Malattie a trasmissione parenterale o sessuale Sono infezioni che si trasmettono per lo più per contatto diretto da uomo a uomo Malattie a trasmissione parenterale Tipi di malattie Questo gruppo di malattie ha subito un notevole incremento negli ultimi venti anni. Linfogranuloma venereo Scabbia Sifilide Herpes genitale Gonorrea Tricomoniasi Ulcera venerea Mononucleosi Granuloma inguinale Pediculosi HIV Uretrite da Clamidia HBV Condilomi acuminati HCV Le più frequenti modalità di contatto sono: • Rapporti sessuali (completi o incompleti) • Passaggio di sangue o altro materiale infetto • Incidenti (emotrasfusione, punture accidentali, uso promiscuo di siringhe, ecc…) Sorgenti e serbatoi Sorgente Solo umana (alcuni animali risultano contagianti) • Sangue Veicoli • Secreti • Escreti Conservano i microrganismi comportandosi come serbatoi Caratteristiche epidemiologiche Modalità di trasmissione Rapporti sessuali completi omo-eterosessuali sorgente Animale malato o portatore I principali fattori che condizionano la diffusione di questo gruppo di malattie sono riconducibili a: Baci Sangue/emoderivat i Siringhe Altri strumenti medici Placenta Canale del parto Gruppi a rischio OSPITE UMANO Frequenza dei rapporti con partners diversi Mancato rispetto di norme di disinfezione di materiali o strumenti di uso medico o chirurgico Scarsa igiene personale Promiscuità Affollamento delle abitazioni Prevenzione Le principali linee di intervento sono: • adolescenti 1. Denuncia alla Autorità Sanitaria • omosessuali 2. Isolamento • tossicodipendenti • prostitute 3. Interventi sull’ambiente 4. Interventi sulla popolazione (educazione sanitaria) 5. Chemioprofilassi e “terapia preventiva” 6. Vaccinazione Eziologia Il virus dell’epatite B appartiene alla famiglia Hepadnaviridae, genere Orthohepadnavirus. HBV è una particella sferica di 42 nm di diametro. Epatite B Patogenesi Assorbimento: il Penetrazione: il virus riconosce e si lega alla sua cellula bersaglio. Nel caso dei virus dell’epatite B la cellula bersaglio principale dell'infezione è l’epatocita. Patogenesi nucleo virus penetra nella cellula bersaglio attraverso la sua membrana cellulare, consentendo al suo nucleocapside di penetrare nel citoplasma. nucleo Patogenesi nucleo Patogenesi Inserimento del core e del DNA nel nucleo nucleo Distacco del rivestimento esterno all’interno del vacuolo Patogenesi nucleo Patogenesi HBsAg Assemblaggio Nucleo DNA Proteina core Epidemiologia L’epatite B veniva un tempo denominata “epatite da siero”, a sottolineare che le pratiche parenterali (trasfusione di sangue o di emoderivati, punture con materiali contaminati da sangue) sembravano essere l’unica modalità di trasmissione. Epidemiologia Rappresenta una problematica ancora importante a livello mondiale: OMS stima 2 miliardi di persone che sono state infettate(1/3 della popolazione mondiale); 350 milioni sono cronicamente affetti (6% della popolazione); il 15-20% ha un elevato rischio di sviluppare la malattia; 1 milione di morti/anno per sequele HBV correlate. Kane 1996; Zuckermann 2000 Epidemiologia Epidemiologia Caratteristiche: – Struttura antigenica complessa – Infettività mantenuta per almeno 1 mese a temperatura ambiente Serbatoio : Umano. Infezione endemica Transmissione : Parenterale I casi sub-clinici sono infettanti Contagiosità :1-2 mesi prima e dopo l' inizio dei sintomi Portatore cronico Prevalenza di infezione cronica da HBV e modelli epidemiologici Epidemiologia Via parenterale classica Alta (≥8%; anti-HBc 70-90%) – 45% della popolazione mondiale (vive in queste zone) – il rischio di