LA TRILOGIA DI “PUNTO – SPAZIO” Sandro Glavina 1 Così è: Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale. Prodotto da MITS REGISTRAZIONE MTKKI15-291120 Testi, illustrazioni (digital collage), layout di Sandro Glavina Tutti i diritti riservati Creative Commons License: Attribuzione - Non Commerciale – Non opere derivate (CC BY–NC-ND) ITALY –Trieste, 29 Novembre 2020 2 3 Spazio vivo Sul mio pianeta esiste un genere narrativo che sostanzialmente corrisponde a quello che Voi, sul pianeta Terra, chiamate fantascienza. Sul mio pianeta ho un ruolo che da Voi più o meno è descrivibile come «scrittore di fantascienza». Il Vostro genere avventuroso, immaginifico, parte da una ipotesi tecnico scientifica più o meno plausibile. Il nostro procedimento creativo è simile. Rispetto al Vostro mondo è la nostra realtà ad essere molto diversa. Spazio, tempo, peso, forma, dimensione, velocità, energia, ma anche i significati di suoni, scrittura, gesti, sono diversi dai vostri concetti, estranei alla vostra conoscenza, alla vostra comprensione. Il mio racconto inizia con l’inizio di un viaggio. E per rendervi le cose facili stabiliamo che il soggetto viaggiatore abbia un corpo ed usi un mezzo. Spero non vi disturbi se attribuisco al soggetto la forma a voi nota di gatto, almeno per la prima parte della storia. Il mezzo banalmente è una navicella spaziale. Dunque il gatto sulla sua navicella spaziale deve percorrere una distanza che chiameremo «Spazio Vivo» per raggiungere una meta che possiamo denominare «Altro Pianeta». Lo scopo del viaggio è difficile da tradursi nella vostra cultura. Siccome avete necessità di dare sempre un senso alle cose, diciamo allora, in modo semplicistico, che si tratta di un viaggio esplorativo. 4 Zilla delle Terre Algide L’energia, non so come è da Voi sulla Terra, ad un certo punto per noi si esaurisce. Considerato che il signor Gatto non intende precipitare, atterra molto delicatamente su di una immensa distesa di ghiaccio. Fa freddo, molto freddo. Il gatto che era partito grigio a pelo corto si fa crescere in un istante un morbido pelo lungo e bianco. Questo è possibile che accada in un racconto di fantascienza. Sul nostro pianeta la realtà è diversa. Chi nasce formica, intendo per l’aspetto abbastanza simile agli esseri che da Voi sulla Terra vengono chiamati formiche, resta formica per tutta la vita. La profonda differenza con il Vostro pianeta è che da noi le formiche rivestono ruoli molto importanti a livello politico. Gatto viene accolto da Zilla, unica abitante delle Terre Algide dall’aspetto direi quasi umano, che lo cura, lo coccola, lo rifocilla. Lo tiene lontano dai pericoli, dentro il suo igloo, per un certo tempo. Ma il soggetto viaggiatore, la cui missione è quella di esplorare punti importanti del pianeta su cui è atterrato, deve andarsene. Le sfere energetiche prodotte dal corpo di Zilla possono servire a far ripartire l’astronave. Così Zilla libera Gatto che parte per andare in un altro punto del pianeta. 5 Milva la dama alata L’energia donata da Zilla si esaurisce molto presto e Gatto è costretto a fare un atterraggio di fortuna su di un altipiano. Scendere a valle e poi valicare a quattro zampe le successive montagne potrebbe essere una impresa possibile, ma la valle è infestata da orrendi lupi famelici con denti aguzzi e occhi rossi e luminosi. Poi Gatto vede Milva la dama alata, con le sembianze di avvoltoio. A questo punto il lettore potrebbe intuire che l’esploratore trasformandosi da gatto in uccello rapace potrebbe sorvolare le montagne. No, troppo facile, il capitolo si esaurirebbe. Il soggetto esploratore non può trasformarsi in un essere appartenente al genere della creatura vista. Dunque niente uccello. Anche se l’avvoltoio mangia carogne, per maggiore prudenza l’esploratore si trasforma in melanzana. Melanzana chiede a Milva se c’è un po’ di energia per l’astronave. Sui monti selvaggi non esiste carburante. Melanzana è consapevole di dover abbandonare l’astronave sull’altipiano Allora Melanzana chiede a Milva di essere trasportata al di là delle montagne. Milva raccoglie delicatamente la melanzana con i suoi artigli e librandosi in un volo spettacolare, oltrepassa le vette dei monti. 6 Nevir la donna radice I lettori puntigliosi potrebbero chiedersi perché Gatto non si fosse trasformato in un uccello nelle Terre Algide anziché riprendere il viaggio con l’astronave. Beh… è evidente che Gatto aveva visto uccelli da quelle parti. Ma proseguiamo con il racconto e arriviamo al punto in cui Melanzana, depositata da Milva sulla riva di un lago vede la donna radice. Definire Nevir una donna è un eufemismo perché l’essere è una specie di tronco d’albero ramificato, con le radici che pescano un’acqua fortemente radioattiva dal fondo di un pozzo. E’ interessante il processo di purificazione dell’acqua che assorbita dal vegetale, si trasforma in un latte nutriente che viene succhiato attraverso due protuberanze del fusto da parte dei Monaci Karluci, unici abitanti della landa. Il latte di Nevir è l’unico loro nutrimento disponibile. I Karluci oltre a coltivare la loro spiritualità, sono dei prestigiosi inventori e progettisti di mezzi di trasporto. L’esploratore, abbandona la forma di melanzana si trasforma in una bambina dalle sembianze terrestri che affamata si rifocilla con il latte di Nevir. La bimba ospitata nel monastero si abbandona ad un sonno ristoratore. 