La Rosa Mistica - Itali@ Magazine

annuncio pubblicitario
La Rosa Mistica
di Monica Casalini
La Rosa è un fiore molto particolare: per qualche motivo è
stata eletta quale simbolo della donna e più in generale della
femminilità.
Forme ricche e soave profumo sembrano essere alla base del suo
sconcertante successo in diversi ambiti come moda, cosmetica,
profumeria, cucina, medicina… Sì perché la rosa ha diversi
impieghi in altrettanti settori e questo dimostra la sua
incredibile inclinazione ad essere adatta a… tutto.
Non c’è profumo da donna che non abbia come base l’olio
essenziale di rosa, ad esempio. Così come non c’è donna a cui
non si regalano rose rosse.
Al di là degli sconfinati utilizzi che se ne possono trarre,
la rosa ha da sempre (e con sempre intendo da quando esiste,
cioè la bellezza di 20 milioni di anni – anche se per noi che
siamo comparsi molto dopo la cosa è arrivata un po’ più tardi)
un estremo valore mistico. Essa è stata – ed è – la
protagonista di innumerevoli storie, leggende, mitologie,
racconti e chi più ne ha più ne metta; compare nelle fiabe,
così come nelle canzoni e non si contano i poeti che le hanno
dedicato odi e poesie, fino a dichiararla la “Regina dei
Fiori”.
Ebbene, perché tanto successo? cosa c’è alla base di questa
venerazione da parte degli uomini?
Venerazione… è proprio il termine giusto.
In epoca molto antica la rosa, specialmente quella rossa, era
associata a diverse divinità femminili: le Grandi Dee come
Ishtar, Inanna, Afrodite e – ovviamente – la nostra italica
Venere. Stiamo parlando di versioni molto arcaiche di queste
dee, che nulla hanno a che vedere con gli aspetti mitologici
classici: erano divinità potenti, selvagge e decisamente
libertine. La rosa assumeva quindi, con le sue forme sensuali
che ricordano così sfacciatamente la vulva femminile, una
simbologia legata al sesso, alla voluttuosità, alla
sensualità, ecc… Venere, che sui libri di scuola viene
pateticamente descritta come una dea del generico amore, era
in realtà la patrona indiscussa del sesso e della frivolezza,
della gioia di vivere e di godere appieno della vita stessa.
In aprile, durante le Veneralia, le donne le offrivano sale
marino (in ricordo del suo regno di nascita) e in cambio
ricevevano un fallo di pietra. E’ quindi chiarissima la sua
posizione all’interno degli aspetti della vita quotidiana che
andava a coprire.
Una particolare varietà, quella canina, è probabilmente la
testimonianza fisica del legame con Venere. La canina ha
infatti solo cinque petali, fatto che la legò immediatamente
al simbolo del pentagramma. Perché? E’ presto detto: il
pianeta Venere (che rappresentava la dea stessa) disegna
intorno al sole – rispetto al punto di vista terrestre – una
stella a cinque punte. Perciò l’equazione fu presto fatta:
Venere Dea = Pianeta = pentagramma = rosa.
Sempre tra i Romani venivano celebrate le Rosàlia, feste
funebri il cui rito centrale era la decorazione delle tombe
con le rose a scopo propiziatorio: la rosa simboleggiava la
rinascita ovvero la reincarnazione a nuova vita; un omaggio
floreale che si è mantenuto e trasformato nei millenni fino ad
assumere le odierne sembianze antropomorfe di Santa Rosalìa, i
cui attributi mistici –
guarda caso – sono
teschio e la rosa.
il
In altre parole, nel tempo la rosa ha assunto valori simbolici
ben precisi, che con il passare dei secoli sono divenuti veri
e propri fondamenti dell’esoterismo classico. I Rosacroce
scelsero apposta questo termine per unire i valori cristiani
alla simbologia pagana antica. Mentre i Tudor, i Lancaster e
gli York (celeberrime casate inglesi) adottarono la rosa
canina con le tipiche cinque foglie del calice che spuntano da
dietro il fiore quasi come a voler comporre le cinque punte di
un ipotetico pentagramma sullo sfondo. E, sapendo bene quanto
conoscessero i dettami esoterici, è chiaro che la cosa non fu
fatta per puro caso.
Arriviamo dunque alla Vergine Maria, così distante da quelle
dee libertine, eppure così similmente eterea ed evanescente,
custode di grandi poteri, seppur volutamente nascosti da chi
la descrisse nella Bibbia. La Madonna è il simbolo della
purezza più assoluta e la Chiesa, che ben conosceva il
simbolismo della rosa, si guardò bene dall’associarla ad ella.
Così scelse il più ben casto giglio bianco a rappresentare la
Vergine. Eppure, per qualche scherzo storico, la Madonna viene
spesso indicata con l’epiteto di Rosa Mistica; ed alcune
rappresentazioni mariane la vogliono adornata in testa con una
stella a cinque punte, o con cinque stelle o infine con cinque
rose.
Un caso? Non proprio. Il processo di sincretizzazione a cui
tutte le dee pagane furono sottoposte durò diverse decine di
secoli ed è ovvio supporre che in alcuni casi non fu possibile
applicare alla lettera il volere biblico. Vuoi perché alcune
zone geografiche rimasero più isolate dal martellamento
ecclesiastico, vuoi perché le tradizioni più antiche sono dure
da sradicare o vuoi per chissà quale altro motivo, fatto sta
che figure come la celeberrima Stella Maris (manifestazione
mariana indubbiamente proveniente da Ishtar), possiedono una
stella a cinque punte sopra la testa che brilla come un faro.
O meglio come il pianeta Venere prima dell’alba: la cosiddetta
“prima stella del mattino”, la Eastern Star che ancora oggi
viene chiamata così dai membri della Massoneria.
Insomma, se la rosa ha un potere – oltre ai tanti che già
conosciamo – è sicuramente quello di attirare i nostri
sguardi, il nostro olfatto e la nostra mente, di coccolarci
con le rassicuranti forme che possiede e di rasserenarci con
il suo incredibile profumo. Infine di volgere i nostri cuori
verso uno stato di pace mistica, come la bella Venere, la
“verticordia” ovvero colei che volge i cuori e li fa suoi per
sempre.
Scarica