PREFAZIONE Per «età del passaggio» s’intende qui il periodo durante il quale la tarda antichità si trasforma in medioevo. Di quei secoli, questo libro vorrebbe affrontare, in particolare, i profili relativi alla storia giuridica. Ciò significa inoltrarsi in una sorta di «terra di nessuno». Nella sua interezza, infatti, quell’età non rientra nei programmi degli storici del diritto romano ma nemmeno in quelli di quanti si occupano della «storia del diritto medievale e moderno». Uno studioso degli inizî del Novecento – Nino Tamassia – usò a questo proposito l’immagine di una montagna ai piedi della quale – disposti però sui due opposti versanti – i ricercatori dell’uno e dell’altro settore disciplinare lavorano col comune obiettivo di costruire una galleria. Va detto che, negli ultimi decenni, mentre i ‘romanisti’ si son dati molto da fare ampliando notevolmente l’ambito delle ricerche sul «tardoantico», non altrettanto è accaduto tra i loro colleghi che si trovano sull’altro versante, i quali preferiscono in genere coltivare altre epoche storiche, epoche a noi più vicine. L’alto medioevo, anzi, tende a scomparire dai programmi dei corsi di giurisprudenza e gli studenti ne hanno ben scarsa informazione. Si può dire, insomma, che i lavori procedono e però su un solo versante della montagna. Eppure, alzando un po’ lo sguardo, si nota come, proprio negli ultimi anni, in Italia come all’estero e in particolare nel mondo anglosassone, l’interesse per quelle lontane epoche sia andato al contrario crescendo. Libri scientifici e di divulgazione, ma anche romanzi storici, film e programmi televisivi sempre più spesso hanno per oggetto personaggi e vicende che hanno segnato la caduta dell’impero romano, l’arrivo e la presa del potere da parte dei barbari ovvero le persecuzioni contro i cristiani e il successivo imporsi delle istituzioni religiose nella realtà sociale e politica. I motivi di un simile rinnovato interesse possono essere vari. L’epoca XII L’età del passaggio del passaggio si caratterizza per le trasformazioni profonde che l’hanno attraversata e per un’evidente e radicale mutazione dei valori socialmente apprezzati. Per vari aspetti, quel tempo così lontano non può non ricordare il nostro presente: le ricorrenti crisi economiche (dovute alla rottura di quell’equilibrio che aveva consentito un processo di economia ‘globale’ capace di coinvolgere l’intero mondo romano ma di toccare anche regioni assai più lontane); la reazione spesso disordinata e violenta agli squilibri e alle disuguaglianze sociali sui quali la società antica si reggeva; il fenomeno del movimentismo religioso e il contemporaneo divampare dell’integralismo e dell’intolleranza; la continua pressione di masse umane alle frontiere; l’opposizione al centralismo e il desiderio di autonomia nelle periferie ... (l’elenco potrebbe continuare). È probabile, allora, che ad attrarre siano proprio queste similitudini. È difficile, per esempio, resistere alla tentazione di accostare le motivazioni che si nascondono dietro gli attuali flussi migratori verso i paesi occidentali a quelle che spinsero i barbari a premere lungamente sui confini dell’impero romano: oggi come allora, in effetti, la causa prima di quei movimenti risiede nel desiderio di migliorare le condizioni di vita proprie e dei propri cari. E dall’altra parte, nelle nostre società come tra i sudditi dell’impero romano, sono evidenti la consapevolezza di vivere in condizioni migliori rispetto a chi guarda da fuori ma anche la sensazione di poter facilmente perdere, con l’arrivo dei nuovi venuti, quelle sicurezze cui si è abituati. La storia, tuttavia, non si ripete e sarebbe inutile cercare in quei secoli di grandi sconvolgimenti soluzioni da applicare ai problemi che affliggono il nostro ultimo presente (troppe e troppo marcate sono infatti le differenze). Altri, tuttavia, potrebbero essere i motivi di interesse. L’età del passaggio vede il lungo crepuscolo dell’impero romano in Occidente accompagnare l’affermarsi progressivo di una pluralità di nuovi organismi istituzionali e giuridici di varia entità e conformazione. Non più periferie del mondo civile (romano), tali nuovi organismi (i regni romano-barbarici) pongono faticosamente in essere un differente ordine politico. Frutto, talvolta, di scelte precise e decisioni nette, altre volte di faticosi compromessi, questo nuovo ordine appare definitivamente caratterizzato dal pluralismo e dalla concorrenza. Eppure mai esso si mostra percorso da sentimenti di assoluta estraneità o reciproca incompatibilità. Prefazione XIII Quegli stessi secoli sono però anche quelli del trionfo del cristianesimo e della sua definitiva trasformazione da movimento religioso, concentrato sull’ascesi e sul raggiungimento della salvezza delle anime, a organismo anch’esso giuridicamente definito, ben attento alla società terrena e anzi proteso a incidere su ogni momento della vita di questa. Sarà proprio la chiesa dei mille vescovi e dei molti volti ad adoperarsi indefessamente per ricondurre quel pluralismo politico entro la nuova entità – ideale e pur tangibile – della respublica christianorum. Mentre, infatti, decidono di collaborare con lo stato romano, i cristiani già elaborano l’idea di una loro res publica, intesa come uno ‘stato’ operante contemporaneamente all’interno e al di sopra di qualsivoglia altro organismo politico. Nel far ciò si misurano col complesso di valori che hanno ricevuti dalla duplice tradizione – giudaica (o ellenogiudaica) e romana – di cui sono eredi. Di quei valori, alcuni