7 Trilogon Non può esimersi la bimba al risveglio dal partecipare alle preghiere dei monaci. I Karluci interrogano la ragazzina che rivela di venire in pace dal lontano pianeta Terra per esplorare l’attuale. Il lettore ben sa che sono candide bugie in quanto la bambina con sembianze terrestri non vuole rivelare la propria vera identità. La bimba dice la verità quando racconta di aver dovuto abbandonare sui monti il proprio velivolo in avaria. I monaci conducono la bambina in un’ala del monastero. La ragazzetta rimane fortemente sbalordita alla vista di una fiammante sfera costruita dai Karluci. E’ il TRILOGON, un mezzo di trasporto idoneo per rotolare sia sulla superficie del pianeta, sia nel sottosuolo ad una velocità incredibile. I Karluci concedono la sfera alla bambina in comodato d’uso. Ora bisogna fare alcune precisazioni. Solo in un racconto di fantascienza una bambina di otto anni si mette a guidare un mezzo di trasporto. Mi sembra che sulla Terra questo non sia possibile, sul mio pianeta la patente di guida di un mezzo la si consegue non prima dei 30 anni. Poi, sulla velocità «incredibile» c’è da fare quel ragionamento sul fatto che il concetto di spazio-tempo-velocità muta al mutare del luogo. Peraltro la bambina parte velocemente con la consapevolezza che su quel pianeta non c’è l’autovelox. 8 Lavina delle ignote sabbie Pensate di ripiegare un foglio di carta «a fisarmonica» Potete a piacimento avvicinare e allontanare le pieghe che avete fatto aumentando o diminuendo lo spazio. Non so quanto questo esempio sia valido, ma la bimba con il suo Trilogon finisce in uno «strato» del pianeta con una propria superficie interamente desertica e con una propria atmosfera. La cyber-ragazza che vi abita è Lavina, la quale comunica per mezzo di un proprio ologramma. L’esploratore si accorge di aver perduto in quella atmosfera dalle verdi radiazioni il potere di assumere altre identità (del resto, mi sembra che anche Voi* della Terra avevate inventato un alieno volante sensibile ai colori della kryiptonite). Comunque, il restare bambina consente all’esploratore di stringere amicizia con Lavina. La ragazza racconta tristemente alla falsa bimba, falsamente terrestre di essere rimasta la sola creatura del cyber-popolo delle Ignote Sabbie scomparso e che solo un viaggio al Palazzo del Tempo ed una manipolazione cronologica potrebbe far riapparire il suo popolo, compresi i genitori e la sorella. Lavina non può uscire dalla propria dimensione in quanto morirebbe subito. Allora solo qualcun altro può aiutarla e l’esploratore che nel frattempo si è dato il nome di Sanje potrebbe raggiungere il Palazzo a bordo del TRILOGON. *J Siegel e J. Shuster, gli ideatori di Superman 9 Il mare di Xupar Il TRILOGON pilotato da Sanje penetra in una cavità ignota. Non ci sono strumenti di navigazione sul TRILOGON in grado di funzionare nel sottosuolo. Mentre la rossa biglia rotola per effetto dell’energia inerziale, l’esploratore pensa con nostalgia al suo pianeta e maledice il momento di aver deciso di recarsi sul pianeta attuale. Doveva essere un semplice viaggio di piacere, una brevissima vacanza da trascorrere nella città di Bragda. Invece eccolo impegnato ad aiutare Lavina, alla ricerca del Palazzo del Tempo. La biglia smette di rotolare in prossimità dell’apertura finale della cavità oltre la quale si estende l’azzurro mare di Xupar. Sanje contempla il mare, il dolce moto ondoso, i riflessi di luce. Gli viene in mente qualcosa che aveva letto su di un libro di fantascienza* scritto da un terrestre, di un esteso mare sotterraneo. Poi la bimba Sanje si accorge che non molto distante c’è Zilla delle Terre Algide che la sta guardando con curiosità. Solo alcuni giorni prima (secondo il concetto del tempo di quel pianeta) Sanje era stato un gatto accudito da Zilla. Sanje riparte con il TRILOGON per effettuare un altro percorso. *Viaggio al Centro della Terra di J. Verne 10 La città di Bragda Rotolando un po’ a destra, rotolando un po’ a sinistra (così dicono i terrestri, mentre da noi si produrrebbe un mugugno che tradotto sarebbe «rimbalzando come in un flipper astrale») il carminio TRILOGON giunge forse per caso alle porte della città di Bragda. Per comodità abbiamo deciso di lasciare il nome Sanje all’esploratore che, rendendosi conto di essere giunto alla vera meta del suo viaggio, decide di smettere i panni della bambina rientrando in possesso delle sue vere sembianze che un terrestre non faticherebbe a definire, secondo propria valutazione estetica, «orrendamente mostruose» o se volete «mostruosamente orrende». Ora, come accade in molti film terrestri di fantascienza, non risulta difficile immaginare che la città di Bragda sia frequentata da un variopinto numero di alieni di varia forma e dimensioni provenienti da svariate parti del cosmo per lo scopo condiviso di gozzovigliare e dare sfogo ai piaceri della carne, delle squame (o delle foglie laddove ci siano alieni fitomorfi e in tal caso, a noi scrittori di fantascienza risulta difficile, in quanto non testimoni, immaginare le loro modalità copulatorie). 