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EVENTI JAZZ NEWSLETTER_10_2023_ALLEGATO_LA TRILOGIA DI PUNTO SPAZIO

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LA TRILOGIA DI
“PUNTO – SPAZIO”
Sandro Glavina
1
Così è:
Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone
realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.
Prodotto da MITS
REGISTRAZIONE MTKKI15-291120
Testi, illustrazioni (digital collage), layout di Sandro Glavina
Tutti i diritti riservati
Creative Commons License: Attribuzione - Non Commerciale – Non opere derivate (CC BY–NC-ND)
ITALY –Trieste, 29 Novembre 2020
2
3
Spazio vivo
Sul mio pianeta esiste un genere narrativo che sostanzialmente
corrisponde a quello che Voi, sul pianeta Terra, chiamate fantascienza.
Sul mio pianeta ho un ruolo che da Voi più o meno è descrivibile come
«scrittore di fantascienza». Il Vostro genere avventuroso, immaginifico,
parte da una ipotesi tecnico scientifica più o meno plausibile. Il nostro
procedimento creativo è simile. Rispetto al Vostro mondo è la nostra
realtà ad essere molto diversa. Spazio, tempo, peso, forma, dimensione,
velocità, energia, ma anche i significati di suoni, scrittura, gesti, sono
diversi dai vostri concetti, estranei alla vostra conoscenza, alla vostra
comprensione.
Il mio racconto inizia con l’inizio di un viaggio. E per rendervi le cose
facili stabiliamo che il soggetto viaggiatore abbia un corpo ed usi un
mezzo. Spero non vi disturbi se attribuisco al soggetto la forma a voi
nota di gatto, almeno per la prima parte della storia. Il mezzo banalmente
è una navicella spaziale. Dunque il gatto sulla sua navicella spaziale
deve percorrere una distanza che chiameremo «Spazio Vivo» per
raggiungere una meta che possiamo denominare «Altro Pianeta». Lo
scopo del viaggio è difficile da tradursi nella vostra cultura. Siccome
avete necessità di dare sempre un senso alle cose, diciamo allora, in
modo semplicistico, che si tratta di un viaggio esplorativo.
4
Zilla delle Terre Algide
L’energia, non so come è da Voi sulla Terra, ad un certo punto per noi si
esaurisce. Considerato che il signor Gatto non intende precipitare, atterra
molto delicatamente su di una immensa distesa di ghiaccio. Fa freddo,
molto freddo. Il gatto che era partito grigio a pelo corto si fa crescere in
un istante un morbido pelo lungo e bianco. Questo è possibile che accada
in un racconto di fantascienza. Sul nostro pianeta la realtà è diversa. Chi
nasce formica, intendo per l’aspetto abbastanza simile agli esseri che da
Voi sulla Terra vengono chiamati formiche, resta formica per tutta la
vita. La profonda differenza con il Vostro pianeta è che da noi le
formiche rivestono ruoli molto importanti a livello politico.
Gatto viene accolto da Zilla, unica abitante delle Terre Algide
dall’aspetto direi quasi umano, che lo cura, lo coccola, lo rifocilla. Lo
tiene lontano dai pericoli, dentro il suo igloo, per un certo tempo.
Ma il soggetto viaggiatore, la cui missione è quella di esplorare punti
importanti del pianeta su cui è atterrato, deve andarsene. Le sfere
energetiche prodotte dal corpo di Zilla possono servire a far ripartire
l’astronave. Così Zilla libera Gatto che parte per andare in un altro punto
del pianeta.
5
Milva la dama alata
L’energia donata da Zilla si esaurisce molto presto e Gatto è costretto a
fare un atterraggio di fortuna su di un altipiano. Scendere a valle e poi
valicare a quattro zampe le successive montagne potrebbe essere una
impresa possibile, ma la valle è infestata da orrendi lupi famelici con
denti aguzzi e occhi rossi e luminosi. Poi Gatto vede Milva la dama
alata, con le sembianze di avvoltoio. A questo punto il lettore potrebbe
intuire che l’esploratore trasformandosi da gatto in uccello rapace
potrebbe sorvolare le montagne. No, troppo facile, il capitolo si
esaurirebbe. Il soggetto esploratore non può trasformarsi in un essere
appartenente al genere della creatura vista. Dunque niente uccello.
Anche se l’avvoltoio mangia carogne, per maggiore prudenza
l’esploratore si trasforma in melanzana. Melanzana chiede a Milva se
c’è un po’ di energia per l’astronave. Sui monti selvaggi non esiste
carburante. Melanzana è consapevole di dover abbandonare l’astronave
sull’altipiano Allora Melanzana chiede a Milva di essere trasportata al di
là delle montagne. Milva raccoglie delicatamente la melanzana con i suoi
artigli e librandosi in un volo spettacolare, oltrepassa le vette dei monti.
6
Nevir la donna radice
I lettori puntigliosi potrebbero chiedersi perché Gatto non si fosse
trasformato in un uccello nelle Terre Algide anziché riprendere il viaggio
con l’astronave. Beh… è evidente che Gatto aveva visto uccelli da quelle
parti. Ma proseguiamo con il racconto e arriviamo al punto in cui
Melanzana, depositata da Milva sulla riva di un lago vede la donna
radice. Definire Nevir una donna è un eufemismo perché l’essere è una
specie di tronco d’albero ramificato, con le radici che pescano un’acqua
fortemente radioattiva dal fondo di un pozzo. E’ interessante il processo
di purificazione dell’acqua che assorbita dal vegetale, si trasforma in un
latte nutriente che viene succhiato attraverso due protuberanze del fusto
da parte dei Monaci Karluci, unici abitanti della landa. Il latte di Nevir è
l’unico loro nutrimento disponibile. I Karluci oltre a coltivare la loro
spiritualità, sono dei prestigiosi inventori e progettisti di mezzi di
trasporto. L’esploratore, abbandona la forma di melanzana si trasforma
in una bambina dalle sembianze terrestri che affamata si rifocilla con il
latte di Nevir. La bimba ospitata nel monastero si abbandona ad un
sonno ristoratore.
