Testimone inconsapevole - Scheda libro Autore: Gianrico Carofiglio Genere: Thriller legale Riassunto Guido Guerrieri è un avvocato di Bari. In questo momento sta affrontando uno dei periodi più bui della sua vita, a causa della separazione dalla moglie Sara. La triste fine del suo matrimonio ha portato dei duri cambiamenti nella sua vita, uno di questi è l’essere entrato in una crisi depressiva. Questa sua depressione si riflette anche nella sua vita pratica, infatti spesso l’avvocato soffre di attacchi di panico, insonnia, paura di salire sull’ascensore, … Il suo problema psicologico purtroppo si riflette anche nella sua carriera di avvocato, infatti Guido ha perso fiducia anche nel suo lavoro, appare disinteressato e demotivato. Le cose però cambiano quando gli viene proposto di assumere la difesa di un venditore ambulante senegalese accusato di omicidio, Abdou Thiam, un cliente con tante richieste e pochi soldi. La vittima è un bambino di soli nove anni, Francesco Rubino, che l’ambulante aveva conosciuto come Ciccio, che era solito giocare nella casa dei nonni, sulla spiaggia dove lavora Abdou. Il corpo del povero bambino è stato ritrovato in fondo ad un pozzo, privo di tracce di violenza sessuale. L’ambulante è stato accusato dell’omicidio del giovane in seguito alla dichiarazione di un barista razzista e ad una foto che raffigura il bambino. Indizi e testimonianze sembrano inchiodare Abdou, che oltretutto non ha un alibi. Si tratta dunque di una causa apparentemente persa, una causa che però sembra attrarre Guido, infatti quest’ultimo, decide di buttarsi nel lavoro, intuendo che questa causa gli potrebbe salvare la vita. L'acuto avvocato riesce però, in un modo o nell’altro, a tirare fuori dai guai Abdou. Nel frattempo, grazie al buon esito del caso e all’incontro con la vicina di casa Margherita, con la quale svilupperà un rapporto, riesce ad uscire dalla crisi psicologica e a dare una svolta alla sua vita. Personaggi - Guido Guerrieri: Guido Guerrieri è il protagonista del romanzo. È un avvocato di 39 anni, di Bari che purtroppo sta attraversando un periodo molto difficile, a causa della separazione con sua moglie Sara. A causa dei suoi peggioramenti dal punto di vista mentale, l’avvocato, dopo mesi, si reca sotto suggerimento da uno psichiatra che gli prescrive degli antidepressivi, che una volta tornato a casa butterà. Nel frattempo, nel suo ufficio arriva Abagiage, fidanzata di Abdou, che lo supplica di accettare di seguire il caso del suo fidanzato, accusato dell’omicidio di un bambino. Il caso attrae particolarmente l’avvocato, perché in qualche modo si rispecchia nel suo cliente, ed è per questo che accetta di difendere Abdou. Grazie a questo caso, Guido riesce finalmente a uscire dalla sua crisi psicologica e riesce quindi a dare una svolta alla sua vita. Il miglioramento di Guido, però, non è stato solo merito della positività dell’esito finale del caso, ma lo è stato anche grazie a Margherita, la sua vicina di casa, con la quale legherà molto. Dopo l’esito positivo del processo, Guerrieri decide di vedere per un’ultima volta la sua ex moglie, Sara, alla quale regala un orologio, mentre il giorno seguente, si prepara per uscire con Margherita. Il personaggio di Guido è dinamico, infatti cambia nel corso della vicenda. Inizialmente, appare come un uomo abitudinario e che non si preoccupa particolarmente degli altri. In un primo momento attraversa un periodo estremamente difficile per lui, a causa del divorzio con la moglie, ma ben presto riesce a ritrovare la serenità di un tempo e a rendersi conto degli errori commessi in passato. - Abdou Thiam: Abdou Thiam è un venditore ambulante senegalese. Conosce tre lingue e in passato faceva l’insegnante alle scuole elementari. Riesce a mettersi in contatto con l’avvocato grazie all’aiuto della fidanzata Abagiage. Conosceva molto bene Francesco Rubino, il bambino ucciso, dato che era solito giocare nella casa dei suoi nonni, sulla spiaggia, vicino a dove lavorava lui. Abdou viene ritenuto responsabile dell’omicidio del bambino, anche se alla fine del processo, il suo avvocato riuscirà a dimostrare il contrario. Inizialmente viene presentato come una persona diffidente ed indifferente per quanto riguarda il suo futuro. Con il passare del tempo, invece, si instaura un legame di fiducia reciproca tra l’ambulante e l’avvocato e viene messa in risalto la parte più umana del personaggio. - Margherita: Margherita è la nuova vicina di casa