11 Nelle viscere del Ragum Sanje ritorna ad essere la piccola bambina finta terrestre per impegnarsi a trovare il Palazzo del Tempo. Durante la breve permanenza a Bragda ha sentito qualcuno che ne parlava. Ha intuito forse il percorso sotterraneo da effettuare. La galleria del probabile itinerario è una sorta di condotto vulcanico e qui, lo devo proprio dire, con qualche stratagemma di viaggio nel tempo, Julius Verne deve essere venuto a sbirciare i miei appunti, rubando l’idea per scrivere il suo romanzo. La sfera rossa viene sparata nel condotto del Ragum e stavolta è proprio Sanje con orrende fitte ai suoi tre stomaci ed una sensazione assolutamente sgradevole ad esprimersi con il Vostro terrestre usuale modo di dire «Mi viene da vomitare». Non è un caso che il Ragum sia un vulcano tra le montagne che Sanje aveva sorvolato nelle grinfie di Milva quando era travestito da melanzana. Se avesse guardato meglio si sarebbe accorto che il Palazzo del Tempo è situato poco distante (poco, secondo la nostra stima di distanza) dall’altipiano dove aveva lasciato la sua navicella spaziale senza carburante ed aveva incontrato Milva. 12 Il palazzo del tempo Leve e bottoni, luci e suoni, schermi, tubi, cavi, rotelle, situati sulle pareti di tante stanze distribuite su più livelli di uno straordinario palazzo, connubio di tecniche architettoniche miste fra passato, presente e mettiamoci anche un po’ di futuro perché un Palazzo del Tempo che si rispetti deve avere tutto ciò. Poi non guasta un drappello di guardiani templari che minacciosi e armati inseguono Sanje su e giù per i piani del palazzo onde evitare la profanazione. Ma Sanje è nel posto giusto al momento giusto e tra i mille bottoni preme proprio quello che fa indietreggiare il tempo esattamente un istante prima che una pallottola sparata da un guardiano possa colpirgli il centro della fronte. Il cyber-popolo delle Ignote Sabbie fa il suo ritorno, Lavina con lacrime di gioia può riabbracciare i genitori e la sorella. E il nostro esploratore che fine fa? Si ritrova all’inizio del viaggio oppure si ritrova in qualche scena precedente, oppure non risulta che sia ancora nato, oppure non subisce l’effetto rewind e viene ucciso dalla pallottola? Ecco, la nostra fantascienza funziona così: lasciamo al lettore la libertà di immaginare il finale che più gli aggrada o anche di modificare il racconto. Tutto quello che vuole purché non rubi l’idea e faccia un film alle nostre spalle, a scopo di lucro. In tal caso il finale sarebbe scontato: un raggio laser mortale gli verrebbe sparato in mezzo agli occhi. 13 14 Ritorno ad Altro Pianeta Juntevius (Salve) cari lettori… Già, sono sempre io, lo scrittore di fantascienza di un altro pianeta che Voi terrestri avete conosciuto leggendo la mia prima novella, per Voi tradotta, «Punto. Spazio…». L’editore Mits è stato talmente entusiasta del lavoro che ho fatto, al punto da propormi di scrivere una nuova storia ed io ho pensato di scrivere «Punto. Spazio…2.0». Nel precedente racconto ogni lettore poteva liberamente immaginare un finale a proprio piacimento. Io ho deciso di salvare Sanje l’esploratore, facendolo ritornare sano e salvo a casa attraverso un corridoio temporale. Sanje è ignaro di cosa sia accaduto ad «Altro Pianeta». Non sa se il popolo di Lavina sia ricomparso grazie al suo eroico intervento nel Palazzo del Tempo. Trascorso un «certo periodo» (ricordo che laddove per un pianeta sono anni, altrove possono essere giorni, altrove secoli) e ricompratosi una nuova navicella spaziale con non pochi sacrifici economici, l’esploratore parte nuovamente per «Altro Pianeta». Stavolta imposta correttamente la rotta ed atterra oltre i monti, ai piedi del lago radioattivo. Sanje viene colto dall’angoscia quando vede il corpo-tronco di Nevir (la donna radice) fatto a pezzi, il copricapo di Milva, la donna alata, distrutto ai piedi del pozzo. Il Monastero è in rovina, totalmente disabitato. Dei Monaci Karluci non c’è nessuna traccia… 15 La sfera intatta L’esploratore Sanje non riesce a raccapezzarsi. Ma cosa è successo? Sono tutti morti? Se così è, quale è stata la causa? Di fronte a tanta distruzione, c’è un’unica cosa rimasta incredibilmente intatta. E’ il TRILOGON, la sfera rossa costruita dai Monaci Karluci, provetti ingegneri. Il TRILOGON, unico mezzo idoneo a rotolare nelle viscere del pianeta che Sanje ha pilotato nella sua precedente avventura. Sanje sale a bordo della sfera, controlla il pannello dei comandi e stupito nota che la sfera ha il pieno di energia. Il TRILOGON è pronto per muoversi e Sanje non indugia. Con la sua capacità di trasformarsi in un altro essere, Sanje decide di assumere le sembianze di Gatto, come all’inizio del suo primo viaggio. Prima di partire con il TRILOGON, nasconde bene la sua navicella spaziale tra le rocce e poi accovacciandosi innanzi a ciò che resta delle mura del monastero, rivolge