7
Trilogon
Non può esimersi la bimba al risveglio dal partecipare alle preghiere dei
monaci. I Karluci interrogano la ragazzina che rivela di venire in pace
dal lontano pianeta Terra per esplorare l’attuale. Il lettore ben sa che
sono candide bugie in quanto la bambina con sembianze terrestri non
vuole rivelare la propria vera identità. La bimba dice la verità quando
racconta di aver dovuto abbandonare sui monti il proprio velivolo in
avaria. I monaci conducono la bambina in un’ala del monastero. La
ragazzetta rimane fortemente sbalordita alla vista di una fiammante sfera
costruita dai Karluci. E’ il TRILOGON, un mezzo di trasporto idoneo
per rotolare sia sulla superficie del pianeta, sia nel sottosuolo ad una
velocità incredibile. I Karluci concedono la sfera alla bambina in
comodato d’uso. Ora bisogna fare alcune precisazioni. Solo in un
racconto di fantascienza una bambina di otto anni si mette a guidare un
mezzo di trasporto. Mi sembra che sulla Terra questo non sia possibile,
sul mio pianeta la patente di guida di un mezzo la si consegue non prima
dei 30 anni. Poi, sulla velocità «incredibile» c’è da fare quel
ragionamento sul fatto che il concetto di spazio-tempo-velocità muta al
mutare del luogo. Peraltro la bambina parte velocemente con la
consapevolezza che su quel pianeta non c’è l’autovelox.
8
Lavina delle ignote sabbie
Pensate di ripiegare un foglio di carta «a fisarmonica» Potete a piacimento
avvicinare e allontanare le pieghe che avete fatto aumentando o diminuendo
lo spazio. Non so quanto questo esempio sia valido, ma la bimba con il suo
Trilogon finisce in uno «strato» del pianeta con una propria superficie
interamente desertica e con una propria atmosfera. La cyber-ragazza che vi
abita è Lavina, la quale comunica per mezzo di un proprio ologramma.
L’esploratore si accorge di aver perduto in quella atmosfera dalle verdi
radiazioni il potere di assumere altre identità (del resto, mi sembra che
anche Voi* della Terra avevate inventato un alieno volante sensibile ai
colori della kryiptonite). Comunque, il restare bambina consente
all’esploratore di stringere amicizia con Lavina. La ragazza racconta
tristemente alla falsa bimba, falsamente terrestre di essere rimasta la sola
creatura del cyber-popolo delle Ignote Sabbie scomparso e che solo un
viaggio al Palazzo del Tempo ed una manipolazione cronologica potrebbe
far riapparire il suo popolo, compresi i genitori e la sorella. Lavina non può
uscire dalla propria dimensione in quanto morirebbe subito. Allora solo
qualcun altro può aiutarla e l’esploratore che nel frattempo si è dato il nome
di Sanje potrebbe raggiungere il Palazzo a bordo del TRILOGON.
*J Siegel e J. Shuster, gli ideatori di Superman
9
Il mare di Xupar
Il TRILOGON pilotato da Sanje penetra in una cavità ignota. Non ci sono
strumenti di navigazione sul TRILOGON in grado di funzionare nel
sottosuolo. Mentre la rossa biglia rotola per effetto dell’energia inerziale,
l’esploratore pensa con nostalgia al suo pianeta e maledice il momento di
aver deciso di recarsi sul pianeta attuale. Doveva essere un semplice
viaggio di piacere, una brevissima vacanza da trascorrere nella città di
Bragda. Invece eccolo impegnato ad aiutare Lavina, alla ricerca del Palazzo
del Tempo. La biglia smette di rotolare in prossimità dell’apertura finale
della cavità oltre la quale si estende l’azzurro mare di Xupar. Sanje
contempla il mare, il dolce moto ondoso, i riflessi di luce. Gli viene in
mente qualcosa che aveva letto su di un libro di fantascienza* scritto da un
terrestre, di un esteso mare sotterraneo. Poi la bimba Sanje si accorge che
non molto distante c’è Zilla delle Terre Algide che la sta guardando con
curiosità.
Solo alcuni giorni prima (secondo il concetto del tempo di quel pianeta)
Sanje era stato un gatto accudito da Zilla. Sanje riparte con il TRILOGON
per effettuare un altro percorso.
*Viaggio al Centro della Terra di J. Verne
10
La città di Bragda
Rotolando un po’ a destra, rotolando un po’ a sinistra (così dicono i
terrestri, mentre da noi si produrrebbe un mugugno che tradotto sarebbe
«rimbalzando come in un flipper astrale») il carminio TRILOGON
giunge forse per caso alle porte della città di Bragda. Per comodità
abbiamo deciso di lasciare il nome Sanje all’esploratore che, rendendosi
conto di essere giunto alla vera meta del suo viaggio, decide di smettere i
panni della bambina rientrando in possesso delle sue vere sembianze che
un terrestre non faticherebbe a definire, secondo propria valutazione
estetica, «orrendamente mostruose» o se volete «mostruosamente
orrende». Ora, come accade in molti film terrestri di fantascienza, non
risulta difficile immaginare che la città di Bragda sia frequentata da un
variopinto numero di alieni di varia forma e dimensioni provenienti da
svariate parti del cosmo per lo scopo condiviso di gozzovigliare e dare
sfogo ai piaceri della carne, delle squame (o delle foglie laddove ci siano
alieni fitomorfi e in tal caso, a noi scrittori di fantascienza risulta
difficile, in quanto non testimoni, immaginare le loro modalità
copulatorie).
