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Direzione Sanitaria
Centro Tematico di Epidemiologia Ambientale
CAMPI ELETTROMAGNETICI GENERATI DA
ANTENNE PER LA TELEFONIA MOBILE E
SALUTE PUBBLICA
G. Blengio - L. Andreetta - S. Falcone
Anno 2005
Quaderno n. 3
Dott. G. Blengio
Direttore del Centro Tematico Regionale di Epidemiologia Ambientale
Responsabile Servizio di Epidemiologia ASL n. 22
Dott.ssa L. Andreetta
Consulente del Centro Tematico Regionale di Epidemiologia Ambientale
Dott. S. Falcone
Dirigente Medico Servizio di Epidemiologia ASL n. 22
0
INDICE
PREMESSA
Pag.
3
EFFETTI SULLA SALUTE
Pag.
5
La qualità delle fonti informative
Pag.
6
Campi a frequenza estremamente bassa (ELF)
Pag.
8
CAMPI ELETTROMAGNETICI AD ALTA FREQUENZA
Pag.
10
Effetti termici
Pag.
10
Effetti non termici
Pag.
13
Effetti a lungo termine: tumori
Pag.
14
Studi relativi agli effetti sanitari dei campi e.m. connessi con l’uso personale dei
telefoni cellulari
Pag.
16
INDICAZIONI PER LA PROTEZIONE DELLA SALUTE
Pag.
21
Effetti acuti – Effetti a lungo termine (tumori)
Pag.
22
Il principio di precauzione
Pag.
23
CONCLUSIONI
Pag.
25
Normativa nazionale
Pag.
26
Normativa regionale
Pag.
27
Le competenze
Pag.
28
Pag.
29
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
BIBLIOGRAFIA
1
2
PREMESSA
Le radiazioni elettromagnetiche sono prodotte da sorgenti ubiquitarie, dagli elettrodotti che
trasportano la corrente elettrica a tutti gli apparecchi che, in ambiente di vita e di lavoro, la
utilizzano; dalle antenne per la trasmissione dei ‘segnali’ radiotelevisivi e telefonici; alle sorgenti di
luce visibile ed ultra-violetta, agli apparecchi a raggi X, ecc..
Si distinguono in “radiazioni ionizzanti” (come i raggi X e gamma), che per la loro elevata
energia hanno la proprietà di ionizzare molecole ed atomi, ossia di romperne i legami interni, e
“radiazioni non ionizzanti” (indicati con l’acronimo N.I.R, da non ionizing radiation), la cui energia
è insufficiente per separare gli elettroni dalle orbite esterne degli atomi.
Quando si parla di inquinamento elettromagnetico od ‘elettrosmog’ ci si riferisce alle
radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti.
Le onde elettromagnetiche hanno caratteristiche e proprietà diverse a seconda della loro
frequenza, che si misura in Hertz (Hz). (Fig. n.1 Lo spettro elettromagnetico da: www.arcetri.it –
Istituto Nazionale di Astrofisica).
Così, in base alla frequenza, tra le radiazioni non ionizzanti distinguiamo:
- le onde elettromagnetiche a frequenze estremamente basse di 50-60 Hz (indicate con la
sigla ELF, da extremely low frequency), tipicamente prodotte dagli impianti per la produzione,
trasmissione, distribuzione ed utilizzo dell’energia elettrica;
- le onde elettromagnetiche ad alta frequenza (tra 100 KHz e 300 MHz) generate, ad
esempio, dai ripetitori radio-Tv e dai sistemi di telefonia cellulare (radiofrequenze).
3
Fig. 1 - Lo spettro elettromagnetico
Negli ultimi decenni i livelli di esposizione a campi elettromagnetici sono aumentati con
continuità ed in misura considerevole; ciò è dovuto al fatto che le onde elettromagnetiche
costituiscono il veicolo dell’informazione radiotelevisiva, oltre che di quella relativa alla telefonia
cellulare. Si è inoltre verificato un incremento senza precedenti, per numero e varietà, di sorgenti di
campi elettromagnetici quali apparecchi televisivi, radio, computer, telefoni cellulari, forni a
microonde, radar, apparecchiature elettro-medicali, ecc…
Queste tecnologie hanno contribuito indubbiamente a facilitare le comunicazioni e le attività
umane ma, nello stesso tempo, hanno suscitato notevole preoccupazione nell’opinione pubblica,
nell’ipotesi di possibili rischi di effetti avversi per la salute.
4
Capitolo 1
EFFETTI SULLA SALUTE
La valutazione del rischio conseguente all’esposizione ai campi a RF è un giudizio
scientifico basato su differenti sorgenti di informazione: studi di popolazione (epidemiologici), studi
sugli animali, studi in vitro sui sistemi cellulari. Negli ultimi 30 anni sono stati pubblicati circa
25.000 articoli scientifici nel settore delle radiazioni non ionizzanti.
Non sempre i risultati di questi studi sono coerenti tra loro; d’altra parte la consapevolezza
della complessità delle metodologie statistico-epidemiologiche utilizzate e dell’incertezza connessa
con le stime di effetto di eventi a carattere probabilistico, nonchè la necessità di attenta selezione
delle fonti informative e la disponibilità al continuo confronto sono prerogative della ricerca
scientifica. La conseguente ponderazione attenta delle informazioni e prudenza nelle asserzioni
rischiano tuttavia di rendere i risultati di tale ricerca poco comprensibili alla pubblica opinione che
vorrebbe risposte certe ed immediatamente interpretabili, al fine di poter valutare e confrontare le
diverse fonti di rischio, nonché di poter esercitare sulle stesse le proprie capacità di controllo.
Ogni sorgente di informazione ha vantaggi e limiti; nell’insieme le varie indagini
permettono la caratterizzazione degli effetti potenzialmente avversi sulla salute.
La scelta delle fonti informative del presente documento è stata fatta secondo i principi
della “COCHRANE Collaboration” (riquadro n.1), un’organizzazione internazionale ed
indipendente che si occupa della qualità delle fonti informative sanitarie (www.cochrane.org/).
Diversi studi epidemiologici pubblicati su fonti qualificate suggeriscono l'esistenza di
correlazioni tra l'esposizione a campi elettromagnetici originati da correnti elettriche a bassa
frequenza e patologie nell'uomo: i dati più consistenti riguardano un possibile incremento del
rischio di leucemia infantile, associato all’esposizione a campi elettrici e magnetici a frequenza di
rete (50/60 Hz) in ambiente domestico.
In relazione alle onde a frequenze molto basse (ELF Extremely Low frequency) si
riassumono nel riquadro n. 2 le conclusioni dei rapporti IARC e OMS su tale argomento.
5
1. LA QUALITA’ DELLE FONTI INFORMATIVE
Messaggi e consigli informativi sulla salute dovrebbero derivare esclusivamente da
documentazioni
scientifiche
coerenti
e
convincenti,
le
cui
conclusioni
riflettano
“osservazioni empiriche di eventi reali, cioè osservazioni sistematiche ottenute attraverso
rigorosi disegni sperimentali”.
