1 UD 10.2. Influenza della politica monetaria e fiscale sulla

UD 10.2. Influenza della politica monetaria e fiscale sulla domanda aggregata
Inquadramento generale
In questa unità prendiamo in esame i meccanismi attraverso i quali la politica pubblica, sia
monetaria che fiscale, è in grado di influenzare la domanda aggregata nel breve periodo. In tal modo
il governo e la banca centrale cercano di stabilizzare il ciclo economico in particolare durante le fasi
di recessione per controbilanciare le riduzioni del prodotto e l’aumento della disoccupazione.
Obiettivi di apprendimento
‚ imparare la teoria della preferenza per la liquidità
‚ analizzare come la politica monetaria influenza il tasso di interesse e la domanda aggregata
‚ analizzare come la politica fiscale influenza la domanda aggregata
‚ imparare l’effetto moltiplicatore e l’effetto spiazzamento
‚ esaminare il dibattito sull’opportunità di stabilizzare l’economia
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L’influenza della politica monetaria sulla domanda aggregata
Quando diminuisce la spesa delle imprese o delle famiglie o quando avvengono eventi esterni
negativi, la domanda aggregata si riduce e si generano fluttuazioni di breve periodo nella
produzione e nell’occupazione.
La politica monetaria e la politica fiscale vengono spesso impiegate per mitigare tali fluttuazioni.
Ricordiamo che la curva di domanda aggregata ha inclinazione negativa per tre meccanismi che
interagiscono:
• l’effetto ricchezza
• l’effetto tasso di interesse
• l’effetto tasso di cambio
Nelle moderne economie industrializzate il più rilevante tra questi meccanismi è l’effetto tasso di
interesse e su questo ci concentriamo per analizzare gli affetti della politica monetaria sulle
fluttuazioni di breve periodo.
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La teoria della preferenza per la liquidità
Keynes nella sua Teoria Generale ha proposto la teoria della preferenza per la liquidità per spiegare
quali fattori determinano il tasso di interesse di una economia.
Secondo questa teoria nel mercato della moneta il tasso di interesse si aggiusta per portare in
equilibrio la domanda e l’offerta di moneta nel breve periodo. Di seguito vedremo come il mercato
della moneta influenza la domanda aggregata.
Offerta di moneta
Abbiamo visto nella UD 8.1 che l’offerta di moneta è determinata dalla Banca centrale attraverso
operazioni di mercato aperto, riserva obbligatoria, tasso ufficiale di sconto.
Senza addentrarci nei meccanismi di determinazione dell’offerta di moneta, in questa sede ci
interessa sottolineare che l’offerta di moneta è data dalle scelte della Banca centrale e non dipende
dal tasso di interesse.
Domanda di moneta
La domanda di moneta è determinata da diversi fattori, tra questi assume particolare importanza la
liquidità, ossia la facilità con la quale un’attività patrimoniale può essere convertita nel mezzo di
scambio dell’economia.
Ovviamente la moneta, che è il mezzo di scambio che ci permette di acquistare beni e servizi,
costituisce l’attività più liquida ed è per questo che gli individui la domandano rinunziando ad altre
attività che offrono rendimenti maggiori.
La detenzione della moneta ha quindi un costo opportunità rappresentato appunto dall’interesse a
cui si rinuncia non detenendo altre attività (azioni, obbligazioni, depositi bancari).
Un incremento del tasso di interesse fa aumentare il costo opportunità di detenere moneta e, di
conseguenza, la quantità di moneta domandata si riduce. Quindi la curva di domanda di moneta ha
pendenza negativa.
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Equilibrio nel mercato della moneta
Valgono le seguenti assunzioni sull’economia in esame:
• il livello generale dei prezzi è fisso ad un dato livello;
• per ogni livello generale dei prezzi, il tasso di interesse si aggiusta per far sì che la quantità
domandata di moneta eguagli la quantità offerta;
• il livello dell’output si aggiusta rispetto al livello della domanda aggregata di beni e servizi.
Secondo la teoria della preferenza per la liquidità il tasso di interesse si aggiusta per portare in
equilibrio la domanda e l’offerta di moneta.
Tasso di
interesse
Offerta di
Moneta, MO
r1
tasso di
interesse di
equilibrio
Domanda
di moneta
r2
0
M D1
Quantità fissata
M D2
dalla Banca Centrale
Quantità di
moneta
Per il tasso di interesse di equilibrio la quantità di moneta domandata è uguale a quella offerta.
In r1 : MD1 > MO quindi pressione al ribasso sul tasso di interesse: il costo opportunità di detenere moneta è alto,
nel mercato dei titoli si domandano più attività, la loro remunerazione r scende.
In r2 : MD2 < MO quindi pressione al rialzo sul tasso di interesse.
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Il mercato della moneta e la curva di domanda aggregata
Utilizzando il mercato della moneta, vediamo di esaminare con maggiore precisione il meccanismo
che determina la pendenza negativa della curva di domanda aggregata.
