IL MERCATO MUSICALE
1) Breve storia
Tre percorsi musicali ( dall’antichità al 1877
– in Europa ): musica popolare, religiosa e
“colta”. L’offerta musicale avviene “dal
vivo” (performing music)
La prima ha uno sviluppo continuo,
spontaneo e indipendente da vincoli o
obiettivi economici.
La
musica
religiosa
subisce
uno
straordinario sviluppo, a partire dai canti
gregoriani per arrivare a Bach.
La musica “colta”, inizialmente, trova
accoglienza – e finanziamento - nelle
“corti”, sia come musica per concerto che
per intrattenimento ( canzoni, danze, etc. ).
Nel ‘700 e ‘800, con l’affermarsi della
stampa (libretti ) – e l’introduzione del
copyright – cresce la diffusione della
musica che ora chiamiamo “classica”
(musica per orchestra e da camera).
Il ‘700 vede poi la nascita dei teatri d’opera
in relazione allo sviluppo della musica lirica,
finanziata, inizialmente, dalle corti, ma che
entrerà presto nella cultura – e nei consumi
- borghese.
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I compositori e gli esecutori sono pagati
dalle corti, o da committenti ricchi di varia
natura, o infine per le loro rappresentazioni
nei teatri o nelle abitazioni borghesi.
Questa storia si chiude con il 1877, quando
fu inventato – da Edison ? - e da lui
brevettato, il fonografo.
Sia la musica “classica” che quella
“popolare” – nelle sue varie espressioni
sempre più raffinate – sono ora riproducibili
e vendibili su supporto fisico – il disco - a
un prezzo, data l’esistenza del copyright.
Inizia l’era della musica per tutti e
dell’industria musicale ( discografica ). In
altri termini nasce un nuovo mercato
musicale, la recording music.
Nel secolo che segue il settore musicale
segue trasformazioni che trasformano il
mercato:
a- evoluzione tecnologica che consente
riproduzioni sempre più perfette e supporti
fisici sempre più affidabili e capaci ( dai 78
giri ai CD ).
b- evoluzione tecnologica che consente
la riproduzione della musica ( cassette e poi
CD ) e quindi pone il problema del copyright
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c- evoluzione dell’offerta musicale, con lo
sviluppo
straordinario
della
musica
“leggera” e la parallela vorticosa crescita
della domanda
d- globalizzazione del mercato
2) La produzione della musica
La musica prodotta oggi è in larghissima
parte “leggera” ossia non “colta”( o pop )
a- il problema del copyright: trattandosi
di un prodotto complesso (vedi sotto), a
chi va? chi raccoglie i diritti d’autore?
(monopolio SIAE, in Italia ). Fino a che
punto il recupero dei diritti d’autore
sono uno stimolo a produrre musica ?
b- il problema del successo. Non è
affatto chiaro fino a che punto, nel
mercato musicale, e più in generale in
quello culturale, il successo di un
prodotto sia frutto di una somma di
libere scelte individuali, oppure frutto
di influenze esterne e di “effetti
pecora” ( vedi articolo “Leading the herd…)
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c- il musicista e la sua staff (musica
pop). La scrittura di un pezzo di
musica raramente è frutto di una
singola persona, il musicista. Al pezzo
concorrono più persone, in genere.
Ogni musicista che abbia un minimo
di successo dispone di una staff –
persona/e a contratto – che lavora/no
per lui e che gestisce i suoi rapporti
con il mercato nei suoi vari aspetti
(riproduzione,
casa
discografica,
concerti dal vivo, promozione, aspetti
legali, etc. ). La figura centrale è il così
detto manager.
d- La registrazione. Talvolta viene
effettuata direttamente dall’artista, più
spesso
in
studios
della
casa
discografica scelta. Figura centrale è il
produttore artistico ( regista del
suono). Le fasi sono la preproduzione,
l’incisione,
il
mixaggio,
la
masterizzazione. Molte le persone
coinvolte nella fase di registrazione:
ingegnere del suono, musicisti,
direttore d’orchestra.
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e- l’ industria discografica. Si sviluppa
massimamente nel II Dopoguerra con
la
produzione,
promozione
e
distribuzione di un’enorme quantità di
prodotti artistici, sia pop che classici.
