PRIMO LEVI: LE VIRTU’ DELL’UOMO NORMALE – RIASSUNTO 1. INTRODUZIONE TESTIMONIANZA: L'essere testimoni è un'azione collettiva, un veicolo per trasmettere le più tremende memorie dei campi, è porre una domanda e cercare la risposta. La testimonianza è un genere in cui si fondono elementi autobiografici e storici (Bildungsroman). OLTRE LA TESTIMONIANZA: Prova interesse per materie completamente estranee all'Olocausto (antropologia, zoologia, linguistica) e che rendono il suo linguaggio un linguaggio duttile, sensibile e intelligente. MORALISTA: In quanto osservatore del costume e dell'abitudine, ciò lo porta ad un insieme di valori (ragione, tolleranza, fiducia nel linguaggio, liberalismo, ebraismo distaccato, scetticismo), racchiusi nella sua scrittura. E' proprio la sua etica illuminista e liberale che nasce dal trauma di Auschwitz: scossa alle radici, spiazzata e rimodellata. ETICA: Come processo di responsabilità irriducibile e ininterrotto, vicino alla filosofia di Levinas e dello sguardo dell'Altro. L'UOMO COMUNE: La vita comune diventa il centro della vita morale, dignitosa e onesta. Levi attraverso la scrittura si pone la domanda "Come vivere?". Impulso centrifugo verso l'ordinario e la comunità. INTELLIGENZA PRATICA: L'intelligenza è risposta ingegnosa e creativa agli eventi della vita, alla fortuna e alla disgrazia, un'alternativa alle virtù classiche di forza ed onore. "Wit", ingegno e spirito, umorismo e intelligenza. CURIOSITA' E GIOCO: chiave dell'etica della libertà. 2.LO SGUARDO Il nocciolo dell'anti epica del campo e rifiuto di rispondere alle domande o di restituire lo sguardo da parte delle SS, dei Kapo e degli altri prigionieri. Rifacendosi alla filosofia di Levinas, Levi ammette che le radici dell'etica affondano nell'incontro fra due persone, ciascuna delle quali guarda l'altra, prendendo atto della sua esistenza, riconoscendo l'alterità dell'altro e confrontandosi con la propria soggettività. La negazione dello sguardo demolisce l'uomo, denota la perdita della faccia, la riduzione del sè e dell'altro a involucri individuali indistinguibili. Essere senza volto significa negare la propria essenza più autentica e vedersela negata, vedere negata anche la più piccola possibilità di sopravvivere, In Shemà, Levi traduce la faccia in un segno di quel che potrebbe accadere se dimenticassimo Auschwitz: il viso distolto e la negazione del riconoscimento rischiano di condurci alla catastrofe. 3.LA MEMORIA L'atto del ricordare È un dovere per chi è un sopravvissuto e per chi non lo è. E’ una forma di conoscenza trasmessa dal singolo alla comunità. Comprendere la memoria, non significa solo capire ciò che siamo preparati ad ammettere nella nostra immaginazione, ma anche quello che non potremmo cancellarne. La memoria a tre veicoli: i sogni, gli odori e la musica. I sogni mescolano in modo atroce, passato, presente e futuro, conscio e inconscio, normalità e perversione. Gli odori fanno riferimento ai Mnemagoghi: le fiale di Montesano diventano una pericolosa ossessione che frappongono una barriera tra lui e una esperienza vissuta. Egli finisce per esistere solo inquanto incarnato nei suoi profumi. Il giovane Morandi e prima attratto dal gioco di identificare i diversi profumi, ma poi se ne ritrae in preda ad un malessere. Montesano è l’esempio di una figura schiava della memoria. Levi, scrive i suoi ricordi inquanto memoria volontaria: es. Il canto di Ulisse. Egli considera proprio dovere usare i ricordi per la valorizzazione e la comprensione dell’esperienza, giungere ad un rinnovato senso di identità. La storia ritorna come se stessa, incline al trauma alla perdita e allo svanire. 4.LA DISCREZIONE Consiste nel trovare parole adatte a trasmettere l’orrore dell’olocausto. Parlare della shoah significa dire l’indicibile, oltrepassare i confini della comunicazione linguistica. Nei campi di concentramento la comunicazione umana è indebolita e mutilata. Levi cerca quindi termini distintivi, un nuovo linguaggio per esprimere l’orrore, attraverso la riflessione e il giudizio misurati. Il mondo morale è scosso e noi abbiamo il diritto e il dovere di riplasmarlo attraverso il linguaggio. La frase non è un invito a restare inerti e muti ma a esprimere valori etici. Vi è un tempo per tacere e un tempo per parlare, la capacità di scegliere tra i due e la discrezione. Nei campi, lingue babeliche lasciano poco spazio per il silenzio discreto e troppo tempo per l’ammutolimento umiliato e indiscreto. Levi presta i suoi personaggi la sensibilità necessaria a capire quando parlare e quando tacere, costruendo dialoghi e amicizia. 