di Guido Guerrieri, con il quale avrà una relazione. Il suo passato è segnato dall’alcolismo, problema che però ormai è riuscita a superare. Entra in scena più o meno a metà romanzo. È una donna semplice e cordiale. Tempo prima aveva anche studiato per diventare avvocato, anche se poi abbandonò questa strada, dato che non le piaceva. Luoghi: La vicenda è ambientata in Puglia, precisamente a Monopoli. All’inizio del racconto, durante il periodo buio di Guido, possiamo notare come quest’ultimo frequenti prevalentemente luoghi chiusi, che rispecchiano in qualche modo il suo sentimento di depressione e solitudine interiore. Con il passare del tempo, invece, le cose cambiano: l’avvocato riesce piano piano a dare una svolta alla sua vita, riesce finalmente ad uscire dal labirinto nel quale si era rinchiuso, e di conseguenza cambia anche il suo modo di osservare il mondo che lo circonda, infatti comincia a frequentare luoghi più aperti, che rappresentano il suo stato d’animo interiore. Per quanto riguarda gli spazi chiusi, invece, i più frequentati sono: il suo appartamento, lo studio legale, il tribunale e a volte qualche bar. Tempo: La storia ha inizio negli ultimi mesi del 1999 e si con TESTIMONE INCONSAPEVOLE: ANALISI E SIGNIFICATO Testimone inconsapevole. In Testimone Inconsapevole convivono due trame: - quella del romanzo di formazione - quella romanzo giudiziario Romanzo di formazione (RdF) segnalato da un elemento paratestuale: Epigrafe di Lao Tze (V sec. a.C.) (anche sulla maglietta di Margherita) “Quella che il bruco chiama la fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla” Romanzo di Formazione: - il genere più diffuso. Contamina tutti gli altri generi. - il genere diffuso dal Settecento: scoprire ciò che ci circonda e dominarlo - gli ingredienti di questo romanzo sono: protagonista incompleto, che è in qualche modo non appartenente al mondo degli adulti (adolescente, oppure straniero, artista, donna, espulso…) - il maestro - l’antagonista - processo di trasformazione con la finalità di a) conoscenza di sé, b) conoscenza delle regole del mondo (non sempre in sintonia) - prove iniziatiche (Infanzia adolescenza: il vedere. Adolescenza età adulta: il fare) - situazioni narrative, motivi, topoi - RdF femminile. Nel romanzo tradizionale: adolescenza come a) ricerca (maschile), b) attesa (femminile), maturità come: a) indipendenza (maschile), b) sottomissione (femminile). Romanzo di formazione: caratteristiche, autori ed esempi TESTIMONE INCONSAPEVOLE, COMMENTO Nel romanzo di formazione. Guido Guerrieri: in entrambi i percorsi, sentimentale e professionale, si parte da una situazione negativa e attraverso delle prove si giunge al raggiungimento di una maturità, anche se precaria. - Nel campo sentimentale crisi matrimoniale; incontra un'altra donna, Margherita; periodo di conoscenza con questa donna; - Nel campo professionale prosegue parallelamente un andamento simile: crisi professionale; assunzione della responsabilità di prendere a proprio carico il caso di Abdou. Poi ancora: - Nel campo sentimentale: periodo di conoscenza con Margherita; "Chiusura dei conti" con Sara, la moglie; - Nel campo professionale lotta contro il pubblico ministero (accusatori) per il caso di Abdou, ritenuto colpevole dell'omicidio assoluzione di Abdou. Perciò è come una ‘favola’: ostacoli, prove da superare… il punto di vista sentimentale e professionale vanno di pari passo diciamo. Guido ha rapporti sentimentali sempre molto instabili e con la riuscita del caso nel campo professione, si stabilizza un po' anche sentimentalmente, ma non in maniera cmq definitiva. TESTIMONE INCONSAPEVOLE, ANALISI DEL TESTO Questo programma narrativo vale per le fiabe e per tutti i romanzi d'azione, poliziesco compreso. Infatti le tappe che vanno da una crisi a una soluzione (danneggiamento, incarico, prova, sanzione riparazione del danno) sono riscontrabili anche nel romanzo a enigma (cioè potrebbe anche esserci la storia di un detective in crisi che attraverso le difficoltà delle indagini per scoprire un assassino si mette alla prova e alla fine della storia trova non soltanto il colpevole, ma anche la sua maturità). Lo schema del poliziesco diventa interessante se confrontato non col romanzo di formazione ma con il romanzo giudiziario. Lì, infatti, il capovolgimento della domanda iniziale (non "il colpevole sarà arrestato?" ma "l'arrestato sarà il colpevole?") rende poco interessante il delitto iniziale e la