Giovani cattolici calabresi, religione e partecipazione politica Idea progettuale Società post moderna, post tradizionale, società del rischio, della modernità avanzata, società globale, seconda modernità… sono solo alcuni dei numerosi e variegati modi in cui molti autorevoli studiosi tentano di nominare l’epoca contemporanea 1 . Il mancato accordo su come definirla, pone in essere alcune caratteristiche peculiari; alcuni la indicano come una nuova epoca, altri ritengono sia l’ultima o una delle ultime fasi della società moderna. Ciò che è certo è che si tratta di una società caratterizzata da profondi cambiamenti che potremmo definire globali e che coinvolgono ogni sfera delle relazioni sociali. Oggi, l’individuo, liberato dai vincoli tradizionali della società, può scegliere la propria individualità; in passato ciò avveniva in maniera estremamente ridotta poiché era fortemente legato al contesto di provenienza. La maggiore libertà, se da un lato rappresenta uno degli aspetti più positivi dell’epoca contemporanea, dall’altro costituisce la radice di nuovi problemi per gli individui, che si trovano in crisi di fronte alle innumerevoli possibilità di scelta. Viene ridisegnato ogni ambito della vita, messi in discussione i tradizionali elementi di legatura, ovvero quei “campi dell’agire umano strutturalmente precostituiti” 2 su cui si fondava l’unità del soggetto e la coesione sociale. Su tali questioni, si sono confrontati vari autori, tra i classici Durkheim, Simmel, Weber, Luhmann e più di recente Berger, Dahrendorf, Melucci, Beck. Da tale premessa, nasce l’idea di indagare sugli effetti che le odierne trasformazioni sociali hanno avuto sulla dimensione religiosa e politica, a partire dalla considerazione che esse stesse, hanno assunto sempre di più i tratti di fenomeni prettamente “personali”, nonostante siano per eccellenza, fenomeni collettivi e comunitari. In particolare, risulta interessante comprendere come tali dinamiche si inseriscono nell’universo giovanile e nel contesto calabrese, perché alcuni tratti specifici del Mezzogiorno influiscono in modo molto marcato sul modo di orientarsi nella società. 1 A tal proposito cfr. A. Giddens, Il mondo che cambia, Il Mulino, Bologna, 2000; Z. Bauman, , La società dell’incertezza, Il Mulino, Bologna, 1999; U. Beck, I rischi della libertà. L’individuo nell’epoca della globalizzazione, Il Mulino, Bologna, 2000. 2 R. Dahrendorf, La libertà che cambia, Laterza, Roma-Bari, 1994. 1 La religione, fonte primigenia di integrazione sociale, dalle sue forme più semplici a quelle più complesse, come afferma Durkheim ne Le Forme Elementari della vita religiosa 3 , subisce, nel mondo contemporaneo, insieme a tutte le altre sfere del sociale, profondi cambiamenti. Il processo di modernizzazione, o di razionalizzazione, per dirlo con Weber, ha la pretesa di spiegare tutto avvalendosi della razionalità, del sapere scientifico e tecnologico; tutto ciò che non è scientificamente spiegabile perde di credibilità, da qui il presagio di un tramonto del sacro e delle credenze religiose. Il processo di secolarizzazione che sembrava irreversibile, tuttavia, non si è mai concluso, quindi, non si può escludere la possibilità di una riaffermazione della religione. Anche nella moderna società individualista, l’assenza di valori condivisi, e in particolare di valori religiosi condivisi, come afferma Tocqueville, mette a rischio la coesione della società al punto che la stessa democrazia non può esistere se non è sorretta da una tradizione religiosa. Anche il positivista Comte, seppure rifiutasse l’idea di un Dio trascendente, non riconducibile ad alcuna spiegazione tramite la ragione umana, è giunto a parlare di religione dell’umanità affermando l’essenzialità di una fede comune per la realizzazione della società positiva. 4 Si scorge qui l’importanza storicamente attribuita al ruolo sociale della religione e ai suoi forti legami con la politica. “L’autosufficienza della società moderna rispetto ai valori religiosi è, oramai, sempre più problematica. (…) Se il sacro è ineliminabile dalla società moderna, se esso vi svolge funzioni indispensabili di coesione e di solidarietà, se la società non può contare sulla propria autosufficienza normativa, si apre allora il problema di analizzare il senso ed il significato delle credenze religiose. Dal momento in cui queste non occupano più una funzione residuale, destinata ad un sempre maggiore declino, occorre non solo precisarne forme e contenuti, ma anche e soprattutto interrogarsi sulle loro modalità di esistenza in seno ad una società che tende a confinarle ai margini e che permane massivamente secolarizzata.” 