.658 25.000 551.058 800.409 900.173 - Posizioni lunghe - Posizioni corte Impegni irrevocabili a erogare fondi - Posizioni lunghe - Posizioni corte Garanzie finanziarie rilasciate Garanzie finanziarie ricevute Derivati creditizi con scambio di capitale - Posizioni lunghe - Posizioni corte Derivati creditizi senza scambio di capitale - Posizioni lunghe - Posizioni corte INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 Attività per cassa Titoli di Stato Altri titoli di debito Quote OICR Finanziamenti - Banche - Clientela Passività per cassa Depositi e conto correnti - Banche - Clientela Titoli di debito Altre passività Operazioni “fuori bilancio” Derivati finanziari con scambio di capitale - Posizioni lunghe - Posizioni corte Derivati finanziari senza scambio di capitale - Posizioni lunghe - Posizioni corte Depositi e finanziamenti da ricevere Da oltre 1 mese fino a 3 mesi 1.597.735 1.774 19.605 83.233 1.494.123 27.710 1.466.413 2.591.851 A vista 72 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 DISTRIBUZIONE PER SETTORE TIPO DI CONTROPARTE DI: ESPOSIZIONI CREDITIZIE DETERIORATE E SCADUTE E RETTIFICHE DI VALORE COMPLESSIVE ESPOSIZIONI CREDITIZIE PER CASSA VERSO CLIENTELA: DINAMICA DELLE ESPOSIZIONI DETERIORATE LORDE Causali/Categorie A. B. B.1 B.2 B.3 C. C.1 C.2 C.3 C.4 C.4.bis C.5 C.6 D. Esposizione lorda iniziale - di cui: esposizioni cedute non cancellate Variazioni in aumento Ingressi da esposizioni creditizie in bonis Trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate Altre variazioni in aumento Variazioni in diminuzione Uscite verso esposizioni creditizie in bonis Cancellazioni Incassi Realizzi per cessioni Perdite da cessione Trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate Altre variazioni in diminuzione Esposizione lorda finale - di cui: esposizioni cedute non cancellate 2.704.564 1.644.332 Esposizioni ristrutturate 107.727 86.772 81.055 543 60.993 530.859 1.273.761 61.091 1.182.279 33.818 591.886 46.095 1.118.434 425.307 536.106 8.158 20.104 71.734 383.053 145.769 747.887 6.838 45.664 43.741 1.126.476 371 147.112 13.325 537.770 198.204 142.974 33.640 4.181 158.428 408 8.562 3.480 253 49.394 4.755 1.224 436.725 18.523 533.203 6.640 2.852.370 1.033 2.170.206 1.774 123.154 1.101 478.922 73.837 119.934 347 73.404 Sofferenze Incagli Esposizioni scadute 423.119 ESPOSIZIONI CREDITIZIE PER CASSA VERSO CLIENTELA: DINAMICA DELLE RETTIFICHE DI VALORE COMPLESSIVE Causali/Categorie A. B. B.1 B.1.bis B.2 B.3 C. C.1 C.2 C.2.bis C.3 C.4 C.5 D. Rettifiche complessive iniziali - di cui: esposizioni cedute non cancellate Variazioni in aumento Rettifiche di valore Perdite da cessione Trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate Altre variazioni in aumento Variazioni in diminuzione Riprese di valore da valutazione Riprese di valore da incasso Utili da cessione Cancellazioni Trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate Altre variazioni in diminuzione Rettifiche complessive finali - di cui: esposizioni cedute non cancellate Sofferenze 1.210.118 Incagli 253.254 Esposizioni ristrutturate 11.314 Esposizioni scadute 17.676 53.543 12.789 365.380 272.627 11.307 356.013 349.107 28 6.170 3.803 4.636 3.484 3.078 76.409 1.538 2.172 39 5.037 211.252 61.562 20.158 4.739 108.691 5.340 94.822 10.260 2.849 195 1.983 923 458 529 1.113 4.949 2.051 541 248 253 3.027 75.494 72 1.565 13.075 1.364.246 222 514.445 1 15.501 291 17.363 64.834 14.096 5.997 1.854 73 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 ESPOSIZIONI CREDITIZIE PER CASSA VERSO BANCHE: DINAMICA DELLE ESPOSIZIONI DETERIORATE LORDE Causali/Categorie A. B. B.1 B.2 B.3 C. C.1 C.2 C.3 C.4 C.4.bis C.5 C.6 D. Esposizione lorda iniziale - di cui: esposizioni cedute non cancellate Variazioni in aumento Ingressi da esposizioni creditizie in bonis Trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate Altre variazioni in aumento Variazioni in diminuzione Uscite verso esposizioni creditizie in bonis Cancellazioni Incassi Realizzi per cessioni Perdite da cessione Trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate Altre variazioni in diminuzione Esposizione lorda finale - di cui: esposizioni cedute non cancellate Sofferenze Incagli Esposizioni ristrutturate Esposizioni scadute 2.988 145 2.988 145 2.988 145 Non si rilevano rettifiche di valore sulle esposizioni deteriorate per cassa verso banche. 74 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 SEZIONE 6 – RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI RELATIVE AI PORTAFOGLI ASSOGGETTATI AL METODO STANDARDIZZATO INFORMATIVA QUALITATIVA Il Gruppo Veneto Banca, ai fini della determinazione delle ponderazioni per il rischio creditizio nell’ambito del metodo standardizzato, utilizza i rating esterni delle agenzie di rating indipendenti, per misurare il grado di affidabilità dei diversi prenditori, commisurati alle diverse classi di esposizioni. Ove le banche non intendano avvalersi della valutazione delle agenzie di rating riconosciute, applicano in via generale alle esposizioni creditizie un fattore di ponderazione del 100%, fatte salve specifiche eccezioni, previste dalla già citata normativa di riferimento. Ai fini del calcolo delle posizioni di rischio ponderate per il rischio di credito e di controparte – metodo standardizzato, il Gruppo ha scelto di avvalersi delle seguenti agenzie di valutazione del merito di credito (ECAI): Rischio di credito Portafogli Esposizioni verso Amministrazioni centrali e banche centrali Esposizioni verso banche multilaterali di sviluppo Esposizioni verso imprese ed altri soggetti Esposizioni verso Organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR) ECA/ECAI Caratteristiche dei rating (*) DBRS Ratings Limited Unsolicited Standard & Poor’s Moody’s (**) Standard & Poor’s Moody’s (**) Standard & Poor’s Moody’s (**) (*) Solicited rating: il rating rilasciato sulla base di una richiesta del soggetto e verso un corrispettivo. (**) Moody’s utilizzata solo dal Gruppo Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni spa (BIM) Cartolarizzazioni Posizioni verso le cartolarizzazioni aventi un rating a breve termine Posizioni verso le cartolarizzazioni diverse da quelle aventi un rating a breve termine Standard & Poor’s Moody’s Fitch Standard & Poor’s Moody’s Fitch Solicited Solicited Solicited 75 INFORMATIVA QUANTITATIVA RISCHIO DI CREDITO E DI CONTROPARTE: DISTRIBUZIONE DELLE ESPOSIZIONI PER CLASSE DI MERITO CREDITIZIO E PER CLASSE REGOLAMENTARE DI ATTIVITÀ – ESPOSIZIONI “CON” ATTENUAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO Metodo standardizzato Portafogli standard 2% 20% 35% 50% Fattore di ponderazione 75% 100% 4.841.931 848.565 790 7.387 150% 1.267 250% 370% 1250% 51.224 Altre ponderazioni 5.214 2.624 88.783 19.471 1.280.231 375.205 41.177 8.273.040 257 4.225.250 15.241 1.814.960 45.253 8.318.550 24.815 4.250.065 54.150 54.150 5.750.709 1.941.245 7.691.954 50 285.037 2.078.303 285.087 1.667.934 3.746.237 8.587 8.587 446.177 272.383 5.128.638 88.783 867 90.922 1.446.431 5.748.201 10.802 19.471 14.323 Totale 5.750.709 48.987 2.372.875 4.225.250 1.002.655 17.626 12.995.203 Fonte: Base segnaletica 1 – Voce 36526 – Sottovoci 02-29 e 36536.20. Tipo importo 83, campo 1136 per distribuzione ponderazioni. 64.231 1.678.045 115.456 510.408 60.880 60.880 13.382 108.814 212.719 1.289.287 327.230 34.074.989 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 Esposizioni verso Amministrazioni Centrali e Banche Centrali Esposizioni verso Organismi del settore Pubblico Esposizioni verso Amministrazioni Regionali o autorità locali Esposizioni verso Banche Multilaterali di Sviluppo Esposizioni verso Organizzazioni Internazionali Esposizioni verso Intermediari vigilati Esposizioni verso Imprese ed altri soggetti Esposizioni al dettaglio Esposizioni sotto forma di obbligazioni bancarie garantite Esposizioni Garantite da Immobili Esposizioni Verso Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio (OICR) Esposizioni in stato di default Esposizioni ad Alto Rischio Esposizioni in strumenti di capitale Altre esposizioni Cartolarizzazioni Totale 0% 76 RISCHIO DI CREDITO E DI CONTROPARTE: DISTRIBUZIONE DELLE ESPOSIZIONI PER CLASSE DI MERITO CREDITIZIO E PER CLASSE REGOLAMENTARE DI ATTIVITÀ:– ESPOSIZIONI “SENZA” ATTENUAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO Metodo standardizzato Portafogli standard 0% 2% 20% 35% Fattore di ponderazione 50% 75% 100% 4.725.471 848.565 32.384 15.754 150% 1.267 250% 370% 1.250% 51.224 Altre ponderazioni 5.214 2.624 57.194 2.070.292 325.454 61.566 470.559 12.485.885 257 7.401.309 15.241 3.274.319 45.253 13.001.954 24.815 7.426.124 54.150 54.150 5.760.914 1.958.079 7.718.993 50 783.468 2.214.513 783.518 1.830.175 4.044.688 8.587 8.587 446.177 272.730 4.998.201 801.767 520 90.922 2.305.462 5.631.741 50.762 57.194 801.767 Totale 5.760.914 48.987 2.348.324 7.871.868 1.002.655 17.626 17.863.077 Fonte: Base Segnaletica 1 – Voce 36526 (sottovoci 02-29) e 36536.20. Tipo importo 215, campo 1136 per distribuzione ponderazioni. 64.231 1.840.287 115.456 510.408 60.880 60.880 13.382 108.814 212.719 1.289.287 327.230 44.178.955 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 Esposizioni verso Amministrazioni Centrali e Banche Centrali Esposizioni verso Organismi del settore Pubblico Esposizioni verso Amministrazioni Regionali o autorità locali Esposizioni verso Banche Multilaterali di Sviluppo Esposizioni verso Organizzazioni Internazionali Esposizioni verso Intermediari vigilati Esposizioni verso Imprese ed altri soggetti Esposizioni al dettaglio Esposizioni sotto forma di obbligazioni bancarie garantite Esposizioni Garantite da Immobili Esposizioni Verso Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio (OICR) Esposizioni in stato di default Esposizioni ad Alto Rischio Esposizioni in strumenti di capitale Altre esposizioni Cartolarizzazioni Totale 77 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 SEZIONE 8 – TECNICHE DI ATTENUAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO INFORMATIVA QUALITATIVA Politiche di compensazione Il Gruppo non applica processi di compensazione delle esposizioni a rischio di credito con partite di segno opposto in ambito di bilancio o “fuori bilancio”, per quanto concerne il portafoglio commerciale. Il Gruppo adotta invece politiche di riduzione del rischio di controparte con controparti istituzionali, stipulando accordi di compensazione e accordi di collateralizzazione, sia per derivati che per repurchase agreement. Politiche e processi della Gestione delle Garanzie Reali Il Gruppo Veneto Banca ha posto in essere i requisiti previsti dalle Nuove Disposizioni di Vigilanza Prudenziale ai fini del riconoscimento degli effetti di attenuazione del rischio prodotti dalla presenza di garanzie reali a protezione del credito. Per le Banche operanti nel territorio nazionale il Gruppo ha adottato l’approccio Standardized con l’utilizzo di Credit Risk Mitigation con metodo integrale. L’erogazione del credito con acquisizione di garanzie reali è soggetta a specifiche misure di controllo, differenziate per la tipologia di garanzia, applicate in sede di erogazione e di monitoraggio. In via generale si possono individuare due principali tipologie di garanzie reali, sia per volumi di credito sia per numerosità della clientela, soggette a normativa differenti: Ipoteca e Pegno (Denaro e Titoli). In merito al rispetto dei requisiti organizzativi principali per l’attenuazione del rischio è stata assicurata: presenza di un sistema informativo a supporto delle fasi del ciclo di vita della garanzia (acquisizione, valutazione, monitoraggio, rivalutazione, escussione); indipendenza del rischio di insolvenza del cliente (rating interno) dalla presenza di Garanzie Reali. La conformità della contrattualistica ai requisiti dell’eleggibilità per la certezza giuridica e dell’opponibilità è garantita dalla certificazione della Direzione della Capogruppo, che cura tra l’altro l’efficienza dei processi/attività per l’escussione ed il recupero delle garanzie. Il calcolo dell’ammissibilità delle garanzie reali viene determinata dal sistema sulla base dei dati elementari delle garanzie registrati nel Sistema Informativo. In particolare per le garanzie pignoratizie ciò viene determinato dai sistemi di segnalazione che provvedono anche ai calcoli relativi ai requisiti patrimoniali, mentre per le garanzie ipotecarie dal S.I. interno (Integratore). Al fine di limitare i rischi residuali (cessazione o insussistenza del valore della protezione) le Banche operanti nel territorio nazionale del Gruppo Veneto Banca richiedono che: nel caso di garanzia ipotecaria, l’acquisizione del diritto sia accompagnata dalla sottoscrizione di adeguate polizze assicurative contro il rischio di danni sul bene oggetto della garanzia e perizia effettuata da tecnici di fiducia esterni alla filiera della valutazione del merito creditizio; nel caso di pegno, in presenza di svalutazione del bene in pegno sia ricostituito il valore originario (garantendo la continuità della garanzia attraverso documenti modificativi/integrativi della garanzia originaria), mentre in caso di estinzione del titolo è richiesta la canalizzazione del rimborso presso la Banca (riscossione). Il Gruppo Veneto Banca ha identificato un set di forme tecniche (differenziate per finalità del finanziamento/tipologia di clientela) per le quali sono ammesse le garanzie ipotecarie. All’interno del sistema informativo la proposta di finanziamento di una di tali forme innesca la richiesta delle informazioni di dettaglio sulle caratteristiche dell’immobile oggetto della garanzia (identificazione, valutazione) da acquisire obbligatoriamente prima della delibera dell’affidamento. L’importo della garanzia viene caricata al valore reale del momento (perizia su immobile, valore di mercato del titolo). Successivamente è prevista una attività automatica di monitoraggio del valore. In fase di delibera, per il calcolo delle competenze deliberative, il sistema considera come garantita solo la parte di fido assistita dal valore del bene al netto dello scarto (rappresenta la volatilità del valore del titolo). La presenza di Garanzie reali non altera la valutazione del rischio di insolvenza del cliente, tuttavia ha effetti sull’iter e sulle competenze deliberative in quanto le concessioni di credito con rischio attenuato sono soggette ad autonomie differenziate. Nel caso particolare dei mutui alla clientela Retail la concessione del credito è canalizzata su percorsi di erogazione specifici, caratterizzati da standardizzazione del processo valutativo/istruttorio, all’interno dei quali i criteri di assunzione sono definiti attraverso l’applicazione di parametri specifici validi per tutte le 78 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 Banche operanti nel territorio nazionale. Il processo si compone di diverse fasi: controlli di coerenza formale e di importo con le garanzie proposte in fase i delibera: o per le garanzie pignoratizie il sistema verifica automaticamente anche la congruità/compatibilità dei titoli presenti nel dossier a garanzia con la tipologia di garanzia proposta in delibera, controllando inoltre il suo importo con il valore di mercato aggiornato dei titoli; o per le garanzie ipotecarie il sistema riverifica la presenza dei requisiti identificativi obbligatori e la presenza della valutazione peritale; conferma della garanzia. L’attività di carico rende operativo il finanziamento. scarico garanzia. E’ attivo, come accennato precedentemente, un sistema di monitoraggio del valore delle garanzie reali in base alle quotazioni di mercato che innescano adempimenti operativi di valutazione del rischio di credito. Per le operazioni di pegno tale monitoraggio avviene mensilmente sia per i titoli in dossier a garanzia che per il denaro presso la Banca. Per ogni tipologia di garanzia pignoratizia soggetta a rischi di mercato o di cambi, nel Gruppo Veneto Banca è prevista una percentuale di tolleranza di oscillazione del valore del bene, determinata in funzione della volatilità del valore del titolo (“% scarto”). Per le ipoteche su beni immobili la verifica del valore, e quindi della sua rivalutazione, avviene con periodicità annuale per gli immobili non residenziali ed almeno una volta ogni tre anni per cespiti residenziali, in base ai valori medi di mercato determinati con metodi statistici da operatori specializzati del settore. In tutti i casi, qualora si registrasse una diminuzione rilevante del valore dell’immobile oppure qualora le condizioni di mercato fossero soggette a variazioni significative, viene svolta una stima da parte di un perito indipendente. Per le esposizioni di importo superiore a 3 milioni di Euro o al 5% dei Fondi Propri della Banca, la valutazione del valore dell’immobile è comunque rivista da parte di un perito indipendente almeno ogni tre anni. Garanzie Reali accettate dalle Banche del Gruppo Veneto Banca operanti nel territorio nazionale Le banche del Gruppo Veneto Banca operanti nel territorio nazionale accettano diversi strumenti a protezione del credito riassumibili nelle categorie di: ipoteche su beni immobili; pegno denaro depositato presso la Banca; pegno Titoli e Fondi Comuni depositati presso la Banca; pegno denaro depositato presso altre Banche; pegno Titoli e Fondi Comuni depositati presso altre Banche; ipoteche si beni Mobili; pegno di altri diritti (Polizze Assicurative); pegno su crediti; pegno su merci; altre forme di garanzie reale (Assicurazioni, Fondi di Garanzia). Ad oggi le prime tre casistiche rappresentano la maggioranza delle garanzie assunte a presidio dei rischi creditizi e garantiscono l’applicazione delle regole di attenuazione dei rischi di credito secondo le Nuove Disposizioni di Vigilanza. INFORMATIVA QUANTITATIVA La tavola seguente mostra il valore delle esposizioni coperte da garanzie reali e personali, al netto degli scarti prudenziali, suddivise per portafoglio di segnalazione, come identificato dalla vigente normativa di vigilanza. In particolare rilevano le sole garanzie che, a seguito del rispetto di una serie di requisiti stabiliti nelle disposizioni di vigilanza, siano ammesse tra le tecniche di mitigazione del rischio, nell’ambito del metodo standardizzato. Le esposizioni sono al netto delle rettifiche di volatilità previste dalla normativa prudenziale. Non sono presenti garanzie rappresentate da derivati creditizi. Nel computo delle garanzie reali finanziarie assumono rilevanza preminente i depositi ricevuti per operazioni di pronti contro termine. 79 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 RISCHIO DI CREDITO E DI CONTROPARTE: DISTRIBUZIONE DELLE ESPOSIZIONI COPERTE DA GARANZIE REALI E PERSONALI PER CLASSI REGOLAMENTARI DI ATTIVITÀ Metodo standardizzato Portafoglio (classe regolamentare di attività) Esposizioni verso Amministrazioni Centrali e Banche Centrali Esposizioni verso Organismi del settore Pubblico Esposizioni verso Amministrazioni Regionali o autorità locali Esposizioni verso Banche Multilaterali di sviluppo Esposizioni verso Organizzazioni Internazionali Esposizioni verso Intermediari vigilati Esposizioni verso Imprese e altri soggetti Esposizioni al dettaglio Esposizioni sotto forma di obbligazioni bancarie garantite Esposizioni garantite da immobili Esposizioni verso organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR) Esposizioni in stato di default Esposizioni ad Alto Rischio Esposizioni in strumenti di capitale Altre esposizioni Cartolarizzazioni Totale Garanzie reali finanziarie Garanzie personali 19 1.536.463 752.071 312.649 Totale 19 7.193 217.999 794 473.888 1.536.463 759.263 530.648 794 473.888 18.143 17.146 35.289 3.093.234 243.131 3.336.365 Fonte: Base Segnaletica 1 – Voce 36528 – Sottovoci 02-19– Tipo importo 85 (garanzie reali finanziarie), 86 (garanzie personali, Campo 1130 (Portafogli SA) 80 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 SEZIONE 9 – RISCHIO DI CONTROPARTE INFORMAZIONE QUALITATIVA Il Gruppo pone attenzione al monitoraggio del rischio di controparte inteso come la possibilità che la controparte di una transazione, avente ad oggetto determinati strumenti finanziari, risulti inadempiente prima del regolamento della stessa. Si tratta di una particolare fattispecie del rischio di credito, che genera una perdita se le transazioni poste in essere con una determinata controparte hanno un valore positivo al momento dell’insolvenza. A differenza del rischio di credito generato da un finanziamento, dove la probabilità di perdita è unilaterale in quanto in capo alla sola banca erogante, il rischio di controparte crea, di regola, un rischio di perdita di tipo bilaterale. Sulla falsariga delle disposizioni normative, il Gruppo basa la propria modalità di rilevazione sulla metodologia “del valore corrente”. Tale metodologia, in estrema sintesi, consiste nella determinazione dell’esposizione corrente e potenziale attraverso la modalità standard regolamentare, utilizzando il valore di mercato come esposizione attuale dello strumento e l’add-on (l’ammontare potenziale di perdita) regolamentare per rappresentare, in modo semplificato, proprio l’esposizione potenziale futura. Sotto il profilo gestionale è stato definito un sistema per il presidio dello stesso che si esplicita, con riguardo alle posizioni in derivati OTC negoziati con la clientela corporate, nell’applicazione di add-on funzionali per la gestione del rischio dell’esposizione della clientela e per quanto riguarda la mitigazione del rischio nei confronti di Controparti Istituzionali, nell’applicazione di accordi bilaterali di marginazione (Credit Support Annex). Per quanto concerne l’operatività con la clientela in derivati OTC, l’istruttoria creditizia e la contestuale analisi della solvibilità del cliente ha l’obiettivo di valutare l’ammontare elargibile da imputare alla linea di credito assegnata al cliente stesso. Nel momento in cui il cliente sceglie di acquisire un derivato OTC di tasso di interesse o di tasso di cambio, il Risk Management della Capogruppo comunica alla Direzione Centrale Crediti della Capogruppo l’ammontare potenziale di perdita (“add on”) nel quale il cliente può incorrere. Immediatamente la linea di credito del cliente viene “assorbita” da questo ammontare che funge da cuscinetto con l’obiettivo di far rientrare, con un’accettabile confidenza, le oscillazioni del mark to market giornaliero del derivato stesso. L’ammontare potenziale di perdita viene calcolata come 4 volte il VaR decadale al 99% di confidenza su scenario storico. Di conseguenza, ci si attende che copra al 99% le perdite potenziali in un arco temporale pari a circa 6 mesi. Contestualmente il Risk Management della Capogruppo calcola giornalmente il fair value del derivato (mark to market). La Direzione Crediti è informata giornalmente, per mezzo di procedure automatiche implementate dalla Finanza di Gruppo, di eventuali sforamenti rispetto alla perdita potenziale prevista. Se dovesse accadere (è possibile in quanto il derivato ha spesso una vita residua superiore ai 6 mesi, le volatilità e altri fattori di rischio possono mutare sensibilmente, ecc.) la Direzione Crediti, dopo aver valutato i margini di solvibilità del cliente, assieme alla Direzione Commerciale, stabilisce le azioni da intraprendere. Le operazioni in derivati OTC con controparti istituzionali sono invece gestite con accordi bilaterali finalizzati a ridurre l’esposizione creditizia. Il C.S.A. (Credit Support Annex) si presenta come un’appendice all’ISDA Master Agreement, il contratto quadro che regola le operazioni in strumenti finanziari derivati. Questo accordo comporta, a fronte di un’operatività in derivati OTC, uno scambio di garanzie finanziarie, consentendo una riduzione del rischio (Risk Mitigation) in caso di default, e di conseguenza, un minor ricorso alle linee di credito aperte. Lo scambio bilaterale di garanzie avviene a fronte di un’esposizione (Net Exposure Adjusted), il cui valore viene calcolato giornalmente, basandosi sui valori di mercato dei derivati in oggetto. Attualmente, la garanzia consiste in un deposito di denaro contante (Cash). L’esposizione viene monitorata secondo le modalità stabilite in ciascun contratto C.S.A., calcolando per ogni posizione aperta il valore di mercato (è utilizzato il modulo Collateral Management di Murex). La risultante (netting) di questo processo di compensazione determina il valore dell’esposizione netta. Le parti del contratto stabiliscono una soglia (Threshold Amount) al di sotto della quale l’esposizione resta a carico di ciascuna controparte. Se invece, l’esposizione risulta superiore alla threshold stabilita, si procederà con la Margin Call. Per evitare di dover regolare cifre poco significative, le parti stabiliscono un importo minimo di trasferimento (Minimum Transfer Amount). In caso di contestazione dell’importo reclamato, si dovrà notificare il proprio dissenso alla controparte e si procederà alla disputa. Sulla base delle verifiche che ne discenderanno, la parte cui compete l’integrazione delle garanzie effettuerà il trasferimento spettante. 