Partiamo da una situazione di equilibrio in cui la quantità domandata di moneta è fissata in
corrispondenza del livello dei prezzi (P1) e vediamo cosa succede se aumentano i prezzi.
(a) Mercato della moneta
Tasso di
interesse
(b) Curva di domanda aggregata
Livello
dei prezzi
Offerta di moneta
2. . . . fa aumentare la
domanda di moneta . . .
P2
r2
Domanda moneta MD2
con prezzi P2 ,
r
3. . . .
che fa
aumentare
Il livello di
equilibrio 0
del tasso di
interesse . . .
Domanda moneta
con prezzi P , MD
Quantità fissata dalla
Banca centrale
Quantità
di moneta
1. Un
P
aumento
del livello
dei prezzi
...
0
Domanda
aggregata
Y2
Y
PIL
4. . . . che a sua volta fa ridurre la quantità
domandata di beni e servizi.
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In conclusione questa analisi permette di individuare una relazione negativa tra il livello dei prezzi e
la quantità di beni e servizi domandati.
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Le variazioni dell’offerta di moneta
La banca centrale attraverso gli strumenti di politica monetaria può determinare uno spostamento
della curva di domanda aggregata.
Consideriamo il caso di un aumento dell’offerta di moneta (che equivale ad una riduzione del tasso
ufficiale di sconto) che, a parità di domanda di moneta, fa diminuire il tasso di interesse e di
conseguenza fa aumentare il PIL, per ciascun livello dei prezzi.
(b) Curva di domanda aggregata
(a) Mercato della moneta
Tasso di
interesse
r
2. . . . il tasso
di interesse
di equilibrio
si riduce . . .
Offerta di
moneta,
MS
Livello dei
prezzi
MS2
1. Quando la Banca
centrale aumenta
l’offerta di moneta . . .
P
r2
DA2
Domanda di moneta
con prezzi P
0
Quantità di
moneta
Domanda
aggregata, DA1
0
Y
Y
PIL
3. . . . e questo fa aumentare la quantità domandata
di beni e servizi per ogni dato livello dei prezzi.
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Il meccanismo opposto si verifica quando la Banca centrale riduce l’offerta di moneta.
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Effetti della politica fiscale sulla domanda aggregata
Il governo può influenzare l’economia ricorrendo anche alla politica fiscale, in particolare
attraverso la spesa pubblica e l’imposizione fiscale.
Nel lungo periodo la politica fiscale influenza la crescita del sistema economico attraverso il
risparmio e l’investimento (si veda la UD 7.2).
Nel breve periodo invece la politica fiscale ha effetti soprattutto sulla domanda aggregata.
Quando il governo modifica:
• la spesa pubblica influenza direttamente la domanda aggregata.
• le imposte influenza indirettamente la domanda aggregata attraverso le decisioni di spesa
delle famiglie e delle imprese.
Variazioni della spesa pubblica
Quando varia la spesa pubblica si verificano due effetti distinti:
l’effetto moltiplicatore
l’effetto spiazzamento (crowding-out)
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L’effetto moltiplicatore
Si dice che gli acquisti da parte del governo hanno un effetto moltiplicativo sulla domanda
aggregata perchè per ogni euro speso dal governo si crea domanda aggregata per un valore
superiore a un euro indotta dall’aumento del reddito aggregato e dal conseguente stimolo alla spesa
per consumo.
Livello
dei prezzi
2. . . . ma l’effetto moltiplicatore
permette di incrementare
lo spostamento finale della
domanda aggregata.
€ 20 miliardi
DA3
DA2
Domanda aggregataDA1
0
1. Un aumento della spesa pubblica di 20 miliardi
di euro fa aumentare inizialmente la domanda
aggregata dello stesso ammontare . . .
PIL
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La formula del moltiplicatore della spesa
L’elemento principale per capire come funziona il moltiplicatore è la propensione marginale al
consumo, PMC, ossia la quota di reddito aggiuntivo che l’individuo decide di consumare invece
che risparmiare.
Ad esempio immaginiamo che la propensione marginale al consumo sia ¾ (= 0.75), ossia che un
euro di reddito in più venga destinato per 0.75 per consumi e 0.25 per risparmio.
Nel nostro caso, l’incremento di spesa pubblica di 20 miliardi di euro genera immediatamente un
incremento di domanda aggregata dello stesso ammontare che rappresenta un aumento di reddito
aggiuntivo per i beneficiari. Data la PMC di ¾, questo reddito aggiuntivo produce un ulteriore
aumento della spesa per consumi (e quindi di domanda aggregata) di 15 miliardi. Il processo va
avanti con valori sempre più piccoli di aumento della spesa e dei consumi provocati dall’aumento
iniziale della spesa pubblica.