soluzione finale (almeno in questo romanzo di Carofiglio). Insomma la conclusione al fondo degli schemi proposti è finalizzata a far emergere le novità del romanzo giudiziario (o legal novel) nei confronti del poliziesco. TESTIMONE INCONSAPEVOLE DI GIANRICO CAROFIGLIO 2 agosto 2015annamariaromanello Faccio il cammino a ritroso perché il libro in oggetto rappresenta l’esordio letterario dell’autore, magistrato di Bari. Il protagonista è sempre Guido Guerrieri, che porta il nome del nonno paterno, ordinario universitario di storia della filosofia medioevale; segretaria è sempre Maria Teresa e ancora a Bari è ambientata la vicenda. Si ripete anche il dramma della rottura del matrimonio del nostro avvocato ed ancora una volta e’ la moglie a prenderne l’iniziativa, sennonché, mentre in “ragionevoli dubbi” la ferita sembra superficiale, ora scatena una crisi che dalla nausea, attraverso una persistente insonnia, lo conduce sul lettino dello psichiatra, il quale, inquadrata la situazione, dopo avergli prescritto una lista di psicofarmaci, lo prega di leggerne i relativi bugiardini: dopo l’acquisto, il nostro si appresta a leggere le indicazioni e le controindicazioni del trittico prescritto, a base di trazodone, aprendoci una delle pagine più esilarantI allorché ci descrive gli effetti sessuali derivanti dall’assunzione di quei farmaci: tanto basta perché Guido scappi mille miglia lontano e non si presenti più su quel lettino. La prima parte è sostanzialmente autobiografica; la sua attività professionale passa in seconda linea e lui appare disinteressato, demotivato nei confronti del suo lavoro. L’elaborazione del lutto conseguente l’abbandono della moglie ( l’essere stato abbandonato, l’umiliazione mal sopportata sono la spina del suo cuore! ) aggrava sempre più la disaffezione per la sua attività tanto che lui stesso sente compassione per la povera gente che mette nelle sue mani cause destinate ad infelici conclusioni e che solo il caso potrebbe soccorrere. E la causa, che diviene il fulcro del romanzo, assumerà un ruolo determinante al ripristino della qualità professionale per il coinvolgimento umano che suscita. Gli viene affidata la difesa di un senegalese con un capo d’imputazione orripilante: avrebbe privato della libertà personale il minore ( nove anni ) Rubino Francesco; ne avrebbe cagionato la morte; occultato il cadavere gettandolo in un pozzo. Bruscolini: l’orrido nelle mani di uno sfaccendato! Il caso volle che gli si presentasse un’amica del cliente, certa Abagiage Deheba, che aveva conosciuto Abdau Thiam in un concerto Wolof, musica tradizionale senegalese, in cui l’incriminato suonava le percussioni e che la donna definisce maestro. La donna era a Bari da un anno e mezzo per un corso di specializzazione in gestione del suolo e delle risorse irrigue ed assicurava che Abdou amava i bambini ed escludeva che il compagno potesse essersi macchiato di una simile colpa. Lui parlava tre lingue, si guadagnava da vivere vendendo borse in spiaggia, ma era in Italia con lo scopo di laurearsi in psicologia. Guerrieri si reca in carcere per un colloquio con il cliente e, leggendo l’ordinanza di custodia cautelare, nonché gli indizi raccolti a carico di Abdou , si rende conto che si tratta di una situazione senza scampo che non poteva che concludersi con una condanna. Abdou accoglie il suo avvocato, dapprima con diffidenza, poi comincia a parlargli di quei tremendi giorni. Sostiene che in quel periodo si trovava a Napoli per rifornirsi di borse ed era certo di non essersi recato a Monopoli dove avvenne il fatto. Dichiara di aver conosciuto il bambino che talvolta lo fermava in spiaggia per farsi raccontare dei leoni e di altri animali africani; di ignorare dove si trovi la casa dei nonni ove era stato consumato l’omicidio e smentisce la testimonianza del barista che sostiene di averlo visto nei paraggi quel disgraziato pomeriggio quando lui, invece, era rimasto a Bari. Inoltre, la fotografia del bimbo , trovata a casa sua e prelevata dalla polizia come prova, era una delle tante che aveva ricevuto in spiaggia dalla gente. Conclude raccontando delle percosse e dei maltrattamenti ricevuti in carcere ove lo considerano un pedofilo. Guerrieri promette che avrebbe letto copia degli atti e Abdou viene riportato in cella, nella sezione speciale per stupratori, pedofili, pentiti, dove la vita è sempre a rischio. La settimana successiva, il nostro, come sempre, si alza appena sveglio senza pensare a nulla