81 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 A partire dal 1° gennaio 2013, oltre al requisito di insolvenza connesso al rischio creditizio di controparte, è richiesto un requisito patrimoniale aggiuntivo a copertura del rischio di perdite dovute all’impatto della variazione dei prezzi di mercato sul rischio di controparte atteso dei derivati OTC. Tali perdite sono note come rettifiche di valore della componente creditizia o credit value adjustment (CVA). La metodologia di calcolo del requisito patrimoniale CVA Risk è differenziato a seconda che le banche adottino modelli interni o modelli standard per il calcolo dei requisiti patrimoniali a fronte del rischio di controparte e del rischio specifico di tasso di interesse dei titoli di debito nell’ambito dei rischi di mercato. L’approccio seguito dal gruppo Veneto Banca, che adotta il requisito patrimoniale standardizzato, è illustrato di seguito. Il requisito K è determinato da: dove: 2,33 Impostazione di una costante: corrisponde all’intervallo di confidenza al 99% nel calcolo del VaR. Radq(h) Orizzonte temporale impostato a 1. Mi wi EADtotal Calcolata come media delle scadenze residue ponderata con i nozionali di ciascun contratto soggetto ai requisiti di rischio di controparte in essere con detta controparte. L'accordo sul capitale del 2006, al paragrafo 320, consente alle banche di utilizzare la vita residua in assenza di un modello per il calcolo dell'effective maturity. Impostazione della tabella dei rating predefinita nel documento di Basilea. In caso di assenza di rating, il peso è impostato a 1 (pari al rating BBB). Calcolata come somma algebrica di ciascun valore corrente (mark to market + add-on "equivalente creditizio"), considerando sia i valori positivi che negativi. Tali valori sono poi scontati con il fattore di sconto specificato nella normativa. L’esposizione viene scontata applicando il fattore di sconto. Fattore di sconto. Bi Calcolata come media delle vite residue ponderate con i nozionali di ciascun CDS single name acquistato di copertura relativo all’esposizione verso una medesima controparte. L'accordo sul capitale del 2006, al paragrafo 320, consente alle banche di utilizzare la vita residua in assenza di un modello per il calcolo dell'effective maturity. E’ il nozionale del CDS single name acquistato di copertura scontato per il fattore di sconto indicato sopra. 0,75 Costante 0,50 Costante E’ il peso relativo ai contratti Index CDS acquistati per la copertura del totale del portafoglio di derivati OTC. E’ la media delle vite residue ponderate con i nozionali degli Index CDS acquistati a copertura del portafoglio di derivati OTC. E’ il nozionale degli Index CDS di protezione acquistati ponderati per il fattore di sconto indicato in precedenza. M ihedge wind M ind Bind Otre al CVA Risk che viene considerato come requisito ulteriore di patrimonio a Pillar 2 in ottica prudenziale, il Gruppo calcola anche l’Accounting CVA quale impatto a conto economico di maggiore accantonamento per i rischi di controparte rispettando le regole contabili IAS/IFRS. 82 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 83 INFORMATIVA QUANTITATIVA DERIVATI FINANZIARI: FAIR VALUE LORDO POSITIVO – RIPARTIZIONE PER PRODOTTI Fair value positivo Totale 31/12/2014 Portafogli/Tipologie derivati Over the counter A. a) b) c) d) e) f) g) B. a) b) c) d) e) f) g) C. a) b) c) d) e) f) g) Portafoglio di negoziazione di vigilanza Opzioni Interest rate swap Cross currency swap Equity swap Forward Futures Altri Portafoglio bancario - di copertura Opzioni Interest rate swap Cross currency swap Equity swap Forward Futures Altri Portafoglio bancario – altri derivati Opzioni Interest rate swap Cross currency swap Equity swap Forward Futures Altri Totale Totale 31/12/2013 Controparti Centrali Over the counter Controparti Centrali 221.724 857 213.389 3.466 113.928 88.706 854 129.601 63.783 3.443 3 19.161 23 769 17.436 885 844 104.238 91.127 104.102 91.127 136 5.923 10.178 5.923 6.870 3.308 331.885 857 314.694 3.466 DERIVATI FINANZIARI OTC – PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE DI VIGILANZA E PORTAFOGLIO BANCARIO: VALORI NOZIONALI, FAIR VALUE LORDI POSITIVI E NEGATIVI PER CONTROPARTI – CONTRATTI NON RIENTRANTI IN ACCORDI DI COMPENSAZIONE Contratti non rientranti in accordi di compensazione 1. 2. 3. 4. Titoli di debito e tassi d’interesse - valore nozionale - fair value positivo - fair value negativo - esposizione futura Titoli di capitale e indici azionari - valore nozionale - fair value positivo - fair value negativo - esposizione futura Valute e oro - valore nozionale - fair value positivo - fair value negativo - esposizione futura Altri valori - valore nozionale - fair value positivo - fair value negativo - esposizione futura Governi e banche centrali Altri enti pubblici Banche Società finanziarie Società di assicurazione Imprese non finanziarie Altri soggetti 435.967 192 11.820 50 124.836 8.549 1 730 1.858.761 74.880 86 8.022 4.768 113 12.463 885 50.662 1.744 756 2.251 28.139 987 384.303 10.694 3.306 10.454 478.619 4.221 4.462 4.663 132.003 2.354 487 1.310 473.979 5.362 13.078 4.220 356.810 7.335 6.631 3.386 232 3 12 11 5.306 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 84 DERIVATI CREDITIZI OTC: FAIR VALUE LORDO POSITIVO – RIPARTIZIONE PER PRODOTTI Fair value positivo Portafogli/Tipologie derivati A. a) b) c) d) B. a) b) c) d) Portafoglio di negoziazione di vigilanza Credit default products Credit spread products Total rate of return swap Altri Portafoglio bancario Credit default products Credit spread products Total rate of return swap Altri Totale Totale 31/12/2014 614 613 Totale 31/12/2013 545 527 1 18 614 545 DERIVATI CREDITIZI OTC: FAIR VALUE LORDI (POSITIVI E NEGATIVI) PER CONTROPARTI – CONTRATTI NON RIENTRANTI IN ACCORDI DI COMPENSAZIONE Contratti non rientranti in accordi di compensazione Governi e banche centrali Altri enti pubblici Banche Negoziazione di vigilanza 1. Acquisto protezione - valore nozionale - fair value positivo - fair value negativo - esposizione futura 2. Vendita protezione - valore nozionale - fair value positivo - fair value negativo - esposizione futura Portafoglio bancario 1. Acquisto di protezione - valore nozionale - fair value positivo - fair value negativo 2. Vendita protezione - valore nozionale - fair value positivo - fair value negativo Società finanziarie Società di assicurazione Imprese non finanziarie 150 1 1.626 DERIVATI CREDITIZI: VALORI NOZIONALI DI FINE PERIODO E MEDI Categorie di operazioni 1. a) b) c) d) 2. a) b) c) d) Acquisti di protezione Credit default products Credit spread products Total rate of return swap Altri Portafoglio di negoziazione di vigilanza su più su un singolo soggetti soggetto (basket) Portafoglio bancario su un singolo soggetto su più soggetti (basket) 27.500 150 Totale 31/12/2014 27.650 Valori medi Totale 31/12/2013 Vendite di protezione Credit default products Credit spread products Total rate of return swap Altri 80.584 65.500 Totale 31/12/2014 13.000 Valori medi Totale 31/12/2013 58.500 13.000 RISCHIO DI CONTROPARTE: EAD E VALORE DELLE GARANZIE REALI AMMESSE A Altri soggetti INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 MITIGAZIONE DEL RISCHIO Derivati 1.1 1.2 Operazioni SFT Contratti derivati e operazioni con regolamento a lungo termine Totale 31/12/2014 Valore EAD Valore garanzie reali 2.139.344 - 290.279 - 2.429.623 - Fonte: Base segnaletica 1 – Voci 36526 – Sottovoce 55 (tipo importo 080) e sottovoce 57 (tipo importo 220) DERIVATI FINANZIARI - PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE DI VIGILANZA: VALORI NOZIONALI DI FINE PERIODO E MEDI Totale 31/12/2014 Attività sottostanti/Tipologie derivati 1. a) b) c) d) e) 2. a) b) c) d) e) 3. a) b) c) d) e) 4. 5. Titoli di debito e tassi di interesse Opzioni Swap Forward Futures Altri Titoli di capitale e indici azionari Opzioni Swap Forward Futures Altri Valute e oro Opzioni Swap Forward Futures Altri Merci Altri sottostanti Totale Valori medi Over the counter 6.518.135 Controparti Centrali 47.458 624.282 5.893.853 Totale 31/12/2013 Over the counter 6.822.453 Controparti Centrali 20.049 768.661 6.053.792 500 46.958 3.426 16.623 1.507.689 12.378 1.342.783 85.788 1.454.043 41.183 11.022 1.330.320 83.090 2.698 1.356 12.463 10.598.432 9.499.824 12.463 8.536.059 6.815.793 1.098.608 1.720.266 77.063 15.762 18.701.319 15.789.590 59.836 158.656 16.717.057 13.536.626 105.837 135.072 85 86 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 DERIVATI FINANZIARI - PORTAFOGLIO BANCARIO: VALORI NOZIONALI DI FINE PERIODO E MEDI Di copertura Totale 31/12/2014 Attività sottostanti/Tipologie derivati 1. a) b) c) d) e) 2. a) b) c) d) e) 3. a) b) c) d) e) 4. 5. Titoli di debito e tassi di interesse Opzioni Swap Forward Futures Altri Titoli di capitale e indici azionari Opzioni Swap Forward Futures Altri Valute e oro Opzioni Swap Forward Futures Altri Merci Altri sottostanti Totale Valori medi Over the counter Controparti Centrali Totale 31/12/2013 Over the counter 5.684.038 6.360.814 5.684.038 4.000 6.356.814 Controparti Centrali 35.907 35.907 5.719.945 8.298.919 6.360.814 8.224.762 Altri derivati Totale 31/12/2014 Attività sottostanti/Tipologie derivati 1. a) b) c) d) e) 2. a) b) c) d) e) 3. a) b) c) d) e) 4. 5. Titoli di debito e tassi di interesse Opzioni Swap Forward Futures Altri Titoli di capitale e indici azionari Opzioni Swap Forward Futures Altri Valute e oro Opzioni Swap Forward Futures Altri Merci Altri sottostanti Totale Valori medi Over the counter Controparti Centrali Totale 31/12/2013 Over the counter 237.662 622.593 237.662 350.000 272.593 Controparti Centrali 1 1 20.020 87.386 20.020 87.386 14 14 870 870 257.682 4.902.433 710.849 4.897.513 15 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 87 DERIVATI FINANZIARI E CREDITIZI OTC: FAIR VALUE NETTI ED ESPOSIZIONE FUTURA PER CONTROPARTI Governi e banche centrali 1. 2. 3. Accordi bilaterali derivati finanziari - fair value positivo - fair value negativo - esposizione futura - rischio di controparte netto Accordi bilaterali derivati creditizi - fair value positivo - fair value negativo - esposizione futura - rischio di controparte netto Accordi “cross product” - fair value positivo - fair value negativo - esposizione futura - rischio di controparte netto Altri enti pubblici Banche 57.485 525.108 45.098 4.085 1.816 7.062 Società finanziarie 2.133 18.903 13.535 Società di assicurazione Imprese non finanziarie 784 901 Altri soggetti 84 164 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 SEZIONE 10 – OPERAZIONI DI CARTOLARIZZAZIONE INFORMAZIONE QUALITATIVA Le operazioni di cartolarizzazione effettuate nel periodo compreso tra il 2003 e la chiusura dell’esercizio hanno permesso al Gruppo una sostanziale diversificazione delle fonti di provvista. Fino al 2008 la discesa degli spread corrisposti al mercato a fronte della sottoscrizione dei titoli emessi ha contribuito a consolidare e sviluppare il ricorso a questa tipologia di funding. Quelle effettuate recentemente, con esclusione delle operazioni residenziali del 2011 e 2014, hanno invece permesso l’emissione di titoli che, sottoscritti dalla Capogruppo, sono risultati eligibili presso la Banca Centrale e sono stati quindi utilizzati come fonte di rifinanziamento. Le attività cartolarizzate sono state rappresentate da crediti performing (in generale mutui ipotecari) e le operazioni sono state tutte inquadrate come cessioni pro-soluto tradizionali ai sensi della Legge 130/1999. Nel 2009 e nel 2012 sono state portate a termine anche due cartolarizzazione di posizioni creditizie non performing che presentavano almeno una linea di credito munita di garanzia ipotecaria. I rischi connessi a tali operazioni hanno natura prevalentemente creditizia. Periodicamente, ovvero in coincidenza con ogni rendiconto trimestrale/semestrale, vengono predisposte delle analisi al fine di monitorare l’andamento delle cartolarizzazioni. In tali report vengono descritte le performance, durante il relativo “collection period”, dei portafogli ceduti, fornendo inoltre il dettaglio di tutti i flussi correlati alle operazioni. Viene infine elaborata, alle stesse date, una sintesi dell’evoluzione storica delle attività cedute. Una specifica relazione trimestrale/semestrale, che riassume quanto avvenuto nei collection period e riprende quanto specificato negli investor reports, viene portata all’esame degli organi sociali che vengono, pertanto, costantemente informati sui rischi connessi a tali operazioni. Le attività cartolarizzate sono riportate nel bilancio degli originator secondo due differenti modalità connesse alla diversa normativa contabile sull’argomento. Per la cartolarizzazione 2009 riguardante i crediti non performing si è proceduto alla completa derecognition delle attività cedute, in quanto i relativi rischi di credito sottostanti non sono riconducibili alla Banca, non detenendo la stessa alcun titolo Junior riferito a tale operazione di cartolarizzazione. Tutte le altre cartolarizzazioni non hanno caratteristiche tali da consentire la cancellazione dal bilancio delle attività cedute, per cui il rischio di credito è tuttora incluso nel valore dei crediti non ancora rimborsati. La non cancellazione dei mutui cartolarizzati e la riclassifica degli stessi tra i “crediti verso clientela” è avvenuta per il loro importo integrale in quanto il Gruppo ha mantenuto tutti i rischi ed i benefici, non essendosi modificata sostanzialmente l’esposizione alla variabilità ed alle tempistiche dei flussi finanziari netti delle attività trasferite. In particolare, stanti le caratteristiche tecniche dell’operazione posta in essere, la mancata derecognition è principalmente legata alla concessione della linea di credito subordinata, al meccanismo dell’excess spread ed alla stipula dei contratti swap. La presenza di prestiti subordinati forniti alle società veicolo e la sottoscrizione di titoli senior e junior (seppure effettuate) non compare, pertanto, nel bilancio redatto secondo i principi IAS/IFRS, che vedono la società originator dell’operazione e la società veicolo come un’unica entità contabile. Ogni SPV è stata, fin dall’inizio della cartolarizzazione, immunizzata dal rischio di tasso con appositi contratti di swap effettuati con controparti dotate di appropriato rating. L’importo nozionale di tali swap è collegato al debito residuo dei crediti presenti nei portafogli delle diverse società. Tali derivati verranno automaticamente estinti alla chiusura delle operazioni. I risultati economici delle diverse cartolarizzazioni sono esplicitati, sotto la linea, nei prospetti di bilancio redatti dalle SPV. Nel conto economico consolidato appaiono le commissioni di servicing relative all’operazione del dicembre 2009 “BVG Credit Finance”. Non avendo il Gruppo provveduto alla cancellazione delle poste finanziarie generatrici, l’effetto reddituale delle cartolarizzazioni è integralmente ricondotto alle poste economiche originali. Veneto Banca effettua per conto di Claris ABS 2011, Claris Finance 2005, Claris Finance 2006, Claris Finance 2007, Claris Finance 2008, Claris RMBS 2011, Claris RMBS 2014 e BVG Credit Finance il servizio di gestione, amministrazione e incasso dei mutui/crediti ceduti. Inoltre, ha prestato il servizio di gestione, amministrazione e incasso dei crediti ceduti per conto di Claris SME 2011 e Claris RMBS 2013 fino al momento in cui si è conclusa l’operazione di cartolarizzazione. La controllata BancApulia, invece, effettua il servizio di gestione, amministrazione e incasso dei crediti ceduti per conto di Apulia Finance n. 2, Apulia Finance n. 4, Apulia Mortgages Finance n. 3. Fin dalla prima operazione, le società che svolgono attività di servicer si sono dotate di un autonomo 88 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 sistema organizzativo che consente la completa separazione degli incassi sulle attività cartolarizzate. La società, pertanto, rimane l'unica controparte del cliente, pur agendo in nome e per conto del veicolo. In tale contratto, detto "di servicing", è previsto anche il servizio di gestione del contenzioso. Tutta l’attività di monitoraggio dell’evoluzione del credito e relativi rischi, è effettuata con le medesime modalità con le quali vengono gestiti i crediti non ceduti. Un particolare presidio organizzativo è stato inoltre approntato per valutare l’esposizione al rischio residuale rappresentata dai titoli Junior e dai prestiti subordinati concessi alle società veicolo (S.P.V.). 89 Servicer Veneto Banca scpa Veneto Banca scpa Veneto Banca scpa Veneto Banca scpa Veneto Banca scpa Veneto Banca scpa Veneto Banca scpa Veneto Banca scpa BancApulia spa BancApulia spa BancApulia spa BancApulia spa Società veicolo Claris ABS 2011 Claris Finance 2005 Claris Finance 2006 Claris Finance 2007 Claris Finance 2008 Claris RMBS 2011 Claris RMBS 2014 BVG Credit Finance Apulia Finance n. 2 srl Apulia Mortgages Finance n. 3 srl Apulia Finance n. 4 srl Apulia Finance n. 4 srl II Attività cartolarizzate (dato di fine periodo) Deteriorate 3.349 11.485 8.749 12.352 16.040 2.065,34 In bonis Incassi crediti realizzati nell'anno Deteriorate 1.572.762 92.480 109.680 149.784 218.706 926.042 571.577 In bonis Quota percentuale dei titoli rimborsati (dato di fine periodo) Senior Mezzanine Junior Attività Attività in Attività Attività in Attività Attività in deteriorate bonis deteriorate bonis deteriorate bonis 260.550 18.351 18.336 28.951 41.950 137.118 25.996 27% 42% 16% 26% 42% 108.814 3.596 23.684 5.995 732 5.432 95% 7.762 47.050 1.368 7.746 91% 12.782 18.105 121.423 160.326 1.843 1.532 19.997 19.193 75% 68% INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 90 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 Per le operazioni di cartolarizzazioni, il Gruppo si è avvalso di diverse società veicolo (SPV) costituite ai sensi della Legge 130/1999. Veneto Banca, e le altre banche controllate del Gruppo, per quanto di rispettiva pertinenza, hanno messo a disposizione di ciascuna società veicolo una linea di credito con lo scopo di fornire un supporto di liquidità al pagamento degli interessi dei titoli e delle spese di gestione. Per garantire le società veicolo dai rischi connessi all’oscillazione dei tassi, attesa la diversità tra i parametri di indicizzazione applicati sui singoli finanziamenti rispetto a quello stabilito per i titoli emessi, sono state inoltre effettuate delle operazioni di swap tra Veneto Banca e la società veicolo stessa, con l’appoggio di controparti estere. A tutela della separatezza contabile la gestione dei documenti è stata affidata, in outsourcing, a società dotate di sistemi informatici autonomi e delle necessarie competenze necessarie alla gestione delle problematiche specifiche delle SPV, così come previsto dalla Legge 130 del 1999. Le operazioni in essere alla fine dell’esercizio sono le seguenti: Operazioni Anno Società veicolo in full recognition (consolidate) Apulia Finance n. 2 srl 2003 Apulia Mortgages Finance n. 3 srl 2004 Apulia Finance n. 4 srl 2005 Claris Finance 2005 srl 2005 Claris Finance 2006 srl 2006 Claris Finance 2007 srl 2007 Claris Finance 2008 srl 2008 Claris RMBS 2011 srl 2011 Claris ABS 2011 srl 2011 Claris SME 2012 srl 2012 Aries SPV srl 2012 Claris RMBS 2014 srl 2014 Amministrazione Securitisation Services (Gruppo Securitisation Services (Gruppo Securitisation Services (Gruppo FIS (Gruppo Ernst&Young) Securitisation Services (Gruppo Securitisation Services (Gruppo Securitisation Services (Gruppo Securitisation Services (Gruppo Securitisation Services (Gruppo Securitisation Services (Gruppo Securitisation Services (Gruppo Securitisation Services (Gruppo Finint) Finint) Finint) Finint) Finint) Finint) Finint) Finint) Finint) Finint) Finint) Si riporta di seguito un’informativa sulle operazioni di cartolarizzazione che hanno interessato il Gruppo Veneto Banca. Cartolarizzazione Agosto 2003 Nell'esercizio 2003 BancaApulia spa ha concluso un’operazione di cartolarizzazione di un portafoglio di mutui ipotecari in bonis per un importo complessivo pari ad Euro 170 milioni, che sono stati ceduti ad un prezzo pari al valore del debito residuo in linea capitale esistente al momento della cessione, addizionato delle quote interessi su rate scadute e non pagate, nonché del rateo interessi maturato e non pagato alla data di valutazione del portafoglio. A fronte del portafoglio ceduto sono stati emessi da parte della “Apulia Finance n. 2 srl”, società veicolo acquirente del portafoglio ceduto, titoli Asset Backed per complessivi Euro 174,744 milioni, così ripartiti: Classe A B C D Rating (S&P / Fitch) AAA / AAA AAA / AAA BBB / BBB+ unrated Ammontare (in Euro) 153.000.000 6.790.000 9.840.000 5.114.000 Ammontare residuo al 31/12/2014 (in Euro) 6.702.624 6.790.000 9.840.000 5.114.000 Le tre tranche di titoli rated sono denominate in Euro e prevedono cedole trimestrali a tasso variabile ed un piano di rimborso su base sequenziale, correlato agli incassi sul portafoglio di crediti sottostante. I titoli di classe A, B e C, quotati presso la Borsa Valori del Lussemburgo, sono stati collocati presso investitori istituzionali. Le obbligazioni di classe D sono denominate in Euro, non hanno un rating ufficiale ed il rendimento, determinato in via residuale, è corrisposto solo nella misura in cui gli incassi dal portafoglio ceduto eccedono l’ammontare delle spese e degli esborsi correlati alle obbligazioni di classe superiore. BancApulia ha sottoscritto fin dall’origine i titoli della classe D, mentre ha riacquistato successivamente i titoli della classe B e C. Alla data del 31 dicembre 2014 il valore di bilancio dei crediti residui è pari ad Euro 27,4 milioni. Cartolarizzazione Ottobre 2004 Nell'esercizio 2004 BancaApulia spa ha effettuato un’operazione di cartolarizzazione di un portafoglio di crediti in bonis per un importo complessivo pari ad Euro 241 milioni, che sono stati ceduti ad un prezzo pari al valore del debito residuo in linea capitale esistente al momento della cessione. A fronte del portafoglio ceduto sono stati emessi da parte della “Apulia Mortgages Finance n. 3 srl”, società veicolo acquirente del portafoglio ceduto, titoli Asset Backed per complessivi Euro 243,75 milioni, così ripartiti: 91 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 Classe A B C D Rating (S&P / Fitch / Moody’s) AAA / AAA / Aaa AAA / AA / A1 BBB / BBB / Baa2 unrated Ammontare (in Euro) 211.400.000 11.000.000 12.700.000 8.650.000 Ammontare residuo al 31/12/2014 (in Euro) 18.578.276 11.000.000 12.700.000 8.650.000 Le tre tranche di titoli rated sono denominate in Euro e prevedono cedole trimestrali a tasso variabile ed un piano di rimborso su base sequenziale, correlato agli incassi sul portafoglio di crediti sottostante. I titoli di classe A, B e C, quotati presso la Borsa Valori del Lussemburgo, sono stati collocati presso investitori istituzionali. Le obbligazioni di classe D sono denominate in Euro, non hanno un rating ufficiale ed il rendimento, determinato in via residuale, è corrisposto solo nella misura in cui gli incassi dal portafoglio ceduto eccedono l’ammontare delle spese e degli esborsi correlati alle obbligazioni di classe superiore. BancApulia ha sottoscritto fin dall’origine i titoli della classe D, mentre ha riacquistato successivamente i titoli della classe B e C. Alla data del 31 dicembre 2014 il valore di bilancio dei crediti residui è pari ad Euro 55,4 milioni. Cartolarizzazione Giugno 2005 Nell'esercizio 2005 Veneto Banca, in collaborazione con la controllata Banca di Bergamo (poi fusa in Veneto Banca), ha concluso un’operazione di cartolarizzazione di un portafoglio di crediti ipotecari e fondiari in bonis per un importo complessivo pari, rispettivamente, ad Euro 383,184 milioni e ad Euro 92,830 milioni. A fronte del portafoglio ceduto sono stati emessi da parte della “Claris Finance 2005 srl”, società veicolo acquirente del portafoglio ceduto, titoli Asset Backed per complessivi Euro 476,014 milioni, così ripartiti: Classe A B C1 C2 Rating (S&P / Moody’s) AAA / Aaa A / A1 unrated unrated Ammontare (in Euro) 442.700.000 23.800.000 7.659.262 1.854.268 Ammontare residuo al 31/12/2014 (in Euro) 53.248.970 23.800.000 7.659.262 1.854.268 Le due tranche di titoli rated sono denominate in Euro e prevedono cedole trimestrali a tasso variabile ed un piano di rimborso su base sequenziale, correlato agli incassi sul portafoglio di crediti sottostante. I titoli di classe A e B, quotati presso la Borsa Valori del Lussemburgo, sono stati collocati presso investitori istituzionali. Le obbligazioni di classe C1 e C2 sono denominate in Euro, non hanno un rating ufficiale ed il rendimento, determinato in via residuale, è corrisposto solo nella misura in cui gli incassi dal portafoglio ceduto eccedono l’ammontare delle spese e degli esborsi correlati alle obbligazioni di classe superiore. Alla data del 31 dicembre 2014 il valore di bilancio dei crediti residui è pari ad Euro 103,2 milioni. Cartolarizzazione Luglio 2006 Nel corso dell’esercizio 2006, Veneto Banca ha effettuato una cartolarizzazione di mutui ipotecari per complessivi Euro 299,8 milioni che sono stati ceduti ad un prezzo pari al valore del debito residuo in linea capitale esistente al momento della cessione (1° luglio 2006). L’operazione, che ha ottenuto il rating sul tranching da parte di Standard & Poor’s, è stata finalizzata all’emissione di quattro differenti titoli: Classe A1 A2 B C Rating (S&P) AAA AAA BBB+ unrated Ammontare (in Euro) 220.000.000 17.000.000 60.000.000 2.850.000 Ammontare residuo al 31/12/2014 (in Euro) 35.204.487 4.863.835 60.000.000 2.850.000 I titoli di classe A1 sono stati sottoscritti a fermo da BEI, mentre quelli di classe A2, B e C sono stati sottoscritti da Veneto Banca o da società del Gruppo Veneto Banca. L’operazione ha carattere revolving e prevede che, con frequenza semestrale per i primi quattro anni di vita dell’operazione, Veneto Banca sostituisca il capitale rimborsato con mutui aventi le medesime caratteristiche. I titoli rated prevedono cedole semestrali a tasso variabile ed un piano di rimborso che, a partire dal 4° anno successivo all’emissione, seguirà il debito residuo dei mutui in essere. A garanzia del puntuale pagamento degli interessi e dell’integrale rimborso dei titoli senior e mezzanine, è stato inoltre concesso alla SPV “Claris Finance 2006 srl” un prestito subordinato di Euro 5,94 milioni. Alla data del 31 dicembre 2014 il valore di bilancio dei crediti residui è pari ad Euro 117,8 milioni. 