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Marcovaldo - Ovvero le stagioni in città

NARRATIVA
PROF.
Marcovaldo
Ovvero le stagioni in città
___
INTRODUZIONE
Personaggio buffo e melanconico, Marcovaldo è protagonista d’una serie di favole moderne,
dove Italo Calvino va segnando avvenimenti impercettibili nella vita di una grande città
industriale. Partite come divagazioni comico-poetiche sul tema della più elementare lotta per la
vita, le venti favole di Marcovaldo arrivano alla rappresentazione della più complicata realtà
d’oggi, alla satira del “miracolo economico” e della “civiltà del consumo”; ma sempre restano
fedeli a una classica struttura narrativa: quella delle storielle a vignette dei giornalini per
l’infanzia. (1963)
I personaggi:
I personaggi principali sono i membri della numerosa famiglia di Marcovaldo: la moglie
Domitilla, i figli Michelino, Filippetto, Paolino, Pietruccio ,Fiordaligi e le figlie Isolina e
Teresina. Altri personaggi sono poco più che comparse e intervengono in singoli racconti: lo
spazzino Amadigi; il vigile notturno Tornaquinci; il disoccupato Sigismondo; il presidente del
consiglio d'amministrazione Alboino; il signor Rizieri, pensionato; il cavalier Ulrico; l'agente
Astolfo; la signora Diomira; il dottor Godifredo, agente di pubblicità luminosa. Un'eccezione è il
caporeparto Viligelmo, che ha un certo spazio in diversi racconti ("Il piccione comunale", "La
pioggia e le foglie" etc.).
I riassunti
1. Funghi in città (primavera)
Marcovaldo, un giorno scopre un buon numero di funghi nati da una spore in un'aiuola
cittadina. Estasiato all’idea di uscire dalla monotonia del solito e povero desinare, il
protagonista decide di non rivelare ai suoi figli il luogo in cui crescono i funghi, per paura che la
voce poi si sparga e che le delizie finiscano nelle mani di altri. Una volta del tutto cresciuti,
Marcovaldo porta la sua famiglia a raccogliere i funghi, e così fa anche lo spazzino Amadigi, che
rivela a Marcovaldo di aver scoperto un’ altra zona di crescita dei funghi, che vengono su ancora
più grossi e numerosi. Va a finire che una grande folla di persone prende la sua razione di
funghi, che si scoprono ben presto essere velenosi.
2. La villeggiatura in panchina (estate)
Marcovaldo si sente soffocare in casa sua, dove dormono tutti in una sola camera. La panchina
di una piazza alberata che ogni mattina attraversa per recarsi al lavoro lo fa sognare e immagina
quanto sarebbe fresco e riposante dormirci tutto da solo. Una notte caldissima, quando la sua
famiglia russa già, prende il suo guanciale e, zitto zitto, esce e ci va. Ma la panchina è occupata
da una coppia che litiga e lui deve aspettare a lungo prima di potercisi coricare; nell'attesa
contempla la luna con la sua misteriosa luce, elegante e naturale, confrontandola con quella
falsamente vivace e ripetitiva di un semaforo. Quando finalmente può occupare la panchina, la
luce del semaforo lo disturba e poi ci sono rumori e puzze inconsuete che impediscono più di
una volta a Marcovaldo di trovare il sonno tanto desiderato. E anche quando crolla sfinito e si
addormenta, non può godere del riposo sperato: si risveglia pieno di dolori alla schiena e al
fianco, con i quali deve correre al lavoro: è già mattina.
3. Il piccione comunale (autunno)
Marcovaldo, affamato, vedendo uno stormo di beccacce che volano in cielo cerca di catturarle
sparpagliando colla sul terrazzo del condominio, riuscendo però a catturare solo un povero
piccione risultato poi essere di proprietà dell'amministrazione comunale.
4. La città smarrita nella neve (inverno)
In città è caduta la neve e Marcovaldo, nel vedere la sua ditta sommersa da un bianco velo, si
sente più libero che mai, ma le cose cambiano quando si rende conto che ciò non vale per
l’interno dell’edificio. Inoltre l’azienda lo incarica di spalare il cortile antistante. Marcovaldo
tuttavia continua a sentire la neve come amica, come un elemento che annulla la gabbia di muri
in cui è imprigionata la sua vita. Con i mucchi di neve Marcovaldo crea strade tutte sue.