infezione durante la vita è >60% – infezioni nella prima infanzia sono molto comuni Intermedia (2-7%; anti-HBc 20-55%) – 43% della popolazione mondiale – il rischio di infezione durante la vita è 20%-60% – infezioni a tutte le età Bassa (<2%; anti-HBc <20%) – 12% della popolazione mondiale – il rischio di infezione durante la vita è <20% – le infezioni prevalentemente in gruppi a rischio Politrasfusi. Emodializzati. Tossicodipendenti da droghe e.v. Sanitari Addetti alla raccolta e smaltimento dei rifiuti. Atleti che praticano sport violenti. HBV: Trasmissione perinatale** Epidemiologia Oggi sappiamo che esistono vie differenti da quella parenterale classica: la c.d. trasmissione parenterale inapparente. Trasmissione sessuale. Utilizzo di effetti personali (rasoi, spazzolini da denti, ecc.) Tatuaggi e piercing eseguiti da addetti non professionali. Trasmissione verticale (da madre a figlio in epoca perinatale). **in assenza di profilassi post-esposizione Se la madre è HBsAg+ e HBeAg+: – Infezione del bambino: 70-90% – 90% dei bambini infetti diviene portatore cronico Se la madre è solo HBsAg+: – Infezione del bambino: 20% – 90% dei bambini infetti diviene portatore cronico Fattori dichiarati nei sei mesi prima dell’evento acuto di epatite B Epidemiologia Il serbatoio d’infezione è costituito da: malati in fase acuta, portatori cronici di HBV. Lo stato di portatore cronico è infrequente (0,1-0,5%) nei paesi dell’Europa Settentrionale e dell’ America del Nord, è comune (10-30%) nei paesi del Sud-Est asiatico e in diverse aree tropicali. HBV: Fattori di rischio Epidemiologia Rischio di infezione dopo esposizione nd 31% Operatori sanitari 1% Contatto intrafamiliare 2% Altro 1% Tdev 15% Il rischio conseguente ad una singola esposizione (needlestick o taglio) in un soggetto recettivo è pari al 630%. Tale rischio è correlato all’eventuale stato di HBeAg + del paziente fonte. Omosessuali 9% CDC Sentinel Sites. 1992-1993. Eterosessuali 41% Esiste un rischio di infezione conseguente all’esposizione di mucose o di cute non integra. Non è noto un rischio derivante dall’esposizione di cute integra. Tassi di incidenza dell’epatite B in Italia nel periodo 1985-2005, per anno e classe di età Epidemiologia In Italia il 2-3% della popolazione è portatore cronico di HbsAg, con differenze fra Nord (1,9%), Centro (2,6) e Sud (3,4%). Fino agli anni ’90 circa il 40% della popolazione adulta italiana era positivo per anticorpi anti-HBs. Attualmente, grazie all’introduzione della vaccinazione anti-epatite B nel 1991 per tutti i nuovi nati, l’incidenza della malattia è scesa da 12 casi/100.000 abitanti a 1,8/100.000 . Circolazione dell’HBV in Italia Aspetti clinici Attualmente (2008) la prevalenza di individui HBsAg- positivi è risultata inferiore al 2% (bassa endemia) in tutti gli studi condotti nella popolazione generale di diverse aree geografiche (0,2-1,4%), pari a una stima nazionale di 500.000-600.000 portatori cronici. Periodo di incubazione: 6 settimane – 6 mesi (media 120 gg.) Prodromi aspecifici: febbre, malessere, cefalea, mialgia Quadro clinico non specifico; Forme asintomatiche: circa 50% Complicanze: Epatite fulminante, Ospedalizzazione, Cirrosi, Epatocarcinoma primitivo, Morte >200 milioni di portatori nel mondo Anche dalle casistiche cliniche è evidente una forte riduzione dell’impatto di HBV: nel 2001 è risultato HBsAg-positivo solo il 12% delle epatiti croniche, il 13% delle cirrosi e il 15% degli epatocarcinomi osservati in un campione di ospedali italiani. Acute Hepatitis B Virus Infection with Recovery Quadro clinico Typical