92 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 Cartolarizzazione Ottobre 2006 Nel corso dell’esercizio 2006, BancApulia ha concluso una cartolarizzazione di mutui ipotecari in bonis. L’operazione, iniziata nel marzo del 2005, ha interessato crediti per complessivi Euro 405 milioni e le cessioni sono avvenute, fino alla data del 17 maggio 2006, a favore del “veicolo ponte“ Apulia Finance n. 3 srl per poi essere a loro volta cedute alla società veicolo Apulia Finance n. 4 srl, costituta ai sensi della Legge 130/99. Successivamente, in data 6 ottobre 2006, BancApulia ha ceduto direttamente ad Apulia Finance n. 4 srl un’ulteriore tranche di crediti pari ad Euro 117 milioni. Si riepilogano di seguito le cessioni effettuate: • 16 marzo 2005 Euro 108,9 milioni a Apulia Finance n. 3 srl; • 15 luglio 2005 Euro 32,2 milioni a Apulia Finance n. 3 srl; • 16 novembre 2005 Euro 32,3 milioni a Apulia Finance n. 3 srl; • 17 febbraio 2006 Euro 43 milioni a Apulia Finance n. 3 srl; • 17 maggio 2006 Euro 72 milioni a Apulia Finance n. 3 srl; • 6 ottobre 2006 Euro 117 milioni a Apulia Finance n. 4 srl. A fronte del portafoglio ceduto sono stati emessi da parte della “Apulia Finance n. 4 srl”, società veicolo acquirente del portafoglio ceduto, titoli Asset Backed per complessivi Euro 391,250 milioni, così ripartiti: Classe A B C D Rating (Fitch / Moody’s) AAA / Aaa A / Aa1 BBB / A2 Unrate Ammontare (in Euro) 346.900.000 11.300.000 19.100.000 13.950.000 Ammontare residuo al 31/12/2014 (in Euro) 85.595.459 11.300.000 19.100.000 13.950.000 BancApulia detiene nel proprio portafoglio i titoli della classe B, C e D. Alla data del 31 dicembre 2014 il valore di bilancio dei crediti residui è pari ad Euro 134,6 milioni. Cartolarizzazione Gennaio 2007 Nel corso dell’esercizio 2007, Veneto Banca, in collaborazione con l’allora Banca Meridiana (ora BancApulia) e Banca di Bergamo (poi fusa in Veneto Banca), ha effettuato una cartolarizzazione di mutui ipotecari per complessivi 517 milioni di Euro che sono stati ceduti ad un prezzo pari al valore del debito residuo in linea capitale esistente al momento della cessione (1° gennaio 2007). A fronte del portafoglio ceduto sono stati emessi da parte della “Claris Finance 2007 srl”, società veicolo acquirente del portafoglio ceduto, titoli Asset Backed per complessivi Euro 517,03 milioni, così ripartiti: Classe A B C D1 D2 D3 Rating (S&P / Fitch) Ammontare (in Euro) AAA / AAA AA / AA BBB / BBB unrated unrated unrated 488.600.000 6.450.000 13.200.000 5.594.316 1.343.022 1.838.141 Ammontare residuo al 31/12/2014 (in Euro) 150.657.729 6.450.000 13.200.000 5.594.316 1.343.022 1.838.141 I titoli di classe A, B e C sono denominati in Euro e prevedono il pagamento di una cedola trimestrale a tasso variabile ed un piano di rimborso su base sequenziale, correlato agli incassi sul portafoglio sottostante. Tali obbligazioni, quotate presso la Borsa Valori di Dublino (Irlanda), sono state collocate presso investitori istituzionali. I titoli di classe D1, D2, D3 sono denominati in Euro e non hanno un rating ufficiale. Il loro rendimento è determinato in via residuale ed è corrisposto solo nella misura in cui gli incassi del portafoglio ceduto eccedono l’ammontare delle spese e degli esborsi correlati alle obbligazioni di classe superiore. Alla data di cartolarizzazione Numero mutui Numero mutuatari Debito residuo linea capitale (in migliaia di Euro) Importo medio mutuo (in migliaia di Euro) Importo massimo mutuo (in migliaia di Euro) Veneto Banca spa (ora Veneto Banca scpa) 2.659 2.635 Banca di Bergamo (ora Veneto Banca scpa) 611 609 Banca Meridiana (ora BancApulia) 1.369 1.366 329.910 78.974 108.141 517.025 124 129 79 111 1.151 774 665 1.151 Totale 4.639 4.610 Alla data del 31 dicembre 2014 il valore di bilancio dei crediti residui è pari ad Euro 201,3 milioni. 93 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 Cartolarizzazione Giugno 2008 Nel corso dell’esercizio 2008, la controllata Veneto Banca spa (poi fusa in Veneto Banca), unitamente alla Banca Popolare di Intra spa (poi fusa in Veneto Banca), ha effettuato una cartolarizzazione di mutui ipotecari per complessivi Euro 592,249 milioni. L’operazione ha riguardato sia finanziamenti residenziali che commerciali pari rispettivamente a Euro 439 milioni ed Euro 153 milioni. La cessione, avvenuta ad un prezzo pari al valore del debito residuo in linea capitale, si è perfezionata in data 10 giugno 2008 con effetti economici e giuridici dal 1° maggio 2008. A fronte del portafoglio ceduto sono stati emessi da parte della “Claris Finance 2008 srl”, società veicolo acquirente del portafoglio ceduto, titoli Asset Backed per complessivi Euro 592,249 milioni, come di seguito suddivisi: Classe A B C1 C2 Rating (S&P / Fitch) Ammontare (in Euro) AA- / AAA BBB / BBB unrated unrated 492.350.000 44.450.000 41.059.039 14.389.822 Ammontare residuo al 31/12/2014 (in Euro) 108.966.186 44.450.000 41.059.039 14.389.822 I titoli di classe A e B sono denominati in Euro e prevedono il pagamento di una cedola semestrale a tasso variabile ed un piano di rimborso su base sequenziale, correlato agli incassi sul portafoglio sottostante a partire da dicembre 2009. Tali obbligazioni, quotate presso la Borsa Valori di Dublino (Irlanda), sono state inizialmente sottoscritte dalla capogruppo Veneto Banca ed utilizzate per operazioni di pronti conto termine presso la Banca Centrale Europea. Successivamente sono state cedute ad investitori istituzionali nell’ultimo trimestre del 2013. I titoli di classe C1, C2, rispettivamente sottoscritti da Veneto Banca SpA e Banca Popolare di Intra (quindi ora in portafoglio di Veneto Banca dopo l’operazione di fusione), sono denominati in Euro e non sono stati oggetto di rating. Il loro rendimento è determinato in via residuale ed è corrisposto solo nella misura in cui gli incassi del portafoglio ceduto eccedono l’ammontare delle spese e degli esborsi correlati alle obbligazioni di classe superiore. La tabella sotto riportata riepiloga la composizione del portafoglio ceduto. Alla data di cartolarizzazione 2.375 2.352 Banca Popolare di Intra (ora Veneto Banca scpa) 1.142 1.044 438.916 153.333 592.249 185 134 160 1.973 1.358 1.973 Veneto Banca spa (ora Veneto Banca scpa) Numero mutui Numero mutuatari Debito residuo linea capitale (in migliaia di Euro) Importo medio mutuo (in migliaia di Euro) Importo massimo mutuo (in migliaia di Euro) Totale 3.517 3.396 Alla data del 31 dicembre 2014 il valore di bilancio dei crediti residui è pari ad Euro 233,7 milioni. Cartolarizzazione Luglio 2008 Nel mese di maggio 2008 bancApulia ha concluso una operazione di autocartolarizzazione cedendo un portafoglio crediti composto da mutui ipotecari in bonis per un importo di Euro 378 milioni. Il regolamento ed il perfezionamento dell’operazione sono avvenuti nel successivo mese di luglio. La contropartita della cessione è stata regolata con l’emissione delle notes da parte della “Apulia Finance n. 4 srl” interamente sottoscritte dall’originator bancApulia. Parte delle notes di classe A sono peraltro state cedute sul mercato nel corso del mese di gennaio 2014. Su tale operazioni BancApulia non ha rilevato utili o perdite in quanto la cessione è avvenuta alla pari con un prezzo pari ad Euro 378 milioni. Classe A B Rating (S&P / Moody’s) AA- / Aaa unrated Ammontare (in Euro) 319.850.000 58.550.000 Ammontare residuo al 31/12/2014 (in Euro) 100.707.267 58.550.000 I titoli di classe A e B sono quotati presso la Borsa Valori del Lussemburgo e prevedono il pagamento di una cedola semestrale a tasso variabile ed un piano di rimborso su base sequenziale, correlato agli incassi sul portafoglio di crediti sottostante. Le obbligazioni di classe B sono denominate in Euro, non hanno un rating ufficiale ed il loro rendimento è determinato in via residuale e corrisposto solo nella misura in cui gli incassi del portafoglio ceduto eccedono l’ammontare delle spese e degli esborsi correlati alle obbligazione di classe superiore. 94 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 L’operazione è completata da un contratto di swap tra la società veicolo e BNP Paribas al fine di coprire il rischio di tasso derivante dalla diversa indicizzazione e periodicità tra gli interessi sui mutui cartolarizzati e gli interessi pagati sui titoli obbligazionari emessi. Tale contratto prevede che le controparti regolino, con periodicità semestrale, il differenziale dei tassi come sopra esposto, calcolato sulla media dell’importo nominale del capitale residuo dei mutui alla data di inizio e fine di ogni periodo di riferimento. Analogo contratto, di segno contrario, è stato sottoscritto tra BNP e BancApulia. Il servizio di gestione, amministrazione e incasso dei mutui ed il servizio di gestione del contenzioso è affidato a BancApulia. Alla data del 31 dicembre 2014 il valore di bilancio dei crediti residui è pari ad Euro 179,1 milioni. Cartolarizzazione Novembre 2008 Nel mese di novembre 2008 bancApulia ha concluso una seconda operazione di autocartolarizzazione. Tale operazione ha avuto un periodo di warehousing iniziato nel 2007 con la cessione di mutui residenziali in bonis alla società veicolo ponte “Apulia Finance n. 3 srl”. Nel settembre del 2008 i crediti residui sono stati trasferiti al veicolo definitivo “Apulia Finance n. 4 srl” e nel successivo mese di novembre l’operazione si è perfezionata con l’emissione delle notes. Nello specifico: luglio 2007: BancApulia ha ceduto ad Apulia Finance n. 3 srl mutui in bonis per un importo pari a Euro 129,9 milioni; ottobre 2007: BancApulia ha ceduto ad Apulia Finance n. 3 srl un ulteriore portafoglio di mutui in bonis per un importo pari a Euro 77,5 milioni; gennaio 2008: BancApulia ha ceduto ad Apulia Finance n. 3 srl un ulteriore portafoglio di mutui in bonis per un importo pari ad Euro 95,5 milioni; settembre 2008: l’importo residuo dei crediti cartolarizzati pari ad Euro 256 milioni sono stati ceduti dal veicolo provvisorio Apulia Finance n. 3 srl al veicolo definitivo Apulia Finance n. 4 srl; settembre 2008: BancApulia ha ceduto, ad Apulia Finance n. 4 srl l’ultimo portafoglio di mutui in bonis per un importo pari ad Euro 56,5 milioni. Alla definizione dell’operazione i crediti in capo alla società Apulia Finance n. 4 ammontavano a Euro 310 milioni. Le caratteristiche principali dei crediti cartolarizzati sono: mutui garantiti da un'ipoteca di primo grado "economico"; mutui nei quali il rapporto tra la somma originariamente finanziata e il valore dell'immobile ipotecato (come riportati nel relativo Contratto di Mutuo) non sia superiore all'80%; mutui il cui ammontare dovuto in linea capitale, esclusi gli interessi maturati, non sia superiore a Euro 500.000,00. A fronte del portafoglio ceduto sono stati emessi da parte della società veicolo acquirente del portafoglio ceduto, titoli Asset Backed per complessivi Euro 312,55 milioni, come di seguito suddivisi: Classe A B Rating (S&P / Moody’s) AA / Aaa unrated Ammontare (in Euro) 288.450.000 24.100.000 Ammontare residuo al 31/12/2014 (in Euro) 127.420.915 24.100.000 Le notes emesse dalla società veicolo sono state interamente sottoscritte da BancApulia. I titoli di classe A e B sono quotati presso la Borsa Valori del Lussemburgo e prevedono il pagamento di una cedola semestrale a tasso variabile ed un piano di rimborso su base sequenziale, correlato agli incassi sul portafoglio di crediti sottostante. Le obbligazioni di classe B sono denominate in Euro, non hanno un rating ufficiale ed il loro rendimento è determinato in via residuale e corrisposto solo nella misura in cui gli incassi del portafoglio ceduto eccedono l’ammontare delle spese e degli esborsi correlati alle obbligazione di classe superiore. L’operazione è completata da un contratto di swap tra la società veicolo e BNP Paribas al fine di coprire il rischio di tasso derivante dalla diversa indicizzazione e periodicità tra gli interessi sui mutui cartolarizzati e gli interessi pagati sui titoli obbligazionari emessi. Tale contratto prevede che le controparti regolino, con periodicità semestrale, il differenziale dei tassi come sopra esposto, calcolato sulla media dell’importo nominale del capitale residuo dei mutui alla data di inizio e fine di ogni periodo di riferimento. Analogo contratto, di segno contrario, è stato sottoscritto tra BNP e BancApulia. Il servizio di gestione, amministrazione e incasso dei mutui ed il servizio di gestione del contenzioso è affidato a BancApulia. Alla data del 31 dicembre 2014 il valore di bilancio dei crediti residui è pari ad Euro 162,7 milioni. Cartolarizzazione Dicembre 2009 “non performing loans” Nel corso dell’esercizio 2009, le controllate Veneto Banca spa, Banca Popolare di Intra spa (poi incorporate in Veneto Banca scpa) e Banca Meridiana spa hanno effettuato una cartolarizzazione di crediti non performing, che presentavano almeno una linea di credito munita di garanzia ipotecaria, per 95 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 complessivi nominali Euro 262,8 milioni. L’operazione ha riguardato sia finanziamenti residenziali che commerciali pari rispettivamente, per le tre banche, ad Euro 91,7 milioni, Euro 25,8 milioni ed Euro 145,3 milioni. La cessione si è perfezionata in data 15 dicembre 2009 con effetti economici e giuridici dal 30 novembre 2009, ed è avvenuta al prezzo complessivo di Euro 195,5 milioni. A fronte del portafoglio ceduto sono stati emessi da parte della “BVG Credit Finance srl”, società veicolo acquirente del portafoglio ceduto, titoli Asset Backed per complessivi Euro 195,6 milioni, come di seguito suddivisi: Classe Rating A B C unrated unrated unrated Ammontare (in Euro) 167.700.000 13.700.000 14.200.000 Ammontare residuo al 31/12/2014 (in Euro) 156.569.416 13.700.000 14.200.000 I titoli di classe A, sottoscritti dalla Capogruppo Veneto Banca, sono denominati in Euro e prevedono il pagamento di una cedola semestrale a tasso fisso ed un piano di rimborso su base sequenziale, correlato agli incassi sul portafoglio sottostante a partire da luglio 2011. I titoli di classe B e C sono stati ceduti ad un investitore istituzionale. Il loro rendimento è corrisposto solo nella misura in cui gli incassi del portafoglio ceduto eccedono l’ammontare delle spese e degli esborsi correlati alle obbligazioni di classe superiore. Tutte le suddette obbligazioni non sono state oggetto di rating e non risultano quotate presso nessun mercato regolamentato. La tabella sotto riportata riepiloga la composizione del portafoglio originariamente ceduto. Alla data di cartolarizzazione 220 92 Banca Popolare di Intra (ora Veneto Banca scpa) 593 91.697 25.805 145.285 262.787 417 280 245 290 9.131 3.330 14.070 14.070 Veneto Banca spa (ora Veneto Banca scpa) Numero debitori Debito residuo (in migliaia di Euro) Importo medio debitore (in migliaia di Euro) Importo massimo debitore (in migliaia di Euro) Banca Meridiana (ora BancApulia) Totale 905 Cartolarizzazione Marzo 2011 Nel corso dell’esercizio 2011, Veneto Banca ha effettuato una cartolarizzazione di mutui ipotecari residenziali per complessivi 1.343,85 milioni di Euro che sono stati ceduti ad un prezzo pari al valore del debito residuo in linea capitale esistente al momento della cessione (1° marzo 2011). A fronte del portafoglio ceduto sono stati emessi da parte della “Claris RMBS 2011 srl”, società veicolo acquirente del portafoglio ceduto, titoli Asset Backed per complessivi Euro 1.354,388 milioni, così ripartiti: Classe A1 A2 A3 B Rating (Fitch / Moody’s) AAA / Aaa AAA / Aaa AAA / Aaa unrated Ammontare (in Euro) 175.000.000 385.000.000 591.200.000 203.188.000 Ammontare residuo al 31/12/2014 (in Euro) 149.735.404 591.200.000 203.188.000 I titoli di classe A1, A2 e A3 sono denominati in Euro e prevedono il pagamento di una cedola trimestrale a tasso variabile ed un piano di rimborso su base sequenziale, correlato agli incassi sul portafoglio sottostante. Tali obbligazioni sono quotate presso la Borsa Valori di Dublino (Irlanda). Le notes di classe A1 e A2 sono state collocate presso investitori istituzionali, mentre quelle di classe A3 sono state sottoscritte dalla capogruppo Veneto Banca ed utilizzate per operazioni di rifinanziamento. I titoli di classe B sono denominati in Euro e non hanno un rating ufficiale. Il loro rendimento è determinato in via residuale ed è corrisposto solo successivamente al rimborso integrale delle notes di classe superiore. 96 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 Alla data di cartolarizzazione Numero mutui Numero mutuatari Debito residuo linea capitale (in migliaia di Euro) Importo medio mutuo (in migliaia di Euro) Importo massimo mutuo (in migliaia di Euro) Veneto Banca 12.354 12.353 1.343.850 109 1.349 Alla data del 31 dicembre 2014 il valore di bilancio dei crediti residui è pari ad Euro 928,8 milioni. Cartolarizzazione Febbraio 2012 Nel mese di novembre 2011, Veneto Banca, in collaborazione con BancApulia e con Carifac (poi fusa per incorporazione nella capogruppo Veneto Banca nel corso del 2013), ha impostato un’operazione di cartolarizzazione di mutui ipotecari per complessivi Euro 2.616,58 milioni che sono stati ceduti ad un prezzo pari al valore del debito residuo in linea capitale esistente al momento della cessione (1° novembre 2011). A fronte del portafoglio ceduto sono stati emessi a febbraio 2012 da parte della “Claris ABS 2011 srl”, società veicolo acquirente del portafoglio ceduto, titoli Asset Backed per complessivi Euro 2.616,58 milioni, così ripartiti: Classe A B1 B2 B3 Rating (Moody’s / DBRS) Aaa / AAA unrated unrated unrated Ammontare (in Euro) 1.962.400.000 432.629.000 143.275.000 78.274.000 Ammontare residuo al 31/12/2014 (in Euro) 1.295.463.093 432.629.000 143.275.000 78.274.000 I titoli di classe A sono denominati in Euro e prevedono il pagamento di una cedola trimestrale a tasso variabile ed un piano di rimborso su base sequenziale, correlato agli incassi sul portafoglio sottostante. Tali obbligazioni, quotate presso la Borsa Valori di Dublino (Irlanda), sono state sottoscritte dalla capogruppo Veneto Banca. Le notes di classe A potranno dunque essere utilizzate per operazioni di pronti conto termine presso la Banca Centrale Europea. Tali notes sono peraltro state cedute sul mercato nel corso dei mesi di giugno e novembre 2014. I titoli di classe B, sempre denominati in Euro, non oggetto di rating, sono stati sottoscritti da Veneto Banca (B1), BancApulia (B2) e Carifac (B3). Il loro rendimento è determinato in via residuale ed è corrisposto solo successivamente al rimborso integrale delle notes di classe superiore. La tabella sotto riportata riepiloga la composizione del portafoglio ceduto. Alla data di cartolarizzazione Numero mutui Numero mutuatari Debito residuo linea capitale (in migliaia di Euro) Importo medio mutuo (in migliaia di Euro) Importo massimo mutuo (in migliaia di Euro) 14.501 14.161 6.003 5.929 Carifac (ora Veneto Banca scpa) 3.446 3.321 1.730.428 573.068 313.081 2.616.577 119 95 91 109 4.473 4.909 2.057 4.909 Veneto Banca BancApulia Totale 23.950 23.411 Alla data del 31 dicembre 2014 il valore di bilancio dei crediti residui è pari ad Euro 2.015,3 milioni. Cartolarizzazione Febbraio 2014 Nel corso dell’esercizio 2014, Veneto Banca, in collaborazione con BancApulia, ha perfezionato un’operazione di cartolarizzazione di mutui ipotecari concessi a privati per complessivi Euro 860,05 milioni (rispettivamente, Euro 625,79 milioni ed Euro 234,26 milioni) che sono stati ceduti ad un prezzo pari al valore del debito residuo in linea capitale esistente al momento della cessione (1° febbraio 2014). A fronte del portafoglio ceduto sono stati emessi da parte della “Claris RMBS 2014 srl”, società veicolo acquirente del portafoglio ceduto, titoli Asset Backed per complessivi Euro 881,3 milioni, così ripartiti: 97 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 Classe A1 A2 J1 J2 Rating (Fitch / DBRS) AA+ / AAA AA+ / AAA unrated unrated Ammontare (in Euro) 550.000.000 155.000.000 48.000.000 128.250.000 Ammontare residuo al 31/12/2014 (in Euro) 477.528.420 155.000.000 48.000.000 128.250.000 I Titoli di Classe A sono denominati in Euro e prevedono il pagamento di una cedola trimestrale a tasso variabile ed un piano di rimborso su base sequenziale, correlato agli incassi sul portafoglio sottostante. Tali obbligazioni sono quotate presso la Borsa Valori di Dublino (Irlanda). Le notes di classe A1 sono state collocate presso investitori istituzionali, mentre quelle di classe A2 sono state sottoscritte dalle banche originator in proporzione al portafoglio ceduto. I titoli di Classe J1 e J2, sempre denominati in Euro e privi di rating ufficiale, sono stati sottoscritti da Veneto Banca (J2) e BancApulia (J1). Il loro rendimento è determinato in via residuale ed è corrisposto solo successivamente al rimborso integrale delle notes di classe superiore. La tabella che segue riepiloga la composizione del portafoglio ceduto: Alla data di cartolarizzazione Numero mutui Numero mutuatari Debito residuo linea capitale (in migliaia di Euro) Importo medio mutuo (in migliaia di Euro) Importo massimo mutuo (in migliaia di Euro) Veneto Banca 6.025 5.994 BancApulia Totale 2.648 2.628 8.673 8.622 625.790 234.259 860.049 103 88 99 2.000 1.200 2.000 Alla data del 31 dicembre 2014 il valore di bilancio dei crediti residui era pari ad Euro 791,8 milioni. Cartolarizzazioni Luglio e Dicembre 2012 Oltre alle cartolarizzazioni “tradizionali”, il Gruppo Veneto Banca ha effettuato altre due operazioni di cartolarizzazione cosiddette “auto-cartolarizzazioni”. L’informativa su queste viene riportata nella presente Parte E al punto 1.3 Gruppo bancario – Rischio di liquidità, come previsto dalle disposizioni di Banca d’Italia. OPERAZIONI DI AUTOCARTOLARIZZAZIONE Nell’anno 2012 il Gruppo ha perfezionato due operazioni di cessione tramite apposite società veicolo procedendo alla sottoscrizione integrale delle notes emesse a fronte dei crediti ceduti (c.d. “autocartolarizzazioni). Cartolarizzazione Luglio 2012 Nel mese di luglio 2012, Veneto Banca, in collaborazione con BancApulia e con Carifac (poi fusa per incorporazione nella capogruppo Veneto Banca nel corso del 2013), ha allestito un’operazione di cartolarizzazione di mutui ipotecari e non ipotecari per complessivi Euro 1.446,34 milioni (rispettivamente, Euro 900 milioni, Euro 433,1 milioni ed Euro 113,2 milioni) che sono stati ceduti ad un prezzo pari al valore del debito residuo in linea capitale esistente al momento della cessione (1° luglio 2012). A fronte del portafoglio ceduto sono stati emessi ad agosto 2012 da parte della “Claris SME 2012 srl”, società veicolo acquirente del portafoglio ceduto, titoli Asset Backed per complessivi Euro 1.446,35 milioni, così ripartiti: Classe A B1 B2 B3 Rating (Moody’s / DBRS) Aaa / AAA unrated unrated unrated Ammontare (in Euro) 1.041.400.000 252.000.000 121.250.000 31.700.000 Ammontare residuo al 31/12/2014 (in Euro) 441.293.698 252.000.000 121.250.000 31.700.000 I titoli di classe A sono denominati in Euro e prevedono il pagamento di una cedola semestrale a tasso variabile ed un piano di rimborso su base sequenziale, correlato agli incassi sul portafoglio sottostante. Tali obbligazioni, quotate presso la Borsa Valori di Dublino (Irlanda), sono state sottoscritte dalla capogruppo Veneto Banca. Le notes di classe A potranno dunque essere utilizzate per operazioni di rifinanziamento presso la Banca Centrale Europea. 