Vi è una continua innovazione nei
prodotti artistici ( rock, country, rap,
etc. ). Questa grande performance
artistica va abbinata al parallelo
progresso
della
tecnologia
di
registrazione, negli apparecchi di
ascolto e nei supporti discografici.
Migliora enormemente la disponibilità
e la qualità della musica disponibile. Il
mercato però entra in crisi dalla fine
degli anni ’90, quando il mercato dei
CD diventa saturo. Viene a mancare
l’acquisto di sostituzione. Questa è la I
causa della crisi.
f- Gli attori del mercato discografico: le
majors e le indipendenti. Chi sono le 4
major ( G.Sibilla p.37 ), che fino a pochi
anni or sono erano in grado di
determinare successi e insuccessi e
di fare consistenti profitti ?
Le indies e il loro ruolo di mercato:
sono i talent scouts e gli innovatori. Il
più delle volte talenti e innovazioni
vengono poi riassorbiti nelle majors, o
le loro etichette.
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g- Le politiche commerciali delle majors
(prima di Napster, File sarin, iPod ):
i) l’importanza
del
mercato
globale, e quindi del copyright.
L’importanza
dell’accettazione
del diritto d’autore da parte del
governo cinese.
ii) l’importanza del catalogo come
garanzia di stabilità
iii) l’importanza
della
differenziazione dei prodotti
iv) la politica dei prezzi: full price,
mid price, budget price. I
produttori dispongono di una
posizione di “monopolio locale e
temporale”, che esercitano al
massimo. Monopolio con prezzi
differenziati: prezzi più alti per
chi ha maggiore willingness to
pay. Chi compra ancora dischi ?
v) Le
copie:
la
lunga,
e
apparentemente
paradossale
rincorsa
tra
produttori
e
registratori. Chi registra e come?
Perché la registrazione “in
famiglia” delle cassette e dei CD
non era contraria agli interessi
degli editori, come da essi
implicitamente riconosciuto ?
( Vedi file SSRN )
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vi) La
pirateria:
è
l’industrializzazione della copia
fatta da soggetti che operano
illegalmente. Si introduce una
sorta di concorrenza-dumping in
un
mercato
di
tipo
monopolistico. Può avere effetti
molto negativi per il produttore.
h- L’attuale crisi del settore discografico.
Vi è oggi una vistosa caduta della
domanda di CD. Le cause antiche ( per
così dire endogene al modello di
mercato organizzatosi intorno alle
majors ) sono la saturazione e le
copie. Oggi però tutto è cambiato per
effetto di internet e iPod, il cui effetto
è quello di consentire di bypassare –
disintermediare - le majors (ma anche
le indies ) e mettere a contatto autori
con consumatori (rinvio)
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i- L’industria della musica però non è
affatto morta: si sta tornando al
vecchio sistema, pre registrazione/pre
copyright. Grande sviluppo della
performing music, ossia dei concerti
dal vivo ( vedere file Rockonomics )
j- L’importanza dei media ( TV, ma
soprattutto radio ) nella distribuzione
della musica
k- L’effetto della digitalizzazione.
La rivoluzione digitale ha inizialmente
spiazzato i produttori che hanno
reagito
duramente
cercando
di
inasprire il sistema di sanzioni per chi
distribuiva e scaricava musica, via
internet. Soprattutto giovani. Caso
Napster.
Gli effetti della digitalizzazione sono
assai estesi e riguardano tutte le fasi
della produzione e distribuzione:
i) il costo della produzione e editing
sonoro della musica si è ridotto,
facilitando l’accesso di nuovi
artisti e produttori
ii) l’archiviazione della musica è più
semplice: non si registra più su
CD, ma su un file
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iii) Webmedia,
spazi
amatoriali,
podcast, filesharing ( prototipo
Napster ). L’industria reagisce
anche in positivo sviluppando
sistemi di distribuzione digitale
legale ( ad es. acquisti in
abbonamento ). Analogia con
l’editoria libri.
BIBLIOGRAFIA
1) G.Sibilla, L’industria musicale, ( 2010 )
Carocci
2) Files: a- Leading the herd astray; brock_economics; c- SSRN
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