Nella ricerca epidemiologica, uno studio deve essere in grado di evidenziare una
associazione statistica, se essa è reale. Il rapporto di associazione non è sinonimo di
causalità: vi sono alcuni criteri che, se presenti, aumentano la probabilità che una
associazione statistica sia anche causale:
1) forza: coincide con il valore della misura di associazione utilizzata, che esprime – in
linea generale- quante volte è più frequente l’incidenza nei soggetti esposti rispetto
ai non esposti;
2) coerenza: il risultato di uno studio è confermato da studi condotti in tempi diversi da
gruppi di studio diversi;
3) plausibilità biologica: l’associazione è confermata da indagini sperimentali; è
ipotizzabile e verificabile il meccanismo patogenetico con cui si verifica il danno;
4) relazione dose-risposta: all’aumentare della dose aumenta la probabilità che si
verifichi l’effetto;
5) specificità: in assenza del fattore di rischio, non si osserva una differenza significativa
di effetti; il tipo di danno appare specifico per il fattore di rischio.
Gli studi statistici servono a misurare differenze, a distinguere fra variazioni casuali e
significative. I tre principali “doveri” della raccolta ed analisi dei dati sono:
- la promozione della accuratezza (capacità di una misura di essere corretta e cioè di
cogliere il valore ‘vero’ oggetto di misura) e della precisione (capacità di una misurazione
di fornire risultati analoghi al ripetersi delle misurazioni);
- la riduzione degli errori differenziali (errore non casuale, sistematico, in cui i valori
tendono ad essere non accurati in una precisa direzione) e non differenziali (errori casuali);
- la riduzione della variabilità intra-osservazionale (la variabilità dei risultati di uno
stesso osservatore in due differenti occasioni) e inter-osservazionale (la variabilità fra i
risultati di due osservatori).
In relazione al rispetto di tali ‘doveri’ non tutte le pubblicazioni hanno lo stesso peso. Un
compito importante del medico di sanità pubblica che abbia il compito di fornire informazioni
complete e corrette alla popolazione è quindi quello di saper selezionare le fonti informative
(oggi più che mai disponibili in numero pressoché illimitato) da cui estrarre sintesi
informative corrette e comprensibili.
6
Le fonti di documentazione si ritrovano principalmente in riviste scientifiche qualificate
pubblicate da associazioni caratterizzate da imparzialità e indipendenza editoriale; gli articoli
pubblicati da tali riviste sono sottoposti al vaglio di comitati qualificati di esperti, che
utilizzano, nella valutazione di ammissibilità e qualità degli articoli, criteri espliciti e
trasparenti.
Esiste una gerarchia delle evidenze, accettata in particolare nel campo della
cosiddetta “ evidence-based medicine”:
1) studi sperimentali (randomized controlled clinical trial)
2) studi prospettici osservazionali di coorte
3) studi caso-controllo
4) studi descrittivi “case series”
5) opinioni di esperti
6) “the last case I saw”
Le fonti informative maggiormente qualificate sono costituite dalle rassegne
sistematiche con metanalisi degli studi di cui sopra, spesso denominate “peer review”; si
tratta di valutazioni critiche di articoli scientifici da parte di revisori (peers) di pari formazione
rispetto agli autori degli articoli; il metodo di revisione è accurato e scrupoloso. Le reviews
sistematiche sono in grado di ridurre i bias attraverso:
- la ricerca della letteratura più rilevante;
- l’utilizzo di criteri non ambigui di inclusione / esclusione degli studi;
- il riassunto dei dati con metodologie statistiche esplicite.
In definitiva, la comunità scientifica è concorde nel ritenere che:
™
una buona evidenza empirica è sempre preferibile alle opinioni, anche a quelle
di esperti;
™
studio di qualità è quello in cui ogni aspetto del disegno dello studio e della sua
conduzione sono protetti da bias sistematici e non sistematici, e da errori di inferenza.
™
un ottimo studio osservazionale è preferibile ad un cattivo studio randomizzato.
7
2. CAMPI A FREQUENZA ESTREMAMENTE BASSA (ELF)
La posizione dello IARC:
<<Nel giugno 2001 un gruppo di lavoro della IARC (International Agency for
Research on Cancer) ha esaminato gli studi condotti a livello internazionale relativi
alla cancerogenicità degli ELF. Sulla base degli studi relativi alla leucemia infantile, i
campi magnetici ELF sono stati classificati come 2B (possibili cancerogeni per
l’uomo).
I campi ELF interagiscono con i tessuti viventi inducendo al loro interno campi e
correnti elettriche; tali correnti, ai livelli comuni di esposizione, sono molto inferiori alle
correnti che si sviluppano fisiologicamente nel corpo.
Alcuni studi eseguiti in vitro su cellule suggeriscono la possibilità che deboli
campi elettromagnetici variabili ELF possano interagire con le membrane cellulari,
inducendo correnti di ioni. Tali correnti avrebbero dei possibili effetti sulla
comunicazione intercellulare e sui flussi ionici transmembrana.
I risultati degli studi su animali suggeriscono che i campi ELF non siano -in
generale- né iniziatori né promotori del cancro. Tuttavia due recenti analisi di dati
aggregati di diversi studi epidemiologici suggeriscono che in una popolazione esposta
a campi mediamente superiori a 0,3 – 0,4 µT si possa sviluppare rispettivamente il
doppio od il 70 % in più dei casi di leucemia infantile rispetto ad una popolazione con
esposizione inferiore. La leucemia infantile è comunque una malattia rara (4 casi ogni
100.000 tra 0-14 anni) e meno dell’1% della popolazione è esposta a
medie
giornaliere superiori a 0,3 – 0,4 µT >>.
Il commento dell’OMS: <<Rimane la possibilità che esistano altre spiegazioni
per l’associazione tra campi ELF e leucemia infantile: meritano di essere esaminati
con rigore il problema della distorsioni nella selezione dei soggetti per gli studi
epidemiologici e dell’esposizione ad altri tipi di campi>>.
International EMF Project
http://www.who.int/docstore/peh-emf/publications/facts_press/ifact/it_263.htm
http://europa.eu.int/comm/health/ph_determinants/environment/EMF/Conf24_26feb2003/giuliani.pdf
8
Non risulta invece che analoghe correlazioni siano state evidenziate dalla ricerca
epidemiologica in ordine ad effetti cancerogeni o di tossicità a lungo termine connessi con
l’esposizione ai campi elettrici e/o elettromagnetici generati da antenne per la telefonia mobile
(campi a radiofrequenza).
Gli effetti avversi per la salute specificamente presi in esame nel presente documento sono
quelli relativi alle radiazioni elettromagnetiche ad alta frequenza (radiofrequenze) impiegate nella
telefonia cellulare.
9
Capitolo 2
CAMPI ELETTROMAGNETICI AD ALTA FREQUENZA
Effetti termici
E’ certo che le radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti abbiano effetti di natura termica
sull’organismo umano. Il riscaldamento è il principale effetto biologico dei campi elettromagnetici
a radiofrequenza (RF).