98 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 I titoli di classe B, sempre denominati in Euro, non oggetto di rating, sono stati sottoscritti da Veneto Banca (B1), BancApulia (B2) e Carifac (B3). Il loro rendimento è determinato in via residuale ed è corrisposto solo successivamente al rimborso integrale delle notes di classe superiore. La tabella sotto riportata riepiloga la composizione del portafoglio ceduto. Alla data di cartolarizzazione 6.379 5.601 2.679 1.934 Carifac (ora Veneto Banca scpa) 1.049 944 900.003 433.122 113.212 1.446.337 141 162 108 143 5.995 5.475 4.960 5.995 Veneto Banca Numero mutui Numero mutuatari Debito residuo linea capitale (in migliaia di Euro) Importo medio mutuo (in migliaia di Euro) Importo massimo mutuo (in migliaia di Euro) BancApulia Totale 10.107 8.479 Alla data del 31 dicembre 2014 il valore di bilancio dei crediti residui è pari ad Euro 788,8 milioni. Cartolarizzazione Dicembre 2012 “non performing loans” Nel mese di dicembre 2012, Veneto Banca ha dato corso ad una cartolarizzazione di crediti non performing, che presentavano almeno una linea di credito munita di garanzia ipotecaria, per complessivi nominali Euro 133,2 milioni. L’operazione ha riguardato sia finanziamenti residenziali che commerciali. La cessione si è perfezionata in data 11 dicembre 2012 con effetti economici e giuridici dal 30 novembre 2012, ed è avvenuta al prezzo complessivo di Euro 112,8 milioni. A fronte del portafoglio ceduto sono stati emessi da parte della “Aries SPV srl”, società veicolo acquirente del portafoglio ceduto, titoli Asset Backed per complessivi Euro 73,4 milioni, come di seguito suddivisi: Classe Rating A B unrated unrated Ammontare (in Euro) 47.700.000 25.700.000 Ammontare residuo al 31/12/2014 (in Euro) 42.825.880 25.700.000 La differenza tra i titoli ABS emessi ed il valore della cessione rappresenta un credito di Veneto Banca nei confronti della società veicolo, quale prezzo differito dei crediti ceduti. Tutti i titoli emessi sono stati sottoscritti dalla Capogruppo Veneto Banca. Gli stessi sono denominati in Euro e prevedono il pagamento di una cedola semestrale a tasso fisso ed un piano di rimborso su base sequenziale, correlato agli incassi sul portafoglio sottostante a partire da luglio 2013. Tutte le suddette obbligazioni non sono state oggetto di rating e non risultano quotate presso nessun mercato regolamentato. La tabella sotto riportata riepiloga la composizione del portafoglio originariamente ceduto. Alla data di cartolarizzazione Numero debitori Debito residuo lordo (in migliaia di Euro) Debito residuo netto (in migliaia di Euro) Importo medio debitore (in migliaia di Euro) Importo massimo lordo debitore (in migliaia di Euro) Importo massimo netto debitore (in migliaia di Euro) Veneto Banca 351 133.182 112.771 379 4.079 2.763 Alla data del 31 dicembre 2014 il valore di bilancio dei crediti residui è pari ad Euro 84,3 milioni. 99 INFORMAZIONE QUANTITATIVA Esposizioni derivanti da operazioni di cartolarizzazione distinte per qualità delle attività sottostanti a) b) 108.814 910.213 Esposizione netta Junior Esposizione lorda Esposizione netta Esposizione lorda Mezzanine Esposizione netta 64.101 1.661.683 Senior Esposizione lorda 1.364.257 Esposizione netta 135.690 Junior Esposizione lorda 1.725.784 Mezzanine Esposizione netta 1.364.257 Esposizione netta 135.690 Esposizione lorda Esposizione lorda 47.400 Esposizione netta 167.700 633.400 1.019.027 47.400 Esposizione lorda 801.100 Senior Esposizione netta a) b) B. Con attività sottostanti proprie: Deteriorate Altre Con attività sottostanti a terzi: Deteriorate Altre Junior Linee di credito INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 A. Mezzanine Esposizione netta Qualità attività sottostanti/ Esposizioni Esposizione lorda Senior Garanzie rilasciate Esposizione lorda Esposizioni per cassa 100 Esposizioni derivanti dalle principali operazioni di cartolarizzazioni “proprie” ripartite per tipologia di attività cartolarizzate e per tipologia di esposizioni A. B. C. C.1 C.2 C.3 C.4 C.5 C.6 C.7 C.8 C.9 C.10 C.11 Rettifiche/ripre se di valore Junior Esposizione netta Rettifiche/ripre se di valore Mezzanine Esposizione netta Rettifiche/ripre se di valore Senior Esposizione netta Rettifiche/ripre se di valore Junior Esposizione netta Mezzanine Rettifiche/ripre se di valore Rettifiche/ripre se di valore Esposizione netta Senior Rettifiche/ripre se di valore Valore di bilancio Rettifiche/ripre se di valore Junior Linee di credito 108.814 108.814 108.814 910.213 38.837 38.837 135.690 64.863 64.863 88.153 88.153 591.200 591.200 155.000 155.000 37.023 37.023 16.680 16.680 23.706 23.706 30.441 30.441 1.725.783 35.944 35.944 23.065 23.065 41.244 41.244 133.712 133.712 848.100 848.100 306.758 306.758 187.891 187.891 9.595 9.595 18.744 18.744 34.918 34.918 85.813 85.813 21.635 839 839 952 952 1.546 1.546 1.712 1.712 5.881 5.881 2.631 2.631 1.003 1.003 754 754 1.436 1.436 1.803 1.803 3.076 3.076 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 A.1 Oggetto di integrale cancellazione dal bilancio BVG – Credit Finance - Non perfoming loan Oggetto di parziale cancellazione dal bilancio Non cancellate dal bilancio Claris Finance 2005 - Mutui ipotecari Claris Finance 2006 - Mutui ipotecari Claris Finance 2007 - Mutui ipotecari Claris Finance 2008 - Mutui ipotecari Claris ABS 2011 srl - Mutui ipotecari Claris RMBS 2011 - Mutui ipotecari Claris RMBS 2014 - Mutui ipotecari Apulia Finance n. 2 - Mutui ipotecari Apulia Mortgages Finance n. 3 - Mutui ipotecari Apulia Finance n. 4 - Mutui ipotecari Apulia Finance n. 4 II - Mutui ipotecari Valore di bilancio Valore di bilancio Tipologia attività cartolarizzate/ Esposizioni Mezzanine Rettifiche/ripre se di valore Senior Garanzie rilasciate Esposizione netta Esposizioni per cassa 101 Esposizioni derivanti dalle principali operazioni di cartolarizzazioni di “terzi” ripartite per tipologia di attività cartolarizzate e per tipologia di esposizioni A.1 A.2 A.3 Entasi ABN S.1-01/16 Berica 9 RE 11-57 TV Aurora float eur 17 Linee di credito Rettifiche/ripre se di valore Junior Esposizione netta Rettifiche/ripre se di valore Mezzanine Esposizione netta Rettifiche/ripre se di valore Senior Esposizione netta Rettifiche/ripre se di valore Junior Esposizione netta Mezzanine Rettifiche/ripre se di valore Rettifiche/ripre se di valore Esposizione netta Senior Rettifiche/ripre se di valore Junior Valore di bilancio Rettifiche/ripre se di valore Valore di bilancio Valore di bilancio Tipologia attività cartolarizzate/ Esposizioni Mezzanine Rettifiche/ripre se di valore Senior Garanzie rilasciate Esposizione netta Esposizioni per cassa 15.520 10.252 4.875 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 102 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 Esposizioni derivanti da operazioni di cartolarizzazione ripartite per portafoglio e per tipologia Esposizione/ Portafoglio Attività finanziarie detenute per negoziazione Attività finanziarie fair value option Attività finanziarie disponibile per la vendita Attività finanziarie detenute sino alla scadenza 1. Esposizione per cassa - Senior - Mezzanine - Junior 2. Esposizione fuori bilancio - Senior - Mezzanine - Junior Totale 31/12/2014 Totale 31/12/2013 108.814 108.814 139.416 108.814 108.814 139.416 Crediti Ammontare complessivo delle attività cartolarizzate sottostanti ai titoli junior o ad altre forme di sostegno creditizio Attività/Valori A. A.1 1. 2. 3. 4. 5. A.2 1. 2. 3. 4. 5. A.3 1. 2. 3. 4. 5. B. B.1 B.2 B.3 B.4 B.5 Attività sottostanti proprie Oggetto di integrale cancellazione Sofferenze Incagli Esposizioni ristrutturate Esposizioni scadute Altre attività Oggetto di parziale cancellazione Sofferenze Incagli Esposizioni ristrutturate Esposizioni scadute Altre attività Non cancellate Sofferenze Incagli Esposizioni ristrutturate Esposizioni scadute Altre attività Attività sottostanti di terzi Sofferenze Incagli Esposizioni ristrutturate Esposizioni scadute Altre attività Cartolarizzazioni tradizionali 5.268.814 Cartolarizzazioni sintetiche X X X X X X X X X X X X 5.268.814 70.509 153.211 70.697 4.974.397 103 OPERAZIONE DI CESSIONE Gruppo bancario - Attività finanziarie cedute non cancellate: valore di bilancio e intero valore Forme tecniche/ Portafoglio Attività finanziarie detenute per la negoziazione A A. Attività per cassa 1. Titoli di debito 2. Titoli di capitale 3. O.I.C.R. 4. Finanziamenti B. Strumenti derivati C Attività finanziarie detenute sino alla scadenza Attività finanziarie disponibili per la vendita A B C A B Crediti verso banche C A B Totale 31/12/2014 Crediti verso clientela C A B Totale 31/12/2013 C 4.020.077 546.035 X Totale 31/12/2014 X X X 546.035 54.444 1.197.452 X X X X X X X X 21.029 X X X X X X X X X X X X 4.847.902 X X X X X X X X X 567.064 1.336.385 41.194 4.847.902 2.642.498 21.029 4.847.902 5.414.966 X 17.723 232.739 2.750.458 211.627 232.739 X X X 4.020.077 211.627 Legenda: A = attività finanziarie cedute rilevate per intero (valore di bilancio) B = attività finanziarie cedute rilevate parzialmente (valore di bilancio) C = attività finanziarie cedute rilevate parzialmente (intero valore) Al 31 dicembre 2014, le operazioni di trasferimento che non hanno comportato la cancellazione dal bilancio delle sottostanti attività finanziarie sono rappresentate da: • operazioni di cartolarizzazioni di crediti verso la clientela; • operazioni di pronti contro termine passive. Per le operazioni passive di pronti contro termine, la mancata “derecognition” del titolo, oggetto di cessione a pronti, deriva dal fatto che la Banca trattiene sostanzialmente tutti i rischi ed i benefici connessi al titolo, avendo l’obbligo di riacquistarlo a termine ad un prezzo stabilito contrattualmente. I titoli oggetto di trasferimento continuano pertanto a trovare rappresentazione nei portafogli contabili di appartenenza; il corrispettivo della cessione viene rilevato tra i debiti verso le banche o verso la clientela, in funzione della tipologia di controparte. Per le operazioni di cartolarizzazione, descritte nel precedente paragrafo “C.1 Operazioni di cartolarizzazione”, la mancata “derecognition” consegue alla sottoscrizione, da parte della Banca, delle tranche dei titoli Junior o di esposizioni analoghe, che comportano, in capo alla stessa, il rischio delle prime perdite e, parimenti, il beneficio connesso al rendimento del portafoglio delle attività trasferite. Tali attività sono oggetto di cessione pro soluto e quindi non sono liberamente disponibili da parte della banca cedente; mediante un contratto di servicer, la banca mantiene l’impegno a svolgere il servizio di gestione, amministrazione, incasso, riscossione e recupero crediti per conto del veicolo. A fronte del trasferimento, il corrispettivo incassato viene rilevato in contropartita della rilevazione di un debito verso la società veicolo, al netto delle tranche di titoli sottoscritti o di utilizzi di forme di sostegno di liquidità a favore del veicolo al fine di effettuare pagamenti in linea capitale. Il finanziamento così iscritto verso la società veicolo è destinato a ridursi per effetto delle somme incassate dall’originator, in qualità di “servicer”, e trasferite allo stesso veicolo. Per effetto del consolidamento del patrimonio del veicolo, nel bilancio consolidato quest’ultima passività non troverà rappresentazione; diversamente, nel passivo figureranno i titoli in circolazione emessi dalla società veicolo e non sottoscritti dalle società del Gruppo. INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 - di cui deteriorate Totale 31/12/2013 - di cui deteriorate B Attività finanziarie valutate al fair value A B C 104 105 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 Passività finanziarie a fronte di attività finanziarie cedute non cancellate Passività/ Portafoglio attività Attività finanziarie detenute per la negoziazione Attività finanziarie disponibili per la vendita Attività finanziarie valutate al fair value 1. Debiti verso clientela a) a fronte di attività rilevate per intero b) a fronte di attività rilevate parzialmente 2. Debiti verso banche a) a fronte di attività rilevate per intero b) a fronte di attività rilevate parzialmente 3. Titoli in circolazione a) a fronte di attività rilevate per intero b) a fronte di attività rilevate parzialmente Totale 31/12/2014 Totale 31/12/2013 8.209 Attività finanziarie detenute sino alla scadenza Crediti verso banche Crediti verso clientela Totale 31/12/2014 105.415 51.754 569.681 726.850 601.617 32.667 303.945 938.229 2.457.387 2.457.387 707.032 84.421 3.331.013 4.122.466 805.249 247.088 3.478.560 4.539.106 Nella voce “Titoli in circolazione” figurano le passività emesse dalle società veicolo nell’ambito delle operazioni di cartolarizzazione. Nella presente tabella figurano le passività iscritte tra i “debiti verso clientela” o i “debiti verso banche” in relazione ai trasferimenti delle attività finanziarie che non hanno comportato la cancellazione integrale dal bilancio, come rappresentato in calce alla precedente tabella. Al riguardo si precisa che per alcune operazioni di trasferimento non figura alcuna passività in quanto il debito residuo iscritto a fronte delle attività trasferite è risultato di importo inferiore rispetto ai crediti verso il veicolo portati a compensazione, per il principio della prevalenza della sostanza sulla forma (titoli o finanziamenti emessi dalla società veicolo). Tale circostanza è in grado di spiegare la differenza tra le attività cedute iscritte nel portafoglio dei “crediti verso clientela” e le correlate passività. CARTOLARIZZAZIONI: CARTOLARIZZAZIONE METODOLOGIA Attività di rischio per cassa STANDARDIZZATA: Fattore di ponderazione Posizioni verso la cartolarizzazione Senior – Originator Senior - Investitore Mezzanine – Originator Junior – Originator Senior – Investitore Posizioni verso la ri-cartolarizzazione Totale 31/12/2014 Fonte: Base Segnaletica 1 – Voce 36536 20% 50% Look-through, altre ponderazioni 20% 50% 100% 20% 50% 100% 1.250% - no rating 1.250% - no rating POSIZIONI VERSO 327.230 80.402 18.786 Valore ponderato dell’esposizione 315.492 9.393 108.814 117.823 4.875 10.252 15.520 5.645 19.949 2.106 975 5.126 15.520 - 59.355 147.591 1.525 19.064 Valore corretto dell’esposizione - - 327.230 315.492 LA INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 SEZIONE 12 – RISCHIO OPERATIVO INFORMATIVA QUALITATIVA Tra i tre possibili metodi indicati dalla regolamentazione per la determinazione del requisito patrimoniale a fronte del rischio operativo, il Gruppo ha scelto di adottare il metodo Base (Basic Indicator Approach, BIA): in base a esso il suddetto requisito è calcolato applicando un unico coefficiente regolamentare all’indicatore del volume di operatività aziendale, individuato nel margine di intermediazione. In particolare, il requisito patrimoniale è pari al 15 per cento della media delle ultime tre osservazioni dell’indicatore rilevante, riferite alla situazione di fine esercizio. Pertanto, con riferimento all’esercizio 2014 il requisito è commisurato in 157,2 milioni di Euro. 106 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 SEZIONE 13 – ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE: INFORMAZIONI SULLE POSIZIONI INCLUSE NEL PORTAFOGLIO BANCARIO INFORMAZIONE QUALITATIVA ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE: DIFFERENZIAZIONE DELLE ESPOSIZIONI IN FUNZIONE DEGLI OBIETTIVI PERSEGUITI Gli investimenti in strumenti di capitale presenti nel Gruppo Bancario assolvono ad una pluralità di funzioni, di seguito schematizzate: strategiche: società sottoposte ad influenza notevole, joint ventures con partners industriali ed investimenti istituzionali; strumentali all’attività operativa della banca ed allo sviluppo dell’attività commerciale; istituzionali di sistema: partecipazioni di public finance, società consortili, enti ed istituzioni legate al territorio; di investimento finanziario: tra le quali, in primis, le partecipazioni di private equity. CONTABILIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEGLI STRUMENTI DI CAPITALE NON INCLUSI NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE Il bilancio consolidato del Gruppo Veneto Banca al 31 dicembre 2014 è stato predisposto sulla base delle “Istruzioni per la redazione del bilancio dell’impresa e del bilancio consolidato delle banche e delle società finanziarie capogruppo di gruppi bancari” emanate dalla Banca d’Italia, nell’esercizio dei poteri stabiliti dall’art. 9 del D.Lgs. n. 38/2005, con il Provvedimento del 22 dicembre 2005 con cui è stata emanata la Circolare n. 262/05, con i successivi aggiornamenti del 18 novembre 2009, del 21 gennaio 2014 e del 22 dicembre 2014. Queste Istruzioni stabiliscono in modo vincolante gli schemi di bilancio e le relative modalità di compilazione, nonché il contenuto della Nota integrativa. Le esposizioni in strumenti di capitale non incluse nel portafoglio di negoziazione sono classificate nelle voci di bilancio Partecipazioni e Attività disponibili per la vendita. Per l’illustrazione dei metodi di contabilizzazione e valutazione degli strumenti di capitale non inclusi nel portafoglio di negoziazione, dunque, si fa rimando alla Parte A della Nota integrativa al bilancio consolidato – Politiche contabili dove sono riportati, per le singole voci del bilancio, i criteri contabili applicati dal Gruppo Veneto Banca (A.2 – Parte relativa alle principali voci di bilancio). In particolare, ai punti 2, 5 e 7 sono riportati i criteri di classificazione, iscrizione, valutazione e cancellazione, rispettivamente per le “Attività finanziarie disponibili per la vendita”, le “Attività finanziarie valutate al fair value” e le “Partecipazioni”; nel punto 18 sono riportate le procedure di impairment degli strumenti finanziari disponibili per la vendita. 107 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 INFORMATIVA QUANTITATIVA TIPOLOGIA, VALORE DI BILANCIO, VALORE DI MERCATO E FAIR VALUE DELLE ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE; UTILI E PERDITE DA CESSIONI E PLUS/MINUSVALENZE Tipologia esposizione Partecipazioni di cui: -Livello 1 -Livello 2 -Livello 3 Titoli di capitale disponibili per la vendita di cui: -Livello 1 -Livello 2 -Livello 3 Quote di OICR disponibili per la vendita di cui: -Livello 1 -Livello 2 -Livello 3 Totale di cui: -Livello 1 -Livello 2 -Livello 3 Valore di bilancio Fair value Valore di mercato (quotati) Utili/ perdite da cessioni 10.668 10.668 X 10.668 10.668 X X 389.466 389.466 X 6.779 9.013 373.674 6.779 9.013 373.674 6.779 X X 134.812 134.812 X 1.390 86.292 47.130 534.946 1.390 86.292 47.130 534.946 1.390 X X X 8.169 95.305 431.472 8.169 95.305 431.472 8.169 X X Plus/(Minus) Registrate in SP e non in CE 3.682 6.409 3.682 6.409 268 (3.759) 268 (3.759) 3.950 2.650 3.950 2.650 Legenda: • Livello 1: quotazioni (senza aggiustamenti) rilevate su un mercato attivo – secondo la definizione data dallo IAS 39 – per le attività o passività oggetto di valutazione; • Livello 2: input diversi dai prezzi quotati di cui al punto precedente, che sono osservabili direttamente (prezzi) o indirettamente (derivati dai prezzi) sul mercato; • Livello 3: input che non sono basati su dati di mercato osservabili. 108 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 SEZIONE 14 – RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE SULLE POSIZIONI INCLUSE NEL PORTAFOGLIO BANCARIO INFORMATIVA QUALITATIVA Il Gruppo Veneto Banca ha un approccio alla gestione del rischio di tasso di tipo dinamico, i cui obiettivi – volti a garantire un corretto processo di governo del rischio in esame – sono di: 1) preservare la stabilità del margine di interesse, minimizzando l’impatto negativo delle variazioni dei tassi (prospettiva degli Utili Correnti), in un’ottica focalizzata principalmente sul breve periodo. La stabilità del margine di interesse è influenzata principalmente dal Repricing Risk, Yield Curve Risk, Basis Risk e Optionality Risk; 2) immunizzare il valore economico, inteso come sommatoria dei Present Value dei cash flow attesi generati da entrambi i lati del Bilancio, ponendosi un un’ottica di medio/lungo termine e legata principalmente al Repricing Risk; 3) assicurare che il rischio di tasso assunto o assumibile sia correttamente identificato, misurato, controllato e gestito secondo metodologie e procedure formalizzate e condivise, mantenendo nel tempo la qualità dei sistemi di misurazione e dei processi di gestione allineata agli standard delle best practice di mercato. Dal 2003 è attivo un processo atto a quantificare e gestire in maniera integrata i flussi finanziari, utilizzando per il monitoraggio di tali rischi un apposito software di Asset and Liability Management (ALM), elaborato da Prometeia. Le metodologie applicate consentono il monitoraggio delle seguenti tipologie di rischio: • variazioni del margine di interesse, determinate dalla sfasatura temporale nelle scadenze e nella tempistica di riprezzamento del tasso di interesse delle attività e delle passività dell’istituto. Tali mismatching, in presenza di shock dei tassi di mercato, determinano una variazione del margine di interesse atteso che può essere quantificata attraverso le tecniche di Maturity Gap con un’ottica di riferimento di breve periodo, ovvero l’esercizio corrente. Il metro di misura di questa variazione è lo shock improvviso di ±100 punti base della curva; • variazioni del valore economico del Gruppo, dovute a shock dei tassi di mercato. Per valutare tale impatto, con un’ottica quindi di lungo periodo, si utilizzano le tecniche di Sensitivity Analysis. Il metro di misura di questa variazione è lo shock improvviso di ±100 punti base della curva. Le Società del Gruppo attualmente monitorate con queste tecniche sono la capogruppo Veneto Banca, le banche commerciali BancApulia, Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni e Banca IPIBI, nonchè le controllate Claris Leasing, Veneto Ireland Financial Services e Apulia Prontoprestito. Per le società estere del Gruppo (B.C. Eximbank s.a., BIM Suisse, Veneto Banka d.d., Veneto Banka sh.a. e la succursale rumena della capogruppo Veneto Banca) il monitoraggio avviene secondo una modalità semplificata sulle base di template inviati mensilmente alla Capogruppo. La sempre migliore conoscenza delle dinamiche sottostanti alla poste finanziarie in portafoglio e il costante monitoraggio delle stesse ha consentito, nel corso dell’esercizio, l’impostazione di politiche di posizionamento mirato sulle attese di evoluzione dei tassi nel mercato. Il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo ha fissato determinati limiti entro i quali il Gruppo deve operare. Al Comitato Rischi di Gruppo è, quindi, affidato il compito di esaminare periodicamente le situazioni di rischio delle Società e di fornire alla Direzione Finanza di Gruppo le direttive per il contenimento o per l’allargamento delle posizioni. Il Consiglio di Amministrazione ha altresì deliberato l’apposita policy sulla gestione dei rischi di tasso e sull’applicazione delle regole dell’hedge accounting. Attività di copertura del fair value L’attività di copertura viene effettuata a livello integrato per tutto il Gruppo dalla Direzione Centrale Finanza della Capogruppo con l’obiettivo di immunizzare le variazioni di fair value della raccolta e degli impieghi causate dai movimenti di mercato della curva dei tassi di interesse. Le tipologie di derivati utilizzati sono gli interest rate swap (IRS), i cross currency swap (CCS) e interest rate options (IRO). Le coperture effettuate per le controllate vengono a loro volta replicate sul mercato in modo che la copertura risponda a requisiti validi per essere inserita nel modulo di Hedge Accounting, rispondendo alla qualifica di IAS compliant a livello di bilancio consolidato. Attività di copertura dei flussi finanziari L’attività di copertura viene effettuata con l’obiettivo di immunizzare le variazioni dei flussi finanziari 109 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 causate dai movimenti di mercato della curva dei tassi di interesse. Generalmente questo tipo di copertura non viene effettuato dalle società del Gruppo, tuttavia il Gruppo BIM aveva in essere, prima dell’ingresso nel Gruppo Veneto Banca, un derivato di tipo interest rate swap (IRS) per la copertura specifica di flussi di cassa relativi ai leasing in essere su una propria partecipata. INFORMATIVA QUANTITATIVA La sensitivity del margine di interesse viene monitorata mensilmente quantificando l’impatto sul margine annuo previsionale di una variazione istantanea e parallela delle curve di mercato di ±100 punti base, su un orizzonte temporale di dodici mesi. Secondo il manuale sulla Policy Rischio di Tasso di Interesse tale variazione non deve eccedere la soglia del -5%. Il secondo aspetto, relativo alla sensitivity del valore economico del patrimonio netto, viene invece monitorato ricorrendo ad una precisa mappatura dei cash flow futuri di tutte le poste dell’attivo e del passivo, che consente la quantificazione del valore economico corrente alla data di analisi e quello atteso sulla base del nuovo scenario tassi (full valuation method). La sopra citata Policy Rischio di Tasso di Interesse prevede che la variazione del valore economico del patrimonio, a fronte di una variazione di ±100 punti base, sia non superiore al 6% del patrimonio di vigilanza. Tutte le misurazioni di rischio calcolate includono anche la sensitivity delle poste a vista con la clientela, le cui caratteristiche in termini di riprezzamento e di valore economico sono state analizzate ricorrendo ad un modello econometrico sviluppato grazie alla disponibilità di un’ampia serie storica. Le Società del Gruppo attualmente monitorate con queste tecniche sono, oltre alla capogruppo Veneto Banca, le banche commerciali – BancApulia, Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni (BIM) e Banca IPIBI - e le controllate Claris Leasing, Veneto Ireland Financial Services e Apulia Prontoprestito. Gli assets di queste società costituiscono complessivamente il 95,4% degli assets del Gruppo ed influenzano il 91,3% del margine. Per quanto riguarda, invece, le società estere B.C. Eximbank d.d. (Moldavia), Veneto Banka d.d. (Croazia), Veneto Banca sh.a. (Albania), BIM Suisse e la succursale rumena della capogruppo Veneto Banca, il monitoraggio è effettuato utilizzando schemi semplificati di gap maturity. Queste società rappresentano il 4% degli assets complessivi del Gruppo ed influenzano l’8,6% del margine. Le società non monitorate (Claris Factor, Claren Immobiliare, Immobiliare Italo-Romena), rappresentano nel loro insieme appena lo 0,5% degli assets. Al 31 dicembre 2014, con riferimento alla sommatoria dei portafogli delle predette Società, sul margine d’interesse si osserva: • per uno shock di –100 pb nella curva dei tassi, un impatto negativo dello 0,54% del margine, quantificabile, al lordo dell’effetto fiscale, in una perdita di 3,14 milioni di Euro; • per uno shock di +100 pb nella curva dei tassi, un impatto positivo del 3,01%, quantificabile, al lordo dell’effetto fiscale, in un utile di 17,65 milioni di Euro. Per quanto riguarda, invece, gli effetti sul valore economico delle poste finanziarie, dall’analisi effettuata si rileva che nel caso di una diminuzione parallela dei tassi di 100 pb tale valore aumenterebbe di Euro 100,07 milioni, pari al 3,86% dei fondi propri. Per contro, nell’ipotesi di un aumento di 100 pb, si stima una diminuzione di 82,94 milioni di Euro, corrispondente al 3,20% dei fondi propri. INDICI DI RISCHIOSITÀ PER SHIFT (±100bp) SHIFT (+/-) EUR +100bp USD +100bp Altro +100bp Totale +100bp EUR -100bp USD -100bp Altro -100bp Totale -100bp 16 Effetto sul margine di interesse futuro16 2,95% -0,07% 0,13% Effetto sul patrimonio netto17 -3,20% 0,01% -0,01% 3,01% -3,20% -0,57% 0,05% -0,02% 3,86% 0,00% 0,00% -0,54% 3,86% Per “margine di interesse futuro” si intende la differenza tra gli interessi attivi futuri sull’attivo fruttifero (esclusi i titoli di debito del portafoglio di negoziazione di vigilanza) e gli interessi passivi futuri sul passivo oneroso calcolati sotto un’ipotesi di sviluppo dei volumi formulata dal Gruppo. 