Suoli e paesaggi della provincia di Milano

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Suoli e paesaggi
della provincia
di Milano
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Suoli e paesaggi
della provincia
di Milano
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Suoli e paesaggi
della provincia
di Milano
Responsabilità e coordinamento del progetto:
Stefano Brenna
Realizzazione a cura di:
Dante Fasolini, Vanna Maria Sale
Contributi specifici:
Geologia e geomorfologia: Francesco Malucelli
Clima: Lorena Verdelli (testi), Valerio Marchetti (immagini), Marina Anelli (testi)
CD Rom, elaborazione dati: Marco Pastori, Luca Percich, Alberto Rocca, Silvia
Solaro
Schede suoli: Silvia Solaro
Armonizzazione pedologica:
Agristudio srl, Rea scarl, Timesis srl, Soil Network Italia soc. consortile arl
Analisi di laboratorio:
ERSAF, Ceres Varese, MAC Minoprio
Progetto grafico:
ES Studio S.r.l. – Milano
Illustrazione di copertina:
Immagini ERSAF
Fonti fotografiche:
ERSAF
Prima edizione:
Milano, febbraio 2004
Stampa:
Arti grafiche G. Vertemati Srl
Via Bergamo 2
20059 Vimercate (MI)
Copyright C 2004 ERSAF
ERSAF
Ente Regionale per i
Servizi all’Agricoltura e alle Foreste
Via Copernico, 38
20125 Milano
www.ersaf.lombardia.it
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La pianura della Lombardia è prima e più di tutto un territorio agricolo: e questo nonostante ospiti, contemporaneamente, gran parte dei 9 milioni di cittadini lombardi, degli
insediamenti produttivi e delle infrastrutture logistiche della regione.
Conoscere i suoli e conoscerli bene è dunque indispensabile, soprattutto qui da noi: per
preservare – come ci raccomanda l’Unione Europea – i terreni di grande valore agricolo
per la produzione alimentare a lungo termine, per valorizzare la tipicità e la qualità delle
nostre produzioni ed anche per salvaguardare l’ambiente e assolvere a quelle funzioni
di riqualificazione del paesaggio, attenuazione dell’impatto esercitato dalle attività
antropiche e mitigazione degli effetti del cambiamento del clima, che oggi al territorio
rurale sono richieste per assicurare uno sviluppo sostenibile.
ERSAF continua oggi – e porta ad un nuovo importante momento e strumento di diffusione - uno sforzo intrapreso ormai quasi 20 anni fa in Lombardia, per conoscere e far
conoscere i suoli della nostra regione, le loro caratteristiche, i loro comportamenti, le
loro attitudini - direi quasi - i loro segreti: i Quaderni di questa serie sono la testimonianza di questo impegno.
Francesco Mapelli
Presidente ERSAF
La conoscenza dell'ambiente e del territorio è un presupposto di base su cui fondare le
politiche e le scelte di governo del territorio: in questo senso la Direzione Generale
Territorio e Urbanistica è attivamente impegnata per sviluppare progetti di studio e
ricerca territoriale, i cui risultati sono di fondamentale importanza per attuare efficacemente le proprie funzioni di programmazione e per fornire agli enti territoriali strumenti
efficaci per il controllo e la gestione del territorio.
Tutti i dati, raccolti ed elaborati in modo coordinato ed integrato tra diversi soggetti preposti al governo del territorio, vanno a strutturare quell’architettura composita ed articolata rappresentata dal Sistema Informativo Territoriale, nel quale i contenuti informativi
relativi alle caratteristiche dei suoli ed alle unità morfologiche di paesaggio rappresentano uno dei numerosi ma fondamentali tasselli.
Nel sottolineare l’importanza della diffusione, dell’integrazione e della condivisione
delle conoscenze territoriali il Sistema Informativo Territoriale propone quest’opera realizzata in modo congiunto alla Direzione Generale Agricoltura ed all’ERSAF per rendere fruibili le informazioni ad un pubblico vasto, che potrà valorizzare i dati conoscitivi
attraverso i propri utilizzi a fini applicativi.
Alessandro Moneta
Assessore al Territorio e Urbanistica
Tre sono gli indispensabili elementi necessari alle pratiche agricole: la luce del sole, il
terreno, l’acqua. Al contrario della prima, le ultime due sono risorse esauribili, sempre
più scarse, per le quali l’agricoltura è in serrata competizione con tanti altri utilizzi ed
impieghi. Peraltro, l’agricoltura è l’unica forma di utilizzo del suolo capace di preservarne la consistenza e le caratteristiche anche per il futuro, al contrario di ciò che avviene
quando il terreno viene cementato, asfaltato, scavato.
Per queste ragioni, l’agricoltura è il settore produttivo più interessato alla tutela e gestione sostenibile delle caratteristiche qualitative e quantitative del terreno.
Questo quaderno è un contributo importante, utile e prezioso, che incrementa le conoscenze tecnico scientifiche sui terreni della Lombardia.
Viviana Beccalossi
Vicepresidente della Giunta Regionale
Lombarda
Assessore all’Agricoltura
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Indice
Introduzione
3
Inquadramento geografico
5
Caratteri fisici del territorio
7
Clima
Geologia
Geomorfologia
Idrogeologia
Uso del Suolo
I pedopaesaggi della provincia
17
La classificazione del pedopaesaggio
Pedopaesaggio degli anfiteatri morenici e dei terrazzi subpianeggianti rilevati
sulla pianura
Depositi morenici recenti
Depositi morenici e terrazzi antichi
Depositi morenici e terrazzi intermedi
Pedopaesaggio del livello fondamentale della pianura
Alta pianura ghiaiosa
Media pianura idromorfa
Bassa pianura sabbiosa
Pedopaesaggio delle valli fluviali dei corsi d’acqua olocenici
Superfici terrazzate, sospese sui corsi d’acqua attuali
Piane alluvionali (inondabili) attuali o recenti
I suoli della provincia
29
Funzione produttiva
Funzione protettiva
Funzione naturalistica
Schede dei suoli
Pedopaesaggio degli anfiteatri morenici e dei terrazzi subpianeggianti rilevati
sulla pianura
Scheda 1 Suoli Cavo Campioli franco limosi (CCM1)
Scheda 2 Suoli Perego franco sabbiosi (PEG1)
Pedopaesaggio del livello fondamentale della pianura
Scheda 3 Suoli Firat franco sabbiosi (FIR1)
Scheda 4 Suoli Turro franco limosi (TUR1)
Scheda 5 Suoli Motta franco sabbiosi (MTT1)
Scheda 6 Suoli Figino franchi (FIN1)
Scheda 7 Suoli Briavacca franco sabbiosi (BRV1)
Scheda 8 Suoli Zivido franco sabbiosi (ZIV1)
Pedopaesaggio delle valli fluviali
Scheda 9 Suoli Vismara franco sabbiosi (VIS1)
Scheda 10 Suoli Prinetti sabbioso franchi (PRN1)
Glossario
52
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3
Introduzione
Suolo, risorsa fondamentale
Questo volume fa parte di una serie di quaderni provinciali, che
descrivono suoli e paesaggi della pianura e collina lombarda.
Tali pubblicazioni sono rivolte a chiunque voglia conoscere
meglio questa importantissima risorsa della nostra regione, a
cominciare dai tecnici delle istituzioni e delle professioni e dagli
studenti.
Il suolo è per l’uomo una risorsa importante. Dalle sue caratteristiche dipende
ed è dipesa nel corso della storia la possibilità per l’umanità di alimentarsi; la sua
capacità di trattenere, filtrare e favorire la biodegradazione delle sostanze tossiche e inquinanti condiziona in modo rilevante la possibilità di avere acque pulite
e un ambiente sano.
Il suolo è anche un elemento fondamentale degli ecosistemi terrestri, conserva testimonianze della storia della terra e una parte consistente della biodiversità del pianeta, è uno dei più grandi "serbatoi" di carbonio esistenti in natura; svolge così funzioni determinanti negli equilibri ambientali, nella regolazione
dei flussi idrologici e nella modulazione del clima, assumendo un valore che è
non solo economico e ambientale, ma anche culturale.
Tuttavia, una piena coscienza dei "valori" di cui i suoli sono portatori non è
ancora abbastanza diffusa; non c’è in genere ancora piena consapevolezza del
fatto che esistono tanti diversi tipi di suolo, ognuno con proprietà, comportamenti, attitudini proprie, e che anche entro distanze modeste, come possono
essere quelle della pianura lombarda, possiamo incontrare suoli del tutto differenti l’uno dall’altro.
Il suolo non è esclusivamente una superficie, o uno spessore, e non è nemmeno
riconducibile a una semplice somma di proprietà chimiche o fisiche, ma piuttosto un vero e proprio corpo naturale vivente, risultato di lunghi e complessi
processi evolutivi, durati spesso migliaia e migliaia di anni. Tali processi portano
a una condizione di equilibrio dinamico, perché soggetto all’interazione e all’influenza dell’ambiente e, nelle aree abitate, dell’uomo.
La cartografia è il primo e più immediato strumento figurativo di conoscenza dei
suoli. Essa è infatti in grado di dirci quali suoli ci sono in una certa area, e quindi
quali proprietà, comportamenti funzionali ed attitudini essi hanno, ma anche
dove tali suoli sono localizzati e come sono distribuiti nello spazio geografico. La
cartografia dei suoli è diventata pertanto uno strumento indispensabile per
programmare in modo consapevole e "sostenibile" l’uso della risorsa suolo,
preservandola da un consumo eccessivo e sconsiderato e assicurando forme di
gestione che non ne degradino la funzionalità.
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4
Introduzione
La produzione sistematica di conoscenze sui suoli ha avuto inizio in Lombardia
intorno alla metà degli anni ’80 con il Progetto Carta Pedologica, a scala di
semidettaglio, del territorio regionale di pianura e prima collina, realizzato
dall’Ente Regionale di Sviluppo Agricolo della Lombardia - ERSAL.
Le carte dei suoli allestite in quel progetto sono state pubblicate in 37 volumi,
appartenenti a un’apposita collana (SSR), ciascuno relativo a una delle aree nelle
quali nel corso di una quindicina di anni si è svolto il programma di rilevamento e
cartografia.
La Regione Lombardia e l’Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste
- ERSAF, che nel frattempo ha ereditato l’attività e le competenze in campo
pedologico dell’ERSAL, presentano le carte dei suoli in una nuova veste editoriale dedicata ai suoli della pianura e della collina lombarde (14.000 km2 circa in
tutto, che interessano il territorio di 10 province, ossia tutte quelle lombarde
esclusa Sondrio). Le cartografie e le conoscenze sono state aggiornate, ulteriormente approfondite e perfezionate rispetto al passato, sia per contenuto
informativo sia per coerenza e congruenza con gli altri tematismi del Sistema
Informativo Territoriale (SIT) regionale.
La serie è formata da 8 volumi, uno per provincia tranne che per le tre province
di Varese, Como e Lecco, presentate in un’unica monografia. Ogni volume è formato da un fascicolo stampato e da un cd-rom. Il fascicolo, con uno stile sintetico e semplice, per quanto possibile in un testo tecnico-scientifico, inquadra i
suoli nel paesaggio e nell’ambiente in cui si sono formati e sono ora collocati,
evidenziando aspetti gestionali e problemi applicativi attraverso una serie di
"casi tipo".
Nel cd-rom, mediante un navigatore cartografico, si possono consultare le carte
pedologiche integrali (formato immagine) e quelle rappresentative del comportamento funzionale e di alcune attitudini applicative dei suoli. Queste carte,
realizzate a scala di semidettaglio, forniscono un quadro conoscitivo adeguato ad affrontare problematiche di uso e gestione dei suoli a scala comunale e
comprensoriale, e rappresentano un riferimento fondamentale per gli approfondimenti che possono essere necessari quando invece si opera a scala più dettagliata (es. a livello di azienda agricola).
Le conoscenze contenute nei volumi sono rivolte a molteplici destinatari: ai tecnici, innanzi tutto, in particolare a quelli che nelle istituzioni pubbliche o nella
professione si occupano di agricoltura, di ambiente e di pianificazione urbanistica, ma anche agli studenti e a tutti coloro che siano interessati o anche solo
curiosi di saperne di più sui suoli della nostra regione.
In questo volume vi raccontiamo i suoli ed i paesaggi della Provincia di Milano
(escludendo, per ragioni di continuità e contiguità geografica, il comune di S.
Colombano al Lambro, descritto nel volume dedicato alla Provincia di Lodi),
così minacciati dallo sviluppo e dall’espansione delle aree urbane che gravitano
intorno a Milano e, al tempo stesso, così diversi, ad esempio nel Parco delle
Groane a nord e nel Parco Agricolo Sud Milano, per storia, caratteristiche e
qualità.