11
Nelle viscere del Ragum
Sanje ritorna ad essere la piccola bambina finta terrestre per impegnarsi a
trovare il Palazzo del Tempo. Durante la breve permanenza a Bragda ha
sentito qualcuno che ne parlava. Ha intuito forse il percorso sotterraneo
da effettuare. La galleria del probabile itinerario è una sorta di condotto
vulcanico e qui, lo devo proprio dire, con qualche stratagemma di
viaggio nel tempo, Julius Verne deve essere venuto a sbirciare i miei
appunti, rubando l’idea per scrivere il suo romanzo. La sfera rossa viene
sparata nel condotto del Ragum e stavolta è proprio Sanje con orrende
fitte ai suoi tre stomaci ed una sensazione assolutamente sgradevole ad
esprimersi con il Vostro terrestre usuale modo di dire «Mi viene da
vomitare».
Non è un caso che il Ragum sia un vulcano tra le montagne che Sanje
aveva sorvolato nelle grinfie di Milva quando era travestito da
melanzana. Se avesse guardato meglio si sarebbe accorto che il Palazzo
del Tempo è situato poco distante (poco, secondo la nostra stima di
distanza) dall’altipiano dove aveva lasciato la sua navicella spaziale
senza carburante ed aveva incontrato Milva.
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Il palazzo del tempo
Leve e bottoni, luci e suoni, schermi, tubi, cavi, rotelle, situati sulle
pareti di tante stanze distribuite su più livelli di uno straordinario
palazzo, connubio di tecniche architettoniche miste fra passato, presente
e mettiamoci anche un po’ di futuro perché un Palazzo del Tempo che si
rispetti deve avere tutto ciò. Poi non guasta un drappello di guardiani
templari che minacciosi e armati inseguono Sanje su e giù per i piani del
palazzo onde evitare la profanazione. Ma Sanje è nel posto giusto al
momento giusto e tra i mille bottoni preme proprio quello che fa
indietreggiare il tempo esattamente un istante prima che una pallottola
sparata da un guardiano possa colpirgli il centro della fronte.
Il cyber-popolo delle Ignote Sabbie fa il suo ritorno, Lavina con lacrime
di gioia può riabbracciare i genitori e la sorella. E il nostro esploratore
che fine fa? Si ritrova all’inizio del viaggio oppure si ritrova in qualche
scena precedente, oppure non risulta che sia ancora nato, oppure non
subisce l’effetto rewind e viene ucciso dalla pallottola? Ecco, la nostra
fantascienza funziona così: lasciamo al lettore la libertà di immaginare il
finale che più gli aggrada o anche di modificare il racconto. Tutto quello
che vuole purché non rubi l’idea e faccia un film alle nostre spalle, a
scopo di lucro. In tal caso il finale sarebbe scontato: un raggio laser
mortale gli verrebbe sparato in mezzo agli occhi.
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14
Ritorno ad Altro Pianeta
Juntevius (Salve) cari lettori… Già, sono sempre io, lo scrittore di
fantascienza di un altro pianeta che Voi terrestri avete conosciuto
leggendo la mia prima novella, per Voi tradotta, «Punto. Spazio…».
L’editore Mits è stato talmente entusiasta del lavoro che ho fatto, al
punto da propormi di scrivere una nuova storia ed io ho pensato di
scrivere «Punto. Spazio…2.0». Nel precedente racconto ogni lettore
poteva liberamente immaginare un finale a proprio piacimento. Io ho
deciso di salvare Sanje l’esploratore, facendolo ritornare sano e salvo a
casa attraverso un corridoio temporale. Sanje è ignaro di cosa sia
accaduto ad «Altro Pianeta». Non sa se il popolo di Lavina sia
ricomparso grazie al suo eroico intervento nel Palazzo del Tempo.
Trascorso un «certo periodo» (ricordo che laddove per un pianeta sono
anni, altrove possono essere giorni, altrove secoli) e ricompratosi una
nuova navicella spaziale con non pochi sacrifici economici, l’esploratore
parte nuovamente per «Altro Pianeta». Stavolta imposta correttamente la
rotta ed atterra oltre i monti, ai piedi del lago radioattivo. Sanje viene
colto dall’angoscia quando vede il corpo-tronco di Nevir (la donna
radice) fatto a pezzi, il copricapo di Milva, la donna alata, distrutto ai
piedi del pozzo. Il Monastero è in rovina, totalmente disabitato. Dei
Monaci Karluci non c’è nessuna traccia…
15
La sfera intatta
L’esploratore Sanje non riesce a raccapezzarsi. Ma cosa è successo?
Sono tutti morti? Se così è, quale è stata la causa? Di fronte a tanta
distruzione, c’è un’unica cosa rimasta incredibilmente intatta. E’ il
TRILOGON, la sfera rossa costruita dai Monaci Karluci, provetti
ingegneri. Il TRILOGON, unico mezzo idoneo a rotolare nelle viscere
del pianeta che Sanje ha pilotato nella sua precedente avventura. Sanje
sale a bordo della sfera, controlla il pannello dei comandi e stupito nota
che la sfera ha il pieno di energia. Il TRILOGON è pronto per muoversi
e Sanje non indugia. Con la sua capacità di trasformarsi in un altro
essere, Sanje decide di assumere le sembianze di Gatto, come all’inizio
del suo primo viaggio. Prima di partire con il TRILOGON, nasconde
bene la sua navicella spaziale tra le rocce e poi accovacciandosi innanzi
a ciò che resta delle mura del monastero, rivolge in lacrime una
miagolante preghiera per le creature scomparse.