Gli effetti termici sono prevalentemente legati alla trasformazione in calore dell’energia
contenuta nelle radiazioni elettromagnetiche a RF. Tali effetti possono essere responsabili di danni
localizzati agli organi più sensibili al calore, cioè quelli in cui la dissipazione del calore assorbito
avviene più lentamente (es. cornea, cristallino e testicoli). I livelli dei campi a RF a cui la
popolazione è normalmente esposta sono di gran lunga inferiori a quelli richiesti per produrre un
riscaldamento significativo.
L’effetto termico si verifica solo al di sopra di certi valori d’intensità detti “valori soglia”. Il valore
soglia per la comparsa di patologie a carico degli organi sensibili, in modo particolare ustioni,
cataratte, colpi di calore, infertilità maschile ecc. è stato individuato attorno alla dose ‘SAR’ (tasso
di assorbimento specifico) pari a 4 W/kg, che viene raggiunto a valori di densità di potenza di 20100 mW/cm2.
Tali valori sono stati posti a base dell’individuazione dei “valori limite”. Ad esempio FCC
(Federal Communications Commission) ha individuato un valore NOEL (Not Observed Effect
Level) ed -applicando un fattore di sicurezza, necessario quando viene estrapolato un valore soglia
dalla sperimentazione animale all’uomo-, ha fissato un valore limite pari a 0.530 mW/cm2 alla
frequenza di 800 MHz. I valori limite e di cautela stabiliti dalle vigenti norme tecniche e di legge
sono riportati nella fig. 2.
10
Figura 2. Confronto tra densità di potenza richiesta per produrre effetti biologici noti, valori di
densità di potenza specificati nelle linee guida e livelli di densità di potenza misurati vicino alle
stazioni radio base. Visto che la densità di potenza richiesta per produrre effetti biologici dipende
dalla frequenza, questo schema si riferisce solo alle frequenze tra 800 e 2000 MHz.
mW/cm2
V/m
Rischio di effetti avversi
100
615
20
275
4
123
Limite esposizione NRCP - FCC ( 2000 - 800 MHz )
1 - 0.53
61 - 45
Limite esposizione ANSI - IEEE ( 2000 - 800 MHz )
0,53
45
Limite di esposizione DPCM 8.7.03 ( 3-3000 Mhz )
0,11
20
Limite di cautela DPCM 8.7.03 per locali presidiati
Tipico valore nelle immediate
0,01
6
0,001
2
0,0002
1
Limite di rilevabilità effetti avversi
Effetti biologici in esperimenti isolati, non replicati
vicinanze di una trasmittente
Valore efficace per il funzionamento
della telefonia cellulare
<< Nel 2000 l’U.K. National Radiation Protection Board ha misurato i livelli di RF in 118
siti pubblici intorno a 17 stazioni radio base. Il massimo valore di esposizione tra tutti i siti è
risultato pari a 0.00083 mW/cm2. Nella fig. 3 è illustrata la relazione tra la densità di potenza a RF
e la distanza dall’edificio su cui è montata l’antenna.
In generale le misurazioni effettuate all’interno di edifici con antenne per telefonia mobile
posizionate sul tetto non hanno evidenziato valori di campo e.m. degni di rilievo. Le onde non
irradiano molta energia verso il basso. Inoltre il tetto assorbe gran parte dell’energia.
Anche ARPAV effettua il monitoraggio in continuo del campo elettromagnetico emesso
dagli impianti di telecomunicazione con particolare riferimento alle Stazioni Radio Base.
Questa attività rientra nell’ambito del progetto rete di monitoraggio dei campi
elettromagnetici a radiofrequenza promosso dal Ministero delle Comunicazioni, e integrato da
iniziative delle amministrazioni comunali e provinciali.
I dati del monitoraggio sono disponibili al sito:
http://www.arpa.veneto.it/agenti_fisici/htm/dati_in_diretta.asp >>
11
Limiti FCC, NRPB e ICNIRP per esposizione al pubblico
FIGURA 3.
Relazione tra la
densità di
potenza a RF e
la distanza
dall’edificio su
cui era montata
l’antenna.
Banda della Densità di potenza
Densità di
potenza
mW/cm2
Densità di potenza media
Distanza in metri dalla base dell’antenna (o edificio)
Al fine di fornire qualche parametro di confronto in termini di intensità di campo magnetico,
in figura 4 vengono riportati alcuni esempi di valori indicativi di campo magnetico generati da
alcuni elettrodomestici.
Figura 4 Valori indicativi di campo magnetico in microtesla (µT) generati da alcuni
elettrodomestici a diversa distanza dal corpo. (tratto da “Onde in chiaro. A proposito di
inquinamento elettromagnetico” www.arpa.veneto.it)
10 cm
20 cm
30 cm
ASCIUGACAPELLI
40
5
1.5
ASPIRATORE
20
7
3
FRULLATORE
14
3.5
1.5
VENTILATORE
2.9
0.4
0.15
COPERTA
0.25
0.18
0.13
TELEVISORE 14’’
2.5
1
0.5
RASOIO
20
5
1.7
LAVATRICE
12.6
10
7.2
LAVASTOVIGLIE
0.2
0.11
0.1
ELETTRICA
12
FRIGORIFERO
1.5
1
0.25
Effetti non termici
Le linee guida FCC tengono conto degli effetti termici della energia trasmessa in
radiofrequenze (RF), ma non espressamente di supposti effetti non termici che potrebbero essere
causati da un'esposizione cronica. La comunità scientifica sta indagando anche sulla possibilità che,
al di sotto dei livelli di soglia necessari per provocare il riscaldamento corporeo, si manifestino altri
effetti, legati ad esposizioni a lungo termine.
In ragione del tempo di latenza necessario per l’espressione di alcuni effetti cronici, la
ricerca scientifica non è ancora in grado di fornire risultati conclusivi in materia.
Alcuni studi riportano che a livelli non termici, una esposizione prolungata a RF potrebbe
avere conseguenze biologiche. La maggior parte degli studi disponibili suggerisce però che non ci
sono significativi pericoli per la salute nel campo non termico.
L’EPA (Environmental Protection Agency) è dell’avviso che le linee guida per l'esposizione
dell'FCC <<proteggano adeguatamente il pubblico da tutti i pericoli scientificamente provati che
possono derivare dalle emissioni in RF generate dagli impianti autorizzati dall'FCC>>
(EPA, Aprile 1999 - http://www.epa.gov/).
La posizione dell’OMS è la seguente:
<<…le linee guida internazionali sviluppate dalla Commissione Internazionale per la Protezione
dalle Radiazioni Non Ionizzanti (ICNIRP), identiche a quelle della FCC, si basano su una accurata
analisi di tutta la letteratura scientifica pertinente (effetti termici e non termici) ed offrono, con ampi
margini di sicurezza, protezione contro tutti i rischi accertati dell’energia a radiofrequenza. Sono
comunque state identificate alcune lacune nelle conoscenze, che richiedono ulteriori ricerche per
giungere ad una migliore valutazione dei rischi>>.