17 Per “patrimonio netto” si intende la differenza tra il valore attuale dell’attivo fruttifero (esclusi i titoli di debito del portafoglio di negoziazione di vigilanza) e quello del passivo oneroso. 110 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 SEZIONE 15 – ATTIVITA’ VINCOLATE E NON VINCOLATE INFORMATIVA QUALITATIVA Le operazioni per le quali il Gruppo Veneto Banca vincola una parte delle proprie attività finanziarie e/o delle garanzie ricevute sono riferibili principalmente a: operazioni di cartolarizzazioni originate dal Gruppo nelle quali le attività sottostanti non sono state cancellate dal Bilancio del Gruppo; operazioni di funding poste in essere con la Banca Centrale Europea (BCE) e con la Cassa Depositi e Presiti (CDP); operazioni passive di pronti contro termine; garanzie costituite su posizioni di titoli plain (IRS) e titoli obbligazionari emessi; garanzie su operazioni MTSREPO. INFORMATIVA QUANTITATIVA Le informazioni quantitative di seguito riportate sono riferibili ai dati puntuali al 31 dicembre 2014 utilizzabili, in alternativa ai dati medi, per la prima pubblicazione delle informazioni in tema di attività vincolate. INFORMATIVA SULLE ATTIVITÀ IMPEGNATE E NON IMPEGNATE ISCRITTE IN BILANCIO Impegnate Forme tecniche 1. 2. 3. 4. 5. 6. Cassa e disponibilità liquide Titoli di debito Titoli di capitale Finanziamenti Altre attività finanziarie Attività non finanziarie Totale 31/12/2014 Valore di bilancio Non impegnate Fair value X 3.192.627 50 6.344.629 3.165.859 X Valore di bilancio X 279.987 2.018.665 403.456 20.580.299 2.228.396 412.904 X X 9.537.306 429.324 X 2.949.858 3.165.859 26.661.589 Totale 31/12/2014 Fair value X X 2.641.300 279.987 5.211.292 403.506 26.924.928 429.324 2.949.858 36.198.895 Tra le attività impegnate figurano principalmente i titoli dati a garanzia per prestiti obbligazionari emessi, i titoli impegnati in operazioni di raccolta con PCT passivi ed i crediti ceduti nell’ambito di operazioni di cartolarizzazione ed auto-cartolarizzazione. INFORMATIVA SULLE ATTIVITÀ DI PROPRIETÀ IMPEGNATE NON ISCRITTE IN BILANCIO Forme tecniche 1. 2. Attività finanziarie - Titoli - Altre Attività non finanziarie Totale 31/12/2014 Impegnate Non impegnate Totale 31/12/2014 2.413.485 2.413.485 5.510.633 5.510.633 7.924.118 7.924.118 2.413.485 5.510.633 7.924.118 Tra le attività impegnate non iscritte in bilancio figurano principalmente i titoli acquisiti con operazioni di pronti contro termine attivi ed i titoli emessi dalle società veicolo nell’ambito di operazioni di cartolarizzazione acquistati dalla Capogruppo e dalla controllata BancApulia. Passività associate al 31 dicembre 2014 Le passività, a fronte delle quali il Gruppo Veneto Banca ha vincolato una parte delle proprie attività e/o delle garanzie ricevute, ammontano complessivamente ad Euro 7,3 miliardi. 111 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 SEZIONE 16 – SISTEMI E PRASSI DI REMUNERAZIONE E INCENTIVAZIONE INFORMATIVA QUALITATIVA Sulla base delle disposizioni di vigilanza di Banca d’Italia (“Politiche e prassi di remunerazione e 18 incentivazione” pubblicate dalla Banca d’Italia il 20 Novembre 2014) sono state redatte le politiche di remunerazione a favore dei membri del Consiglio di Amministrazione, dei dipendenti e dei collaboratori del Gruppo. Le principali modifiche rispetto alla politica di remunerazione di Gruppo del 2014 sono dovute all’aggiornamento della normativa in materia di remunerazione attraverso la quale sono state recepite le disposizioni contenute nella CRD IV (Direttiva Comunitaria 2013/36/UE) relative alle politiche di remunerazione ed incentivazione di settore. Le modifiche rispetto alle Politiche e prassi di remunerazione e incentivazione redatte nel 2013, sono state apportate oltre che in termini di allineamento con la normativa vigente e le richieste delle autorità di vigilanza anche con l’obiettivo di: • • • • Promuovere l’allineamento degli interessi del personale di Veneto Banca agli interessi dei propri soci con lo scopo di creare un valore sostenibile in linea con gli indirizzi definiti nel piano industriale; Garantire la fidelizzazione del personale più rilevante e delle altre figure chiave del Gruppo anche attraverso meccanismi di differimento basati su criteri più stringenti rispetto alla regolamentazione vigente al fine di supportare il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi definiti; Assicurare il riconoscimento dei ruoli e delle responsabilità chiave considerate oltre all’adeguata valorizzazione dell’apporto professionale del personale della banca tenendo conto del contesto di business e dei mercati retributivi di riferimento con lo scopo di attrarre, trattenere e motivare le migliori risorse dotate delle elevate qualità necessarie alla crescita sostenibile del Gruppo; Perseguire, in coerenza con il passato, la cultura della performance sostenibile collegata ad obiettivi sfidanti che consentono l’erogazione di una componente remunerativa variabile solo nel caso di ottenimento di risultati eccellenti. Il Gruppo Veneto Banca, con un attivo consolidato al 31.12.2014 pari a quasi 40 miliardi di Euro, si colloca tra le Banche di maggiori dimensioni, ovvero tra le banche significative ai sensi dell’art. 6(4) dell’RMVU. In quanto intermediario maggiore, la normativa richiede l’applicazione delle disposizioni, declinando in pieno anche i vincoli più stringenti. La declinazione del sistema incentivante è avvenuta tenendo in considerazione le caratteristiche peculiari del modello di business di Gruppo fortemente orientato alla intermediazione tradizionale ed esposto ad una componente particolarmente significativa di rischio di credito. Inoltre, il Gruppo Veneto Banca, in quanto Banca Popolare, è orientato alla valorizzazione del rapporto con il territorio e alla sostenibilità della creazione del valore per i propri soci, dipendenti e tutti gli interlocutori, e porta il Gruppo Veneto Banca ad avere un’esposizione al rischio complessiva principalmente collegata a retail, private e corporate. 1. NORMATIVA Il 18 novembre 2014 si è concluso l’iter normativo che ha portato al completo recepimento in Italia della Direttiva Comunitaria 2013/36/UE con la pubblicazione del 7° aggiornamento della Circolare 285 di Banca d’Italia, fornendo un framework normativo coerente in materia di prassi di remunerazione e superando l’asimmetria normativa generata dalla diretta applicazione del regolamento delegato (UE) 604/2014 ad integrazione della CRD IV che era ancora in fase di recepimento da parte del regolatore nazionale. A completamento del quadro normativo, come già evidenziato nella relazione dello scorso anno, si ricordano: il regolamento ISVAP n. 39, la delibera Consob n. 18049 del 23 dicembre 2011, il Regolamento Emittenti e le disposizioni emanate dall’ESMA (European Securities and Markets Authority) l’11 giugno 2013. Rispetto a quanto descritto lo scorso anno si pone l’attenzione anche sulle modifiche al regolamento congiunto Banca d’Italia - Consob relativo alla trasposizione italiana della AIFMD 18 7° aggiornamento, Circolare n. 285, Titolo IV, Cap. 2 112 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 (Alternative Investment Fund Management Investment) con particolare riferimento ai requisiti organizzativi-prudenziali in materia di politiche e prassi di remunerazione e incentivazione per le SGR che gestiscono Fondi Alternativi; tale normativa avrà efficacia a partire dal 1° gennaio 2016. Infine si evidenzia, sempre per il 2016, l’attesa per la conclusione del trialogo per UCITS V (Undertakings for Collective Investment in Transferable Securities), proposta che è parte di un più ampio pacchetto legislativo dedicato a ricostruire la fiducia dei consumatori nei mercati finanziari. Inoltre, il 4 marzo 2015, è stato pubblicato sul sito dell’EBA il documento di consultazione sulle nuove linee guida in materia di remunerazione che entreranno in vigore a partire dal 1° gennaio 2016. Le indicazioni sono numerose ma l’impatto per l’Italia è contenuto poiché già nel Novembre 2014 in Italia la nuova normativa aveva accolto alcuni principi poi ribaditi dall’EBA. Su questi principi sarà fornito un focus nella politica del prossimo anno benché, laddove possibile, già a partire dalla politica 2015 alcuni punti saranno presi in considerazione. Ricordiamo come l’attuale normativa europea in via di completamento si colloca nel solco normativo definito dalle linee guida emanate dal Financial Stability Board volte a tutelare il sistema finanziario e assicurare l’allineamento tra l’operato del management apicale degli istituti agli interessi di sostenibilità delle banche e del sistema finanziario intero in quanto fortemente interconnesso e sensibile a eccessive esposizioni al rischio. Il sostanziale allineamento degli interessi è ottenibile anche attraverso la definizione di appropriati sistemi incentivanti in grado di non consentire l’erogazione di premi in caso di comportamenti distorsivi della stabilità finanziaria dell’istituto e promuovendo al contempo la sostenibilità dei risultati. Pertanto, recependo i principi fondanti la normativa, il sistema di remunerazione e incentivazione del Gruppo Veneto Banca prevede: l’identificazione del “personale più rilevante” a livello di Gruppo e di singola controllata bancaria come richiesto dalla normativa italiana ed europea in applicazione dei criteri tecnici ABE nel processo di individuazione di tale personale e costante monitoraggio della struttura organizzativa al fine di individuare, anche in corso di anno, eventuali nuovi risk takers che potrebbero potenzialmente influenzare l’esposizione al rischio oltre i limiti definiti dalla banca; la definizione di interventi sulla retribuzione fissa solo nel caso di performance complessive e continuative in linea o superiori alle attese oltre alla verifica del posizionamento verso i benchmark di mercato nei vincoli definiti dal budget; la strutturazione di un piano incentivante che consenta la ponderazione della remunerazione variabile rispetto al profilo di rischio assunto dal singolo beneficiario e dall’istituto attraverso l’implementazione di obiettivi che tengano conto dei rischi effettivamente assunti e delle risorse patrimoniali e di liquidità necessarie alla corretta gestione del business. In conformità con la normativa, inoltre il sistema incentivante dei singoli beneficiari di bonus annuali prevede la combinazione di indicatori in grado di tenere conto dei rischi e dei risultati del Gruppo nel suo complesso, e quelli delle singole unità di business e di quelli individuali; l’enfatizzazione del rispetto della correttezza delle relazioni con la clientela, il contenimento dei rischi reputazionali e la conformità rispetto alle disposizioni di legge, regolamentari e di autodisciplina, in merito al sistema incentivante del resto del personale con un particolare riferimento alle reti sia interne che esterne; la previsione per i responsabili delle funzioni aziendali di controllo, di un sistema incentivante correlato all’adeguatezza qualitativa delle proprie strutture prevedendo obiettivi esclusivamente di funzione e fissando un tetto alla remunerazione variabile inferiore al 33% della remunerazione fissa, come richiesto dalla normativa corrente. 2. GOVERNANCE DELLE POLITICHE DI REMUNERAZIONE Il modello di Governance del Gruppo in tema di remunerazioni garantisce il controllo sulle prassi retributive di tutto il personale di Gruppo, assicurando che le decisioni siano prese autonomamente dalle funzioni responsabili e garantendo una corretta e puntuale informativa agli organi societari ai quali sono demandate le responsabilità previste dalla normativa durante l’iter di definizione, approvazione e implementazione della politica di remunerazione. Tale modello è definito in modo trasparente e chiaro, per prevenire eventuali conflitti di interesse e garantire il pieno rispetto della norme interna ed esterne. Il modello di Governance del Gruppo si articola su due livelli: 1. 2. Societario: relativo alle attribuzioni proprie degli organi societari circa la definizione delle politiche retributive del Gruppo; Aziendale: relativo al processo di formazione delle politiche retributive interno all’Azienda. 2.1 Il Governo Societario La governance delle politiche di remunerazione prevede l’attribuzione in capo all’Assemblea dei soci l’approvazione delle politiche di remunerazione e il governo societario delle stesse garantisce che queste 113 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 siano fondate su regole chiare e condivise assicurando la conformità alla normativa, evitando di incorrere in conflitti di interessi. Secondo quanto previsto da Statuto: • L’Assemblea stabilisce i compensi spettanti agli organi dalla stessa nominati; • L’Assemblea approva le politiche di remunerazione e i piani di compenso basati su strumenti finanziari a favore dei consiglieri di Amministrazione, dei dipendenti e del “personale più rilevante” e i criteri per la determinazione del compenso da accordare in caso di conclusione anticipata del rapporto di lavoro o di cessazione anticipata della carica, ivi compresi i limiti fissati a detti compensi; • Il Consiglio di Amministrazione stabilisce la remunerazione degli Amministratori investiti di particolari cariche. Inoltre, in seno al Consiglio di Amministrazione sono costituiti il Comitato Remunerazione e il Comitato Controlli Interni e Rischi. Il Comitato Remunerazione ha compiti di supporto, esercitando una funzione consultiva e propositiva, al Consiglio di Amministrazione in materia di politiche e prassi di remunerazione e incentivazione per le società del Gruppo Veneto Banca. Il Comitato propone al Consiglio di Amministrazione il documento di Politiche di remunerazione e incentivazione e la rendicontazione della loro attuazione, redatto annualmente e corredato del parere di conformità redatto dalla Direzione Compliance, e da sottoporre all’approvazione dell’Assemblea. Nel dettaglio il Comitato, nel rispetto delle Politiche di remunerazione e incentivazione approvate dall’assemblea ordinaria: propone per la successiva approvazione da parte del Consiglio di Amministrazione i compensi da attribuire per le particolari cariche all'interno del consiglio e per i responsabili delle funzioni di controllo interno; valuta periodicamente la coerenza dei criteri adottati per la remunerazione del personale più rilevante e formula raccomandazioni generali in materia al Consiglio di Amministrazione; assicura il coinvolgimento delle funzioni aziendali competenti nel processo di elaborazione e controllo delle politiche e prassi di remunerazione e incentivazione; si esprime, anche avvalendosi delle informazioni ricevute dalle funzioni aziendali competenti, sul raggiungimento degli obiettivi di performance cui è correlata l’attivazione del sistema incentivante e sull’accertamento delle altre condizioni poste per l’erogazione dei compensi. Il Comitato Controlli Interni e Rischi, nell’ambito delle politiche di remunerazione e incentivazione, esamina se gli incentivi forniti dal sistema di remunerazione tengono conto dei rischi, del capitale, della liquidità. Si è ritenuto, nonostante la norma lo consenta, di non modificare lo statuto per incrementare il rapporto variabile-fisso a 2:1 mantenendolo nell’ambito dei limiti di 1:1. Inoltre, tenuto conto della politica prudenziale definita a livello di Gruppo, si identifica per il personale più rilevante un tetto alla remunerazione variabile complessiva pari al 70% con riferimento alle componenti del sistema annuale. Tale limite si attesta al 100% considerando anche le componenti del sistema incentivante pluriennale. 2.2 Il Governo Aziendale La definizione delle politiche di remunerazione di Gruppo si estrinseca in un iter che prevede il coinvolgimento dei seguenti soggetti e relative responsabilità: • Direzione Risorse Umane: istituisce il processo di elaborazione della politica di remunerazione e incentivazione e ne governa l’esecuzione a valle dell’approvazione ricevuta dagli organi competenti; governa inoltre il processo annuale di revisione delle retribuzioni, così come gli adeguamenti retributivi eccezionali che possono derivare da promozioni, nomine o altri motivi; • Direzione Rischi: partecipa al processo decisionale di identificazione del personale più rilevante e verifica l’allineamento del sistema premiante alla sana e prudente gestione del rischio; supporta inoltre la Direzione Risorse Umane nella definizione degli obiettivi individuali del personale più rilevante e contribuisce alla validazione dei risultati in linea con i parametri di sostenibilità, liquidità e rischio definiti; • Direzione Compliance: partecipa al processo decisionale di identificazione del personale più rilevante e valuta la rispondenza delle politiche di remunerazione al quadro normativo; • Direzione Internal Audit: partecipa al processo decisionale di identificazione del personale più rilevante e verifica la rispondenza delle prassi e del processo di remunerazione alle politiche aziendali e alla normativa, segnalando con immediatezza agli organi sociali le eventuali anomalie riscontrate; • Dirigente Preposto: assicura la veridicità e la correttezza dei documenti contabili a supporto della consuntivazione delle performance economico-finanziarie. 114 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 3. IDENTIFICAZIONE DEL PERSONALE PIÙ RILEVANTE In applicazione delle disposizioni normative di Banca d’Italia contenute nella Circolare n. 285, il Gruppo ha completato l’autovalutazione del proprio personale più rilevante applicando i criteri quali-quantitativi previsti dagli standard tecnici ABE del Regolamento Delegato (UE) 604/2014. La Capogruppo ha inoltre supervisionato, garantendone la coerenza nella metodologia applicata e fornendo adeguate linee guida, il processo di identificazione del personale più rilevante effettuato dalle controllate bancarie. La Direzione Risorse Umane della Capogruppo ha attivato e gestito il processo di autovalutazione del personale più rilevante svoltosi con la partecipazione delle figure apicali del management al fine di informare e prevedere il coinvolgimento dei diversi punti di vista nel processo e verificando effettivamente l’impatto di ciascun ruolo sui rischi della Banca. In particolare, l’autovalutazione è stata condotta con il supporto della Direzione Rischi e della Direzione Organizzazione la cui partecipazione è stata finalizzata alla corretta applicazione dei criteri ABE per l’individuazione del personale in grado di assumere rischi rilevanti per l’istituto. Il processo è stato inoltre supervisionato dalle Direzioni Compliance e Internal Audit per assicurarne la conformità rispetto alla normativa vigente. L’autovalutazione ha previsto: • • una valutazione qualitativa volta a identificare le posizioni più rilevanti in virtù della importanza dei singoli ruoli, delle responsabilità assunte e della possibilità di impattare in modo rilevante sulla rischiosità del Gruppo; una valutazione quantitativa basata sull’analisi delle componenti retributive. L’analisi effettuata ha delineato un perimetro composto da 56 risorse “risk takers” di cui 11 appartenenti al Consiglio di Amministrazione. In via sintetica, il Gruppo individua i seguenti soggetti: • • I membri del CdA (9 consiglieri oltre al Presidente e al Vice Presidente del CdA); L’Alta Dirigenza intesa come Direttore Generale ed i suoi primi riporti ( 8 titolari); • e i loro I responsabili di tutte le società controllate considerate Unità di Business materiali principali riporti (10 titolari); I responsabili delle funzioni di controllo della Capogruppo (5 titolari); I soggetti che individualmente o collettivamente possono avere un impatto materiale sui principali rischi aziendali (in primis rischio credito, mercato, liquidità e operativo) o nella introduzione di nuovi prodotti (22 titolari complessivamente). Altro personale identificato rispetto ai criteri quantitativi, previsti dallo RTS dell’ABE e che, alla luce della valutazioni effettuate con il supporto anche della Direzione Rischi, possono assumere rischi rilevanti per il Gruppo (non sono stati individuati altri soggetti in base ai criteri quantitativi). • • • In considerazione dell’organizzazione del personale più Commerciale, oltre 19 della nuova struttura organizzativa, che ha visto una sostanziale rimodulazione commerciale, il Gruppo Veneto Banca si riserva la facoltà di aggiornare il perimetro rilevante con l’inclusione di eventuali nuove figure appartenenti alla Divisione a quelle già individuate, a conclusione di tale processo di riorganizzazione. Alle eventuali nuove figure rientranti nel perimetro del personale più rilevante di Gruppo verranno applicate le stesse disposizioni previste nella presente politica per il restante personale più rilevante o comunque in linea con le previsioni normative. Resta inteso che eventuali ulteriori cambiamenti organizzativi che avranno impatto sul perimetro del personale più rilevante saranno presi in considerazione e i titolari di ruoli identificati saranno oggetto delle medesime politiche di remunerazione definite per il personale più rilevante di Gruppo. Il processo ha visto la presenza e il coinvolgimento attivo delle funzioni di controllo della Capogruppo anche nell’attività di autovalutazione del personale più rilevante delle controllate bancarie, nazionale ed estere, al fine di assicurare la corretta applicazione della regolamentazione rilevante e la coerenza nell’approccio adottato. Il processo di autovalutazione si è quindi svolto con la partecipazione dei referenti del Gruppo Veneto Banca delle società controllate estere e con i responsabili Risorse Umane di BIM e BancApulia. La Capogruppo ha inoltre verificato la correttezza formale e sostanziale rispetto alla normativa dei processi seguiti eventualmente rivalutando il perimetro stesso del personale più rilevante del Gruppo laddove a livello di singola controllata fossero emersi soggetti che potevano effettivamente assumere rischi rilevanti. Tra il personale delle controllate emergono conseguentemente due fattispecie: 19 In applicazione del Criterio qualitativo 4 del Regolamento delegato UE 604/2014 sono considerate rilevanti le unità operative che rappresentano almeno il 2% del capitale interno della Banca. Inoltre ne sono state evidenziate altre, a completamento dell’analisi, che per specificità dell’oggetto sociale sono state incluse tra le Unità di Business Materiali. 