5. L’UTILE Levi è un pragmatista. La sua concezione della vita, del lavoro e della scrittura è un impegno pratico e utile. Questi suoi valori sono il frutto dell’illuminismo razionalista e di un’etica utilitarista del rifiuto degli estremi. Dolore e piacere danno forma all’universo morale in una relazione ambigua. Questo è il caso di Versamina: ambientato nel caos della Germania del dopoguerra e richiamando il mondo sovvertito dei campi di concentramento, Versamina racconta di un esperimento scientifico del dott. Kleber, che scopre un modo di convertire il dolore in piacere, confondendo tutti gli istinti e tutte le traiettorie della bussola morale attraverso la dinamica di inversione. A questo si collega il concetto di violenza nazista, non dotata di nessuna utilità umana, ma dotata di una utilità alienata, all’interno della concezione nazista. La deportazione non ha nessun uso pratico, ma è utile per riaffermare la potenza autoritaria del Nazismo. Levi è preoccupato della vita senza scopo, dell’inutilità come vuoto, come imprigionamento come solitudine. Viceversa, la vita dotata di scopo deve essere piena, libera, socievole e utile (etica della misura). L’utile è l’opposto di ciò che è fisso o rigido. Il nostro compito è di trasformare l’inutile in utile, anche dopo Auschwitz si possono imparare molte cose. 6.LA MISURA Contrario dell’eccesso, sforzo per conoscere il mondo e se stessi, accuratezza e idoneità. Gli estremi sono pericolosi e sciocchi, che porta alla perdita del senso della misura e della prospettiva. Il senso della misura, ossia accettare la zona grigia della realtà, contiene in sé le responsabilità morali dell’azione individuale. La pazienza previene la reazione frettolosa, eccessiva, irragionevole, tipica della chimica, che richiede lucidità e resistenza, misurazione, valutazione e giudizio. Le virtù operanti devono essere: precisione, buon senso, divertimento, curiosità, moderazione ed economia. Una distorsione futuristica del misurare è rappresentata nella Misura della bellezza, dove è descritta l’invenzione di un Calometro, che si rivela macchina per misurare il conformismo e la vanità. Avere il senso della misura significa anche conoscere il valore del rischio, della sfida fisica, del fidarsi del proprio ingegno (alpinismo). Misurarsi è conoscere i propri limiti e migliorarsi. 7.LA PRATICA Per Levi il lavoro è sforzo intelligente, sempre gratificante e individuale. L’intelligenza pratica è sinonimo delle qualità richieste per reagire all’errore e alla cattiva sorte, e metterli a profitto. La pratica è quindi il processo del vivere e dell’imparare vivendo. Implica il guardare il mondo in modo flessibile e critico, attraverso occhi sempre nuovi. 8.LA PROSPETTIVA Un esempio di prospettiva e di visione riguardo il tempo è quello de “La bella addormentata nel frigo”, rielaborazione parodistica della fiaba, e insieme dei topoi della scienza biomedica e dell’ibernazione. Patricia, la protagonista, è stata criogenicamente conservata da una stessa famiglia che se ne occupa da diverse generazioni e che permette il suo scongelamento per soli pochi giorni all’anno. E’ una viaggiatrice nel tempo. La sua vita è senza controllo, è diventata una sorta di oggetto, un cimelio di famiglia. Baldur, ospite di casa Thurl in occasione del compleanno e dello scongelamento di lei, se ne innamora. Patricia è sola ed imprigionata in un mondo che resta fermo. Un altro esempio di mutamento della prospettiva riguarda il linguaggio e la cultura nel filone di racconti centrati sul personaggio dell’inventore-venditore americano Simpson, infaticabile impiegato della misteriosa azienda NATCA. E allo stesso modo, anche il racconto de “Il sesto giorno”, che riscrive la storia della Creazione, usando il burocratese per arrivare a concepire un nuovo modello di Uomo. Un altro esempio ancora della prospettiva alterata dell’io è l’ultimo racconto dell’opera Storie naturali, “Trattamento di quiescenza”. Simpson, prossimo al pensionamento, convince il narratore a provare l’ultimo congegno, il Torec (Total Recorder): un contemporaneo visore, che permette di sperimentare in prima persona le azioni e le sensazioni di altri, presenti in un nastro. E’ una macchina per alterare la prospettiva. Simpson persuade il narratore a provare cinque nastri, che man mano diventano sempre più inquietanti: es. esperienza omosessuale, es. Epic (effetto Epicuro): cessazione del dolore e della sofferenza, es. nastro a fascia nera. Il Torec arriva a creare una vera e propria dipendenza per Simpson, la cui lotta viene paragonata a quella di Giacobbe con l’angelo e alla saggezza di Salomone. Con il Torec non vi è vita, ma solo un eccesso dell’esperienza preconfezionata, usa e getta; vi è la morte sociale dell’individuo, un lento sprofondare nella passività, in cui tutto perde valore e ogni esperienza è morte irreparabile. Il tema del rovesciamento viene anche ripreso nel racconto “Versamina”, nel quale il dolore è trasformato in piacere. 