Motivazioni della scelta dell`argomento: la musica della Commedia

Motivazioni della scelta dell’argomento: la musica della Commedia
Questo progetto didattico, sperimentato in una classe III di un Istituto Tecnico, si fonda su due
coordinate fondamentali, tra loro connesse: la tematizzazione e l’interdisciplinarità, con
l’obiettivo di rendere il testo dantesco più accessibile alla classe, convinta che opportuni
collegamenti e raffronti con forme espressive diverse da quelle letterarie, quali le manifestazioni
artistiche, possano arricchire l’esperienza sui testi letterari stessi, cogliendo analogie e differenze e i
reciproci apporti di forme, temi, rappresentazioni simboliche.
Ritengo infatti che, dovendo insegnare a “maneggiare” delle categorie critiche, il confronto tra
linguaggi diversi possa favorire il processo di generalizzazione e astrazione, aiutando gli studenti
ad allargare il proprio orizzonte e le proprie aspettative.
L’insegnamento tematico della letteratura
Sempre più spesso, nella didattica degli ultimi anni, si parla di letteratura per temi, per motivi, per
tipi, per topos, facendo non poca confusione tra questi termini.
Tale ambiguità terminologica dipende, come ha chiaramente evidenziato Segre, dall’antinomia
insita nel tema stesso, oscillante tra “argomento” e “idea ispiratrice”, tra materia oggettiva e
l’ispirazione soggettiva di tale materia, tra soggetto e argomento.
Nell’esperienza didattica l’insegnamento per temi o per percorsi tematici spesso non è altro che una
comoda scorciatoia per tagliare un programma troppo vasto, ma in realtà dovrebbe essere molto di
più. Una letteratura per temi non deve sostituirsi del tutto allo studio dei movimenti letterari e degli
autori del canone, ma semmai lo deve affiancare: il tema va quindi contestualizzato nella cultura di
un’epoca e nella sua storia.
Inoltre un approccio tematico alla letteratura spesso corre il rischio di trascurare aspetti
fondamentali, quali il momento creativo dell’opera, la sua genesi, il suo valore storico-letterario,
che possono emergere solo dando la giusta importanza al momento storico-ideologico in cui il tema
stesso prende forma all’interno dell’opera.
D’altra parte affrontare la letteratura attraverso percorsi tematici offre alcuni vantaggi: un tema
permette di superare lo scarto tra passato e presente e tra letterature diverse, fornendo quindi il
fianco ad uno studio comparato. Inoltre un percorso tematico riesce spesso a configurarsi come un
percorso interdisciplinare, abituando così gli studenti alla complessità e alla flessibilità, doti
necessarie per comprendere i “problemi” e collocarli in una dimensione più articolata. Attraverso il
tema, in sintesi, è quindi possibile elevarsi da uno studio puramente tecnico-disciplinare a una
dimensione globale del sapere.
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L’importante, come detto, è che lo studio della letteratura non si riduca ad essere una mera
illustrazione di un tema. Per raggiungere questo, però, è necessaria una cura particolare da parte
dell’insegnante nella scelta dei temi da proporre alla classe, e, di conseguenza, dei testi da cui farli
emergere. Si può identificare un tema sulla base della sua ricorrenza nelle composizioni poetiche (il
notturno lunare nella poesia romantica, piuttosto che l’amore come furor nell’opera virgiliana),
oppure sulla base di topoi della tradizione letteraria (il tema della donna angelo nella poesia
stilnovista come il tema dell’età dell’oro nella poesia classica), o ancora si può scegliere percorsi
più generali sulle dimensioni più o meno sommerse dell’io. L’importante è che l’insegnante guidi
gli studenti nell’approccio ai testi, così che arrivino a comprendere i diversi livelli attraverso cui un
tema prende forma.
L’interdisciplinarità
Uno dei vantaggi di un percorso tematico, come detto, è la possibilità di assumere una dimensione
interdisciplinare, nella quale uno stesso tema viene affrontato utilizzando le modalità tipiche di più
discipline, in modo tale da avere non solo un quadro più complesso dell’evento studiato, ma anche
un successivo arricchimento nelle competenze e conoscenze delle singole discipline.