(OMS Promemoria n. 193 – Revisione giugno 2000)
(http://www.who.int/docstore/peh-emf/publications/facts_press/ifact/it_193.htm).
13
Effetti a lungo termine: tumori
Al momento attuale gli studi epidemiologici sull’uomo non forniscono un’informazione
sufficiente per una valutazione conclusiva del rischio di tumore nell’uomo in conseguenza
dell’esposizione a campi RF.
Gli studi riportati in letteratura includono indagini su gruppi di militari e su gruppi di civili
esposti per motivi di lavoro ed indagini su gruppi di persone che vivono vicino ad antenne. Sono
stati valutati molti tipi di tumore, con particolare attenzione alle leucemie ed ai tumori cerebrali. I
risultati che segnalano un aumentato rischio di tumori non sono stati comunque giudicati in grado di
dimostrare con la forza e l’evidenza necessarie che le emissioni di RF ne siano la causa. Inoltre per
molti studi epidemiologici effettuati sono stati rilevati diversi limiti, tra cui una insoddisfacente
valutazione della esposizione, un periodo di follow-up troppo breve e limitate capacità di
identificare fattori di confondimento. I risultati non possono quindi essere interpretati in termini di
causa/effetto.
La posizione dell’OMS in proposito è la seguente.
<<Negli ultimi 30 anni sono stati pubblicati circa 25.000 articoli scientifici nel settore delle
radiazioni non ionizzanti. Le conoscenze scientifiche in questo campo sono oggi più ampie che per
la maggior parte degli agenti chimici. L’OMS e altre organizzazioni internazionali hanno esaminato
molte sorgenti di esposizione a campi e.m.: il bilancio complessivo delle evidenze mostra che
l’esposizione non accresce il rischio di effetti sulla gravidanza (aborti spontanei, malformazioni,
peso ridotto alla nascita o malattie congenite). Studi su animali non confortano l’ipotesi che danni
agli occhi (irritazioni e cataratte) possano prodursi a livelli che non siano pericolosi dal punto di
vista termico. Infine gli studi sugli effetti cancerogeni presentano molte incongruenze, ma non si è
trovato alcun aumento consistente di rischio per nessuna forma di cancro, né nei bambini né negli
adulti.
(OMS – 2005; http://www.who.int/peh-emf/about/WhatisEMF/en/ )
Valutazione conclusiva: nessuna delle recenti revisioni della letteratura ha concluso che
l’esposizione a campi a radiofrequenza prodotti dai telefoni cellulari o dalle stazioni radio base
provochi alcun effetto negativo sulla salute. Sono comunque state identificate alcune lacune nelle
14
conoscenze, che richiedono ulteriori ricerche per giungere ad una migliore valutazione dei rischi.
Nel frattempo l’OMS raccomanda: rigoroso rispetto delle linee guida sanitarie (le linee guida
internazionali sono state sviluppate per proteggere l’intera popolazione); misure precauzionali
(eventuali misure cautelative ulteriori oltre all’applicazione delle linee guida introdotte come
politica separata senza minare l’impatto scientifico delle linee guida); semplici misure protettive
(recinzioni o barriere intorno ai siti delle antenne); un efficace sistema di informazione e
comunicazione tra governi, pubblico, esperti e ricercatori e industria al fine di aumentare il livello
di conoscenza, comprensione e discussione.
(OMS – Promemoria n.193. Revisione giugno 2000)
http://www.who.int/docstore/peh-emf/publications/facts_press/ifact/it_193.htm
E’ comunque tuttora in corso il Progetto Internazionale Campi Elettromagnetici (CEM), avviato
dall’OMS nel 1996, i cui obiettivi principali sono:
-
fornire una risposta coordinata internazionale circa i possibili effetti sulla salute derivanti
dall’esposizione ai campi a RF;
-
valutare la letteratura scientifica e stendere un rapporto sugli effetti sanitari;
-
identificare le lacune nelle conoscenze da colmare con ulteriori ricerche;
-
facilitare lo sviluppo di standard condivisi a livello internazionale per l’esposizione a campi
e.m.;
-
fornire informazioni per i programmi nazionali di protezione dai campi e.m.;
-
fornire consulenza alle istituzioni governative, ad altre istituzioni, alla popolazione e ai
lavoratori sui rischi che derivano dall’esposizione ai campi e.m. e sulle misure di protezione
necessarie.
E’ previsto che il progetto possa completare l’analisi del rischio dei campi e.m. nel 2007.
Anche gli studi di cancerogenesi su animali non hanno fino ad oggi fornito evidenze convincenti
di un effetto sull’incidenza di tumori. Altri effetti biologici e comportamentali in animali esposti
non sono ben accertati e le loro implicazioni per la salute dell’uomo non sono state giudicate tali da
poter fornire una base per imporre limitazioni più restrittive all’esposizione umana; sebbene il
presente documento si riferisca specificamente agli effetti sanitari dei campi e.m. generati da
antenne per la telefonia radio-base, ai quali vanno riferite le conclusioni riportate, nondimeno va
reso noto che sono stati segnalati effetti definiti come probabili o possibili in relazioni ad
esposizioni alle r.e. emesse direttamente dai telefoni cellulari (vedi riquadro n. 3).
15
3. STUDI RELATIVI AGLI EFFETTI SANITARI DEI CAMPI E.M. CONNESSI CON
L’USO PERSONALE DEI TELEFONI CELLULARI
Gli articoli citati nel riquadro sono stati tratti da una rassegna pubblicata nel 2002 dalla Swedish
Radiation Protection Authority (SSI), l’autorità centrale svedese per la radioprotezione. La
rassegna ha preso in esame gli studi epidemiologici che sono stati condotti sul rischio di cancro
tra utilizzatori di telefonini.
STUDIO
TIPOLOGIA
Rothman et al.
Epidemiology
1996
Studio di coorte.
Di mortalità.
Dreyer et al.
JAMA
1999
Hardell et al.
Int J Oncol 1999
Med Gen Med
2000
Prev 2001
Studio di coorte.
Di mortalità.
Muscat et al.
JAMA
2000
Studio caso
controllo.
Di incidenza.
Inskip et al
NEJM 2001
Studio caso
controllo.
Di incidenza.
Muscat et al.
Neurology 2002
Johansen et al.
JNCI 2001
Studio caso
controllo.
Di incidenza
Studio di coorte Di
incidenza
Auvinien et al.
Epidemiology
2002
Studio caso
controllo.
Di incidenza
Hardell et al.
Eur J Cancer
Prev 2002
Studio caso
controllo.
Di prevalenza
Studi caso
controllo.
Di prevalenza.
RISULTATI
RR di mortalità 0.89 (95% IC 0.5-1.5) confrontando utilizzatori di
telefoni portatili e non utilizzatori.
Follow up breve (15 mesi); numerosità piccola (408 morti).
Valutazione dell’esposizione imprecisa.
Studio su 285.561 utilizzatori di telefonini. Non si evidenzia una
curva dose risposta per tutti i tipi di tumore, per i tumori cerebrali
o per leucemia.
