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27 callimaco

CALLIMACO
Dati biografici
Callimaco nasce a Cirene poco prima del 300 a.C.
La sua attività letteraria si svolge sotto i regni di Tolemeo Filadelfo (283246) e Tolemeo Evergete (246-221), con i quali ha stretti legami e che
esalta in vari componimenti insieme alle rispettive consorti, Arsinoe e
Berenice.
Poeta doctus tra i più grandi, Callimaco
trova il suo ambiente d’elezione nel Museo
e nella Biblioteca di Alessandria, per la
quale compila i Pinakes (guida
bio-bibliografica alla letteratura greca).
Ignota la data della morte; l’ultima opera
databile con sicurezza (La chioma di
Berenice) ci riporta al 246.
Callimaco > Dati biografici
Sito archeologico di Cirene
Il liber callimacheo
Di Callimaco ci sono pervenuti integri 6 inni e 63 epigrammi, oltre a
numerosi frammenti degli Aitia, dei Giambi e dell’Ecale.
A eccezione degli Inni, gli altri componimenti di
Callimaco sono stati pubblicati dall’autore in un
liber, una raccolta strutturata dal poeta stesso
secondo un’architettura accuratamente studiata.
Si tratta del primo esempio di libro poetico in
questa accezione, reso possibile
dall’affermazione del libro come canale di
diffusione.
Papiro callimacheo
Callimaco > Il liber callimacheo
Gli Inni
I 6 Inni di Callimaco non facevano parte dell’edizione curata dal poeta.
Sono stati trasmessi dalla stessa tradizione manoscritta da cui vengono
tramandati gli Inni omerici e questo deve aver consentito la loro
conservazione integrale.
L’assenza di un’occasione reale (come gli agoni
rapsodici nel caso degli Inni omerici) e il pubblico
selezionato (coincidente con la cerchia dei dotti e
con l’ambiente di corte) permettono a Callimaco di
introdurre innovazioni metriche, linguistiche,
contenutistiche e strutturali che violano alcune
caratteristiche dell’inno, contaminandolo con altri
generi letterari.
Apollo
Callimaco > Gli Inni
Gli Inni: contenuti
Gli Inni di Callimaco
Inno a Zeus (I)
nella struttura tipica dell’inno vengono inseriti un
catalogo di fiumi dell’Arcadia, due discussioni su
problemi mitografici (nascita di Zeus e spartizioni delle
sfere di influenza tra gli dèi) e l’elogio di Tolemeo
Filadelfo
Inno ad Apollo (II)
inno mimetico, accompagna il rituale delle feste
Carnee di Cirene in onore di Apollo; vengono narrate
la fondazione di Cirene e l’istituzione delle Carnee; nel
finale, dedicato a questioni letterarie, compare l’Invidia
personificata
Inno ad Artemide (III)
le prerogative della dea vengono introdotte in un
bozzetto di vita quotidiana: la dea bambina sulle
ginocchia del padre Zeus; alla descrizione delle armi
della dea fa seguito il catalogo delle ninfe e dei luoghi
più amati dalla dea
Callimaco > Gli Inni: contenuti
Gli Inni: contenuti
Gli Inni di Callimaco
Inno a Delo (IV)
descrive il vagabondare di Latona, perseguitata da
Era, alla ricerca di un luogo in cui partorire, e dell’isola
di Asteria, che dopo il parto divino si stabilizzerà e
diventerà l’isola di Delo; Apollo pronuncia un encomio
di Tolemeo Filadelfo
Per i lavacri di Pallade inno mimetico, collegato con l’immersione rituale della
(V)
statua di Atena nelle acque dell’Inaco, presso Argo;
seleziona un solo tema narrativo, l’accecamento di
Tiresia, colpevole di aver visto la dea nuda nella fonte
Ippocrene
Inno a Demetra (VI)
Callimaco > Gli Inni: contenuti
inno mimetico, descrive la processione delle canefore
in onore di Demetra istituita dal Filadelfo ad
Alessandria; anche qui viene sviluppato un unico
spunto narrativo, la punizione di Erisittone per aver
abbattuto un pioppo sacro
La mistione dei generi negli Inni
Uno degli aspetti più innovativi della poetica callimachea è la
contaminazione dei generi letterari, che negli Inni si realizza a vari livelli.
Sul piano della struttura Callimaco fonde inno cletico, inno simposiale
ed elegia:
⮚l’inno cletico, inteso come prooimion,
cioè introduzione alla recitazione epica
(costituito da invocazione, elencazione
delle sfere funzionali del dio, rievocazione
di uno o più episodi della sua saga,
richiesta di assistenza durante l’esibizione);
⮚l’inno simposiale, in cui vengono invocati
gli dèi prima del banchetto (la cornice
dell’inno a Zeus è un banchetto di poeti
eruditi, immagine del pubblico di Callimaco);
Apollo e Artemide
⮚l’elegia, con la sua predilezione per la
narrazione dettagliata di un singolo episodio.
