Prof. Tiziano Civettini
2007
Un tempo per uccidere? (Qo 3,5)
UOMINI e FONDAMENTALISMI
(prof. Tiziano Civettini)
Perché parlare di FONDAMENTALISMO (anzi, fondamentalismi)?
Perché ne parlano tutti, anche a sproposito.
Perché, parlando di bibbia, c’è sempre il sospetto che le si voglia dare “un naso di cera”,
cioè di farle dire quello che si vuole.
E perché, dopo l’11 settembre 2001, è passata nel sentire comune una sequenza che fa
paura: islamico – fondamentalista – terrorista.
Il problema è che ormai diamo del fondamentalista a tutti quelli che non la pensano come noi.
Vorrei quindi fare un po’ di CHIAREZZA, anche se dovrò fare delle scelte nel vasto mare che la
tematica sottende. Strutturerò il mio intervento in quattro punti:
A. C’è un problema terminologico: cosa si intende oggi per fondamentalismo.
B. Non c’è un solo tipo di fondamentalismo. Si parla ormai diffusamente di
FONDAMENTALISMI.
C. Il nesso tra Bibbia e il fondamentalismo.
D. L’Antropologia sottesa a quello che diciamo “fondamentalismo”.
A. I TERMINI.
Il marxismo e la psicoanalisi avevano definito la religione come mascheramento di fattori
materiali; le scienze umane (psicologia, sociologia), movendosi nello stesso contesto
interpretativo, si sono quindi trovate abbastanza spiazzate nell’affrontare tematiche in cui
c’entrasse la religione.
Ora però stiamo vivendo una stagione culturale di pluralismo, un’epoca cioè che dà ospitalità a
tante verità che si affacciano sulla scena pubblica: anche a verità di tipo religioso. Nonostante ciò
le scienze umane si muovono ancora dentro due pregiudizi metodologici: quello della neutralità1 di
chi osserva e studia un fenomeno e quello della non fondamentale rilevanza della problematica
religiosa.
Per quanto riguarda la presunta neutralità, la cosiddetta “svolta ermeneutica” ha messo in luce la
costante presenza del proprio punto di vista ad ogni approccio alla realtà; per il secondo
pregiudizio, in realtà è già da un po’ che gli studiosi più accorti stanno spiando un cambiamento di
mentalità; si parla di “rivincita di Dio” (G.KEPEL, La revenche de Dieu: chrètiens, juifs et
musulmans à la reconquete du monde, du Seuil, Paris 1991; trad. It. : La rivincita di Dio, Rizzoli,
Milano 1991).
A livello macro-sociologico e macro-politico, in particolare SAMUEL HUNTINGTON2 afferma:
1
ALDO NATALE TERRIN in “Il Sacro off Limits” ricorda che la pretesa di essere “neutrali” per descrivere una
fenomenologia estranea espone al rischio di deformare la realtà per cui “tacciare di fondamentalismo un movimento o
una religione è già una ‘trasgressione’ in quanto è mettere in atto un criterio globale molto aleatorio per il fatto che
nasce e si situa inevitabilmente in un contesto ‘prospettico’” , p.39-40.
2
S. P. HUNTINGTON, The Clash of Civilization?, Harward 1993; The Clash of Civilization and the Remaking of World
Order, 1996, (trad. It. Garzanti 2001); Cfr. anche articolo di commento su Il Regno Documenti, giugno 2003.
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“La mia ipotesi è che la fonte principale di conflitto in questo nuovo mondo non sarà in
prima istanza di natura ideologica o economica. Le divisioni più profonde per
l’umanità e le fonti più importanti di conflitto saranno di tipo culturale”… e religioso.
Si può discutere se la religione sia causa o effetto del disagio, ma è comunque chiaramente
chiamata in causa. E al suo seguito viene ovviamente chiamata in causa la “roccia” su cui di solito
si fonda una religione e una fede: il testo sacro e Dio stesso.
Ma cosa si è inteso in passato e cosa si intende oggi con la parola “fondamentalismo”? 3
Spesso tacciamo di fondamentalismo ciò che ci appare un po’ esagerato, un’idea o una fede
per la quale ci si appassiona. Ma una fede deve appassionare (anche una fede politica, o calcistica)
altrimenti è semplicemente un’opinione da bar; oppure accostiamo a “fondamentalista” la parola
“dogmatico; ma non solo ogni religione è in un certo grado dogmatica, anche il pensiero laico lo è
in certi casi documentabili (caso Francia).
