Ritratto economico dell`Alto Adige

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Ritratto economico
dell’Alto Adige
Autori:
Oswald Lechner
Barbara Moroder
Collaboratrice:
Alberta Mahlknecht
Bolzano, agosto 2012
Indice
pagina
1. Posizione geografica e storia economica 5
2. Gli abitanti 7
3. La produzione economica 10
4. Le imprese 12
Agricoltura
14
Settore manifatturiero 15
Edilizia 16
Commercio
16
Settore alberghiero
17
Servizi 18
Approfondimento: le imprese artigiane 19
5. I fattori di crescita: innovazione, internazionalizzazione e cooperazione 20
Innovazione
20
Internazionalizzazione 20
Cooperazione 21
6. La politica economica in Alto Adige 22
Camera di commercio
22
7. Sostenibilità 24
8. Alto Adige: un confronto con l’Italia
25
9. Sfide per il futuro 26
Ritratto economico dell’Alto Adige
3
1.
Ritratto economico dell’Alto Adige
Posizione geografica e storia economica
L’Alto Adige, situato nel cuore delle Alpi, è
la più settentrionale delle province italiane.
Il suo territorio, disposto in una zona molto
centrale dell’Europa, confina con l’Austria,
con la Svizzera e con le province di Sondrio,
Trento e Belluno. E’ attraversato da una delle più importanti arterie di traffico europee,
l’asse del Brennero, che al tempo stesso
è il principale valico alpino.
L’Alto Adige ha una superficie di 7.400
km². Essendo però il territorio assai montuoso, solo una piccola parte di esso risulta abitabile o sfruttabile dal punto di
vista economico. Soltanto il 14% della superficie totale si trova al di sotto dei 1.000
metri di altitudine!
Ritratto economico dell’Alto Adige
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Gli avvenimenti storici e politici hanno influito fortemente sullo sviluppo dell’economia
altoatesina.
Per le imprese locali, l’annessione dell’Alto Adige all’Italia successivamente
alla Prima Guerra Mondiale (1914-1918)
comportò un grande mutamento delle condizioni economiche generali. Nell’ambito
dell’italianizzazione operata dal fascismo si
insediò a sud di Bolzano un’industria metallurgica pesante, che rappresentava
un modello atipico per l’Alto Adige e che
solo in seguito si provvide a dotare di una
manodopera specializzata addestrata sul
posto. L’“opzione” concessa durante la seconda guerra mondiale indusse gran parte della manodopera
ad emigrare in Austria ed in Germania, ma i danni prodotti da questo fenomeno rimasero limitati, grazie
ai ritardi che hanno caratterizzato i trasferimenti prima e grazie alla possibilità di “riopzione” concessa poi.
Dopo la seconda guerra mondiale iniziò per l’Alto Adige la ripresa economica, che fu tuttavia accompagnata da un radicale cambiamento: a causa dell’automatizzazione dell’agricoltura negli anni cinquanta e
sessanta, molti altoatesini si trasferirono dalla periferia verso il centro o emigrarono all’estero. Nel contempo, però, gli anni settanta registrarono anche un boom per il settore turistico. Con il sostegno di una
politica lungimirante, molte zone sino ad allora trascurate furono valorizzate, scongiurando così la fuga
dalle campagne. Nel corso degli anni ottanta e novanta il numero degli abitanti si stabilizzò e il benessere
economico venne consolidato. L’inizio del ventunesimo secolo è caratterizzato dall’apertura dei mercati,
nonché dalla sfida di resistere alla concorrenza pur con una struttura economica basata sulle
piccole imprese.
La risoluzione pacifica dei conflitti politici ha fornito un positivo contributo allo sviluppo economico, rappresentando essa uno dei presupposti per il funzionamento efficiente di un’economia. In virtù dell’appartenenza allo Stato italiano, l’economia altoatesina presenta legami più forti con l’Italia che non con i vicini
d’oltralpe. La molteplicità culturale ed il bilinguismo della popolazione rappresentano per l’economia
provinciale delle importanti opportunità (si pensi al commercio all’ingrosso e alle filiali locali di imprese
tedesche e le austriache).
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Ritratto economico dell’Alto Adige
2.
Gli abitanti
Nell’ economia la popolazione mette a disposizione la propria manodopera e le proprie competenze, spende denaro per i consumi e fornisce i propri risparmi per la concessione di crediti.
L’Alto Adige conta 511.750 (31.12.2011) abitanti, il che corrisponde allo 0,8% dell’intera popolazione
italiana. Con 69 abitanti per chilometro quadrato, l’Alto Adige non presenta complessivamente un’elevata
densità di popolazione. Il 41% della popolazione risiede in città, mentre il resto è distribuito nei centri minori,
situati nelle valli ed in montagna.
Negli ultimi anni si è diffusa una tendenza all’invecchiamento della popolazione, sia pure in misura minore
rispetto al resto del Paese e agli altri Stati. La classe d’età maggiormente rappresentata è quella delle
persone tra i 40 ed i 44 anni.
