Premetto in sintesi i punti più rilevanti del contesto in cui si è inserito l'oratore:
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essenza e fine dell'economia. Dopo anni di discettazioni di filosofia dell'economia, si affermò
(come ricorda pure Blanchard) che essa punta all'acquisizione della felicità per l'Uomo.
L'obiettivo è profondamente alto e lo diventa ancora di più per noi cristiani che vediamo
nell’uomo anche un fratello e un figlio di Dio;
"finanzializzazione dell'economia". Non è un caso- come il prof Zamagni ha ricordato- che la
"Caritas in veritate" cada propio in questo delicato momento storico-sociale, in
contemporanea con la crisi economica che ha investito tutto il mondo, dove è emersa una
serie di gravi discompensi nel sistema finanziario internazionale, che non possono non far
capire che qualcosa non ha funzionato. La causa di tutto è stata appunto quella che il prof ha
definito "finanzializzazione dell'economia", per cui la finanza ha condizionato in maniera
significativa l'economia. Si è registrata un' eccessiva manipolazione del sistema, frutto di
processi ripetutisi per decenni (con allusione agli U.S.A.) in cui si è assistito a concessioni di
mutui a chi non vantava sufficiente merito creditizio, allo spregiudicato gioco in borsa,
nonchè all'immissione di pericolosi titoli derivati (es. swap).
Il sistema economico, alla fine, portato alle strette, ha ceduto. Ma hanno ceduto assieme ad esso
anche -come si è ricordato- le colonne dell'etica economica, sostituite purtroppo dalla priorità di un
profitto esasperato.
Su tali presupposti ed in base a quanto detto dagli intervenuti al convegno, si deve - a mio avviso –
pervenire alle seguenti conclusioni.
Nel contesto di cui sopra ha scritto il Papa, stigmatizzando che la finanza, per poter decollare di
nuovo, deve ripartire dalla centralità della Persona verso la cui "terrena" felicità convogliare tutti gli
sforzi ed i processi: c'è bisogno di ripuntare ad una "eticizzazione dell'economia".
Con l'obiettivo di vedere una finanza "nuova", si deve fare i conti oggi in Italia con una situazione
sociale delicata, in cui uno dei punti di partenza è quello di porre in essere autentiche politiche
economiche intelligenti, che sappiano andare oltre ad alcuni errori di impostazione passati, di natura
ideologica.
Proprio come la "Rerum Novarum" di Leone XIII capì la necessità di corroborare la strada della
dottrina sociale della Chiesa mettendo da parte gli "antidoti" economici delle altre mentalità
imperanti nel XIX sec. ( liberismo e comunismo), anche oggi dobbiamo- come il prof Zamagni ha pure
ricordato - lasciarci con forza alle spalle l'idea di un'economia esasperatamente libera (figlia della
"mano invisibile” di Smith) così come di un 'economia ingessata dal presenzialismo statale.
Bisognerebbe, in realtà, guardare a vie d'uscita di politica economica e sociale che, al di là di
posizioni radicali, individui un'acuta strada intermedia in cui, anche in termini di stato di welfare, non
si commettano errori già visti. Si parli di un' economia funzionale alla persona, che sia liberamente
efficiente così da portare benessere alla collettività, senza degenerare nell' "efficientismo" (con
economia alienante che baratta diritti dei lavoratori) o nell' "assistenzialismo" con i noti aiuti di Stato.
Con riferimento a quest’ ultimo punto, si è ricordato Nitti, esponente del primo meridionalismo, di
cui dovremmo apprezzare l'organicità del pensiero, rivedendo però l'idea per cui l'unica strada
percorribile è quella dei sussidi e delle agevolazioni "calate dall'alto", che in passato purtroppo
spesso hanno più tamponato tristi situazioni, anzichè risolverle. Al contrario, più intelligente è
l'impostazione in virtù di cui si danno, oltre a mezzi materiali per venir fuori dai casi più urgenti,le
armi per una definitiva risoluzione e riqualificazione di certe realtà (es. Meridione) giocando con
sapienza le carte -come dice il Papa- della sussidiaritetà e della solidarietà.
Infine, credo che sia fondamentale il fatto che mai ci si debba scordare della parola "carità", senza
farla scadere nella filantropia (la carità è amore per il prossimo che è amore per Gesù).
Alla luce di questi punti, allora, si deve proseguire capendo che non ci può essere un 'Italia e un
mondo migliore ("personocentrico") senza un 'economia che crea benessere per tutti o senza
solidarietà, che sa venire incontro alle situazioni di disagio sociale (ma non solo, a fronte delle
"nuove povertà", come quelle dell'animo o dell'istruzione).
Mi auguro che coloro che concretamente ogni giorno hanno a che fare col mondo della finanza e
della politica facciano propri gli spunti di riflessione del Pontefice ad esempio in tema di federalismo,
di condotta delle banche e del rapporto fra profitto d’impresa con la persona.