Don Paolo Spoladore: Shiloh, cioè non solo note

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GENTE VENETA | Società e cultura
Venerdi, 18 Dicembre 2009
Don Paolo Spoladore: Shiloh, cioè non solo note
L'ultimo nato è "Shiloh". Il nono cd di don Paolo Spoladore, in distribuzione da lunedì 21
dicembre, porta il nome che in alcuni testi biblici si usa per nominare il Messia, colui che porterà
la pace e davanti a cui tutti si inchineranno. Gesù, insomma.
«E' il frutto - spiega il sacerdote padovano - di dodici anni di ricerche sui testi e di molte
collaborazioni con musicisti e tecnici di tutto il mondo».
Ad ascoltarlo in anteprima, al palasport di Bassano, per le tre serate del 20, 21 e 22 dicembre,
ci saranno diecimila persone.
«Nel Padre Nostro non c'è "non c'indurre in tentazione"». «Shiloh raccoglie quattordici
preghiere, tratte perlopiù da testi dal Vangelo. La novità è che i testi sono tratti dalla traduzione
in aramaico - la lingua di Gesù - realizzata nel IV secolo. Una traduzione, questa, che venne
fatta a partire dal Nuovo Testamento in greco, il quale, a sua volta, proveniva dall'originaria
tradizione aramaica.
Ma perché un rifarsi così accurato a questa antica versione della Buona Novella? «Perché risponde don Spoladore - significa sentire il Vangelo con le sonorità e le sfumature semantiche
usate da Gesù. Per esempio, nel Padre Nostro, non c'è traccia del nostro "non c'indurre in
tentazione"; in aramaico c'è invece un indicativo presente: "Tu non ci induci in tentazione", che
dice ciò che Dio non fa. Oppure non c'è "liberaci dal male", ma "Tu ci strappi dal maligno", che
ha una forza ben più evidente».
Per questo disco, di cui don Paolo ha scritto tutti i brani, ci si è avvalsi però di molte
collaborazioni esterne rispetto a quelle tradizionali della casa editrice Usiogope, fondata da don
Spoladore stesso e che ha sede a Dolo. «Pur mantenendo la nostra linea, e cioè che le canzoni
siano semplici e cantabili, abbiamo chiesto aiuto ad alcuni che riteniamo tra i migliori
professionisti al mondo. L'orchestrazione di circa metà dei brani è fatta da David Campbell che,
tra l'altro, è arrangiatore per gli U2 e che, per noi, ha formato un'orchestra registrando in uno
studio di Los Angeles. Il coro, poi - raffinatissimo - è svedese, mentre ottoni e fiati sono
polacchi. Il resto l'ha fatto la nostra band».
Le due cose che contano. L'occasione del nuovo cd è buona anche per parlare, con don
Spoladore, di musica in chiesa, un tema su cui su GV si è acceso un intenso dibattito in queste
settimane.
«Tutta la musica spirituale che prega Dio e canta le cose di Dio - afferma don Paolo - si gioca
secondo me su due cose: la bellezza e il rispetto della Parola di Dio. Il che vuol dire che se una
melodia o un canto sono belli e invitano a rivolgersi al Cielo, non c'è differenza se sono
accompagnati da una chitarra o dall'organo».
Il gregoriano? Difficile... Però qualche distinguo c'è: «Salvo casi eccezionali - esemplifica il
sacerdote cantautore - una Messa di Mozart non ci sta in una nostra liturgia. Così come il
gregoriano, senza una preparazione complessa e lunga, non ha senso alla messa delle 9 con i
bambini. Perciò bisogna tenere presenti altri due parametri: la semplicità e cantabilità dei brani
e l'attenzione alle sonorità più conosciute».
Giorgio Malavasi
Tratto da GENTE VENETA, n.49/2009
Articolo pubblicato su Gente Veneta
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