e si reca presto in tribunale e, pur avendo un’udienza, gli preme incontrare il PM del caso del senegalese, certo Cervellati, che aveva sempre fretta di mandare gli imputati in galera, con il giudizio abbreviato, conveniente per lo stato e vantaggioso per l’imputato che può ottenere uno sconto della pena; Cervellati gli consiglia il rito abbreviato, sostenendo che Abdou, secondo il suo parere, ha pochissime possibilità di assoluzione. Giunto a casa, il nostro penalista accoglie l’invito di una tizia, conosciuta giorni prima in una serata e va ad un concerto in mezzo a fumo e afrori di ogni sorta per cui esce per entrare in un bar dove si sente tutti gli occhi addosso essendo in compagnia di una giovanissima, quando un tempo vi si recava con la moglie. Finisce a letto con lei che la mattina successiva, con un pretesto, si fa pagare la prestazione. Guerrieri cambia cellulare e vive una notte da incubo e per una settimana non si interessa a nulla; lo scuote l’avviso di chiusura delle indagini per cui trascorre il fine settimana nello studio delle carte e si convince sempre più che andare al processo significa andare verso un inutile massacro e che poteva aver ragione Cervellati. Ad inchiodare il cliente era la ripetuta testimonianza del barista, titolare del bar Maracaibo che riferisce particolari precisi sui movimenti del senegalese nel pomeriggio del delitto, inequivocabilmente di segno accusatorio: la deposizione è datata 10 agosto che tre giorni dopo viene depositata in procura a Cervellati. L’interrogatorio davanti al PM e’catastrofico, inefficace la difesa d’ufficio, la narrazione dei fatti da parte dell’accusato corrispondente alla versione data al Guerrieri. Due giorni dopo il fermo, avvenne l’udienza di convalida dinnanzi al giudice per le indagini preliminari ove Abdou si era avvalso della facoltà di non rispondere. Guerrieri legge l’ordinanza che applica la custodia cautelare ed il provvedimento del tribunale della libertà con cui si rifiutava il ricorso di Abdou. Seguirono altre testimonianze su incontri in spiaggia tra il senegalese e la giovane vittima ( confermati al Guerrieri dallo stesso Abdou ). Cervellati deposito’ la richiesta di invio a giudizio nei termini di legge e l’udienza preliminare fu fissata per i primi di maggio e per quanto riguardava la “fisionomia” del giudice il nostro penalista era soddisfatto. Ma il fastidio riappare ed è lo stesso provato allorché richiede al cliente di scegliere tra rito abbreviato e rinvio a giudizio davanti alla corte d’assise spiegando vantaggi e svantaggi delle due opzioni ma chiarendo, anche, che il rinvio rappresentava un rischio gravissimo ed era costosissimo. Tutte e due si sentirono nelle sabbie mobili, per cui si ritenne utile differire ogni decisione. Ritroviamo Tancredi, il bravo ispettore di polizia, impegnato in un processo, nato dall’operazione “dog fighting”, in cui il nostro si è costituito parte civile della LAV mentre il processo”Abdou” viene rinviato. Uscito dal tribunale, Guerrieri viene inseguito da due scagnozzi che tentano di demotivarlo per l’incarico assunto, aggredendolo; ma il nostro, non solo scansa le botte, ma riesce anche a sferrare qualche pugno; le minacce continuano e questa volta vengono annunciate dalle ruote e dalla carrozzeria della macchina, disastrate, per cui il nostro ricorre all’intervento di un cliente della malavita barese che in quattro e quattr’otto sistema la situazione. L’autore ci mostra, in un breve intermezzo, la vita dei colleghi, in tribunale, nelle pause di lavoro durante le quali si raccontano barzellette e i maschietti fanno i galletti con le giovani colleghe: tutto il mondo è paese. In studio riceve una seconda visita da parte di Abagiage che gli consegna del danaro ed alcuni effetti personali di Abdou dichiarando che se ne deve tornare in Africa in fretta e furia per non perdere il posto di lavoro: Guerrieri comprende che la donna taglia la corda per timore di essere coinvolta in una causa persa in partenza. Così il povero senegalese e’ lasciato solo a scalare l’Everest! Guerrieri e’colto da una grande nostalgia: il ricordo della moglie è sempre vivo e tenta, perfino, di mettersi in contatto telefonicamente, prendendo un’altra botta perché gli risponde una voce maschile; pensa ai bei tempi, quando i loro incontri erano riempiti di giochi mnemonici, e lui poteva stupirla recitando a memoria proposizioni, versi dei film, delle canzoni, dei libri preferiti. Riposatosi, esce