ne espellono, altri invece li rielaborano e finalmente ne traggono sintesi originali e condivise. Molte di queste sintesi si traducono in prassi e forme giuridiche destinate a un lungo futuro e a fungere esse stesse da modello. Può non essere vano, allora, per i giuristi del futuro, ripercorrere alcune linee della storia giuridica di questa età complessa. Ciò potrebbe consentire loro di confrontarsi con il ricco e originale paradigma di esperienze e ‘soluzioni alternative’ che appunto connota l’età del passaggio. Ne sarebbe utilmente arricchita la loro sensibilità e accresciuto il personale patrimonio di cultura giuridica. Ne gioverebbe – si può almeno sperare – la consapevolezza del loro ruolo. *** Questo libro è rivolto principalmente agli studenti. Sin dall’inizio è stato perciò pensato senza alcuna pretesa di completezza ed esaustività scientifica. L’originalità risiede, semmai, nella proposta di sintesi, non certo nei suoi contenuti. Anche per questa sua destinazione, la stesura del libro ha comportato alcune scelte. La prima riguarda lo spazio da lasciare alla narrazione degli eventi. L’ipotesi di ridurre al minimo i riferimenti ai nudi fatti storici, considerandoli conoscenze già acquisite nel lettore, è stata respinta sin dall’inizio. Se la lettura del fenomeno giuridico non può mai scindersi da quella del più generale divenire storico (il primo essendo semplicemente una particolare e qualificata espressione del secondo), in un periodo come quello che s’è scel- XIV L’età del passaggio to di osservare, «diritto» e «storia» sono apparsi quanto mai inestricabili. S’è cercato, piuttosto, di isolare alcune vicende che, più di altre, potevano dare efficacia al discorso storico-giuridico e su quelle invitare a fermare l’attenzione. In alcuni casi, quando i particolari eventi storici non sembravano così necessari a cogliere questo o quell’aspetto giuridicamente rilevante e purtuttavia non pareva di poterli del tutto escludere, s’è scelto di confinarli nelle note a piè di pagina. A questo scopo risponde, forse ancor meglio, anche la ‘cronologia’ che sùbito segue questa introduzione. Al lettore particolarmente curioso e, magari, interessato a trasformare la semplice lettura in ricerca personale, s’è invece pensato di dedicare una bibliografia ragionata in fondo al volume. Nulla più che qualche suggerimento per letture ulteriori, semplici indicazioni di altrettanti punti di partenza. Se, nel complesso, tali scelte siano state o meno felici, se la lettura ne risulti in fine più o meno appesantita, sarà il lettore a giudicare. I caratteri di estrema fluidità politica e istituzionale che l’epoca del passaggio evidenzia e le continue interconnessioni tra realtà culturali, ideologiche e religiose differenti hanno reso improponibile (almeno per le forze di chi scrive) ogni tentativo di abbracciare in un discorso, anche solo di sintesi, tutti i molteplici aspetti che conformano il fenomeno giuridico. Nella necessità, dunque, di operare anche qui delle scelte, s’è deciso di prediligere come ‘filo rosso’ quello della giustizia. I sistemi che le diverse società hanno eletto allo scopo di porre fine alle controversie che nascevano al loro interno sono parsi, infatti, particolarmente adatti a cogliere, non solo le specificità originarie delle differenti civiltà e culture giuridiche che s’intende raccontare, ma anche i più pronti e chiari indicatori di eventuali variazioni, influenze, riforme, scambi. *** Siano qui ringraziati i molti che, durante questi ultimi anni, mi hanno aiutato a ‘leggere’ questo o quel problema, ascoltando i miei dubbi, spiegandomi cose che ignoravo o segnalandomi una fonte, un saggio, un libro che non conoscevo. Un ringraziamento devo anche a coloro che questo libro vorranno leggere: in fondo, senza di loro non l’avrei scritto. CRONOLOGIA 220 ca. 223 230 ca. 235 235-284 238-253 250 255(258) 258 260-272 271 † Tertulliano (apologeta). † Ulpiano (giurista). Fu ucciso dai pretoriani dell’imperatore Severo Alessandro di cui era consigliere e prefetto al pretorio. In Siria viene composta la Didascalia degli Apostoli. Muore assassinato Severo Alessandro. Si chiude l’età dei Severi. 50 anni di «anarchia militare»: in un clima di pressoché continua guerra all’esterno e all’interno e di grave crisi economica e finanziaria, si succedono una ventina di imperatori (e una decina di usurpatori). Tribù di Goti s’insediano sul Mar Nero e a più riprese minacciano Asia Minore ed Egeo. Un esercito goto attraversa il Danubio nel 250, Decio li affronta ma viene sconfitto e ucciso (251). I Franchi sono stabilmente attestati sul confine del medio e basso Reno. Gli sconfinamenti verso le Gallie sono frequenti. Si aggiungono (257) anche gli attacchi di Sarmati e Alamanni che sottraggono la Retia al controllo romano. Nel 269-270, rovinosa incursione degli Alamanni. Gallieno deve intervenire sul medio Danubio a distanza di pochi anni per respingere la pressione di gruppi Vandali. † Cipriano (vescovo di Cartagine). Imperium Galliarium. Postumo, dux del limes germanico, si ribella a Gallieno, si proclama Augusto e dà vita in Gallia a un impero con senato e consoli (capitale a Treviri). Si tenta di conciliare l’ideale di Roma aeterna con il mondo e le esigenze dei contadini celto-romani (c.d. bacaudae). Postumo († 268) avrà anche dei successori ma la componente bacaudica finirà col prevalere e lo stato perderà compattezza sfaldandosi definitivamente nel 272. Anche l’Italia subisce scorrerie di barbari. Aureliano cinge Roma di mura. XVI 275 284-305 286 290 ca. 293 291-293(?) 