La popolazione altoatesina è composta di
207.120 nuclei familiari, con una media di
2,4 individui per famiglia. Nel corso degli
anni la dimensione del nucleo familiare si è
notevolmente ridotta, passando da 4,3 individui nel 1951 a 2,4 nel 2010.
Istruzione
Il 97% dei sedicenni altoatesini frequenta una
scuola: poco più di due terzi sono iscritti ad
una scuola media superiore, mentre i rimanenti hanno scelto la formazione professionale (corsi a tempo pieno o apprendistato).
Il 23% della popolazione altoatesina dai sei
anni in su è in possesso di un attestato di
scuola superiore o professionale, il 6% di un
diploma di laurea.
Ritratto economico dell’Alto Adige
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Mercato del lavoro
266.300 altoatesini svolgono un’attività lavorativa. Rapportato alla popolazione di età compresa tra i 15 e
i 64 anni, ciò determina un tasso di occupazione del 73,5%. A titolo di paragone, il tasso di occupazione
in Italia è pari al 62,5%, in Europa (UE27) al 71,2% (Fonte: Eurostat).
Le donne sono meno presenti nel mondo del lavoro, dato che, specie a partire dai 30 anni, si occupano
dell’educazione dei figli, ruolo socialmente assai rilevante. Al termine della maternità, inoltre, non sempre
riprendono a lavorare. Il tasso di occupazione delle donne ammonta al 65,5%, contro il 81,3% degli uomini (ASTAT).
In Alto Adige il 69% degli occupati esercita
la propria attività nell’ambito dei servizi (settore terziario), mentre il 23% è impiegato
nel comparto produttivo (settore secondario). L’agricoltura (settore primario) dà lavoro al 8% degli occupati. Per quanto attiene
allo sviluppo della struttura occupazionale,
l’Alto Adige segue il trend internazionale:
è diminuita la manodopera in agricoltura
mentre è cresciuto il peso dei servizi. In
Alto Adige l’agricoltura altoatesina riveste
comunque un importanza maggiore rispetto alla media europea.
I principali settori del comparto manifatturiero sono l’edilizia, la lavorazione del metallo
e la produzione di alimentari. Nel comparto
dei servizi spiccano invece il commercio, il
settore alberghiero e la pubblica amministrazione.
La disoccupazione di forza lavoro in cerca
di occupazione in Alto Adige è al 3,3%. Si
può pertanto parlare di piena occupazione.
Il tasso di disoccupazione in Italia si attesta al 10,1%, in Europa attorna al 10,3%
(Eurostat).
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Ritratto economico dell’Alto Adige
Il mercato del lavoro in Alto Adige è peraltro caratterizzato dalla stagionalità: l’agricoltura, il settore alberghiero e quello dell’edilizia necessitano per alcuni mesi all’anno di moltissima manodopera, mentre
nel resto dell’anno il fabbisogno è ridotto.
Reddito e consumi
Il nucleo familiare altoatesino medio dispone di un reddito annuo di 33.000 euro, il che corrisponde a
15.000 euro pro capite.
In rapporto alla spesa complessiva delle famiglie, i generi alimentari hanno un peso relativamente modesto (13%). Notevolmente
maggiori sono le spese per l’abitazione e
per l’energia (35%).
Il tasso di inflazione (variazione percentuale dei prezzi al consumo) si attesta in Alto
Adige attorno al 2,3% (media degli ultimi
anni). L’inflazione in Alto Adige è pertanto
leggermente superiore alla media nazionale. In seguito al rallentamento dell’economia
verificatosi nel 2009, il tasso d’inflazione è
sceso verso lo zero, ma nel frattempo è tornato sui livelli precedenti con il 2,8%.
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3.
La produzione economica
Le famiglie e le imprese contribuiscono entrambe alla produzione economica di un Paese. Il
risultato si misura in termini di prodotto interno lordo.
Il PIL (prodotto interno lordo) di un Paese
(in Alto Adige circa 17,3 miliardi di euro nel
2009) corrisponde ai beni e servizi prodotti
complessivamente nel corso di un anno.
Il PIL può essere determinato in tre differenti modi, che conducono tutti allo stesso
risultato, ossia alla produzione economica
globale.
• Considerando la produzione, il PIL è determinato sommando il valore aggiunto di tutti beni e
servizi prodotti.
• Con riferimento alla distribuzione: le imprese vivono grazie all’apporto lavorativo delle famiglie. Queste lavorano nelle imprese e vengono perciò remunerate. Il PIL rappresenta pertanto
la somma di tutti i redditi (e le imposte indirette nette): redditi da lavoro dipendente e redditi da
attività imprenditoriali. I redditi in Alto Adige sono composti nella seguente maniera: il 46% dei
redditi proviene da lavoro dipendente, mentre il restante 54% da attività imprenditoriali.
• Sotto l’aspetto dell’utilizzo: i prodotti finali delle aziende sono costituiti da beni di consumo
o da beni di investimento. Il PIL può essere quindi determinato anche come somma di beni di
consumo e di beni di investimento. Nel caso di un’economia nazionale si parla anche di volume
disponibile di beni e servizi. Se si considera un sistema economico aperto con importazioni ed
esportazioni, il volume disponibile di beni e servizi si discosta dal PIL per il saldo tra importazioni
ed esportazioni. L’Alto Adige presenta un saldo negativo tra esportazioni ed importazioni, è maggiore la merce introdotta dai confini della provincia rispetto a quella esportata.