9.L’INVENZIONE L’interesse per l’invenzione si traduce in Levi con l’interesse per la creazione e la genesi biblica. Rifacendosi a una serie di miti: uno di questi è la torre di Babele, che viene paragonata alla torre della Fabbrica della Buna, a Monowitz; un altro esempio è quello dell’Ulisse dantesco, eroe dell’ultimo viaggio e della trasgressione; poi Prometeo e Frankenstein come inventori e trasgressori dei limiti. Le mani sono il veicolo della materia e dell’esperimento, fanno cose e rendono l’uomo artefice, in grado di sperimentare, di inventare e di costruire. Dell’opera "Storie naturali", tutti tranne uno dei racconti riguardano l’invenzione, scoperte scientifiche. L’eccezione é "Quaestio de centauris" che deriva da un altro momento della creazione, dopo il diluvio universale, in un periodo di panspermia, di immensa e spontanea fertilità senza limiti, durante il quale le specie si accoppiarono con altre specie. In generale, anche le storie del sign. Simpson riguardano l’invenzione e la sua incarnazione in un Prometeo moderno, che lavora per il rinnovamento, spinto sia da motivi economici sia dalla ricerca della conoscenza. Ogni personaggio leviano è caratterizzato dall’inventiva, di un vigile senso pratico, il contrario della stupidità, antitesi dell’ingegno: uomo fabbro e fabbro di se stesso, faber sui. 10.SENSO COMUNE Levi sceglie di parlare da una posizione di comune umanità, da vittima banale, da uomo normale. Il vivaio delle virtù comuni di Levi sono le sententiae, aforismi, perle di saggezza proverbiale. Per Levi l’umanità esiste all’interno della coscienza individuale nel senso di essere co-uomo. 11.L’AMICIZIA Nei suoi scritti, Levi mira alla creazione di un senso di comunanza tra lettori e personaggi, realtà e fantasia. L’amicizia, portatrice di valori etici e letterari, è il collante che unisce le comunità. Il rivolgersi al lettore è il passaggio per inserire l’amicizia, sostenuta dal ricordo comune nell’opera di Levi. L’essere compagni, significa condividere il pane in un incontro reciprocamente appagante, ma ciò può avvenire solo attraverso l’apertura alla trasformazione e l’individualità distintiva, segnare e essere segnato, trasformare ed essere trasformato. L’identità dell’io si crea inquanto identico all’altro. L’amicizia comporta una scelta ragionata, la disponibilità a criticare e a fidarsi dell’altro, e a lasciarsi trasformare. L’intero olocausto può essere letto come la conseguenza di aver concepito ogni straniero come nemico. 12.LA NARRAZIONE In Levi, le storie sono la base di tutto quello che scrive, forniscono la materia grezza della visione della vita, contro le generalizzazioni e le semplificazioni eccessive. A Levi è sufficiente l’atto di ascoltare per creare dialogo. 13.L’IRONIA In Levi, l’ingegno si traduce in umorismo lucido e leggero con valore morale. Egli ci mostra come si può fare ironia giocando con le aspettative e le convinzioni, chiede al lettore lo sforzo di porre maggiore attenzione nella lettura. Egli prende spunto da Rabelais, Parini, Swift e Thomas Mann. E’ il mezzo per porre interrogativi etici. Il signor Simpson viene descritto come un pazzo ridicolo, ma anche come simbolo ironico dei pericoli e delle pretese della scienza. 14.IL GIOCO Il gioco si traduce in libertà di sbagliare. Il Levi accanto alla sua razionalità e alle più cupe riflessioni riguardo le deportazioni, resta un potente residuo infantile. Il gioco è di fatti il coronamento di tutte le virtù leviane, che predispone alla libertà. Anche qui si ispira a Rabelais, nel regno dell’esuberanza della sfrenatezza e dell’eccesso. Levi è attratto proprio dalla trasgressione carnascialesca e dalla lussureggiante epica. Il gioco è sempre proiettato verso una proiezione cognitiva. Disordine, Contraddizione, curiosità divagante, esuberanza, estremi, spiare dai buchi della serratura senza essere visti. La libertà si apprende dal gioco come appagamento soggettivo autonomia, piacere intelligente e aperto a tutti. L’etiva di Levi è l’etica dell’ex schiavo, sempre memore della sua esperienza di schiavitù, e tuttavia pienamente affrancato, libero cittadino del mondo.