294(?) 301 303-304 305 306-337 L’età del passaggio Gruppi di Franchi, Sassoni e Alamanni penetrano profondamente oltre il Reno giungendo sino in Spagna (verranno debellati nel 277 dall’imperatore Probo). I Romani abbandonano agli Alamanni gli Agri decumates e le colline del Taunus sulla riva destra del Reno (vicino Francoforte). Diocleziano imperatore: dopo i 50 anni di «anarchia militare», D. si sforza di ridare compattezza e forza all’impero con grandi riforme che interessano l’esercito, la struttura costituzionale, l’amministrazione e il fisco. Dopo 21 anni di regno, decide di lasciare volontariamente il trono. Ha nel frattempo restituito all’impero la sua antica potenza. Diocleziano associa al trono come augusto Massimiano (già Cesare dal 285) e gli affida la pars Occidentis. Viene repressa una nuova insurrezione dei Bagaudi in Gallia. Dopo aver a lungo premuto sulla frontiera, (bande di) Franchi combattono come alleati al fianco dei Romani. La «tetrarchia»: il governo dell’impero è diviso fra due augusti (Diocleziano e Massimiano) e due cesari (Costanzo Cloro e Galerio). Codex Gregorianius. Codex Hermogenianus. Riforma monetaria: Diocleziano, preoccupato di restituire credibilità alla moneta divisionale in rame (denarius), tenta di conciliare l’inconciliabile mantenendo alto il corso del denarius ma conservando la circolazione di buone monete d’oro e d’argento (in sostanza impone un rapporto denarius/aureus di 1/20 anziché di 1/100 come avrebbe dovuto essere). Quando è chiaro che i produttori respingono i pagamenti in moneta divisionale (inflazionata), D. decide perciò di fissare i prezzi per legge (edictum de pretiis). La «grande persecuzione» contro i cristiani (i primi tre editti sono del 303, il quarto del 304). Diocleziano e Massimiano abdicano a favore di Galerio e Costanzo Cloro. Sono eletti nuovi Cesari Massimino Daia e Severo (ignorato il principio dinastico e con esso le aspirazioni di Massenzio e Costantino, figli rispettivamente di Massimiano e Costanzo Cloro). Costantino imperatore: figlio di Costanzo Cloro e di Elena, poi allontanata, nel 305 raggiunge il padre (Augusto occidentale) in Britannia e alla sua morte (306), viene acclamato imperatore dai soldati. In Occidente cessa la persecuzione dei cristiani. Nel 312 C. invade l’Italia, sconfigge Massenzio e diviene padrone dell’Occi- Cronologia 311 312 313 318-320 318-333 325 330 332 338 340 341-389 350-355 XVII dente. Anche Licinio, Augusto orientale, viene sconfitto nel 324: l’impero è nuovamente unito). Editto di Serdica: Galerio (anche a nome degli altri imperatori) ordina la fine delle persecuzioni riconoscendone il fallimento. Battaglia di Ponte Milvio. Costantino scende con l’esercito in Italia, sconfigge Massenzio e diviene padrone dell’Occidente (secondo la tradizione cristiana è anche il momento della conversione di Costantino; certamente dispone subito una serie di misure che trasformano il cristianesimo da religione ‘tollerata’ in un elemento privilegiato dello stato interlocutore importante per la sua politica di rilancio dell’istituzione imperiale). Editto di Milano: Costantino e Licinio ribadiscono la legittimità della religione cristiana accanto agli altri culti dell’impero e dispongono la restituzione dei beni confiscati alle chiese durante la persecuzione. Predicazione di Ario (il Padre e il Figlio partecipano di una sostanza divina differente). Legislazione costantiniana sull’episcopalis audientia. Concilio di Nicea I (contro la dottrina di Ario, si afferma la consustanzialità del Figlio col Padre). Inaugurazione di Costantinopoli (la costruzione era iniziata nel 324). Trattato con i Goti. Dopo aver eliminato i cugini maschi, i tre figli di Costantino – Costantino II, Costanzo II e Costante – si spartiscono l’impero. Nel conflitto che lo oppone a Costante, Costantino II trova la morte. Costante regnerà sulla pars Occidentis, Costanzo II sull’Oriente. Wulfila completa l’evangelizzazione dei Goti (cominciata già nella seconda metà del III sec. ad opera di gruppi cristiani della Cappadocia che i Goti avevano deportato). Rivolta militare in Gallia. Claudio Silvano (di origine franca), già schierato con l’usurpatore Magnenzio, passa con Costanzo II prima della battaglia decisiva. Sarà quindi nominato magister militum per contrastare le incursioni dei barbari sul Reno. Ingiustamente accusato di tradimento, si ribella e, quando Costante si uccide, si autoproclama imperatore. Per 28 giorni rimane capo supremo in Gallia prima di essere ucciso a tradimento. L’impero è nuovamente riunito sotto Costanzo. XVIII 355 361-363 364-375 374-397 375 375-383 375 376 378 378 (9.8) 379-395 380 L’età del passaggio Giuliano, a 23 anni, viene nominato Cesare e inviato nelle Gallie contro l’invasione franco-alamanna. Giuliano l’Apostata imperatore: ritorno al paganesimo in una forma però rinnovata e organizzata gerarchicamente come una chiesa; esclusione dei cristiani dall’insegnamento; politica economica di deflazione in favore degli humiliores; maggiore autonomia per i municipia nei confronti dell’amministrazione centrale; tentativo di limitare la presenza barbarica nell’esercito. Valentiniano I imperatore: associa al trono il fratello Valente e gli affida l’Oriente. È un ottimo amministratore e favorisce a una politica di tolleranza religiosa. Deve affrontare ripetuti attacchi di barbari. Ambrogio vescovo di Milano. Papa Damaso (366-384) teorizza la primazia della vescovo di Roma. Graziano imperatore: educato dal poeta Ausonio e nominato augusto dal padre Valentiniano