Credenti e non, la verità sul piatto - Lucio Coco esperto di letteratura

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Avvenire 01/18/2011
MARTEDÌ
18 GENNAIO 2011
APPUNTAMENTI
TAORMINA PER CUMMINGS
◆ Fino al 26 gennaio la fondazione
Mazzullo di Taormina ospita la
mostra "Visualizzazioni poetiche"
del pittore messinese Eliseo
Laganà. L’esposizione, organizzata
in collaborazione con
l’associazione culturale Cara beltà,
presenta diverse opere che
contengono versi in italiano e in
inglese e illustrazioni tematiche
che prendono spunto dal volume
"Poesie d’amore" (Le lettere), che
contiene cinquanta poesie inedite
del grande poeta statunitense E.E.
Cummings, promotore del
modernismo e della poesia visuale.
Tra le sue opere maggiori,
"Tulipani e camini" (1923),
"XLI Poesie "(1925), "Poesie
1923-1954" (1954); in prosa,
"La stanza enorme", romanzo
autobiografico sull’esperienza
dei tre mesi di detenzione
vissuti dall’autore a La Ferté-Macé.
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Credenti e non,
la verità sul piatto
dibattiti
Intellettuali a confronto
sull’appello lanciato
da Sequeri: basta
nichilistiche retoriche
del dialogo, occorre
lavorare insieme
a una bussola morale
Sergio Givone
«Se si toglie l’idea di Dio
dal dibattito pubblico,
ci si priva anche
di quel più ampio orizzonte
che tutti ci comprende»
Laura Boella
CULTURA
E RELIGIONE
«Pensare l’umano significa
riflettere su bene e male, vita
e morte; insomma, passione
per la verità. Ma oggi
esiste ancora tale passione?»
I poeti «entusiasti»
di Raoul Bruni
«...Ogni poesia è misteriosa;
nessuno sa interamente ciò che gli
è stato concesso di scrivere. La
triste mitologia del nostro tempo
parla della subcoscienza ovvero,
ciò che è anche meno piacevole,
del subconscio; i Greci invocavano
la musa, gli Ebrei lo Spirito Santo».
In queste parole di J. L. Borges si
inscrive la ricerca di Raoul Bruni
sul "Divino entusiasmo dei poeti"
(Aragno, pagine 228, euro 12,00).
Bruni esamina concezioni e
immagini dell’ispirazione
dall’antichità a oggi: Platone e la
«divina mania» del poeta,
l’«entusiasmo» in Aristotele, il
«furor» nella cultura latina. Quindi
la lirica religiosa duecentesca, la
poetica dello Stilnovo, Dante «tra
poesia e profezia», Petrarca,
Boccaccio. Nella cultura
rinascimentale Bruni analizza il
«furor» da Marsilio Ficino al
Cinquecento, e l’entusiasmo e
l’imitazione da Aretino a Bruno.
Quindi l’«eclissi e la rinascita»
dell’entusiasmo dal Barocco al
preromanticismo. Spazia poi al
paesaggio romantico, da Foscolo a
Leopardi fino all’ispirazione
«subita e negata» – per esempio da
Montale –nella cultura
contemporanea. Dove vige spesso,
scrive Bruni, «il principio
mimetico, che rappresenta uno
dei connotati più riconoscibili del
pensiero estetico moderno».
Al via «I mercoledì
di Vita e Pensiero»
Si inaugura domani il ciclo de "I
mercoledì di Vita e Pensiero in
libreria", con l’incontro – presso la
libreria di largo Gemelli, 1 a
Milano – su "Giornalismo ed etica:
neutralità o immoralità?" Roberto
Righetto intervisterà Silvano
Petrosino, docente di Teoria della
comunicazione e di Filosofia
morale presso la Cattolica di
Milano e autore di un contributo
sul tema per l’ultimo numero
della rivista "Vita e Pensiero". Il
bimestrale della Cattolica propone
anche riflessioni di Ugo Amaldi e
Fiorenzo Facchini sulla presenza
dell’uomo nell’universo; di Gian
Maria Vian su quel
particolarissimo genere
rappresentato dalle interviste al
Papa; di Jean-Luc Marion sul
postmoderno e l’ateismo; di
Charles Taylor su solidarietà e
pluralismo; di Georges Corm e
Vittorio Emanuele Parsi
sull’instabilità in Medio Oriente.
