Principi di Economia - Macroeconomia
Esercitazione 6
L’unione monetaria
Soluzioni
Daria Vigani
Giugno 2014
1. Dite se le seguenti affermazioni sono vere o false. Argomentate.
(a) L’introduzione nella UE di una regolamentazione unica dei mercati
del lavoro potrebbe concorrere a ridurre i costi dell’unione monetaria
in presenza di shock asimmetrici.
VERO. L’omogeneizzazione dei regolamenti del mercato del lavoro
tra paesi favorisce l’integrazione e la mobilità dei lavoratori. Una
maggior mobilità del lavoro incrementa i flussi di lavoratori da paesi
con elevata disoccupazione a paesi con migliori prospettive di lavoro.
In un’unione monetaria, infatti, la banca centrale non è in grado di
intervenire per far fronte a shock asimmetrici, e i singoli paesi, non
avendo una moneta indipendente, non possono stimolare le esportazioni nette svalutando la propria moneta; in una situazione come
questa, maggiore flessibilità sui mercati del lavoro potrebbe in parte
mitigare gli effetti reali di una recessione.
(b) In presenza di shock asimmetrici, per un paese non è mai ottimale
aderire ad un area valutaria.
FALSO. L’adesione ad un’unione monetaria comporta sia costi che
benefici. La scelta di ogni paese di aderire ad una determinata area
valutaria, come tutte le scelte di natura economica, dev’essere determinata da un’attenta analisi costi-benefici. L’adesione ad un’area
valutaria risulterà conveniente quando i benefici (eliminazione dei costi delle transazioni valutarie e dell’incertezza dei cambi) superano i
costi (sacrificio dell’indipendenza delle politiche monetaria e fiscale);
in particolare, dato che i costi risultano essere funzione decrescente
del livello di sincronizzazione dei cicli economici (maggiore efficacia
della politica monetaria in presenza di shock simmetrici), l’integra1
zione risulterà essere una variabile chiave nella scelta di adesione ad
un AVO.
(c) Un eventuale ingresso della Gran Bretagna nell’UE potrebbe promuovere gli scambi tra il paese e l’Unione, portando la GB ad una
situazione in cui i benefici derivanti dall’ingresso superano i costi.
VERO. Secondo la teoria di A. Rose, una moneta comune promuove
gli scambi tra paesi partner, grezie anche alla riduzione della volatilità dei tassi di cambio (sinonimo di incertezza).
Se il livello di integrazione della Gran Bretagna con l’Eurosistema
fosse I 0 nella figura, la Gran Bretagna subirebbe una perdita netta
(rappresentata dalla distanza AB) aderendo all’unione monetaria. La
differenza tra I ∗ e I 0 rappresenta il gap di convergenza, ossia la misura
in cui il livello di integrazione è inferiore a quello necessario affinché i
costi siano compensati dai benefici. Tuttavia l’aumento degli scambi
fa aumentare l’interdipendenza tra le economie e farà di conseguenza
aumentare anche la convergenza e l’integrazione. Ne consegue che
aderire all’euro oggi può implicare una perdita nel breve periodo,
ma potrebbe accelerare anche il processo di convergenza. Via via
che l’interscambio e l’integrazione aumentano, la Gran Bretagna si
muove verso il basso lungo la sua curva CC (dal punto A) e verso
l’alto lungo la sua curva BB (dal punto B), avvicinandosi al punto
di pareggio E (la teoria di Rose suggerisce l’ipotesi che possa anche
superarlo): l’interscambio quindi aumenta l’interdipendenza tra la
Gran Bretagna e l’Eurosistema e chiude il gap di convergenza.
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