La sfera viene proiettata nel sottosuolo. Gallerie, caverne più ampie,
nuovamente strettoie, luci rarefatte, buio pesto, improvvisi fasci di luce
accecanti… Sanje si dirige verso la citta sotterranea di Bragda che fu la
meta intermedia del suo primo viaggio. Forse a Bragda potrà trovare una
spiegazione su quanto è accaduto al lago.
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La formosa Ika
Bragda. La città che i benpensanti terrestri (ma pure i moralisti di tanti
altri pianeti) non indugerebbero a definire «La città del peccato». SanjeGatto conosce bene le attrazioni che Bragda offre ai «turisti» del cosmo,
ma stavolta non varcherà la muraglia della città per gozzovigliare. Egli è
alla ricerca della verità. Dapprima, non scorgendo affatto
l’inconfondibile area luminosa che si trova alle porte di Bragda, Sanje
sospetta di aver imboccato una galleria sbagliata. Poi, rotolando indietro,
vede apparire le mura di Bragda, ma l’area circostante non è illuminata.
Sanje entra a Bragda, il trambusto abituale della città è totalmente
assopito. Sanje intravede di sfuggita qualche creatura nei vicoli. SanjeGatto entra nella prima Dimora della Gioia Astrale (sulla Terra ha
svariati altri nomi, lo scopo è sempre lo stesso). Ika, ballerina molto in
forma…(beh, avete capito) e anche molto formosa, vedendo il gatto
bianco è pronta a scacciarlo, ma Sanje si fa riconoscere. Sanje e la
Formosa Ika (che abbrevieremo per praticità in Formika) dialogano
intensamente. Va precisato che in questo racconto la Formika fa la
prost.. ehm… la ballerina, mentre, come scrissi nel precedente racconto,
nella società reale del nostro pianeta le formiche fanno i politici.
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Krozir e Bodontolameno
Possiamo tralasciare le modalità comunicative utilizzate tra Gatto e
Formika, ma tutto l’accaduto è stato chiarito. Su Altro Pianeta sono
giunti i Krozir, barbari invasori barbuti con due teste, i piedi di piombo e
la forza di cento braccia. Privi di armi e fin dove si sono spinti, con il
loro potere ipnotizzante hanno catturato i pochi abitanti della superficie
del pianeta (tra cui i Monaci Karluci) e molti cittadini-lavoratori della
sotterranea città di Bragda. Milva e Nevir sono state uccise perché
avevano tentato di organizzare la Resistenza. Molte costruzioni in
superficie sono state distrutte, tra cui il Palazzo del Tempo che, come
racconta Formika nei dettagli, è stato proprio la porta di ingresso dei
Krozir. Con sgomento Gatto si rende conto di essere stato il responsabile
dell’invasione, poiché nell’aprire il varco temporale per il ritorno del
Popolo delle Ignote Sabbie, ha in qualche modo favorito l’ingresso dei
Krozir. Sono infine giunte loro astronavi per recuperare gli invasori e
deportare anche i prigionieri. I Krozir hanno lasciato in una caverna del
sottosuolo il Bodontolameno, un essere repellente con compiti di
sorveglianza, pronto a comunicare ai Krozir eventuali tentativi dei
superstiti di Altro Pianeta, di organizzare una spedizione per liberare i
prigionieri. Gatto in un impeto di eroismo, anche spinto dal senso di
colpa, si offre volontario per combattere il mostro.
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L’aiuto di Formibabile
Formika, affida Gatto ad uno degli esserini al suo servizio. Cari lettori,
devo rivelarVi che ho avuto qualche momento di difficoltà nel trovare un
nome adeguato allo zampettante esserino che, conoscendo il percorso,
scorta Gatto per condurlo alla caverna del Bodontolameno. Volevo
mettergli il nome di «Formicola», ma sarebbe stata pubblicità occulta
perché sul nostro pianeta esiste una bevanda molto conosciuta che è
appunto la… Formi-Cola. Avevo poi optato per «Formigola», ma anche
qui avrei rischiato di pubblicizzare un noto farmaco specifico per
blandire il mal di gola dei nostri politici, che devono per mestiere parlare
incessantemente anche con il rischio di dire cose insensate. Da Voi sulla
Terra c’è poi il Formi..Qualcosa…un farmaco per il trattamento
sintomatico di breve durata del mal di gola. Beh... così piccola, così
precisa, così determinata… Ho deciso di chiamare l’esserino
«Formidabile». Ed ora, siamo già al momento in cui dal loro punto di
osservazione nascosto, Gatto e Formidabile vedono il Bodontolameno
dalle sembianze che non posso descrivere, talmente sono per noi
paurose. Per Voi della Terra magari somiglierebbe a un Vostro innocuo
maggiolino, ma qui si direbbe che il Bodontolameno è sicuramente il
mostro dei mostri.
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Intervento di Sanje
La prima idea che si fa venire Gatto è giocare d’astuzia. Ossia
trasformarsi nella falsa bimba, finta terrestre (situazione nota a chi ha
letto la prima novella), avvicinare Bodont… avvicinare il maggiolino,
giocare un po’ con lui e fregargli la pinka-palla (strumento sferico
luminiscente attraverso il quale il mostro comunica con i Krozir). Ma
Gatto-Sanje sottovaluta il fatto che il maggiolino-maggiolone (peso di
320 Vankarur che corrisponderebbe ai 150 kg terrestri) ha poteri che
mandano in tilt il sistema di mutazione di Sanje. Così Sanje si trasforma
in Testa di Bimba con sembianze di Gatto, collo naturale di serpente e
resto del corpo che peraltro è il suo e senza descriverlo in modo troppo
dettagliato, usando paragoni terrestri, comprende tentacoli di polipo,
zampe e chele di granchio. Se per noi il maggiolino è il mostro dei
mostri, per il Bodontolameno l’aspetto di Sanje è inguardabile e la cosa
che più lo impressiona è il cappellino nero calzato sulla Testa di Bimba.
