PIANTE SULL’ORLO
DI UNA CRISI DI NERVI
Stefano Mancuso dirige il Laboratorio
Internazionale di Neurobiologia Vegetale
(LINV) dell’Università di Firenze. Ha al suo
attivo più di 250 pubblicazioni scientifiche.
È autore con Alessandra Viola di Verde brillante. Sensibilità e intelligenza del mondo
vegetale (Giunti 2013).
Conosciamo davvero le piante
di casa nostra?
Un libro indispensabile
per imparare ad amarle
e a farle crescere felici.
Eliana Ferioli
Eliana Ferioli, direttore di
“Gardenia” dal 1994 al 2006,
è un nome molto noto nel
mondo degli appassionati
del verde. Da oltre trent’anni si occupa di
divulgazione scientifico-naturalistica e ha
pubblicato numerosi libri di giardinaggio
anche per Giunti.
60 piante diverse, tutte “obbligate” a
convivere con gli Umani, in brevi racconti
spiritosi descrivono problemi, frustrazioni,
stress, ma anche ambizioni e desideri della
loro vita di vegetali domestici, spiegando e
chiedendo quello che occorre per vivere felicemente e giudicando il comportamento, i
tic, le debolezze degli Umani, loro “coinquilini”. Ogni racconto è chiuso da una scheda
tecnica di coltivazione che fornisce quelle
informazioni pratiche indispensabili per la
cura della pianta.
Il libro è diviso in tre sezioni, a seconda
dell’ambiente in cui vivono le piante: in appartamento, sul terrazzo e sul davanzale,
nell’orto e nel giardino.
Un manuale originale, che affronta in modo
nuovo e divertente un tema che sta a cuore
a tutti coloro che amano il mondo vegetale:
come prendersi cura nel modo migliore degli amici verdi che popolano le nostre case?
ISBN 978-88-09-79015-5
9 788809 790155
61152P
€ 12,00
Immagine di copertina:
Fotolia: © Danussa, © nenilkime, © Unclesam, © norsob.
Progetto grafico: Rocío Isabel González
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Responsabile editoriale:
Roberto De Meo
Cura editoriale:
Ippolita Douglas Scotti
Progetto grafico e illustrazioni:
Rocío Isabel González
www.giunti.it
© 2014 Giunti Editore S.p.A.
via Bolognese 165 - 50139 Firenze - Italia
via Borgogna 5 - 20122 Milano - Italia
Prima edizione: aprile 2014
Ristampa Anno
5 4 3 2 1 0 2018 2017 2016 2015 2014
Stampato presso Giunti Industrie Grafiche S.p.A.
Stabilimento di Prato
S O MMAR I O
PREFAZIONE di Stefano Mancuso.................................................7
INTRODUZIONE di Eliana Ferioli...............................................11
PIANTE DA APPARTAMENTO................................................... 13
Ananas 14 ❦ Anturio 19 ❦ Asparagina 24 ❦ Aspidistra 29 ❦ Cactus
di Natale 33 ❦ Cuscino della suocera 38 ❦ Edera 43 ❦ Erba miseria 47
❦ Felce 51 ❦ Ficus 56 ❦ Kenzia 61 ❦ Orchidea farfalla 65 ❦ Potos 70 ❦
Stella di Natale 75 ❦ Tronchetto della felicità 80 ❦ Violetta africana 85
PIANTE DA TERRAZZO E DAVANZALE.................................91
Azalea 92 ❦ Basilico 98 ❦ Camelia 103 ❦ Ciclamino 108 ❦ Falso
gelsomino 113 ❦ Fragola 118 ❦ Garofanino 123 ❦ Geranio 128 ❦ Limone 134
❦ Maggiorana e timo 140 ❦ Melo Ballerina 145 ❦ Ninfea 150 ❦
Peperoncino 155 ❦ Petunia 160 ❦ Piracanta 165 ❦ Pomodoro 170
❦ Rosa miniatura 176 ❦ Rosmarino 181 ❦ Tagete 186 ❦ Viola del
pensiero 191
PIANTE DA ORTO E DA GIARDINO......................................195
Bella di notte 196 ❦ Bietola 201 ❦ Bosso 206 ❦ Caprifoglio 211
❦ Cicoria 216 ❦ Dalia 221 ❦ Fagiolo 228 ❦ Girasole 234 ❦ Iris 239