Casi: 209 tumori cerebrali; controlli 425. Nessuna associazione
per “ever use” OR 0.98 (95% IC 0.69-1.41), “long-term use OR
1.2, “hours use” OR 0.8; associazioni “suggestive con “lo stesso
lato” OR 2.42 (95% IC 0.97-6.05)e con radiografie diagnostiche
delle testa e collo (OR 1.64); non evidenza di dose riposta per
glomi, meningiomi, neuromi acustici.
Casi: 469 tumori cerebrali; controlli 425.
Nessuna differenza tra casi e controlli nell’uso dei telefonini OR
0,85 (95% IC 0.6-1.2), nelle ore di utilizzo OR 0,7, negli anni di
utilizzo OR 0,7.
Casi: 782 tumori cerebrali; controlli 799.
Nessuna differenza tra casi e controlli nell’uso dei telefonini OR
0,9, per le ore di utilizzo OR 0,7 o per un utilizzo regolare OR 0,8
(95% IC 0.6-1.1).
Casi: 90 neuromi acustici; controlli 86.
Nessuna differenza tra casi e controlli nell’uso regolare dei
telefonini OR 0,9, o per la frequenza o durata dell’utilizzo.
Studio su 420.095 utilizzatori di telefonini. Nessuna associazione
con tumore cerebrale (SIR 0.95; 95% IC 0.81-1.12 N=154),
leucemia o altra tipologia di cancro.
Casi: 398 tumori cerebrali, 34 tumori ghiand. salivari; controlli 5
per ogni caso. Associazione non significativa per i tumori
cerebrali (OR 1,3 gliomi e meningiomi (95% IC 0.9-1.8)) o per i
tumori delle ghiand. salivari (OR 1,3 (95% IC 0.4-4.7). Suggerito
un aumento di gliomi per uso di telefoni analogici.
Casi: 1.303 tumori cerebrali; controlli: 1 per ogni caso. Nessuna
associazione tra tumori maligni e utilizzo di telefoni analogici,
digitali o cordless. Associazione significativa tra telefoni analogici
e tutti i tipi di tumore OR 1.3 (95% IC 1.04-1.6) (latenze >1 anno)
e tra telefoni analogici e neuroma acustico OR 3.5 (95% IC 1.86.8) Nessuna evidenza di una curva dose-risposta analizzando le
ore di utilizzo.
Epidemiologic Studies of Cellular Telephones and Cancer Risk” – A Review
16
Swedish Radiation Protection Authority
http://www.ssi.se/ssi_rapporter/pdf/ssi_rapp_2002_16.pdf
Al fine di fornire una sintesi del peso dell’evidenza a tutt’oggi attribuita agli effetti sanitari dei
campi e.m. prodotti dagli impianti per la telefonia r.b. secondo il criterio della qualità delle fonti
informative, si riportano di seguito le conclusioni dei più autorevoli Organi scientifici nazionali ed
internazionali che hanno preso in esame i risultati dei numerosi studi scientifici disponibili.
ISS – Istituto Superiore di Sanità – Italia, 1996 (http://www.iss.it/publ/noti/1996/9611.pdf).
<< Sulla base dei dati scientifici attualmente disponibili si ritiene di poter affermare che i livelli dei
campi elettromagnetici a cui è esposta la popolazione a seguito dell’installazione delle antenne
radio base dei sistemi di telefonia cellulare sono tali da escludere categoricamente qualsiasi ipotesi
di rischio da esposizione acuta. Non esistono per tali campi evidenze scientifiche di effetti sanitari
da esposizione cronica a lungo termine >>.
NRCP – National Council on Radiation Protection and Measurements, USA 2003
(http://www.ncrponline.org/18Comm_press.html).
<< Dopo una revisione della letteratura comprendente studi in vitro (inclusi effetti sulla fisiologia
della cellula, effetti genotossici e di danno al DNA), studi su animali per effetti comportamentali e
sul sistema nervoso, studi su volontari e studi epidemiologici, si può concludere che il
riscaldamento rimane l’unico meccanismo con cui bassi livelli di campi a RF, modulati o no,
possono produrre effetti osservabili, sebbene impulsi intensi a RF possano produrre effetti biologici
attraverso un meccanismo di risposta proporzionale all’indice di riscaldamento. Questi effetti
giustificano indagini più accurate, sebbene si verifichino in condizioni di esposizione non
realistiche causate da speciali equipaggiamenti militari >>.
SSI – Swedish Radiation Protection Authority, 2003
(http://www.ssi.se/english/EMF_exp_Eng_2004.pdf).
<< Le ricerche riguardanti la correlazione tra esposizione ai campi emessi dalle stazioni radio base e
il rischio di tumore sono ancora in una fase molto precoce di sviluppo, e i dati esistenti riguardanti i
trasmettitori radio televisivi hanno ancora molte limitazioni per portare a qualche conclusione.
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I risultati di recenti studi su animali non suggeriscono che l’esposizione a campi a RF possa indurre
il cancro o favorire effetti di cancerogenesi noti. Non c’è evidenza quindi di effetti rilevanti sui
meccanismi non genotossici di cancerogenesi, come la proliferazione cellulare o l’apoptosi, né per
induzione o trasformazione neoplastica in vitro; negli ultimi anni non sono stati fatti importanti
passi avanti nelle ricerca che permettano delle conclusioni certe riguardo i potenziali effetti
cancerogeni dei campi a RF. >>
HCN – Health Council of the Netherlands, 2004
(http://www.gr.nl/adviezen.php?ID=629).
<<I risultati di recenti studi di cancerogenesi sugli animali e di popolazione, di studi epidemiologici
di popolazione sui possibili effetti delle onde a RF sulle funzioni cognitive, sull’attività cerebrale,
sul sistema cardiovascolare, immunitario e ormonale non destano preoccupazione per il rischio sulla
salute.
Non è stato possibile identificare alcun effetto avverso per la salute a seguito dell’introduzione dei
nuovi sistemi di telecomunicazione. Tuttavia, vista l’esposizione così diffusa a campi e.m. e la
mancanza di informazioni riguardanti gli effetti a lungo termine, sono necessarie ulteriori
ricerche>>.
Danish National Board of Health, 2003
(http://www.sst.dk/).
<< Non esiste evidenza scientifica di alcun effetto avverso sulla salute causato da sistemi di
telecomunicazione mobile per esposizioni al di sotto dei valori limite stabiliti a livello
internazionale.
Le lacune di conoscenze esistenti tuttavia giustificano ulteriori ricerche in questo campo >>.
BUWAL – Ufficio Federale dell’Ambiente, delle Foreste e del Paesaggio - Svizzera 2003
(http://www.umwelt-schweiz.ch/imperia/md/content/luft/nis/gesundheit/UM-162-D-Zsfsg-i.pdf).
<< Al momento non ci sono dati sufficienti per stabilire il rischio per la salute da bassi livelli di
esposizione a campi a RF. Alcuni studi suggeriscono l’esistenza di effetti non termici ma la loro
rilevanza rimane incerta. Tuttavia si è concluso che al di sotto dei valori limite non vengono
evidenziati effetti sulla salute. Sono stati invece evidenziati effetti definiti come probabili o possibili
in relazione ad esposizioni alle r.e. emesse direttamente dai telefoni cellulari; effetti classificati
come possibili possono verificarsi per esposizione alle r.e. emesse da impianti radiotelevisivi.