Il PIL come misura della ricchezza prodotta è però oggetto di critica in quanto esso descrive lo sviluppo
quantitativo, ma non quello qualitativo. Al crescere del PIL, anche le possibilità di consumo aumentano
ma in generale pure l’inquinamento ambientale e gli effetti negativi sull’uomo si amplificano. D’altra parte,
un livello economico elevato è il presupposto per la realizzazione di molte opere importanti nel settore
ambientale e sociale, come ad esempio la depurazione delle acque reflue o un buon servizio sanitario.
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Ritratto economico dell’Alto Adige
Lo sviluppo economico si esprime attraverso la variazione annua reale del PIL, quella,
cioè, che tiene conto anche dell’innalzamento dei prezzi.
Dopo la stagnazione dello sviluppo economico nel 2009, c’è stata una ripresa negli
anni 2010 e 2011. Per il 2012 si preannuncia un progressivo indebolimento della dinamica congiunturale senza tracolli.
Il PIL esprime la produzione complessiva di
un sistema economico. In Alto Adige il PIL
pro capite è pari a 34.700 euro e si posiziona pertanto al di sopra della media dei
Paesi UE. Questo valore alto è dovuto alla
elevata occupazione. Per quanto attiene il
PIL per occupato l’Alto Adige è nella media
UE.
Per essere paragonato, tuttavia, il PIL pro
capite deve essere messo in relazione al
costo della vita: un basso PIL pro capite si
relativizza nel caso in cui le spese per l’abitazione, i generi alimentari, l’energia siano
relativamente contenute.
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4.
Le imprese
Scopo di un’impresa è quello di immettere sul mercato prodotti e servizi applicando i fattori terra,
lavoro e capitale, in modo da soddisfare la domanda dei consumatori.
In Italia tutte le attività imprenditoriali devono essere iscritte nel registro delle imprese delle Camere di commercio. Il registro
delle imprese della Camera di commercio di Bolzano conta un totale di 57.712
imprese, di cui 17.133 attive nel campo
dell’agricoltura. Nel 2011 sono stati cancellati 2.635 impresse e 3.029 imprese sono
state iscritte (inclusi trasformazione e successioni d’impresa; movimprese, 2010). Il
saldo tra iscrizioni e cancellazioni dipende
fortemente dal clima economico generale.
Nei primi anni novanta vi furono più cancellazioni che registrazioni di società per
via delle condizioni economiche generali,
affatto favorevoli. Nel lungo termine non c’è
da aspettarsi una notevole crescita del numero complessivo delle imprese.
Considerando la forma giuridica, la maggior parte delle imprese altoatesine (63%)
è rappresentata da imprese individuali, il
21% sono società di persone, mentre le società di capitali incidono per il 13%. Questa
ripartizione rispecchia una struttura imprenditoriale caratterizzata da realtà aziendali
di piccole dimensioni. In media un’impresa
occupa quattro dipendenti.
Accanto alle 57.712 imprese vi sono poi
i liberi professionisti, come ad esempio
gli architetti, gli avvocati, i commercialisti,
ecc., per i quali non è prevista l’iscrizione al
registro delle imprese.
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Ritratto economico dell’Alto Adige
La maggior parte dei crediti è erogata alle
imprese, mentre i crediti a privati in Alto
Adige hanno una quota di quasi 23%. Nel
2011 il volume creditizio in provincia di
Bolzano ammontava a 17,2 miliardi di euro,
con un aumento del 1% rispetto all’anno
precedente (Barometro dell’economia, gennaio 2012).
Quanto al numero di occupati per settore l’economia altoatesina si contraddistingue per una struttura molto equilibrata. L’elevato valore relativo al settore
alberghiero si spiega con i dati che si
riferiscono ad unità di lavoro a tempo
pieno, per cui due collaboratori a tempo parziale (50%) sono computati come
un’unità di lavoro a tempo pieno. Anche
le ore straordinarie vanno ad aumentare
il numero delle unità di lavoro a tempo
pieno.
Il 30% delle imprese opera nel settore agricolo, il 17% nel settore dei servizi, il 15% in
quello del commercio.
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I servizi privati contribuiscono per circa 30% al
valore aggiunto complessivo.
In quest’ottica, l’incidenza dell’agricoltura è
modesta in considerazione della produttività
inferiore alla media.
Agricoltura
L’agricoltura altoatesina ha una tradizione secolare e riveste ancor oggi un’importanza relativamente
grande. Nonostante la diminuzione degli occupati nel corso degli anni, negli ultimi tempi il settore ha
mantenuto un ruolo stabile, anche grazie alla politica di incentivazione. In Alto Adige l’agricoltura è importante anche per altri settori economici: i due terzi degli agricoltori, infatti, la propria azienda non rappresenta l’occupazione esclusiva, dal momento che svolgono un’attività aggiuntiva in altri settori economici.