"Intruso" è Fiorello, che
s’interroga sul futuro della
televisione.
Carmelo Vigna
è giusta la riprovazione delle
cooperazione al ribasso,
donne che a cinquant’anni
prendiamoci a cuore le passioni
cercano un figlio [l’ultima,
per l’umano». È questa la parolana lotta agli idoli
Gianna Nannini da copertina,
chiave secondo Laura Boella,
postmoderni da fare.
ndr], vanno ricordati quei
titolare della cattedra di Filosofia
Insieme. Il contributo di
sessanta-settantenni che si
morale all’Università Statale di
Pierangelo Sequeri pubblicato
prendono una ventenne come
Milano: «È un compito comune a
domenica su "Agorà" trova
compagna. È la stessa mancanza
credenti e non credenti. Per me
un’accoglienza incisiva in diversi
di riconfigurazione della propria
pensare l’umano significa
intellettuali italiani. Coglie nel
esperienza di vita. Ci si vuole
riflettere sul bene e sul male, sulla
segno l’invito del teologo
rimodellare senza accettare di
vita e la morte, insomma la
milanese alla cooperazione tra
cambiare. Il testo di Sequeri mi
passione per la verità. Ma oggi, mi
credenti e non (oltre il mero
ha convinto a tenere un corso di
dialogo) per
morale sul denaro: lo farò l’anno
smitizzare quattro
Convince l’invito del teologo
prossimo». Per la Boella «c’è
totem
a smitizzare i quattro totem
bisogno del lavoro del pensiero
contemporanei: il
per non venir contagiati dalla
giovanilismo,
contemporanei: il giovanilismo,
negatività che si vede in giro.
l’economia
l’economia
utilitaristica,
la
cultura
"Passioni tristi" le chiama
utilitaristica, la
Sequeri: Walter Benjamin aveva
cultura informativa,
informativa, l’esclusione di Dio
scritto un saggio sulla Malinconia
l’esclusione pubblica
della sinistra e Judith Butler su
di Dio. «Difficile non
quella del genere: le femministe
chiedo, esiste ancora tale
dirsi d’accordo con Sequeri,
passione? Nel dibattito etico
oggi sono malinconiche.
vorrei che in tanti apponessero la
sento parlare di "soglia minima":
Dobbiamo ripartire dai giovani:
loro firma a questo testo –
si minimizza tutto. Dov’è
insegnando noto che soffrono
esordisce Carmelo Vigna,
l’interrogazione vera, la forza
l’oblio ma in loro non è sepolto il
docente di Filosofia morale
della domanda etica, il pensiero
gusto del bello. Di recente ho
all’università Ca’ Foscari di
morale?». La pensatrice della
parlato di Cristina Campo in un
Venezia –. In tanti non si è
Statale scandaglia alcuni degli
comune dello Spezzino: c’erano
contenti di come vanno le cose,
idoli stigmatizzati da Sequeri: «Se
alcuni liceali bravissimi!».
fra credenti e non. Il contributo di
Sequeri alza il tiro del dibattito e
chiede una cooperazione vera,
certamente difficile da gestire».
Perché? «In concreto: se sull’aiuto L’APPELLO
agli immigrati, come fa la Caritas,
siamo tutti d’accordo, sulle
questioni socio-politiche e
l’economia sorgono
complicazioni difficili da
el suo intervento di domenica scorsa sulle
bypassare: l’accusa di inciucio è
pagine di "Avvenire", Pierangelo Sequeri ha
sempre dietro l’angolo». Cosa
lanciato un appello «all’oltrepassamento del
chiede ai credenti la perorazione
dialogo, per passare alla cooperazione», lasciandosi
di Sequeri? «Il superamento degli
alle spalle quegli «intellettuali che ci hanno
steccati e una maggior profezia.
decostruito abbastanza». Il teologo ha rimarcato che
Ad esempio: non
«la vacanza del pensiero è finita e l’occidentale
contrapponiamo la scuola privata
politicamente corretto è un po’ inebetito. C’è lavoro
a quella pubblica, ma cerchiamo
urgente da fare». Quale sia questo lavoro, l’ha
di incidere al meglio su entrambe.