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Viene pertanto raccomandato di seguire un approccio di precauzione per la esposizione a campi a
RF, proseguendo nel contempo la ricerca sugli effetti per la salute dell’uomo >>.
Mobile phones and health – The Stewart Report – maggio 2000, IEGMP – Indipendent
Expert Group on Mobile Phones)
(http://www.iegmp.org.uk/report/text.htm).
<< L’evidenza suggerisce che l’esposizione alle RF al di sotto dei valori limite non causa effetti
avversi nella popolazione generale. Ci sono tuttavia evidenze scientifiche che suggeriscono possibili
effetti biologici per esposizioni sotto i valori limite. Sebbene questi effetti non necessariamente
portino a malattia o danni, l’informazione non può essere trascurata.
Con le conoscenze attuali non si può stabilire che l’esposizione a RF, anche al di sotto dei valori
limite, sia completamente priva di effetti avversi per la salute e la lacuna nelle conoscenze giustifica
un approccio precauzionale.
Si raccomanda che tale approccio venga adottato finché non siano disponibili informazioni
scientifiche dettagliate sugli effetti sanitari >>.
AGNIR – Advisory Group on Non-ionising Radiation, 2003.
(http://www.nrpb.org/publications/documents_of_nrpb/abstracts/absd14-2.htm)
<< La dimostrazione di effetti cognitivi sull’uomo dei campi a RF è inconsistente e rimane non
conclusiva.
Le prove biologiche suggeriscono che i campi a RF non causano mutazione o iniziazione o
promozione tumorale e i dati epidemiologici non suggeriscono una associazione causale tra
esposizione a campi a RF e rischio di cancro. Inoltre le esposizioni di coloro che abitano in
prossimità delle stazioni base di telefonia mobile sono molto basse e l’evidenza indica
l’improbabilità che possano mettere a rischio la salute. I limiti dei dati attualmente disponibili
suggeriscono comunque la necessità di proseguire la ricerca >>.
ICNIRP – International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection, 2004.
(http://www.icnirp.de/documents/epiRFreviewPublishedinEHPDec04.pdf)
<< Le ricerche di tipo epidemiologico non forniscono alcuna evidenza consistente né convincente di
una relazione causale tra esposizione a campi a RF e alcun effetto avverso sulla salute. Tuttavia tali
studi sono così limitati che non si può nemmeno escludere tale associazione.
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Sono necessari ulteriori studi epidemiologici per valutare gli effetti dell’esposizione a lungo
termine, anche sui bambini e per esaminare effetti che non vengono abitualmente misurati, come
effetti sulle funzioni cognitive e sulle malattie neurodegenerative >>.
IEE – Institution of Electrical Engineers, 2004
(http://www.iee.org/Policy/Areas/BioEffects/POSTAT02final.pdf)
<< Sebbene i risultati di alcuni studi epidemiologici che hanno valutato la correlazione tra cancro e
esposizione a campi a RF suggeriscano un possibile legame, l’associazione è molto debole, i dati
non riproducibili e gli studi hanno gravi difetti metodologici. Inoltre gli studi di laboratorio non
sono in grado di dimostrare un meccanismo biologico attraverso cui i campi a RF potrebbero
causare danni a livelli al di sotto di quelli che provocano l’effetto termico.
L’esposizione della popolazione alle r.e. emesse dalle stazioni per la telefonia mobile è molto al di
sotto dei limiti di sicurezza raccomandati; pertanto tale esposizione non è da considerare un rischio
per la popolazione generale e per donne in gravidanza, bambini, anziani >>.
20
Capitolo 3
INDICAZIONI PER LA PROTEZIONE DELLA SALUTE
I diversi paesi stabiliscono proprie norme per la protezione della popolazione dai possibili
effetti avversi derivanti dall’esposizione ai campi e.m.; la maggior parte di tali norme sono basate
sulle linee guida elaborate dalla Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non
Ionizzanti (ICNIRP), organizzazione riconosciuta dall’OMS, oltrechè sui risultati delle ricerche in
campo epidemiologico.
Le linee guida sono basate sulle attuali conoscenze scientifiche, sulla base delle quali sono
individuati valori al di sotto dei quali l’insieme degli studi sperimentali disponibili non ha
evidenziato effetti (od effetti avversi ) osservabili [NOEL o NOAEL = Not Observed (Adverse)
Effect Level]. Per tener conto delle incertezze nelle conoscenze, i valori di cui sopra sono
ulteriormente ‘corretti’ con ‘fattori di sicurezza’; le linee guida sono poi regolarmente riviste e
aggiornate.
Su tali basi vengono abitualmente fornite le indicazioni riportate nel riquadro n. 4.
Anche al fine di tenere conto delle preoccupazioni della popolazione e dei lavoratori, ed in
considerazione di alcuni elementi di ulteriore incertezza propri della tematica dell’esposizione alle
radiazioni e.m., in attesa che la comunità scientifica migliori le conoscenze, l‘OMS ha ulteriormente
fornito alcune indicazioni, riassunte nel riquadro n. 5, in materia di politiche cautelative, basate
essenzialmente sul principio di precauzione.
21
22
4.1 EFFETTI ACUTI
La protezione rispetto agli effetti acuti viene realizzata attraverso la definizione di limiti
di esposizione, anche in rapporto alla categoria di esposti presa in considerazione
(normalmente i professionalmente esposti e/o gli individui della popolazione).
La definizione dei limiti operativi prevede due fasi distinte. La prima prende in
considerazione gli effetti sanitari che si intendono prevenire, la loro sussistenza e il loro
andamento con la frequenza delle radiazioni. I limiti di base vengono espressi mediante
grandezze fisiche (dosimetriche) strettamente correlate agli effetti sanitari. Il loro valore
viene determinato in base ai valori di soglia relativi alle risposte acute (effetti indotti
dall’aumento della temperatura corporea, effetti comportamentali, stimolazione di
strutture e tessuti eccitabili) e dei fattori di sicurezza che, rispetto ai valori di soglia, le
varie norme adottano (NOEL/NOAEL + fattori di sicurezza).
La definizione dei livelli di riferimento costituisce la seconda fase del processo di
limitazione delle esposizioni. I livelli di riferimento sono definiti mediante grandezze
radiometriche che caratterizzano l’ambiente in cui avviene l’esposizione.
4.2 EFFETTI A LUNGO TERMINE (TUMORI))
In questo caso il sistema di valutazione di rischio non contempla l’esistenza di un
meccanismo di soglia, ma si basa su una relazione fra entità dell’esposizione e
probabilità di insorgenza dell’evento avverso. L’assunzione soggiacente a questo
modello è che la cancerogenicità dei campi e.m. venga provata in termini di
meccanismo causa-effetto e che all’aumento dell’intensità dell’esposizione corrisponda
un aumento del rischio di cancro. In questo quadro si persegue il contenimento delle
esposizioni al di sotto dei livelli desunti da studi epidemiologici adeguati, non perché si
tratti di un fenomeno a soglia, ma perché si ritiene che solo al di sopra di tali valori
l’esposizione possa determinare un numero di casi di malattia ‘distinguibile’ da quello
generato (per una sorta di effetto ‘di fondo’) nella popolazione non specificamente
esposta.