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Inquadramento geografico
Inquadramento territoriale
della provincia di Milano
La provincia di Milano è ubicata nel settore centro occidentale della regione
Lombardia.
La fisiografia della provincia, quasi interamente pianeggiante con sporadici lembi
collinari nella parte settentrionale, è segnata dalle imponenti valli dei fiumi Ticino e
Adda, che ne costituiscono rispettivamente i confini ovest ed est, dalla presenza di
altri corsi d’acqua, minori ma non trascurabili, tra i quali il Lambro, l’Olona, il
Seveso, e il Molgora e da una consistente rete di canali a sud del Villoresi.
Dei 198.000 ettari di superficie complessiva, ripartiti in 188 comuni (escluso S.
Colombano al Lambro, descritto nel volume dedicato alla provincia di Lodi), oltre
87.400 sono costituiti dalle cosiddette "aree miste" (aree urbane, corpi d’acqua,
cave, discariche e altri tipi di utilizzo). I rimanenti 110.600 ettari (circa 56%) costituiscono pertanto la superficie utile di suolo.
Si tratta di una zona ad alta densità di popolazione, soprattutto nella parte centro
settentrionale, con presenza di antica e intensa industrializzazione; il settore agricolo ha una significativa rilevanza economica solo nelle aree irrigue più occidentali e in
quelle della pianura a est di Milano, oltreché nella parte meridionale della provincia,
destinata a parco agricolo.
Le vie di comunicazione principali, stradali e ferroviarie, hanno un percorso radiale
centrato sul capoluogo: da Milano verso Lecco, Como, Varese, Novara, Torino,
Bergamo ecc., senza tralasciare l’importante nodo della autostrada A1 MilanoRoma e le tangenziali milanesi.
La provincia è percorsa trasversalmente dalla linea ferroviaria e dall’autostrada A4
che, passando per Milano, collegano Torino e Venezia.
*3b- Caratteri fisici
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Caratteri fisici del territorio
Clima
1
Dati forniti dall’Ufficio Idrografico e
Mareografico di Parma, Bacino del Po.
1
L’analisi dei dati di temperatura e piovosità evidenzia una relativa uniformità termica, dovuta all’assenza di elementi morfologici di rilievo. In questo contesto l’isola di
calore costituita dal polo milanese costituisce l’elemento di maggiore variabilità termica. Il clima è caratterizzato da inverni freddi, con temperatura media di 2,6°C, ed estati calde e afose con temperature di circa 20,4°C. Il mese più freddo è gennaio con
temperatura media 1,9°C, quello più caldo luglio, con temperatura media 21,6°C.
1
1Temperatura media annua della provincia
di Milano
2Precipitazioni media annue - pioggia e neve
fusa - periodo 1951-86
2
Quanto alle precipitazioni medie annue - pioggia e neve fusa - si può osservare dall’analisi dei dati (serie trentennale 1951-1986) una maggiore piovosità nella parte
settentrionale della provincia, con un incremento dagli 800 mm nella parte meridionale ai 1400 mm in quella settentrionale. Ciò è dovuto al fatto che le masse d’aria
mediterranea, richiamate sull’area dalle perturbazioni meteorologiche, accentuano la
propria instabilità man mano che risalgono la pianura approssimandosi alla catena
alpina.
Geologia
Il territorio della provincia di Milano ha avuto origine dalle complesse vicende intervenute durante l’era quaternaria; la sua genesi si deve, infatti, prima alla dinamica
glaciale e fluvioglaciale durante il Pleistocene (1,7-0,01 milioni di anni, in seguito
abbreviati in MA), poi a quella fluviale durante l’Olocene (a partire da 0,01 MA).
Affioramenti diretti di rocce prequaternarie non si conoscono se non in sezione lungo
le incisioni fluviali dei corsi d’acqua della zona, dove è possibile osservare un conglo-
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Suoli e paesaggi della provincia di Milano
NORTHEN
EUROPE
THE
NETHERLANDS
BRITISH
ISLES
EUROPEAN
RUSSIA
NORTHEN
ALPS
NORTH
AMERICA
COLD
TEMPERATURE
MARINE OXIGEN
SOTOPE STRAGES
1
Holocene
Holocene
Flandrian
Holocene
Holocene
Holocene
T
2-4d
Weichselian
Weichselian
Devensian
Devensian
Würm
Wisconsinan
C
5e
Eemian
Eemian
Ipswchian
Mikulino
Warthe
Riss-Wûrm
Penultimate Glacial
Late Riss ?
Sangamon
6
7
Saale/Drenthe
8
Drenthe
0.01
0.13
0.19
0.25
0.30
0.34
9
10
0.35
11
0.43
0.56
0.63
0.69
“Wolstonian”
Elster 1/2
14
Elster 1
15
Cromerian IV
16
Glacial C
17
Interglacial III
Glacial C
Interglacial III
(Rosmalen)
18
Glacial B
Glacial B
19
Interglacial II
Interglacial II
(Westerhoven)
20
Helme (Glacial A)
21
Astern Interglacial I
Glacial A
Interglacial I
(Waardenburg)
0.78
Pronya
Anglian
Early
Cromerian
Bavelian
T
T
Periodo interglaciale, caldo umido,
formazione di suoli lisciviati e idromorfi
C
Pianura fluviale, deposito di sedimenti sabbiosi ed argillosi
Late Mindel ?
/ Donau
B
C
Early Mindel ?
/ Donau
C
C
D
C
E
C
F
C
G
C
T
T
T
Early Gunz ?
T
Leerdam
T
Linge
C
Bavel
T
T/C
Menapian
T
Waalian
C
H
T/C
I
C
T
Beestonian
Tiglian
1.65
C5-6
Pastonian
T
C-4c
Pre-Pastonian/
Baventian
C
CI-4b
Bramertonian/Antian
B
Thurnian
103
104
A
T
J
C
Ludhamian
T
Praetigian
Pre-Ludhamian
C
Pilocene
Pliocene
2.60
Lungo periodo glaciale, con alternanze di
periodi freddi e temperati (interstadiali)
C
T
Eburonian
Periodo interglaciale, caldo umido, formazione della plintite
C
T
Dorst
Post glaciale
Ultima glaciazione, deposito del Loess e successiva
formazione dell’orizzonte pedologico Fragipan
Pre-Illinoian A
Cromerian IV
(Noordbergum)
0.97
T
EVENTI
CLIMATICI GEOLOGICI E
PEDOLOGICI
NELLA PIANURA LOMBARDA
Pre-Riss ?
Oka
Elster
22
0.90
Illinoian
Antepenultimate glac.
Early Riss/Mindel?
Lichvin
13
0.72
Late
Romny
Hoxnian
Elster 1
0.79
Odintsovo
Dneipr
12
0.48
O.51
Domnitz
(Wacken)
Fuhne
(Mehleck)
Holsteinian
(Muldsberg)
Moscow
Dneipr Glaciation
0.08
Holsteinian
Interglacial
Quadro sintetico delle oscillazioni
climatiche quaternarie in riferimento
all’areale padano (da J.J. Lowe and
M.J.C. Walken 1997 modificata).
TIMESCALO
MA. BP
merato, appartenente alla Formazione del Ceppo dell’Adda, la cui età di base è riferita al passaggio Pliocene superiore-Pleistocene inferiore (circa 1,8 MA ± 0,1). L’assetto
geologico è pertanto caratterizzato dalla piana proglaciale würmiana, nota come
Livello fondamentale della pianura (LFdP), formatasi al termine dell’ultima glaciazione quaternaria; in essa sono bene riconoscibili le incisioni vallive, a tratti fortemente incassate, dei corsi d’acqua principali - Ticino, Olona, Seveso, Lambro e Adda ritenute di età olocenica.
Nella parte settentrionale della provincia risaltano superfici piane costituenti relitti di
pianure proglaciali formatesi durante le glaciazioni riss e mindel, e, a nord-est, le
propaggini più meridionali dei corrispondenti ordini di cordoni morenici.
Relativamente alla datazione cronologica delle superfici, le attuali conoscenze, ottenute attraverso lo studio dei rapporti isotopici del carbonio in carote di sedimenti
oceanici, indicano che sono molti gli episodi glaciali che hanno interessato il pianeta dal Pliocene superiore ai giorni nostri: molti più dei 4 riconosciuti nelle sequenze dei sedimenti continentali europei (Würm, Riss, Mindel e Gunz).
Mentre è consolidata l’attribuzione "glaciale Würm" per designare il periodo con
clima freddo e umido che ha caratterizzato le vicende alpine nell’intervallo tra 0,8 e
0,01 MA, e al cui termine si colloca l’inizio dell’Olocene (0,01 MA), è più incerta quella di "glaciale Riss" per l’intervallo compreso tra 0,34/0,3 e 0,13 MA, durante il quale
si sono alternati più volte episodi a clima freddo e caldo, e del tutto ipotetica la cronologia degli episodi glaciali precedenti.
*3b- Caratteri fisici
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Caratteri fisici del territorio
Relativamente alla provincia di Milano, vari studi effettuati e in corso porterebbero a
ritenere che i diversi cordoni morenici siano diversamente correlabili fra loro per età,
evidenziando il susseguirsi di cicli glaciali più numerosi. Parrebbe inoltre che alcune
superfici, genericamente attribuite al mindel, possano essere considerate più antiche (Pliocene superiore). Infine, le porzioni più settentrionali del livello fondamentale della pianura potrebbero essere attribuite al Pleistocene medio, con una antedatazione dei sedimenti e dei suoli da essi originati. In questo volume viene utilizzata la nomenclatura tradizionale, così come riportata nella Carta Geologica della
Lombardia in scala 1:250.000 (Servizio Geologico Nazionale, Regione Lombardia e
altri, 1990), avvalendosi di criteri pedologici per l’attribuzione dell’età delle superfici
(attribuzione dei suoli più alterati ed evoluti alle superfici più antiche).
Geomorfologia
Procedendo da nord a sud, il territorio provinciale dal punto di vista geomorfologico
può essere suddiviso, nei 4 ambiti di seguito descritti: anfiteatri morenici, terrazzi
subpianeggianti rilevati sulla pianura, livello fondamentale della pianura, valli fluviali.
Ambiti geomorfologici, progetto basi
informative ambientali di pianura
Regione Lombardia
1) Anfiteatri morenici
I resti delle cerchie moreniche quaternarie si susseguono al limite settentrionale
della provincia, con una morfologia collinare la cui evidenza ed energia del rilievo
aumentano al decrescere dell’età di formazione.
Le tracce più esterne (morenico antico) evidenziano un allineamento principale di
Legenda
Plane glaciali e retroglaciali
Piane intramoreniche
Terrazzi intermedi
Bassa Pianura a meandri
Cordoni morenici antichi
Cordoni morenici recenti
Alta Pianura
Terrazzi fluviali
Cordoni morenici intermedi
Terrazzi antichi
Media Pianura idromorfa
Pianure alluvionali attuali
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Suoli e paesaggi della provincia di Milano
argini morenici con morfologia arrotondata, seguito poco a nord da allineamenti
minori, disarticolati e con avvallamenti intramorenici.
L’area è incisa da alcuni corsi d’acqua minori, con tratti a fondo terrazzato e terrazzi
di versante, le cui valli attraversano anche l’area ristretta del morenico intermedio,
dove i cordoni morenici sono discontinui e senza una direzione preferenziale. Più a
nord (morenico recente) la morfologia assume un maggior risalto altimetrico (es.
dorsali di Veduggio e di Montesiro a quote di circa 300 m slm).
A ovest del Lambro, presso il confine nord dell’area, sono attribuibili al morenico
recente i colli allungati di Brenna, di fronte a Briosco e tutta la fascia tra Verano e
Giussano est. È più incerta, infine, l’attribuzione della zona tra Giussano e Carate
Brianza, la cui forte urbanizzazione ostacola l’interpretazione geopedologica.
2) Terrazzi subpianeggianti rilevati sulla pianura
Nel contesto dei terrazzi pleistocenici si distinguono, da ovest a est, tre settori: l’area
delle Groane, Meda e superfici limitrofe, l’area della Brianza centrale e quella tra
Vimercate e l’Adda.
In tutte le situazioni, confrontabili per caratteri pedologici anche se attribuibili probabilmente a formazioni quaternarie diverse, si possono distinguere due livelli terrazzati principali e più superfici secondarie o di transizione.
Tra le superfici più antiche (pianalti a ferretto), il terrazzo delle Groane, allungato da
nord a sud per 28 km, tra Lura e Seveso, è inciso da valli subparallele dirette verso il
suo lato sud-orientale, lungo il quale una scarpata di almeno 5 m lo porta a contatto
col LFdP. Sul lato opposto i dislivelli con le superfici sottostanti sono assai più ridotti,
a tratti assenti.