❦ Lattuga 244 ❦ Lavanda 249 ❦ Lillà 254 ❦ Malvarosa 260 ❦
Melanzana 265 ❦ Narciso 270 ❦ Nasturzio 276 ❦ Ortensia 281
❦ Papavero 288 ❦ Prezzemolo 293 ❦ Rosa Complicata 298 ❦ Rosa
di Banks 302 ❦ Tulipano 307 ❦ Zucchina 313
INDICE DELLE PIANTE..............................................................317
Pr e f a z i on e
DI STEFANO MANCUSO
Le piante domestiche – quelle da appartamento, da terrazzo
e da giardino –, disgraziate rappresentanti del mondo vegetale,
costrette a un’innaturale vita di clausura all’interno delle mura
delle nostre abitazioni, sono anche gli unici vegetali non commestibili, dei quali la maggior parte della popolazione, sempre
più distaccata dalla sua originaria dimensione naturale, abbia
una qualche vaga nozione. Chi non ha avuto per qualche tempo
in casa una piantina grassa, una stella di Natale, un geranio?
Queste poverette, seviziate da maschi incuranti che le seccano
o da femmine iperprotettive che le affogano, rimangono l’ultimo
avamposto verde nelle nostre case. L’ultimo ancestrale ricordo di
un tempo in cui la nostra sopravvivenza dipendeva dal rapporto
continuo con le piante.
Com’è accaduto a molti altri aspetti della nostra vita, la modernità non ha cambiato nulla di questa relazione. Così la nostra
dipendenza dalle piante rimane immutata ma nascosta; soltanto
meno evidente di come appariva agli occhi dei nostri non lontani
antenati. Cibo, ossigeno, tessuti, medicinali, materiali, persino
il petrolio sono tutte mercanzie prodotte dalle piante senza le
quali non potremmo sopravvivere.
Date queste premesse, sembrerebbe ovvio avere un’approfondita conoscenza delle nostre benefattrici. Così come dovrebbe
essere lampante la necessità di rispettarle e proteggerle. E invece,
se ci sono degli organismi negletti, misconosciuti e senza alcuna
tutela, questi sono proprio le piante. In un mondo che s’indigna
per la scomparsa della foca monaca, pochissime, e purtroppo,
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flebili, sono le voci che denunciano l’estinzione di decine di migliaia di specie di piante ogni anno, la grandissima maggioranza
delle quali ancora non conosciute alla scienza. È una vergogna,
ma è anche molto stupido. La nostra vita dipende dalle piante:
conoscerle e proteggerle significa proteggere noi stessi. E così
ogni libro dedicato alle piante, soprattutto quelli divertenti ed
esplicativi come questo che avete ora in mano, sono fondamentali
per arricchire le nostre scarse conoscenze vegetali e per rendere
un po’ più semplice la vita alle piante che convivono con noi.
Quando la primavera arriva, risvegliando istinti sopiti, è
difficile resistere alla tentazione di acquistare piante fiorite da
disseminare dentro e intorno alle nostre abitazioni. Gli amici
invitati a cena non portano più vino ma piante e per un motivo o
per un altro in breve tempo ci ritroviamo con questi intrusi verdi
per casa, di cui non sappiamo bene cosa fare. Il libro di Eliana
Ferioli ci viene in aiuto informandoci sulle loro esigenze e preparandoci alla convivenza. Un po’ come faremmo con un amico
che viene a trovarci, dei cui gusti e desideri ci preoccuperemmo
in anticipo in modo da non farci trovare impreparati e inospitali.
Il fatto è che, per quanto belle e utili, le piante finiscono
sempre per essere viste come oggetti, magari squisite suppellettili o desiderabili ornamenti, ma sempre oggetti inanimati.
