Ricordo di Mario Todesco e degli
studenti del Tito Livio morti nella
Resistenza
a cura di Mariarosa Davi
Mario Todesco
Solagna (Vicenza) 15 agosto 1908 – Padova 29 giugno
1944
Figlio unico di Venanzio, docente al ginnasio
Tito Livio di Padova, iniziò gli studi ginnasiali
a Bassano e li completò al Tito Livio nel
1926. Si laureò in Lettere all’Università di
Padova nel 1931. Insegnante negli istituti
superiori dal 1932, ebbe l’incarico al Tito
Livio nel 1942.
Fin dal 1941 fece parte dei gruppi antifascisti
di Padova occupandosi della propaganda
nell’ambito della scuola. Dopo il 25 luglio
1943 collaborò col Partito d’Azione in stretto
contatto con Egidio Meneghetti, Lanfranco
Zancan, Otello Pighin, e contribuì alla
creazione delle brigate partigiane del
Grappa, insieme al cugino Ludovico (Vico),
svolgendo, grazie alla sua casa di Solagna,
funzioni di assistenza e collegamento con le
formazioni di montagna. Fu attivo anche
nella rete di aiuti ai prigionieri alleati e agli
ebrei. Fu arrestato la prima volta insieme a
Vico il 29 novembre 1943 e rilasciato il 13
marzo 1944.
I professori del Tito Livio nei primi anni Quaranta. Mario Todesco si trova nella fila in alto, sesto da sinistra.
(Museo dell’Educazione - Unipd)
Dopo essere stato liberato, rientrò a scuola deciso però, dopo la fine dell’anno scolastico, a raggiungere sul Grappa il cugino Vico.
Ma ebbe l’imprudenza di dirlo in giro, anche a scuola. La sera del 27 giugno, vigilia della partenza, fu arrestato dai fascisti della
brigata Muti e portato nella sede del circolo rionale Bonservizi. Anche il padre Venanzio, che era andato a chiedere sue notizie, fu
arrestato. Il corpo martoriato di Mario Todesco (con tracce di mitragliate sul collo e sul torace) fu ritrovato il mattino del 29 giugno
in via Emanuele Filiberto. Nel 2008 gli fu conferita la medaglia d’oro al merito civile alla memoria, che venne consegnata alla scuola
dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
L’assassinio di Todesco
fu un’iniziativa tutta
fascista, compiuta
all’insaputa dei
tedeschi.
Il comandante del
Servizio di sicurezza
tedesco, allarmato per
le reazioni dell’opinione
pubblica, chiese al
prefetto «sollecite
indagini sulla
faccenda».
(Archivio del Centro di
Ateneo per la storia della
Resistenza e dell’età
contemporanea – Casrec,
Università di Padova)
Manifestino stampato e diffuso
clandestinamente subito dopo l’uccisione
di Mario Todesco. Il testo è di Egidio
Meneghetti.
(Archivio Casrec - Unipd)
Egidio Meneghetti (Verona 1892–Padova
1961), medico, direttore dell’Istituto di
Farmacologia e Prorettore dell’Università
di Padova, animatore della Resistenza
veneta, fu tra i fondatori del Comitato di
liberazione nazionale regionale e
membro dell’esecutivo militare veneto.
La sua unica figlia, Lina, studentessa del
Tito Livio, perì con la madre Maria nel
primo bombardamento di Padova, il 16
dicembre 1943.
L’indignazione per la morte di
Todesco rimase forte a lungo,
tanto da provocare un episodio
drammatico dopo la fine della
guerra, durante il processo che i
brigatisti della Muti subirono
alla Corte d’assise speciale nel
1946: uno degli accusati
dell’uccisione di Todesco fu
linciato dalla folla inferocita.
(Archivio Casrec - Unipd)
Con l’assassinio di Mario la
tragedia della famiglia
Todesco era però appena
incominciata.
Il 21 settembre successivo,
durante il rastrellamento del
Grappa, venne ucciso anche
il cugino Vico (medaglia
d’argento al valor militare), il
comandante «Giorgi» della
Brigata libera Campocroce.
La sera stessa furono
arrestate dai tedeschi, e
scomparvero per sempre, la
sorella e la madre di Vico. In
che modo lo racconta il prof.
Venanzio Todesco in una
lettera dell’immediato
dopoguerra inviata al CLN,
probabilmente a
Meneghetti, per una
richiesta di ricerche in
proposito.