A est del torrente Molgora si riscontra, assieme a lembi di terrazzi minori, l’ampia
superficie del terrazzo di Trezzo d’Adda, il maggiore fra i pianalti ferrettizzati lombardi, inciso sensibilmente da vari torrenti che lo attraversano con andamento nordsud nella parte centro-occidentale, dividendolo in due superfici distinte.
Al contrario dei terrazzi antichi, fortemente incisi e ondulati, quelli intermedi tra
LFdP e i pianalti a ferretto hanno superfici piane, molto più omogenee, in genere
intaccate dalla presenza antropica e senza evidenze di reticolo idrografico attivo o
fossile. Talvolta questi terrazzi sembrano immergersi nella pianura, talaltra la transizione è marcata da un gradino morfologico di 2-3 metri (es. Cambiago, Cavenago),
o più. Questi terrazzi hanno una pendenza media tra 0,6 e 0,9%.
3) Livello fondamentale della pianura
Questo ambito fisiografico occupa la maggior parte della superficie provinciale. Al
suo interno è possibile distinguere tre diverse porzioni, ascrivibili a quelle che sono
definite come "alta", "media" e "bassa" pianura.
La pendenza delle superfici varia tra 0,7% nelle parti più settentrionali fino a 0,150,2% in quelle più meridionali, con un gradiente che decresce regolarmente in
senso nord-sud in parallelo alla riduzione di quota e della granulometria dei sedimenti. La quota varia tra oltre 200 m di Rescaldina e 85 m delle aree più depresse a
sud di Carpiano, mentre la granulometria passa dalla dominanza ghiaiosa a quella
sabbioso-limosa.
Alta pianura. Le superfici settentrionali, come rivela l’analisi dei loro caratteri
morfometrici, sono le conoidi pedemontane, costruite dagli apporti dei torrenti fluvioglaciali e successivamente rimodellate dai corsi d’acqua attuali che ne sono gli
eredi. Hanno composizione prevalentemente ghiaiosa (alta pianura) e pendenza
media compresa tra 0.5-0.6%.
Media pianura. Più a sud, circa all’altezza di Milano, le conoidi perdono di evidenza, i sedimenti diventano prevalentemente sabbiosi e la pendenza passa al valore
medio di 0,4%, che può essere considerato come il valore discriminante tra l’alta e
la media pianura. Il contatto fra queste costituisce una fascia in cui si verifica l’emer-
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Caratteri fisici del territorio
genza dei fontanili o risorgive.
Bassa pianura. È presente in due aree distinte di limitata estensione; quella occidentale è adiacente alla valle del Ticino (zona di Abbiategrasso), mentre quella orientale
è situata oltre l’allineamento Melegnano-Paullo. Entrambe sono costituite da sedimenti a composizione sabbioso-limosa e hanno pendenze poco superiori allo 0,1%.
Elementi lineari geomorfologici, progetto
basi informative ambientali di pianura
Regione Lombardia
4) Valli fluviali
Tutti i principali corsi d’acqua del milanese incidono i territori attraversati con
profondità variabile. Di grande evidenza morfologica le incisioni dei fiumi Ticino,
Olona, Lambro e Adda, con dislivelli massimi anche di 90 m, nel caso dell’Adda
all’altezza di Porto d’Adda, e che vanno progressivamente riducendosi verso sud
fino a dislivelli di 2 m o anche meno (Lambro e Olona) all’altezza di Pieve Emanuele,
nella parte più meridionale della provincia.
Il Ticino ha una valle molto ampia (5 km e più) e un tracciato, nel suo tratto milanese, costituito da canali intrecciati che annualmente possono essere modificati e
cambiare percorso.
L’Olona ha una valle con ampiezza di circa 1,5 km.
Il Lambro ha una valle ampia da 1 a 2,5 km, con un fondovalle molto attivo e mobile in alcune zone, anche in relazione alla scarsità di opere di difesa delle sponde e
alle forti variazioni di portata, sia naturali sia artificiali (scarichi).
La valle del Seveso è facilmente riconoscibile solo fino all’altezza di Varedo, mentre
le valli dei torrenti Lura e Bozzente, i cui corsi sono stati rettificati, non presentano
evidenze morfologiche di rilievo.
Infine, l’Adda presenta un corso stretto e incassato che si apre nettamente solo all’altezza di Cassano (3 km), dove il fiume assume un tracciato simile a quello del Ticino.
Tutti i corsi d’acqua citati, in particolar modo quelli principali come il Ticino e l’Adda,
nell’adattare il proprio corso alle variazioni del livello del mare hanno deposto nel
tempo una gran quantità di sedimenti, riconoscibili come vari ordini di superfici terrazzate entro le rispettive valli fluviali.
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Suoli e paesaggi della provincia di Milano
Idrogeologia
Dal punto di vista idrogeologico possiamo descrivere la presenza di acqua nel milanese secondo le tipologie di seguito descritte: l’acqua nel suolo e l’acqua di falde.
Idrografia superficiale, dati Sistema
Informativo Territoriale (SIT) Regione
Lombardia
Corsi d’acqua principali
Corsi d’acqua secondari
Canali principali
Aree idriche
L’acqua nel suolo
La presenza di acqua nel suolo o, comunque, entro 2-3 metri di profondità dalla
superficie del terreno, può essere dovuta alla presenza di orizzonti poco permeabili, oppure alla influenza di una vera falda freatica a profondità ridotta.
Nel primo caso si formano orizzonti di suolo frequentemente saturi d’acqua, per
ristagno interno, ed eventualmente piccole falde sospese.
Ciò accade nei terreni più antichi, che hanno orizzonti argillosi e compatti, o in
suoli con granulometria medio-fine soggetti a forte interferenza idrica (vicinanza di
canali irrigui, fontanili, aree morfologicamente depresse ecc.).
Una falda idrica a profondità ridotta è invece riscontrabile in poche situazioni nell’area in esame: in alcuni tratti di fondovalle (Lambro, Adda), in aree di media pianura con fontanili in attività (Pozzuolo Martesana), nelle piane lacustri intramoreniche della Brianza.
In tutti questi casi, per fattori interni o esterni al suolo, il drenaggio è molto rallentato, con sensibili influenze sui caratteri pedologici.
*3b- Caratteri fisici
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Caratteri fisici del territorio
Alvei storici, progetto basi informative
ambientali di pianura Regione Lombardia
L’acqua di falda
L’acquifero superficiale, sede della falda freatica e ad alimentazione prevalentemente meteorica, è costituito da ghiaie e sabbie alternate a discontinui livelli argillosi.
Nei depositi quaternari più antichi si riscontra talvolta una falda semiconfinata collegata con la freatica.
Nella zona circostante l’aggregato urbano di Milano e del suo hinterland le isofreatiche evidenziano un profondo cono di depressione causato dai numerosi e cospicui
prelievi per l’uso civico, mentre lungo i confini occidentale ed orientale dell’area si
registra una loro inflessione verso l’alto a causa dell’azione drenante del Ticino e
dell’Adda.
Nelle zone più settentrionali della pianura la falda si trova in mediaa 30-40 m di
profondità mentre, procedendo in direzione sud, risale gradualmente fino ad emergere nella fascia dei fontanili.
Quest’ultima si estende, in provincia di Milano, in una fascia continua di emergenze
dall’Adda al Ticino, per una larghezza variabile fra 4 e 20 km; il suo limite settentrionale varia in funzione delle condizioni piezometriche della falda (l’abbassamento
della falda freatica negli ultimi decenni - nonostante l’inversione di tendenza del
fenomeno dell’ultimo quinquennio - ha causato un notevole spostamento verso sud
della linea superiore di attività dei fontanili).
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Suoli e paesaggi della provincia di Milano
Uso del suolo
2
Foto aeree realizzate da CGR, Compagnia
Generale Ripreseaeree.
Dall’analisi dei risultati ottenuti dal progetto Destinazione d’Uso dei Suoli Agricoli
2
e Forestali (DUSAF) sulle ortofoto IT2000 , la provincia di Milano si caratterizza per
la massiccia presenza di insediamenti residenziali e produttivi e per la rete
viaria che occupano più di un terzo dell’intera superficie: circa 75.000 ettari, pari
al 38% dell’estensione provinciale. Questa presenza contraddistingue soprattutto
la parte nord della provincia fino al confine con le province di Varese, Lecco e
Como dove l’incidenza dell’urbanizzato sulla superficie totale supera a volte il
50%.
Classi d’uso del suolo della provincia di
Milano, progetto DUSAF Regione Lombardia
Aree Idriche
Vegetazione naturale
Seminativi
Boschi
Prati
Risaie
Legnose agrarie
Aree sterili
Urbanizzato
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Caratteri fisici del territorio
La classe d’uso maggiormente rappresentata è quella dei seminativi con una
superficie di circa 98.500 ha (50% della superficie totale). Tra le colture presenti
troviamo cereali autunno-vernini, colture industriali (mais) e riso concentrato nella
pianura centrale idromorfa e in quella meridionale, al confine con la provincia di
Pavia.
I prati, elementi tipici dell’agricoltura e del paesaggio milanese, si distribuiscono
prevalentemente lungo le aree a terrazzo settentrionali, nella fascia dei fontanili e
nelle vicinanze delle zone protette a ridosso dei due grandi fiumi Ticino e Adda.
Infine abbiamo le superfici a bosco, che si estendono per circa 12.700 ha (6,4%
della superficie totale, con un incremento di 2 punti percentuali, nel 1998, rispetto a quanto rilevato nel 1994) e si localizzano nelle aree a parco provinciali e a settentrione nelle zone dei terrazzi e delle morene.
Le siepi e filari costituiscono una fitta ragnatela, omogeneamente distribuita
nelle aree più prettamente agricole della provincia, con un’estensione complessiva
superiore ai 2.000 km lineari. L’importanza di tale rete si è andata sempre più rivalutando negli ultimi anni, grazie anche a studi che hanno sottolineato, oltre all’importanza paesaggistica, anche la funzione di riserva di biodiversità dei corridoi
ecologici che uniscono le differenti aree naturali in cui si "muovono" la fauna e la
flora spontanea.
Particolare siepi – filari,
progetto DUSAF Regione Lombardia
Filari e siepi continui
Filari e siepi discontinui
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*3c- I pedopaesaggiMI
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I pedopaesaggi della provincia
La classificazione del pedopaesaggio
Il paesaggio costituisce il modo, personale e soggettivo, in cui ognuno di noi percepisce l’ambiente che lo circonda, in funzione della propria sensibilità e
formazione.Tra le sue molteplici componenti, assume grande rilievo la struttura fisica del territorio, di cui il suolo costituisce un elemento significativo. Il suolo e il paesaggio in cui si trova formano un’entità inscindibile: pertanto devono essere studiate e considerate sempre nel loro insieme.
Il paesaggio fisico come noi lo percepiamo è la risultante dell’interazione degli stessi
fattori che determinano le caratteristiche e le proprietà dei suoli: clima, topografia,
geologia, organismi viventi. Pertanto la sua analisi non può prescindere dal considerare i suoli che ne sono parte.
Si parla così di “pedopaesaggio”, cioè di una chiave di lettura che permette di capire,
collocare e classificare i suoli in relazione all’ambiente nel quale si trovano e si sono evoluti.
La provincia di Milano è formata da quattro grandi pedopaesaggi, che di seguito
descriviamo, articolati in altri più specifici in dipendenza della variabilità ambientale:
1) pedopaesaggio degli anfiteatri morenici (M) e dei terrazzi subpianeggianti rilevati
sulla pianura (R)
2) pedopaesaggio del livello fondamentale della pianura (L)
3) pedopaesaggio delle valli fluviali dei corsi d’acqua olocenici (V)
Anfiteatri morenici (M) e terrazzi
subpianeggianti rilevati sulla pianura (R),
provincia Milano, base informativa suolo,
ERSAF
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Suoli e paesaggi della provincia di Milano
Pedopaesaggio degli anfiteatri morenici (M) e dei terrazzi subpianeggianti rilevati sulla pianura (R)
Si tratta di un pedopaesaggio molto articolato, in cui sostanzialmente si susseguono, da nord verso sud, paesaggi morenici recenti e antichi, seguiti dai corrispondenti
terrazzi di origine fluvioglaciale.
Depositi morenici recenti (MR)
Gli anfiteatri morenici recenti, attribuiti al glaciale Würm (0,08-0,01 MA), costituiscono l’apparato glaciale più settentrionale (o più interno) presente in
Lombardia, solo marginalmente presenti all’estremo nord della provincia (Besana in
Brianza, Renate, Briosco). A essi si alternano nel paesaggio cordoni morenici, a
morfologia complessivamente pendente e accidentata, priva in apparenza di coperture eoliche, e piane fluvioglaciali intramoreniche.