Anche se razionalmente sappiamo fin dall’infanzia che si tratta
di organismi viventi, di fatto tendiamo a rimuovere questa evidenza. Ciò che sfugge a molti è che le piante non sono soltanto
organismi viventi ma anche organismi incredibilmente attivi,
in grado di sentire l’ambiente che li circonda e di mettere in
atto tutte le migliori strategie di sopravvivenza. Distinguono
le diverse lunghezze d’onda della luce, percepiscono piccolissimi gradienti chimici, sentono i campi magnetici ed elettrici e
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il campo gravitazionale, avvertono numerosi parametri fisici.
Cosa forse ancora più eccezionale, rispondono ai cambiamenti
registrati nell’ambiente in cui vivono, adattandosi attraverso
modificazioni del loro metabolismo e persino, se necessario, della
loro fisiologia. Il fatto di essere modulari, sessili (ovvero non in
grado di spostarsi da un posto all’altro, anche se si muovono
moltissimo) e autotrofe (ossia energeticamente autonome: pensate se potessimo esserlo anche noi!) non rende certamente le
piante semplici o primitive, ma al contrario dimostra che sono
organismi sofisticati e moderni.
Pensate: comunicano tra di loro e con gli animali attraverso
l’emissione di sostanze volatili; sono capaci di assolvere a cure
parentali per lunghissimi periodi come solo gli animali superiori
e l’uomo sono in grado di fare; sanno come difendersi dalle aggressioni, magari contando su alleanze, e sono in grado di fare
cose ancora più sorprendenti. Recentemente il mio laboratorio
ha dimostrato che la mimosa pudica è in grado di apprendere informazioni e di memorizzarle anche per periodi di tempo
molto lunghi.
Insomma, la prossima volta che di ritorno dal mercato disporrete la vostra nuova pianta nell’appartamento, leggete questo
libro, chiedetevi di che cosa ha bisogno e guardatela come un
essere vivente meritevole di una conoscenza più approfondita.
I n tr od u z i one
DI ELIANA FERIOLI
La prima pianta di cui ho un ricordo tuttora vivissimo è il
nocciòlo che in un giorno di fine inverno rabbrividiva nell’orto
di casa, tutto nudo di foglie ma con i rami ingioiellati di pendenti gialli che al minimo tocco spandevano nell’aria nuvole di
cipria dorata. “Li ha appesi una fata” mi raccontava la nonna,
allora io pensavo che quella fosse una polverina magica, e ogni
giorno tornavo a rivedere il nocciòlo aspettandomi chissà quale
incantesimo.
L’ultima pianta entrata nella mia vita è un filadelfo aureo.
È ancora un adolescente smilzo che da poco si è liberato dall’aberrazione della vita in vaso e baldanzoso spinge le giovani radici
nel terreno alla conquista del suo spazio vitale. Io non credo più
alle fate ma so con certezza che vivrò come fosse un incantesimo
la nascita del suo fogliame d’oro e dei fiori rosa confetto.
Tra il nocciòlo di un tempo lontano e il filadelfo di oggi ci
sono state tante piante, così tante che non saprei contarle... Piante studiate sui testi di botanica, analizzate nelle diapositive o
sullo schermo di un computer, descritte sui libri, cercate o incontrate di sfuggita nei boschi e nei giardini. Un po’ per scelta e
un po’ per caso mi è sempre toccato di vivere e lavorare in una
dimensione vegetale. E più conoscevo le piante, più cresceva l’incantamento, accompagnato però da un senso di rispetto, quasi
di soggezione: come non provarlo di fronte a esseri viventi tanto
più antichi e saggi di noi?
Ma quando finalmente ho avuto a disposizione il tempo e
lo spazio per prendermi concretamente cura delle piante, per
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passare, come si dice, dalla teoria alla pratica, questa “corrispondenza di amorosi sensi” ha cominciato a mostrare qualche
incrinatura. Davanti alle azalee che dopo una trionfale fioritura
scivolavano in un’inarrestabile agonia, alle rose che nonostante
le cure continuavano a coprirsi di macchie e pustole, al bosso che
chissà perché di colpo cominciava a ingiallire confesso di avere
avuto reazioni non proprio amichevoli.
“Perché non parli?” ho sbottato un giorno all’indirizzo di
una stella di Natale che si lasciava morire, come se lei potesse
spiegarmi con parole sue le cause di tanto malessere. In realtà le
piante parlano, eccome, ma non è facile per noi comprenderne il
linguaggio: occorre fare esercizio di pazienza, dedizione e umiltà.