L’agricoltura è inoltre molto legata al turismo, in ragione della sua funzione di salvaguardia del paesaggio
e come fornitore di prodotti regionali tipici.
L’Alto Adige conta complessivamente 17.133 aziende agricole. Gli agricoltori di fondovalle sono attivi
soprattutto nei settori della frutticoltura e della viticoltura, la produzione di latte si concentra soprattutto
nelle zone di montagna.
La superficie coltivabile ammonta a 267.000
ettari (il 36% della superficie complessiva
della provincia). Essa è composta principalmente da prati, pascoli e terreni arativi
(90%). Le superfici adibite alla frutticoltura
rappresentano il 7% del totale e quelle adibite alla viticoltura il 2%.
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Ritratto economico dell’Alto Adige
La frutticoltura rappresenta però il settore più rilevante in termini di valore della produzione.
L’Alto Adige produce quasi la metà delle mele italiane ed il 10% di tutte le mele europee. In totale, la produzione di mele ammonta a 1.064.639 tonnellate. Una parte notevole della frutta viene esportata, mentre
il resto viene per la maggior parte immesso sul mercato nazionale.
Le varietà più significative per volume, tra le oltre 20 qualità coltivate in Alto Adige, sono la Golden
Delicious, la Gala e la Red Delicious. Accanto alle mele si registrano anche, peraltro in quantità pressoché trascurabile, le pere. In misura molto minore vengono anche coltivate fragole, lamponi e albicocche.
Il secondo pilastro dell’agricoltura altoatesina è costituito dall’industria casearia. L’Alto Adige conta 136.000
bovini. Oltre la metà è rappresentata da mucche da latte. Il canale di vendita del latte è rappresentato
soprattutto dalle latterie sociali, che nel corso del 2011 hanno rilevato ben 371 milioni di litri di latte.
Il comparto vitivinicolo altoatesino produce per la maggior parte (94% della superficie coltivabile è adibita
alla produzione di vini di qualità) vini di qualità. Vini rossi e vini bianchi vengono prodotti nelle stesse quantità (356.000 ettolitri). Quasi la metà del prodotto complessivo è venduta in Alto Adige, il 19% nel resto
d’Italia. La parte rimanente viene esportata, soprattutto in Germania, Svizzera, USA ed Austria.
Per quanto riguarda infine la verdura si coltivano soprattutto patate, cavolfiori e barbabietole.
Settore manifatturiero
Il settore manifatturiero riguarda la produzione di beni materiali. Si tratta di trasformare delle materie
prime in “nuovi” prodotti attraverso l’impiego di energia, di forza lavoro e di altri fattori di produzione. La
materia prima per la produzione dei beni materiali può provenire dall’agricoltura, dall’industria mineraria
o dallo stesso settore manifatturiero. Il risultato della produzione può consistere sia in un prodotto finale,
sia in un semilavorato.
Il settore manifatturiero comprende sia attività artigiane che imprese organizzate secondo modalità industriali. Mentre l’artigianato
vanta una lunga tradizione in Alto Adige,
l’industria nella nostra provincia è ancora
molto giovane. Fino agli anni sessanta la
zona industriale di Bolzano era l’unica in
tutta la provincia. Solo successivamente
sono stati gradualmente realizzati altri insediamenti produttivi industriali, concentrati nelle zone vallive attorno alle città. Oggi
quasi tutti i comuni lungo le principali vie di
transito in Val Venosta, nel Burgraviato, nella Bassa Atesina, in Valle Isarco ed in Val
Pusteria dispongono di zone industriali.
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Il settore manifatturiero occupa quasi 37.000 addetti in 4.600 aziende.
La penuria di terreni, la carenza di personale specializzato, le qualità dirigenziali (gestione del personale,
controllo di gestione) nonché la ricerca e lo sviluppo rappresentano le maggiori sfide delle imprese del
settore.
Edilizia
L’edilizia comprende la pianificazione e la realizzazione di opere edili, di strade ed infrastrutture nonché
di interventi paesaggistici. Vi si aggiungono, poi, anche le opere interne (impianti elettrici ed idraulici,
rivestimenti interni, ecc.).
In Alto Adige 6.900 aziende con 16.000
addetti appartengono a questo ramo economico. Il numero delle imprese e delle
persone operanti nel settore edile negli ultimi anni è cresciuto molto. Le aziende di
questo settore operano prevalentemente in
ambito locale. La sfida di questo comparto
consiste pertanto in primo luogo nel riuscire a vendere i propri servizi nonostante
l’offerta in crescita e il mercato ormai saturo. Si dovrà pertanto puntare su nuovi
prodotti (es. ristrutturazione, CasaClima)
ed iniziare a guardare oltre confine.
Commercio
Grazie alla propria posizione geografica e all’importanza della strada del Brennero, già in tempi antichi
Bolzano venne ad essere un importante centro commerciale: fin dal 1202 si tenevano i cosiddetti “mercati
annuali”. Bolzano raggiunse il suo periodo di massima fioritura come città fieristica nel corso del XVI e
del XVII secolo.