si vede associare al trono il fratellastro Valentiniano II (di 4 anni). Sotto l’influenza di Ambrogio rinuncia alla carica di pontifex maximus e comincia una politica di lotta al paganesimo. Gli Unni si affacciano sul Mar Nero e sconfiggono i Goti. Questi, sentendosi pressati, si affollano sul Danubio e chiedono di poter entrare nell’impero disposti a vivere in pace come mercenari o forse come coloni (cioè pagando il tributo e fornendo aiuto militare). Si decide di farli entrare con l’idea di impiegarli nell’esercito. L’alto numero, l’inefficienza e la corruzione degli ufficiali romani impediscono che l’attraversamento avvenga in maniera ordinata e presto nascono disordini. I Goti si avventurano nella Tracia e, fuori da ogni controllo, devastano e saccheggiano per due anni finché l’Augusto orientale Valente si muove con l’esercito. Muore a Roma Simmaco padre, princeps Senatus. I cristiani passano all’attacco e a Roma finisce la ‘convivenza pacifica’ tra pagani e cristiani. Valentiniano II (con la madre Giustina) trasferisce la corte a Milano. La corte entra in contrasto con Ambrogio per via dell’arianesimo. Battaglia di Adrianopoli: l’esercito romano d’Oriente è pesantemente sconfitto. Anche Valente rimane ucciso. Teodosio I imperatore: viene scelto da Graziano dopo Adrianopoli in sostituzione di Valente per l’Oriente. Editto di Tessalonica: il cristianesimo è religione di stato. L’esercito romano è nuovamente sconfitto dai Goti. Cronologia XIX 381 Concilio di Costantinopoli I: contro la dottrina di Macedonio, si afferma la consustanzialità dello Spirito Santo con il Figlio e con il Padre. 382 Teodosio sigla un trattato con i Goti consentendogli di vivere entro l’impero mantenendo il proprio diritto. Girolamo, su incarico di papa Damaso, comincia la revisione delle traduzioni latine dei Vangeli (la scelta dei Quattro Vangeli canonici si comincia ad affermare dalla metà del II secolo) e poi la traduzione del Vecchio Testamento dall’ebraico (l’opera si concluderà dopo 23 anni). 383-388 Magno Massimo, generale spagnolo, sconfitto e ucciso Graziano, usurpa il trono occidentale. Valentiniano II si rifugia presso Teodosio. 384 Agostino, inviato da Simmaco l’oratore, arriva alla corte di Milano (nel novembre recita il panegirico per i decennali di Valentiniano II). 385 In Spagna, il vescovo Priscilliano con sei compagni si rivolge all’imperatore Massimo contro l’anatema deciso nei suo confronti da un concilio di Saragozza (accusa di manicheismo). Massimo lo condanna a morte: è il primo intervento del ‘braccio secolare’ in questioni attinenti la disciplina della chiesa. 386 Grazie ad Ambrogio, Agostino si converte al cristianesimo ortodosso. 388 Episodio di Callinico: primo duro confronto fra Teodosio e Ambrogio. Valentiniano II, dopo la sconfitta di Magno Massimo, nomina, su suggerimento di Teodosio, il franco Arbogaste comandante supremo in Occidente. 390 Massacro di Tessalonica: Ambrogio minaccia di scomunica Teodosio I e lo obbliga al pentimento pubblico. 390 (ca.) Ammiano Marcellino termina la sua opera di storico – Res gestae – che copre il periodo tra il 96 d.C. e la battaglia di Adrianopoli del 378. 392 Nuovo foedus di Teodosio con i Goti (Alarico I è nominato magister militum per Illyricum). Arbogaste induce Valentiniano II (che gli si era opposto) al suicidio e incorona imperatore il cristiano paganeggiante Eugenio. La nobiltà senatoria romana (pagana) mette da parte l’atteggiamento antibarbarico e lo sostiene, in reazione alla politica antipagana di Teoodosio/Ambrogio. XX 394 395 396 401 402 405 406-407 408 410 L’età del passaggio Battaglia del Frigido: Teodosio sconfigge Arbogaste infliggendo un duro colpo al paganesimo senatorio. Teodosio muore affidando i suoi figli Arcadio (18 anni) e Onorio (11 ani) e l’impero a Stilicone (di origine vandalica) parens e magister utriusque militiae. Alarico invade la prefettura dell’Illirico. Arcadio sottrae se stesso e l’Oriente al ‘controllo’ di Stilicone. Di fatto Oriente e Occidente sono due imperi distinti e non più partes imperii. Stilicone decide di spostare ad Arles la Praefectura Galliarum lasciando ai federati franchi (principalmente Salii) il controllo della Germania inferior (le truppe romane vengono spostate in Italia per fronteggiare il Goti). Alarico a capo dell’exercitus Gothorum lascia l’Epiro: nel novembre entra in Italia e arriva a minacciare Milano. Sconfitto due volte da Stilicone (che però evita di distruggerne l’esercito) nel 402 abbandona l’Italia. Onorio, lascia Milano e sceglie Ravenna quale capitale della provincia dell’Italia – Illirico e in pratica dell’intera pars Occidentis (alla base ci sono ragioni strategiche: Ravenna è più facilmente difendibile). Un esercito di Ostrogoti guidati da Radagaiso e rinforzati da Vandali, Alani e Svevi invade l’Italia e penetra sino in Toscana. Per respingerli, Stilicone richiama molte truppe dalla regione renana sguarnendo la frontiera. Ingenti gruppi di barbari (Alani, Svevi, Alamanni, Burgundi, Sassoni e Vandali passano il Reno e si disperdono nella Gallia settentrionale. I residenti romano-celti, sentendosi abbandonati, insorgono e nominano imperatore l’usurpatore Costantino. I Goti tornano a marciare verso Occidente. Stilicone convince l’imperatore a inviare Alarico in Gallia contro l’usurpatore Costantino. Onorio incalzato dalle truppe romane adunate a Pavia, muta parere: Stilicone viene rovesciato e ucciso. Si apre una violenta reazione antigotica in Italia. Alarico ridiscende in Italia e arriva sino alle porte di Roma. Pretende molto denaro per non attaccare e incorona imperatore Attalo. Sacco di Roma. Fallita ogni trattativa, Alarico prende Roma (che da quel momento si spopola notevolmente) ma poi prosegue la marcia, diretto in Africa, dove pensa di trovare una patria per i suoi (morirà lungo la strada presso Cosenza). Cronologia XXI 410 Cacciate le autorità romane, i celti dell’Armorica costruiscono uno stato indipendente su basi etniche (Bretagna). 