Serologic Course Sintomi anti-HBe Astenia Titolo anticorpi HBeAg Ittero Astenia Total anti-HBc 0 4 anti-HBs IgM anti-HBc HBsAg 8 12 16 20 24 28 32 36 52 100 Settimane dopo l’esposizione Esito delle infezioni da HBV 65% infezioniHBV 16.500 asintomatico 10.725 Acute (6 months) Cirrosi 200 Chronic (Years) HBeAg anti-HBe HBsAg sintomatico 5.775 Epatite cronica 50% 80% Typical Serologic Course 35% Portatore cronico 990 Epatite cronica persistente 50% Progression to Chronic Hepatitis B Virus Infection Total antiHBc Titer Portatore “sano” 50% Epatite cronica attiva 50% IgM anti-HBc 16% Epatocarcinoma 40 Van Damme P et al. EJPH 1995 ; 5:245-52 0 4 8 12 16 20 24 28 32 36 Weeks after Exposure 52 Years Prevenzione dell’infezione da HBV Profilassi I vaccini attualmente disponibili sono allestiti con tecniche di ingegneria genetica e contengono l’HBsAg. Vaccinazione i.m. di tre dosi (tempo 0, dopo 1 e 6 mesi). Per sanitari, conviventi di portatori cronici: (tempo 0, dopo 1 e 2 mesi). Emodializzati e immunocompromessi: dose doppia di vaccino. Controllo del sangue da trasfondere e degli emoderivati. Disinfezione e sterilizzazione delle siringhe e degli strumenti di uso medico-chirurgico in generale. Impiego per quanto possibile di materiale monouso. Istruzione delle persone a rischio sulle modalità di trasmissione dell’HBV ed educazione al rispetto delle norme di igiene personale. Epatite C Prevenzione dell’infezione da HBV Misure di igiene ambientale ed ospedaliero specie dove si svolgono attività a rischio. Lotta contro i vettori (??). Precauzioni universali. Prevalenza mondiale stimata del 2.3%: – OMS stima circa 150 milioni di persone infette; – Causa maggiore di patologie croniche del fegato (cirrosi e HCC) – Principale causa di trapianto – Riduzione nei Paesi industrializzati negli ultimi 20 anni – Mancanza di una vaccinazione efficace WHO 2004 Distribuzione dell’infezione da HCV (2003) Epidemiologia Le modalità di trasmissione sono probabilmente sovrapponibili a quelle dell’epatite B, anche se è evidente che la c.d. trasmissione parenterale “inapparente” gioca il ruolo principale. E’ stata accertata la trasmissione perinatale, sessuale, intrafamiliare. Fattori dichiarati nei sei mesi prima dell’evento acuto di epatite C Epidemiologia Essendo la malattia asintomatica, il serbatoio dell’infezione è costituito da portatori cronici. In Italia la prevalenza di soggetti con HCV-RNA si aggira attorno all’1% della popolazione. Sieroprevalenza di anti-HCV positività nella popolazione generale per classi di età Eziologia Il virus dell’epatite C è un RNA-virus a singola elica e presenta un alto grado di variabilità. Tale fenomeno fa sì che nello stesso soggetto sia presente una popolazione virale eterogenea. Selezione di quelle varianti che meglio sfuggono alla sorveglianza immunitaria. Infezione da HCV Storia Naturale dell’ Epatite C HCV Virus Infezione subclinica Studi di prevalenza Studi prospettici HCV è la prima causa di: CIRROSI HCC OLT LIVER DEATH Recovery Epatite acuta Attivazione policlonale - Limitata morbosità - Bassa mortalità Cronicizzazione (> 50%) Cryoglobulinemia f. attiva persistente In tutto il mondo 3 % (170-200 Milioni) ITALIA Nord (Telecom Study): 1.8 % Sud (Maio et al. 2000): 9 % Cirrosi (> 30%) Epatocarcinoma (2.5-3 % / anno) Extrahepatic manifestations B-NHL “portatore asintomatico” Complicanze (> 10% / anno) Cronicizzazione dell’infezione da HCV HCV, Cofattori e progressione della malattia Cirrosi Negli studi condotti in campioni della popolazione generale di diverse aree geografiche l’incidenza effettiva di