di casa e ce ne descrive il percorso, il paesaggio, accennando alle rovine del Petruzzelli, sbranato dal fuoco, in attesa di essere ricostruito. Avviandosi verso il mare, sosta nel quartiere abitato, ai tempi universitari, da una sua fidanzatina che, per sua confessione, se la faceva tutte le notti con un ricco gioielliere, sposato e lui si gode il sole fino a mezzogiorno. Quando ritorna in studio, Maria Teresa gli corre incontro avvisandolo che era stato cercato dal carcere per urgenze: superando tutte le difficoltà di un traffico caotico, arriva al carcere in un battibaleno e viene a sapere che Abdou aveva tentato il suicidio, per impiccagione; corre in infermieria e trova il cliente più morto che vivo. Il colloquio stenta ad avviarsi: Guerrieri sa che il gesto disperato e’ da ascriversi all’abbandono e alla vigliaccheria di Abagiage e la disperazione di quel poveretto gli da’la forza di consigliare il processo davanti alla corte dAssise; guardando il soffitto, con le lacrime agli occhi, il senegalese conferma e la schiena dell’avvocato è percorsa da un brivido. Due settimane dopo, l’udienza preliminare. L’avvocato di parte civile era sordo, con un alito micidiale e Guerrieri era costretto a fare l’acrobata per evitare il suo fiato insostenibile, ma, pur aggredito nuovamente dalla paura, non demorde: vuole affrontare il processo nonostante l’atteggiamento del pubblico ministero che intende modificare l’accusa da processo semplice ad aggravato, con l’approvazione dell’avvocato di parte che è presente solo per associarsi alle richieste del PM. Viene fissato il processo davanti alla corte di Bari per il 12 giugno. Tornando a casa dallo studio, capita al nostro di aiutare la vicina nel trasporto della spesa, contraccambiato con un invito a cena: confidenza su confidenza, lei gli racconta la storia del suo matrimonio, il suo periodo di etilista, la rottura matrimoniale, la sua terapia clinica e la sua pratica nelle arti marziali come terapia cui ricorre ogniqualvolta la voglia di alcool l’aggredisce. E arriva il giorno del processo: la temperatura, almeno quella, era mite, alleggeriva i timori del nostro penalista che pensava tra se’ e se’ che l’innocenza di Abdou gli derivava solo dall’intuito personale, ma cominciava a dubitarne nel tentativo, forse, di crearsi un alibi nei confronti di una probabile sconfitta: nei giorni precedenti, con il suo cliente, aveva arzigogolato l’arzigogolabile per trovare un minimo di prova a discarico, ma era come cercare un ago nel pagliaio, per cui non avrebbe potuto opporre nulla alla serie interminabile di prove del PM. Abdou rifiuta di avvalersi della facoltà di non rispondere ed il suo difensore gli da’ ogni dritta tesa ad attirare l’attenzione della giuria popolare. Esaurite le formalità preliminari, Cervellati, dopo un’analisi accurata degli avvenimenti, sottolinea “le sbavature” di Abdou nei primi interrogatori, che l’imputato chiarisce secondo la versione già emersa: sostiene di aver negato di conoscere Rubino Francesco solo perché gli era noto con il nome di Ciccio ed aveva detto di conoscerlo solo quando gli mostrarono la foto. Le due contrastanti confessioni avevano ottenuto la giustificazione. Guerrieri non ascoltava Cervellati; ne conosceva le conclusioni, già preannunciate; osservava attentamente i giurati, le loro espressioni; la giuria popolare, formata da due uomini e da quattro donne. Cervellati chiude con la proposta di condanna e la parte civile vi si accoda. Ricevuta la facoltà di parlare, Guerrieri infila una contestazione su un’altra: parla di miopie investigative, di difetti di prospettiva, di errori di metodo, interrotto dal presidente che lo invita a fare le sue richieste di prova. Lui, sordo, dichiara che l’urgenza di trovare un colpevole avrebbe indotto a trasformare i sospetti in congetture e le congetture in presunte prove; lui avrebbe dimostrato nel corso del dibattimento i passaggi difettosi e le deduzioni scorrette ma al momento non aveva alcuna richiesta di prova. Anticipa, comunque, che richiederà l’acquisizione di documenti utili e, rivolgendosi ai giudici popolari, sostiene che non spetta all’imputato, ma all’accusa provare ogni responsabilità. Soddisfatto di se’, ricomincia a sperare. L’inizio dell’istruttoria dibattimentale è rinviata all’indomani: primo testimone del PM, il tenente dei carabinieri Alfredo Moroni che dichiara che le ricerche del caso sono state fatte dai carabinieri, dalla polizia, dai vigili urbani, con