410-430 Agostino scrive il De civitate Dei. 412 I Goti, guidati ora da Ataulfo, lasciano l’Italia per la Gallia. Ataulfo, dopo aver sposato Galla Placidia (414), figlia di Teodosio I e sorella di Onorio e Arcadio, è vittima nel 415 di un complotto ordito da quei Visigoti che erano contrari alla politica favorevole all’alleanza con Roma sostenuta da Ataulfo e Galla. 418-507 Regno visigoto di Tolosa. L’imperatore Costanzo III (nuovo marito di Galla Placidia) accetta di risolvere il ‘problema goto’ riconoscendo formalmente i Goti come foederati nelle province dell’Aquitania II e Narbonense I (l’idea, cui la locale classe senatoria consente, è quella di mantenere le strutture statali in una regione centrale per l’impero coinvolgendo e rendendo partecipi i Goti). 426 Legge delle citazioni (le opinioni dei giuristi Paolo, Gaio, Papiniano, Ulpiano e Modestino assumono valore vincolante per i giudici). 429 I Vandali, dalla Spagna, invadono l’Africa e fondano il loro regno (che durerà sino al 533). La popolazione contadina, ostile allo stato cattolico romano e in prevalenza donatista, vede nei Vandali di Genserico (ariani) dei liberatori. 430-440 Nelle Gallie scoppiano nuove rivolte di «bagaudi». 431 Concilio di Efeso (contro le tesi di Nestorio – che distingueva nel Cristo la natura umana da quella divina – si afferma il dogma della natura insieme divina e umana del Cristo; Maria è Madre di Dio e non solo Madre di Cristo come dicevano i nestoriani). 433 Ezio, magister utriusque militiae e patricius dell’imperatore, riconosce lo stanziamento degli Unni in Pannonia. 437-534 Secondo Regno dei Burgundi (il I [413-436], sul basso Reno, si era concluso con la disastrosa sconfitta subita dagli Unni). 438 Teodosio II pubblica il Codex Theodosianus (era stato programmato nel 429, poi riprogrammato in altro modo nel 435, entra in vigore nel 439 in entrambe le partes Imperiii: si presenta come la prima codificazione cristiana: ius principale e lex catholica al tempo stesso). 442 La Britannia è ormai sotto il controllo degli Angli e dei Sassoni ma in Irlanda ha successo la predicazione dei monaci cristiani. 443 Ezio sconfigge i Burgundi e li sistema come foederati nella Sapaudia; Lione è il centro principale. I Burgundi erano circa 10.000 (max. 25.000) cioè circa 1/10 della popolazione gallo-romana con la quale XXII L’età del passaggio ebbero rapporti sempre più stretti sino a mescolarsi. Essi collaborarono anche con i possidenti romani e con i vescovi cattolici. 444 445 450 450 ca. 451 451 452-453 454 455 457 457-481 466-484 Attila, imperatore unico degli Unni. Antica legge dei Bretoni d’Armorica (ALBA): è una lex data romanovolgare per i Bretoni (stanziati nelle Gallia nord-occidentale tra la Senna e la Loira). Attila prende la decisione di muoversi con i suoi Unni verso la pars Occidentis. I Salii hanno ottenuto la supremazia sulle varie genti franche e ora pensano a espandersi ulteriormente. La Lex Salica, probabilmente, a quell’epoca esiste già, sotto forma di patto orale che i capi tribù hanno approvato allo scopo di sostituire la tradizionale legge della vendetta con un sistema di composizioni obbligatorie capace di mantenere l’unità militare. Concilio di Calcedonia (contro Eutiche, che proclamava predominante la natura divina in Cristo – c.d. ‘monofisismo’ – si afferma il dogma della duplice natura – divina e umana – ugualmente perfette e unite, ma non confuse, nell’unica persona del Cristo). Battaglia dei Campi Catalaunici (il generale romano Ezio, a capo di un esercito composto sostanzialmente da Visigoti, Franchi, Bretoni, laeti sarmati e germani, Burgundi e Sassoni gallici, ferma Attila e gli Unni alleati con i Goti-Amali). Gli Unni guidati da Attila invadono l’Italia settentrionale (ma rinunciano, in cambio di molto oro, a saccheggiare Roma). Attila muore nel 553 e il suo impero si dissolve rapidamente. Valentiniano III si sbarazza di Ezio (†). † Valentiniano III (ultimo discendente di Teodosio I). I Visigoti di Genserico saccheggiano Roma. Ricimero, come prima Ezio, ha nelle sue mani l’impero occidentale (fa eleggere imperatore Maiorano). L’imperatore Maggiorano compie l’ultimo sforzo militare in Occidente contro i Barbari (nel 461, cacciati i Burgundi, l’imperatore entra a Lione). Regno dei Franchi nella Gallia nord orientale sotto Clodione e poi Childerico (i tratti salienti di quel regno erano ancora tardo-romani. Eurico I re di Visigoti. Ucciso il fratello Teodorico I (che approfittando del bisogno di riconoscimento che avevano gli imperatori occidentali e mantenendosi apparentemente rispettoso del foedus aveva invece esteso la sfera di controllo goto), Eurico rompe il foe- Cronologia XXIII dus con gli imperatori (accusandoli di tradimento) e si proclama indipendente. Ormai però molti dei possidenti gallo/romani pensavano di non aver più necessità di Roma. Eurico volle costruire un Gothia compatta e caratterizzata dal particolarismo latino-barbarico, sostanzialmente chiusa rispetto al nord della Gallia dove, in quegli anni, regnava l’usurpatore Siagrio. 472 † Ricimero. Nuovo patricius è il burgundo Gundobado. 