Formalmente, l’effetto totale può essere scritto come:
Variazione iniziale della spesa pubblica
∆G
a
PMC x ∆G
1 variazione del consumo
a
2 variazione del consumo
PMC x (PMC x ∆G) = PMC2 x ∆G
3a variazione del consumo
PMC x (PMC2 x ∆G) = PMC3 x ∆G
…
na variazione del consumo
PMCn x ∆G
Variazione totale
(1+PMC+ PMC2+…. +PMCn) x ∆G
L’espressione tra parentesi è una serie geometrica infinita che ha per soluzione:
(1+PMC+PMC2+…. +PMCn) = 1 / (1-PMC)
Quindi, la formula del moltiplicatore è: Moltiplicatore = 1 / (1 - PMC)
Pertanto l’aumento complessivo del PIL sarà dato da:
Moltiplicatore x aumento iniziale della spesa pubblica: 1 / (1 - PMC) x ∆G
Nel nostro esempio numerico, il moltiplicatore diviene: Moltiplicatore = 1/(1 - 3/4) = 4
e quindi un aumento iniziale di spesa pubblica pari a € 20 miliardi produce un aumento totale del
PIL pari a € 80 miliardi (4 x 20).
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L’effetto spiazzamento
In alcuni casi gli effetti della politica fiscale non sono così forti come quelli previsti dal
moltiplicatore. Un aumento della spesa pubblica causa infatti un aumento del tasso di interesse e,
quindi, una diminuzione degli investimenti e della domanda aggregata.
La diminuzione della domanda aggregata a causa dell’incremento del tasso di interesse si chiama
effetto spiazzamento. L’effetto spiazzamento tende a ridurre gli effetti espansivi della spesa
pubblica sulla domanda aggregata.
(a) Mercato della moneta
Tasso di
interesse
(b) Curva di domanda aggregata
Livello dei
prezzi
MO
2. . . . l’aumento della
spesa fa aumentare la
domanda di moneta. . .
€ 20 miliardi
4. . che a sua volta spiazza
gli investimenti e compensa
parzialmente l’aumento
iniziale della domanda
aggregata.
r2
3. . .e questo
fa aumentare
r
il tasso di
interesse di
equilibrio….
0
DA2
DA3
M D2
DA1
MD1
Quantità fissata dalla
Banca centrale
Quantità
di moneta
0
PIL
1. Quando un aumento della spesa pubblica
fa aumentare la domanda aggregata……
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Variazioni nell’imposizione fiscale
L’altro importante strumento che ha il Governo per influenzare il ciclo economico è la variazione
della tassazione.
Quando il governo riduce le imposte sui redditi facendo così aumentare il reddito disponibile si
producono meccanismi analoghi a quelli che derivano da un aumento della spesa pubblica.
• le famiglie spendono parte del reddito extra in beni di consumo (un'altra parte può
essere destinata al risparmio)
• aumenta la domanda aggregata (la curva si sposta verso destra).
La variazione complessiva della domanda aggregata anche in questo caso dipende dal moltiplicatore
e dall’effetto spiazzamento.
Dipende inoltre da quanto la riduzione delle imposte viene percepita come permanente o
temporanea dagli individui.
In particolare si è rilevato che quando la riduzione della pressione fiscale è percepita come
temporanea, gli individui tendono a destinare una parte inferiore del reddito aggiuntivo ai consumi e
quindi si genera un minore effetto moltiplicativo sull’economia.
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Politiche di stabilizzazione
Si è sviluppato un ampio dibattito intorno all’opportunità di utilizzare le politiche monetarie e
fiscali per cercare di stabilizzare le fluttuazioni di breve periodo del ciclo economico.
Pro …
• Stabilizzare la domanda aggregata e quindi evitare un aumento della disoccupazione
• In presenza di politiche fiscali restrittive per eliminare il deficit di bilancio, la Banca
centrale potrebbe condurre una politica monetaria espansiva per evitare la riduzione del
reddito e un aumento della disoccupazione
… e contro
• In realtà le politiche adottate possono portare a una maggiore destabilizzazione soprattutto a
causa dei ritardi degli effetti della politica adottata rispetto all’andamento del ciclo
economico.
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Gli stabilizzatori automatici
Per ovviare ai ritardi che solitamente caratterizzano l’adozione delle politiche (in particolare quelle
fiscali) possono essere adottati degli stabilizzatori automatici.
Gli stabilizzatori automatici sono variazioni nella politica fiscale che stimolano la domanda
aggregata in presenza di una congiuntura recessiva senza che il governo debba deliberare misure di
intervento specifiche.
Il più importante stabilizzatore automatico è il sistema fiscale.
Durante la fase recessiva i redditi degli individui diminuiscono e ciò comporta un automatica
riduzione della raccolta tributaria. Questa riduzione del carico fiscale stimola la domanda aggregata
e pertanto funziona da ammortizzatore automatico delle fluttuazioni cicliche.
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