Trasformato in pupazzo di neve da un carico di tre quintali piombatogli addosso dalle tegole e
ne esce con un forte raffreddore. Per una tromba d'aria provocata da uno starnuto di Marcovaldo
tutta la neve viene risucchiata in su e il cortile si ripresenta con le cose di tutti i giorni,
spigolose ed ostili.
5. La cura delle vespe (primavera)
Marcovaldo siede su una panchina in compagnia dell’anziano signor Rizieri «pensionato e solo
al mondo», che spesso si lamenta dei suoi lancinanti dolori. Da un vecchio ritaglio di giornale,
usato per incartare il panino, Marcovaldo scopre come poter curare i reumatismi con il veleno
d'api, e dopo aver rinchiuso una vespa dentro un barattolo, la prova subito sul signor Rizieri,
credendo che l’effetto sia lo stesso; manda così i figli a catturare tante vespe, ed allestisce un
ambulatorio medico in casa. Sennonché, a causa dell'imprudenza del figlio Michelino, che viene
inseguito fino a casa da un nugolo di vespe inferocite, facendo finire tutti all'ospedale.
6. Un sabato di sole, sabbia e sonno (estate)
Appresi gli effetti benefici della sabbia, Marcovaldo va sulle rive del fiume con i suoi figli per
fare sabbiature che lo curino dai reumatismi. I figli muoiono dalla voglia di andarsi a buttare nel
fiume, ma c'è un cartello con la scritta: " Pericolosissimo bagnarsi" poiché è facile annegarvi.
Marcovaldo, disteso su un barcone, li richiama perché lo ricoprano con sabbia, lasciandogli solo
il viso scoperto. Filippetto, volendo far navigare il padre per il fiume, slega per metà gli ormeggi
e Marcovaldo si ritrova a navigare per il fiume con il sole che batte e, dopo un rapido
spostamento, atterra su una massa di bagnanti con salvagenti, canotti, ciambelle, materassini,
barche. È certo di una sola cosa: non una goccia d'acqua lo bagnerà.
7. La pietanziera (autunno)
Per la pausa di mezzogiorno, Marcovaldo si porta il cibo da casa in una pietanziera, un
recipiente tondo e piatto fatto di latta. A lui viene sempre l'acquolina in bocca ogni volta che
svita il coperchio della pietanziera, ma resta sempre deluso perché la moglie Domitilla gli
prepara la pietanziera con gli avanzi della sera. Un giorno la moglie ha comprato tante salsicce
per motivi suoi e per tre giorni di seguito Marcovaldo si ritrova con le salsicce della sera prima,
finché non vede sulla terrazza di una casa grande e lussuosa un bambino in castigo poiché non
vuole mangiare il fritto di cervello. Stufo delle solite salsicce, baratta il suo cibo con quello del
bambino. Ad un certo punto arriva la governante che protesta, perciò Marcovaldo deve
restituire il fritto di cervello al bambino, raccogliere la pietanziera gettata via dalla governante e
tornare al lavoro.
8. Il bosco sull’autostrada (inverno)
Una sera d'inverno molto fredda, viene a mancare la legna per la stufa. Marcovaldo decide di
uscire in cerca di legna ma, trovandosi in città, non trova che un mucchietto di rami umidi. Al
suo ritorno a casa trova il caminetto funzionante: i figli, avendo preso spunto da una fiaba che
racconta di un bambino figlio di un taglialegna, usciti anch'essi per cercare legna, hanno trovato
dei cartelli pubblicitari, e li hanno scambiati per alberi dato che, nati in città, non hanno mai
visto un vero bosco. Allora Marcovaldo, vedendo i buoni risultati portati dall’idea dei figlioletti,
decide di riportarli a far legna il giorno dopo facendosi accompagnare al presunto “bosco”.
Comincia a tagliare così con la sega un cartellone ma viene sorpreso dall'agente Astolfo che,
essendo assai miope, scambia lui e i suoi figli per delle immagini pubblicitarie.
9. L’aria buona (primavera)
Il dottore dice che i bambini di Marcovaldo hanno bisogno di respirare un po' d'aria buona, a
una certa altezza, di correre sui prati. Sulla collina della periferia della città c'è l'aria buona. Da
lassù la città appare triste e plumbea. Mentre i suoi figli si divertono a raccogliere ciliegie,
parlando con alcuni degenti del sanatorio che sta sulla collina, Marcovaldo capisce come essi
invece desiderino la città, non potendoci tornare a causa della loro salute.