23
5. IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE
Il principio di precauzione deve essere visto – in linea generale - come “sovrastante”
all’intero processo di valutazione e gestione del rischio, non essendo riservato ai soli
casi in cui vi siano lacune di conoscenze ed incertezze circa i rischi per la salute.
Il principio di precauzione ha due obiettivi:
1) prevenire possibili future minacce alle salute;
2) integrare punti di vista scientifici e sociali: vengono presi in considerazione anche
problemi di salute potenziali o percepiti, ancorché non dimostrati.
Il richiamo al principio di precauzione non viene comunque posto come alternativa a
linee guida esistenti che abbiano definito limiti (già comprensivi di fattori che proteggono
dalle incertezze esistenti) di esposizione supportati da studi scientifici. Quest’ultimo
approccio alla protezione della salute è anzi uno dei costituenti del principio di
precauzione, nel quale debbono poi integrarsi ulteriori elementi basati sull’esperienza
e/o sulla percezione, riconoscendo la validità dei valori delle persone. Il principio di
precauzione quindi non sostituisce, ma anzi promuove la valutazione del rischio su basi
scientifiche, mirando a rimuovere lacune nelle conoscenze od incomprensioni.
L’OMS sottolinea che rispetto alle categorie di esposizione: (a) volontaria, (b)
occupazionale, (c) imposta, il ruolo dei governi deve diversificarsi: mentre per le
esposizioni volontarie è opportuno promuovere una politica di informazione completa e
trasparente, ivi compresa la comunicazione dell’incertezza del rischio, per le esposizioni
occupazionali ed ‘imposte’ appare necessaria, oltre agli aspetti precedenti, una rigorosa
disciplina regolamentare. In ogni caso precauzione significa ragionevole limitazione delle
emissioni e conseguentemente delle esposizioni.
Mentre i valori limite e i requisiti tecnici sono chiaramente definiti, il principio di
precauzione rimane vago.
In generale la limitazione dell’esposizione ispirata al principio di precauzione si basa su
due approcci fondamentali:
1. L’approccio orientato sulla tecnologia (migliore tecnologia disponibile) si propone
di ridurre le emissioni e le esposizioni più di quanto la tecnologia lo permetta. Si
intende che le misure precauzionali siano tecnicamente/ operativamente possibili
ed economicamente accettabili (nel senso che il costo è proporzionato e tale da
rendere possibile l’installazione ed il funzionamento della tecnologia).
24
2.
L’approccio
orientato
sui
risultati
della
ricerca
scientifica
prende
in
considerazione le misure e/o stime di effetti biologici e definisce soglie di
esposizione interpretabili come ‘valori-guida’ o ‘di attenzione’. Questo approccio
non è orientato alla sorgente, ma tende a limitare l’esposizione generale. Un
esempio di questo approccio è costituito dal valore limite ‘di precauzione’
proposto nella risoluzione Salzburg, pari a 1mW/m2, che corrisponde a 0,6 V/m.
(http://www.salzburg.gv.at/salzburg_resolution_e.pdf )
WHO/EC/NIEHS workshop:
Application of the Precautionary Principle to EMF, 24-26 febbario 2003.
http://www.who.int/peh-emf/meetings/Lux_PP_Feb2003/en/
http://europa.eu.int/comm/health/ph_determinants/environment/EMF/conf_february_2003_en.htm
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Capitolo 4
CONCLUSIONI
La tutela della salute della popolazione, in relazione ai rischi tanto a breve quanto a lungo
termine determinati dall’esposizione a radiazioni e.m. a radiofrequenza, viene in primo luogo
assicurata determinando valori di esposizione al di sotto dei quali vi sia certezza di non avere effetti
acuti ed una probabilità di insorgenza di effetti di natura probabilistica trascurabile (principio
ALARA: As Low As Reasonly Achievable), e successivamente asseverandone e verificandone il
rispetto.
Con riferimento a tale approccio occorre considerare che i limiti posti dalla legislazione
vigente (vedi riquadro n. 6) sono di molto inferiori a quelli indicati da FCC e sui quali l‘EPA
concludeva che <<…le linee guida per l'esposizione dell'FCC proteggono adeguatamente il
pubblico da tutti i pericoli scientificamente provati che possono derivare dalle emissioni in RF
generate dagli impianti autorizzati dall'FCC..>>.
Permangono tuttavia alcune incertezze su possibili effetti a lungo termine, per i quali studi
epidemiologici conclusivi adeguati non sono ancora disponibili.
A tal proposito, con riferimento al principio di precauzione precedentemente esposto, alcune
Amministrazioni locali hanno di propria iniziativa provveduto a fissare limiti di esposizione più
restrittivi rispetto a quelli previsti dalla richiamata normativa. La Regione Veneto, con la Circolare
9 agosto 2000, n. 14, ha altresì precisato di volere perseguire <<...il raggiungimento degli obiettivi
di qualità mediante l’adozione di un atteggiamento di prudenziale cautela, volto alla maggior
limitazione possibile dell’esposizione alle radiazioni elettromagnetiche, soprattutto, e a maggior
ragione, nell’ambito dei cosiddetti siti sensibili, invitando quindi le Amministrazioni Comunali a
predisporre specifici piani di localizzazione con siti adeguati ed idonei all’installazione di antenne o
stazioni fisse ove possibile fuori dai centri abitati e dalle aree definite “siti sensibili” >>.
26
6.1 NORMATIVA NAZIONALE
Ai sensi della legge 31 luglio 1997, art. 1, comma 6, lettera a), punto 15, il Ministero
dell’Ambiente, d’intesa con il Ministero della Sanità e con il Ministero delle Comunicazioni, ha
predisposto il Decreto 10 settembre ’98, n.381, pubblicato sulla G.U. della Repubblica Italiana
il 3 novembre 1998. Con esso vengono fissati i valori limite di esposizione della popolazione
ai campi elettromagnetici connessi al funzionamento ed all’esercizio di sistemi fissi delle
telecomunicazioni e radiotelevisivi operanti nell’intervallo di frequenza compresa fra 100 kHz e
300 GHz.
Con il D.P.C.M. 8 luglio 2003 n. 199, viene rivisto e completato il campo di applicazione
del precedente Decreto, come richiesto dalla legge quadro n. 36 del 22 febbraio 2001.
Il campo di applicazione del nuovo Decreto è sempre limitato alla protezione della sola
popolazione, restando ancora escluse sia la protezione dei lavoratori esposti per ragioni
professionali, sia la protezione degli esposti per scopi diagnostico-terapeutici.
