Il compositore Sylvano Bussotti ospite a Pordenone_ILNUOVOfvg

IL COMPOSITORE SYLVANO BUSSOTTI OSPITE A PORDENONE
La musica ai tempi di Internet
È una delle figure più rilevanti nel panorama della musica
contemporanea mondiale. Il compositore fiorentino Sylvano
Bussotti, è stato ospite a Pordenone del Festival del teatro
indipendente,
durante
un
incontro
organizzato
dall’Associazione cifrematica in occasione della pubblicazione
di Disordine alfabetico (edizioni Spirali). Nato nel 1931,
Bussotti si è distinto fin dagli anni cinquanta per una
creazione musicale che dava ampio spazio agli elementi gestuali e teatrali. Il suo carattere
radicalmente creativo lo induceva a considerare lo spartito musicale anche nel suo aspetto
puramente grafico, al punto da adottare in senso prettamente musicale alcuni disegni
dipinti in gioventù dallo stesso compositore. Allo studio del violino e della composizione,
Bussotti ha del resto affiancato l’attività pittorica. Ben presto ha iniziato a occuparsi di
teatro, organizzando spettacoli e scrivendone i copioni e le musiche. A tutto questo ha
pure affiancato un’attività letteraria in senso stretto, che l’ha condotto a scrivere volumi di
versi e raccolte di testi in prosa. Ecco cosa pensa del mondo culturale italiano e quali sono i
suoi prossimi progetti.
Quali sono state le sue più recenti creazioni in campo registico, e nella composizione
operistico-teatrale?
Il mio lavoro più recente, fra quelli di maggior rilievo, è stato un allestimento della Forza
del destino di Verdi al Teatro Regio di Torino. Potrei segnalare anche una mia
performance come autore/attore che si è svolta presso il Museo d’Orsay di Parigi, nella
stagione 1989-1990. Nella medesima circostanza, un mio dipinto è stato esposto nelle sale
del museo, accanto ai capolavori di Van Gogh e dei grandi pittori del passato.
Quali progetti sta elaborando attualmente?
C’è in effetti un grosso lavoro operistico al quale sto ponendo mano in questo periodo; ne
ho da poco concluso la prima parte, la cui sola stesura mi ha impegnato, contrariamente
alle mie abitudini, per ben sette anni: sono solito, invece, riflettere a lungo su un progetto,
per poi scriverlo in forma estesa in un tempo breve. Non dirò il titolo di questa nuova
opera, ma posso segnalare la presenza, al suo interno, di un riferimento alle Vite di Vasari,
nelle quali si cita un episodio tragico relativo a Luca Signorelli. Quanto ai miei progetti
attuali, posso ricordare uno spettacolo di danza che verrà presentato a Torino: intitolato
Ermafrodito, esso si ispira all’arte della cantante Cathy Berberian. C’è, poi, la Passion selon
Sade, che è un’opera che non finisce mai: non nel senso del testo, che è concluso fin dal
1966, ma sul piano delle sue riproposizioni sulla scena concertistica. Ad esempio, l’opera
sta per essere rappresentata per la prima volta in Spagna: a Madrid, al Teatro Zarzuela.
Forse verrà anche ripresa a Palermo, se l’anno prossimo, come sembra, rinascerà
l’iniziativa delle Settimane Internazionali di Nuova Musica.
Quali sono gli spettacoli di carattere teatrale o operistico che l’hanno maggiormente
colpita tra le produzioni recenti?
Devo riconoscere di andare poco a teatro, sia per limiti impostimi dall’età, sia perché il
lavoro compositivo non mi consente di mantenere costante l’attenzione sul panorama
attuale. In particolare, sto attualmente scrivendo molta musica e mi sto concentrando sul
violino, strumento da me appreso nell’infanzia. Negli ultimi anni è nato un rapporto molto
intenso con il violinista Luca Paoloni. Nemmeno una mia recentissima vacanza a Parigi si
è conclusa senza che ritornassi a casa con un nuovo pezzo per violino.
Ce ne potrebbe anticipare il titolo e una descrizione?
Un tempo il titolo dei miei pezzi nasceva prima ancora della stesura completa del brano!
In questo caso, invece, il titolo non è stato ancora ben definito. Nelle mie intenzioni
dovrebbe fungere da brano introduttivo a un nuovo Ciclo di composizioni violinistiche,
che s’intitolerà Leggero leggero. Quanto al contenuto musicale di questo pezzo parigino,
la sua composizione è nata con l’orecchio rivolto alle composizioni di Debussy dedicate al
mondo dell’infanzia: in particolare, al Doctor Gradus ad Parnassum, dal ciclo (pianistico)
del Children’s Corner.
Quale significato ha la forte presenza di elementi autobiografici nel suo nuovo libro
Disordine alfabetico?
Trovo che la presenza dell’elemento autobiografico sia necessaria per un artista: è una
maniera per portare testimonianza di sé in prima persona, con un’estrema sincerità
autobiografica. Io ho scelto questo mio modo di comunicare già in anni nei quali il mio
amico Luigi Nono poteva darmi esempi in tal senso. Questa mia poetica ha trovato anche
espressione, negli anni sessanta, nella formula "Pubblichiamo il privato", con la quale
intitolavo i miei contributi mensili alla rivista "Discoteca". Questa estrema sincerità è
necessaria per la comunicazione e l’espressione. Occorre, allora, ricordare il concetto per
cui l’artista sta accanto al suo modello. Molte creature ci vengono tolte, ma la loro
vicinanza si conserva nella forma del modello. E questo è legato all’autobiografia.
Luca Fabbro, "Il NUOVOfvg"