Pierangelo Sequeri
illustrato attraverso la descrizione dei quattro nuovi
È giusta la battaglia sul
"idoli" che attanagliano il mondo contemporaneo:
testamento biologico, ma non
l’esistenza separata di un mondo giovanile, il vincolo condizionale
dimentichiamo le emergenze
dell’economia utilitaristica, la struttura essenzialmente
sociali, come il precariato dei
comunicativa del sapere e il carattere privato della nominazione di
giovani. Dov’è la denuncia sul
Dio. Invece, di fronte a queste emergenze «devoti ossessivi e
malaffare oggi dilagante, per cui
sbeffeggiatori impudenti – denuncia Sequeri – ricavano energie
la politica sembra un "arraffa
parassitarie dalla nostra radiazione malinconica di fondo, che ormai
arraffa"? I giovani rischiano di
si diffonde globalmente. E le investono su opposti estremismi, in
non capire più dove sia la Chiesa.
nome della fede o della ragione, confondendo molti».
Insomma, non operiamo una
DI LORENZO FAZZINI
«Alleiamoci contro
gli idoli postmoderni»
N
o spazio come espressione della dimensione spirituale dell’uomo, non
solo architettonica. Emblema
di bellezza e di speranza, come suggerisce la matrice stessa della parola spazio legata ad
una radice indoeuropea
(*spat), la quale dà origine alla
nostra concezione, lo spazio,
ma anche ad un’altra parola latina (spes) che significa speranza. Dunque, un incrocio
curioso tra l’orizzonte in cui
siamo immersi e la speranza,
che di sua natura è trascendente e supera i perimetri, che
mette bene in evidenza come
lo studio dello spazio sia fon-
L
Copyright (c) Avvenire
Lucio Coco
U
DA ROMA LAURA MALANDRINO
I grattacieli di New York
«Non operiamo
una cooperazione al ribasso,
ma prendiamoci a cuore
l’intero ambito umano
superando gli steccati»
L’«Incredulità di san Tommaso» di Caravaggio (foto Alinari)
teologia
Nella lectio tenuta ieri alla Sapienza
di Roma, il cardinale ha indagato
il luogo del «tempio» nel mondo
e le città, antiche e moderne
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«Dobbiamo sfidare i miti
giovanilistici e quelli
economicistici,
che contrabbandano
false idee di felicità»
Secondo Sergio Givone, docente
di Filosofia all’Università di
Firenze, il quid del discorso
consiste in una cesura postmoderna: «È falso pensare che,
sopprimendo il riferimento alla
verità, si crei uno spazio libero
per il dialogo. Così si assiste a
quella retorica del dialogo
denunciata da Sequeri: viene
meno la concezione della verità e
ognuno resta attaccato alla
propria convinzione. Con Richard
Rorty e il nichilismo in voga oggi
nasce la liquidazione di qualsiasi
riferimento alla verità». Di qui,
secondo il pensatore, deriva il
"carattere privato della
nominazione di Dio": «Se si toglie
l’idea di Dio dal dibattito
pubblico, ci si priva di quel più
ampio orizzonte che tutti ci
comprende e nel quale ci
sentiamo responsabili verso la
verità. Così sorge il giovanilismo,
un valore effimero e un idolo, in
pratica l’esempio di un’identità
particolare. Mentre invece –
secondo il Vangelo – la verità è
l’incontro con Qualcuno, che
certamente può essere accettato
o rifiutato. Ma almeno resta un
orizzonte che impedisce la
retorica». Givone, segnalando
«nella televisione, nel dibattito
mediatico, nel contrasto
ideologico» gli spazi attuali di tale
retorica, indica «nei luoghi della
sofferenza, quali gli ospedali»
l’ambiente in cui si «la coscienza
delle persone si apre ad un
orizzonte più ampio». «Annalena
Tonelli, la missionaria italiana
uccisa in Somalia, raccontava che
le sue giornate con gli ammalati
di tubercolosi passavano nel
parlare della propria morte».
Parte da questo paradosso Lucio
Coco, lucido saggista ed esperto
di patristica, per lanciare lo
scandalo di alcune "buone
pratiche" contro la retorica del
dialogo: «La cooperazione di
pensiero e religione deve sfidare i
miti giovanilistici e quelli
economicistici che
contrabbandano una falsa idea
della felicità come,
rispettivamente, godimento e
soddisfazione legata al consumo.
Si tratta di recuperare la
dimensione del sacrificio, per
usare il lessico di Tarkovskij:
ricreare spazi di rinuncia e
silenzio, delle interruzioni nel
continuum talvolta assordante di
produzione e comunicazione.