474-516 Gundobado lascia il suo ruolo nell’impero per fare il re dei Burgundi. 476 Oreste, magister militum di C. Nepote, rovescia l’imperatore sostituendolo con il figlio Romolo. Odoacre (ufficiale della guardia imperiale) guida la rivolta dei soldati contro Oreste e lo elimina, depone Romolo Augustolo e restituisce le insegne imperiali a Costantinopoli. Governa l’Italia come rex gentium. A Tolosa viene emanato il Codex Euricianus. 481-511 Clodoveo (figlio di Childerico) rex Francorum. Nel 486 sconfigge il potens romano Siagrio (per la popolazione si tratta evidentemente di una delle tante lotte intestine tra militari). 484-507 Alarico II re dei Visigoti. Subentrato al padre, si vede quasi subito costretto a fronteggiare l’avanzare dei Franchi mentre molti signori Visigoti si trasferiscono in Spagna. Nonostante l’appoggio politico e diplomatico di Teoderico il Grande, viene sconfitto da Clodoveo (Battaglia di Vouillé). 489 Gli Ostrogoti guidati da Teoderico l’Amalo entrano in Italia. 492-496 Gelasio I papa. 493 Teoderico (con l’inganno) uccide Odoacre a Ravenna e viene incoronato ‘rex Italiae’. Nasce in Italia il regno ostrogoto che rimarrà in piedi sino al 553. 496(?) Il re franco Clodoveo si converte al cattolicesimo e, con lui, l’intero popolo. Ciò assicura a Clodoveo il sostegno della popolazione gallo-romana e dei vescovi cattolici come Remigio di Reims e Avito di Vienne. Alla sua morte la situazione non cambia. 498 Lo stesso giorno (4.11) vengono eletti a Roma due papi: Simmaco, candidato del patriàrchio lateranense e difensore della primazia della sede romana, e Lorenzo, sostenuto da gran parte del senato e più vicino alle posizioni della chiesa orientale (filoimperiale e monofisita). La città è divisa in due frazioni e scoppiano disordini. Teoderico è chiamato a fare da arbitro e, considerando, il numero mag- XXIV L’età del passaggio giore di vescovi che avevano eletto Simmaco, il re decide a favore di questo. 500 501 502-506 502-542 506 507 510 ca. 511 516 ca. 524 526 527-565 529 533 534 534 536 Benedetto da Norcia fonda a Subiaco la prima comunità (Benedettini). Lex Burgundionum (Lex Gundobada). Scisma laurenziano. I sostenitori dell’antipapa Lorenzo muovono varie accuse contro Simmaco. Si tiene allora un concilio (a. 501) che però si professa incompetente a giudicare il papa. Le violenza continuano e Lorenzo occupa il seggio pontificio per quattro anni prima che Teoderico intervenga nuovamente a favore di Simmaco. Cesario vescovo di Arles. Lex Romana Wisigothorum (Breviarium Alaricianum). Battaglia di Vouillé. † Alarico II – I Franchi sono padroni della Gallia e continuano la politica di espansione nei confronti di Burgundi, Turingi e Alamanni. Comincia il Regno visigotico di Toledo. Per iniziativa di Clodoveo, l’antica redazione del Pactus legis Salicae viene revisionata. † Clodoveo. Il regno è diviso in due (Austrasia e Neustria). Cominciano gli scontri fratricidi fra gli eredi. Lex Romana Burgundionum. Pactus pro tenore pacis Childeberti I et Chotharii I [annesso alla Lex Salica]. † Teoderico Amalo. Gli succede il nipote Atalarico con la reggenza della madre Amalasunta (figlia di Teoderico). Giustiniano I imperatore. Fondazione del monastero di Montecassino da parte di Benedetto e redazione della Regola (a. 540). Giustiniano pubblica i Digesta e le Institutiones. Comincia la campagna per la riconquista dell’Africa. Giustiniano pubblica il Codex repetitae praelectionis. † Atalarico. Amalasunta sposa Teododato che però la fa uccidere. Comincia (535) la Guerra gotica (che si concluderà solo nel 554). In Gallia i Franchi conquistano il regno burgundo. I Burgundi continueranno a mantenere le proprie leggi e i più ricchi conserveranno i loro possedimenti. I Bizantini strappano per la prima volta Roma agli Ostrogoti. Cronologia 537 552 553 554 560-590(?) 566-578 568/569 579/580 569-586 571 583 584-629 589 590-604 596 600 602-610 602-636 610-641 614 622 624 623-639 XXV Viene ricostituita la praefectura pretorio Italiae [forse già allora vengono inviati in Italia da Costantinopoli i nuovi testi normativi]. I Bizantini riconquistano definitivamente Roma. Contemporaneamente occupano la fascia costiera della Spagna respingendo i Visigoti verso nord. Concilio di Costantinopoli II (condanna dei Tre Capitoli). Pragmatica sanctio pro petitione Vigilii. Gregorio di Tours. Giustino II imperatore. Alboino conduce i Longobardi in Italia. Formulae Andegavenses (Angers). Leovigildo re dei Visigoti (a Toledo). Clefi II re de Longobardi (anch’egli come il padre viene ucciso a tradimento dagli stessi Longobardi – segue un decennio di ‘anarchia’). Autari (filgio di Clefi) re dei Longobardi. Chlothario II (re merovingio). Concilio di Toledo III. I Visigoti si convertono al cattolicesimo. Gregorio I (Magno) papa. Decretio Childeberti II / il monaco Agostino è inviato da Gregorio in Britannia a convertire gli Anglo-Sassoni. Leggi di Aethelbert del Kent (prima legislazione anglosassone). Foca imperatore d’Oriente. Isidoro vescovo di Siviglia. Eraclio imperatore d’Oriente – comincia la predicazione di Maometto – Colombano arriva in Italia e nel 612 fonda il monastero di Bobbio. Edictum Chlotarii II (Editto di Parigi) [annesso alla Lex Salica]. Praeceptio Chlotharii II [in ambito burgundo]. Maometto lascia la Mecca e si insedia a Medina. Il re visigoto Suintila espelle dalla Spagna anche gli ultimi avamposti bizantini (che già erano fortemente ridotti alla morte di Leovigildo nel 586). Dagoberto I (ultimo grande re merovingio – alla sua morte il regno, giunto alla sua massima espansione, è nuovamente diviso in due: Astrasia e Neustria). XXVI 625 L’età del passaggio † Raedwald, re degli Angli orientali (si professava al tempo stesso pagano e cristiano). 