i reparti cinofili e fa la storia dell’indagine affermando che il suo compito era stato quello di coordinatore, senza una partecipazione oculare. Guerrieri cerca il pelo nell’uovo per guadagnare tempo, sperando di trovare una strada percorribile. Il processo sarebbe continuato il lunedì successivo. Nel frattempo la storia con Margherita continua con un grande disagio del nostro penalista che si sente in colpa nei confronti di Sara, la moglie e, beandosi del suo stato d’animo, non richiama la vicina che sarà ancora lei a rifarsi viva, invitandolo a casa per un caffè. Con l’occasione mostra interesse per il processo; gli chiede se possa leggerne le carte e partecipare alla seduta del lunedì. Giunge la seconda udienza: testimoni: il maresciallo che aveva provveduto agli atti- il medico legale dell’autopsia- il barista del Maracaibo. Guerrieri trascorre la domenica al mare; cammina a piedi nudi sulla sabbia; si lascia andare ai ricordi e si sente convalescente al confronto dei malesseri che lo coglievano l’anno prima; si rilassa sulla sdraio guardando il mare e sognando Sara; osservando un ragazzo di colore che passa con la sua merce appesa ad un bastone e con la sacca aperta, che emette il suono di un vecchio cellulare, e’ colto da un’illuminazione, da una brillante idea che desidera verificare con Abdou. All’udienza giunge anche Margherita che, su invito di Guido, gli si siede vicino. Fu interrogato per primo il medico legale che si limita a confermare la causa della morte. Segue la testimonianza del maresciallo Lorusso: un osso duro che racconta ogni dettaglio su richiesta del PM con la solita approvazione dell’avvocato di parte civile. Tocca poi a Guerriri che, dopo avergli chiesto di precisare il suo incarico ( che risulta essere quello di vicecomandante del nucleo operativo di Monopoli), lo obbliga a dichiarare il motivo del suo trasferimento da uno degli incarichi più appetibili,( era in forza al nucleo operativo, reparto operativo di Bari, prima sezione criminalità organizzata) a quello di istruttore di reclute. Il motivo non è dei più onorevoli: ha picchiato un delinquente! Guerrieri continua evidenziando irregolarità nella verbalizzazione delle testimonianze nonché nell’immotivato sequestro della foto del bambino e dei quattro libri per l’infanzia, considerando il rilevante numero di libri e di foto che si trovavano in casa di Abdou che chiede siano acquisiti come prove documentali. Il nostro penalista era partito in quinta, senza accorgersi della vicinanza di Margherita, che non fiatava per non perdere neanche una parola. Si riparte con Renna, il titolare del bar che fu fatto sedere di spalle alla gabbia in cui si trovava Abdou. A domanda del pubblico ministero racconta i fatti come già li conosciamo, con l’aria più spavalda, mostrando poca simpatia per quei neri che sostano continuamente davanti al suo bar e che sono tutti uguali. L’ intervento dell’Avv. di parte e’ solo finalizzato a guadagnarsi l’onorario, mentre quello di Guerrieri risulta acuto ed originale: sciorina davanti agli occhi di Renna fotocopie a colori di fotografie, preventivamente scelte, raffiguranti persone di colore, fra le quali due che ritraggono Abdou. Renna non riconosce nessuno, non può mica ricordarsi di tutti, e, girandosi, sostiene di riconoscere quello in gabbia: troppo tardi perché la scivolata e’ ormai palese. Lui crede di giustificarsi affermando che ” ‘sti negri sono tutti uguali”! Il PM accusa il colpo! Tento’ qualche domanda per parare il colpo, ma ormai non sarebbe più riuscito a schiodare dalla testa dei giurati pareri poco favorevoli. La terza udienza di mercoledì 21 giugno è riservata ai parenti e si risolve in un incontro quasi inutile e l’esame dell’imputato viene fissato per il lunedì successivo. Tornando dall’udienza, Guerrieri avverti la minaccia di un attacco di panico, che riuscì a superare con profondi respiri, assaporando il benessere di sentirsi il cervello ripulito da vecchie incrostazioni; avviandosi verso lo studio, fu certo di poter affrontare la prova dell’ascensore che non prendeva più da tempo, che comportava uno sforzo inaudito: il miracolo si verificò e lui poté tornare a casa soddisfatto. Aveva fatto l’avvocato per caso ed era sempre stato in attesa di chiarirsi le idee, anno dopo anno, fino a quando Sara si stancò mettendolo alla porta: da allora, solo, aveva imparato molte cose, soprattutto nel processo di Abdou; ora riusciva a pensare al vuoto senza essere