Ancor oggi il commercio all’ingrosso ha un ruolo assai rilevante, che si esprime attraverso lo scambio di
merci tra i mercati a sud e quelli a nord dell’Alto Adige. Un fattore competitivo essenziale per tale funzione
di intermediazione è la conoscenza del mercato tedesco, di quello austriaco e di quello italiano, oltre che
delle relative lingue.
Il ruolo di mediazione svolto dal commercio all’ingrosso è però asimmetrico: il trasferimento di merci dal
mercato mitteleuropeo a quello nazionale risulta molto più significativo rispetto a quello di prodotti italiani
nella direzione opposta. La merce acquistata dai grossisti altoatesini proviene per il 46% dall’estero, per
il 39% dal resto d’Italia e solo per il 15% dalla produzione locale. Al contrario, la merce è venduta per il
43% in Alto Adige, per il 49% nel resto d’Italia e soltanto per il 8% all’estero.
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Ritratto economico dell’Alto Adige
Anche in Alto Adige il commercio al dettaglio svolge le proprie funzioni di distribuzione e di rifornimento, particolarmente
importanti in virtù della forte distribuzione
della popolazione e del turismo su tutto il
territorio. Il commercio di vicinato è garantito attualmente in tutti i comuni altoatesini,
grazie alla presenza in ognuno di essi di almeno un punto vendita con generi alimentari. Nella maggior parte dei casi si tratta di
piccolissime attività che sopravvivono grazie al turismo. In Alto Adige vi sono più imprese di commercio al dettaglio per abitante
di quante ve ne siano in Austria e in Germania, mentre in ambito nazionale l’Alto Adige rientra nella media.
E’ iniziato anche in Alto Adige, tuttavia, il processo di concentrazione: nei maggiori comuni situati lungo le
principali vie di traffico si vanno realizzando strutture sempre più grandi.
Settore alberghiero
Il turismo altoatesino si sviluppò attorno al 1830 essenzialmente per la villeggiatura. Dapprima nacque
il centro termale di Merano, a cui seguirono successivamente quello di Gries presso Bolzano e quelli di
Bressanone e Dobbiaco. Più tardi si sviluppò il turismo alpinistico. Tra le due guerre mondiali il turismo
attraversò tempi duri, si riprese solo negli anni settanta dando un valido contributo al benessere generale
di questa provincia.
L’Alto Adige conta 4.200 esercizi alberghieri (hotel, pensioni, ecc.) e 6.000 non alberghieri (affittacamere,
Camping), per un totale di 219.000 posti letto nelle varie categorie.
Negli esercizi ricettivi locali si registrano
annualmente 28,9 milioni di pernottamenti. I turisti italiani costituiscono circa il 36%
dell’intera clientela. Quelli stranieri provengono soprattutto dalla Germania. Il grado
di utilizzo dei posti letto negli esercizi alberghieri è costantemente aumentato negli
ultimi anni ed è attualmente pari al 36%.
La quota di lavoratori provenienti dall’estero
è molto alta in questo settore economico,
perchè molti residenti preferiscono orari di
lavoro più regolari e non accettano di lavorare la sera o durante i fine settimana.
Ritratto economico dell’Alto Adige
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Il lavoro stagionale e i contratti a tempo determinato sono altri fattori caratterizzanti il mercato del lavoro
nel settore turistico. I posti di lavoro nel turismo sono inoltre caratterizzati da una distribuzione decentrata.
Il comparto che nel corso degli ultimi anni si è rivelato più dinamico è quello agrituristico, che ha segnato
un vero e proprio boom. Sempre più ospiti cercano una vacanza tranquilla in mezzo alla natura, nel contesto di un’impresa agricola.
Dal punto di vista dei pernottamenti il turismo estivo è più importante di quello invernale.
Servizi
Negli ultimi anni l’Alto Adige si è trasformato in una realtà di servizi. Mentre nel 1950
gli occupati nel settore terziario rappresentavano il 30% circa della popolazione, oggi
raggiungono quasi il 70%. L’Alto Adige è
peraltro in linea con la tendenza internazionale, visto che anche in altri Paesi europei
il settore ha acquisito via via maggiore importanza.
Tralasciando i tradizionali comparti quali il commercio, gli alberghi e ristoranti e il settore pubblico, rimane
una grande varietà di attività. Queste spaziano dai trasporti (es. spedizioni) all’intermediazione finanziaria
e immobiliare (es. banche, mediatori) fino ai servizi alla persona (es. estetisti, assistenti per l’infanzia) ed
a quelli destinati alle imprese (es. commercialisti).
Il settore dei servizi (escluso commercio, alberghi e ristoranti e settore pubblico) è costituito da 9.900
aziende che occupano 42.100 addetti (pari al 16% degli occupati). Le attività vengono svolte in prevalenza su scala locale.