Sequeri dice che oggi noi
conosciamo solo "la funzione
informativa" del linguaggio. La
vera essenza del linguaggio è però
il silenzio, la capacità di silenzio
che la parola, detta e ascoltata,
riesce ad evocare dentro di noi.
Ma il flusso di comunicazione che
ci arriva dai mass media deriva da
questo silenzio?» si chiede
l’autore di Figure spirituali
(Messaggero) e del prossimo
Interrogare la fede (Lindau).
«L’essenza del linguaggio è il
silenzio, la quantità di silenzio
che determina in noi la parola
detta e ascoltata – chiosa Coco –.
"Il silenzio è la qualità della
parola", scrive madre Anna Maria
Cànopi. Ripartiamo dalla lettura
della Scrittura, dai testi del Papa,
dalla poesia: romperemo la rete
fittizia della comunicazione. Il
silenzio ci aiuterà a ricostruire
una nuova scala di valori».
Limite, ordine, simbolo: lo spazio di Ravasi
damentale dal punto di vista
antropologico, prima ancora
che architettonico. Da qui l’esigenza di una spiritualità legata alla professione dell’architetto, chiamato, per sua natura, a rappresentare simbolicamente questa esperienza
dello spazio.
Emerge dalla lectio magistralis
sul tema "Il tempio e la piazza.
Spazio sacro e civile" tenuta ieri dal cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del pontificio
consiglio della Cultura, nell’aula magna della facoltà di
Architettura dell’Università La
Sapienza di Roma, introdotta
dal professor Livio de Santoli,
direttore del centro di ricerca
Citera, e dal preside della fa-
coltà Renato Masiani. Una riflessione partita articolata in
tre dimensioni fondamentali:
una metafisica, negativa, in cui
lo spazio è il luogo dove l’uomo si interroga sul senso del limite; una antropologica, positiva, da cui emerge il concetto
della pianificazione dello spazio per trovare un ordine; e una teologica (o della trascendenza dello spazio) che ci introduce al rapporto tra la piazza e il tempio, quest’ultimo
spazio vivente carico di simboli, laddove il simbolo è elemento di umanizzazione.
«Il mondo è come l’occhio: il
mare è il bianco, la terra è l’iride, Gerusalemme è la pupilla e
l’immagine in essa riflessa è il
tempio», ha detto il cardinale
ricordando un antico aforisma
rabbinico. «Due sono le idee
che sottendono all’immagine.
La prima è quella di "centro"
cosmico che il luogo sacro deve rappresentare – ha spiegato
Ravasi –. L’orizzonte esteriore,
con la sua frammentazione e
con le sue tensioni, converge e
si placa in un’area che per la
sua purezza deve incarnare il
senso, il cuore, l’ordine dell’essere intero. Nel tempio,
dunque, si "con-centra" la
molteplicità del reale che trova in esso pace e armonia: si
pensi solo alla planimetria di
certe città a radiali connesse al
"sole" ideale rappresentato
dalla cattedrale posta nel car-
dine centrale urbano. Milano,
per esempio, "centrata" sul
Duomo ne è un esempio evidente, come New York è la testimonianza di una diversa visione, più dispersa e babelica».
Il tempio, poi, è l’immagine
che la pupilla riflette e rivela,
quindi, segno di luce e di bellezza. «Lo spazio sacro è epifania dell’armonia cosmica ed è
teofania dello splendore divino. In questo senso un’architettura sacra che non sappia
parlare correttamente, anzi,
"splendidamente" il linguaggio della luce e non sia portatrice di bellezza e di armonia
decade automaticamente dalla sua funzione, diventa "profana" e "profanata"», ha ag-
giunto il cardinale che ha poi
sottolineato come spazio sacro e civile siano spazi autonomi, ma non separati. «Distinti, perché il tempio ha il culto e la piazza la vita quotidiana, politica, sociale. C’è Cesare nella piazza e Dio nel tempio. L’unica persona che li unisce e che dà senso ad entrambi è l’uomo con il suo stare sia nel tempio che nella piazza. La sua responsabilità dunque è quella di fare in modo di
non isolare lo spazio sacro diventando un integralista e fondamentalista oppure secolarizzando completamente la
piazza lasciandola senza nessun valore etico, sociale, trascendente».
January 18, 2011 8:27 pm / Powered by TECNAVIA / HIT-
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