sopraffatto dalle vertigini mentre provava per tutto il corpo esaltazione e tristezza. I ricordi non gli facevano più paura e desiderava compiere un’importante azione, a processo finito. Rivisita Abdou, il venerdì mattina, prima del suo interrogatorio, fissato per il lunedì successivo. Abdou gli viene incontro felice, mostrandogli il giornale che parlava della sua difesa, considerata ” spettacolare controesame”. Guerrieri vorrebbe calmare il suo entusiasmo, ma si limita a dargli delle indicazioni comportamentali, atte ad accattivarsi la simpatia dei giurati; accenna ai contenuti e alla richiesta di prove integrative affinche l’intervento del suo cliente sia completamente partecipato. Tornato in studio, riceve una manifestazione d’affetto da M.Teresa che gli riconosce un cambiamento che le porta un gran sollievo. Guerrieri desidera autofesteggiarsi e, non avendo trovato in casa Margherita, parte, solo, per S.Maria di Leuca, ove trascorre due giorni di completo rilassamento tra sole, mare, letture. Il lunedì arriva puntuale in tribunale ove aleggia un’atmosfera poco rassicurante. Abdou, uscito di gabbia, senza manette, fu fatto sedere nella sedia dei testimoni, scortato da due agenti di custodia. Primo ad interrogarlo e’ Cervellati e Guerrieri ad ogni richiesta incompleta si oppone, richiede precisazioni. All’imputato viene contestato ciò che già sappiamo ma anche di aver dichiarato per il suo viaggio a Napoli un motivo non vero per cui Abdou offre motivata giustificazione, escludendo categoricamente di essersi recato a Monopoli al suo ritorno, dal momento che in spiaggia non avrebbe trovato nessun cliente perché era tardi e ribadisce di essersi fermato a Bari. La difesa e’ soddisfatta perché il cliente ha spiegato puntualmente i motivi di qualche equivoco. Segui una pausa per procedere alla formulazione di eventuali richieste di prove integrative che non ci furono ne’ da parte del PM ne’ da parte dell’avv. di parte. Guerrieri, invece, chiede l’acquisizione presso la Telecom Italia dei tabulati relativi al traffico telefonico del cellulare di Abdou n.-…per il giorno 5/08/ 1999. Per l’opposizione dell’altra parte, la giuria, ritirata per decidere, ritarda a rientrare , evidenziando l’incertezza del momento; ma, con qualche riserva, l’acquisizione viene ottenuta e viene fissata l’udienza per la discussione sulle prove da acquisire per il 3 luglio. L’ arringa viene impostata all’arrivo dei tabulati, e nell’attesa dell’interrogatorio, ci viene presentata un’uscita con Margherita che non aveva più sentita. Si sarebbero incontrati la sera e lui non sapeva come far trascorrere il tempo, preso completamente dall’ansia.. L’incontro è importante, in quanto la donna gli confessa di aver frequentato un uomo in ogni fine-settimana ( un colpo allo stomaco per Guido) al quale aveva parlato della sua nuova amicizia ( Guido !) e che c’era stata maretta di coppia per cui lei era stata messa alle strette: doveva capirsi e capire il significato del nuovo rapporto : tutto ciò l’aveva fatta precipitare nella condizione di alcolista. Risparmio’ di scendere nel dettaglio in quanto il resto della confessione si traduce in termini melodrammatici, da commedia degli anni trenta. Guerrieri avrebbe voluto farle mille domande, spinto anche da una forma di gelosia, ma riesce a trattenersi: si sarebbero rivisti all’udienza che arriva inevitabilmente. I tabulati confermano le affermazioni di Abdou, ma il crimine si sarebbe potuto consumare in un lungo intervallo di tempo in cui non c’era stata nessuna telefonata e Guerrieri sapeva che Cervellati non se lo sarebbe fatto sfuggire. L’udienza inizia puntualmente: la corte prende atto dell’arrivo dei tabulati, ma anche della necessaria delucidazione di un tecnico. La requisitoria del PM era volta ad impressionare i giudici popolari insistendo che la famiglia aveva diritto che si punisse il colpevole… Utilizza la testimonianza del barista, senza accennare alla figuraccia conseguente al mancato riconoscimento delle foto; sottolinea che l’accertamento chiesto dalla difesa non giustifica il buco di 5 ore, privo di telefonate durante il quale l’imputato “potrebbe”…presenta un”ipotesi” di storia…”verosimile”…Due ore di requisitoria per chiudere con la richiesta di ergastolo cui si associa l’avv. di parte. Data facoltà di parola al Guerrieri, ha inizio una difesa sicura e precisa, volta a ingraziarsi il favore della giuria popolare, che insiste sul valore della prova certa che renda