Come ricorda Luigi De Blasi (2009: http://www.edscuola.it/archivio/ped/interdisciplinarita.htm) è
stato J. Piaget a definire per primo, in modo esplicito, l’interdisciplinarità come “collaborazione
fra discipline diverse o fra settori eterogenei di una stessa scienza per addivenire a interazioni vere e
proprie, a reciprocità di scambi, tale da determinare mutui arricchimenti”. Diverso quindi è parlare
di multidisciplinarità, in cui si stabiliscono relazioni tra più discipline, senza però che le discipline
stesse siano modificate o arricchite dal contatto con le altre, e diversa pure è la transdisciplinarità,
in cui le relazioni avvengono all’interno di un sistema totale, in modo da abolire le frontiere tra le
discipline.
Sempre secondo Piaget la forma interdisciplinare è la più giusta sul piano epistemologico per
fornire al soggetto che apprende un quadro oggettivo del mondo della realtà. In una prospettiva
interdisciplinare, quindi,
si attuerebbe un processo interattivo tra più discipline, attraverso il
prestito e lo scambio metodologico, con il risultato finale di un arricchimento culturale e
scientifico.
L’ approccio interdisciplinare si fonda dunque sulla volontà di favorire tutte le possibili interazioni
disciplinari, intendendo l’ interdisciplinarità come l’approccio che consente di cogliere, oltre ai dati
fenomenici,
le strutture profonde, superando la parcellizzazione del sapere per diventare il
paradigma della sintesi. Le singole discipline, cioè, diventano un mero strumento per ricomporre
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l’originaria scissione tra soggetto e oggetto. L’interdisciplinarità, sempre secondo Piaget, pare
essere connaturata alle stesse discipline a causa dell’impossibilità che un determinato campo
scientifico possa, da solo, comprendere l’insieme del tutto, secondo il principio per cui ogni sistema
è essenzialmente incompleto. La “collaborazione” coi metodi e con gli strumenti di altre discipline,
quindi, risulta utile per colmare i limiti e le mancanze di una determinata materia, e proprio dallo
scambio tra i diversi settori la singola disciplina risulta arricchita e potenziata. La condivisione,
infatti, non si limita al livello operativo, ma comprende anche quello metodologico: i diversi ambiti
disciplinari dialogano e si integrano.
In particolare, un approccio interdisciplinare può conferire alla letteratura classica una vitalità
troppo spesso sottovalutata tra i banchi di scuola, e infondere una motivazione allo studio agli
studenti che ritengono la disciplina ostica e lontana dal loro vissuto. Progettare un percorso che
permetta di spiegare un tema (e qui torniamo alla tematizzazione) dal punto di vista di diverse
discipline può incoraggiare negli alunni un comportamento motivato e coinvolto, in vista di una
formazione “globale”. Parlare di educazione all’uomo completo può sembrare contradditorio nella
scuola di oggi, dove si richiede la specializzazione del sapere e la suddivisone del lavoro. Proprio in
questa ambiguità di fondo il bisogno di interdisciplinarità trova la sua ragione d’essere, a patto,
però, di concepirla non come un’alternativa, in sostituzione delle singole discipline, ma come un
momento di sintesi, che giunge a conclusione di una padronanza disciplinare solida.
Inoltre stabilire relazioni e interconnessioni, in una dimensione sovradisciplinare, rafforza la
dimensione metacognitiva degli studenti: riflettere sulle conoscenze pregresse acquisite
nell’ambito dei contenuti specifici, raggiungere una certa consapevolezza del proprio
apprendimento, comprendere la complessità dei problemi, essere in grado di cogliere analogie e
differenze tra i diversi linguaggi espressivi, costituiscono la condizione indispensabile per muoversi
in una dimensione interdisciplinare.
L’obiettivo principale della didattica interdisciplinare è la costruzione di reti di conoscenze e di
relazioni tra le parti dei contenuti disciplinari, il raggiungimento del sapere come un insieme,
l’acquisizione di competenze trasversali (saper analizzare un testo, saper compiere analisi critiche,
saper effettuare sintesi di concetti, saper formulare strategie d’azione per conseguire gli obiettivi,
ecc). Certamente non è sempre facile programmare un lavoro interdisciplinare nella scuola per
mancanza di tempo, e anche per le difficoltà intrinseche a progetti che vedono collaborare (!)
colleghi di altre discipline, a meno che il singolo insegnante non possieda le competenze necessarie.