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Ritratto economico dell’Alto Adige
Approfondimento: le imprese artigiane
Un’impresa artigiana è un’impresa che si occupa di un’attività contemplata nell’apposito elenco (vedasi
ordinamento dell’artigianato) e che deve soddisfare almeno tre dei seguenti requisiti:
„a) la produzione dei beni e la prestazione dei servizi non sono attuate prevalentemente in serie;
b) l’organizzazione aziendale non è composta da un’unità produttiva ed un’unità amministrativa distinte e
pertanto non esiste una gestione separata delle due unità e dei relativi collaboratori e collaboratrici;
c) la produzione dei beni e la prestazione dei servizi non sono attuate prevalentemente con una sistematica divisione del lavoro;
d) in genere i lavori non sono affidati interamente ad altre imprese;
e) la produzione di beni e la prestazione di servizi si effettuano prevalentemente su commissione.”
(Fonte: ordinamento dell’artigianato, legge provinciale 25 febbraio 2008, n. 1 )
L’artigianato altoatesino è composto da
13.075 imprese e 43.747 addetti.
In Alto Adige la gamma di attività artigiane è
particolarmente vasta: attualmente vengono esercitate ben 428 attività diverse. Nel
75% di queste operano però meno di 10
imprese, in un quarto addirittura una sola.
Dall’altro lato si trovano singoli mestieri su
cui si concentrano molte aziende e addetti.
Infatti, un artigiano su tre è muratore o parrucchiere, elettrotecnico, falegname, pittore/verniciatore o
autotrasportatore.
Le imprese dei muratori, falegnami, autotrasportatori, elettrotecnici, installatori, panettieri, pittori, verniciatori, parrucchieri, “altri mestieri del settore delle costruzioni e di ingegneria civile” e meccanici d’auto
occupano oltre la metà degli addetti dell’artigianato altoatesino.
Le imprese artigiane, quasi sempre di piccole dimensioni e con professioni molto varie, conferiscono grande stabilità all’economia altoatesina, offrendo molti posti di lavoro, soprattutto in periferia. L’artigianato è
quindi una delle colonne portanti dell’economia altoatesina.
Nel 2009, gran parte del fatturato (82,7%) è stato realizzato con clienti dell’Alto Adige. Solo il 2,5% delle imprese artigiane altoatesine effettua regolarmente trasporti di merce transfrontalieri, per un importo
complessivo di 103,3 milioni di euro. Dal 2004 import ed export sono in continua crescita.
Ritratto economico dell’Alto Adige
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5.
I fattori di crescita: innovazione, internazionalizzazione e cooperazione
Innovazione
La competitività di un Paese si misura tra l’altro sulla base delle attività intraprese nei campi della ricerca
e dell’innovazione, attraverso cui le imprese possono incrementare la propria produttività.
I mezzi che le imprese altoatesine destinano alla ricerca ed allo sviluppo sono al
disotto della media europea. Lo 0,6% del
PIL altoatesino è destinato alle attività
connesse allo sviluppo; la rispettiva quota
registrata a livello UE è decisamente maggiore. Le aziende di grandi dimensioni sono
molto innovative (il 39% delle imprese con
più di 10 dipendenti introduce regolarmente
innovazioni di prodotto e di processo), ma è
molto raro che sviluppino prodotti completamente nuovi. Molto spesso l’innovazione
si circoscrive all’imitazione e all’acquisto di
know-how.
Un altro indicatore atto a misurare la capacità di innovazione è il numero di brevetti depositati. Ogni anno
in Alto Adige si registrano 60 - 70 brevetti. Il deposito di un brevetto rappresenta anche un certo costo ed
è per questo che le imprese altoatesine lo prendono in considerazione piuttosto raramente, essendo in
genere di modeste dimensioni.
Internazionalizzazione
Nel 2011 l’Alto Adige ha esportato beni per
un valore di 3.663 milioni di euro e ne ha
importati per un valore di 4.644 milioni di
euro. Ciò significa che l’Alto Adige registra
una bilancia commerciale in passivo, essendo le importazioni superiori alle esportazioni.
Il rapporto tra esportazioni e PIL ammonta
al 20% (anno 2011), valore ben inferiore a
quello registrato mediamente dai paesi limitrofi. Vengono però attuati molti sforzi per
incrementare la quota di esportazioni.
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Ritratto economico dell’Alto Adige
I principali prodotti altoatesini di esportazione sono: prodotti agricoli, macchinari e componenti per i mezzi
di trasporto. Il principale partner commerciale, sia per quanto riguarda l’import che per quanto riguarda
l’export, è la Germania, seguita dall’Austria. L’Alto Adige smercia il 72% delle sue esportazioni in ambito
comunitario. Di converso, il 87% delle importazioni proviene a sua volta dall’Unione Europea.
I settori con la più alta quota di export sono
l’agricoltura (cooperative) e l’industria.
Anche il turismo dipende fortemente dal
potere d’acquisto degli ospiti provenienti
dall’estero.
Riguardo ai rapporti dell’Alto Adige con il restante territorio nazionale, non vi sono dati
che permettano di analizzare con esattezza
i relativi flussi commerciali. Una rilevazione
dell’IRE (Istituto di ricerca economica) mostra che gli scambi con il resto d’Italia sono
maggiori rispetto a quelli con l’estero.