Callimaco > La mistione dei generi negli Inni
Le caratteristiche degli Inni
Per quanto riguarda le scelte linguistiche, metriche e
contenutistiche, osserviamo le seguenti innovazioni
(o infrazioni alle “leggi” dell’inno):
⮚nel V inno viene usato il distico elegiaco invece
dell’esametro;
⮚l’esametro, usato in cinque inni, rispetta regole
più rigide rispetto all’esametro epico;
⮚gli ultimi due inni sono in dorico letterario, invece
che nella lingua dell’epica;
⮚nella struttura dell’inno cletico vengono inserite
tematiche insolite (questioni erudite, bozzetti
quotidiani);
⮚tre inni si presentano come mimetici, cioè come
descrizioni di un rituale che si immagina in atto.
Atena
Callimaco > Le caratteristiche degli Inni
Gli Aitia
Con gli Aitia Calimaco si accosta a un genere
letterario, quello dell’elegia eziologica, caratteristico
della produzione letteraria di età ellenistica.
Gli Aitia sono una raccolta di componimenti in
distici elegiaci in 4 libri, che ricostruiscono le
origini di nomi, usanze, culti. Aprivano l’edizione
delle opere di Callimaco e costituivano una sorta di
enciclopedia del mito, considerato come base su
cui si fonda il presente.
Nei primi due libri le elegie sono presentate come
risposte delle Muse alle domande del poeta, al
Musa che legge
quale erano apparse in sogno: il rapporto con le
Muse permette a Callimaco di porsi come erede dell’epos. Negli ultimi
due libri, invece, gli aitia si susseguono l’uno all’altro senza raccordo.
Callimaco > Gli Aitia
I contenuti
Ecco un sintetico prospetto dei contenuti degli Aitia:
I contenuti più famosi degli Aitia
Prologo
dei Telchini
elegia proemiale in cui Callimaco, che si presenta in età
avanzata, espone principi di poetica difendendosi dalle accuse di
metaforici Telchini, demoni invidiosi che simboleggiano i
detrattori del poeta
Prologo
del sogno
noto in forma estremamente frammentaria, doveva essere
l’originaria elegia proemiale degli Aitia
III libro
si apre con l’Epinicio di Berenice, ma l’episodio più celebre era
costituito dall’elegia di Aconzio e Cidippe: il primo, con una
formula magica incisa su una mela, riesce a impedire il
matrimonio di Cidippe e a ottenere la sua mano
IV libro
importante in questo libro era la Chioma di Berenice:
Conone, astronomo di corte, scopre una nuova costellazione,
che si immagina nata dalla trasformazione di un ricciolo offerto
da Berenice come voto per il ritorno del marito Tolemeo III dalla
guerra contro la Siria
Callimaco > I contenuti
Il prologo dei Telchini
Il prologo dei Telchini è stato scritto dall’autore in età avanzata,
probabilmente al momento di pubblicare il liber; per le sue affermazioni
programmatiche doveva fungere da prologo all’intera raccolta
callimachea.
Callimaco accusa i Telchini, demoni che in tempi mitici abitavano l’isola
di Rodi (in realtà i propri detrattori), di essere giudici incompetenti, che
privilegiano la quantità alla qualità nella valutazione della poesia.
Spiega inoltre di non aver voluto scrivere un poema “unitario e continuo”
(rifiuto dell’epica tradizionale); la forma breve dell’elegia consente una
maggiore elaborazione formale (leptotes) e una maggiore padronanza
dei contenuti (simboleggiati dal rapporto privilegiato del poeta con Apollo
e le Muse).
Callimaco > Il prologo dei Telchini
L’identità dei Telchini
Grazie agli scoli è stato possibile identificare i Telchini con alcuni poeti
ed eruditi di spicco dell’età ellenistica attestati su posizioni peripatetiche:
i due Dionisii, Asclepiade, Posidippo, Prassifane di Mitilene.
A essi Callimaco contrappone:
⮚le sue novità: raffinatezza stilistica,
brevità, gusto per la varietà,
contaminazione dei generi letterari;
⮚i suoi modelli: Esiodo invece di Omero
(l’Esiodo de Le opere e i giorni è
considerato esponente di una poesia
del “vero”, aliena dalle finzioni poetiche),
⮚Mimnermo (di cui vengono elogiati
i componimenti brevi, forse le elegie
amorose) e, tra i contemporanei,
Filita di Cos.