115 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 • • 4. Personale rilevante di Gruppo, che include figure apicali delle società controllate che hanno la possibilità di assumere rischi rilevanti non solo a livello di controllata ma a livello di Gruppo; Personale rilevante per singola società controllata, che include figure non inserite nel perimetro del personale più rilevante della Capogruppo. LE POLITICHE DI REMUNERAZIONE E INCENTIVAZIONE La politica di remunerazione del Gruppo Veneto Banca si ispira ai principi di equità, correttezza e prudente gestione del rischio, con lo scopo di attrarre, motivare e mantenere le risorse aventi professionalità e capacità adeguate alle esigenze del Gruppo. Le politiche di remunerazione del Gruppo Veneto Banca mirano: • Ad allineare i comportamenti del personale più rilevante e del resto della popolazione della Banca con gli interessi di breve e di medio/lungo periodo dei soci e degli altri portatori di interessi; • A sostenere la meritocrazia negli interventi remunerativi, in grado di assicurare un solido collegamento tra prestazioni rilevate, qualità dell’azione manageriale e la prudente gestione del rischio oltre alla sostenibilità nel raggiungimento degli obiettivi del piano industriale; • A supportare la fidelizzazione del personale più rilevante e alla cui retention sono collegati anche significativi rischi, reputazionali e operativi, il cui manifestarsi genererebbe effetti negativi per l’intero Gruppo; • A consolidare la cultura della performance collegata ad obiettivi sfidanti che consentono l’erogazione di una componente remunerativa variabile solo nel caso di eccellenti risultati conseguiti; • Ad assicurare l’equità interna, al fine di stimolare comportamenti virtuosi e allineare i trattamenti definiti al mercato retributivo di riferimento e per valorizzare la rilevanza degli stessi nel raggiungimento degli obiettivi di Gruppo; • A garantire la competitività esterna della retribuzione totale annua rispetto ai livelli espressi dai principali competitor, verificando altresì l’effettiva criticità della risorsa; • A perseguire la sostenibilità, per contenere gli oneri derivanti dall’applicazione della policy entro valori compatibili con gli obiettivi del piano industriale. La politica è stata definita nel rispetto delle regole e della normativa (interna ed esterna) ed è orientata alla promozione della correttezza nel rapporto con la clientela e i principi etici alla base del Gruppo. Il Gruppo richiede che non siano messi in atto possibili aggiramenti delle disposizioni normative utilizzando veicoli, strumenti o modalità elusivi degli obiettivi della disciplina. Assicura inoltre che i propri dipendenti non si avvalgano di strumenti di copertura personale o assicurativi tali da poter alterare l’obiettivo di una sana gestione del rischio. 4.1 Il Consiglio di Amministrazione In conformità alla normativa, al fine di mantenere l’indipendenza degli Amministratori non Esecutivi, gli emolumenti di questi ultimi non sono collegati ai risultati economici conseguiti dal Gruppo e non sono beneficiari di una remunerazione variabile legata ad un piano di incentivazione. Il Consiglio di Amministrazione, su proposta del Comitato di Remunerazione secondo quanto stabilito dallo Statuto, fissa il compenso aggiuntivo rispetto al compenso di Consigliere per il Presidente ed il Vice Presidente nell’ambito dei seguenti parametri: • Presidente: da 3 a 5 volte il compenso base del consigliere; • Vice Presidente: ridotto del 50% rispetto al compenso del Presidente. L’ammontare del compenso per il Presidente non può essere superiore alla remunerazione fissa percepita dal Direttore Generale. Attualmente non è prevista una richiesta di deroga all’Assemblea in tal senso. 4.1.1 Comitati endoconsiliari e cariche particolari Per gli amministratori che partecipano ad eventuali Comitati interni al Consiglio di Amministrazione, verrà definito dallo stesso CdA il relativo compenso secondo quanto stabilito dallo Statuto ed in considerazione delle prassi retributive di mercato per cariche equivalenti. Per il 2015 il limite massimo per incarichi o per partecipazione a Comitati sarà di 50.000 euro e si prevede l’attribuzione di gettoni di presenza previsti per le riunioni consiliari nella misura prevista. 4.2 Compensi del collegio sindacale 116 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 I Sindaci effettivi sono destinatari di un compenso fisso annuo, stabilito in osservanza delle indicazioni normative e statutarie ed in considerazione delle prassi retributive di mercato per cariche equivalenti. L’emolumento è valido per l’intero periodo di durata del loro mandato. I membri del Collegio Sindacale non sono destinatari di alcuna componente variabile o collegata ai risultati aziendali. 4.3 Il personale più rilevante di Gruppo Il personale più rilevante di Gruppo (il cui perimetro include sia il personale appartenente alla Capogruppo che il personale delle società controllate identificato quale rilevante per il Gruppo) beneficia di una politica remunerativa strutturata sui seguenti elementi: • Remunerazione fissa e fringe benefits: sono le componenti retributive definite ex ante e non strettamente legate alla performance dell’anno e/o pluriennali. La performance è considerata unicamente nelle variazioni e negli incrementi essendo parte integrante della dinamica retributiva. • Remunerazione variabile di breve termine (cd MBO) e di lungo termine (cd LTI): è la componente legata direttamente alle performance dell’anno e/o pluriennali. Di seguito sono descritti i meccanismi che garantiscono il collegamento efficace tra gli obiettivi assegnati e l’incentivo da erogare verificata la sostenibilità del piano. 4.3.1 Remunerazione fissa e i fringe benefits 4.3.1.1 La remunerazione fissa La componente fissa, adeguata ai livelli di mercato, permane la parte retributiva fondamentale ricompensando i contenuti del ruolo ricoperto, l’ampiezza della responsabilità, l’esperienza richiesta per ciascuna posizione oltre alla performance continuativa in aggiunta al potenziale manageriale. La politica sull’adeguamento della retribuzione fissa per il personale più rilevante segue gli stessi criteri adottati per il resto della popolazione che si basano sulla matrice di merito che collega il posizionamento retributivo del titolare (rispetto al campione di riferimento di settore) alla performance complessiva del medesimo titolare. Per performance complessiva si intende la valutazione quantitativa ma anche la valutazione qualitativa basata sull’applicazione del modello di leadership aziendale. Gli interventi di adeguamento retributivo, infine, avranno luogo nel rispetto del budget definito. In sede di salary review possono essere utilizzati i riconoscimenti Una Tantum da corrispondere alle risorse che si sono distinte per prestazioni individuali di rilievo, in ottica di motivazione e “retention”. Resta inteso che tali erogazioni sono soggette alle caratteristiche del sistema di remunerazione variabile previste dalla normativa vigente anche in termini di differimento, rispetto del tetto previsto e utilizzo di strumenti finanziari. Non sono previsti entry gate di Gruppo ma non è prevista l’erogazione dei riconoscimenti Una Tantum a titolari di scheda bilanciata che non abbiano raggiunto, sugli obiettivi individualmente assegnati, la soglia di performance definita (attualmente pari al 50% del valore ponderato degli obiettivi). 4.3.1.2 Fringe benefits Sono inoltre previsti dei fringe benefits di varia natura per il personale del Gruppo Veneto Banca che consistono principalmente in piani previdenziali, assicurativi e sanitari integrativi rispetti a quelli previsti dal CCNL vigente. L’assegnazione dell’auto aziendale è prevista per i profili più elevati e per i ruoli definiti dalla policy aziendale. 4.3.2 La remunerazione variabile di breve termine (cd MBO) e di lungo termine (cd LTI) Il sistema di remunerazione variabile viene bilanciato tra la componente di breve termine e di lungo termine in modo da supportare l’adeguato raggiungimento degli obiettivi annuali e pluriennali. In particolare, i destinatari del sistema di remunerazione variabile di breve termine (cd MBO) sono tutti i titolari di ruoli nel perimetro del personale più rilevante (ad esclusione dei membri del CdA e del Direttore Generale della Capogruppo). Per quanto riguarda la remunerazione variabile di lungo termine i destinatari sono identificati tra i primi e secondi riporti del Direttore Generale appartenenti alle funzioni di Business e “critiche” per il raggiungimento degli obiettivi di piano. 117 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 Di seguito si illustrano nel dettaglio i due sistemi 4.3.2.1 20 . Sistema di Incentivazione di Lungo Termine (cd Long Term Incentive – LTI) Nel corso del 2014 l’Assemblea aveva dato mandato al CdA a definire il sistema di Incentivazione di Lungo Periodo (LTI). Il piano si pone il duplice obiettivo di supportare il raggiungimento degli obiettivi di piano industriale e nel contempo, mettere in sicurezza la struttura manageriale attivando opportuni meccanismi di fidelizzazione. Il Piano LTI è declinato in coerenza con il principio di proporzionalità tra categorie di personale più rilevante e proposto alle figure rientranti tra i primi e secondi riporti del Direttore Generale, appartenenti alle funzioni di Business e “critiche” per il raggiungimento degli obiettivi di piano (le funzioni di controllo non sono “eleggibili” per il piano LTI). Il Gruppo intende supportare la squadra manageriale verso il raggiungimento di obiettivi strategici direttamente declinati dal piano industriale comuni a tutti i destinatari del Sistema LTI. In tale ottica si intende collegare il sistema LTI alla creazione di redditività, corretta per il rischio, coerentemente con i requisiti di capitale previsti per la Banca, ferme restando le condizioni di sostenibilità e di mantenimento degli equilibri patrimoniali e di liquidità. L’erogazione degli incentivi: • sarà soggetta a meccanismi di differimento su tre anni pari al 40% dell’incentivo maturato; • prevederà l’utilizzo di strumenti finanziari o strumenti correlati per almeno il 50%, sia per la componente upfront sia per la componente differita; • sarà sottoposta ad adeguati meccanismi di correzione ex-post idonei a riflettere i livelli di performance al netto dei rischi effettivamente assunti o conseguiti e dei comportamenti individuali (clausole di malus e di claw-back secondo quanto definito dalla normativa vigente e dai regolamenti interni). Le funzioni aziendali di controllo saranno coinvolte nella verifica della sostenibilità del piano ex ante ed ex post. 4.3.2.2 La remunerazione variabile di breve termine (cd MBO) La remunerazione variabile di breve periodo, la cui incidenza rispetto alla componente fissa è stabilita ex ante e non superiore al limite del 70% della retribuzione fissa in ciascun anno, rappresenta lo strumento fondamentale per il riconoscimento di una buona prestazione professionale e mira a premiare al contempo la creazione di valore e la sana gestione del rischio. Il sistema incentivante del personale più rilevante di Gruppo si caratterizza per l’adozione di meccanismi di allineamento al rischio ex-ante ed ex-post. Per quanto riguarda la prima categoria, il sistema prevede la presenza di condizioni di accesso, denominate entry gate, alle quali è subordinato l’intero incentivo, la determinazione di un bonus pool il cui ammontare è individuato tenendo in considerazione non soltanto i risultati reddituali di Gruppo ma anche l’esposizione al rischio generata dalla singola figura. Ogni beneficiario del sistema incentivante riceve una scheda obiettivi che prevede parametri sia qualitativi che quantitativi. Sono previsti, inoltre, meccanismi di allineamento al rischio ex-post. Veneto Banca, su questo punto, ha optato per definire meccanismi di differimento e retention più stringenti rispetto alla normativa. Nel contesto di un piano industriale fondamentale per il futuro del Gruppo, l’obiettivo del LTI è quello di sostenere lo sviluppo e la messa in sicurezza del business bancario nell’arco del piano stesso , prevedendo l’erogazione dei bonus alla conferma del raggiungimento di obiettivi sia annuali che pluriennali. Per gli obiettivi 2015, la quota soggetta a retention è pari all’intero incentivo maturato e le clausole di malus prevedono il differimento dell’80% delle quote maturate, subordinandone l’erogazione al raggiungimento degli obiettivi del piano industriale. La quota soggetta a retention ma non soggetta a condizioni di performance, pari al 20% dell’incentivo maturato, è legata ad obiettivi di retention delle risorse chiave. La componente dell’80% sottoposta a malus e, conseguentemente, vincolata agli obiettivi triennali del piano industriale, è legata alla spinta verso l’alto delle performance nel lungo periodo e alla sostenibilità del sistema di remunerazione del Gruppo Veneto Banca. Occorre sottolineare, inoltre, la presenza di claw-back che prevedono la restituzione di quote di bonus sia derivata da una perdita significativa per la banca, sia da violazione degli obblighi imposti ai sensi dell'art 26 del TUB in merito ai Requisiti di professionalità, onorabilità e indipendenza degli esponenti aziendali, di violazione delle condizioni e dei limiti per l'assunzione di attività di rischio nei confronti di coloro che possono esercitare un'influenza sulla gestione della banca e dei soggetti ad essa collegati (ai sensi dell'art 53 commi 4 e ss 20 Quanto di seguito descritto rispetta i limiti previsti al par. 3.1. 118 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 del TUB), di violazione degli obblighi in materia di remunerazione e incentivazione e di comportamenti fraudolenti o di colpa grave a danno della banca o, infine, in seguito a verifiche che evidenzino la non sussistenza dei requisiti alla base dell’erogazione. Oltre ai citati vincoli normativi sono presenti quindi clausole più stringenti. Le funzioni di controllo saranno sottoposte a meccanismi specifici in linea con la normativa vigente, al fine di assicurare l’indipendenza ma che seguiranno principi comparabili a quelli previsti per il resto del personale più rilevante di Gruppo. Sistemi di aggiustamento al rischio ex ante L’aggiustamento ex-ante tra performance, rischi assunti e incentivi è conseguito attraverso un sistema che prevede: • Il subordinamento dell’erogazione dell’incentivo a condizioni minime di accesso al fine di assicurare la sostenibilità del sistema sia nel breve che nel lungo periodo. Nello specifico, le condizioni di accesso selezionate sono: a. Il conseguimento di un utile netto consolidato scorporato dalle operazioni straordinarie; b. Un livello di Common Equity Tier 1 (CET1) non inferiore al limite definito dalla normativa ed indicato dal regolatore; c. Un valore di Liquidity Coverage Ratio (LCR), indicatore di liquidità di Gruppo, non inferiore al limite definito dalla normativa ed indicato dal regolatore. • • La determinazione dell’ammontare complessivo del bonus erogabile, denominato bonus pool ex ante, partendo dagli incentivi individuali definiti e considerando i risultati di utile oltre alla solidità patrimoniale (CET1 ratio), in coerenza con il quadro di riferimento per la determinazione alla propensione al rischio (RAF -Risk Appetite Framework), secondo quanto definito con il supporto, in particolare, della Direzione Rischi e Divisione Finance; si precisa che il premio sarà maturato solo a fronte di performance eccellenti superiori al budget in modo da garantire altresì l’autofinanziamento del piano e non determinare un aggravio in termini di costi; L’inclusione di metriche di rischio tra gli indicatori di performance dei singoli beneficiari. Di anno in anno il Consiglio di Amministrazione, su proposta del Comitato Remunerazione, validerà ex ante la sostenibilità del Bonus Pool che poi sarà soggetto, ex post, ad eventuali aggiustamenti, come di seguito dettagliato. Sistemi di aggiustamento al rischio ex post Per garantire l’aggiustamento dell’attività del management al profilo di rischio di lungo periodo e alla creazione del valore per il Gruppo, sono previsti meccanismi di differimento per 3 anni della remunerazione variabile maturata annualmente del personale più rilevante. Per il 2015, il sistema incentivante prevede l’erogazione del 20 % del bonus annuale maturato nell’esercizio alla fine del periodo di piano (con il solo vincolo della presenza in servizio alla data di erogazione). L’erogazione della ulteriore quota pari all’80% del bonus annuale maturato è sottoposta a ulteriori obiettivi di performance, legati al superamento di obiettivi di piano industriale (conseguentemente è soggetta a malus). Il bonus pool è quantificato sulla base dei risultati di redditività e dell’entità dei rischi ma è soggetto anche ad un aggiustamento ex post collegato alla valutazione di parametri di sostenibilità, quale ad esempio le Expected Loss, di liquidità e di performance aziendale, intesa come valutazione prospettica sulla crescita organica dell’utile, sulla base di un parere espresso dalla Direzione Rischi sentita la Direzione Risorse Umane e la Divisione Finance. La decisione sul valore effettivo del bonus pool ex post sarà presa dal Consiglio di Amministrazione, sentiti il Comitato Remunerazione e il Comitato Controlli Interni e Rischi. Si sottolinea nuovamente che il sistema incentivante prevede l’erogazione di parte della retribuzione variabile in strumenti finanziari (azioni della Capogruppo) pari al 50%. Alla suddetta componente equity della remunerazione vengono applicate, successivamente alla maturazione dei diritti, forme di mantenimento e conservazione delle azioni a scopi di retention per un ulteriore periodo temporale. Essendo tutta la componente equity differita essa è sottoposta ad un retention period pari ad ulteriori dodici mesi. Il Consiglio di Amministrazione definisce una soglia minima di € 30.000 al di sotto della quale (vista l’esiguità degli importi rispetto ad un possibile risk appetite) il Bonus verrà comunque erogato cash ed 119 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 21 up-front . Inoltre, Veneto Banca attiverà clausole di claw-back, come richiesto dalla normativa e dai regolamenti interni secondo quanto evidenziato nel paragrafo 5.4.2.2 della presente politica, tenendo altresì conto dei profili di natura legale, contributiva e fiscale in materia come già stabilito lo scorso anno. Valutazione delle performance quali-quantitative nell’assegnazione del bonus annuale (scheda MBO) Per tutto il personale più rilevante è proposto un sistema MBO che prevede il collegamento diretto con gli obiettivi del piano industriale triennale. Gli obiettivi sono collegati al budget dell’anno che rappresenta il primo anno di piano. Essi saranno modificati e allineati costantemente al modificarsi del piano industriale stesso. I risultati individuali del personale più rilevante saranno definiti sulla base delle valutazioni ponderate conseguite nei singoli obiettivi indicati in una scheda, che tiene conto di tre aree di risultato: • Area dei risultati economico-finanziari e della gestione del rischio: tale area consente di sostenere la creazione del valore, un adeguato profilo di liquidità e la prudente gestione del rischio (è sempre presente una metrica risk adjusted); • Area della pianificazione: obiettivi legati all’avanzamento dei progetti di rilevanza strategica, che assicurano la correlazione tra i risultati dell’anno e l’orientamento al medio-lungo periodo; • Area dei servizi al cliente: al fine di correlare il premio anche alla soddisfazione dei clienti, interni ed esterni, all’efficacia della risposta da parte della banca e la qualità erogata dei servizi interni e verso la clientela, nel rispetto da quanto disposto dalla normativa in materia di servizi al cliente. A ciascun obiettivo è assegnato un peso che ne determina l’incidenza percentuale sul premio effettivo. Per i responsabili delle funzioni di controllo interno, nel rispetto delle disposizioni, non sono previsti obiettivi economico finanziari e la relativa area è sostituita con obiettivi qualitativi di funzione (collegati, ad esempio, alla presenza o meno di provvedimenti o sanzioni da parte delle Autorità di Vigilanza riconducibili ad ambiti normativi rientranti nel perimetro attribuito alle funzioni dalla Circolare 263 di Banca d’Italia), coerenti con i compiti loro assegnati e indipendenti dai risultati conseguiti dalle altre funzioni aziendali soggette al loro controllo. La valutazione del raggiungimento degli obiettivi per queste funzioni sarà una responsabilità del Consiglio di Amministrazione di Veneto Banca. Infine, il premio così calcolato potrà essere modificato in funzione dell’andamento dello scenario di riferimento e/o di obiettivi straordinari assegnati in corso d’anno. Tale valutazione (di competenza del Consiglio di Amministrazione) potrebbe determinare, sempre nell’ambito dei limiti massimi identificati, una rimodulazione in aumento o diminuzione del premio stesso. L’approccio così descritto consente la simmetria tra performance e incentivazione a livello di ciascun individuo. Occorre evidenziare, in chiusura del paragrafo, che qualsiasi emolumento erogato a titolo di remunerazione variabile per il personale più rilevante sarà soggetto a tutte le regole previste per la stessa, a meno di una esplicita eccezione prevista nella normativa, sia in termini di tetti all’erogazione, sia in termini di clausole di malus sia in termini di previsione di restituzione delle componenti erogate (cd clausole di clawback) o in tutte le fattispecie identificate nel regolamento del sistema di incentivazione e nella normativa secondo quanto descritto nel paragrafo 5.4.2.2. Tale condizione è valida per tutto il resto della popolazione aziendale per quanto riguarda l’applicazione della normativa di riferimento. Focus sulla struttura retributiva variabile delle figure di controllo In coerenza con quanto previsto dalle disposizioni, per i responsabili delle funzioni di controllo, come anticipato, si prevede uno schema di incentivi differente, con lo scopo di preservarne l’autonomia e l’indipendenza evitando possibili conflitti di interesse. Il piano per le Funzioni di Controllo segue principi simili a quelli definiti per il resto del personale più rilevante ma con alcune significative differenze. In sintesi, i titolari di questi ruoli: • avranno un target bonus massimo in linea con quanto prescritto dalla normativa vigente; • saranno eleggibili unicamente per il piano MBO; • saranno oggetto di meccanismi di differimento simili a quelli descritti per il resto del personale più rilevante; • non saranno sottoposti allo stesso entry gate definito per il resto del personale più rilevante; le 21 Tale soglia è valida altresì per il resto del personale di Veneto Banca, comprese le Funzioni di Controllo. Per il sistema MBO del personale più rilevante il differimento e la retention sono sempre comunque previsti, anche al di sotto di tale soglia. 120 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 • funzioni di controllo, infatti, pur non avendo un vincolo di erogazione legato ai risultati economico-finanziari della Banca, in base al principio di sostenibilità potranno subire un azzeramento della loro remunerazione variabile, nel caso in cui i risultati di Common Equity Tier 1 e di Liquidity Coverage Ratio opportunamente aggiornati (in linea con la normativa vigente e le indicazioni della BCE) non siano valutati essere adeguati. non si prevede l’attivazione di un meccanismo di bonus pool sempre con l’obiettivo di evitare possibili conflitti di interesse. Focus sul restante personale della Capogruppo Nella categoria del restante personale si intendono gli altri dipendenti del Gruppo non inclusi nel perimetro del personale più rilevante. Per il personale dipendente della banca non ricompreso nel personale più rilevante (eccetto che per la rete diretta e indiretta) solo per eccezioni sono previsti sistemi di incentivazione ad hoc. In ogni caso eventuali sistemi di remunerazione variabile si attivano verificata la sostenibilità complessiva e la conformità normativa da parte delle funzioni preposte della Capogruppo che possono proporre dei correttivi per garantire la sostenibilità e la conformità. Per categorie di personale che non impattano in modo materiale sui rischi della banca ma la cui remunerazione variabile può raggiungere dei livelli significativi sono declinate regole di differimento e condizioni di malus tali da mitigare il rischio reputazionale e operativo, salvo la soglia minima di € 30.000 definita dal CdA al di sotto della quale (vista l’esiguità degli importi rispetto ad un possibile risk appetite) il Bonus verrà comunque erogato cash ed up-front. Per la Rete Diretta si intende definire un piano di incentivazione per la propria popolazione retail, corporate e private nel prossimo triennio. In particolare, già a partire dal 2015, è prevista l’attivazione di un piano ad hoc per i Private, in ottica di retention ed attraction per questa popolazione sul mercato in Italia oltre che per supportare il superamento delle importanti sfide che questi sono chiamati ad affrontare nei prossimi mesi. Le logiche sono quelle di garantire l’autofinanziamento del sistema attraverso la previsione di collegamenti con i risultati del Gruppo e di assicurare il raggiungimento di performance eccellenti, supportare l’implementazione efficace della strategia commerciale e la fidelizzazione della popolazione analizzata. Per quanto attiene ai Promotori Finanziari la remunerazione è prevalentemente “ricorrente”. La componente “non ricorrente”, ha valenza incentivante e quindi equiparata alla componente variabile della retribuzione e soggetta ai requisiti prudenziali e ad un simile processo decisionale definito per la remunerazione variabile di coloro che non rientrano nel perimetro del personale più rilevante. Se la remunerazione “non ricorrente” raggiunge livelli significativi, sono declinate regole di differimento e condizioni di malus tali da mitigare il rischio reputazionale e operativo, declinate in un apposito Regolamento. Per tutta la popolazione della rete indiretta i compensi variabili potrebbero subire decurtazioni nel caso di reclami formali accolti e di contenziosi a carico della Banca che possono determinare un esborso da parte delle stessa. Inoltre, in caso di comportamenti gravi i compensi non ricorrenti non verranno erogati. Sono previsti inoltre meccanismi di allineamento ex-post che prevedono clausole di restituzione al verificarsi di comportamenti fraudolenti. Al momento della redazione del presente documento non vi sono Promotori Finanziari né altri soggetti della Rete Indiretta che sono stati valutati tra il personale più rilevante di Veneto Banca. Nel caso in cui fossero identificati titolari da inserire tra il personale più rilevante sarebbero oggetto di un allineamento della politica remunerativa per garantire il massimo allineamento alla normativa vigente. Infine, al fine di salvaguardare la specificità di questa categoria di professionisti, legata alla natura agenziale del contratto, ed in un’ottica di “attraction and retention” delle migliori risorse presenti sul mercato, si propone che l’incidenza della componente non ricorrente non sia comunque superiore a due volte la componente ricorrente. Si fa riferimento a quei promotori non inclusi né nel personale più rilevante di Gruppo né della controllata di riferimento: nel quel caso vigono le regole allineate alla previsione normativa. 