in lacrime una miagolante preghiera per le creature scomparse. La sfera viene proiettata nel sottosuolo. Gallerie, caverne più ampie, nuovamente strettoie, luci rarefatte, buio pesto, improvvisi fasci di luce accecanti… Sanje si dirige verso la citta sotterranea di Bragda che fu la meta intermedia del suo primo viaggio. Forse a Bragda potrà trovare una spiegazione su quanto è accaduto al lago. 16 La formosa Ika Bragda. La città che i benpensanti terrestri (ma pure i moralisti di tanti altri pianeti) non indugerebbero a definire «La città del peccato». SanjeGatto conosce bene le attrazioni che Bragda offre ai «turisti» del cosmo, ma stavolta non varcherà la muraglia della città per gozzovigliare. Egli è alla ricerca della verità. Dapprima, non scorgendo affatto l’inconfondibile area luminosa che si trova alle porte di Bragda, Sanje sospetta di aver imboccato una galleria sbagliata. Poi, rotolando indietro, vede apparire le mura di Bragda, ma l’area circostante non è illuminata. Sanje entra a Bragda, il trambusto abituale della città è totalmente assopito. Sanje intravede di sfuggita qualche creatura nei vicoli. SanjeGatto entra nella prima Dimora della Gioia Astrale (sulla Terra ha svariati altri nomi, lo scopo è sempre lo stesso). Ika, ballerina molto in forma…(beh, avete capito) e anche molto formosa, vedendo il gatto bianco è pronta a scacciarlo, ma Sanje si fa riconoscere. Sanje e la Formosa Ika (che abbrevieremo per praticità in Formika) dialogano intensamente. Va precisato che in questo racconto la Formika fa la prost.. ehm… la ballerina, mentre, come scrissi nel precedente racconto, nella società reale del nostro pianeta le formiche fanno i politici. 17 Krozir e Bodontolameno Possiamo tralasciare le modalità comunicative utilizzate tra Gatto e Formika, ma tutto l’accaduto è stato chiarito. Su Altro Pianeta sono giunti i Krozir, barbari invasori barbuti con due teste, i piedi di piombo e la forza di cento braccia. Privi di armi e fin dove si sono spinti, con il loro potere ipnotizzante hanno catturato i pochi abitanti della superficie del pianeta (tra cui i Monaci Karluci) e molti cittadini-lavoratori della sotterranea città di Bragda. Milva e Nevir sono state uccise perché avevano tentato di organizzare la Resistenza. Molte costruzioni in superficie sono state distrutte, tra cui il Palazzo del Tempo che, come racconta Formika nei dettagli, è stato proprio la porta di ingresso dei Krozir. Con sgomento Gatto si rende conto di essere stato il responsabile dell’invasione, poiché nell’aprire il varco temporale per il ritorno del Popolo delle Ignote Sabbie, ha in qualche modo favorito l’ingresso dei Krozir. Sono infine giunte loro astronavi per recuperare gli invasori e deportare anche i prigionieri. I Krozir hanno lasciato in una caverna del sottosuolo il Bodontolameno, un essere repellente con compiti di sorveglianza, pronto a comunicare ai Krozir eventuali tentativi dei superstiti di Altro Pianeta, di organizzare una spedizione per liberare i prigionieri. Gatto in un impeto di eroismo, anche spinto dal senso di colpa, si offre volontario per combattere il mostro. 18 L’aiuto di Formibabile Formika, affida Gatto ad uno degli esserini al suo servizio. Cari lettori, devo rivelarVi che ho avuto qualche momento di difficoltà nel trovare un nome adeguato allo zampettante esserino che, conoscendo il percorso, scorta Gatto per condurlo alla caverna del Bodontolameno. Volevo mettergli il nome di «Formicola», ma sarebbe stata pubblicità occulta perché sul nostro pianeta esiste una bevanda molto conosciuta che è appunto la… Formi-Cola. Avevo poi optato per «Formigola», ma anche qui avrei rischiato di pubblicizzare un noto farmaco specifico per blandire il mal di gola dei nostri politici, che devono per mestiere parlare incessantemente anche con il rischio di dire cose insensate. Da Voi sulla Terra c’è poi il Formi..Qualcosa…un farmaco per il trattamento sintomatico di breve durata del mal di gola. Beh... così piccola, così precisa, così determinata… Ho deciso di chiamare l’esserino «Formidabile». Ed ora, siamo già al momento in cui dal loro punto di osservazione nascosto, Gatto e Formidabile vedono il Bodontolameno dalle sembianze che non posso descrivere, talmente sono per noi paurose. Per Voi della Terra magari somiglierebbe a un Vostro innocuo maggiolino, ma qui si direbbe che il Bodontolameno è sicuramente il mostro dei mostri. 19 Intervento di Sanje La prima idea che si fa venire Gatto è giocare d’astuzia. Ossia trasformarsi nella falsa bimba, finta terrestre (situazione nota a chi ha letto la prima novella), avvicinare Bodont… avvicinare il maggiolino, giocare un po’ con lui e fregargli la pinka-palla (strumento sferico luminiscente attraverso il quale il mostro comunica con i Krozir). Ma Gatto-Sanje sottovaluta il fatto che il maggiolino-maggiolone (peso di 320 Vankarur che corrisponderebbe ai 150 kg terrestri) ha poteri che mandano in tilt il sistema di mutazione di Sanje. Così Sanje si trasforma in Testa di Bimba con sembianze di Gatto, collo naturale di serpente e resto del corpo che peraltro è il suo e senza descriverlo in modo troppo dettagliato, usando paragoni terrestri, comprende tentacoli di polipo, zampe e chele di granchio. Se per noi il maggiolino è il mostro dei mostri, per il Bodontolameno l’aspetto di Sanje è inguardabile e la cosa che più lo impressiona è il cappellino nero calzato sulla Testa di Bimba. Sanje non ha intenzione di uccidere il mostro, vuole solo rubargli la sfera, ma la paura provata da Bodontolameno è letale. Il maggiolino cessa le sue funzioni vitali ed evapora in poco tempo (una trentina di minuti se prendiamo come unità di misura il tempo terrestre). 