Sanje non ha intenzione di uccidere il mostro, vuole solo rubargli la
sfera, ma la paura provata da Bodontolameno è letale. Il maggiolino
cessa le sue funzioni vitali ed evapora in poco tempo (una trentina di
minuti se prendiamo come unità di misura il tempo terrestre).
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Il possesso della palla
Gatto-mix e Formidabile trasportando la pinka-palla con non poca fatica,
rientrano a zampe (a chele, a tentacoli) alla Dimora della Gioia Astrale.
Giustamente i lettori si chiederanno come mai Sanje non abbia deciso di
assumere una identità precisa dopo la morte del Bodontalameno. Ebbene,
Sanje avendo respirato i vapori del mostro che si stava dissolvendo,
rimane impossibilitato a modificare l’ultimo aspetto assunto, quel mix
peraltro non programmato, ma risolutivo nello scontro con il maggiolino.
Formika consola Sanje, dice di non badare al suo aspetto esteriore, anche
se confessa che il cappellino è proprio un pugno nell’occhio. Ma ora
l’attenzione è tutta per la sfera luminescente. Mentre Formidabile
racconta l’avventura vissuta alle sue tante piccole compagne, Formika
entra in contatto sferovideofonico con gli Ambasciatori dei Krozir,
informandoli dell’avvenuto sopravvento sul Bodontolameno e
minacciando la distruzione della pinka-palla (di enorme valore
commerciale) qualora non si decidessero ad attivarsi per la liberazione
dei prigionieri. Gli Ambasciatori, con un certo imbarazzo, comunicano
che quasi tutti i prigionieri sono deceduti a causa dell’inquinamento e
che però i Monaci Karluci sono vivi e vegeti.
21
Ritorno in superficie
A bordo del TRILOGON Sanje riparte per ritornare in superficie. E con
lui a bordo della sfera c’è anche Formika. L’accordo con gli
Ambasciatori dei Krozir è stato raggiunto. I Krozir invieranno una
propria astronave (anzi, sono anche già partiti). I Karluci unitamente ad
altri superstiti verranno fatti scendere su Altro Pianeta e in cambio la
sfera verrà recuperata. Poi i Krozir non dovranno mai più venire a
rompere le sfere agli abitanti di Altro Pianeta. Il percorso per il ritorno in
superficie, su indicazione di Formika, è più lungo ma molto meno
impetuoso del camino del Vulcano Ragum (vedi precedente novella).
Con un certo tempo a disposizione e considerate le precedenti
frequentazioni a Bragda tra Sanje e la ballerina Formika i due fanno
all’amore a bordo del TRILOGON. Si possono tralasciare i particolari,
ognuno immagini ciò che vuole. Dopo i molti amplessi Sanje riesce in
parte a recuperare la capacità di mutare, ma solo in parte poiché rimane
con testa di Gatto e la parte-granchio del suo corpo. Formika ancora una
volta consola Sanje dicendogli che sarebbe stato anche peggio il
contrario perché una testa di granchio non è piacevole da accarezzare. In
ogni caso, fortunatamente, il cappellino è sparito.
22
Il tempo della libertà
Nei pressi del diroccato Monastero, avviene lo scambio. I Monaci
Karluci vengono fatti scendere su Altro Pianeta in cambio della pinkopalla. Tutto regolare, patti rispettati nessun incidente. L’astronave Krozir
se ne va.
I Karluci per prima cosa pregano per le anime delle vittime e poi per la
loro raggiunta libertà e salvezza. Quindi, notano che la sfera rossa di loro
invenzione è indenne ed apprendono dalle parole di Formika tutto
l’accaduto. Formika si astiene dal raccontare che il Gatto-Granchio che i
Karluci ringraziano è lo stesso essere che avevano precedentemente
conosciuto con le sembianze della bambina finta terrestre. I Karluci
rimasti senza la fonte di nutrimento in seguito alla morte di Nevir,
potranno cibarsi di ciò che le formichine di servizio porteranno in
superficie per ordine di Formika. E mentre i Karluci pregheranno e si
dedicheranno a progettare mezzi di locomozione, in pochissimo tempo le
formichine provvederanno anche alla ricostruzione del Monastero. C’è
da credere alle parole di Formika perché è un racconto di fantascienza.
Sarebbe diverso se Ika Formica, fosse un politico nella società reale del
nostro pianeta. Poi, non so da Voi, sulla Terra, se credete alle promesse
dei Vostri politici. Recuperata la propria navicella spaziale dal
nascondiglio, Sanje decolla.
23
La bolla di Alliz
Prima di andarsene da Altro Pianeta, Sanje avrebbe voluto fare visita a
Lavina e al Popolo delle Ignote Sabbie. Ma durante il viaggio di rientro a
bordo del TRILOGON, Formika lo aveva dissuaso, precisando che esseri
con sembianze feline, anche solo in parte, non sono ben accetti dagli
appartenenti a quel Popolo di un’altra dimensione spaziale del pianeta.
Peraltro, lui a Lavina si era presentato in veste di bambina terrestre e
quella finta bimba, ahimè, al momento non poteva riapparire a causa
dell’avaria del sistema di mutazione.