1. POLITICHE RETRIBUTIVE DELLE SOCIETÀ CONTROLLATE Le politiche di remunerazione e incentivazione delle società facenti parte del perimetro societario del Gruppo Veneto Banca seguono le linee guida da questa fornite al fine di assicurare la complessiva coerenza delle politiche di remunerazione e incentivazione applicate dal Gruppo. Il presente documento ha infatti valenza per tutte le società del Gruppo. In particolare, le banche non quotate del Gruppo, che non elaborano un proprio documento autonomo, sottoporranno all’approvazione della propria assemblea il presente documento ed eventualmente anche la sezione relativa all’informativa ex post. Le altre società potranno sottoporre, invece che all’assemblea, il presente documento ai rispettivi organi di supervisione strategica. 121 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 La Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni (BIM) dovrà, invece, predisporre un proprio documento di politica, coerente alle linee guida definite dalla Capogruppo e in ottemperanza alla disciplina specifica prevista per le società quotate e per le società autorizzate alla distribuzione di prodotti bancari, prestazioni di servizi e attività di investimento. Con riferimento a quest’ultimo profilo, le disposizioni si integrano a quelle adottate dalla Consob in tema di politiche e prassi di remunerazione, volte a garantire il rispetto delle norme di correttezza e trasparenza nella prestazione dei servizi e delle attività di investimento e per l’effettiva gestione dei relativi conflitti di interesse. Come già evidenziato in precedenza, in applicazione ai criteri tecnici ABE in tema di identificazione del personale più rilevante e in osservanza delle disposizioni previste dalla Circolare n.285, il processo di autovalutazione del personale più rilevante si è svolto anche a livello di singola controllata bancaria. 5.1 Sistemi di incentivazione del personale appartenente alle società controllate Il piano di incentivazione per le controllate si sviluppa considerando, similmente a quanto fatto dalla Capogruppo, tre categorie di personale: • soggetti rientranti nel perimetro del personale più rilevante di Gruppo appartenente alle società controllate; • soggetti identificati esclusivamente nel perimetro del personale più rilevante della società controllata bancaria (ma non di Gruppo); • altro personale appartenente alla società controllata. 5.1.1 Personale più rilevante di Gruppo appartenente alla società controllata Ai soggetti rientranti nel perimetro del personale più rilevante di Gruppo si applicano le regole definite al par. 5.4 (“Il personale più rilevante di Gruppo”), ferme restando eventuali regole specifiche imposte dalla regolamentazione locale e di settore. 5.1.2 Personale più rilevante della società controllata bancaria Per questa popolazione, benché non sottoposta ai vincoli definiti per il personale più rilevante di Gruppo, si prevede che il sistema di remunerazione variabile adottato si attivi al raggiungimento di soglie di entry gate della controllata. Il bonus pool segue l’andamento degli indicatori economici della controllata ma sono verificati dal Direttore Rischi e dal Direttore Finance della Capogruppo, che possono proporre, sentito il parere del Direttore Risorse Umane di Capogruppo, dei correttivi all'ammontare complessivo di remunerazione variabile tenuto conto dell'Utile di Gruppo, del risultato di CET 1, di altri parametri di sostenibilità, di liquidità e di performance consolidata a livello complessivo. La decisione sarà presa dal Comitato Remunerazione di Capogruppo in seduta congiunta con il Comitato Controlli Interni e Rischi e, quindi, verificata in seno al Comitato di Remunerazione della controllata, ove presente, oppure all’interno della CdA della controllata. La correlazione con i risultati consolidati sostiene l’appartenenza al Gruppo e lo sviluppo di una cultura valoriale comune, orientata alla sana e prudente gestione del rischio e alla crescita sostenibile. 5.1.3 Altro personale della società controllata Per il restante personale appartenente alle società controllate, eventuali sistemi di remunerazione variabile si attivano verificata la sostenibilità complessiva da parte delle funzioni preposte della controllata e di Capogruppo e seguono i principi definiti per il personale più rilevante. Per categorie di personale che non impattano in modo materiale su rischi della banca/società di appartenenza ma la cui remunerazione variabile può raggiungere dei livelli significativi sono declinate regole di differimento e condizioni di malus tali da mitigare il rischio reputazionale e operativo la cui entità è definita in coerenza con le linee guida della Capogruppo. In particolare, per le figure commerciali delle controllate, non riconosciute quali personale più rilevante, il sistema incentivante prevede un tetto massimo alla remunerazione non ricorrente pari a due volte la componente ricorrente e meccanismi di differimento in ottica prudenziale laddove vi siano livelli significativi di incentivazione. Per coloro che sono identificati come personale più rilevante della controllata, ovviamente, vi è un completo allineamento, periodo per periodo, alla normativa vigente. 2. CRITERI PER LA DETERMINAZIONE DEI COMPENSI IN CASO DI CONCLUSIONE ANTICIPATA DEL RAPPORTO DI LAVORO O DI CESSAZIONE ANTICIPATA DALLA CARICA E 122 123 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 ALTRE INDICAZIONI PER IL PERSONALE PIU’ RILEVANTE La politica pensionistica “discrezionale” e di fine rapporto deve essere in linea con la strategia aziendale, gli obiettivi, i valori e gli interessi a lungo termine della Banca, ferme restando le verifiche di cui alle politiche informative sui trattamenti in corso come da informativa ex post. Eventuali compensi che venissero pattuiti per la conclusione anticipata dalla carica o del rapporto di lavoro, saranno stipulati in osservanza delle disposizioni previste dalle plurime fonti normative, inclusa quella costituita dall’aggiornamento della Circolare 285 di Banca d’Italia, oltre che degli orientamenti interpretativi e giurisprudenziali idonei a fornire le soluzioni più appropriate per il complesso tema in esame. Detti compensi saranno determinati in riferimento alla criticità del ruolo ricoperto, alla possibilità di esercitare concorrenza alla banca e/o alla durata del rapporto di lavoro intercorso. L’ammontare di eventuali compensi, in linea con le consuetudini di mercato, non potrà eccedere le 2 annualità di retribuzione fissa. Spetterà al Consiglio di Amministrazione determinare di volta in volta l’opportunità e l’effettivo importo di tale compenso. Il Gruppo può considerare, in caso di figure di particolare valenza, unicamente in fase di assunzione e per il primo anno di permanenza presso il medesimo Gruppo, l’eventualità di definire welcome bonus coerentemente con la previsione normativa. INFORMATIVA QUANTITATIVA Di seguito viene rappresentata l’informativa remunerazione del personale per l’anno 2014. quantitativa sull’applicazione delle politiche di Preliminarmente, occorre evidenziare come la Direzioni Compliance abbia verificato l’allineamento tra i documenti oggi oggetto di approvazione e il corpo normativo esterno (Banca d’Italia, Consob, IVASS) ed interno, e come la Direzione Internal Audit abbia verificato il sostanziale allineamento delle politiche approvate dall’Assemblea nell’aprile 2013 e le norme con le erogazioni effettuate nel 2014. Le tabelle che seguono si riferiscono al personale più rilevante del Gruppo oltre all’informativa sulla remunerazione complessiva del Presidente dell’Organo con funzione di supervisione strategica e di ciascun membro dell’Organo con funzione di gestione, del Direttore Generale, dei Condirettori Generali e dei Vice Direttori Generali ai sensi della lett. j) dell’articolo 450 del regolamento UE N. 575/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio (CRR). Di seguito, per quanto riguarda l’intera popolazione aziendale (perimetro Italia), compresi i promotori finanziari, l’ammontare complessivo delle competenze erogate nel corso del 2014 suddivise per categorie: Per quanto riguarda eventuali sistemi incentivanti individuali o di team si precisa che, per il personale non appartenente al “personale più rilevante”, a fronte della perdita registrata nel 2013 si è provveduto, come da indicazioni di Banca d’Italia, ad effettuare una significativa riduzione dei bonus anche nei casi in cui siano stati raggiunti gli obiettivi di Performance ed Individuali e della business Unit di Appartenenza. Per l’anno 2013, alla luce delle evidenze contabili e del disposto dell’art. 48 del CCNL, non si è proceduto all’erogazione del premio di produttività (VAP) per tutte le società del Gruppo Veneto Banca. Dato comunque l’impegno dimostrato dai dipendenti nel difficile contesto economico e anche con finalità di INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 retention è stato erogato a tutti i dipendenti non appartenenti alla categoria dei dirigenti un “premio sociale straordinario” sottoforma di welfare aziendale. Complessivamente sono stati erogati € 3.664.139 per Veneto Banca, € 835.645 per BancApulia, € 267.108 per BIM, € 41.669 per Banca IPIBI, € 38.950 per Symphonia, € 23.863 per Claris Leasing, € 13.050 per Claris Factor, € 3.999 per BIM Fiduciaria. Remunerazione dei Consiglieri di Amministrazione L’assemblea dei Soci dell’aprile 2014 aveva definito i seguenti compensi da corrispondere per l'anno 2014 e seguenti, e fino a diversa determinazione: • Euro 90.000 annui fissi, da corrispondersi a ciascun consigliere in carica; • Euro 250 per gettone di presenza da corrispondersi a ciascun consigliere per ogni seduta del Consiglio di Amministrazione a cui abbia partecipato. Remunerazione del personale più rilevante del Gruppo Il sistema incentivante, in rispetto dei principi normativi, prevedeva per il personale più rilevante la maturazione del premio spettante una volta verificato il superamento di predeterminati parametri di sostenibilità della performance. Per il 2014 l’entry gate non è stato superato. Quote differite Una parte della remunerazione variabile del personale più rilevante dell’anno 2011 era stata differita nel tempo e subordinata al ricorrere di determinate condizioni di performance per legare gli incentivi alla creazione di valore nel medio termine; di essa, una quota parte dovrebbe essere erogata attraverso azioni Veneto Banca. Secondo quanto avevano stabilito le politiche di remunerazione: • Il periodo di differimento era stato fissato in tre anni; • Le quote di differimento erano state differenziate (60%-50%) in funzione dell’impatto sui rischi; • Il differimento era stato realizzato in parte cash ed in parte in azioni; • L’effettiva erogazione del bonus differito era subordinata ad ulteriori condizioni di performance definite di anno in anno dal Consiglio di Amministrazione su proposta del Comitato per la Gestione Risorse e sentito il parere del Comitato di Remunerazione. Alla luce dei risultati sopra riportati, il Comitato di Remunerazione ha verificato l’impossibilità di erogare le quote differite del premio di competenza 2011. Si ricorda che, al fine di evitare l’adozione di comportamenti elusivi della normativa, la contrazione o l’azzeramento dei bonus non dovranno essere aggirati attraverso impropri aumenti della componente fissa o di quella variabile. Inoltre, è stato introdotto il divieto di ricorrere a strategie di copertura personale o di assicurazioni sulla retribuzione o su altri aspetti che possano alterare o inficiare l’allineamento al rischio aziendale insito nei meccanismi retributivi. Informazioni aggregate relative al personale più rilevante In ottemperanza a quanto previsto dal 7° Aggiornamento della Circolare 285, Sezione IV “Obblighi di informativa e trasmissione dati” vengono di seguito riportate le informazioni aggregate riguardanti la remunerazione fissa e, per la remunerazione variabile, l’ipotesi di applicazione per il 2014 delle relative politiche e il conseguente bonus pool teorico e la sua ripartizione per categoria. Tabella 1 (Remunerazione ripartita tra le varie categorie di "Personale più rilevante di Gruppo") 124 125 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 Remunerazione Variabile Personale Numero Beneficiari (*) Retribuzione Remunerazione variabile collegata a specifici obiettivi, Remunerazio Variabile indicatori di performance ne Fissa Attribuita e Una Quota Up Quota % correzione Tantum (***) Differimenti front Differita ex post 2.877.033 2.991.002 70.000 Componenti Consiglio di Amministrazione Veneto Banca (**) Alta Dirigenza Responsabili di tutte le società controllate considerate Unità di Business materiali e loro principali riporti 25 11 12 2.446.610 30.000 Responsabili delle funzioni di controllo e il personale con responsabilità manageriali 7 1.156.449 25.000 Responsabili delle principali funzioni di supporto e soggetti che individualmente o collettivamente possono avere un impatto materiale sui principali rischi aziendali (in primis rischio credito, mercato, liquidità e operativo) o nella introduzione di nuovi prodotti 70 8.516.745 30.000 Altro personale identificato rispetto ai criteri quantitativi (*) Comprende i beneficiari che nel corso dell’anno hanno ricoperto tali funzioni, anche per un periodo parziale. Nel caso del CdA comprendono quindi sia i Consiglieri in carica fino al 25 aprile 2014 che i Consiglieri in carica successivamente a tale data (per compensi pari a 1.400.000 euro). Nel corso del 2014, 1 persona ha percepito una remunerazione inferiore a 1.500.000 e superiore a 1.000.000 (**) I compensi comprendono gli emolumenti per la carica, gettoni di presenza, compensi per Comitati endoconsiliari, cariche consiliari o altre cariche, come ad esempio per l’Organismo di Vigilanza e benefici non monetari. Nel 2014, si sono tenute 30 riunioni consiliari; 25 riunioni del Comitato Controlli interni e rischi;10 riunioni del Comitato Strategico; 19 riunioni del Comitato Remunerazioni; 8 riunioni del Comitato Nomine; 19 riunioni del Comitato Amministratori Indipendenti e 11 riunioni dell’Organismo di Vigilanza. (***) Gli ammontari indicati sono stati prudenzialmente inseriti in considerazione dei contratti individuali in essere nel 2014 e, nel caso dell'alta dirigenza, di una somma erogata una tantum in relazione ad un nuovo incarico di vertice presso una società controllata. L’erogazione degli stessi verrà definita in linea con le previsioni normative e le politiche vigenti. Tabella 2 (Trattamento di inizio e di fine rapporto tra le varie categorie di "Personale più rilevante di Gruppo") Trattamento di inizio e di fine Rapporto Personale Trattamenti di inizio rapporto effettuati durante l’esercizio Numero di beneficiari Importo Componenti Consiglio di Amministrazione Veneto Banca Alta Dirigenza Responsabili di tutte le società controllate considerate Unità di Business materiali e loro principali riporti 200.000 1 Responsabili delle funzioni di controllo e il personale con responsabilità manageriali 90.000 2 Responsabili delle principali funzioni di supporto e soggetti che individualmente o collettivamente possono avere un impatto materiale sui principali rischi aziendali (in primis rischio credito, mercato, liquidità e operativo) o nella introduzione di nuovi prodotti 40.000 1 Pagamenti per trattamenti di fine rapporto riconosciuti durante l’esercizio Importo 3.600.000 (*) 807.000 (**) Numero beneficiari 1 1 Importo più elevato riconosciuto 3.600.000 807.000 Altro personale identificato rispetto ai criteri quantitativi (*) (**): Gli importi includono oltre al trattamento di fine mandato, anche la liquidazione transattiva di vari rapporti contrattuali tra le parti, in coerenza con le previsioni dei verbali di conciliazione sottoscritti in Sede protetta (ABI e DPL). Tali importi sono stati deliberati dal CdA rispettivamente in data 15 aprile 2014 e in data 14 ottobre 2014. Patti di Non Concorrenza e altre pattuizioni La Banca ha debitamente preso atto che il il 7° aggiornamento della Circolare di Banca d’Italia n. 285, Titolo IV, Cap. 2, emanato con effetto dal 18 novembre 2014, ha assimilato i Patti di Non Concorrenza ai compensi pattuiti in occasione della conclusione anticipata dalla carica o del rapporto di lavoro. Nel corso del 2014, e nell’ambito del personale “più rilevante”, è sorta per la Banca l’esigenza di tutelare l’avviamento commerciale della Banca stessa e pertanto sono stati stipulati 2 Patti di tale tipologia, nel rispetto dei requisiti di validità previsti dal Codice Civile, tenuto conto che il “Considerando” n. 69 della Direttiva 2013/36/UE fa espressamente salvi “i principi generali del diritto nazionale dei contratti e del lavoro”. In attesa degli sviluppi interpretativi circa il coordinamento tra le plurime fonti normative, la materia potrà essere attentamente monitorata, anche nell’ambito del periodo transitorio definito dalla citata Circolare n. 285. INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 Per completezza si precisa che sussiste anche un trattamento individuale aggiuntivo al trattamento di fine rapporto, peraltro sottoscritto sin dal 2001 e già reso compliant con le Disposizioni di Banca d’Italia in tema di “politiche e prassi di remunerazione e incentivazione nelle banche e nei gruppi bancari”, emanate del 2011. Complessivamente, tali pattuizioni si riferiscono quindi a 3 casi (uno già liquidato e 2 potenziali) per un corrispettivo complessivo di circa 3.000.000. Informazioni e remunerazione complessiva individuale Di seguito l’informativa relativa alla remunerazione complessiva del presidente dell’Organo con funzione di supervisione strategica e di ciascun membro dell’Organo con funzione di gestione, del Direttore Generale, dei Condirettori Generali e dei Vice Direttori Generali ai sensi della lett. j) dell’articolo 450 del regolamento UE N. 575/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio (CRR). A seguito del rinnovo del CdA avvenuto in corso d’anno, si riportano di seguito 2 tabelle. • La prima relativa agli importi erogati a tutti i componenti dell’Organo con funzione di supervisione strategica e di ciascun membro dell’Organo con funzione di gestione (compreso l'Amministratore Delegato) in carica fino al 25/04/2014. • La seconda relativa agli importi dei componenti delle stesse funzioni (compreso il Direttore Generale) in carica successivamente al 25/04/2014. Tabella 3a (componenti dell’Organo con funzione di supervisione strategica e di ciascun membro dell’Organo con funzione di gestione in carica fino al 25/04/2014) (*) Comprendono gli emolumenti per la carica, gettoni di presenza, compensi per Comitati endoconsiliari, cariche consiliari e benefici non monetari. (**) Comprendono i compensi relativi a tutto il periodo di permanenza in azienda, fino alla data di uscita. 126 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 Tabella 3b (componenti dell’Organo con funzione di supervisione strategica e di ciascun membro dell’Organo con funzione di gestione in carica successivamente al 25/04/2014) (*) Comprendono gli emolumenti per la carica, gettoni di presenza, compensi per Comitati endoconsiliari, cariche consiliari e benefici non monetari. 127 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 DICHIARAZIONE DEL DIRIGENTE PREPOSTO ALLA REDAZIONE DEI DOCUMENTI CONTABILI SOCIETARI Il sottoscritto Stefano Bertolo, in qualità di Dirigente Preposto alla redazione dei documenti contabili societari della società Veneto Banca scpa, dichiara, in conformità all'art. 154-bis, comma 2, del Decreto Legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, che l'informativa contabile contenuta nel presente documento corrisponde alle risultanze documentali, ai libri e alle scritture contabili. Stefano Bertolo Dirigente Preposto alla redazione dei documenti contabili societari 128 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 ALLEGATO 1 FONDI PROPRI: TERMINI E CONDIZIONI DEGLI STRUMENTI DI CAPITALE PRIMARIO DI CLASSE 1, DI CAPITALE AGGIUNTIVO DI CLASSE 1 E DI CAPITALE DI CLASSE 2 1 2 3 4 5 6 7 8 9 9a 9b 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20a 20b 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 Emittente Codice identificativo Legislazione applicabile allo strumento TRATTAMENTO REGOLAMENTARE Disposizioni transitorie del CRR Disposizioni del CRR post-transitorie Ammissibile a livello: di singolo ente; consolidato; di singolo ente e consolidato Tipologia di strumento Importo computato nei fondi propri (Euro/mln) Importo nominale dello strumento: importo originario della valuta di emissione (mln) Importo nominale dello strumento: importo originario - valuta di emissione Importo nominale degli strumenti: conversione in euro dell'importo originario (Euro/mln) Prezzo di emissione Prezzo di rimborso Classificazione contabile Data di emissione originaria Irredimibile o a scadenza Data di scadenza originaria Rimborso anticipato soggetto ad autorizzazione preventiva dell'Autorità di Vigilanza Data del rimborso anticipato facoltativo Date del rimborso anticipato eventuale e importo del rimborso Date successive di rimborso anticipato, se applicabile CEDOLE/DIVIDENDI Dividendi/cedole fissi o variabili Tasso della cedola ed eventuale indice correlato Presenza di un meccanismo di "dividend stopper" Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in termini di tempo Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in termini di tempo - motivi di discrezionalità Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in riferimento all'importo Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso Cumulativi o non cumulativi Convertibili o non convertibili Se convertibili, evento(i) che determina(no) la conversione Se convertibili, in tutto o in parte Se convertibili, tasso di conversione Se convertibili, conversione obbligatoria o facoltativa Se convertibili, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è possibile Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene convertito Meccanismi di svalutazione (write down) In caso di meccanismo di svalutazione (write down), eventi che la determinano In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione totale o parziale In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione permanente o temporanea In casi di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo di rivalutazione Posizione della gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle disposizioni transitorie In caso affermativo, precisare le caratteristiche non conformi N/A = Informazione non applicabile Veneto Banca s.c.p.a. IT0000428463 Legge Italiana Capitale primario di classe 1 Capitale primario di classe 1 Singolo Ente e Consolidamento Azioni Ordinarie - Art. 28 CRR 372,378 N/A Eur N/A N/A N/A Patrimonio netto N/A N/A N/A No N/A N/A N/A N/A N/A No N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A 129 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 1 2 Emittente Codice identificativo 3 Legislazione applicabile allo strumento TRATTAMENTO REGOLAMENTARE 4 5 Disposizioni transitorie del CRR Disposizioni del CRR post-transitorie Ammissibile a livello: di singolo ente; consolidato; di singolo ente e consolidato 6 7 8 9 9a 9b 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20a 20b 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 Tipologia di strumento Importo computato nei fondi propri (Euro/mln) Importo nominale dello strumento: importo originario della valuta di emissione (mln) Importo nominale dello strumento: importo originario - valuta di emissione Importo nominale degli strumenti: conversione in euro dell'importo originario (Euro/mln) Prezzo di emissione Prezzo di rimborso Classificazione contabile Data di emissione originaria Irredimibile o a scadenza Data di scadenza originaria Rimborso anticipato soggetto ad autorizzazione preventiva dell'Autorità di Vigilanza Data del rimborso anticipato facoltativo Date del rimborso anticipato eventuale e importo del rimborso Date successive di rimborso anticipato, se applicabile CEDOLE/DIVIDENDI Dividendi/cedole fissi o variabili Tasso della cedola ed eventuale indice correlato Presenza di un meccanismo di "dividend stopper" Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in termini di tempo Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in termini di tempo - motivi di discrezionalità Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in