Il D.M. n.381/1998 prevedeva sia limiti di esposizione, sia misure di cautela/obiettivi di qualità
per la protezione degli effetti a lungo termine. Il Decreto prevedeva inoltre il risanamento degli
impianti per immissioni al di sopra dei limiti.
Il DPCM 8 luglio 2003 riporta tre tabelle:
- la prima riporta il valore di campo EM considerato come valore di immissione ai fini della
tutela della salute da effetti acuti, che non deve essere superato in alcuna condizione di
esposizione (valore pari a 60 V/m per il campo elettrico e 0.2 A/m per il campo magnetico
nell’intervallo di frequenza 0.1- 3 MHz; 20 V/m per il campo elettrico e 0.05 A/m per il campo
magnetico nell’intervallo di frequenza 3-3000 MHz; 40 V/m per il campo elettrico e 0.01 A/m
per il campo magnetico nell’intervallo di frequenza 3-300 GHz) ;
- la seconda riporta le misure di cautela contro gli effetti a lungo termine (valori che non
devono essere superati in corrispondenza di edifici adibiti a permanenza non inferiore a
quattro ore, pari a 6 V/m per il campo elettrico e 0.016 A/m per il campo magnetico);
- la terza gli obiettivi di qualità finalizzati alla minimizzazione dell’esposizione della
popolazione.
I valori restano quelli fissati dal DM 381/1998. Ciò che si chiarisce è la nozione di “siti
sensibili” (<<…edifici adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere, e loro
pertinenze esterne, che siano fruibili come ambienti abitativi quali balconi, terrazzi e cortili
esclusi i lastrici solari..>>) e “soggetti sensibili” per i quali scatta la protezione cautelativa da
effetti a lungo termine.
L’applicazione degli obiettivi di qualità è estesa anche ai valori di immissione <<..calcolati o
misurati all’aperto nelle aree intensamente frequentate…>>; <<..si intendono anche superfici
edificate ovvero attrezzate per il soddisfacimento dei bisogni sociali, sanitari e creativi>>.
27
6.2 NORMATIVA REGIONALE
La Regione Veneto, con la Legge Regionale 9 luglio ‘93 n.29, aveva integralmente
recepito le indicazioni delle “Linee guida sui limiti di esposizione a campi elettromagnetici
a radiofrequenza” prodotte, sulla base delle evidenze scientifiche disponibili in materia,
dal più autorevole Organo internazionale che si occupa di protezione dei lavoratori e della
popolazione da tali rischi (IRPA – International Radiation Protection Association), fissando
di conseguenza i relativi limiti massimi ammissibili di esposizione (Art. 5 della L. R. citata)
ed individuando nel Dipartimento Provinciale dell’ARPAV l’organo tecnico competente sia
ad effettuare l’istruttoria tecnica volta al rilascio dell’autorizzazione provinciale
all’installazione, ove prevista, sia ad eseguire i successivi controlli.
Conseguentemente all’entrata in vigore prima del decreto interministeriale n. 381 del
10 marzo ’98 e poi della Legge quadro 22 febbraio 2001 n. 36 i limiti massimi tollerabili
indicati nella L. R. 29/93 si devono considerare abrogati; con la legge quadro infatti si
assegnava l’esclusiva attribuzione allo Stato della funzione di fissazione dei criteri e dei
limiti rilevanti al fine della protezione della popolazione dagli effetti avversi correlati
all’esposizione a campi elettromagnetici.
Il D.L.vo 1 agosto 2003 n.259 prevede che l’installazione di infrastrutture
impiantistiche e la modifica delle caratteristiche di
emissione di queste ultime ed -in
specie- l’installazione di torri, di tralicci, impianti radio-trasmittenti, ripetitori di servizi di
comunicazione elettronica, stazioni radio base per reti di comunicazioni elettroniche mobili
GSM/UMTS,
debba
essere
autorizzata
dagli
Enti
Locali,
previo
accertamento
dell’Organismo competente ad effettuare i controlli della compatibilità del progetto con i
limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità, stabiliti uniformemente a
livello nazionale.
28
6.3 LE COMPETENZE
L’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale (ARPAV) è l’organo
preposto al controllo dell’inquinamento elettromagnetico sul territorio regionale. Le attività
di controllo ARPAV sono:
-valutazioni teoriche: elaborazione dei livelli di campo elettrico, tramite un modello
previsionale, prodotti dalle Stazioni Radio Base (SRB); sono utilizzate in fase di
autorizzazione della richiesta di installazione di una SRB e in fase di controllo dopo
l’attivazione dell’impianto;
-controlli sperimentali: monitoraggio del campo elettromagnetico attraverso centraline
mobili con due metodologie di misura: banda larga per misure senza determinazioni dei
singoli contributi; banda stretta per misure complesse che consentono l’individuazione e la
misura del contributo delle singole emittenti;
-monitoraggio in continuo dei campi a radiofrequenza con centraline mobili: attività
che rientra nell’ambito di un progetto nazionale promosso dal Ministero delle
Telecomunicazioni.
http://www.arpa.veneto.it/agenti_fisici/htm/rni_attivita_arpav.asp
29
BIBLIOGRAFIA
-
Documento congiunto dell’Istituto Superiore per le Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro
(ISPELS) e dell’Isituto Superiore di Sanità (ISS) sulla problematica della protezione dei
lavoratori e della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici e magnetici a frequenze
comprese tra 0 Hz e 300 GHz. Allegato a: Fogli d’informazione ISPELS. Trimestrale – anno
X – numero 4/97.
-
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J.E. Moulder et al. Review. Cell phones and cancer: what is the evidence for a connection?
Radiation Research 151, 513-531 (1999).
-
Convegno
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“Impatto
ambientale
ed
effetti
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salute
dei
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elettromagnetici” – Atti. Catania, 26 ottobre 2000.
-
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per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto. Area tecnico-scientifica.
Osservatorio agenti fisici.
-
“Le onde elettromagnetiche: rischi e certezze”. Atti del seminario su ELF e RF. San Marino
28 – 30 marzo 2001. AIEP EDITORE.
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S. Maglia, M. Santoloci. “Il codice dell’ambiente”. Con il commento, la giurisprudenza ed il
formulario. Aggiornato al D.L. 9 novembre 2004, n.266. CELT Casa Editrice La Tribuna.
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M. Mazzoleni. “Campi elettromagnetici: finalmente i Decreti attuativi delle legge n.
36/2001”. Ambiente n. 11/2003; 1025-1028.
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V. Giampietro. “Campi elettromagnetici: applicazione nazionale dei limiti europei”.
Ambiente n. 2/2004; 155-158.
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Documents of the NRPB. Mobile Phones and Health 2004. Report by the Board of the
National Radiological Protection Board. Volume 15 No.5 2004.
-
Tim Carey MD MPH, Cecil G Sheps Center for Health Services Research, UNC Chapel
Hill.QUALITY OF RESEARCH AND THE STRENGTH OF SCIENTIFIC EVIDENCE or:
Separating the wheat from the chaff. Sponsored by the Agency for Healthcare Research and
Quality: Evidence-based Practice Centers Program. http://www.ncsl.org/index.htm.
30
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