Alla eterogeneità del paesaggio corrisponde un’elevata variabilità pedologica,
con suoli da poco profondi (soprattutto sui rilievi collinari, a causa dei processi di
erosione) a molto profondi (aree di accumulo colluviale e piane fluvioglaciali), frequentemente pietrosi e scheletrici, con tessitura moderatamente grossolana o
grossolana e permeabili. Sono inoltre tendenzialmente acidi e ben drenati, frequentemente con orizzonti superficiali ad accumulo di sostanza organica (epipedon umbrici).
*3c- I pedopaesaggiMI
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I pedopaesaggi della provincia
Depositi morenici antichi (MA) e terrazzi antichi (RA)
I depositi morenici antichi si caratterizzano per avere un’elevata maturità, con prevalenza di morfologie collinari a profilo dolce e pendenze relativamente
basse anche lungo i cordoni morenici; i terrazzi antichi (o pianalti) costituiscono nell’ambito dei terrazzi pleistocenici le superfici più rilevate, a morfologia da subpianeggiante a ondulata e da poco pendenti a moderatamente pendenti.
Tanto gli anfiteatri morenici quanto i terrazzi sono spesso ricoperti da depositi limosi
di probabile origine eolica (loess), soltanto a tratti di origine colluviale, che ha condizionato la successiva pedogenesi.
Numerose convergenze di alterazione chimico-fisica e di pedogenesi fanno
supporre una correlazione tra i depositi morenici più antichi e i terrazzi superiori o
pianalti (questi ultimi interpretati come la coeva piana fluvioglaciale).
Analogamente, i depositi morenici intermedi sono correlabili con i terrazzi intermedi, con lo stesso tipo di relazione evidenziato nelle forme più antiche.
I suoli presenti in questi paesaggi riflettono le evidenze di una lunga esposizione a
processi pedogenetici avvenuti sotto condizioni climatiche mutate più volte, da
quelle tipiche di ambienti subtropicali a quelle tipiche di ambienti glaciali e periglaciali. Il clima subtropicale fu attivo nell’areale padano durante il lungo interglaciale
mindel-riss (circa 0,43-0,3 MA) e durante il più breve interglaciale riss-würm (circa
0,13-0,08 MA), mentre durante i restanti periodi si ebbe l’alternanza di climi freddi
e temperati. I suoli hanno pertanto un carattere composito, dovuto al succedersi di
ripetuti cicli erosivi e pedogenetici dei quali portano le tracce.
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Suoli e paesaggi della provincia di Milano
Questi suoli si sono originati a partire da depositi a granulometria grossolana sormontati da coperture limose di spessore metrico (anche 2/3 m), hanno tessitura fine
o media e orizzonti molto alterati, spesso compattati (orizzonti a fragipan) e rubefatti per l’accentuata ossidazione dei minerali primari.
Caratteristica comune a tutti è la presenza di orizzonti argillici molto ben espressi,
con figure (screziature, lingue, noduli e pisoliti) piuttosto evidenti e con forte contrasto dalla matrice, che denotano la persistenza di condizioni redox favorite dalla riduzione della permeabilità connessa all’accumulo dell’argilla o alla compattazione di
particolari orizzonti.
Raramente presentano scheletro, in quanto i depositi ghiaiosi di partenza sono
profondamente alterati, mentre non è infrequente rinvenire nel profilo i “fantasmi”
dei singoli ciottoli che si presentano come masse soffici, arenizzate, o patine che
conservano l’originaria litocromia.
Queste superfici sono fortemente suscettibili al ruscellamento superficiale, e conseguente erosione idrica, anche in presenza di deboli pendenze.
Depositi morenici intermedi (MI) e terrazzi intermedi (RI)
Gli anfiteatri morenici e i terrazzi fluvioglaciali di età intermedia (riss), sono collocati
geograficamente e altimetricamente in posizione intermedia fra le corrispondenti
superfici antiche (MA e RA) e quelle più recenti (MR-LFdP).
Essi hanno hanno caratteristiche intermedie di evoluzione morfologica e
pedogenetica.
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I pedopaesaggi della provincia
Le pendenze nell’area morenica intermedia sono mediamente superiori a quelle del
morenico antico; mentre nei terrazzi le differenze rispetto a quelli più antichi consistono nella maggiore conservazione delle forme e nel prevalere di morfologie subpianeggianti.
I suoli presenti evidenziano analogie con le condizioni di pedogenesi delle superfici
antiche. Anche qui i suoli sono molto profondi su orizzonti molto alterati, e talvolta
compattati (duripan), rubefatti e lisciviati, con differenze soprattutto nel grado di
espressione e di contrasto delle figure pedogenetiche (screziature, noduli e pisoliti) e
in parte nella tessitura, che, soprattutto sulle superfici moreniche, è in prevalenza
media o moderatamente grossolana.
Nel complesso si osservano condizioni ossidoriducenti meno pronunciate, anche
per effetto di una migliore permeabilità dei suoli. Minore anche la desaturazione e
l’acidità.
Pedopaesaggio del livello fondamentale della pianura (L)
Competenza delle acque: trasporto di detriti
delle massime dimensioni compatibili con la
velocità.
3
Livello fondamentale della pianura (L),
provincia di Milano, base informativa suolo,
ERSAF
Questo pedopaesaggio caratterizza la maggior parte del territorio milanese e costituisce la parte di pianura formata per colmamento fluviale nella fase finale della glaciazione würmiana, all'esterno della cerchia morenica, mediante l’accumulo del carico
grossolano trasportato dai corsi d'acqua alimentati dalle acque di fusione dei ghiacciai.
I sedimenti deposti mostrano una granulometria variabile e decrescente, dalle ghiaie
ai termini più fini, procedendo in direzione sud, in relazione alla riduzione della velocità e competenza delle acque3.
In funzione della granulometria dei sedimenti e dell'idrologia superficiale e profonda, è possibile individuare entro questo pedopaesaggio 3 principali ambienti che si
susseguono da nord verso sud: alta pianura ghiaiosa, media pianura idromorfa e
bassa pianura sabbiosa.
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Suoli e paesaggi della provincia di Milano
Alta pianura ghiaiosa (LG)
È costituito dai conoidi ghiaiosi, coalescenti, a morfologia lievemente convessa o
subpianeggiante, che formano una superficie debolmente inclinata, solcata da corsi
d'acqua a canali intrecciati soggetti a grande variabilità di portata e con elevata torbidità delle acque.
Questo regime fluviale (“braided”) non più attivo ha originato depositi eterometrici,
con elevate percentuali di ghiaie e sabbie e grande variabilità granulometrica verticale e orizzontale, e ha determinato un ambiente estremamente vulnerabile e da
preservare, in quanto attualmente coincide in larga parte con l’area di ricarica degli
acquiferi profondi.
Su queste superfici, stabili e permeabili, l’ossidazione e l’alterazione dei minerali primari delle rocce sono i processi pedogenetici prevalenti. Nella provincia di Milano
l’illuviazione in profondità delle argille lisciviate dalla superficie del suolo, che si
esprime nella formazione dell’orizzonte argillico, si osserva soprattutto nella parte
orientale del territorio.
L’uniformità morfologica e granulometrica dell’alta pianura ghiaiosa è interrotta
localmente dalla presenza di aree a granulometria più fine per pedogenesi in situ, le
quali pur trovandosi alla stessa quota delle prime, e avendo presumibilmente un’età
comparabile, hanno suoli con caratteristiche più affini a quelli presenti sugli anfiteatri morenici e sui terrazzi intermedi
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I pedopaesaggi della provincia
Media pianura idromorfa (LQ)
È la zona della piana fluvioglaciale in cui, per la diminuzione di permeabilità
conseguente alla riduzione granulometrica dei sedimenti, la falda freatica emerge
in superficie o permane a scarsa profondità.
Tale pedopaesaggio coincide con la fascia delle risorgive, è delimitato a nord
dalla linea ideale che congiunge i primi fontanili e termina a sud dove questi si
organizzano in corsi d'acqua permanenti, originando un reticolo idrografico di
tipo meandriforme.
In questo ambiente la pedogenesi è condizionata dai processi di rideposizione
dovuti alle acque correnti o stagnanti e, soprattutto, dalla saturazione idrica del
suolo a diverse profondità e per periodi più o meno lunghi.
I fenomeni di idromorfia, legati alla presenza di una falda semipermanente
prossima alla superficie, sono più marcati in corrispondenza delle depressioni
corrispondenti alle testate dei fontanili, mentre assumono un minor rilievo nelle
superfici subpianeggianti e relativamente stabili che costituiscono il corpo
principale di questo ambito morfologico.
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Suoli e paesaggi della provincia di Milano
Bassa pianura sabbiosa (LF)
Questo pedopaesaggio contraddistingue il basso milanese, ai limiti con le province
di Lodi e Pavia.
Il suo limite settentrionale corrisponde alla zona in cui si osserva l’organizzazione
delle acque di risorgiva in un reticolo fluviale a meandri, sempre più inciso nei terreni
circostanti man mano che ci si avvicina alla piana di divagazione del Po, suo limite
meridionale.
I sedimenti che costituiscono la bassa pianura sono generalmente sabbiosi e
secondariamente limosi.
I suoli sono evoluti e fertili, generalmente ben drenati o con fenomeni di idromorfia di lieve o moderata entità, più equilibrati nella tessitura e nelle proprietà chimiche di quelli presenti nell’alta e media pianura.
L’assenza di fattori di disturbo ha consentito in questo ambiente una prolungata
pedogenesi sui materiali d'origine, con presenza di orizzonti d'alterazione o di
illuviazione d’argilla in profondità.
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I pedopaesaggi della provincia
Pedopaesaggio delle valli fluviali dei corsi d’acqua olocenici (V)
È questo il paesaggio delle valli fluviali, corrispondenti ai piani di divagazione (piane
attualmente inondabili) dei principali corsi d'acqua, attivi o fossili, e le loro superfici
terrazzate, situate a quote maggiori rispetto al fiume ed affrancate dalle acque.
La presenza di questo pedopaesaggio nel milanese è circoscritta alle valli dei fiumi
Ticino, Lambro, Adda e affluenti.
L’origine delle valli è dovuta all’incisione dei corsi d’acqua del reticolo idrografico
attuale o recente; molti di essi, attivi già nel Pleistocene, continuano a incidere o a
sovralluvionare i propri depositi.
Nelle valli oloceniche si distinguono il sottosistema delle superfici terrazzate e quello
delle piane alluvionali inondabili.
.
Valli fluviali (V), provincia Milano, base
informativa suolo, ERSAF
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Suoli e paesaggi della provincia di Milano
Superfici terrazzate, sospese sui corsi d’acqua attuali (VT)
Questo pedopaesaggio comprende i terrazzi alluvionali dell’Olocene antico, situati a quote maggiori rispetto al corso d’acqua, dal quale sono separate mediante
scarpate erosive, e non più inondabili.
Essi rappresentano precedenti alvei fluviali, abbandonati in seguito a una fase erosiva che ne ha provocato l’approfondimento.
La genesi dei terrazzi fluviali è riconducibile all’alternanza in età olocenica di fasi
deposizionali ed erosive, innescate dalle variazioni di portata dei corsi d’acqua e
dalle ripetute variazioni del livello medio del mare.
Poiché i corsi d’acqua olocenici hanno avuto una dinamica in prevalenza erosiva,
essi hanno inciso le proprie valli nella piana fluvioglaciale e fluviale, lasciando vari
ordini di terrazzi, di età proporzionale alla quota sul corso d’acqua, ciascuno dei
quali testimonia una precisa fase di stazionamento e di successiva incisione
fluviale.
I suoli presenti sono mediamente evoluti sulle superfici più stabili e variamente
ringiovaniti su quelle in pendenza e sulle scarpate, più soggette a processi erosivi
attuali. Essi hanno tessitura grossolana o moderatamente grossolana, sono spesso
pietrosi in superficie e scheletrici nel profilo, permeabili, a volte con orizzonti ad
accumulo di sostanza organica: desaturati, da subacidi a neutri o subalcalini, se
evoluti; saturati, se più recenti o poco evoluti.
*3c- I pedopaesaggiMI
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I pedopaesaggi della provincia
Piane alluvionali (inondabili) attuali o recenti (VA)
Sono le piane alluvionali laterali e alla stessa quota del corso d’acqua, costituenti
la piana di tracimazione in occasione degli eventi di piena, costruite a seguito di una
dinamica prevalentemente deposizionale.
I corsi d'acqua nel milanese, fatta eccezione per il Ticino che conserva il carattere
braided, hanno un regime a meandri, tipico della media e bassa pianura. In questo
tipo di regime il fiume ha in carico il solo materiale fine e conserva una limitata capacità erosiva; qualunque ulteriore riduzione di questa, in conseguenza di una diminuzione della velocità del corso d’acqua, innesca condizioni di deposito.