Pur sforzandomi in ogni modo di ascoltarle, non sono diventata una perfetta giardiniera, il mio giardino e il mio orto
hanno parecchie pecche, ma un bel po’ di esperienza l’ho fatta
e in parte la racconto in questo libro, in cui però parlo “per interposta persona”. Come in un gioco di specchi ho immaginato
che fossero le rose e le lattughe, i potos e le orchidee, le ortensie e
il prezzemolo a prendere la parola, a dare consigli sulla propria
coltivazione e a giudicare con l’occhio di chi la sa lunga l’operato
di “Umani” volonterosi ma spesso pasticcioni. Spero che i loro
racconti, supportati da schede tecniche di coltivazione, possano
divertire e nel contempo essere di qualche utilità.
P IA N TE D A AP P AR TAM E N T O
Ananas
Mica facile avere parenti famosi, appariscenti e pure succulenti! Tutti si aspettano che anch’io, un più modesto ma,
diciamolo, carino Ananas comosus ‘Variegatus’ sia all’altezza
delle sgargianti prestazioni di un mio omonimo. Sì, proprio lui,
l’esotico ananas, che vanitoso fa troneggiare sulle tavole il suo
splendido frutto con tanto di armatura scagliosa incoronata
da un pennacchio di foglie.
Io cerco di assomigliargli, ma il meglio che posso sfoggiare
è un frutticino che quasi mai arriva a maturazione e può ricordare il mio celebre parente solo nella forma. Però il mio frutto
è bello come sanno essere le miniature, e un pennacchietto
sbarazzino ce l’ha pure lui. Delle mie foglie, poi, vado molto
fiero: appuntite come spade, sempreverdi, striate di bianco
crema e leggermente soffuse di rosa, armate di spine lungo i
margini. Con loro mi diverto a sfidare i predatori immaginari di questa casa in pietra, ma se vivessi in natura sarebbero
fondamentali per proteggermi. I bei colori di questo fogliame
sono la mia nota personale, quel tocco in più che mi distingue
dal resto della famiglia; non sono però un dono di natura,
ma della selezione artificiale, un frutto degli esperimenti dei
maghi ibridatori.
Chi siano i miei genitori naturali proprio non lo so e questo
è il destino di molte piante: è da duemila anni che ci coltivate e
ci incrociate, al punto che abbiamo una crisi di identità! Meno
male che la mia Umana è informatissima e io origlio quello che
spiega alla piccola Matilde, l’Umana in miniatura che spesso si
PIANTE DA APPARTAMENTO
Q 15
16 Q ANANAS
aggira allegra in questa casa, sveglia come un grillo e curiosa
come un gatto, affascinata da piante e animali. All’Umana piace
moltissimo perché le ricorda lei da bambina. E piace anche a
me – sarà che fra miniature ci si intende… Comunque, l’altro giorno, mentre mi osservava incantata, Matilde ha chiesto
all’Umana di raccontarle qualcosa di me.
Mi sono sentito importante e ora so che la mia grande
famiglia, quella delle Bromeliacee, è originaria del Centro e
Sudamerica ed è composta da piante a dir poco eccentriche:
alcune non vivono sul terreno, ma sul tronco degli alberi, altre
si nutrono solo delle minuscole particelle presenti nell’aria e
altre ancora hanno le foglie disposte in modo da formare al
centro un laghetto in miniatura di acqua piovana, che ospita
insetti e ranocchie. Mi sono immaginato il fastidio di avere le
zampette viscide delle ranocchie sulle mie belle foglie! Brrr...
Per fortuna non è il mio caso. Chissà come deve essere vivere
con le radici affondate nella terra soffice e fertile della foresta
tropicale, nell’ombra che odora di muschio, in compagnia di
altre piante, invece che sola e costretta dentro un vaso?
Però, tutto sommato, qui sto bene, anche perché l’Umana
si è data da fare per farmi sentire a mio agio. Pensate che in
primavera, quando le mie radici traboccavano da tutte le parti
e avevo bisogno di essere rinvasato, ha addirittura consultato
un esperto per trovare un terriccio adatto alle mie necessità.