20 Il possesso della palla Gatto-mix e Formidabile trasportando la pinka-palla con non poca fatica, rientrano a zampe (a chele, a tentacoli) alla Dimora della Gioia Astrale. Giustamente i lettori si chiederanno come mai Sanje non abbia deciso di assumere una identità precisa dopo la morte del Bodontalameno. Ebbene, Sanje avendo respirato i vapori del mostro che si stava dissolvendo, rimane impossibilitato a modificare l’ultimo aspetto assunto, quel mix peraltro non programmato, ma risolutivo nello scontro con il maggiolino. Formika consola Sanje, dice di non badare al suo aspetto esteriore, anche se confessa che il cappellino è proprio un pugno nell’occhio. Ma ora l’attenzione è tutta per la sfera luminescente. Mentre Formidabile racconta l’avventura vissuta alle sue tante piccole compagne, Formika entra in contatto sferovideofonico con gli Ambasciatori dei Krozir, informandoli dell’avvenuto sopravvento sul Bodontolameno e minacciando la distruzione della pinka-palla (di enorme valore commerciale) qualora non si decidessero ad attivarsi per la liberazione dei prigionieri. Gli Ambasciatori, con un certo imbarazzo, comunicano che quasi tutti i prigionieri sono deceduti a causa dell’inquinamento e che però i Monaci Karluci sono vivi e vegeti. 21 Ritorno in superficie A bordo del TRILOGON Sanje riparte per ritornare in superficie. E con lui a bordo della sfera c’è anche Formika. L’accordo con gli Ambasciatori dei Krozir è stato raggiunto. I Krozir invieranno una propria astronave (anzi, sono anche già partiti). I Karluci unitamente ad altri superstiti verranno fatti scendere su Altro Pianeta e in cambio la sfera verrà recuperata. Poi i Krozir non dovranno mai più venire a rompere le sfere agli abitanti di Altro Pianeta. Il percorso per il ritorno in superficie, su indicazione di Formika, è più lungo ma molto meno impetuoso del camino del Vulcano Ragum (vedi precedente novella). Con un certo tempo a disposizione e considerate le precedenti frequentazioni a Bragda tra Sanje e la ballerina Formika i due fanno all’amore a bordo del TRILOGON. Si possono tralasciare i particolari, ognuno immagini ciò che vuole. Dopo i molti amplessi Sanje riesce in parte a recuperare la capacità di mutare, ma solo in parte poiché rimane con testa di Gatto e la parte-granchio del suo corpo. Formika ancora una volta consola Sanje dicendogli che sarebbe stato anche peggio il contrario perché una testa di granchio non è piacevole da accarezzare. In ogni caso, fortunatamente, il cappellino è sparito. 22 Il tempo della libertà Nei pressi del diroccato Monastero, avviene lo scambio. I Monaci Karluci vengono fatti scendere su Altro Pianeta in cambio della pinkopalla. Tutto regolare, patti rispettati nessun incidente. L’astronave Krozir se ne va. I Karluci per prima cosa pregano per le anime delle vittime e poi per la loro raggiunta libertà e salvezza. Quindi, notano che la sfera rossa di loro invenzione è indenne ed apprendono dalle parole di Formika tutto l’accaduto. Formika si astiene dal raccontare che il Gatto-Granchio che i Karluci ringraziano è lo stesso essere che avevano precedentemente conosciuto con le sembianze della bambina finta terrestre. I Karluci rimasti senza la fonte di nutrimento in seguito alla morte di Nevir, potranno cibarsi di ciò che le formichine di servizio porteranno in superficie per ordine di Formika. E mentre i Karluci pregheranno e si dedicheranno a progettare mezzi di locomozione, in pochissimo tempo le formichine provvederanno anche alla ricostruzione del Monastero. C’è da credere alle parole di Formika perché è un racconto di fantascienza. Sarebbe diverso se Ika Formica, fosse un politico nella società reale del nostro pianeta. Poi, non so da Voi, sulla Terra, se credete alle promesse dei Vostri politici. Recuperata la propria navicella spaziale dal nascondiglio, Sanje decolla. 