Insomma fondamentalismo non è tutto ciò che noi soggettivamente decidiamo che sia.
Per prima approssimazione si può parlare di fondamentalismo in presenza di una
Weltanschauung totalizzante che mostra “quelli di fuori” dalla propria cerchia come il male, come
i nemici da distruggere, a volte anche fisicamente.
ENZO PACE cerca di dare una definizione più completa del termine:
“Inerranza del testo sacro, astoricità e non interpretabilità della parola rivelata,
costruzione dell'immagine dell’altro come nemico , credenza in una societas perfetta
da riprodurre in terra come segno di una superiore civilizzazione dell’umanità tutta:
questi sono i tratti tipici del fondamentlismo.” 4
In origine5 con fondamentalismo si era definito un movimento storico all’interno del
protestantesimo americano. Nacque con il progetto di rintuzzare le tesi del liberalismo teologico
soprattutto tedesco (indebolimento dell’autorità della Bibbia, scetticismo per il soprannaturale,
fiducia evoluzionistica nella scienza). Prende il nome da “The Fundamentals”, 12 volumetti scritti
in seguito al convegno del World’s Christian Fundamentals Association, a Niagara Falls, nel 1895
e divulgati in milioni di copie tra il 1910 e il 1915; contengono le 5 dottrine irrinunciabili per il
cristianesimo:
 La Bibbia è ispirata da Dio e non contiene errore.
 Divinità di Gesù.
 Sua risurrezione fisica.
 suo ritorno personale alla fine dei tempi.
 opera sostitutiva e vicaria di Cristo sulla Croce.
Sono libretti divulgativi di teologia, non certo manuali di terrorismo, ma tendono a creare un certo
tipo di ottica:
 a dividere il mondo tra NOI e LORO;
 a radicalizzare l’infallibilità letterale delle scritture;
3
Un testo divulgativo: JF. MAYER, I Fondamentalismi, Elledicì, Leumann (TO) 2001. (Collana Religioni e
Movimenti diretta da M. Introvigne).
4
E.PACE, Credere nel relativo, Utet, Torino 1997, p.85.
5
L. DE CHIRICO, L’Evangelismo tra crisi della modernità e sfida della postmodernità, Studi di Teologia 17 (1997).
2
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

a creare un immaginario di lotta (non armata) di pochi eletti contro il mondo
perverso;
a negare qualsiasi mediazione tra fede e cultura.
Negli anni ’20 però il fondamentalismo evangelista americano si radicalizza e compie una
operazione paradossale.
Da un lato diventa pratica separatista dalle chiese, dalla cultura e dal mondo, portando con
sé un pregiudizio anti intellettuale (questa è la frangia propriamente fondamentalista, non
necessariamente violenta); dall’ altro lato assimila strutture della modernità tutt’altro che bibliche
(uso massiccio dei mass media, conquista di spazi politici ecc.); e qui gli americani parlano di
“Evangelicals”.
Il panorama è complesso. Proprio per questo è utile mettersi d’accordo sui termini e sui
criteri di interpretazione del fenomeno.
Prendiamo atto che spesso la terminologia anglosassone evita il termine fondamentalista e
usa questa griglia per identificare i gruppi religiosi:
ultra
progressista
progressista
conservatore
strict
Ultra strict
In tutto il mondo i gruppi religiosi progressisti sono in calo; i gruppi conservatori o strict in
notevole crescita. Perché? Secondo la teoria dell’economia religiosa la risposta è nella natura
della proposta dei gruppi, che richiedono alti costi e offrono alti benefici ai loro membri, per cui si
ha una presenza minima di free riders al loro interno.
B. Ci sono molti fondamentalismi, anzi (Neo)Fondamentalismi: in campo cristiano, ebraico e
islamico, ecc.