Callimaco > L’identità dei Telchini
Scena di caccia
Dagli Aitia ai Giambi
Agli Aitia seguiva il libro dei Giambi, all’inizio del quale Callimaco
dichiarava di lasciare “i pascoli montani” (= l’Elicona, monte delle Muse e
simbolo di poesia nobile) per “entrare nei pascoli pedestri” (il giambo).
I 17 componimenti che costituivano l’opera si presentavano in modo
estremamente vario, sotto il profilo metrico, linguistico e tematico.
Gli elementi fondamentali dei Giambi
metro
trimetri giambici, coliambi tetrametri trocaici catalettici,
strutture epodiche, metri lirici
lingua
prevalentemente ionica (poesia giambica), ma in alcuni casi
viene scelto il dorico
temi e motivi
invettive (tipiche del giambo), ma anche spunti eziologici
Callimaco > Matematica e astronomia
Un manifesto di poetica
Ricostruire i contenuti dei Giambi è estremamente difficile per la
frammentarietà dell’opera; sappiamo comunque che il Giambo XIII è un
manifesto di poetica.
In esso Callimaco si difende dall’accusa di scarsa fedeltà al modello del
giambo ipponatteo, anche dal punto di vista del dialetto e delle scelte
metriche.
In sua difesa Callimaco proclama il principio
della polyeideia, ossia la liceità di coltivare più
generi letterari, anche fondendone i caratteri;
il passo è il fondamento teorico più esplicito
relativo alla pratica della contaminazione dei
generi letterari.
Lagynos con strumenti musicali
Callimaco > Un manifesto di poetica
L’Ecale
L’Ecale, che nell’edizione allestita da Callimaco seguiva i Giambi, è un
epillio, cioè un componimento in esametri di dimensioni ridotte che narra
un episodio marginale nella saga di un eroe, richiamando l’attenzione sulla
sfera privata o sul mondo dei sentimenti, più che sul piano delle gesta
mitiche.
Protagonista dell’epillio è Teseo, di cui viene
narrato l’incontro con la vecchia Ecale, che
offre ospitalità all’eroe durante la sua caccia
al toro di Maratona.
Il poemetto si chiude con un aition,
l’istituzione delle feste in onore di Zeus Ecalio,
mediante le quali Teseo vuole perpetuare il
ricordo della generosità di Ecale.
Teseo uccide il Minotauro
Callimaco > L’Ecale
Le innovazioni dell’Ecale
La tradizione vuole che Callimaco abbia scritto l’Ecale per dimostrare di
essere capace di comporre poesia epica; in realtà l’epillio testimonia la sua
capacità di innovare all’interno dell’epos.
Le innovazioni riscontrabili nell’Ecale sono:
⮚la trattazione di una sezione circoscritta
del mito, di natura marginale;
⮚l’inserimento di spunti eziologici;
⮚la scelta per il ruolo di protagonista di un
personaggio non eroico (la vecchia Ecale);
⮚lo stile, caratterizzato dalla brevità e
dalla raffinatezza.
Teseo e il Minotauro
Callimaco > Le innovazioni dell’Ecale
Gli epigrammi
I 63 epigrammi tramandati sotto il nome di
Callimaco sono di argomento vario (votivi,
sepolcrali, pederotici, poesia d’occasione); alcuni
presentano innovazioni linguistiche (coloritura
dorica) e metriche (innovazioni nel trattamento
del distico elegiaco).
Importante, per le dichiarazioni programmatiche
che contiene, è l’epigramma 28, in cui il poeta
dichiara:
⮚di odiare il poema ciclico
(= il poema epico tradizionale);
⮚di prediligere argomenti e forme non
comuni, attraverso una nutrita serie di
metafore (la strada poco battuta, la fonte poco
frequentata, il ragazzo che non si concede a tutti).
Callimaco > Gli epigrammi
Musa
Il poeta e l’erudito
La produzione poetica ci fa riconoscere in Callimaco un poeta doctus:
una figura che realizza un connubio tra studioso e artista, tipico dell’età
ellenistica.
“Non canto nulla che non sia attestato”, dichiara orgogliosamente
Callimaco.
Questa affermazione lega la sua produzione poetica e l’attività di erudito,
attivo nella raccolta dei materiali e nello studio degli autori che lo hanno
preceduto (si ricordino i Pinakes).
I suo interessi spaziano da argomenti geo-etnografici a problemi
storico-lessicografici, con attenzione alla paradossografia, cioè
la raccolta e l’esposizione di tutto ciò che esula
all’ordinario (fenomeni naturali, opere dell’uomo, costumi diversi e curiosi).
Callimaco > Il poeta e l’erudito