626 Gli Avari assediano Costantinopoli senza riuscire a espugnarla. 632 † Maometto (l’Islam domina l’intera Arabia). 633 Concilio di Toledo IV. Isidoro vescovo di Siviglia pone le basi per una riorganizzazione politica e religiosa del regno visigoto. 632-661 I Califfi sottomettono all’Islam Egitto, Siria e Asia minore dal Libano all’Irak. 633/634 (?) Lex Ribuaria (Lex Salica revisa). 636 L’esercito bizantino di Eraclio è pesantemente sconfitto da quello arabo (Siria e Palestina – e quindi i luoghi sacri – escono definitivamente dall’impero bizantino). 636 Rothari re dei Longobardi. 638 Il monotelismo (in Cristo convivono due nature ma una sola volontà) è dottrina ufficiale dell’impero. 643 Edictum Rothari. 648-672 Reccesvindo re dei Visigoti (a Toledo). 650 ca. Conversione dei Longobardi dall’arianesimo al cattolicesimo. 673 Childerico II riunifica Austrasia e Neustria. 654 Lex Visigothorum (recensio reccesvindiana). 672 Incoronazione del re visigoto Wamba. Per la prima volta un re viene consacrato con rito religioso. 661-750 Gli Arabi conquistano il Maghreb e quasi tutta la Spagna. 687 Pipino II di Heristal (maggiordomo di Austrasia) detiene l’effettivo potere nel Regno dei Franchi. CAPITOLO I L’IMPERO TRA RIFORME E RIVOLUZIONI SOMMARIO: 1. Reagire alla crisi e alla paura: prima di Costantino c’è Diocleziano. – 2. Riformare nel segno della tradizione: l’ordinamento costituzionale e amministrativo. – 3. Il fisco e la politica monetaria. – 4. Tra vincoli, privilegi e spie. Verso una società ‘ingessata’? – 5. Il colonato. – 6. Il patrocinio. – 7. Vie di fuga: l’esercito, il brigantaggio e la sua repressione. – 8. La «grande persecuzione» e i suoi motivi. – 9. La fine della tetrarchia e l’avvento di Costantino ‘il rivoluzionario’. – 10. Una nuova capitale e una nuova religione per un impero da rifondare. Il segno della conversione. – 11. Costantino e i cristiani. Lo scisma dei donatisti. – 12. Da Arles a Nicea: l’imperatore vescovo. 1. Reagire alla crisi e alla paura: prima di Costantino c’è Diocleziano L’avvento di Costantino sul trono imperiale nell’anno 306 è tradizionalmente considerato un momento di svolta nella storia del mondo antico e, anzi, l’inizio di una nuova era 1. L’apertura e il sostegno offerti al cristianesimo (aa. 312; 313; 318-33), la fondazione di una nuova Roma (Costantinopoli) con il conseguente spostamento a Oriente del baricentro politico (a. 330), le importanti riforme nell’esercito, nell’amministrazione e nell’economia durante un regno protrattosi per oltre trent’anni hanno, in effetti, segnato in maniera profonda l’impero e le sue successive vicende. A lungo gli studiosi si sono divisi tra coloro che di Costantino esaltavano la fede e la lungimiranza e quanti, piuttosto, preferivano porne in evidenza la scaltrezza politica, il grande opportunismo ovvero la natura di autocrate cinico e crudele. Gli uni e gli altri hanno comunque riconosciuto in lui un ‘rivoluzionario’, 1 L’«era costantiniana», come appunto volle battezzarla Santo Mazzarino, studioso tra i più geniali dell’età tardoantica, in un libro giustamente famoso (1.2). 2 L’età del passaggio pur dando a questa definizione colorazioni alquanto differenti: in positivo (Costantino avrebbe salvato l’impero infondendogli nuova energia e aprendo con coraggio alle novità suggerite dal mondo a lui contemporaneo) e in negativo (sarebbe stato il corruttore dello stato e il dissipatore delle tradizioni e delle virtù romane oltre che delle risorse finanziarie dell’impero). Tanta disparità di giudizio ha certo la sua origine nelle fonti tardoantiche che, inevitabilmente, riflettono l’ideologia dei loro autori e il loro parteggiare per il cristianesimo o piuttosto per la difesa delle tradizioni pagane 2. Una medesima origine ha anche l’abitudine, anch’essa ereditata dagli storici successivi, a contrapporre fin troppo nettamente la figura di Costantino a quella di Diocleziano. In realtà, escludendo la differente politica religiosa, con tutto ciò che da questa consegue anche in termini di configurazione del potere, la comunanza degli obiettivi di fondo e le linee di continuità che uniscono l’azione di governo dei due sovrani paiono spesso evidenti. Si può anzi dire che, per molti aspetti, la politica di Costantino fu la naturale prosecuzione di quella del suo predecessore 3. Entrambi, del resto, vollero rea2 Nelle parole che Ammiano Marcellino, il maggiore storico del IV secolo, pone sulle labbra dell’imperatore Giuliano (v. infra, II, nt. 38), lo zio Costantino è detto «innovatore e perturbatore delle leggi dei padri e delle tradizioni ricevute dai tempi antichi». Merita di essere qui ripetuto quanto scrive in proposito Cameron (1.5), p. 66: «Costantino è una delle figure più significative della storia della Chiesa cristiana; data l’importanza di quest’ultima nella nostra cultura, perfino quegli studi che si mostrano in apparenza neutrali rivelano a volte l’esistenza di un orientamento nascosto». 