In questo contesto ambientale, la pedogenesi è poco espressa, sia per la frequenza di episodi erosivi e deposizionali, sia perché queste superfici sono spesso sommerse, dal corso d’acqua stesso durante gli eventi di piena o dalla risalita di falde di
subalveo. I suoli sono quindi scarsamente differenziati dal materiale di partenza,
riflettendo le particolari caratteristiche dei sedimenti sui quali si sono formati. In
generale presentano da lievi a forti problemi di idromorfia, frequentemente con
osservazione della falda entro il suolo, la quale può permanere presso la superficie
anche per lunghi periodi di tempo.
In questo ambiente le superfici adiacenti ai corsi d’acqua e le isole fluviali, corrispondenti alle golene aperte o agli alvei di piena, sono seguite da superfici subpianeggianti situate fra queste ed i terrazzi, da cui sono talvolta separate da gradini morfologici poco pronunciati.
*4- Suoli della provinciaMI
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I SUOLI DELLA PROVINCIA
I suoli della provincia
Schede descrittive di alcuni suoli
Scheda 1
Pedopaesaggio degli anfiteatri morenici e dei terrazzi subpianeggianti rilevati
sulla pianura
Terrazzi antichi
Suoli Cavo Campioli franco limosi (CCM1)
Scheda 2
Pedopaesaggio degli anfiteatri morenici e dei terrazzi subpianeggianti rilevati
sulla pianura
Depositi morenici recenti
Suoli Perego franco sabbiosi (PEG1)
Scheda 3
Pedopaesaggio del livello fondamentale della pianura
Alta pianura ghiaiosa
Suoli Firat franco sabbiosi (FIR1)
Scheda 4
Pedopaesaggio del livello fondamentale della pianura
Alta pianura ghiaiosa
Suoli Turro franco limosi (TUR1)
Scheda 5
Pedopaesaggio del livello fondamentale della pianura
Media pianura idromorfa
Suoli Motta franco sabbiosi (MTT1)
Scheda 6
Pedopaesaggio del livello fondamentale della pianura
Media pianura idromorfa
Suoli Figino franchi (FIN1)
Scheda 7
Pedopaesaggio del livello fondamentale della pianura
Media pianura idromorfa
Suoli Briavacca franco sabbiosi (BRV1)
Scheda 8
Pedopaesaggio del livello fondamentale della pianura
Media pianura idromorfa
Suoli Zivido franco sabbiosi (ZIV1)
Scheda 9
Pedopaesaggio delle valli fluviali
Superfici terrazzate, sospese sui corsi d’acqua attuali
Suoli Vismara franco sabbiosi (VIS1)
Scheda 10
Pedopaesaggio delle valli fluviali
Piane alluvionali (inondabili) attuali o recenti
Suoli Prinetti sabbioso franchi (PRN1)
*4- Suoli della provinciaMI
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I suoli della provincia
I suoli differiscono per caratteristiche legate al paesaggio (clima, quota, pendenza
ecc.), oppure per caratteri chimico fisici loro propri (profondità, espressione degli
orizzonti, tessitura, reazione ecc.).
La valutazione integrata di tali caratteri consente di attribuire le potenzialità dei suoli
con riferimento alle tre funzioni che i suoli principalmente svolgono negli ecosistemi
terrestri: produttiva, protettiva e naturalistica.
Estratto da Capacità d’uso dei suoli
della provincia di Milano, base informativa
suolo, ERSAF
In provincia di Milano sono stati identificati, cartografati e descritti 156 tipi di suolo
(fasi di serie), organizzati in 127 unità cartografiche. Entro ciascuna unità si può
avere la distribuzione omogenea di un solo tipo di suolo prevalente (consociazioni),
oppure l’associazione di due tipi di suolo alternati secondo un modello di distribuzione conosciuto (unità complesse: complessi, associazioni e gruppi indifferenziati).
In una visione d’insieme delle funzioni applicative dei suoli, la provincia può essere
descritta nel seguente modo.
Legenda
Aree miste
Aree adatte all’uso agricolo con limitazioni perlopiù da assenti a lievi
Aree adatte all’uso agricolo con limitazioni perlopiù da moderate a forti
Aree totalmente o in parte non adatte all’uso agricolo
*4- Suoli della provinciaMI
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Suoli e paesaggi della provincia di Milano
Funzione produttiva
I suoli provinciali, con riferimento alla possibilità di utilizzo produttivo (Land
Capability Classification o LCC), ben si prestano ad un uso di tipo agricolo, seppure con limitazioni di varia entità e natura, che possono interferire imponendo una
riduzione delle possibilità di scelta colturale oppure l’adozione di specifiche pratiche
di gestione. Le limitazioni presenti sono dovute alla difficoltà di smaltire le acque in
eccesso per periodi prolungati, soprattutto nella parte centro-meridionale (media
pianura e valli fluviali), a fattori legati alla profondità utile del suolo (talvolta associata ad un eccesso di pietrosità superficiale lungo i principali corsi d’acqua) e alla scarsa fertilità nel settore settentrionale.
Funzione protettiva
La quasi totalità dei suoli provinciali ha caratteristiche tali da rendere possibile l’utilizzazione agronomica dei fanghi di depurazione urbana mediante un’accurata gestione delle pratiche agricole (epoca di distribuzione, adeguati stoccaggi in
azienda, quantitativi e struttura del refluo, ecc.), che possono variare a seconda
delle limitazioni presenti, ed una corretta valutazione delle esigenze colturali e dell’epoca di semina.
I suoli restanti (meno del 10%), collocati prevalentemente nell’area ovest e sudovest, per le caratteristiche ad essi intrinseche, presentano forti limitazioni tali da
sconsigliare l’utilizzo di reflui zootecnici non strutturati (liquami).
Per quanto riguarda i fanghi di depurazione urbana la situazione si presenta significativamente differente; infatti circa un quarto dei suoli provinciali, concentrati in
prevalenza nella parte ovest, sono da considerare non adatti allo spandimento di tali
fanghi. La restante parte può essere considerata adatta seppure con specifiche attenzioni,
da valutare di volta in volta in funzione dei caratteri chimico fisici dei suoli interessati.
Poco meno dei due terzi dei suoli provinciali, prevalenti nella parte ovest e sud,
hanno una scarsa capacità di trattenere possibili inquinanti idrosolubili e svolgere
così un’efficace funzione protettiva nei riguardi delle acque sotterranee. Dei
suoli restanti, la maggior parte ha una capacità protettiva moderata riguardo tale
funzione e solo una parte esigua, localizzata preferenzialmente nella parte nordorientale, presenta una capacità protettiva elevata.
Quasi tutti i suoli del milanese consentono la veloce infiltrazione delle acque sottraendole allo scorrimento superficiale, svolgendo così un’efficace funzione protettiva nei riguardi delle acque superficiali. Meno del 10% di suoli, situati nella
parte nord-orientale, presenta invece criticità in tal senso, a causa della tessitura fine
in superficie che, anche in presenza di pendenze non significative, innesca fenomeni
di ruscellamento.
Funzione naturalistica
Tale funzione è correlata con il ruolo che i suoli hanno nel determinare le caratteristiche degli habitat naturali, nel proteggere la biodiversità e nel conservare importanti
patrimoni culturali per l'umanità. In provincia i suoli più antichi si collocano nelle
aree dei terrazzi antichi e intermedi a nord: essi presentano particolarità di interesse
pedologico, da considerare con un occhio di particolare riguardo.
Ogni suolo è suddiviso verticalmente
in topsoil, ossia l’orizzonte superficiale,
subsoil, l’insieme degli orizzonti sottostanti
interessati dalla pedogenesi, e substrato,
il materiale inalterato sottostante.
4
Nelle prossime pagine sono descritti 10 suoli rappresentativi della provincia, scelti
fra quelli più diffusi.
Ogni suolo è raccontato in modo schematico: ambiente, principali caratteristiche
chimico fisiche4 , caratteri funzionali, proprietà applicative dal punto di vista produttivo e di sostenibilità ambientale, indicazioni gestionali volte all’ottimizzazione delle
produzioni ma anche alla protezione delle falde.
Immediatamente sotto il nome del suolo, e prima della sua descrizione, ne viene
riportato l’inquadramento tassonomico, esteso al livello della fase di serie entro il
sistema di classificazione elaborato dal Servizio per la Conservazione delle Risorse
Naturali del Dipartimento Agricoltura degli Stati Uniti d’America (“Keys to Soil
Taxonomy”-ottava edizione, USDA 1998).
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SCHEDA 1:
Pedopaesaggio degli anfiteatri morenici e dei terrazzi
subpianeggianti rilevati sulla pianura
Terrazzi antichi
Suoli CCM1
Terrazzi e Morene antiche
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Suoli Cavo Campioli franco limosi (CCM1)
Typic Fragiudalfs fine silty, mixed, superactive, mesic
Ambiente e genesi
Topsoil
I suoli Cavo Campioli franco limosi sono situati sulle superfici modali e meglio conservate, a morfologia subpianeggiante o ondulata, dei terrazzi antichi.
La pendenza è da nulla a bassa (<1%). Si sono formati su sedimenti limosi di origine
eolica che hanno ricoperto depositi ghiaioso-ciottolosi di natura fluvioglaciale.
Hanno una distribuzione omogenea entro l’unità cartografica.
Sono attualmente utilizzati in prevalenza a prati e a seminativi.
Caratteri del suolo
A partire dalla superficie, i suoli CCM1 mostrano i seguenti caratteri:
• Topsoil (orizzonte Ap) spesso 30-40 cm, di colore bruno, con tessitura media e
scheletro molto piccolo da scarso a frequente, reazione da acida a subacida,
CSC media e TSB da molto basso a basso.
• Subsoil (orizzonti Bt e Btx) spesso da circa 40 cm a oltre 100 cm, di colore da
bruno rossastro a bruno giallastro, con tessitura moderatamente fine o media e
scheletro molto piccolo da scarso a comune, reazione da subacida a neutra, CSC
media e TSB da molto basso a medio.
• Substrato (orizzonte C) a partire da 120 cm, a tessitura media o moderatamente
fine e scheletro da frequente ad abbondante, con tracce di alterazione. Spesso
non osservabile in profilo perché situato oltre la profondità di scavo
Caratteri funzionali
Subsoil
I suoli CCM1 sono da poco a moderatamente profondi (profondità utile 50-100 cm),
limitati da orizzonti induriti e sbiancati (fragipan) con tracce di idromorfia; hanno drenaggio buono, permeabilità bassa (moderatamente bassa nello strato lavorato), elevata capacità di ritenzione idrica e forte rischio d’incrostamento superficiale.
Proprietà applicative
I suoli CCM1 hanno una ridotta fertilità chimica nell’Ap a causa essenzialmente del
basso TSB; ciò comporta la presenza di severe limitazioni che restringono la gamma
delle colture praticabili, in termini di remuneratività e di sostenibilità (sottoclasse
LCC: IIIs). La reazione acida rende questi suoli adatti allo spandimento dei fanghi di
depurazione con moderate limitazioni ed attenzioni particolari nelle modalità di
distribuzione e nelle quantità impiegate. L’utilizzazione a scopo agronomico dei
reflui zootecnici è invece ammissibile se eseguita nel rispetto delle buone pratiche
agricole, poiché si tratta di suoli soggetti a fenomeni di scorrimento superficiale. La
funzione protettiva nei confronti delle acque sotterranee è elevata mentre è bassa
quella nei confronti delle acque superficiali, a causa della permeabilità che si oppone all’infiltrazione dei flussi idrici nel suolo, originando fenomeni di scorrimento
superficiale. La presenza di particolari orizzonti che denotano antichità del suolo
(fragipan) rende alto il loro valore naturalistico; tali orizzonti sono attualmente vulnerabili alla degradazione, perché formati in condizioni ambientali molto diverse da
quelle attuali.
Indicazioni gestionali
Substrato
In questi suoli è rilevante il rischio di degrado fisico, a causa dell’elevato rischio d’incrostamento superficiale che, dopo eventi piovosi di una certa importanza, comporta la “sigillatura” e il collasso degli aggregati strutturali con rischio di compattamento della superficie del suolo e di innesco di fenomeni erosivi e di ruscellamento
superficiale, e impone qualche restrizione alla percorribilità in campo. La stabilità
degli aggregati strutturali e la fertilità del suolo possono, pertanto essere migliorate
con apporti di sostanza organica e di concimi adatti. Da segnalare, inoltre, l’opportunità di contenere la profondità di lavorazione: da una parte per non ridurre ulteriormente la fertilità fisico-chimica degli strati coltivati, dall’altra per non danneggiare l’orizzonte a fragipan e preservare così il valore naturalistico.