Non è facile, e non è sempre possibile: occorre selezionare, in armonia con i programmi
ministeriali, temi significativi che abbiano trovato espressione in discipline diverse, e l’operazione
non è sempre agevole. Ma vale la pena provare.
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Questa è certamente una didattica complessa, ma il sapere stesso, nel senso più alto del termine, è
complesso; una ricerca interdisciplinare insegna allo studente a stabilire legami fra ambiti diversi, e
sviluppa quindi competenze trasversali. Passare da una didattica disciplinare a una interdisciplinare,
da una dimensione chiusa a una prospettiva “reticolare” è una questione più culturale che tecnica:
all’insegnante richiede una certa propensione alla progettazione e alla sperimentazione, ma questa è
una sfida da accettare, se l’obiettivo della scuola è non solo fornire agli studenti una
rappresentazione del mondo, ma piuttosto favorire da parte loro una vera e propria costruzione del
proprio mondo.
Interazioni tra le arti
Uno dei presupposti che permette un reciproco scambio tra letteratura e arte è la comune finalità
comunicativa. Ogni linguaggio, dei segni, dei suoni o delle immagini, nasce da una interazione di
due piani: quello sintattico e quello semantico. La sintassi regola ogni linguaggio nel tempo;
quella temporale è la coordinata fondamentale, perché la formazione e la trasformazione hanno
applicazione diacronica. Ogni arte, che si esprime con quel dato linguaggio, ha una struttura
sintattica, che dà ordine e forma al contenuto: la successione di note, piuttosto che l’ordine delle
parole, è la necessaria impalcatura per esprimere un contenuto. Ma ogni materia ha anche una
semantica, che si esplica lungo la coordinata spaziale e sincronica, perché si definisce nel rapporto
atemporale di un significante con un significato. L’arte quindi è interazione sintattico-semantica, e
in ogni ambito l’evoluzione dei generi ha portato a una progressiva separazione dei due livelli.
Sotto questo punto di vista letteratura e musica hanno avuto un percorso parallelo: il divorzio tra
sintassi e semantica è avvenuto nel momento in cui la macro struttura formale risulta inadeguata ad
esprimere i propri contenuti. La metrica, le strofe, le rime in poesia, come la forma sonata o le
forme sinfoniche in musica hanno subito la stessa separazione, privilegiando, a seconda dei casi e
delle avanguardie, l’aspetto sintattico o quello semantico.
La Divina Commedia è l’esempio più emblematico d’una forma poetica che ha uno spazio
d’espressione a tutto campo, ancorato alla terzina e alla rima ABA-BCB: il contenuto è tutt’uno con
la sua struttura, in un reciproco scambio tra vincoli formali e libertà lessicale.
Il romanticismo, tanto in letteratura quanto in musica, è il momento più radicale di questa rottura:
da una parte si radicalizza la ricerca espressiva, che porta alla tensione, all’insofferenza verso la
rigidità formale, fino alla rimozione delle grandi strutture, dall’altra parte prende piede la ricerca di
nuove sintassi. Una ricerca che spesso porta ad una dissoluzione della consequenzialità logicosintattica, verso un procedere errabondo ed estatico, verso la digressione. Ne è un esempio, in
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campo musicale, Wagner, con le sue armonie impressionistiche e il colorismo della strumentazione,
dove è il suono l'elemento generatore dello sviluppo musicale e dove il tempo si dispiega, come
nella Recherche proustiana, in una infinità senza tempo. Si cerca quindi di superare la crisi da una
parte inventando nuove sintassi, dall’ altra radicalizzando l’espressione.
Il paragone tra letteratura e musica non è casuale: nell’ambito della letteratura, quella classica
come quella italiana, è possibile rintracciare dei temi che per la loro complessità hanno avuto
diverse implicazioni con le altre discipline, in particolare con la musica. Analizzare questi temi da
diverse prospettive, in una dimensione sincronica o diacronica, incentiva non solo un maggior
coinvolgimento da parte degli studenti, ma offre loro anche la possibilità di allargare il proprio
orizzonte per ricondurre i loro saperi specialistici, spesso troppo parcellizzati, in un quadro
d’insieme unitario che ha un unico comune denominatore: la finalità comunicativa ed espressiva.