Sanje sorvola le imponenti catene montuose nel ricordo di Milva. Passa
sopra l’immenso mare di Xupar. All’orizzonte avvista le Terre Algide, la
grande distesa di ghiaccio. Il Gatto-Granchio decide di atterrare per
rincontrare Zilla che in passato lo adottò come Gatto per un certo
periodo. Ma Gatto-Granchio non ha considerato il tempo trascorso da
allora e il passaggio generazionale che è avvenuto. Ora ad accogliere con
un po’ di compassione questo strano Gatto deforme è Alliz, la nipote
adulta di Zilla. Al posto dell’igloo ora c’è una bolla termica e Sanje con
estrema sorpresa scopre che ci sono tanti altri gatti che vivono con Alliz,
lontano dai pericoli della bianca calotta. Da dove sono venuti questi
gatti? E Sanje per quanto tempo rimarrà nella bolla dii Alliz? Farà
ritorno al suo pianeta? Il lettore s’immagini tutto ciò che desidera
immaginare… Forse io scriverò un’altra novella.
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25
Le tre sorelle
La cosa più insensata di Sanje era stata l’insana idea di atterrare nelle
Terre Algide anziché tornare a casa. Il gatto-granchio stava pagando
l’errore a prezzo della sua libertà. Alliz lo aveva adottato per
compassione, imprigionandolo nella bolla termica dove vivevano altri
veri gatti. Con i suoi simili (si fa per dire) Sanje non aveva conflitti, era
tollerato, ma lasciato in disparte a causa della sua appariscente diversità.
Una diversità peraltro vantaggiosa quando Alliz aveva avuto l’intenzione
di sterilizzarlo, come era stata la sorte di tutti gli atri gatti, ma poi aveva
dovuto desistere per scarsa conoscenza dell’anatomia del granchio. Sanje
aveva più volte pianificato tentativi di fuga dalla bolla, ma il problema
più grosso era rappresentato dal fatto che Sanje ignorava dove Alliz
avesse nascosto la navicella spaziale. Sanje nutriva il sospetto che gli
altri gatti provenissero dal pianeta Terra e la conferma l’ebbe il giorno in
cui giunsero alle Terre Algide tre sorelle zitelle di bell’aspetto (secondo i
canoni estetici di Voi terrestri), ma di animo crudele. Erano mercanti di
animali senza scrupoli. Rapivano animali da compagnia su vari pianeti
per poi venderli altrove. Alliz era una loro cliente e le tre donne avevano
portato una decina di gattini. Quando con stupore videro Sanje, non
vollero denaro per i gattini, ma chiesero Sanje in cambio e Alliz accettò.
26
Verso il pianeta Verde
Per Voi terrestri la narrativa è racconto, è ricostruzione. Se pensate alle
fiabe il tempo naturale della narrativa è il passato. Sul mio pianeta la
fantascienza la si scrive usando il tempo presente, ma anche da Voi è
sempre più in voga, nella narrativa contemporanea, l’uso del presente.
Molti Vostri scrittori ne fanno un uso sublime. Ho scritto il primo
capitolo al passato ora riprendo con il presente.
Sanje viene adagiato sul fondo di un grande cappello che decolla con le
tre stron… le tre strane sorelle a bordo. Beh ? Che c’è di strano? Non
avete mai sentito parlare di cappelli volanti? Già… Voi conoscete il
tappeto volante di Aladino. Anche se le tre zitelle vestono abiti in stile
orientale hanno il cappello e non il tappeto. Vestono così perché, come
direste Voi terrestri senza farla troppo lunga le tre sono «radical chic».
Finte animaliste che rapiscono animali, dicono per liberarli, ed invece se
li rivendono. E dove possono andare le radical chic con il loro cappello
volante che non inquina? Naturalmente sul Pianeta Verde. Certamente le
finte ecologiste animaliste racconteranno di aver salvato il gattogranchio da qualche laboratorio e lo daranno via in cambio di una
«offerta» che servirà a comprare cibo e medicinali per i poveri ess erini di
qualche pianeta che nemmeno esiste.
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La sconveniente mutazione
Ai fedeli lettori, che prima di questa novella hanno letto le due
precedenti, è noto il fatto che la capacità di Sanje di trasformarsi in altro
essere era andato in malora per aver respirato i vapori emessi dalla
necrolisi del Bodontolameno. Ma rabbioso nei confronti delle zitelle e
con il forte desiderio di buttarle fuori dal cappello ed impossessarsene
per cambiare rotta, Sanje si adopera per cercare di attivare il processo di
mutazione, nella speranza che qualcosa funzioni. E qualcosa accade, ma
l’esito non è quello sperato. Da gatto-granchio mobile, Sanje diventa uno
strano composto «melanzana - gatto – polipo - granchio» dove prevale la
melanzana (sembianza che assunse quando fu in volo con Milva) così da
renderlo immobile, insomma una specie di statuetta neanche in grado di
miagolare, ma di un bel colore grazie alla presenza di antocianine.
«Ma che stregoneria è questa?» dice Luna che già vede svanire l’affare
della vendita del gatto-granchio. «Deve essere un artificio giocatoci da
Alliz!» replica Aria con stizza. Ma Stilla, la più vanitosa, con
quell’odioso cappello maschile calcato in testa, conclude: «Non
iVVitatevi, lo vendeVemo comunque, anche come statuetta. Io so dove
andaVe», ostentando la sua erre moscia a più non posso.
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Il giocattolaio di Viridi
Nato sul pianeta Melothria, lo stesso in cui vennero al mondo Aria, Luna
e Stilla, Zandrusio è un venditore di giocattoli e souvenir di Viridi la più
estesa e popolosa città del Pianeta Verde. Se ne andò da Melothria dopo
aver camminato per 13 Lastrisi (220 km terrestri), pena comminatagli
per essere stato un usuraio. Non sarebbe tanto oneroso il fatto di dover
camminare, se non fosse che durante il tragitto da farsi a piedi scalzi e
con una lastra al collo con inciso il reato commesso, chiunque incontri il
reo può sputargli ed orinargli addosso.