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SCHEDA 2:
Pedopaesaggio degli anfiteatri morenici e dei terrazzi
subpianeggianti rilevati sulla pianura
Depositi morenici recenti
Suoli PEG1
Depositi morenici recenti
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Suoli Perego franco sabbiosi (PEG1)
Typic Eutrudepts sandy-skeletal, mixed, mesic
Ambiente e genesi
Topsoil
I suoli Perego franco sabbiosi sono situati sulle parti sommitali dei cordoni morenici
recenti, alla quota media di circa 300 m slm e hanno moderata pietrosità superficiale.
La pendenza è moderata (media 12%).
Si sono formati su depositi grossolani eterometrici, non o scarsamente calcarei,
immersi in una matrice sabbioso-limosa.
Sono associati nella stessa unità cartografica (in complesso) a suoli profondi, acidi e
desaturati (CSS1). Sono attualmente utilizzati in prevalenza a prati e a seminativi.
Caratteri del suolo
A partire dalla superficie, i suoli PEG1 mostrano i seguenti caratteri:
• Topsoil (orizzonte Ap) spesso 15-30 cm, di colore grigio scuro, con tessitura
moderatamente grossolana, scheletro molto piccolo da scarso a comune, reazione da neutra ad alcalina, CSC media, TSB alto, generalmente non calcareo.
• Subsoil (orizzonte Bw) spesso 20-50 cm, di colore bruno giallastro scuro, con
tessitura moderatamente grossolana, scheletro piccolo e frequente, reazione
subalcalina o alcalina, CSC bassa o media, TSB alto, da non calcareo a scarsamente calcareo.
• Substrato (orizzonte C) a partire da 50-65 cm dalla superficie, di colore bruno o
bruno giallastro, a tessitura media o moderatamente fine, scheletro abbondante, da medio a molto piccolo, reazione da alcalina a molto alcalina, CSC bassa,
TSB alto, da moderatamente a molto calcareo.
Subsoil
Caratteri funzionali
I suoli PEG1 sono molto profondi (profondità utile >150 cm); hanno drenaggio
moderatamente rapido, permeabilità moderatamente elevata, scheletro abbondante a partire da 50-60 cm, bassa capacità di ritenzione idrica a causa dell’abbondante
scheletro presente nel substrato e moderate limitazioni climatiche dovute alla quota
media delle superfici.
Proprietà applicative
La pendenza moderata, le moderate limitazioni climatiche e la bassa ritenzione idrica sono la causa di severe limitazioni che restringono la gamma delle colture praticabili (sottoclasse LCC: IIIsc). La tessitura moderatamente grossolana e l’abbondanza
di scheletro consigliano un’attenta gestione nella somministrazione dei reflui zootecnici, peraltro parzialmente ostacolata dalla pietrosità superficiale, e sconsigliano
l’utilizzo dei fanghi di depurazione.
Questi suoli hanno moderata capacità protettiva nei confronti delle acque superficiali; hanno invece una bassa capacità di limitare la percolazione e la lisciviazione in
profondità di potenziali inquinanti (capacità protettiva bassa nei confronti delle
acque sotterranee), a causa del drenaggio e della permeabilità.
Non presentano peculiarità ambientali di rilievo.
Substrato
Indicazioni gestionali
La gestione dei suoli PEG1 richiede qualche cautela a causa di una certa suscettività
all’erosione, non trascurabile soprattutto sulle superfici a pendenza moderata.
Limitazioni alla percorribilità sono causate inoltre dalla pietrosità superficiale, che
comporta anche la presenza di pietre di grandi dimensioni (diametro >7,5 cm).
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SCHEDA 3:
Pedopaesaggio del livello fondamentale della pianura
Alta pianura ghiaiosa
Suoli FIR1
Alta pianura ghiaiosa
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Suoli Firat franco sabbiosi (FIR1)
Humic Dystrudepts sandy-skeletal, mixed, mesic
Ambiente e genesi
Topsoil
I suoli Firat franco sabbiosi sono situati sulle superfici modali dell’alta pianura ghiaiosa a morfologia subpianeggiante, caratterizzate da una pietrosità superficiale comune, di medie e grandi dimensioni, e con evidenze di paleoidrografia.
La pendenza è nulla o debole (<2%).
Si sono formati su depositi ghiaiosi a matrice sabbiosa di natura fluvioglaciale.
Sono presenti sia in consociazione, con diffusione omogenea entro l’unità cartografica, sia in complesso, associati a suoli poco o moderatamente profondi e senza un
apprezzabile tenore in sostanza organica nell’orizzonte di superficie (ROB1).
Il loro utilizzo prevalente è a seminativo .
Caratteri del suolo
Subsoil
A partire dalla superficie, i suoli FIR1 mostrano i seguenti caratteri:
• Topsoil (orizzonte Ap) spesso 35-40 cm, di colore bruno scuro, con tessitura
moderatamente grossolana e scheletro piccolo da comune ad abbondante, reazione da acida a neutra, CSC da bassa a media e TSB da molto basso a basso.
Tipicamente presenta elevate quantità di sostanza organica (fino al 7%).
• Subsoil (orizzonte BC o CB) spesso 20-60 cm, di colore da bruno a bruno giallastro, con tessitura grossolana e scheletro abbondante da molto piccolo a piccolo, reazione tipicamente subacida, CSC bassa e TSB da basso a medio.
• Substrato (orizzonte C) tipicamente oltre 70 cm, a tessitura grossolana e scheletro da frequente a molto abbondante, da molto piccolo a medio, reazione da
subacida a neutra, CSC bassa e TSB da basso ad alto.
Caratteri funzionali
I suoli FIR1 sono molto profondi (profondità utile >150 cm); hanno drenaggio
moderatamente rapido e permeabilità moderatamente elevata, bassa capacità di
ritenzione idrica e limitazioni climatiche da assenti a lievi.
Proprietà applicative
Substrato
I suoli FIR1 hanno una fertilità dell’orizzonte superficiale favorita dall’elevato tenore
in sostanza organica, ma condizionata negativamente dal basso TSB e talvolta dalla
reazione acida. I maggiori problemi sono però dovuti alla pietrosità superficiale,
causa di limitazioni molto severe che restringono drasticamente la gamma delle colture praticabili e impongono accurate pratiche di coltivazione (sottoclasse LCC: IVs).
La tessitura grossolana e l’eccesso di scheletro consigliano un’attenta gestione nella
somministrazione dei reflui zootecnici, peraltro parzialmente ostacolata dalla pietrosità superficiale, e sconsigliano l’utilizzo dei fanghi di depurazione (soprattutto a
causa della reazione acida e della bassa CSC che aumentano la mobilità dei metalli
pesanti).
I suoli FIR1 hanno un’elevata capacità protettiva nei confronti delle acque
superficiali. Sono invece vulnerabili nei confronti di quelle profonde (capacità protettiva bassa) a causa del drenaggio e della permeabilità.
Hanno inoltre un moderato valore naturalistico per la presenza dell’epipedon
umbrico.
Indicazioni gestionali
La gestione dei suoli FIR1deve considerare l’esistenza di limitazioni alla meccanizzazione delle pratiche agronomiche, che causano difficoltà di lavorazione e usura
degli utensili e comportano una maggiore onerosità di gestione dei campi.
Inoltre, la vulnerabilità all’inquinamento delle acque sotterranee impone una specifica attenzione nelle pratiche di concimazione e di utilizzo dei fitofarmaci.
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SCHEDA 4:
Pedopaesaggio del livello fondamentale della pianura
Alta pianura ghiaiosa
Suoli TUR1
Alta pianura ghiaiosa
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Suoli Turro franco limosi (TUR1)
Typic Hapludalfs fine loamy, mixed, superactive, mesic
Ambiente e genesi
Topsoil
I suoli Turro franco limosi sono situati sulle superfici, prive di dislivelli morfologici e in
continuità con quelle modali, costituite da materiali tendenzialmente fini e probabilmente più antichi, e caratterizzate da una comune pietrosità superficiale di medie e
grandi dimensioni.
La pendenza è nulla o debole (0,2%).
Si sono formati su depositi ghiaiosi a matrice sabbiosa di natura fluvioglaciale.
Hanno una distribuzione omogenea nell’unità cartografica.
Sono utilizzati prevalentemente per la produzione di cereali tipo frumento, o a seminativi irrigui e prati.
Caratteri del suolo
Subsoil
A partire dalla superficie, i suoli TUR1 mostrano i seguenti caratteri:
• Topsoil (orizzonte Ap) spesso 35-60 cm, di colore bruno, con tessitura da media
a moderatamente grossolana, talvolta con scarso scheletro piccolo, reazione
subacida, CSC da bassa a media e TSB da molto basso a basso.
• Subsoil (orizzonte Bt-2Bt) spesso 55-135 cm, di colore da bruno a bruno scuro,
con tessitura da media a moderatamente fine e scheletro comune che diventa
abbondante oltre 100 cm, da medio a molto piccolo, reazione tipicamente subacida che tende a diventare neutra oltre 100 cm, CSC media e TSB medio.
• Substrato (orizzonte C) a partire da 90 cm, tipicamente oltre 130 cm, tessitura
moderatamente grossolana e grossolana, scheletro abbondante da molto piccolo a medio, reazione da subacida a molto alcalina, CSC media e TSB media. Può
essere calcareo.
Caratteri funzionali
I suoli TUR1 sono molto profondi (profondità utile >150 cm); hanno drenaggio
buono, permeabilità moderata ed un’alta capacità di ritenzione idrica.
Proprietà applicative
Substrato
I principali problemi dei suoli TUR1 sono dovuti alla pietrosità superficiale, causa di
limitazioni molto severe che restringono drasticamente la gamma delle colture praticabili e impongono accurate pratiche di coltivazione (sottoclasse LCC: IVs). Non sussistono limitazioni all’utilizzazione agronomica dei reflui zootecnici, se eseguita nel
rispetto della buona pratica agricola mentre è consigliabile una gestione attenta nell’utilizzo dei fanghi di depurazione, a causa della bassa CSC dell’orizzonte superficiale.
I suoli TUR1 hanno un’elevata capacità protettiva nei confronti delle acque superficiali e una capacità protettiva moderata nei confronti di quelle profonde a causa
della permeabilità. L’utilizzo di fitofarmaci richiede pertanto particolari cautele dal
punto di vista dei quantitativi, del principio attivo e della periodi di somministrazione
al fine di ridurre il potenziale inquinante.
Non presentano peculiarità ambientali di rilievo.
Indicazioni gestionali
La gestione dei suoli TUR1 deve considerare l’esistenza di limitazioni alla meccanizzazione delle pratiche agronomiche, che causano difficoltà di lavorazione e usura
degli utensili e comportano una maggiore onerosità di gestione dei campi.
Inoltre la presenza di limitazioni alla fertilità, seppure non gravi, impone l’uso di
ammendanti e correttivi.
Infine, la moderata vulnerabilità all’inquinamento delle acque sotterranee impone
una specifica attenzione nelle pratiche di concimazione e di utilizzo dei fitofarmaci.
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SCHEDA 5:
Pedopaesaggio del livello fondamentale della pianura
Media pianura idromorfa
Suoli MTT1
Media pianura idromorfa
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Suoli Motta franco sabbiosi (MTT1)
Typic Endoaquepts coarse loamy, mixed, superactive, mesic
Ambiente e genesi
Topsoil
I suoli Motta franco sabbiosi sono situati nelle principali depressioni e alle testate dei
fontanili, aree accomunate dalle difficoltà di drenaggio per la presenza di una falda
semipermanente prossima alla superficie.
La pendenza è da nulla a bassa (0,1%).
Si sono formati su sedimenti sabbioso-limosi non calcarei.
Hanno una distribuzione omogenea nell’unità cartografica e con un utilizzo prevalentemente a seminativo.
Caratteri del suolo
Subsoil
A partire dalla superficie, i suoli MTT1 mostrano i seguenti caratteri:
• Topsoil (orizzonte Ap) spesso 30-45 cm, di colore bruno grigiastro scuro o bruno
oliva, con tessitura media e scarso scheletro di dimensioni variabili, reazione da
subacida a neutra, CSC da media a elevata e TSB da medio ad alto.
• Subsoil (orizzonti Bg), spesso da circa 30-40 cm, di colore bruno grigiastro con
molte screziature, con tessitura media, reazione neutra, CSC media e TSB da
medio ad alto.
• Substrato (orizzonte Cg), oltre 65 cm, con forti evidenze di idromorfia, a tessitura media o moderatamente grossolana e scheletro da assente a scarso, da piccolo a molto piccolo, reazione neutra, CSC media e TSB da medio ad alto.
Caratteri funzionali
I suoli MTT1 sono moderatamente profondi (profondità utile 75-100 cm), limitati da
orizzonti idromorfi e con presenza di falda idrica entro 100 cm. Hanno drenaggio
lento, permeabilità moderata ed elevata capacità di ritenzione idrica.
