LA STAZIONE MERIDIONALE: ARCHITETTURA A cura del prof. Luca Geroni La Stazione Meridionale è stata scelta tra i monumenti di cui parlare quest'anno, perché è dalla Stazione Meridionale che sono partiti nel 1914 per il fronte russo i soldati triestini, arruolati nell'esercito austro-ungarico. Il 14 maggio 1850 fu posta la prima pietra della ferrovia meridionale, che doveva collegare Trieste con la capitale, Vienna. Il percorso pensato allora era molto diverso da quello attuale: prevedeva di passare attraverso il Carso fino a Lubiana, di lì a Graz e poi a Vienna. Si trattava di un percorso impegnativo, perché doveva attraversare territori montuosi: fu progettato dall'ing. Carlo Ghega, da cui la via omonima a noi ben nota. Un busto dell'ing. Ghega, di proprietà dei Civici Musei di Storia ed Arte, è ancor oggi collocato, in un angolino, nell'atrio della Stazione. Carlo Ghega ottenne dall'imperatore nel 1851 un titolo nobiliare proprio per l'abilità ingegneristica di cui aveva dato prova nella progettazione e nella costruzione di questo percorso ferroviario. Fu in occasione della concessione di questa importante onorificenza che venne inciso un suo ritratto con la tecnica della litografia. Il 27 maggio 1857, dopo anni di lavoro, venne finalmente inaugurata questa linea. Nel 1857 la stazione non esisteva: c'era solo una struttura provvisoria, ma esisteva il viadotto sul Lazzaretto di Santa Teresa (il lazzaretto era una struttura che non poteva mancare in un porto: vi venivano messe in quarantena le persone in arrivo da paesi esotici, di cui si sospettava che fossero portatrici di malattie infettive). Sopra di esso passavano le rotaie della linea che ancor oggi collega Trieste a Venezia. Nel 1878, quando verrà costruita la stazione vera e propria, il lazzaretto era stato già demolito e spostato a Muggia, nella sona che ne porta ancora il nome. Nel 1857 sul sito della stazione ci sono dei magazzini per depositare le merci e un edificio provvisorio, di modeste dimensioni, per ospitare i passeggeri. Questo edificio doveva sorgere all'incirca nella zona in cui adesso c'è Largo Roiano. Sappiamo che la provvisoria stazione per i passeggeri era costruita in legno in stile svizzero: doveva essere una specie di chalet. Nel 1878 questa costruzione fu in parte demolita, dato che ormai era stata edificata la stazione, una parte però era stata destinata a Casa dei Ferrovieri. Negli anni successivi anche questa casa venne demolita. Nel 1857 fu commissionata un'elegantissima pubblicazione in tedesco, che doveva celebrare la costruzione della ferrovia: un'illustrazione raffigura la stazione che in realtà non esisteva, ma che si progettava di costruire. Rappresenta l'idea che la città di Trieste e i costruttori della ferrovia avevano in mente per la stazione: originariamente sia la stazione, sia l'edificio che viene chiamato silos, alla sua sinistra, dovevano avere la stessa facciata: inizialmente, infatti, era stata concepita l'idea di due facciate gemelle, come gemelli erano i giardini prospicienti i due edifici. La qualità delle immagini reperite per l’illustrazione del 1857 non è alta, ma si capisce che l'idea della facciata era già molto simile a quella 1 poi realizzata, che vediamo ancora oggi, caratterizzata da due torrette leggermente aggettanti, collegate da un doppio porticato. Come nasce questo tipo di progetto? Era prassi degli architetti asburgici qualificare gli edifici pubblici con uno stile neo-rinascimentale. Si tratta di uno stile caratteristico della seconda metà dell'Ottocento particolarmente utilizzato in area germanica, che deve essere inquadrato all’interno dell’eclettismo o dello storicismo, una complessa tendenza artistica impegnata essenzialmente nel recupero in architettura, ma anche nelle arti applicate, degli stili storici. Nell'impero austro ungarico ha una certa fortuna la ripresa dello stile rinascimentale maturo per qualificare edifici pubblici come stazioni, musei, biblioteche; quindi non ci dobbiamo stupire se il Ferdinandeo, costruito nello stesso giro d'anni, tra il 1856 e il 1858, su progetto dell'architetto prussiano Friedrich Hitzig e realizzato dall'ingegnere triestino Giuseppe Sforzi sia qualificato proprio da questo stile architettonico: anche questo edifico, come la stazione, è caratterizzato da due torrette raccordate da un doppio porticato. Forse fu lo stesso Sforzi, che godeva all'epoca di prestigio e notorietà a Trieste, a suggerire al Comune di Trieste questo modello di facciata per la stazione. Se cerchiamo invece la fonte d’’ispirazione rinascimentale, questa possiamo reperirla in qualche trattato di architettura rinascimentale, come quello del Palladio. Un raffronto interessante è anche quello con un'architettura che compare nei famosi affreschi della palladiana Villa Barbaro di Paolo Veronese. Possiamo quindi senz'altro affermare che la facciata della stazione è in stile neo-rinascimentale o comunque ha a che vedere con la cultura tardo-rinascimentale, della seconda metà del Cinquecento. Nel 1875 iniziano i lavori di costruzione della nuova stazione, che termineranno nel 1888. La costruzione viene affidata all'architetto tedesco Wilhelm Gustav Heinrich von Flattich, specializzato nella costruzione di stazioni. La ditta che aveva ottenuto l'appalto per i lavori tendeva a limitare le spese, sostenendo che il traffico di passeggeri non era molto elevato, d'altra parte il Comune di Trieste ci teneva a realizzare un edificio elegante, che avesse una bella facciata e che fosse un prestigioso biglietto da visita per chi veniva a Trieste. Il progettista dovette mediare tra queste opposte esigenze. Nel 1856 era stato inaugurato il viale Miramare, con l'evidente intento di riqualificare la zona dove sarebbe poi sorta la stazione: fu strappata al mare la zona dove sorgeva lo squero Panfili. Una volta interrata la zona, nel 1878 vennero piantati i primi alberi, furono distrutti il macello e l'istituto dei poveri, per fare spazio e creare questa importante piazza, su cui poi, negli anni Ottanta del sec.XIX, furono costruiti gli edifici che ancora si vedono oggi, eleganti palazzi concepiti nello stile storicistico, destinati a valorizzare questo nuovo ambiente della Trieste di fine Ottocento. La stazione venne inaugurata nel 1878, ma i lavori furono ultimati nel 1888. La facciata fu realizzata come già riferito, in stile neo-rinascimentale: il lessico è quello dello stile del Rinascimento, con l'uso di paraste, lesene, archi. Il piano inferiore è caratterizzato da cinque archi a tutto sesto, cui corrispondono nel piano superiore altrettante bifore, sempre a tutto sesto, inframmezzate da paraste o lesene ( a seconda che abbiano o meno una funzione strutturale). Il coronamento è ottenuto con un terrazzino all'italiana, simile a quello del palazzo della Borsa, ma non ornato da statue. 2