Emigrato a Viridi, Zandrusio è diventato un venditore di giocattoli e
souvenir, ma nel retro della sua piccola bottega esercita con discrezione
anche le attività di ricettatore, pusher e naturalmente di strozzino per il
quale vanta un buon curriculum ed una esperienza professionale
notevole. Per le strane leggi del Pianeta Verde tutte queste attività non
sono illegali se formalmente c’è una professione di copertura e per
l’appunto Zandrusio è un venditore di giocattoli e souvenir.
Stilla inizia la trattativa per la vendita della statuetta. Tra pianti reciproci,
urla, imprecazioni, finto disinteresse, sconti e rincari, Sanje viene ceduto
per 40 Limonzin (moneta del Pianeta Verde quasi equivalente ai dollari).
Stilla è soddisfatta perché ha rimediato anche una «razione» di
Smoketam che non condividerà con le altre due ignare sorelle.
29
Il fanfarone
Sanje nel suo stato attuale non può muoversi, non può emettere suoni
(con la bocca di melanzana), ma può pensare in modo molto intelligente,
vedere e sentire. Zandrusio lo ho riposto sull’ultimo scaffale, di fianco ad
uno strano pupazzo con testa di pitbull e zampe di ippopotamo. Pertanto
sarebbe un «ippitotamo» pensa tra sé e sé Sanje (Questo è un
adattamento che ho scritto per far divertire Voi terrestri). E’ superfluo
ribadire che nel corso della notte, con la forza del pensiero, Sanje fa
cilecca tentando di mutare. Il cane-automa ad un certo punto, pur
restando immobile si mette a parlare. E’ certo Sanje di sentirlo
veramente, Stilla non ha fumato lo Smoketam nella bottega, non c’è stata
emissione di fumo allucinogeno.
Il «cane» parla in skumazegio. Sanje conosce un po’ la lingua del
Pianeta Skumazieg avendola sentita parlare da alcuni avventori delle
osterie dei maleolenti vicoli di Bragda. Il guaio è che i Kani-Skumaz sia
da sobri, sia da ubriachi, quando parlano dicono sempre un sacco di
fesserie e assumono molesti atteggiamenti da bullo se li si contraddice.
Sanje deve pertanto sciropparsi la storia dello Skumaz che dice di essere
un agente segreto mimetizzato da giocattolo per spiare meglio le attività
illegali di Zandrusio… (queste affermazioni possono essere credibili).
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Sanje il souvenir
Meno credibile diventa lo Skumaz quando dice di essere a conoscenza
dell’esistenza di un complotto interplanetario, una dimensione occulta
dove registi malvagi fanno e disfano i destini degli abitanti del cosmo.
Non mancano notizie-bomba tra le quali «E’ stato creato il mostro
invisibile che con un soffio può spazzare via l’intero universo». Lo
Skumaz offre il meglio della conoscenza scientifica quando afferma che
le stelle non esistono, si tratterebbe solo di una proiezione. Immaginate
l’umore di Sanje che non può neanche replicare. E’ un repertorio
difficile da sopportare anche in un romanzo di fantascienza. Non so Voi,
Terrestri, nella Vostra realtà, come fate a sopportare il complottismo, il
negazionismo, a non farvi sommergere da una quantità industriale di
fake news… Sembra quasi che ci siano dei malvagi alieni mimetizzati tra
di Voi che vogliono… No! È solo patologia!
Lo Skumaz smette di bofonchiare alla riapertura del negozio. Il vecchio
Zandrusio sbava alla vista dei polposi tentacoli di una cliente (voglia di
colazione o cosa?). Fa il lezioso vedendola interessata alla statuetta viola
del gatto con la chela e i tentacoli. Disposto a «rovinarsi», solo per far
felice una così bella turista, offre la statuetta a 120 Limonzin (tre volte
quanto l’aveva pagata) e la «donna-polipo» l’acquista.
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La stessa origine
«Guarda che simpatica statuetta ho comprato al negozio di giocattoli e
souvenir» dice Pevka al barman del «Zurmizal», il locale dove di sera
ella si esibisce. Pevka è una cantante di «Jasp». No, non va confuso con
il Vostro terrestre software di calcolo strutturale, il Jasp è un genere di
Jazz Spaziale. Pevka, si sposta di pianeta in pianeta e fa le sue serate nei
Jasp Club. Non è famosissima, anche perché il Jasp è un po’ di nicchia,
ma ha un bel timbro vocale ed è una brava interprete per chi di Jasp se ne
intende. Non facciamo mistero sulla origine di Pevka, quale sia il suo
pianeta natale, giacché abbiamo posto da subito l’attenzione sui suoi
lunghi e polposi tentacoli. «Che oggetto carino. Scommetto che l’hai
comprata perché…ti rispecchi. Probabilmente è una statuetta che è stata
creata sul tuo pianeta e il fatto che tu l’abbia trovata nella bottega di
Zandrusio dimostra che il vecchio ha un giro di affari molto ampio». Le
deduzioni del barman sono ovvie, anche un cagnolino Skumaz ci sarebbe
arrivato. Sanje l’aveva capito subito che Pevka fosse originaria del suo
stesso pianeta, appena lei aveva messo piede…. aveva messo un
tentacolo dentro al negozio.