3 Le figure di Diocleziano e Costantino paiono peraltro richiamarsi anche a voler riassuntivamente considerare i successi e gli insuccessi ottenuti da entrambi. L’uno e l’altro, infatti, riuscirono a riaffermare la potenza militare di Roma, a garantire la sicurezza delle frontiere e l’ordine all’interno dell’impero, ad assicurare continuità, stabilità e sicurezza economica all’azione di governo per lunghi decenni. Per altro verso, né l’uno né l’altro furono in grado di frenare la corsa dell’inflazione o di impedire il progressivo impoverimento delle classi medio-basse. Né i due imperatori ebbero successo nei rispettivi tentativi di assicurare una successione al trono che fosse ordinata e incruenta: se, infatti, Diocleziano poté assistere mentre era ancora in vita al disfacimento del sistema tetrarchico (v. infra), la ripartizione dell’impero voluta da Costantino, fu anch’essa subito vanificata dalla bramosia di potere dei suoi figli. Infine, se la politica religiosa di Diocleziano fu certo fallimentare, nemmeno può dirsi che Costantino abbia avuto grande successo nel suo tentativo di realizzare l’unità del cristianesimo che, alla sua morte, non era certo più unito di quando lo fosse stato al momento in cui era salito al trono. L’impero tra riforme e rivoluzioni 3 gire con tutte le loro forze alla crisi gravissima ereditata dal III secolo: una crisi che era politica, istituzionale, militare ed economica a un tempo e che mise in serio pericolo l’esistenza stessa dell’impero. Milioni di persone ebbero la concreta percezione che Roma non fosse eterna e che la sua storia potesse davvero avere termine. A quel pensiero molti Romani furono presi da sgomento e non è senza qualche ragione che gli storici dell’arte usano parlare di ‘generazione dell’angoscia’ per descrivere quanti si trovarono a vivere quell’epoca tormentata. A unire Diocleziano e Costantino è appunto la volontà di opporsi in ogni modo a quella crisi e a quella sensazione di paura. Se riesce difficile dare un giudizio in termini seccamente positivi o negativi a proposito delle misure da loro adottate, si può dire invece, con una certa sicurezza, che fu grazie agli sforzi di Diocleziano e poi di Costantino se l’impero riuscì a risollevarsi e a proseguire la propria esistenza ancora per un altro secolo e mezzo in Occidente e, per un tempo molto più lungo, in Oriente. Né si può dubitare che, dopo Diocleziano e Costantino, l’impero apparisse radicalmente trasformato, oltre che nei suoi assetti istituzionali, anche nella sua struttura sociale e nella dimensione culturale. Con ciò, naturalmente, non si vuole negare il significato ‘rivoluzionario’ del regno di Costantino. Semplicemente, si vuol sottolineare come la ‘rivoluzione costantiniana’ non possa essere intesa nella sua pienezza senza contemporaneamente considerare il poderoso sforzo compiuto in precedenza da Diocleziano nel tentativo – solo all’apparenza contrastante – di recuperare la tradizione e rianimare dalle fondamenta le strutture portanti dell’impero. 2. Riformare nel segno della tradizione: l’ordinamento costituzionale e amministrativo L’incoronazione di Diocleziano, sul finire del 284, aveva posto termine a un cinquantennio durante il quale, tra crisi economiche e continue guerre all’esterno come all’interno, si erano succeduti una trentina di imperatori (legittimi o usurpatori che fossero), quasi sempre scelti dagli eserciti e, con altrettanta facilità, dagli stessi eserciti eliminati (la c.d. ‘anarchia militare’). Nel corso di quei lunghi decenni, la 4 L’età del passaggio società romana aveva dovuto prendere coscienza di alcuni importanti mutamenti: l’impero era ormai fondamentalmente una monarchia militare, ben lontana dall’ideale coltivato durante il principato, e la guerra – una guerra rivolta non più a conquistare ma semplicemente a difendere i confini – ne costituiva una condizione pressoché permanente e ineliminabile. Appena salito al trono, quell’esperto ufficiale originario dell’Illiria si dedicò subito, e con grande energia, al tentativo di ridare forza e compattezza all’impero. La prima emergenza riguardava la difesa delle frontiere. Consapevole che la loro estensione richiedeva di condividere il compito con altri, Diocleziano nominò dapprima Cesare e poi (nel 286) Augusto l’amico e valente generale Massimiano. Per qualche anno le sorti dell’impero furono dunque rette da una diarchia: non una spartizione territoriale, bensì una divisione dei compiti, soprattutto militari, tra i due sovrani. Diocleziano riproponeva in fondo quel medesimo principio della collegialità che sempre aveva giocato un ruolo importante nella storia costituzionale romana. Più in particolare, doveva essersi ispirato alla precedente e luminosa esperienza che, oltre un secolo prima, aveva visto associati al trono i ‘divini fratelli’, Marco Aurelio e Lucio Vero. I tempi, tuttavia, erano mutati, e Diocleziano ne era ben consapevole: il carattere militare della sua monarchia esigeva il rispetto di un preciso ordine gerarchico. Come Augustus senior, egli volle perciò mantenere la supremazia. Né, per altro verso, Diocleziano ebbe esitazioni nel discostarsi dal modello costituzionale augusteo, affermando con chiarezza la dimensione piena del suo potere a scàpito della residua autorità del senato. Inaugurando il cosiddetto dominato, egli era al tempo stesso capo supremo dell’esercito e vertice dell’amministrazione, sommo giudice e – in maniera assai più consapevole dei suoi predecessori – unico legislatore dell’impero. Inoltre, riprendendo anche qui una tendenza già promossa dai suoi immediati predecessori, Diocleziano avallò l’affermarsi del culto imperiale e di una concezione sacrale del potere: l’autorità del principe discendeva dalla grazia divina e proprio lo speciale rapporto che lo legava alla divinità ne faceva l’arbitro assoluto della vita dello stato 4. 4 Circa un secolo dopo, Aurelio Vittore (I Cesari, 39.4) ebbe a scrivere che «pri-