indiscutibile la condanna così come una prova contraddittoria deve portare all’assoluzione. Ribadisce, con il ricorso allo Zingarelli, il significato di verosimile e di vero, vista l’potesi avanzata dal Cervellati; ne confuta le premesse psicologiche, sostenendo con foga che quello che conta per formulare un giudizio di verità e’ una seria verifica degli elementi probatori: che solo in caso di accertata verità un processo si può concludere con l’ergastolo. Continua esaminando la testimonianza di Renna e ne mette a fuoco la fragilità, non perché Renna volesse mentire, ma perché ha raccontato la sua verità, attribuendo alla persona che ha visto avviarsi verso la casa dei nonni un’identità supposta, non reale, dal momento che non aveva riconosciuto nelle foto Abdou. Sostiene che tra la menzogna e la verità c’è una terza possibilità, consistente nel riferire una versione dei fatti erronea con la convinzione che sia vera: la falsa testimonianza inconsapevole. “L orribile delitto esigeva l’individuazione di un colpevole; si è trovata una pista possibile e gli inquirenti vi si sono tuffati, compiendo errori nelle modalità della verbalizzazione, certo per la fretta. Il verbale riassuntivo non è controllabile ed esiste il reale pericolo d’inquinamento involontario delle dichiarazioni e dei ricordi dei testimoni che possono essere influenzati anche dalla formulazione delle domande ed è per questo che è necessario conoscere le domande, mentre queste sono omesse nel verbale dei carabinieri allorché si riporta soltanto” a domanda, risponde”. Se le domande non sono precisate, non si può dire nulla sulla qualità delle risposte e, riferendosi al controesame di Renna, mostra diverse incertezze che non possono portare ad una condanna. Condanna anche di un solo giorno. Per condannare non valgono i criteri di probabilità e verosimiglianza, ma il criterio della certezza. Ribadisce i tentennamenti, gli errori, il razzismo della testimonianza di Renna che sono stati sotto gli occhi di tutti. Analizza ogni altra dichiarazione, confutando ogni dettaglio irregolare con la logica più stringente. Non tralascia di martellare contro l’ipotesi della storia dell’avvenimento, prodotta dal pubblico ministero che allude ad un raptus, che non è mai stato accertato. E conclude osservando che se ci dobbiamo liberare dall’ossessione di trovare un colpevole, non dobbiamo trovare un probabile colpevole ma il colpevole e si condanna quando non c’è il minimo dubbio, altrimenti si assolve. Non ci furono richieste di repliche; La dichiarazione di Abdou, prodotta per diritto, si risolse nel ringraziamento al suo avvocato che aveva creduto nella sua innocenza,” che è la verità”. L’attesa sembrava interminabile; la giuria continuava e il nostro non riusciva più a rimanere in tribunale; uscito, comincio’ a camminare, finché avverti il telefono vibrargli in tasca: era il cancelliere che lo avvisava di rientrare in aula! Guerrieri e’ colto dall’ansia perché se n’era allontanato troppo; giunse trafelato per accogliere sbalordito e soddisfatto il verdetto di assoluzione piena e la remissione in libertà del suo cliente. Quella stessa sera compie un’azione da tempo accarezzata: telefona a Sara che accetta, felice, l’invito a cena: avviene un incontro che si avvera solo nelle fiabe: si sviluppa tra loro una reciproca comprensione e una riappropriazione del loro passato: lo dichiara la donna dicendo: “credevo di aver perso dieci anni di vita, ma questa sera tu me li hai restituti tutti, giorno dopo giorno”, condizione che ogni donna vorrebbe vivere. L’indomani, Guido si sveglia di buon mattino; prima dell’alba il maestrale smuove l’atmosfera dall’afa opprimente della stagione: aveva chiuso un conto e si sentiva libero di aprirne un altro; dinnanzi a se’ vedeva nuove prospettive ed è ripreso dalla paura ma che ora gli sembra anche bellissima ed assapora quel momento che non avrebbe cambiato per nulla al mondo. Il romanzo si legge tutto d’un fiato, con piacere. Lo scrittore ci presenta all’inizio il principale personaggio troppo diverso da quello che via via veniamo a conoscere e la trasformazione non mi sembra psicologicamente motivata. La trama è interessante, ordita da una persona che conosce a fondo il suo mestiere. Per quanto riguarda il profilo di Margherita, laddove confessa le sue “ricadute” ho colto affinità melodrammatiche con le dive degli anni trenta. Mi piace molto la scrittura, puntuale nell’uso del lessico e nella forma sintattica.