(Archivio Casrec - Unipd)
Quello stesso 21 settembre morì sul Grappa anche Sandro Godina, che faceva
parte della brigata di Vico Todesco.
(Archivio fotografico Casrec - Unipd)
Dopo la guerra un gruppo di compagni si recò sul luogo della morte, vicino alla malga Cason di Meda, per
recuperare la salma di Sandro Godina e di altri suoi compagni.
Sandro Godina era originario dell’Istria, il padre nella Prima guerra mondiale aveva disertato dall’esercito
austriaco per arruolarsi e combattere con l’Italia. Finito il liceo nell’estate del 44, si era iscritto a medicina.
(Archivio fotografico Casrec - Unipd).
Pochi giorni prima era stato ucciso nelle
campagne di Piacenza d’Adige Guido Puchetti,
di 18 anni, che aveva finito la prima liceo sez.
A. Era entrato a far parte di una formazione di
giovani partigiani della «Pierobon», la brigata
cattolica che aveva preso il nome dello
studente universitario Luigi Pierobon, fucilato
dai tedeschi per rappresaglia il 17 agosto 1944.
La formazione era guidata da uno studente di
ingegneria, ed ex del Tito Livio, Mario Tognato,
che al ritorno dalla Russia (dove era stato
ferito e decorato) era entrato nella Resistenza.
L’intera formazione era stata dispersa in
seguito a tradimento. Tognato, nel suo libro di
memorie di quel periodo, L’inverno di venti
mesi, racconta la morte di Puchetti, che si era
aggregato alla formazione da due giorni
appena, e si trovava insieme all’amico
Benedetto De Besi nascosto in una fattoria.
Furono uccisi, con altri quattro, dai fascisti
durante un rastrellamento. I loro corpi saranno
raccolti e tumulati dai frati di Praglia. A Guido
Puchetti (medaglia d’argento al valor militare
alla memoria) è intitolata una piazza a
Selvazzano.
Arriviamo al 1945, agli ultimi
giorni della guerra. Il 7 aprile
morì Gianni Berto (aveva
concluso la terza E nel 1944),
che faceva parte della brigata
“Lubian” del partito d’Azione.
Fu circondato e ucciso dalle
brigate nere di Campodarsego:
trovandosi in zona, era andato
a rifugiarsi per la notte tra i
resti della sua casa,
saccheggiata e incendiata già
mesi prima. Aveva 19 anni.
L’ultimo a morire, nei giorni
della liberazione, il 28 aprile
1945, fu Giuseppe Smania,
studente della seconda E, che
aveva solo 17 anni. Fu ucciso
dai tedeschi con una raffica di
mitra presso il tunnel di
Vigonza, mentre con l’amico
Giovanni Vicentini, studente di
medicina, tornava con una
motocarrozzetta da Treviso,
dove era stato a portare la
notizia della resa dei tedeschi.
Lo stesso giorno
moriva a Ponte di
Brenta, sempre
ucciso dai tedeschi,
Sergio Fracalanza,
ultimo comandante
della brigata azionista
«Silvio Trentin».
Possiamo considerare
anche lui fra gli
studenti del Tito
Livio, dove aveva
frequentato la prima
liceo nell’a.s. 194142. Al momento della
morte era iscritto a
medicina.
(Archivio
del Liceo
Tito
Livio)
Erano i giorni della
liberazione, festosamente
annunciata dai giornali.
Nella stampa e nei
manifesti di quei giorni
ricorre spesso il nome di
Mario Todesco.
Padova, Piazza del Santo, 28 aprile
1945. Truppe tedesche lasciano la
città dopo la resa.
(Archivio fotografico Casrec – Unipd)
(Archivio Casrec – Unipd)
(Archivio Casrec – Unipd)
(Archivio
Casrec –
Unipd)
(Archivio Casrec – Unipd)
(Archivio Casrec – Unipd)
(Archivio
Casrec- Unipd)
(Archivio Casrec – Unipd)
La lapide nel chiostro del
liceo in memoria di Mario
Todesco e dei quattro
studenti caduti nella
Resistenza.
Bibliografia:
Mario Todesco e gli allievi caduti per la Resistenza, Liceo-Ginnasio «Tito
Livio», Padova, 2006
Lino Lazzarini, Mario Todesco, Milano, Zanocco, 1947