infezione è risultata di 14-50/100.000 persone nel periodo a cavallo fra gli anni ottanta e novanta e di 4/100.000 durante gli anni novanta. Data una probabilità media di cronicizzazione del 75%, si può quindi stimare in 2.000-2.500 il numero di nuove infezioni croniche che annualmente si verificano in Italia. Liver-related Death Epatite cronica HCC Fattori correlati all’ospite (sesso, età, race, fattori genetici obesità, diabete, steatosi) Profilassi L’esposizione ad HCV è sottostimata HCV Virus Infezione subclinica con Non è attualmente disponibile alcun tipo di immunoprofilassi specifica. L’unica prevenzione è legata ad interventi di igiene generale rivolti alla prevenzione della diffusione di virus trasmissibili per via parenterale e sessuale come HBV e HIV. Protective T-cell response HCV-specific CTLs in exposed, seronegative healthy individuals Spouses of HCV carriers (Bronowicki 1999) Family contacts of HCV carriers (Scognamiglio 2000) Laboratory personel (Koziel, 1998 ) HBV HIV-1 Alcool Infezione da HIV e Sindrome da Immunodeficienza Acquisita (AIDS) Infezione da HIV Eziologia La malattia è dovuta a HIV (human immunodeficiency virus), un retrovirus appartenenente alla sottofamiglia Lentivirinae. Due sierotipi: HIV1 e HIV2. Tre geni strutturali: gag, codifica le componenti strutturali del virus, pol, codifica gli enzimi virali, env, codifica le proteine dell’involucro. La sindrome da immunodeficienza acquisita (acquired immunodeficiency syndrome: AIDS) è una condizione morbosa che colpisce in prevalenza giovani adulti, donne e bambini. Le manifestazioni cliniche sono costituite da infezioni opportunistiche e da insolite forme di tumori maligni dovuti a compromissione dell’immunità cellulo-mediata. Eziologia Epidemiologia Diffusione di HIV nel mondo L’epidemia è originata nell’ Africa equatoriale, zona in cui il virus era endemico fino agli anni cinquanta. Da qui si è diffusa negli anni ’70 nei Caraibi e in alcune aree metropolitane degli USA e del Nord Europa. Attualmente, gli scambi commerciali e turistici e l’uso di emoderivati infetti hanno contribuito alla diffusione della malattia in tutto il mondo. Epidemiologia Mentre il 48% delle segnalazioni provengono dalle Americhe, il 12% dall’Europa, il 4% dall’Asia, lo 0,5% dall’Oceania ed il restante 36% dall’Africa, è più verosimile che almeno i due terzi dei casi di malattia oggi stimati siano africani. Adults and children estimated to be living with HIV/AIDS as of end 2005 Eastern Europe & Central Asia Western Europe North America 520 000 – 680 000 1.2 – 1.8 million East Asia & Pacific 790 000 – 1.2 700 000 – 1.3 million million North Africa & Middle South Caribbean East & South-East 350 000 – 590 000 470 000 – 730 000 Asia 4.6 – 8.2 million Sub-Saharan Africa Latin America 25.0 – 28.2 million Australia 1.3 – 1.9 million & New Zealand 12 000 – 18 000 Total: 34 – 46 million Estimated number of adults and children newly infected with HIV during 2005 Estimated adult and child deaths from HIV/AIDS during 2005 Eastern Europe & Central Asia Western 23 000 – 37 000 Europe East Asia & Pacific 2 600 – 3 400 32 000 – 58 000 North Africa & Caribbean Middle East South & South-East Asia 30 000 – 50 000 35 000 – 50 000 330 000 – 590 000 Eastern Europe & Central Asia Western Europe 180 000 – 280 000 30 000 – 40 000 East Asia & Pacific 150 000 – 270 000 North Africa & Middle Caribbean East 45 000 – 80 000 43 000 – 67 000 South & South-East Asia 610 000 – 1.1 million Sub-Saharan Africa Latin America Australia 3.0 – 3.4 million 120 000 – 180 000 & New Zealand 700 – 1 000 North America 