La musica di Dante
Come detto, un approccio agevole con cui affrontare un testo complesso (e la Divina Commedia,
forse, è “il” testo complesso per eccellenza) può essere quello di una prospettiva tematica.
All’interno del poema dantesco, in particolare, sono molti i temi che si possono selezionare:
l’amore, l’amicizia, la passione politica, la poesia, quelli più “battuti”. La mia scelta, invece, è
caduta su un aspetto probabilmente marginale, quello della musica, ma a mio avviso non di
secondaria importanza per comprendere appieno l’universo dantesco. A legittimare questa presenza
della musica nella Divina Commedia è lo stesso Dante, là dove nel De vulgari eloquentia definisce
la poesia come “fictio retorica musicaque poita” (De vulgari eloquentia, II, IV, 2). A scanso
d’equivoci, però, occorre precisare subito che cosa intenda Dante per musica. Coerentemente con
l’impostazione medievale, la musica ha un carattere bifronte: da una parte essa è un’ars teorica,
intesa come scientia dei rapporti proporzionali, dall’altra parte è prassi strumentale, propria dei
musici. Ora, quando Dante parla di poesia come di musica poita, sicuramente intende la musicalità
del testo poetico, ma la commistione di teoria e pratica non è esclusa. Dante sembra infatti, più
volte, ricalcare la tripartizione di Boezio in musica mondana, umana e strumentale: la musica
mondana, che si può scrutare nell’universo e nei suoi elementi, è quella a cui Dante si riferisce nel
Convivio, paragonata a Marte per le sue belle relazioni matematiche, mentre la musica umana si
genera nell’animo umano allorché spira amore, quello stesso Amore che ispira anche la poesia
dantesca: “I’ mi son un che, quando / Amor mi spira, noto” (Purgatorio, XXIV ). Lo stretto rapporto
tra produzione del suono e della parola è ben espresso da una similitudine paradisiaca, in cui
produzione del suono, formazione delle parole, impressione nel cuore sanciscono un nesso
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inscindibile: “e come suono al collo de la cetra / prende sua forma, e si’ come al pertugio / de la
sampogna vento che penètra, / così, rimosso d’aspettare indugio, / quel mormorar de l’aguglia
salissi / su per lo collo, come fosse bugio. Fecesi voce quivi, e quindi uscissi / per lo suo becco in
forma di parole, / quali aspettava il core ov’ io le scrissi” (Paradiso, XX, vv. 22-30). In sintesi:
parole dettate da amore o musica che soffia dall’animo producono un nuovo tipo di poesia e una
nuova musica, nuove rime (il dolce stil novo) e un nuovo suono.
Ma c’è spazio anche per la musica pratica, d’altra parte sappiamo che Dante era amico del musico
fiorentino Casella, il quale aveva musicato la sua canzone Amor che ne’ la mente mi ragiona.
Complesso è il discorso su quale sia il valore etico della musica come prassi: la musica dei sensi è
una passione a tutti gli effetti, come quella amorosa, e come tale, se ben indirizzata può avvicinare a
Dio, ma se diventa l’oggetto assoluto del proprio desiderio può essere uno strumento di perdizione.
Proprio su questo aspetto è incentrata l’UD.
Il legame tra musica e teologia non è un aspetto marginale in Dante, d’altra parte il rapporto tra
musica e poesia ha proprio origine religiosa1, e trova grande sviluppo nella poesia religiosa delle
origini (la lauda), prima di svolgere un ruolo importante anche nella lirica profana (basti pensare a
quella provenzale). Dante stesso, inoltre, aveva una precisa conoscenza degli strumenti musicali:
l’apocalittica tromba dell’Inferno VI, v. 95; il terribile corno dell’Inferno XXI, v. 12; i tamburi
dell’Inferno XXII, v. 8; gli organi del Purgatorio IV, v. 144; le dolci tube del Paradiso XII, v. 8; e
ancora la cetra e la zampogna del Paradiso XX, v.22; la giga e l’arpa del Paradiso XIV, v. 118; e
infine la lira del Paradiso XXIII, v.100. Non solo Dante conosceva questi strumenti, ma era
perfettamente consapevole anche della loro valenza simbolica: gli strumenti infatti non sono citati
casualmente, ma compaiono in un determinato punto del poema per sottolineare caratteristiche del
paesaggio o dei personaggi. Il corno, strumento bellico dal suono terribile, o la cetra dalla voce
rasserenante, o la lira, che diede l’annuncio a Maria, sono strumenti reali, concreti: se la Commedia
si conclude con la contemplazione di Dio, quella
visione è accompagnata da una melodia:
“Quell’uno e due e tre che sempre vive / e regna sempre in tre e ‘n due e ‘n uno, / non circunscritto,
e tutto circuncrive, / tre volte era cantato da ciascuno / di quelli spirti con tal melodia / ch’ad ogne
merto saria giusto muno” (Paradiso, XIV, vv. 28-33). La Trinità è rappresentata come un
intrecciarsi di note, che ritornano su se stesse: sembra quasi che Dante conoscesse Bach!