23 La bolla di Alliz Prima di andarsene da Altro Pianeta, Sanje avrebbe voluto fare visita a Lavina e al Popolo delle Ignote Sabbie. Ma durante il viaggio di rientro a bordo del TRILOGON, Formika lo aveva dissuaso, precisando che esseri con sembianze feline, anche solo in parte, non sono ben accetti dagli appartenenti a quel Popolo di un’altra dimensione spaziale del pianeta. Peraltro, lui a Lavina si era presentato in veste di bambina terrestre e quella finta bimba, ahimè, al momento non poteva riapparire a causa dell’avaria del sistema di mutazione. Sanje sorvola le imponenti catene montuose nel ricordo di Milva. Passa sopra l’immenso mare di Xupar. All’orizzonte avvista le Terre Algide, la grande distesa di ghiaccio. Il Gatto-Granchio decide di atterrare per rincontrare Zilla che in passato lo adottò come Gatto per un certo periodo. Ma Gatto-Granchio non ha considerato il tempo trascorso da allora e il passaggio generazionale che è avvenuto. Ora ad accogliere con un po’ di compassione questo strano Gatto deforme è Alliz, la nipote adulta di Zilla. Al posto dell’igloo ora c’è una bolla termica e Sanje con estrema sorpresa scopre che ci sono tanti altri gatti che vivono con Alliz, lontano dai pericoli della bianca calotta. Da dove sono venuti questi gatti? E Sanje per quanto tempo rimarrà nella bolla dii Alliz? Farà ritorno al suo pianeta? Il lettore s’immagini tutto ciò che desidera immaginare… Forse io scriverò un’altra novella. 24 25 Le tre sorelle La cosa più insensata di Sanje era stata l’insana idea di atterrare nelle Terre Algide anziché tornare a casa. Il gatto-granchio stava pagando l’errore a prezzo della sua libertà. Alliz lo aveva adottato per compassione, imprigionandolo nella bolla termica dove vivevano altri veri gatti. Con i suoi simili (si fa per dire) Sanje non aveva conflitti, era tollerato, ma lasciato in disparte a causa della sua appariscente diversità. Una diversità peraltro vantaggiosa quando Alliz aveva avuto l’intenzione di sterilizzarlo, come era stata la sorte di tutti gli atri gatti, ma poi aveva dovuto desistere per scarsa conoscenza dell’anatomia del granchio. Sanje aveva più volte pianificato tentativi di fuga dalla bolla, ma il problema più grosso era rappresentato dal fatto che Sanje ignorava dove Alliz avesse nascosto la navicella spaziale. Sanje nutriva il sospetto che gli altri gatti provenissero dal pianeta Terra e la conferma l’ebbe il giorno in cui giunsero alle Terre Algide tre sorelle zitelle di bell’aspetto (secondo i canoni estetici di Voi terrestri), ma di animo crudele. Erano mercanti di animali senza scrupoli. Rapivano animali da compagnia su vari pianeti per poi venderli altrove. Alliz era una loro cliente e le tre donne avevano portato una decina di gattini. Quando con stupore videro Sanje, non vollero denaro per i gattini, ma chiesero Sanje in cambio e Alliz accettò. 26 Verso il pianeta Verde Per Voi terrestri la narrativa è racconto, è ricostruzione. Se pensate alle fiabe il tempo naturale della narrativa è il passato. Sul mio pianeta la fantascienza la si scrive usando il tempo presente, ma anche da Voi è sempre più in voga, nella narrativa contemporanea, l’uso del presente. Molti Vostri scrittori ne fanno un uso sublime. Ho scritto il primo capitolo al passato ora riprendo con il presente. Sanje viene adagiato sul fondo di un grande cappello che decolla con le tre stron… le tre strane sorelle a bordo. Beh ? Che c’è di strano? Non avete mai sentito parlare di cappelli volanti? Già… Voi conoscete il tappeto volante di Aladino. Anche se le tre zitelle vestono abiti in stile orientale hanno il cappello e non il tappeto. Vestono così perché, come direste Voi terrestri senza farla troppo lunga le tre sono «radical chic». Finte animaliste che rapiscono animali, dicono per liberarli, ed invece se li rivendono. E dove possono andare le radical chic con il loro cappello volante che non inquina? Naturalmente sul Pianeta Verde. Certamente le finte ecologiste animaliste racconteranno di aver salvato il gattogranchio da qualche laboratorio e lo daranno via in cambio di una «offerta» che servirà a comprare cibo e medicinali per i poveri ess erini di qualche pianeta che nemmeno esiste. 27 La sconveniente mutazione Ai fedeli lettori, che prima di questa novella hanno letto le due precedenti, è noto il fatto che la capacità di Sanje di trasformarsi in altro essere era andato in malora per aver respirato i vapori emessi dalla necrolisi del Bodontolameno. Ma rabbioso nei confronti delle zitelle e con il forte desiderio di buttarle fuori dal cappello ed impossessarsene per cambiare rotta, Sanje si adopera per cercare di attivare il processo di mutazione, nella speranza che qualcosa funzioni. E qualcosa accade, ma l’esito non è quello sperato. Da gatto-granchio mobile, Sanje diventa uno strano composto «melanzana - gatto – polipo - granchio» dove prevale la melanzana (sembianza che assunse quando fu in volo con Milva) così da renderlo immobile, insomma una specie di statuetta neanche in grado di miagolare, ma di un bel colore grazie alla presenza di antocianine. «Ma che stregoneria è questa?» dice Luna che già vede svanire l’affare della vendita del gatto-granchio. «Deve essere un artificio giocatoci da Alliz!» replica Aria con stizza. Ma Stilla, la più vanitosa, con quell’odioso cappello maschile calcato in testa, conclude: «Non iVVitatevi, lo vendeVemo comunque, anche come statuetta. Io so dove andaVe», ostentando la sua erre moscia a più non posso. 