12 000 – 18 000 North America 36 000 – 54 000 Latin America 49 000 – 70 000 Epidemiologia L’HIV può essere trasmesso per via parenterale con la trasfusione di sangue o di emoderivati infetti [rischio: 90%] , oppure con l’inoculazione di piccole quantità di sangue infetto attraverso lo scambio di siringhe [ 70%] fra tossicodipendenti. La trasmissione può avvenire attraverso rapporti etero [1-2%] omosessuali [80%]. Australia & New Zealand <100 Total: 2.5 – 3.5 million Total: 4.2 – 5.8 million Sub-Saharan Africa 2.2 – 2.4 million Epidemiologia Una donna sieropositiva può trasmettere l’infezione al figlio durante la gravidanza, al momento del parto o dopo la nascita con l’allattamento. La probabilità di trasmissione maternofetale è alta in Africa (35%) e più bassa in Europa e negli USA (14%). Epidemiologia Nei paesi industrializzati, la malattia ha incidenza elevata nei maschi (85%), di età compresa fra i 15 ed i 49 anni, con comportamenti a rischio: omo e bisessuali (70%), tossicodipendenti (15-20%). Sempre più frequente è la trasmissione attraverso rapporti eterosessuali (15%). Probabilità di trasmissione dell’infezione da HIV-1 dopo singola esposizione Tipo di esposizione Esposizione Percutanea Esposizione mucosa Esposizione di cute intatta Scambio di siringhe Rapporti sessuali ? Anali recettivi ? Vaginali Probabilità di trasmissione 0,003 0,0009 < 0,0009 0,005-0,01 0,006 0,005-0,03 0,001 Epidemiologia In Italia, al 31 Marzo 2004 sono stati notificati 41627 casi cumulativi di AIDS. Di questi, 640 (1,54%) sono casi pediatrici di età inferiore a 13 anni. Nel nostro Paese, l’AIDS presenta caratteristiche peculiari di diffusione fra i tossicodipendenti. Tra i paesi industrializzati, l’Italia si distingue per l’elevato numero di casi di AIDS pediatrici (nati da madre sieropositiva) e per la prevalente percentuale di casi di trasmissione attraverso rapporti eterosessuali. Probabilità di trasmissione dell’infezione da HIV-1 dopo singola esposizione Tipo di esposizione Probabilità di trasmissione IC Esposizione percutanea 0,3% 0,2-0,5% Esposizione mucosa 0,09% 0,006-0,5% Esposizione di cute intatta <0,09% Relazione tra tipo di esposizione e rischio di infezione Tipo di esposizione Rischio di infezione Ferita profonda (causa di sanguinamento spontaneo) per puntura con ago cavo utilizzato per prelievo di materiale a rischio Qualsiasi contaminazione con materiale di laboratorio contenente virus concentrato alto alto Relazione tra tipo di esposizione e rischio di infezione Tipo di esposizione Ferita superficiale (che non causa sanguinamento spontaneo) basso Contaminazione di ferita rimarginata o di altre mucose basso basso Ferita (causa di sanguinamento spontaneo) con ago o altro tagliente contaminato da materiale biologico a rischio medio Contaminazione di vasta area cutanea e/o con contatto prolungato Contaminazione evidente di ferita recente e aperta o di congiuntiva medio Contaminazione di cute integra (non prolungata, non vasta) o ferita con oggetti non visibilmente contaminati Fattori associati ad un rischio aumentato di trasmissione dell’infezione da HIV a seguito di esposizione occupazionale Tipo di esposizione: Ferita profonda (spontaneamente sanguinante) Puntura con ago cavo (con siringa in pressione) Puntura con ago chirurgico Presenza di sangue in quantità visibile sulla superficie del presidio implicato nell’incidente Contaminazione congiuntivale massiva Qualsiasi esposizione ad HIV concentrato Caratteristiche del paziente fonte: Paziente in fase terminale Paziente con infezione acuta Paziente con valori di HIV RNA