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dalla fisica classica alla fisica moderna

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Verso la fine dell ‘800 sembrava che l’intera struttura concettuale della Fisica fosse ormai completa.
La meccanica newtoniana da un lato e la teoria maxwelliana dell'elettromagnetismo, dall'altro, nella
quale si intravedevano già delle cose che non quadravano alla perfezione, nonostante tutto parevano
fornire la chiave di interpretazione e di previsione di tutti i fenomeni fisici possibili, dal moto dei pianeti
al comportamento delle cariche elettriche.
La seconda metà del XIX secolo è caratterizzata da importanti fenomeni in campo economico, sociale e
filosofico, strettamente intrecciati con il trionfo della fisica classica. In campo economico e sociale c'è
l'inizio impetuoso della seconda rivoluzione industriale, fondata sull'uso dell'energia elettrica; in quegli
anni si avvia inoltre l'utilizzazione delle onde elettromagnetiche per le trasmissioni. In campo filosofico
c'è l'affermarsi del positivismo, una corrente di pensiero che propone di applicare i procedimenti scientifici
ad ogni ramo del sapere.
Solamente alcuni fenomeni, sembravano essere al di fuori del quadro interpretativo della fisica classica,
ma il convincimento di quasi tutti gli scienziati dell'epoca era che prima o poi anche questi trovassero una
interpretazione all'interno della fisica classica. I fatti dimostrarono che le cose non stavano così, lo studio
sperimentale e teorico dei problemi irrisolti portò al superamento della fisica classica, che da teoria
generalizzata in grado di poter interpretare tutta la realtà fu ridotta ad “ottimo modello in grado di spiegare
e prevedere fenomeni in un limitato ambito di validità”.
In effetti, i fenomeni su cui si è sviluppata la fisica classica sono quelli che più direttamente rientrano
nell'esperienza comune, come la caduta dei corpi, il moto dei proiettili, il moto dei pianeti, il lento
movimento di cariche elettriche nei circuiti e molto altro ancora. In pratica la fisica classica è nata e si è
sviluppata su fenomeni che riguardano corpi relativamente lenti e grandi. Non è detto, però, che con la
fisica classica sia possibile interpretare altrettanto bene la realtà al di fuori di questo ambito, su fenomeni
che coinvolgono velocità prossime a quella della luce o dimensioni molto piccole come quelle delle
particelle elementari.
Interessante è notare come questa considerazione, della cui validità abbiamo oggi prove evidenti, era per
gli scienziati dell'epoca poco credibile, tenendo conto che la fisica newtoniana era nata con l'affermazione
che le stesse leggi regolano i corpi celesti e quelli terrestri.
Uno dei filoni di ricerca che maggiormente contribuì al superamento della fisica classica fu quello relativo
alla propagazione e all'emissione della luce, che fu ipotizzato per la prima volta da Maxwell; il quale con
le le 4 leggi dell’elettromagnetismo, che portano il suo nome, in particolar modo con la quarta di queste
riesce a teorizzare e dimostrare l’esistenza di alcune onde che diventeranno poi le onde elettromagnetiche,
quella che noi conosciamo oggi come luce. Il principio di invarianza della velocità della luce dal sistema
di riferimento scelto, dimostrata sperimentalmente da Michelson e Morley nel 1881, metteva in crisi
il principio galileiano di composizione delle velocità. Inoltre il principio di relatività galileiana sembrava
essere in contrasto con le equazioni di Maxwell sopracitate che modificano la loro forma nel passaggio
da un sistema di riferimento inerziale ad un altro.
Tutto ciò portò Einstein ad affermare il criterio della relatività, mettendo però in crisi la concezione
classica dello spazio e del tempo, fino ad allora conosciute, con la teoria della relatività ristretta nel 1905.
D'altro canto, gli studi sull'emissione della luce da parte di un corpo incandescente o, corpo nero, avevano
portato Planck nel 1900 a ipotizzare che gli atomi eccitati emettessero energia non in modo continuo ma
per pacchetti, gettando così le basi della fisica quantistica che, come vedremo, costituisce un valido
modello interpretativo dei fenomeni su scala atomica e subatomica. L'ipotesi quantistica di Planck permise
inoltre nel 1905 ad Einstein di interpretare un altro fenomeno classicamente inspiegabile ovvero l'effetto
fotoelettrico.
Un altro grande passo in avanti nell'affermazione della fisica quantistica nella scala microscopica venne
dalle teorie sulla struttura dell'atomo. Nel 1897, infatti, la scoperta dell'elettrone dimostrò con chiarezza
che l'atomo non poteva essere considerato il costituente elementare della materia, ma era a sua volta
formato da particelle più semplici, i quanti. La costruzione di un valido modello atomico e nucleare
confermò l'inadeguatezza, su questa scala, della fisica classica e la necessità di interpretare le cose dal
punto di vista quantistico.
La crisi della fisica classica fu la premessa di un incredibile e dirompente sviluppo scientifico di quegli
anni. I nuovi modelli interpretativi permisero di prevedere nuovi fenomeni e con una precisione maggiore,
oltre che rispondere a domande prive di risposta sino a quel momento, come il superamento del dualismo
tra onda e particella.
Nella fisica classica esistono o i fenomeni corpuscolari o i fenomeni ondulatori, con una netta divisione
tra essi, nel senso che un sol fenomeno può essere visto o in una chiave corpuscolare oppure in una
ondulatoria, senza possibilità di commistione tra esse. Nel mondo microscopico, viceversa, la separazione
tra i due punti di vista decade in quanto la radiazione può presentare caratteri corpuscolari e le particelle
mostrare aspetti ondulatori allo stesso tempo.
Il comportamento delle onde di materia deve essere descritto da una nuova teoria, la meccanica
quantistica fondata nel 1925 indipendentemente da Erwin Schroedinger e Werner Heisenberg, il primo di
questi famoso per la toeria del gatto di Schroedinger ed il secondo per un’altra teoria che porta il suo
nome, ovvero, il principio di indeterminazione di Heisenberg.
A partire dal 1900, il panorama della fisica cambiò radicalmente: al posto di un unico modello
interpretativo, ovvero la fisica classica, si avevano altre due teorie più generali e distinte, la fisica
quantistica e la fisica relativistica, una valida per piccole dimensioni, l'altra per velocità molto elevate e
prossime a quelle della luce. Ciascuna di queste teorie comprende la fisica classica come caso limite, cioè
come approssimazione del modello relativistico o quantistico per dimensioni abbastanza grandi o per
velocità abbastanza piccole.
La saldatura tra fisica quantistica e fisica relativistica avviene nel campo delle piccole dimensioni e delle
alte velocità; questo ambito, chiamato teoria quantistica dei campi, costituisce una delle attuali frontiere
della scienza.
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