Quello cosiddetto universale non la soddisfa: è troppo torboso, secco e, quando lo si bagna, lievita come il Blob dei film
horror. In genere lo corregge con terra da giardino oppure
sabbia, a seconda delle situazioni, ma con me aveva qualche
dubbio, così ha interpellato Carlo, il mago delle piante, che ne
sa una più del diavolo. Per farmi proprio felice doveva usare
PIANTE DA APPARTAMENTO
Q 17
una miscela in parti uguali di terriccio per orchidee e terriccio
per agrumi, le ha risposto. L’Umana si è subito recata al vivaio
di Danilo e Marinella, anche perché voleva vedere se era arrivato il filadelfo a foglie dorate che aveva ordinato. Quando è
tornata senza il filadelfo, col quale avevo già programmato di
fare amicizia, ma con i due terricci, le mie radici non vedevano
l’ora di sprofondare in quel cocktail delizioso.
Ed eccomi qua, comodo comodo nel nuovo vaso, nelle migliori condizioni per affrontare la mia breve stagione. Non
rattristatevi, molto probabilmente non supererò l’autunno,
ma io non muoio, mi propago. Ecco, ho questo potere: mentre pian piano deperisco, alla base della rosetta di foglie mi
spuntano dei polloni, cioè dei getti che, una volta staccati e
disposti in vasetti singoli, diventeranno degli ananas del tutto
identici a me, copie perfette, fornite del mio stesso patrimonio
genetico. Dei cloni, insomma, come la vostra pecora Dolly,
con una differenza: lei è vissuta solo sette anni, noi – Umani
permettendo – siamo immortali.
NOTE DI COLTIVAZIONE
Ananas comosus ‘Variegatus’ è la più nota varietà ornamentale del genere Ananas,
originario di Brasile, Bolivia e Paraguay. Può raggiungere il metro di diametro e di altezza
e ha foglie verde scuro con striature bianco crema, spadiformi, spinose ai margini e
disposte a rosetta. L’infiorescenza, di colore rosso vivo, spunta al centro della rosetta di
foglie e, giunta a maturità, si trasforma in un frutto del tutto simile a quello commestibile.
ESPOSIZIONE
Vuole luce diretta, che esalta i colori delle foglie (al buio sbiadiscono); spostatelo all’ombra solo nelle giornate più torride d’estate.
TERRICCIO E CONCIMAZIONE
An a n a s
Vuole un terriccio molto leggero e poroso in modo da consentire il drenaggio dell’acqua
di innaffiatura. Potete prepararlo voi stessi mescolando due parti di terriccio fibroso,
una parte di torba e una di sabbia. Da maggio a settembre, ogni 15 giorni, aggiungete
all’acqua di innaffiatura un concime liquido per piante da appartamento.
INNAFFIATURA E UMIDITÀ
D’estate bagnatelo con generosità, prima che il terriccio si asciughi. Se il termometro
segna valori superiori ai 25 °C, nebulizzatelo anche due volte al giorno. D’inverno, le
innaffiature vanno ridotte, per evitare marciumi dell’apparato radicale.
MOLTIPLICAZIONE
Oltre che interrando in vasetti singoli i getti laterali che si formano alla base, lo potete
riprodurre anche utilizzando il ciuffo di foglie che sormonta come una corona il frutto maturo. Tagliatelo con un coltello affilato assieme a un paio di centimetri di polpa, lasciatelo
asciugare al sole per un giorno e poi interratelo in un vaso con terriccio universale misto
a sabbia. Coprite il ciuffo di foglie con un sacchetto di plastica opportunamente forato
per consentire la circolazione d’aria e collocate il vaso in un luogo caldo (21-23 °C).
RINVASO
Ogni due anni, in primavera, fino a quando ha raggiunto le dimensioni definitive; in
seguito, basta rinnovare il terriccio in superficie.