28 Il giocattolaio di Viridi Nato sul pianeta Melothria, lo stesso in cui vennero al mondo Aria, Luna e Stilla, Zandrusio è un venditore di giocattoli e souvenir di Viridi la più estesa e popolosa città del Pianeta Verde. Se ne andò da Melothria dopo aver camminato per 13 Lastrisi (220 km terrestri), pena comminatagli per essere stato un usuraio. Non sarebbe tanto oneroso il fatto di dover camminare, se non fosse che durante il tragitto da farsi a piedi scalzi e con una lastra al collo con inciso il reato commesso, chiunque incontri il reo può sputargli ed orinargli addosso. Emigrato a Viridi, Zandrusio è diventato un venditore di giocattoli e souvenir, ma nel retro della sua piccola bottega esercita con discrezione anche le attività di ricettatore, pusher e naturalmente di strozzino per il quale vanta un buon curriculum ed una esperienza professionale notevole. Per le strane leggi del Pianeta Verde tutte queste attività non sono illegali se formalmente c’è una professione di copertura e per l’appunto Zandrusio è un venditore di giocattoli e souvenir. Stilla inizia la trattativa per la vendita della statuetta. Tra pianti reciproci, urla, imprecazioni, finto disinteresse, sconti e rincari, Sanje viene ceduto per 40 Limonzin (moneta del Pianeta Verde quasi equivalente ai dollari). Stilla è soddisfatta perché ha rimediato anche una «razione» di Smoketam che non condividerà con le altre due ignare sorelle. 29 Il fanfarone Sanje nel suo stato attuale non può muoversi, non può emettere suoni (con la bocca di melanzana), ma può pensare in modo molto intelligente, vedere e sentire. Zandrusio lo ho riposto sull’ultimo scaffale, di fianco ad uno strano pupazzo con testa di pitbull e zampe di ippopotamo. Pertanto sarebbe un «ippitotamo» pensa tra sé e sé Sanje (Questo è un adattamento che ho scritto per far divertire Voi terrestri). E’ superfluo ribadire che nel corso della notte, con la forza del pensiero, Sanje fa cilecca tentando di mutare. Il cane-automa ad un certo punto, pur restando immobile si mette a parlare. E’ certo Sanje di sentirlo veramente, Stilla non ha fumato lo Smoketam nella bottega, non c’è stata emissione di fumo allucinogeno. Il «cane» parla in skumazegio. Sanje conosce un po’ la lingua del Pianeta Skumazieg avendola sentita parlare da alcuni avventori delle osterie dei maleolenti vicoli di Bragda. Il guaio è che i Kani-Skumaz sia da sobri, sia da ubriachi, quando parlano dicono sempre un sacco di fesserie e assumono molesti atteggiamenti da bullo se li si contraddice. Sanje deve pertanto sciropparsi la storia dello Skumaz che dice di essere un agente segreto mimetizzato da giocattolo per spiare meglio le attività illegali di Zandrusio… (queste affermazioni possono essere credibili). 30 Sanje il souvenir Meno credibile diventa lo Skumaz quando dice di essere a conoscenza dell’esistenza di un complotto interplanetario, una dimensione occulta dove registi malvagi fanno e disfano i destini degli abitanti del cosmo. Non mancano notizie-bomba tra le quali «E’ stato creato il mostro invisibile che con un soffio può spazzare via l’intero universo». Lo Skumaz offre il meglio della conoscenza scientifica quando afferma che le stelle non esistono, si tratterebbe solo di una proiezione. Immaginate l’umore di Sanje che non può neanche replicare. E’ un repertorio difficile da sopportare anche in un romanzo di fantascienza. Non so Voi, Terrestri, nella Vostra realtà, come fate a sopportare il complottismo, il negazionismo, a non farvi sommergere da una quantità industriale di fake news… Sembra quasi che ci siano dei malvagi alieni mimetizzati tra di Voi che vogliono… No! È solo patologia! Lo Skumaz smette di bofonchiare alla riapertura del negozio. Il vecchio Zandrusio sbava alla vista dei polposi tentacoli di una cliente (voglia di colazione o cosa?). Fa il lezioso vedendola interessata alla statuetta viola del gatto con la chela e i tentacoli. Disposto a «rovinarsi», solo per far felice una così bella turista, offre la statuetta a 120 Limonzin (tre volte quanto l’aveva pagata) e la «donna-polipo» l’acquista. 31 La stessa origine «Guarda che simpatica statuetta ho comprato al negozio di giocattoli e souvenir» dice Pevka al barman del «Zurmizal», il locale dove di sera ella si esibisce. Pevka è una cantante di «Jasp». No, non va confuso con il Vostro terrestre software di calcolo strutturale, il Jasp è un genere di Jazz Spaziale. Pevka, si sposta di pianeta in pianeta e fa le sue serate nei Jasp Club. Non è famosissima, anche perché il Jasp è un po’ di nicchia, ma ha un bel timbro vocale ed è una brava interprete per chi di Jasp se ne intende. Non facciamo mistero sulla origine di Pevka, quale sia il suo pianeta natale, giacché abbiamo posto da subito l’attenzione sui suoi lunghi e polposi tentacoli. «Che oggetto carino. Scommetto che l’hai comprata perché…ti rispecchi. Probabilmente è una statuetta che è stata creata sul tuo pianeta e il fatto che tu l’abbia trovata nella bottega di Zandrusio dimostra che il vecchio ha un giro di affari molto ampio». Le deduzioni del barman sono ovvie, anche un cagnolino Skumaz ci sarebbe arrivato. Sanje l’aveva capito subito che Pevka fosse originaria del suo stesso pianeta, appena lei aveva messo piede…. aveva messo un tentacolo dentro al negozio. 