5 La modernità non ha soppiantato la religione, tuttavia, non si può certo asserire che il modo di credere sia rimasto inalterato. Le forme del credere sono profondamente mutate, appaiono sempre più individuali e personalizzate (self service religioso), tant’è che oggi è possibile dichiararsi cattolici “convinti” senza tuttavia conferire legittimità al papa e ai precetti della chiesa. E’ possibile scegliere fra diverse opzioni possibili, si costruisce una religione fai da te del tutto singolare, questione molto dibattuta tra i sociologi delle religioni. 3 Cfr. E. Durkheim, Le forme elementari della vita religiosa, Newton Compton, Roma, 1973. Cfr. A. Comte, Système de la politique positive, Paris, 1951. 5 S. Abbruzzese, Sociologia delle religioni, Jaca Book, 1992, pp. 23-24 4 2 Un simile processo coinvolge anche la sfera della politica; nemmeno essa riesce più a raccogliere consensi sulla base di ideali o visioni del mondo precise. Anche qui vengono offerte tante opzioni possibili e tali da soddisfare larghe fasce della popolazione, mutano i partiti, 6 mutano le forme di partecipazione politica e diminuisce la prevedibilità degli esiti elettorali. Gli spostamenti da una coalizione all’altra sono continui, non esistono più partiti d’integrazione come potevano essere la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista nel dopoguerra. “La crisi di rappresentanza politica ha interessato soprattutto i partiti d’integrazione di massa. Ed è stata una crisi di legittimazione alla rappresentanza popolare e di carenza di capacità di creazione di vincoli di appartenenza fondati su riferimenti di carattere valoriale. Salta il preesistente sistema di relazione fra rappresentanti e rappresentati.” 7 Non ci sono più categorie sociali che identificano un ideale o una visione del mondo ben precisi. “L’identità individuale cessa di far riferimento e di fondarsi su un’unica e onnicomprensiva visione del mondo che disegni ed indirizzi la prassi, l’appartenenza e le opzioni che definiscono l’agire quotidiano. L’identità si forma piuttosto dentro sistemi di appartenenze particolaristiche (…) sempre più difficilmente riconducibili dal soggetto che le attua a concezioni globali della vita”. 8 Quanto finora detto, vale in generale per la società occidentale odierna. Nel caso specifico del contesto calabrese, la religiosità, “nel corso della prima evangelizzazione, era caratterizzata da forme idolatriche, pagane di devozione, e la chiesa cattolica anziché reprimere queste forme preesistenti, le assorbì, con il risultato di una religiosità del tutto particolare, dove la pratica religiosa ordinaria si è sviluppata molto meno rispetto a quella straordinaria: la festa”. 9 Da qui una religiosità che pone particolare enfasi sui santi, sulle feste patronali, le processioni, le grandi figure spirituali ed esemplari degli eremiti, più che sull’autorità dell’istituzione ecclesiastica alla quale, anzi, si guarda spesso con sfiducia e diffidenza. Anche la sfera politica del Sud e della Calabria, è intrisa di “fenomeni meridionali”, essa è, infatti, storia di clientelismo, di familismo amorale 10 e di “crisi di legittimità che investe l’azione politica e le istituzioni. (…) I giovani vivono con particolare radicalità tale crisi; 6 Cfr. F. Raniolo, La partecipazione politica, Il Mulino, 2002. V. Bova, Democrazie cristiane, Rubbettino, Soveria Mannelli, 1999, p.22. 8 Ibidem. P. 24. 9 D. Turco, Memoria religiosa e identità sociale, la religiosità in un comune del Mezzogiorno, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2005, p. 38. Per approfondimenti sul tema si veda P. Fantozzi, Comunità, società e politica nel Sud d’Italia, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli , 1997, pp.29-40. 10 E. Banfield, Le basi morali di una società arretrata, Il Mulino, Bologna, 1976. 