riferimento all'importo Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso Cumulativi o non cumulativi Convertibili o non convertibili Se convertibili, evento(i) che determina(no) la conversione Se convertibili, in tutto o in parte Se convertibili, tasso di conversione Se convertibili, conversione obbligatoria o facoltativa Se convertibili, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è possibile Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene convertito Meccanismi di svalutazione (write down) In caso di meccanismo di svalutazione (write down), eventi che la determinano In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione totale o parziale In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione permanente o temporanea In casi di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo di rivalutazione Posizione della gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle disposizioni transitorie In caso affermativo, precisare le caratteristiche non conformi N/A = Informazione non applicabile Veneto Banca s.c.p.a. XS0337685324 Legge Inglese, salvo clausole di subordinazione Capitale aggiuntivo di classe 1 Non ammissibile Singolo Ente e Consolidato Titoli di debito – Art. 484 comma 4 127,497 200 Eur 200 100 100 Titoli in circolazione 21/12/2007 Irredimibile N/A Si N/A N/A N/A FISSI E VARIABILI 6,411% FISSO; DAL 21/12/2017 Euribor 3m+2,75% N/A N/A N/A N/A STEP-UP N/A NON CONVERTIBILI N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A 130 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 1 2 3 4 5 6 7 8 9 9a 9b 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20a 20b 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 Emittente Codice identificativo Legislazione applicabile allo strumento TRATTAMENTO REGOLAMENTARE Disposizioni transitorie del CRR Disposizioni del CRR post-transitorie Ammissibile a livello: di singolo ente; consolidato; di singolo ente e consolidato Tipologia di strumento Importo computato nei fondi propri (Euro/mln) Importo nominale dello strumento: importo originario della valuta di emissione (mln) Importo nominale dello strumento: importo originario - valuta di emissione Importo nominale degli strumenti: conversione in euro dell'importo originario (Euro/mln) Prezzo di emissione Prezzo di rimborso Classificazione contabile Data di emissione originaria Irredimibile o a scadenza Data di scadenza originaria Rimborso anticipato soggetto ad autorizzazione preventiva dell'Autorità di Vigilanza Data del rimborso anticipato facoltativo Date del rimborso anticipato eventuale e importo del rimborso Date successive di rimborso anticipato, se applicabile CEDOLE/DIVIDENDI Dividendi/cedole fissi o variabili Tasso della cedola ed eventuale indice correlato Presenza di un meccanismo di "dividend stopper" Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in termini di tempo Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in termini di tempo - motivi di discrezionalità Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in riferimento all'importo Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso Cumulativi o non cumulativi Convertibili o non convertibili Se convertibili, evento(i) che determina(no) la conversione Se convertibili, in tutto o in parte Se convertibili, tasso di conversione Se convertibili, conversione obbligatoria o facoltativa Se convertibili, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è possibile Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene convertito Meccanismi di svalutazione (write down) In caso di meccanismo di svalutazione (write down), eventi che la determinano In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione totale o parziale In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione permanente o temporanea In casi di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo di rivalutazione Posizione della gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle disposizioni transitorie In caso affermativo, precisare le caratteristiche non conformi N/A = Informazione non applicabile Veneto Banca s.c.p.a. IT0003872501 Legge Italiana Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 Singolo Ente e Consolidato Titolo di debito - Art. 62 CRR 2,629 30 Eur 30 100 100 Titoli in circolazione 09/06/2005 SCADENZA 09/06/2015 NO N/A N/A N/A FISSO 4,65% N/A N/A N/A N/A NO N/A NON CONVERTIBILI N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A 131 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 1 2 3 4 5 6 7 8 9 9a 9b 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20a 20b 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 Emittente Codice identificativo Legislazione applicabile allo strumento TRATTAMENTO REGOLAMENTARE Disposizioni transitorie del CRR Disposizioni del CRR post-transitorie Ammissibile a livello: di singolo ente; consolidato; di singolo ente e consolidato Tipologia di strumento Importo computato nei fondi propri (Euro/mln) Importo nominale dello strumento: importo originario della valuta di emissione (mln) Importo nominale dello strumento: importo originario - valuta di emissione Importo nominale degli strumenti: conversione in euro dell'importo originario (Euro/mln) Prezzo di emissione Prezzo di rimborso Classificazione contabile Data di emissione originaria Irredimibile o a scadenza Data di scadenza originaria Rimborso anticipato soggetto ad autorizzazione preventiva dell'Autorità di Vigilanza Data del rimborso anticipato facoltativo Date del rimborso anticipato eventuale e importo del rimborso Date successive di rimborso anticipato, se applicabile CEDOLE/DIVIDENDI Dividendi/cedole fissi o variabili Tasso della cedola ed eventuale indice correlato Presenza di un meccanismo di "dividend stopper" Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in termini di tempo Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in termini di tempo - motivi di discrezionalità Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in riferimento all'importo Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso Cumulativi o non cumulativi Convertibili o non convertibili Se convertibili, evento(i) che determina(no) la conversione Se convertibili, in tutto o in parte Se convertibili, tasso di conversione Se convertibili, conversione obbligatoria o facoltativa Se convertibili, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è possibile Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene convertito Meccanismi di svalutazione (write down) In caso di meccanismo di svalutazione (write down), eventi che la determinano In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione totale o parziale In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione permanente o temporanea In casi di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo di rivalutazione Posizione della gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle disposizioni transitorie In caso affermativo, precisare le caratteristiche non conformi N/A = Informazione non applicabile Veneto Banca s.c.p.a. IT0004241078 Legge Italiana Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 Singolo Ente e Consolidato Titolo di debito - Art. 62 CRR 50,417 150 Eur 150 100 100 Titoli in circolazione 21/06/2007 SCADENZA 21/06/2017 SI 21/06/2012 N/A OGNI 3 MESI VARIABILI EURIBOR 3M+0,45%; DAL 21/06/2012 EURIBOR 3M+0,60% N/A N/A N/A N/A STEP UP N/A NON CONVERTIBILI N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A 132 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 1 2 3 4 5 6 7 8 9 9a 9b 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20a 20b 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 Emittente Codice identificativo Legislazione applicabile allo strumento TRATTAMENTO REGOLAMENTARE Disposizioni transitorie del CRR Disposizioni del CRR post-transitorie Ammissibile a livello: di singolo ente; consolidato; di singolo ente e consolidato Tipologia di strumento Importo computato nei fondi propri (Euro/mln) Importo nominale dello strumento: importo originario della valuta di emissione (mln) Importo nominale dello strumento: importo originario - valuta di emissione Importo nominale degli strumenti: conversione in euro dell'importo originario (Euro/mln) Prezzo di emissione Prezzo di rimborso Classificazione contabile Data di emissione originaria Irredimibile o a scadenza Data di scadenza originaria Rimborso anticipato soggetto ad autorizzazione preventiva dell'Autorità di Vigilanza Data del rimborso anticipato facoltativo Date del rimborso anticipato eventuale e importo del rimborso Date successive di rimborso anticipato, se applicabile CEDOLE/DIVIDENDI Dividendi/cedole fissi o variabili Tasso della cedola ed eventuale indice correlato Presenza di un meccanismo di "dividend stopper" Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in termini di tempo Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in termini di tempo - motivi di discrezionalità Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in riferimento all'importo Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso Cumulativi o non cumulativi Convertibili o non convertibili Se convertibili, evento(i) che determina(no) la conversione Se convertibili, in tutto o in parte Se convertibili, tasso di conversione Se convertibili, conversione obbligatoria o facoltativa Se convertibili, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è possibile Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene convertito Meccanismi di svalutazione (write down) In caso di meccanismo di svalutazione (write down), eventi che la determinano In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione totale o parziale In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione permanente o temporanea In casi di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo di rivalutazione Posizione della gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle disposizioni transitorie In caso affermativo, precisare le caratteristiche non conformi N/A = Informazione non applicabile Veneto Banca s.c.p.a. IT0004494941 Legge Italiana Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 Singolo Ente e Consolidato Titolo di debito - Art. 62 CRR 65,553 75 Eur 75 100 100 Titoli in circolazione 15/05/2009 SCADENZA 15/05/2019 SI 15/11/2010 N/A OGNI 3 MESI FISSO E VARIABILE 4,22% FISSO; DAL 15/05/2014 EURIBOR 3M+2% N/A N/A N/A N/A NO N/A NON CONVERTIBILI N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A 133 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 1 2 3 4 5 6 7 8 9 9a 9b 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20a 20b 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 Emittente Codice identificativo Legislazione applicabile allo strumento TRATTAMENTO REGOLAMENTARE Disposizioni transitorie del CRR Disposizioni del CRR post-transitorie Ammissibile a livello: di singolo ente; consolidato; di singolo ente e consolidato Tipologia di strumento Importo computato nei fondi propri (Euro/mln) Importo nominale dello strumento: importo originario della valuta di emissione (mln) Importo nominale dello strumento: importo originario - valuta di emissione Importo nominale degli strumenti: conversione in euro dell'importo originario (Euro/mln) Prezzo di emissione Prezzo di rimborso Classificazione contabile Data di emissione originaria Irredimibile o a scadenza Data di scadenza originaria Rimborso anticipato soggetto ad autorizzazione preventiva dell'Autorità di Vigilanza Data del rimborso anticipato facoltativo Date del rimborso anticipato eventuale e importo del rimborso Date successive di rimborso anticipato, se applicabile CEDOLE/DIVIDENDI Dividendi/cedole fissi o variabili Tasso della cedola ed eventuale indice correlato Presenza di un meccanismo di "dividend stopper" Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in termini di tempo Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in termini di tempo - motivi di discrezionalità Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in riferimento all'importo Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso Cumulativi o non cumulativi Convertibili o non convertibili Se convertibili, evento(i) che determina(no) la conversione Se convertibili, in tutto o in parte Se convertibili, tasso di conversione Se convertibili, conversione obbligatoria o facoltativa Se convertibili, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è possibile Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene convertito Meccanismi di svalutazione (write down) In caso di meccanismo di svalutazione (write down), eventi che la determinano In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione totale o parziale In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione permanente o temporanea In casi di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo di rivalutazione Posizione della gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle disposizioni transitorie In caso affermativo, precisare le caratteristiche non conformi N/A = Informazione non applicabile Veneto Banca s.c.p.a. IT0004014905 Legge italiana Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 Singolo Ente e Consolidato Titolo di debito - Art. 62 CRR 9,003 40 Eur 40 100 100 Titoli in circolazione 15/02/2006 SCADENZA 15/02/2016 SI 15/02/2011 N/A OGNI 6 MESI VARIABILI EURIBOR 6M+1,15%; DAL 15/02/2011 EURIBOR 6M+1,30% N/A N/A N/A N/A STEP UP N/A NON CONVERTIBILI N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A 134 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 1 2 3 4 5 6 7 8 9 9a 9b 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20a 20b 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 Emittente Codice identificativo Legislazione applicabile allo strumento TRATTAMENTO REGOLAMENTARE Disposizioni transitorie del CRR Disposizioni del CRR post-transitorie Ammissibile a livello: di singolo ente; consolidato; di singolo ente e consolidato Tipologia di strumento Importo computato nei fondi propri (Euro/mln) Importo nominale dello strumento: importo originario della valuta di emissione (mln) Importo nominale dello strumento: importo originario - valuta di emissione Importo nominale degli strumenti: conversione in euro dell'importo originario (Euro/mln) Prezzo di emissione Prezzo di rimborso Classificazione contabile Data di emissione originaria Irredimibile o a scadenza Data di scadenza originaria Rimborso anticipato soggetto ad autorizzazione preventiva dell'Autorità di Vigilanza Data del rimborso anticipato facoltativo Date del rimborso anticipato eventuale e importo del rimborso Date successive di rimborso anticipato, se applicabile CEDOLE/DIVIDENDI Dividendi/cedole fissi o variabili Tasso della cedola ed eventuale indice correlato Presenza di un meccanismo di "dividend stopper" Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in termini di tempo Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in termini di tempo - motivi di discrezionalità Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in riferimento all'importo Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso Cumulativi o non cumulativi Convertibili o non convertibili Se convertibili, evento(i) che determina(no) la conversione Se convertibili, in tutto o in parte Se convertibili, tasso di conversione Se convertibili, conversione obbligatoria o facoltativa Se convertibili, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è possibile Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene convertito Meccanismi di svalutazione (write down) In caso di meccanismo di svalutazione (write down), eventi che la determinano In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione totale o parziale In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione permanente o temporanea In casi di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo di rivalutazione Posizione della gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle disposizioni transitorie In caso affermativo, precisare le caratteristiche non conformi N/A = Informazione non applicabile Veneto Banca s.c.p.a. IT0004352784 Legge Italiana Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 Singolo Ente e Consolidato Titolo di debito - Art. 62 CRR 13,154 20 Eur 20 100 100 Titoli in circolazione 15/04/2008 SCADENZA 15/04/2018 SI 15/04/2013 N/A OGNI 6 MESI VARIABILI EURIBOR 6M+1%; DAL 15/04/2013 EURIBOR 6M+1,80% N/A N/A N/A N/A STEP UP N/A NON CONVERTIBILI N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A 135 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 1 2 3 4 5 6 7 8 9 9a 9b 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20a 20b 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 Emittente Codice identificativo Legislazione applicabile allo strumento TRATTAMENTO REGOLAMENTARE Disposizioni transitorie del CRR Disposizioni del CRR post-transitorie Ammissibile a livello: di singolo ente; consolidato; di singolo ente e consolidato Tipologia di strumento Importo computato nei fondi propri (Euro/mln) Importo nominale dello strumento: importo originario della valuta di emissione (mln) Importo nominale dello strumento: importo originario - valuta di emissione Importo nominale degli strumenti: conversione in euro dell'importo originario (Euro/mln) Prezzo di emissione Prezzo di rimborso Classificazione contabile Data di emissione originaria Irredimibile o a scadenza Data di scadenza originaria Rimborso anticipato soggetto ad autorizzazione preventiva dell'Autorità di Vigilanza Data del rimborso anticipato facoltativo Date del rimborso anticipato eventuale e importo del rimborso Date successive di rimborso anticipato, se applicabile CEDOLE/DIVIDENDI Dividendi/cedole fissi o variabili Tasso della cedola ed eventuale indice correlato Presenza di un meccanismo di "dividend stopper" Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in termini di tempo Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in termini di tempo - motivi di discrezionalità Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in riferimento all'importo Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso Cumulativi o non cumulativi Convertibili o non convertibili Se convertibili, evento(i) che determina(no) la conversione Se convertibili, in tutto o in parte Se convertibili, tasso di conversione Se convertibili, conversione obbligatoria o facoltativa Se convertibili, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è possibile Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene convertito Meccanismi di svalutazione (write down) In caso di meccanismo di svalutazione (write down), eventi che la determinano In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione totale o parziale In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione permanente o temporanea In casi di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo di rivalutazione Posizione della gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle disposizioni transitorie In caso affermativo, precisare le caratteristiche non conformi N/A = Informazione non applicabile Veneto Banca s.c.p.a. IT0004485998 Legge Italiana Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 Singolo Ente e Consolidato Titolo di debito - Art. 62 CRR 35 Eur 35 100 100 Titoli in circolazione 20/04/2009 SCADENZA 20/04/2015 SI 20/10/2010 N/A OGNI 6 MESI FISSI 6,00% N/A N/A N/A N/A NO N/A NON CONVERTIBILI N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A 136 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 1 2 3 4 5 6 7 8 9 9a 9b 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20a 20b 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 Emittente Codice identificativo Legislazione applicabile allo strumento TRATTAMENTO REGOLAMENTARE Disposizioni transitorie del CRR Disposizioni del CRR post-transitorie Ammissibile a livello: di singolo ente; consolidato; di singolo ente e consolidato Tipologia di strumento Importo computato nei fondi propri (Euro/mln) Importo nominale dello strumento: importo originario della valuta di emissione (mln) Importo nominale dello strumento: importo originario - valuta di emissione Importo nominale degli strumenti: conversione in euro dell'importo originario (Euro/mln) Prezzo di emissione Prezzo di rimborso Classificazione contabile Data di emissione originaria Irredimibile o a scadenza Data di scadenza originaria Rimborso anticipato soggetto ad autorizzazione preventiva dell'Autorità di Vigilanza Data del rimborso anticipato facoltativo Date del rimborso anticipato eventuale e importo del rimborso Date successive di rimborso anticipato, se applicabile CEDOLE/DIVIDENDI Dividendi/cedole fissi o variabili Tasso della cedola ed eventuale indice correlato Presenza di un meccanismo di "dividend stopper" Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in termini di tempo Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in termini di tempo - motivi di discrezionalità Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in riferimento all'importo Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso Cumulativi o non cumulativi Convertibili o non convertibili Se convertibili, evento(i) che determina(no) la conversione Se convertibili, in tutto o in parte Se convertibili, tasso di conversione Se convertibili, conversione obbligatoria o facoltativa Se convertibili, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è possibile Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene convertito Meccanismi di svalutazione (write down) In caso di meccanismo di svalutazione (write down), eventi che la determinano In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione totale o parziale In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione permanente o temporanea In casi di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo di rivalutazione Posizione della gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle disposizioni transitorie In caso affermativo, precisare le caratteristiche non conformi N/A = Informazione non applicabile Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni s.p.a. IT0003853014 Legge italiana Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 Singolo Ente e Consolidato Titolo di debito - Art. 62 CRR 17,079 145,910355 Eur 145,910355 100 100 Titoli in circolazione 29/07/2005 SCADENZA 29/07/2015 SI 29/01/2007 N/A N/A FISSI 1,50% N/A N/A N/A N/A NO N/A CONVERTIBILI N/A TUTTO 1 AZIONE PER 1 OBBLIGAZIONE FACOLTATIVA AZIONE BANCA INTERMOBILIARE DI INVESTIMENTI E GESTIONI S.P.A. N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A 137 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2014 1 2 3 4 5 6 7 8 9 9a 9b 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20a 20b 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 Emittente Codice identificativo Legislazione applicabile allo strumento TRATTAMENTO REGOLAMENTARE Disposizioni transitorie del CRR Disposizioni del CRR post-transitorie Ammissibile a livello: di singolo ente; consolidato; di singolo ente e consolidato Tipologia di strumento Importo computato nei fondi propri (Euro/mln) Importo nominale dello strumento: importo originario della valuta di emissione (mln) Importo nominale dello strumento: importo originario - valuta di emissione Importo nominale degli strumenti: conversione in euro dell'importo originario (Euro/mln) Prezzo di emissione Prezzo di rimborso Classificazione contabile Data di emissione originaria Irredimibile o a scadenza Data di scadenza originaria Rimborso anticipato soggetto ad autorizzazione preventiva dell'Autorità di Vigilanza Data del rimborso anticipato facoltativo Date del rimborso anticipato eventuale e importo del rimborso Date successive di rimborso anticipato, se applicabile CEDOLE/DIVIDENDI Dividendi/cedole fissi o variabili Tasso della cedola ed eventuale indice correlato Presenza di un meccanismo di "dividend stopper" Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in termini di tempo Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in termini di tempo - motivi di discrezionalità Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio - in riferimento all'importo Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso Cumulativi o non cumulativi Convertibili o non convertibili Se convertibili, evento(i) che determina(no) la conversione Se convertibili, in tutto o in parte Se convertibili, tasso di conversione Se convertibili, conversione obbligatoria o facoltativa Se convertibili, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è possibile Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene convertito Meccanismi di svalutazione (write down) In caso di meccanismo di svalutazione (write down), eventi che la determinano In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione totale o parziale In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione permanente o temporanea In casi di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo di rivalutazione Posizione della gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle disposizioni transitorie In caso affermativo, precisare le caratteristiche non conformi N/A = Informazione non applicabile Veneto Banca s.c.p.a. IT0004865041 Legge italiana Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 Singolo Ente e Consolidato Titolo di debito - Art. 62 CRR 14,993 15 Eur 15 100 100 Titoli in circolazione 22/10/2012 SCADENZA 22/10/2022 NO N/A N/A N/A FISSI 10,00% N/A N/A N/A N/A NO N/A NON CONVERTIBILI N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A 138