Bioenergetic Landscapes: le piante attive Nel Bioenergetic Landscapes è importante la scelta di adeguate piante attive e la loro corretta collocazione Nel Bioenergetic Landscapes è evidente che l’interazione con i campi generatori crea sempre un effetto di amplificazione energetica con qualunque specie arborea, indipendentemente dalle sue specifiche caratteristiche. La scelta delle piante attive è, per questo, un momento importante che va a incidere significativamente nell’ambiente e deve essere eseguita conoscendone le principali caratteristiche benefiche derivate da un accurato studio con l’antenna Lecher. Collocando nello stesso punto ideale una pianta molto positiva, come una Quercia, o un’altra ben diversa energeticamente, come un Cipresso, otterremo ugualmente un’area bioenergetica, ma di valenza molto differente: benefica l’una, disturbante l’altra. Si tratta di un intervento il cui risultato incide fortemente sulla qualità elettromagnetica della biosfera locale, come finora non si era potuto realizzare in nessun’altra maniera. In un luogo così creato riusciamo a misurare con l’antenna sulle varie frequenze biologiche valori così alti d’intensità destrogira che possiamo definirli effettivamente terapeutici. Lo sviluppo dell’area bioenergetica non è circolare attorno all’albero ma esteso nel verso di avanzamento del Campo Generatore; il Decumano creerà perciò un’area verso est, il NW verso sud-est e il Cardo verso sud. Essa si espande tridimensionalmente e non è delimitabile in maniera netta, e nemmeno al suo interno si presenta d’intensità uniforme. Normalmente la modificazione elettromagnetica si estende orizzontalmente dal vertice del tronco fino a 20/30 metri di distanza, e si allarga a forma di larga parabola fino a circa 15/20 metri di ampiezza, con una sua caratteristica forma ellittica, simile a un ovoide allargato. La sua forma dipende probabilmente dalla spinta causata dal vento elettromagnetico del campo generatore, come una brezza modifica la forma di una nuvola. L’asse centrale di massima espansione di questo ovoide viene chiamato “fuoco energetico”: esso è una linea orizzontale ideale, come una specie di laser, dove l’intensità degli effetti biologici dell’area è massima. Allontanandosi dal fuoco orizzontale, questi effetti si indeboliscono progressivamente, proprio come avviene nell’elettromagnetismo e nell’acustica allontanandosi dalla sorgente del segnale. La modificazione elettromagnetica che si genera nell’area bioenergetica riguarda le onde portate, ma non cambia la presenza e la struttura delle onde portanti eventualmente presenti, sia di origine naturale che artificiale. In pratica, la qualità del flusso energetico in uscita dall’albero va a “sovrastare” gli effetti biologici di qualunque altra interferenza che attraversi l’area, come i segnali della telefonia cellulare, senza impedire a questi segnali di proseguire nel loro percorso. Quindi anche in presenza di segnali elettromagnetici disturbanti, naturali o artificiali, all’interno delle aree bioenergetiche ritroviamo una situazione che “disarma” le aggressioni provenienti dall’ambiente. Aree bioenergetiche e alberi sacri È molto probabile che all’origine delle antiche tradizioni legate al culto dell’Albero Sacro, presenti dal Mediterraneo alle regioni dell’Europa del Nord, ci fossero anche episodi di guarigioni improvvise o di visioni derivate dal contatto o dalla vicinanza di un albero, solitamente secolare. Alla luce di quanto descritto, viene spontaneo pensare che in certi luoghi, nei pressi di un albero, potessero verificarsi alcune particolari condizioni in grado di determinare aspetti talmente intensi dal punto di vista elettromagnetico da giustificare reazioni di sorpresa e di apparente “miracolo” tra le popolazioni di un tempo. La sviluppata sensibilità degli antichi permetteva, più facilmente di oggi, di percepire quello stato di particolare beneficio che si può avere in certe situazioni, che essi dimostravano dedicando un albero o un bosco all’operato di una o più divinità. Il tema dell’Albero Sacro e del Bosco Sacro sono stati ampiamente studiati dagli storici e dagli antropologi. Nella loro interpretazione, gli studiosi hanno spesso descritto il significato magico e simbolico che l’uomo di un tempo affidava a queste espressioni della Natura. Il fatto di non conoscere la capacità degli alberi di influire sulla sensibilità e la percezione fisica di esseri umani non ancora “anestetizzati” dalla società tecnologica e dai suoi ritmi ha però limitato la piena comprensione di questi significati, favorendone una spiegazione soprattutto razionale. Per quanto siano ampie le nostre conoscenze e la nostra immaginazione, non possiamo vivere e sentire con la sensibilità degli antichi; oggi possiamo solo leggere e cercare di interpretare i documenti del passato, ma continueremo a ignorare importanti fenomeni esperienziali, il cui reale coinvolgimento viscerale ed emotivo nella vita degli antichi era impossibile da trasmettere a parole, se non attraverso il linguaggio del simbolo, del magico o del sacro. Nel caso del Frassino, ad esempio, sappiamo che nella mitologia greca era consacrato a Poseidone, dio del mare, delle sorgenti e dei corsi d’acqua; l’analisi bioenergetica individua parallelamente in questo albero una forte influenza benefica a livello di reni, vescica e sistema linfatico, organi che interessano i flussi liquidi del corpo. Tutto questo non pare certo una casualità. Oggi sappiamo che passeggiare in un bosco ci permette di entrare all’interno di un ambiente fortemente influenzato dalle proprietà bio-elettromagnetiche degli alberi, tanto da rendere le nostre escursioni nel verde momenti di grande terapia energetica. Per questo ancora oggi ha senso parlare di boschi sacri e alberi sacri, per il grande rispetto e riconoscenza che a essi possiamo attribuire e per le reali possibilità che ci offrono di migliorare il nostro ambiente. Copyright © - Riproduzione riservata