Proprietà applicative
Substrato
Il drenaggio lento dei suoli MTT1 causa la presenza di severe limitazioni che restringono la gamma delle colture praticabili e richiedono attenzioni gestionali specifiche
(sottoclasse LCC: IIIw). La presenza della falda entro il primo metro di suolo unitamente alla tessitura moderatamente grossolana, suggeriscono particolare attenzione nell’utilizzazione agronomica dei reflui zootecnici, soprattutto reflui zootecnici,
mentre la bassa CSC entro i primi 50 cm di suolo consiglia una cautela anche maggiore in quella dei fanghi di depurazione.
La funzione protettiva nei confronti delle acque sotterranee è bassa per l’interferenza della falda entro 100 cm aper la permeabilità moderata, mentre è elevata quella
nei confronti delle acque superficiali.
La presenza di caratteri idromorfi accentuati rende moderato il valore naturalistico
di questi suoli.
Indicazioni gestionali
Nella gestione dei suoli MTT1 è di fondamentale importanza favorire il drenaggio,
per evitare ristagni idrici e garantire un franco sufficiente per l’ottimale sviluppo
delle piante.
Occorre considerare inoltre la vulnerabilità che essi manifestano nei confronti dell’inquinamento delle acque di falda per assicurare una gestione attenta alle problematiche ambientali.
Da segnalare l’opportunità che tali aree offrono dal punto di vista ambientale e
ricreativo, per la presenza di elementi caratteristici, i fontanili, legati alla storia e alla
cultura di queste terre e che costituiscono veri e propri micro habitat naturali unici.
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SCHEDA 6:
Pedopaesaggio del livello fondamentale della pianura
Media pianura idromorfa
Suoli FIN1
Media pianura idromorfa
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Suoli Figino franchi (FIN1)
Aquic Hapludalfs coarse silty, mixed, active, mesic
Ambiente e genesi
Topsoil
I suoli Figino franchi sono situati sulle superfici subpianeggianti interposte fra le
principali linee di flusso e le zone più stabili, a drenaggio mediocre o lento.
La pendenza è da nulla a bassa (0,1%).
Si sono formati su depositi ghiaiosi di natura fluvioglaciale a matrice sabbioso limosa
o sabbioso argillosa.
Hanno una distribuzione omogenea nell’unità cartografica e sono utilizzati prevalentemente a seminativi avvicendati, con pioppeti.
Caratteri del suolo
A partire dalla superficie, i suoli FIN1 mostrano i seguenti caratteri:
• Topsoil (orizzonte Ap) spesso 30-50 cm, di colore bruno, con tessitura moderatamente grossolana e scheletro molto piccolo da assente a scarso, reazione subacida, CSC media o bassa e TSB da basso a alto.
• Subsoil (orizzonti Bt e Btg) spesso circa 40-100 cm, di colore bruno grigiastro
con molte screziature, con tessitura da media a moderatamente grossolana e
scheletro piccolo, comune, reazione da subacida a neutra, CSC media e alta e
TSB alto.
• Substrato (orizzonte Cg) a partire da 130 cm, con forti evidenze di idromorfia, a
tessitura media, reazione neutra, CSC media e TSB alto.
Caratteri funzionali
Subsoil
I suoli FIN1 sono molto profondi (profondità utile superiore a 150 cm), con evidenze
della presenza di una falda stagionale estiva entro 100 cm. Hanno drenaggio
mediocre, permeabilità moderatamente bassa e moderata capacità di ritenzione
idrica.
Proprietà applicative
I suoli FIN1 sono adatti all’uso agricolo; hanno però lievi limitazioni, dovute al drenaggio mediocre ed alla bassa saturazione in basi, che restringono la gamma delle
colture praticabili (sottoclasse LCC: IIws).
Non sussistono limitazioni all’utilizzazione agronomica dei reflui zootecnici, se eseguita nel rispetto delle buone pratiche agricole, mentre è consigliabile una gestione
attenta nell’utilizzo dei fanghi di depurazione, a causa della reazione subacida e
della CSC tendenzialmente bassa nell’orizzonte superficiale.
La funzione protettiva nei confronti delle acque sotterranee è elevata mentre è
moderata quella nei confronti delle acque superficiali, a causa della permeabilità
che ostacola l’infiltrazione dei flussi idrici nel suolo, originando fenomeni di scorrimento superficiale.
I suoli FIN1 non presentano peculiarità ambientali di rilievo.
Indicazioni gestionali
Substrato
Pur trattandosi di suoli che si prestano egregiamente all’utilizzazione agricola, è di
fondamentale importanza nella gestione dei suoli FIN1 favorire l’infiltrazione delle
acque nel suolo, per evitare potenziali ristagni e scorrimenti superficiali.
Occorre inoltre considerare la scarsa capacità di trattenere efficacemente i metalli
pesanti, dovuta alle loro caratteristiche chimiche.
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SCHEDA 7:
Pedopaesaggio del livello fondamentale della pianura
Media pianura idromorfa
Suoli BRV1
Media pianura idromorfa
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Suoli Briavacca franco sabbiosi (BRV1)
Typic Argiudolls fine loamy, mixed, superactive, mesic
Ambiente e genesi
Topsoil
I suoli Briavacca franco sabbiosi sono situati su superfici modali, stabili e ben conservate, a morfolologia subpianeggiante od ondulata e drenaggio mediocre o buono.
La pendenza è da nulla a bassa (0,1%).
Si sono formati su sedimenti a composizione sabbioso-limosa di origine fluvioglaciale.
Sono presenti sia in consociazione, con diffusione omogenea entro l’unità cartografica, che in complesso, associati a suoli moderatamente profondi e con drenaggio
mediocre (CNV1).
Sono utilizzati prevalentemente a seminativi e prati.
Caratteri del suolo
Subsoil
A partire dalla superficie, i suoli BRV1 mostrano i seguenti caratteri:
• Topsoil (orizzonte Ap) spesso 35-45 cm, di colore bruno scuro, con tessitura
moderatamente grossolana e scarso scheletro molto piccolo, reazione da subacida a neutra, CSC media e TSB alto.
• Subsoil (orizzonti Bt) spesso da 20 a 80 cm, (mediamente 30 cm) di colore
bruno, con tessitura da media a moderatamente fine o media e scheletro molto
piccolo da scarso a frequente, reazione neutra, CSC media e TSB alto.
• Substrato (orizzonte C) a partire da 100-120 cm, a tessitura grossolana e scheletro da frequente ad abbondante, con molte evidenze di alterazione (pellicole di
sesquiossidi e di ferro-manganese).
Caratteri funzionali
I suoli BRV1 sono profondi (profondità utile 100-150 cm), con presenza di falda idrica a partire da circa 120 cm; hanno drenaggio buono, permeabilità moderata,
moderata capacità di ritenzione idrica.
Proprietà applicative
I suoli BRV1 hanno buone potenzialità produttive e non presentano limitazioni alla
gamma delle colture praticabili (classe LCC: I).
Non sussistono limitazioni all’utilizzazione agronomica dei reflui zootecnici, se eseguita nel rispetto delle buone pratiche agricole, mentre è consigliabile una gestione
attenta nell’utilizzo dei fanghi di depurazione, a causa della CSC tendenzialmente
bassa nell’orizzonte superficiale.
Essi hanno un’elevata capacità protettiva nei confronti delle acque superficiali, mentre la permeabilità moderata comporta anche una moderata vulnerabilità nei confronti di quelle sotterranee.
Non presentano peculiarità ambientali di rilievo.
Substrato
Indicazioni gestionali
I suoli BRV1 hanno una buona fertilità e possiedono buone caratteristiche chimico
fisiche.
Occorre tuttavia una corretta valutazione dei carichi appropriati nella somministrazione dei reflui zootecnici e dei fanghi di depurazione, così come nell’impiego dei
fitofarmaci per la moderata vulnerabilità all’inquinamento delle acque.
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SCHEDA 8:
Pedopaesaggio del livello fondamentale della pianura
Bassa pianura sabbiosa
Suoli ZIV1
Bassa pianura sabbiosa
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Suoli Zivido franco sabbiosi (ZIV1)
Typic Haplustalfs coarse silty, mixed, active, mesic
Ambiente e genesi
Topsoil
I suoli Zivido franco sabbiosi sono situati sulle superfici modali stabili, pianeggianti o
leggermente ondulate, situate in posizione intermedia tra i dossi e le depressioni.
La pendenza è da nulla a bassa (0,1%).
Si sono formati a partire da sedimenti sabbioso-limosi non calcarei di origine fluvioglaciale sovrastanti depositi ghiaioso sabbiosi.
Hanno una distribuzione omogenea nell’unità cartografica e sono utilizzati prevalentemente a seminativo.
Caratteri del suolo
Subsoil
A partire dalla superficie, i suoli ZIV1 mostrano i seguenti caratteri:
• Topsoil (orizzonte Ap) spesso 30-40 cm, di colore bruno o bruno grigiastro scuro,
con tessitura moderatamente grossolana e scheletro molto piccolo da scarso a
frequente, reazione da subacida a neutra, CSC media e TSB da medio ad alto.
• Subsoil (orizzonti E e Bt), spesso circa 40-60 cm, di colore bruno-bruno giallastro, con tessitura da moderatamente fine a media e scheletro molto piccolo da
scarso a frequente, reazione da subacida a neutra, CSC bassa e TSB medio.
• Substrato (orizzonte C), tipicamente presente a partire da 75 cm, a tessitura
moderatamente grossolana o grossolana e scheletro da abbondante a molto
abbondante.
Caratteri funzionali
I suoli ZIV1 sono moderatamente profondi (profondità utile 75-100 cm), limitati
dalla presenza del substrato ghiaioso-sabbioso entro 100 cm. Hanno drenaggio
mediocre, permeabilità moderatamente elevata, elevata disponibilità idrica e moderato rischio d’incrostamento superficiale.
Proprietà applicative
A causa della profondità moderata e del drenaggio mediocre, i suoli ZIV1 presentano moderate limitazioni che restringono la gamma delle colture praticabili (sottoclasse LCC: IIws). La tessitura moderatamente grossolana li rende inoltre adatti, con
lievi limitazioni, tanto all’utilizzazione agronomica dei reflui zootecnici quanto a
quello dei fanghi di depurazione.
Hanno un’elevata capacità protettiva nei confronti delle acque superficiali. Sono
invece vulnerabili nei confronti di quelle sotterranee (capacità protettiva bassa) a
causa della permeabilità.
Non presentano peculiarità ambientali di rilievo.
Indicazioni gestionali
Substrato
Nei suoli ZIV1è presente un rischio di degrado fisico, a causa della moderata tendenza all’incrostamento superficiale che, dopo eventi piovosi di una certa importanza,
comporta la “sigillatura” e il collasso degli aggregati strutturali (con rischio di compattamento della superficie del suolo), e impone qualche restrizione alla percorribilità in campo.
La stabilità degli aggregati strutturali può essere migliorata con l’apporto di sostanza organica, ad esempio letame, e di ammendanti a base calcarea.
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SCHEDA 9:
Pedopaesaggio delle valli fluviali
Superfici terrazzate, sospese sui corsi d’acqua attuali
Suoli VIS1
Valli fluviali
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Suoli Vismara franco sabbiosi (VIS1)
Humic Dystrudepts coarse loamy, mixed, superactive, mesic
Ambiente e genesi
Topsoil
I suoli Vismara franco sabbiosi sono situati sui terrazzi fluviali stabili del Ticino, delimitati da scarpate erosive evidenti, a morfologia pianeggiante o ondulata, comprendenti antiche linee di drenaggio (paleoalvei) lievemente ribassate e affrancate
dall’idromorfia.
La pendenza è da nulla a bassa (<1%).
Si sono formati su depositi alluvionali costituiti da sedimenti fluviali sabbiosi non calcarei, ben gradati, con intercalazioni di ghiaie. Nell’unità cartografica sono associati
a suoli sottili con drenaggio rapido e permeabilità elevata (MOR1), caratterizzati
dalla presenza del substrato ghiaioso entro 50 cm.
Sono utilizzati prevalentemente a prato irriguo.
Caratteri del suolo
I suoli VIS1 mostrano, a partire dalla superficie, i seguenti caratteri:
• Topsoil (orizzonte Ap) spesso 40-70 cm (tipicamente 40-50 cm), di colore bruno
scuro, con tessitura moderatamente grossolana e scheletro molto piccolo da scarso a
frequente, reazione da acida a subacida, CSC media e TSB da molto basso a basso.
• Subsoil (orizzonti Bw), spesso circa 30-50 cm, di colore bruno giallastro, con tessitura moderatamente grossolana e scheletro piccolo da scarso a frequente, reazione subacida, CSC media e TSB basso.
• Substrato (orizzonte C), a partire da 70-75 cm, a tessitura grossolana e scheletro
da abbondante a molto abbondante, reazione neutra, CSC bassa e TSB basso.