ALTRE SPECIE E VARIETÀ
Ananas lucidus (alto circa 60 centimetri, con foglie di un color bronzo che si intensifica
al sole); A. bracteatus ‘Tricolor’ (alto fino a 1 metro, con foglie verde scuro a margini
gialli ricoperti di spine rossastre); A. nanus (molto simile ad A. comosus, ma alto solo
45 centimetri e largo 60).
Ananas
Q 18
Anturio
Da questa mensola in un angolo un po’ appartato posso
permettermi di guardare tutti dall’alto in basso e osservare il
viavai di questa casa. Proprio l’altro giorno ho assistito all’arrivo di una stella di Natale moribonda: la poverina era proprio
brutta, tre stecchi in un vasetto di plastica assolutamente cheap.
Che orrore! Diciamo la verità, non per fare lo snob, ma l’unica
con cui vado d’accordo qui è l’orchidea farfalla che troneggia
sulla madia in soggiorno. Ci capiamo alla perfezione, anche se
siamo così diversi. Vi chiederete cosa possano avere in comune
un anturio e un’orchidea. Prima di tutto siamo entrambi bellissimi e decorativi e poi, purtroppo, nessuno dei due riscuote
molta simpatia in questa casa.
Non piacciamo granché neppure all’Umana: la nostra aria
da piante elegantine tirate a lucido, un po’ inamidate, come
dice lei, ci rende stonati in questo ambiente. Non mi sono offeso, non posso mica piacere proprio a tutti! E poi, in effetti, cosa
ci facciamo noi, cittadine piante da appartamento, in questa
casa sperduta in collina, dove il giardino sconfina nel bosco
e l’orto strizza l’occhio ai campi di erba medica? Il fatto è che
all’Umana siamo stati regalati da qualcuno che evidentemente
non conosceva bene i suoi gusti, ma poiché quello che conta
è il gesto, come le ricorda sempre l’Umano, lei ci ha accolti
nella sua famiglia. Non è che ce l’abbia con le piante da appartamento, ma dice che le fanno tristezza, recluse come sono
dentro le mura di casa, costrette in un vaso, impossibilitate a
toccarsi con le radici e a comunicare tra loro. In realtà noi ci
20 Q ANTURIO
PIANTE DA APPARTAMENTO
Q 21
scambiamo messaggi anche senza toccarci, abbiamo un nostro
linguaggio fatto di specialissime parole, cioè molecole chimiche che viaggiano nell’aria (alcune le percepite anche voi sotto
forma di profumo). Le nostre però non sono mai chiacchiere
al vento, ma messaggi essenziali che hanno lo scopo di aiutarci
a convivere e a sopravvivere. Vabbè, a dire la verità qualche
pettegolezzo ce lo scambiamo, io e l’orchidea…
Ma basta parlare di lei!, veniamo a me. Vorrei presentarmi
e, pignolo come sono, faccio subito una precisazione: quella
bella lamina rossa lucidata a cera, a forma di cuore, che è il
mio tratto più vistoso non è un grande fiore formato da un
unico petalo ma una spata o, per capirci, una foglia modificata.
Guardate un po’ lo splendido gioco di nervature che corrono
parallele, come nelle foglie vere! Nel corso dell’evoluzione a
noi anturi è toccata questa invenzione geniale, apparentemente
inspiegabile ma davvero attraente. In natura nulla accade per
caso e anche il fatto che una delle nostre foglie abbia abbandonato l’abito verde per indossarne uno rosso fiammante ha un
preciso significato evolutivo. La spata è una sorta di insegna
perennemente accesa per richiamare l’attenzione degli insetti
impollinatori e sopperire così allo scarso appeal dei fiori che,
ammassati su quel codino al centro della spata (lo spadice,
per essere precisi come piace a me), passano inosservati, tanto
sono piccoli. Ma non si può avere tutto!
Pensate che quei selvaggi dei miei parenti sudamericani,
nelle foreste del Messico, della Colombia, dell’Uruguay, sono
capaci di attrarre una miriade di insetti. Noi anturi domestici,
invece, per riprodurci non abbiamo bisogno di strizzare l’occhio agli insetti, ma è voi Umani che dobbiamo sedurre quando
facciamo capolino dalle vetrine dei fioristi o ci esibiamo sui
22 Q ANTURIO
bancali dei garden e dei vivai. In fondo siete anche voi come
gli insetti: non è forse la spata, lucida e colorata, ad attirarvi?