7 3 essa non si esaurisce con l’avversione o l’estraneità alla politica intesa come gestione del potere, ma si concretizza con la perdita di riferimento forti e la rinuncia ad essere portatori di concezioni del mondo”. 11 Religione e politica vivono fortemente i mutamenti sociali in atto, le due sfere sembrano indipendenti l’una dall’altra pur rimanendo molto simili nel linguaggio e sebbene l’una faccia riferimento ad una dimensione trascendente ed ultraterrena e l’altra, ad una dimensione immanente e assolutamente intramondana 12 . Ci pare cruciale analizzare i legami tra queste due dimensioni al fine di mettere in luce la direzione intrapresa, facendo riferimento in particolare alle rappresentazioni dei giovani, che come afferma Fantozzi 13 hanno una straordinaria rilevanza per comprendere i mutamenti sociali in atto. Un’analisi comparativa tra militanti e non militanti in specifiche organizzazioni, costituisce un ulteriore livello di indagine per verificare se, e come, la vita associativa influisce nel modo di rapportarsi alla politica. Obiettivi e metodologia della ricerca Oggetto di questo studio sono le forme attraverso cui si presenta la religiosità giovanile in un contesto meridionale. In particolare se, e come, la dimensione religiosa crei strutture e vincoli di appartenenza vissuti dai giovani come rilevanti nella definizione del loro progetto di vita. Questa prima parte dell’indagine sarà circoscritta ad una città meridionale, Cosenza, e offrirà uno scenario di riferimento sulla religiosità giovanile. Oggetto della ricerca sarà un campione rappresentativo della popolazione cosentina in età compresa fra i 16 e i 30 anni. La tecnica utilizzata sarà quella del CATI. Un primo prodotto della ricerca sarà, dunque, un rapporto sulla religiosità giovanile a Cosenza. Questa prima fase della ricerca ci consentirà di isolare due differenti sottogruppi definiti in base ad un insieme di indicatori che misurino l’esperienza religiosa dei giovani lungo un continuum che vede, ad un estremo, l’espressione di una credenza completamente autonomizzata rispetto all’appartenenza e, sul fronte opposto, quanti, invece, declinino 11 P. Fantozzi, Giovani in Calabria, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2003, p.11. Cfr. A. Pizzorno, I soggetti del pluralismo, Il Mulino, Bologna, 1980. 13 P. Fantozzi, op. cit. p. 5 12 4 una religiosità in cui l’espressione di una credenza si coniughi ad un forte sentimento di appartenenza. In linea di principio si intende, cioè, individuare tre sottogruppi di giovani così caratterizzati: a) Affermano di credere in Dio, si dichiarano cattolici ma evidenziano un forte senso di autonomia rispetto alle istituzione ecclesiastica cattolica. b) Affermano di credere in Dio, si dichiarano cattolici, hanno una pratica religiosa regolare, si riconoscono in tutti o quasi tutti gli insegnamenti e i principi della chiesa cattolica. c) Credono in Dio, si riconoscono nella chiesa cattolica, sono impegnati in parrocchia, gruppi, associazioni, movimenti cattolici. All’interno di questi tre sottogruppi saranno individuati trenta giovani (10 per gruppo), fra di loro omogenei per caratteristiche socio-anagrafiche. Su questi soggetti sarà condotto un approfondimento su un tema particolare che è quello della rappresentazione della politica. Attraverso la conduzione di interviste basate su uno schema flessibile e standardizzato di interrogazione si cercherà di vedere se, e in che misura, la maggiore o minore istituzionalizzazione della religiosità giovanile influisca sul rapporto con il mondo della politica. Detto in altri termini se, e in che modo, la religione del self service, quella di chiesa e quella di militanza esprimono tipologie differenti di rappresentazioni politiche. Ipotesi della ricerca L’ipotesi che s’intende verificare è che l’espressione di una “religiosità appartenente” favorisca la sensibilità ai temi della politica e favorisca l’impegno sociale e politico nelle sue diverse forme. Risultati attesi Alla fine della ricerca ci si propone di presentarne i risultati diffondendoli in convegni, seminari e pubblicazioni di settore. 5 Bibliografia ABBRUZZESE, S. (1992), Sociologia delle religioni, Jaka Book, Edo 10, Milano. ACQUAVIVA, S., PACE, E. 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