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La forza della voce
Al Jasp Club non c’è il tutto esaurito, ma un discreto pubblico è presente
alla serata di Pevka. Sulle note di «Murjuw Hawep» Pevka sfodera
un’inventiva armonica fuori dal comune, dimostra un alto senso di
improvvisazione sul riff di «Galesio» e quando suonano pezzi come
«Kitakota as Loma» e «Suvre kerek laud» che esaltano la potenza del
suo vibrato, Pevka mette in evidenza anche la notevole e naturale
duttilità nell’espansione della sua voce. Sanje non sa nulla di Jasp e di
canto, ma sente due tizi, forse giornalisti, critici, seduti al tavolino di
fianco a quello ove Sanje è stato riposto, fare tutte queste considerazioni
tra un pezzo e l’altro del repertorio. Peccato che la maggior parte degli
spettatori anziché prestare attenzione alla cantante, si siano calcati in
testa una sfera videofonica, ma sul Pianeta Verde come altrove, oramai
queste cose sono all’ordine del giorno. Da Voi sulla Terra è piuttosto
frequente vedere persone che «solitarie» maneggiano spesso un
apparecchio (credo si chiami telefono cellulare) e continuano a farlo
anche in occasione di incontri sportivi, concerti, feste, momenti in cui
sarebbe meglio guardare lo spettacolo o socializzare. Qualcuno fa questo
anche guidando e poi perde la vita o la fa perdere agli altri. Sanje invece,
ascoltando la voce di Pevka perde la testa, un po’ come un topo sulle
note del pifferaio magico.
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La forza dell’amore
«Markia droka!! (Porca miseria)... hanno fregato la mia statuetta!»
esclama Pevka quando, al termine dello spettacolo, scesa dal
palcoscenico, si avvicina al tavolino dove aveva posto le sue cose. La
cameriera che sta riordinando la sala, sentendo Pevka imprecare, la
rassicura: «No, no…stai tranquilla, ho pensato che qualcuno l’avesse
dimenticata e non sapendo di chi fosse, l’ho messa in un ripostiglio. Ora
andiamo a prenderla».
Sanje in effetti è chiuso dentro ad un ripostiglio al buio e sente
l’impellente necessità di urinare. Si accorge anche di avere fame e
siccome gli prude la fronte, si gratta con un tentacolo…
I sintomi di Sanje sono paragonabili a quella sensazione di «farfalle nello
stomaco» che Voi terrestri provate nell’innamoramento. Perché Sanje si
è innamorato di Pevka. E la forza dell’amore ha fatto sì che Sanje
riacquistasse la capacità di mutare aspetto. Insomma, più o meno come
nelle Vostre favole quando il rospo diventa principe. Immaginatevi
l’enorme sorpresa di Pevka quando al posto della statuetta trova un bel
giovanotto in carne ed ossa (beh…si fa per dire) con un corpo simile al
proprio, con l’unica differenza che la testa è quella di un gatto. Unica
parte anatomica che Sanje non è riuscito a modificare o forse non ha
voluto modificare.
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E vissero felici e contenti
Cari Terrestri, la maggior parte delle Vostre favole si conclude con la frase
«E vissero felici e contenti». Non vedo perché dovrei rompere questa
tradizione, anche se Voi ben sapete che il finale della nostra fantascienza
non è mai un finale predefinito. Infatti io non ho aggiunto «per sempre»
lasciando così la porta aperta a possibili diversi sviluppi (dopo un certo
tempo si lasciano - restano insieme ma tradiscono – restano insieme
fedelmente per sempre - ecc.). Sappiate che:
Sanje e Pevka hanno fatto ritorno al loro pianeta con la navicella spaziale di
lei, perché lui già ne aveva perdute due su «Altro Pianeta». E’ ovvio che il
sentimento di Sanje è stato corrisposto da Pevka. Sanje ha mantenuto il
muso di gatto (a cui si era affezionato e peraltro si piaceva così) e Pevka
per raggiungere il massimo grado di empatia è andata dai chirurghi plastici
per i quali è stato uno scherzo rifarle la faccia (Anche Voi sulla Terra…)
Insomma… per riassumere la trilogia: il solitario Sanje partito dal proprio
pianeta per andare in un casino di «Altro Pianeta», si è trovato in mezzo ad
un sacco di casini, infine è tornato alla propria casina in compagnia di una
«gatta-polipo» che mi verrebbe facile soprannominare «Octopussy» se non
fosse che rischierei di essere sospettato di plagio, considerato che
Octopussy è il tredicesimo film della saga del terrestre James Bond.
35
Indice
Così è
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
1- Punto. Spazio…
Spazio vivo
Zilla delle Terre Algide
Milva la donna alata
Nevir la donna radice
Trilogon
Lavina delle ignote sabbie
Il mare di Xupar
La città di Bragda
Nelle viscere del Ragum
Il palazzo del tempo
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
2- Punto. Spazio… 2.0
Ritorno ad Altro Pianeta
La sfera intatta
La formosa Ika
Krozir e Bodontolameno
L’aiuto di Formidabile
Intervento di Sanje
Il possesso della palla
Ritorno in superficie
Il tempo della libertà
La bolla di Alliz
Le tre sorelle
Verso il pianeta Verde
La sconveniente mutazione
Il giocattolaio di Viridi
Il fanfarone
Sanje il souvenir
La stessa origine
La forza della voce
La forza dell’amore
E vissero felici e contenti
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
Indice
Cartoline
Così è 2.0
36
37
38
3- Punto. Spazio… Fine.
36
37
Così è 2.0:
Prodotto da MITS
REGISTRAZIONE MTKKI15-291120
Testi, illustrazioni (digital collage), layout di Sandro Glavina
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Creative Commons License: Attribuzione - Non Commerciale – Non opere derivate (CC BY–NC-ND)
ITALY –Trieste, 29 Novembre 2020
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