Non per fare il nostalgico, ma fino agli anni Settanta siamo
stati tra i fiori recisi più popolari e facevamo la nostra bella
figura dentro vasi di cristallo che esaltavano le nostre forme
scultoree. Oggi siamo “piante da compagnia”. Grazie anche agli
ibridatori che hanno creato le varietà dai colori più diversi,
alternativi al classico rosso, ora vestiamo anche il verde acido
e il rosa corallo, molto à la page, il rosa antico con sfumature
verde mela, più dandy, il bianco con qualche riflesso giallo,
irresistibile, il cremisi...
Sempre in nome della mia pignoleria vorrei sottolineare
che non siamo solo belli, siamo anche utili. Trasformiamo
ogni ambiente in un posto da favola, non c’è che dire, ma
facciamo molto di più: siamo i campioni nel ripulire l’aria
dall’ammoniaca. Lo raccontava sere fa l’Umana a suo marito,
nel tentativo di risvegliare il suo tiepido interesse per vegetali
che non siano commestibili. Chissà se c’è riuscita…
NOTE DI COLTIVAZIONE
Il genere Anthurium comprende più di 500 specie originarie delle zone tropicali americane, dal Messico all’Argentina. La più utilizzata è A. andreanum, da cui derivano le
migliori varietà oggi sul mercato. Pianta erbacea sempreverde, è alta 25-30 centimetri,
ha foglie cuoriformi, coriacee, di colore verde scuro. La spata è di diverso colore a seconda delle varietà, mentre lo spadice al centro può essere diritto, a uncino o arrotolato.
ESPOSIZIONE E TEMPERATURA
Collocatelo in un ambiente luminoso, ma lontano dai raggi diretti del sole. Nella bella
stagione potete portarlo all’aperto, in mezz’ombra. La temperatura ideale dovrebbe
essere di 24 °C tutto l’anno, però l’anturio tollera anche minime attorno ai 17-18 °C,
mentre le massime non dovrebbero superare i 30 °C.
TERRICCIO E CONCIMAZIONE
L’ideale è un miscuglio composto per 3/4 da torba e per 1/4 da perlite (sostituibile con
sabbia di fiume grossolana). Dalla primavera all’inizio dell’inverno, ogni 15 giorni circa,
concimatelo con un prodotto liquido per piante da fiore diluito nell’acqua di innaffiatura.
Bagnatelo con regolarità e generosità una volta alla settimana per tutto l’anno, lasciando
sempre asciugare il terriccio tra una innaffiatura e l’altra. Essendo di origini tropicali, ha
bisogno di un ambiente caldo ma soprattutto umido, quindi nebulizzate con una certa
frequenza il fogliame, specie in estate, e riempite il sottovaso di argilla espansa o ghiaia
da mantenere sempre bagnate: evaporando, l’acqua creerà un microclima favorevole.
CURE PARTICOLARI
Pulite le foglie dalla polvere passandole con una spugnetta inumidita; spolverate anche
le spate con un pennello a setole morbide.
MOLTIPLICAZIONE
In gennaio-febbraio per divisione. Estraete la pianta dal vaso, eliminate il più possibile il
terriccio vecchio e, tenendo il pane di terra con le mani, dividetelo a metà. Una volta eliminate le radici vecchie o malandate, inserite le due parti in altrettanti vasi pieno di terriccio.
RINVASO
In inverno, ogni 2-3 anni, in un contenitore di pochi centimetri più grande del precedente.
LE VARIETÀ
‘Acropolis’ (spata candida con un leggero riflesso giallo acido lungo i margini; spadice
rosa con apice arancione); ‘Arizona’ (spata rosso ciliegia scuro; spadice giallo limone);
‘Midori’ (spata verde; spadice giallo con punta verde scuro); ‘Nevada’ (spata rosa con
pennellate verde smeraldo; spadice giallo); ‘Pink Champion’ (spata rosa corallo; spadice
rosa carico); ‘Santé’ (spata rosa salmone; spadice verde).
A nt ur io
INNAFFIATURA E UMIDITÀ