Le religioni cosiddette del libro hanno in sé anticorpi contro il fondamentalismo:
Nel contesto Ebraico:
Non se ne dovrebbe poter parlare, perché di per sé è radicalmente impossibile. La Torah
infatti fu da subito affiancata al Talmud (spiegazione), a sua volta interpretato dai Rabbini che
hanno fissato le halaqot (leggi). Alcune sono tra loro in contraddizione, ma il contrasto non viene
risolto appositamente, e non c’è autorità superiore che possa fissare un comportamento uguale per
tutti.
Ma c’è la passione per i confini dello Stato; alcuni affermano esplicitamente: “non possiamo
permetterci, davanti a Dio, di lasciare neanche un centimetro di terra santa ai gentili, cioè al
nemico”.
Alcuni Gruppi, su queste basi, diventano gruppi terroristici, codificando la giustificazione della
violenza :
“Quando si usa la violenza contro avversari universali, la vita dei singoli non ha
importanza”. 6
6
JURGENSMEYER, 56 e seg.
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Nel contesto islamico.
Se costringiamo l’islam nelle nostre categorie occidentali (non separazione tra religionecultura-politica, ordine sociale dedotto dall’ordine ideale della città di Dio), dovremmo affermare
che tutti i musulmani sono fondamentalisti. Se poi aggiungiamo il fatto che vi è certamente nel
mondo islamico un sentimento antioccidentale (il libro di Huntington ha avuto successo tra l’islam
colto in quanto ha fornito ragioni teoriche alla contrapposizione emotiva), l’assioma è confermato.
In realtà l’islam non è una chiesa con un’autorità spirituale unica; ci sono molteplici gruppi e
tradizioni7. Tuttavia già dal 8-9 sec. l’islam pose la gerarchia delle fonti del diritto:
 il Corano
 la Sunna (i comportamenti e i detti del Profeta tramandati in hadith)
 il consenso della comunità – ijima’
 il ragionamento analogico – qiyas
In realtà però i margini di interpretazione della parola scritta sono ridottissimi e tutti si
preoccupano di dire di essere fedeli ai fondamenti (usul), tuttavia alcuni gruppi, piegano
oggettivamente il Corano ai loro scopi:
Purtroppo è anche vero che alcuni leaders sono spesso autodidatti in materia religiosa, ma hanno la
capacità di creare una controsocietà e un contropotere facendo leva anche su diffusi risentimenti
anti occidentali.
Anche in altre religioni ci possono essere esempi di fondamentalismo, ma, paradossalmente, il
fondamentalismo può essere una caratteristica anche dello Stato Laico. JOHN ESPOSITO in
Secular fundamentalism parla del rischio di alcuni stati laici di spingere soggetti religiosi verso la
frangia ultra strict (quando tollerno solo una “modica quantità di religione per uso personal”e e si
immaginano di poter dialogare con il musulmano ateo). Laddove, in tutte le culture, non vi è
un’adeguata risposta alle istanze religiose dell’uomo, c’è il rischio di incappare nei gruppi ultra
strict, che possono anche essere violenti.
C: LA BIBBIA e la possibile lettura fondamentalista.
Sul versante della riflessione cattolica8 Rinaldo Fabris riassume così i sillogismi dell’ermeneutica
(interpretazione) biblica fondamentalista:
la Bibbia è ispirata perché dice di esserlo, se dice di esserlo non può contenere errori
formali, dunque la Bibbia è senza errori. Nel caso si riscontrino discrepanze o
contraddizioni, sono dovute a corruzioni nella trasmissione del testo.
Ben altro è ciò che afferma DV 11, il documento del Concilio Vaticano II sulla Rivelazione:
“Dio scelse e si servì di uomini in possesso delle loro capacità e facoltà,
affinchè, agendo egli in essi e per loro mezzo, scrivessero come veri autori,
tutte e soltanto quelle cose che egli voleva fossero scritte”.
Sulla scorta di queste basi il DPCB (documento del pontificio consiglio biblico) afferma che la
lettura fondamentalista è una forma di suicidio del pensiero.
7
Cfr. il volume della collana BIBLIA, Corano e Bibbia, Morcelliana, Brescia 2000
R. FABRIS, Lettura fondamentalista, in PCB, L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, elledici, Leuman (To)
1998, pp. 243-260.