Cooperazione
Le piccole imprese si scontrano frequentemente con i limiti della loro capacità produttiva e non riescono
così a sfruttare in modo efficiente determinate opportunità di mercato. Il più delle volte gli obiettivi possono
essere raggiunti più celermente, più efficacemente e con un minor rischio, se due o più imprese collaborano per realizzare insieme i propri progetti nel campo dell’innovazione, dell’export o per far fronte a un
importante commesso. Ma non sono solo le cooperazioni orizzontali (la collaborazione con aziende del
medesimo settore) a dischiudere un grande potenziale: anche le cooperazioni verticali sono interessanti
ed importanti; è qui di esempio l’edilizia, settore in cui i clienti spesso richiedono soluzioni “chiave in
mano” (ottenibili, appunto, attraverso la collaborazione tra aziende appartenenti a più settori).
Ritratto economico dell’Alto Adige
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6.
La politica economica in Alto Adige
Il compito della politica economica consiste nello stabilire le condizioni generali entro le quali l’economia
e tutti i suoi diversi attori si possano sviluppare.
Autonomia, tributi ed incentivazione economica
In virtù della molteplicità delle proprie competenze, la Provincia di Bolzano amministra autonomamente
un bilancio notevole. Le regioni a statuto ordinario hanno competenze limitate e si trovano a gestire, rapportato al numero di abitanti, solo un terzo dei fondi disponibili per l’Alto Adige.
In linea di massima vale quanto segue: L’introduzione e l’amministrazione delle imposte spetta allo Stato.
Lo statuto autonomo prevede che:
1)
la maggior parte (90%) delle imposte riscosse rimane a disposizione della Provincia;
2)
l’assegnazione delle risorse finanziarie alla Provincia debba avvenire con cadenza periodica.
In tal modo la Provincia di Bolzano gode di piena autonomia per quanto riguarda le spese.
Il bilancio provinciale ammonta a 5.124 milioni di euro. Una delle condizioni generali di
rilievo per l’imprenditoria locale è, ad esempio, la porzione del bilancio provinciale che
viene destinata alle misure di incentivazione economica. Per il sostegno dell’economia, viene utilizzato 7,6% del bilancio provinciale. I punti chiave dell’incentivazione
economica altoatesina riguardano:
• crescita
• innovazione
• ambiente
• commercio di vicinato.
Gli incentivi finanziari per esempio sono a favore della creazione d’impresa, della cooperazione e della
conciliazione famiglia - lavoro.
Camera di commercio
Anche la Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura, detta anche semplicemente Camera
di commercio, fissa misure concrete tese ad incentivare lo sviluppo delle imprese altoatesine.
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Ritratto economico dell’Alto Adige
La Camera di commercio è un ente che rappresenta l’economia in forma unitaria, istituito in forza di
legge. Da una parte essa è tenuta a svolgere compiti imposti dalla legge, come ad esempio la tenuta
del registro delle imprese e la gestione dell’albo dei vigneti. Essa è però innanzitutto una moderna
impresa di servizi che si occupa principalmente delle seguenti tematiche:
•
Informazione e ricerca economica
•
Formazione
•
Export
•
Sviluppo d’impresa
•
Regolazione del mercato
•
Agricoltura
•
Ambiente
I liberi professionisti non sono iscritti al registro delle imprese, ma sono organizzati in appositi albi.
Associazioni di categoria
La Camera di commercio non è l’unica rappresentante degli interessi economici in Alto Adige: i singoli
settori economici, infatti, sono rappresentati ognuno da una propria associazione.
Le varie associazioni si impegnano sul piano politico a promuovere gli interessi dei propri soci, oltre ad
offrire servizi alle imprese iscritte, come ad esempio la tenuta della contabilità salariale, corsi d’aggiornamento, ecc. L’iscrizione alle associazioni avviene su base facoltativa. Una breve sintesi delle associazioni
economiche in Alto Adige può essere la seguente:
•
Unione Albergatori e Pubblici Esercenti
•
Assoimprenditori Alto Adige
•
APA - Associazione Provinciale dell’Artigianato
•
Unione Agricoltori e Coltivatori Diretti Sudtirolesi
•
Unione Provinciale degli Artigiani e delle Piccole Imprese
•
Südtiroler Wirtschaftsring
•
USEB – Unione Operatori Economici
•
Unione commercio turismo servizi Alto Adige
•
Confesercenti Alto Adige
•
Associazione Liberi Professionisti Altoatesini.
Ritratto economico dell’Alto Adige
23
7.
Sostenibilità
Per uno sviluppo sostenibile è necessario tenere in considerazione, accanto agli aspetti economici, anche
quelli sociali e ambientali. Economicamente parlando, in futuro si dovrà perseguire una crescita qualitativa anziché soltanto quantitativa.
Il settore edile in Alto Adige ha già assunto un ruolo di precursore nel settore relativo alla realizzazione di
case clima. Tra i settori di spicco si annoverano anche quelli della tecnologia ambientale e della gestione
dei rifiuti.
In questo ambito si tratta di cogliere soprattutto le seguenti sfide:
• I trasporti: essi risultano importanti
affinché un’economia basata sulla
divisione del lavoro possa funzionare. Allo stesso tempo, il volume
di traffico deve essere limitato e
gli effetti collaterali negativi, tra cui
il rumore, le congestioni e l’inquinamento dell’aria, devono essere
ridotti o eliminati puntando sull’innovazione.