Caratteri funzionali
Subsoil
I suoli VIS1 presentano una pietrosità superficiale, anche di grandi dimensioni (diametro dei ciottoli >7,5 cm), comune. Sono moderatamente profondi (profondità
utile 75-100 cm), limitati dal substrato ghiaioso. Hanno drenaggio buono, permeabilità moderatamente elevata, bassa capacità di ritenzione idrica. Presentano un
lieve rischio di inondazione.
Proprietà applicative
Substrato
I suoli VIS1 presentano limitazioni molto severe che restringono drasticamente la
gamma delle colture praticabili e impongono accurate pratiche di coltivazione (sottoclasse LCC: IVs), a causa della pietrosità superficiale comune. Sono adatti, con lievi
limitazioni, tanto allo spandimento dei reflui zootecnici quanto a quello dei fanghi di
depurazione (lieve inodabilità e tessitura moderatamente grossolana). Hanno un’elevata capacità protettiva nei confronti delle acque superficiali e una capacità protettiva
bassa nei confronti di quelle sotterranee a causa della permeabilità che non permette
la trattenuta dei fitofarmaci nel suolo per un tempo sufficiente a ridurne il potenziale
inquinante. L’utilizzo di fitofarmaci richiede pertanto particolari cautele dal punto di
vista dei quantitativi, del principio attivo e dei periodi di somministrazione. Hanno inoltre un moderato valore naturalistico dovuto alla presenza di un epipedon (= orizzonte
superficiale) umbrico, che è ricco di sostanza organica fortemente incorporata alla frazione minerale.
Indicazioni gestionali
La gestione dei suoli VIS1 deve considerare l’esistenza di limitazioni alla meccanizzazione delle pratiche agronomiche, che causano difficoltà di lavorazione e usura degli
utensili e comportano una maggiore onerosità di gestione dei campi. La vulnerabilità
all’inquinamento delle acque sotterranee impone una specifica attenzione nelle pratiche di concimazione e di utilizzo dei fitofarmaci. È altresì opportuno non approfondire
eccessivamente le lavorazioni, per salvaguardare il valore naturalistico dei suoli VIS1
attraverso la conservazione dell’epipedon umbrico. Infine, questi suoli si trovano nel
territorio del Parco fluviale del Ticino: sarebbero perciò da considerare in un’ottica più
ampia di tutela, anche per una loro valorizzazione con finalità ambientali e ricreative.
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SCHEDA 10:
Pedopaesaggio delle valli fluviali
Piane alluvionali (inondabili) attuali o recenti
Suoli PRN1
Valli fluviali
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Suoli Prinetti sabbioso franchi (PRN1)
Dystric Udorthents loamy skeletal, mixed, superactive, mesic
Ambiente e genesi
Topsoil
Substrato
I suoli Prinetti sabbioso franchi sono situati sulle superfici del Ticino adiacenti ai corsi
d’acqua e sulle isole fluviali inondabili durante gli eventi di piena ordinaria. Nelle piane
di tracimazione e a meandri queste aree coincidono con le golene aperte; in quelle a
canali intrecciati e rettilinei, come in questo caso, si identificano con gli alvei fluviali.
La pendenza è da nulla a bassa (pendenza media 0,5%).
Si sono formati su sedimenti fluviali ghiaiosi a matrice sabbiosa.
Sono strettamente associati nell’unità cartografica a suoli con caratteri simili: sottili,
con drenaggio da rapido a buono e permeabilità moderatamente elevata (VCT1),
caratterizzati dalla presenza del substrato ghiaioso entro 50 cm, e che differiscono
dai suoli PRN1 per avere un topsoil molto ricco di sostanza organica (orizzonte
umbrico) e sotto questo un orizzonte pedogenizzato (orizzonte cambico).
I suoli PRN1 sono utilizzati prevalentemente a prati, boschi di latifoglie e pioppeti.
Caratteri del suolo
A partire dalla superficie, i suoli PRN1 mostrano i seguenti caratteri:
• Topsoil (orizzonte Ap) spesso 5-40 cm (in media da 5 a 20 cm), di colore bruno
grigiastro scuro, con tessitura grossolana e scheletro piccolo da scarso ad abbondante, reazione molto acida, CSC bassa TSB molto basso.
• Substrato (orizzonte C), subito sotto il topsoil, a tessitura moderatamente grossolana e scheletro da abbondante a molto abbondante, reazione acida, CSC
bassa, TSB molto basso.
Caratteri funzionali
I suoli PRN1 sono sottili (profondità utile 25-50 cm), limitati dal substrato ghiaioso
sabbioso; hanno drenaggio rapido, permeabilità moderatamente elevata, capacità
di ritenzione idrica molto bassa e moderato rischio d’inondazione.
Proprietà applicative
I suoli PRN1 hanno limitazioni molto severe che restringono la gamma delle colture
praticabili (sottoclasse LCC: IVs), a causa soprattutto della ritenzione idrica molto
scarsa. Hanno anche una scarsa fertilità intrinseca che viene però compensata dall’abbondanza di sostanza organica nell’orizzonte lavorato e presentano rischi di sommersione (inondabilità moderata). L’utilizzazione agronomica dei reflui zootecnici, in
particolare modo di quelli non strutturati (liquami), è sconsigliata in questi suoli. Non
sono adatti all’uso di fanghi di depurazione a causa dello scheletro (molto abbondante entro il primo metro di profondità). La funzione protettiva nei confronti delle
acque sotterranee è bassa, a causa del drenaggio rapido e della permeabilità moderatamente elevata, mentre è media quella nei confronti delle acque superficiali, a
causa della moderata inondabilità.
I suoli PRN1non presentano peculiarità ambientali di rilievo.
Indicazioni gestionali
Nella gestione dei suoli PRN1 occorre considerare le limitazioni alla meccanizzazione
delle pratiche agronomiche, a causa dell’eccesso di scheletro nel suolo, che causano
difficoltà di lavorazione e usura degli utensili, e comportano una maggiore onerosità
di gestione dei campi. Inoltre la scarsa fertilità consiglia l’impiego di correttivi prontamente disponibili, nonostante la buona dotazione di sostanza organica.
La vulnerabilità all’inquinamento delle acque sotterranee, e in minor misura di quelle superficiali, impone una specifica attenzione nelle pratiche di concimazione e di
utilizzo dei fitofarmaci. Infine, questi suoli si trovano nel territorio del Parco fluviale
del Ticino: sarebbero perciò da considerare in un’ottica più ampia di tutela, anche
per una loro valorizzazione con finalità ambientali e ricreative.
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Glossario sintetico
Si riporta di seguito la definizione sintetica di
alcuni termini tecnici contenuti nel testo. Per
una trattazione più esauriente si rimanda al
Glossario contenuto nel CD Rom allegato al
volume.
fragipan
argilla
idromorfia
Frazione minerale del suolo costituita da particelle di diametro inferiore a 2 µm.
argillico (orizzonte ≈)
Orizzonte diagnostico subsuperficiale del
suolo formato a seguito di processi di illuviazione di argilla.
brunificazione
Liberazione di ferro attivo dai minerali della
roccia madre e sua interposizione fra molecole di argilla e di humus, con formazione di
aggregati ferro-argillo-umici.
cambico (orizzonte ≈)
Orizzonte diagnostico subsuperficiale, formato a seguito di processi di alterazione del
materiale di partenza.
capacità di scambio cationico
(C.S.C.)
La somma totale dei cationi scambiabili (principalmente Ca++, Mg++, K+, Na+, H+,
Al+++) presenti nel suolo, espressa in
meq/100g di materiale.
concentrazione
accumulo secondario di sali in forma di
masse soffici, patine e rivestimenti, oppure di
noduli o conrezioni, di natura carbonatica,
gessosa, ferro-manganesifera, ferruginosa.
decarbonatazione
Dissoluzione chimica dei carbonati negli orizzonti del suolo e/o nelle rocce carbonatiche
sottostanti ad esso, per azione di acque
meteoriche ricche di CO2.
Orizzonte diagnostico subsuperficiale compattato, con drenaggio molto lento; costituisce una limitazione fisica all’approfondimento radicale.
Condizione del suolo derivante da drenaggio
insufficiente o impedito, che si evidenzia in
una dominanza di colorazioni grigie.
illuviazione
Movimento di sostanze diverse attraverso il
profilo pedologico , da un orizzonte soprastante, che ne risulta impoverito, ad uno sottostante, che ne viene arricchito.
limo
Frazione minerale del suolo costituita da granuli di dimensioni comprese fra 2 e 50 µm. Si
distingue in limo fine (da 2 a 20 µm) e limo
grossolano (da 20 a 50 µm).
lisciviazione
Processo di trasporto idrico nel suolo delle
particelle fini disperse (argille e ossidi di ferro
a queste legati), dagli orizzonti superiori eluviali agli orizzonti profondi illuviali.
loess
Deposito di origine eolica , caratteristico
degli ambienti steppici e composto da particelle a granulometria prevalentemente limosa e sabbioso fine.
pedogenesi
L’insieme dei processi chimici, fisici e biologici
che trasformano progressivamente una roccia in suolo.
permeabilità (≈ del suolo)
Maggiore o minore facilità con cui un suolo
lascia penetrare, attraverso i suoi orizzonti,
l’acqua di percolazione.
reazione (≈ del suolo)
discontinuità (≈ litologica)
Cambiamento brusco di granulometria e/o di
composizione mineralogica fra due orizzonti,
indicante la loro diversa origine geologica e/o
la loro differente età.
drenaggio (≈ interno)
Capacità del suolo di eliminare l’eccesso idrico al suo interno.
epipedon
Orizzonte diagnostico di superficie, più o
meno scurito dalla sostanza organica o dilavato.
falda (≈freatica o libera)
Corpo idrico sotterraneo, più vicino alla
superficie del terreno. La superficie superiore
della falda viene denominata superficie freatica o tavola d’acqua.
Grado di acidità o di alcalinità del suolo,
espresso quantitativamente dal valore numerico del pH.
ritenzione idrica (massima capacità di ≈)
Quantità d’acqua trattenuta da un suolo allo
stato di saturazione idrica.
rubefazione
Liberazione di ossidi di Fe che attraverso la
progressiva disidratazione formano ematite,
la quale conferisce vivaci colori rossi ai suoli,
in un ambiente chimico spesso saturo di ioni
calcio, ma privo di carbonati.
sabbia
Frazione minerale del suolo costituita da granuli di dimensioni comprese fra 50 µm e 2
mm, distinta usualmente per scopi pratici in
tre classi in base al diametro dei granuli: sab-
bia molto fine, sabbia fine, media e grossolana e sabbia molto grossolana.
saturazione basica (tasso di ≈)
Rapporto percentuale fra la somma dei cationi alcalini e alcalino-terrosi (Ca,Mg,Na,K) fissati sul complesso di adsorbimento, e la
capacità di scambio cationico, ossia la quantità massima di cationi che 100 g di suolo
possono adsorbire. È indicato con l’acronimo
TSB. Un suolo nel cui complesso di scambio
sono largamente predominanti i cationi alcalini e alcalino-terrosi viene definito saturo.
saturazione (≈ idrica)
Condizione fisica del suolo nel quale tutti i
vuoti sono occupati dall’acqua. Corrisponde
alla capacità idrica massima.
sesquiossidi
Ossidi e idrossidi di Fe e Al (più raramente di
Mn e Ti), costituenti, nei suoli, prodotti residuali dell’alterazione.
scheletro
Frammenti rocciosi e pietre, di diametro
superiore a 2 mm, contenuti nel profilo
pedologico.
screziatura
Porzioni degli orizzonti di suolo di colore differente rispetto a quello dominante. La genesi delle screziature è riconducibile ad alternanze stagionali di stati di inumidimento e di
disseccamento nel profilo.
serie (≈ di suoli)
Gruppo di suoli simili per genesi e con uguale
classificazione, i quali presentano orizzonti
simili per composizione, spessore e caratteristiche. Le serie vengono istituite per scopi
soprattutto pratici, che influenzano la gestione del suolo.
fase di serie
Suddivisione entro una serie di suoli che evidenzia peculiarità significative per la crescita
dei vegetali o per le lavorazioni agrarie. Le
fasi di serie sono i costituenti delle unità cartografiche.
tessitura (≈ del suolo)
Proporzione relativa nel suolo delle particelle
minerali di diametro inferiore a 2 mm, costituenti la cosiddetta “terra fine” (argilla, limo,
sabbia).
unità cartografica
L’insieme dei poligoni (di suolo) di una carta
pedologica, individuati attraverso il rilevamento, costituiti dalla dominanza di uno o
più fasi delle stesse serie di suolo. Possono
essere costituite da un solo tipo di suolo
(consociazioni), o da due o più suoli diversi
che si alternano nel paesaggio secondo un
modello noto (associazioni, complessi, gruppi indifferenziati).
*0- CopertinaMI
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Suoli e paesaggi
della provincia
di Milano
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