elevato (CDC, MMWR, June 29, 2001, Vol. 50, No. RR-11 Rischio di infezione non dimostrato Il rischio di infezione occupazionale (R inf.) può essere calcolato in base alla seguente formula : R inf. = P x F x E dove: P = probabilità di contatto con un paziente fonte infetto F = frequenza di esposizione E = efficacia di trasmissione Esposizione a sangue o materiali biologici potenzialmente infettanti Profilassi Immediatamente dopo l’incidente: Non esiste alcuna forma di immunoprofilassi attiva, l’unica possibilità è la prevenzione dei comportamenti a rischio e l’utilizzo del condom in caso di rapporti sessuali con persone non perfettamente conosciute. Per lesioni cutanee: Favorire il sanguinamento Lavaggio vigoroso del sito della lesione per alcuni minuti con acqua corrente e sapone e successiva disinfezione con soluzione di clorocomposto (es: amuchina) o iodofori (es: iodopovidone in soluzione acquosa) In caso di infezione già contratta, la prevenzione delle complicanze passa attraverso la multichemioterapia antiretrovirale. Per contaminazioni mucose: Irrigazione possibilmente per 15 minuti con acqua corrente o soluzione fisiologica Precauzioni Standard e Precauzioni basate sulla via di trasmissione HIV e offerta della Profilassi PostEsposizione (PPE) Dal momento che la maggior parte delle esposizioni occupazionali ad HIV non determina la trasmissione dell’infezione, la potenziale tossicità della PPE deve essere attentamente presa in considerazione nell’offrirla. Deve essere offerta per ogni esposizione a rischio di infezione da HIV, intendendo come candidati alla PPE gli operatori sanitari che riportino un incidente a rischio con materiale biologico proveniente da pazienti con infezione accertata da HIV. La PPE, può essere offerta, sulla base di una valutazione caso per caso. E’ sconsigliata nelle esposizioni occupazionali che non rispondono ai criteri sopra riportati Precauzioni Standard: devono essere usate su tutti i pazienti, indipendentemente dalla diagnosi o dal presunto stato di infezione Precauzioni basate sulla via di trasmissione: devono essere usate sui pazienti dei quali si conosce o si sospetta l’infezione o la colonizzazione da parte di agenti trasmissibili per via aerea o per contatto diretto Precauzioni standard Cosa ? 1) Disinfezione delle mani Quando ? 3) Maschera, occhiali protettivi, camice protettivo 1) Prima e dopo il contatto con un paziente , dopo qualsiasi contatto con liquidi biologici (con o senza guanti) 2) Prima di ogni contatto con liquidi biologici, mucose e ferite 3) In caso di attività che presentano un rischio d'esposizione a liquidi biologici 4) Disinfezione (superfici, materiale) 4) Contaminazione dell'ambiente circostante il paziente 5) Protezione contro le ferite 5) In caso di manipolazioni con strumentario tagliente o appuntito 2) Guanti Precauzioni Standard In caso di sospetto clinico o di diagnosi confermata di un'infezione trasmissibile per aerosol, mediante goccioline o per contatto diretto, devono essere applicate alcune misure addizionali. Dispositivi personali di sicurezza Protezione degli occhi e del viso - occhiali, visiere - schermi facciali Protezione delle mani - guanti Protezione delle vie respiratorie Altri mezzi di protezione personale - abbigliamento ed indumenti anche monouso (TNT) - cuffie - sovrascarpe Si applicano a: sangue tutti i fluidi corporei, secreti ed escreti, eccetto il sudore, prescindendo dalla commistione con sangue visibile, cute non integra, mucose Riguardano: tutti i pazienti ospedalizzati indipendentemente dalla diagnosi o dalla presunta infezione