32 La forza della voce Al Jasp Club non c’è il tutto esaurito, ma un discreto pubblico è presente alla serata di Pevka. Sulle note di «Murjuw Hawep» Pevka sfodera un’inventiva armonica fuori dal comune, dimostra un alto senso di improvvisazione sul riff di «Galesio» e quando suonano pezzi come «Kitakota as Loma» e «Suvre kerek laud» che esaltano la potenza del suo vibrato, Pevka mette in evidenza anche la notevole e naturale duttilità nell’espansione della sua voce. Sanje non sa nulla di Jasp e di canto, ma sente due tizi, forse giornalisti, critici, seduti al tavolino di fianco a quello ove Sanje è stato riposto, fare tutte queste considerazioni tra un pezzo e l’altro del repertorio. Peccato che la maggior parte degli spettatori anziché prestare attenzione alla cantante, si siano calcati in testa una sfera videofonica, ma sul Pianeta Verde come altrove, oramai queste cose sono all’ordine del giorno. Da Voi sulla Terra è piuttosto frequente vedere persone che «solitarie» maneggiano spesso un apparecchio (credo si chiami telefono cellulare) e continuano a farlo anche in occasione di incontri sportivi, concerti, feste, momenti in cui sarebbe meglio guardare lo spettacolo o socializzare. Qualcuno fa questo anche guidando e poi perde la vita o la fa perdere agli altri. Sanje invece, ascoltando la voce di Pevka perde la testa, un po’ come un topo sulle note del pifferaio magico. 33 La forza dell’amore «Markia droka!! (Porca miseria)... hanno fregato la mia statuetta!» esclama Pevka quando, al termine dello spettacolo, scesa dal palcoscenico, si avvicina al tavolino dove aveva posto le sue cose. La cameriera che sta riordinando la sala, sentendo Pevka imprecare, la rassicura: «No, no…stai tranquilla, ho pensato che qualcuno l’avesse dimenticata e non sapendo di chi fosse, l’ho messa in un ripostiglio. Ora andiamo a prenderla». Sanje in effetti è chiuso dentro ad un ripostiglio al buio e sente l’impellente necessità di urinare. Si accorge anche di avere fame e siccome gli prude la fronte, si gratta con un tentacolo… I sintomi di Sanje sono paragonabili a quella sensazione di «farfalle nello stomaco» che Voi terrestri provate nell’innamoramento. Perché Sanje si è innamorato di Pevka. E la forza dell’amore ha fatto sì che Sanje riacquistasse la capacità di mutare aspetto. Insomma, più o meno come nelle Vostre favole quando il rospo diventa principe. Immaginatevi l’enorme sorpresa di Pevka quando al posto della statuetta trova un bel giovanotto in carne ed ossa (beh…si fa per dire) con un corpo simile al proprio, con l’unica differenza che la testa è quella di un gatto. Unica parte anatomica che Sanje non è riuscito a modificare o forse non ha voluto modificare. 34 E vissero felici e contenti Cari Terrestri, la maggior parte delle Vostre favole si conclude con la frase «E vissero felici e contenti». Non vedo perché dovrei rompere questa tradizione, anche se Voi ben sapete che il finale della nostra fantascienza non è mai un finale predefinito. Infatti io non ho aggiunto «per sempre» lasciando così la porta aperta a possibili diversi sviluppi (dopo un certo tempo si lasciano - restano insieme ma tradiscono – restano insieme fedelmente per sempre - ecc.). Sappiate che: Sanje e Pevka hanno fatto ritorno al loro pianeta con la navicella spaziale di lei, perché lui già ne aveva perdute due su «Altro Pianeta». E’ ovvio che il sentimento di Sanje è stato corrisposto da Pevka. Sanje ha mantenuto il muso di gatto (a cui si era affezionato e peraltro si piaceva così) e Pevka per raggiungere il massimo grado di empatia è andata dai chirurghi plastici per i quali è stato uno scherzo rifarle la faccia (Anche Voi sulla Terra…) Insomma… per riassumere la trilogia: il solitario Sanje partito dal proprio pianeta per andare in un casino di «Altro Pianeta», si è trovato in mezzo ad un sacco di casini, infine è tornato alla propria casina in compagnia di una «gatta-polipo» che mi verrebbe facile soprannominare «Octopussy» se non fosse che rischierei di essere sospettato di plagio, considerato che Octopussy è il tredicesimo film della saga del terrestre James Bond. 35 Indice Così è 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 1- Punto. Spazio… Spazio vivo Zilla delle Terre Algide Milva la donna alata Nevir la donna radice Trilogon Lavina delle ignote sabbie Il mare di Xupar La città di Bragda Nelle viscere del Ragum Il palazzo del tempo 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 2- Punto. Spazio… 2.0 Ritorno ad Altro Pianeta La sfera intatta La formosa Ika Krozir e Bodontolameno L’aiuto di Formidabile Intervento di Sanje Il possesso della palla Ritorno in superficie Il tempo della libertà La bolla di Alliz Le tre sorelle Verso il pianeta Verde La sconveniente mutazione Il giocattolaio di Viridi Il fanfarone Sanje il souvenir La stessa origine La forza della voce La forza dell’amore E vissero felici e contenti 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 Indice Cartoline Così è 2.0 36 37 38 3- Punto. Spazio… Fine. 36 37 Così è 2.0: Prodotto da MITS REGISTRAZIONE MTKKI15-291120 Testi, illustrazioni (digital collage), layout di Sandro Glavina Tutti i diritti riservati Creative Commons License: Attribuzione - Non Commerciale – Non opere derivate (CC BY–NC-ND) ITALY –Trieste, 29 Novembre 2020 38