8
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La Bibbia ha a che fare con la storia ed ha lei stessa una storia. Non può quindi non essere
interpretata. Per essere ben interpretata, al suo interno devono essere fatte emergere quattro
componenti: il punto di vista dell’autore materiale dei vari testi, il punto di vista del lettore, il testo
nella sua qualità letteraria, l’ispiratore (DIO). Quindi la Bibbia per ragioni interne richiede
un’interpretazione.
Interpretare non può essere un atto soggettivo. Ci sono criteri scientifici e approcci.
I vari METODI vengono definiti “procedimenti razionali rigorosi per spiegare il testo” (non
ancora per comprenderlo, secondo la distinzione diltheyana tra erklären e verstehen) e gli
APPROCCI “interrogazioni dei testi sotto un profilo particolare pre-dichiarato”.
Un metodo non è mai completo di per sé; deve dialogare con gli altri.
Ci sono metodi che privilegiano il TESTO e la STORIA (es. il metodo storico-critico). Essi
trattano il testo come fosse un TELL (collina). Il procedimento è di tipo archeologico. L’intento è
quello di ricostruire il mondo reale-passato dell’autore originario. Il testo viene rotto nella sua
unità ed è valutato per il fatto che contiene informazioni.
Ci sono metodi che privilegiano il LETTORE e trattano il testo come fosse uno
SPECCHIO, capace di riflettere sempre un mondo ideale onnipresente. Il rischio è lo
sganciamento dalla storia.
Ci sono metodi che privilegiano l’AUTORE e trattano il testo come fosse un PONTE tra il
mondo del lettore e quello di cui il testo è testimonianza.
Tutti questi metodi e approcci devono esser fatti interagire tra loro e con la comprensione credente
della Bibbia, che la considera memoria viva del continuo dialogo tra Dio e il suo popolo.
D. Antropologia
Tento infine di tracciare delle costanti, delle linee di tendenza dell’antropologia fondamentalista.
Contro una visione biblica di uomo e di donna visti come partners liberi di fronte a Dio, creature
certo fragili ma paradossalmente aperte all’infinito, responsabili di sé e del creato sullo sfondo di
una paternità benevola di Dio, qualsiasi tipo di fondamentalismo oppone:








un’antropologia dell’età dell’oro, che motiva la protesta contro tutto ciò che è moderno e
dunque corrotto;
la negazione della storia e della teleologia;
un’antropologia del rifiuto del mondo e la sua conseguente ri-creazione in una modalità
alternativa;
un’antropologia competitiva e di lotta (possediamo risposte migliori: conseguente ricerca di
strumenti politici e sociali);
il ricorso all’interpretazione verbale delle scritture e il conseguente “suicidio del pensiero”;
un’antropologia della fine catartica del mondo (attesa o peggio provocata);
un’antropologia debole: nessuno spessore dell’uomo davanti a Dio;
una teologia paradossale in cui Dio è impotente e rancoroso ma pretende la prepotenza
dell’uomo sull’uomo: la “vendetta” contro il male è esclusivamente nelle mani dell’uomo.
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Prof. Tiziano Civettini
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BIBLIOGRAFIA
S. P. HUNTINGTON, The Clash of Civilization?, Harward 1993; The Clash of Civilization and the
Remaking of World Order, 1996, (trad. It. Garzanti 2001).
Un testo divulgativo: JF. MAYER, I Fondamentalismi, Elledicì, Leumann (TO) 2001. (Collana
Religioni e Movimenti diretta da M. Introvigne).
L. DE CHIRICO, L’Evangelismo tra crisi della modernità e sfida della postmodernità, Studi di
Teologia 17 (1997).
R. FABRIS, Lettura fondamentalista, in PCB, L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa,
elledici, Leuman (To) 1998, pp. 243-260.
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(originale in tedesco del 1996).
M. JÜRGENSMEYER, Terroristi in nome di Dio, Laterza, Bari 2003, (Originale americano:
Terror in the Mind of God. The Global Rise of religious Violence, University of California,
2000).
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,Cinisello Balsamo (MI) 2004.
M. INTROVIGNE, Fondamentalismi. I diversi volti dell’intransigenza religiosa, Piemme,
Casale Monferrato (AL) 2004.
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