SANA ACADEMY 2013 QUANDO LE PIANTE FANNO BENE ALLO

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 SANA ACADEMY 2013 QUANDO LE PIANTE FANNO BENE ALLO STOMACO E AL CUORE La cicoria selvatica, così come le erbette amarognole che soprattutto al sud vengono storicamente usate a tavola, magari per aromatizzare una frittata, sono un toccasana per l’apparato gastrointestinale. Il bicchierino di amaro, invece, è meglio sorseggiarlo all’inizio di un pasto, perché così preparerà l’organismo a digerire meglio: a fine pasto, invece, nonostante sia per molti un’abitudine, non ha effetti, anzi, potrebbe addirittura appesantirci. Ancora, l’aglio non può mancare in una dieta anticolesterolo, e protegge anche le nostre arterie. Sono solo alcuni esempi dei tanti benefici che le piante medicinali, ma anche quelle non propriamente tali, possono apportare a patologie croniche sempre più frequenti, come i disturbi cardiovascolari o quelli legati all’apparato digerente. Al di là dell’utilizzo degli estratti, che, sì, sono consigliati, ma che solitamente si assumono per periodi relativamente brevi, è bene che specialisti e profani conoscano anche gli effetti di lunga durata derivati dall’assunzione frequente di prodotti ottenuti da queste piante, soprattutto a tavola. Di questo e altro tratteranno i due seminari curati da Marco Valussi, fitoterapeuta e ricercatore della EHTPA (European Herbal & Traditional Medicine Practitioners Association), già noto al pubblico di SANA. Gli incontri fanno parte della sezione Salute e Benessere di SANA ACADEMY, il programma di corsi di formazione e aggiornamento professionale, a ingresso libero, promossi da SANA 2013, il Salone Internazionale del Biologico e del Naturale, la cui venticinquesima edizione si terrà a Bologna da sabato 7 a martedì 10 settembre. Il primo seminario è in programma martedì 10 settembre, dalle 10.30 alle 13, e tratterà di “Piante e cibi per la salute e la buona funzionalità digestiva: le piante officinali con maggior supporto scientifico e quelle promettenti”. La prospettiva da cui si partirà è quella delle piante medicinali “usate nella tradizione per i disturbi gastrointestinali, cioè quelle tra le più comuni in tutto il mondo – spiega Valussi – e utilizzate storicamente nella dieta mediterranea, soprattutto dai contadini delle regioni del sud Italia”. Sono le cosiddette “erbette selvatiche, cresciute con poco nutrimento e dunque amare – prosegue Valussi – usate per molte pietanze. Sono i ‘parenti poveri’ di tarassaco, carciofi e asparagi; oppure le piante aromatiche e piccanti”. Ebbene, il legame tra queste piante e il nostro apparato gastrointestinale è molto più stretto di quanto si possa pensare. E la loro importanza è proporzionale alla grande diffusione che i disturbi gastrointestinali hanno in tutte le società moderne. “I cibi amari – spiega Valussi – tendono a stimolare la secrezione di succhi gastrici. Quando si ingerisce un cibo amaro, l’organismo lo cataloga immediatamente tra le molecole tossiche e ha una reazione di rigetto”. Se però si assumono piccole quantità di qualcosa di amaro, si mette in moto un meccanismo gastrico virtuoso: “L’organismo infatti affronta questo cibo in modo diverso – spiega il fitoterapeuta ‐. Mentre i cibi dolci vengono assimilati velocemente per non perdere zuccheri, quelli amari vengono trattenuti per un tempo maggiore nello stomaco, che poi li riduce ai minimi termini prima di digerirli, e dunque vengono meglio digeriti. Pertanto questi cibi sono più pronti ad essere assorbiti, grazie ai succhi gastrici che allenano l’organismo alla digestione”. In sostanza è come se il nostro nostro apparato gastrointestinale di fronte ai cibi amari “andasse al rallenty”, un toccasana per chi soffre di disturbi legati alla digestione. Il secondo seminario curato dal dottor Valussi è in programma sempre martedì 10 settembre, dalle 14.30 alle 16.30, e tratterà di “Piante medicinali e sistema cardiovascolare: possibili ambiti e limiti di intervento. Le piante con maggior evidenza scientifica”. Alcuni tra i rimedi farmacologici più efficaci per i disturbi cardiovascolari derivano infatti dalle piante medicinali. Alcune di queste piante però non possono essere utilizzate a causa della loro elevata potenza e tossicità, ma ce ne sono altre utilizzabili che si sono dimostrate efficaci per trattare disturbi lievi dell’apparato cardiovascolare, quelli in sostanza provocati soprattutto dall’assunzione di colesterolo “cattivo”, cioè ossidato. “L’obiettivo è ridurre l’ossidazione del colesterolo, – spiega Vanussi – proteggere le arterie e agire sui trigliceridi”. C’è una pianta su tutte, non tossica, con un ventaglio di attività molto ampio, anche se in misura ridotta, che è di aiuto in questo campo: l’aglio. Che è anche tra le piante con più supporto sperimentale e clinico, insieme al biancospino, al tè verde, alla vite rossa, al mirtillo, allo zenzero, all’oliva, all’omega 3‐olio di pesce, e ai policosanoli, zuccheri presenti in varie piante, tra cui la canna da zucchero. “Cercheremo di descrivere i disturbi trattabili – conclude il fitoterapeuta – per poi analizzare le classi di piante più interessanti”. 
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