Queste, in sintesi, le fasi del mio progetto didattico:
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La cosiddetta cantillazione del rituale giudaico e cristiano: la parola nell’assemblea liturgica va “proclamata”,
non semplicemente pronunciata. La cantillazione consiste infatti in una amplificazione della parola su un ristretto
numero di suoni, regolata dal ritmo verbale.
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PRESUPPOSTI TEORICI
Affrontare la letteratura con un taglio tematico
offre alcuni vantaggi: superare lo scarto tra
passato e presente e tra letterature diverse.
Fornisce quindi il fianco ad uno studio
comparato, passando da uno studio puramente
tecnico-disciplinare a una dimensione globale
del sapere; inoltre un approccio per temi è utile
didatticamente ai fini della motivazione, perché
coinvolge maggiormente il mondo interiore del
lettore e facilita la memorizzazione.
Un percorso tematico riesce spesso a
configurarsi
come
un
percorso
interdisciplinare, abituando così gli studenti
alla complessità e alla flessibilità, doti
necessarie per comprendere i “problemi” e
collocarli in una dimensione più articolata,
rafforzando la dimensione metacognitiva degli
studenti.
D’altra parte, a legittimare l’excursus sulla
musica all’interno della Commedia, è lo stesso
Dante, là dove nel De vulgari eloquentia
definisce la poesia come “fictio retorica
musicaque poita” (DVE, II, IV; 2). A scanso
d’equivoci, però, occorre precisare subito che
cosa intenda Dante per musica. Conformemente
alla teoria medievale, Dante sembra, più volte,
ricalcare la tripartizione di Boezio in musica
mondana, umana e strumentale. Lo stesso
Dante cita, nel corso delle tre Cantiche, diversi
tipi di strumenti musicali, ognuno in virtù della
propria specifica valenza simbolica.
STRATEGIA DIDATTICA
Individuazione, nell’ambito del poema dantesco,
di un tema poco “battuto”: la musica nella
Divina Commedia.
Progettazione di un percorso interdisciplinare,
a cavallo tra poesia, musica ed iconografia.
Individuazione dei luoghi del poema in cui
compaiono riferimenti alla musica e agli
strumenti, analizzando il valore etico-simbolico
dei singoli strumenti e la loro consonanza con
le anime dantesche.
Partendo dal II Canto del Purgatorio, attraverso la figura del musico Casella e del tipo di musica
che qui compare, verrà sviluppata un’ampia digressione sulla teoria musicale medievale, ricca di
simbolismi ed implicazioni morali che via via si cercherà di rintracciare nel poema dantesco. Il
discorso sarà quindi allargato a tutte e tre le Cantiche, leggendo il viaggio di Dante viator come un
itinerario acustico, dal regno della non-musica (il caos infernale) alla musica umana e terrena del
Purgatorio ai cori celestiali del Paradiso. L’obiettivo del mio intervento è dimostrare come anche la
musica sia un tassello importante dell’impalcatura dell’universo dantesco: la sua diversa presenza
nelle tre Cantiche, con la particolare connotazione che essa assume, rispecchia la descrizione
dell’ambiente e la condizione delle anime.
Per cercare di rendere il discorso, così eterogeneo e complesso, più concreto e fruibile, ci si
muoverà su tre fronti paralleli, assegnando sempre comunque la centralità al testo:
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lettura dei versi danteschi, estrapolati dalle tre Cantiche, in cui
compaiono riferimenti alla teoria musicale o agli strumenti
musicali
valenza etica della musica
e significato simbolico degli strumenti
iconografia musicale
e ascolto
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