• La responsabilità sociale: in questa
sede il riferimento va alle imprese
che, per ottenere successo nel lungo periodo, nei loro progetti devono
tenere conto delle esigenze private
dei dipendenti (conciliabilità tra famiglia e lavoro) nonché dell’aspetto ambientale.
24
Ritratto economico dell’Alto Adige
8.
Alto Adige: un confronto con l’Italia
La popolazione altoatesina rappresenta lo 0,8% di tutta la popolazione italiana. Il contributo al PIL nazionale risulta invece più alto della media, attestandosi intorno all’1,2%.
L’Alto Adige si discosta dalla media nazionale soprattutto per quanto riguarda l’agricoltura e in particolare la produzione frutticola.
Si deve inoltre fare menzione del turismo:
l’Alto Adige incide per il 7% sul totale delle
presenze turistiche. A confronto con quello
nazionale, il tasso di disoccupazione è molto basso, mentre lo sviluppo economico è
più stabile.
Anche il bilinguismo racchiude in sé un
vantaggio competitivo, al pari del sistema
formativo duale, unico in Italia. Infine, l’Alto
Adige è un territorio che presenta una qualità di vita estremamente alta. Nelle classifiche redatte dal quotidiano economico Il sole
24 ore, ad esempio, l’Alto Adige si attesta
ogni anno ai vertici.
Ritratto economico dell’Alto Adige
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9.
Sfide per il futuro
L’obiettivo è quello di rendere stabile l’elevato benessere economico raggiunto in Alto Adige, ovvero di
consolidare ulteriormente i punti di forza, affrontando con costanza le sfide.:
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PUNTI DI FORZA
SFIDE
Posizione geografica favorevole tra il mercato
germanico, quello austriaco e quello italiano, lungo una delle principali linee di collegamento in
Europa.
Il traffico in aumento grava sull’uomo e
sull’economia. Il “ruolo di mediatore” dell’Alto
Adige cela ancora delle opportunità, soprattutto
nel settore dei servizi.
L’Alto Adige è contraddistinto da un’alta qualità
della vita e dalla pace sociale.
In futuro diverrà sempre più importante la collaborazione costruttiva tra tutti i rappresentanti
della società (mondo economico, fattori sociali,
ambiente): lo stimolo a comprendere i meccanismi dell’economia, l’integrazione della popolazione straniera, la responsabilità sociale delle
imprese e la lotta contro il lavoro nero rivestono
un ruolo importante in questo contesto.
Bilinguismo della popolazione e conoscenza del
mercato tedesco, austriaco ed italiano.
Le lingue straniere – in particolare l’inglese – e
l’apertura mentale costituiscono il presupposto
per l’internazionalizzazione delle imprese locali.
La salvaguardia del paesaggio e un ambiente
ancora intatto rappresentano un’attrazione per il
turismo e garantiscono la qualità della vita alla popolazione.
La natura montuosa dell’Alto Adige comporta una
penuria di aree industriali e, di riflesso, prezzi elevati.
La sostenibilità dell’attività economica sarà più importante in futuro della crescita quantitativa. L’Alto
Adige deve riuscire a conservare anche in futuro
la propria immagine.
I prodotti ed i servizi delle imprese altoatesine si
distinguono per un’elevata qualità.
In ragione delle dimensioni ridotte delle aziende e
dell’elevata incidenza delle imprese operanti nei
settori tradizionali, la produttività non si discosta
dalla media.
Il commercio di vicinato è garantito in tutti i comuni.
Si registrano tendenze alla concentrazione nel
commercio al dettaglio e, in particolare, nel settore relativo ai generi alimentari.
Ritratto economico dell’Alto Adige
La stabilità congiunturale poggia su una struttura
economica bilanciata e basata su aziende di ridotte dimensioni.
Nei settori dell’esportazione e dell’innovazione
c’è bisogno di migliorare. Le aziende altoatesine
possono superare problemi legati alle loro piccole
dimensioni attraverso la cooperazione.
La situazione sul mercato di lavoro altoatesino è
buona.
Una quota di disoccupazione bassa implica per le
imprese altoatesine grandi difficoltà nella ricerca
del personale. Vi è particolare richiesta di operai
specializzati nel settore tecnico. In determinati
settori il mercato del lavoro è caratterizzato dalla
stagionalità.
Il reddito pro capite si colloca al di sopra della
media nazionale ed europea.
Anche il costo della vita risulta in Alto Adige più
elevato.
Il sistema formativo duale e la formazione in generale si distinguono per un elevato livello qualitativo.
Nel campo della formazione professionale, settore sempre più importante anche in futuro, occorre
tuttora recuperare terreno. È inoltre necessario
rafforzare la collaborazione tra scuola e realtà
economica.
L’impegno, la motivazione e la lealtà sono tra le
principali caratteristiche del lavoratore altoatesino.
Le possibilità di conciliare famiglia e lavoro devono essere migliorate.
Ritratto economico dell’Alto Adige
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