10.
Un viaggio con le mucche (estate)
Un gruppo di mucche passa periodicamente a fianco alla casa di Marcovaldo e, fra campanacci e
rumori di zoccoli, si dirige al pascolo nella montagna vicina. La cosa incuriosisce assai i figli del
protagonista, che pongono al padre domande su domande, fatta eccezione per Michelino che, in
quanto più grande, non ha che bisogno di verificare quello che già sa sulle mucche, seguendo la
mandria fino al pascolo. La scomparsa del bambino spaventa non poco il resto della famiglia che
però viene rassicurata dal commissario, che sostiene invece la bellavita condotta da Michelino
su in montagna. Di ritorno a casa, uno stanco Michelino viene accolto dalla famiglia, ansiosa di
sapere come sia andata la sua villeggiatura, ma egli gli rivela invece di come sia stato faticoso
lavorare per i pastori.
11. Il coniglio velenoso (autunno)
Marcovaldo viene dimesso dall’ospedale ed è pronto per tornare alla sua solita vita. Una volta
lasciato solo dal dottore, vede un coniglio molto malridotto rinchiuso in una gabbietta poco più
grande di lui. Afflitto da un sentimento di tenerezza misto alla speranza di poter creare un
allevamento di conigli a casa sua, nasconde la bestiola nel cappotto e se la porta via. Ottenuta
una giornata di permesso dal lavoro, Marcovaldo va a casa e condivide con la scettica moglie
Domitilla e con i figli la sua idea. La donna è tutt'altro che fiduciosa nella trovata del marito e
quando il giorno dopo Marcovaldo la lascia a casa da sola, decide di dare un taglio alle spese
cucinando immediatamente il coniglio. Lo lascia nelle mani dei suoi bambini che dovranno
portarlo alla signora Diomira perché lo uccida e lo spelli; I 3 ragazzini però, volendo salvare la
vita del coniglio lo liberano. Divulgata la notizia che al coniglio è somministrato un germe
feroce e altamente contagioso, una volta recuperato l’animale, la famiglia di Marcovaldo viene
portata in ospedale per i controlli.
12.
La fermata sbagliata (inverno)
A Marcovaldo piace molto il cinema, un modo per fuggire dalla monotonia della città e
immaginare di vivere molte avventure. Una sera, uscendo dal cinema, si trova immerso in una
nebbia fittissima. Va alla fermata del tram e prende il 30, ma non vede niente e, sceso dal tram
quando crede di essere arrivato, si rende conto di aver sbagliato la fermata. Comincia a
camminare, ma non riconosce niente: è perduto. Dopo essersi ubriacato in un'osteria mentre
cerca di chiedere informazioni arriva in un posto strano con luci nel suolo, e chieste indicazioni
ad un uomo munito di due bacchette luminose, gli viene indicata la direzione per uno strano
autobus. Entrato sul mezzo, e messosi a proprio agio, Marcovaldo scopre che non è un autobus:
è un aereo che va a Bombay, Calcutta e Singapore!
13.
Dov’è più azzurro il fiume (primavera)
Marcovaldo, per fornire alla famiglia cibi non passati tra le mani di speculatori, cerca un posto
dove l'acqua sia pura e non inquinata e i pesci sani e non avvelenati. Un giorno, trovato quello
che sembra essere il luogo di pesca perfetto: il bacino di un fiume di una bella tinta azzurra,
riesce a racimolare attrezzatura a sufficienza per pescare tinche in abbondanza. Sulla strada del
ritorno, viene fermato da una guardia che gli impone di ributtare in acqua i pesci perché
quell'acqua è inquinata dalle vicine fabbriche di vernice: ecco perché quell'acqua è di un azzurro
così vivo. Marcovaldo rovescia la sporta piena di pesci nel fiume. Qualche tinca, ancora viva,
guizza via tutta contenta
14.
Luna e Gnac il fiume (estate)
Nel corso di una notte limpida Marcovaldo è intento a mostrare ai suoi figli il firmamento e ad
insegnargli passo-passo ogni costellazione. Nel mentre la sua figlia più grande, Isolina, sognava
momenti di svago a suon di musica, ed il fratello Fiordaligi comunicava in labiale con una bella
ragazza affacciata alla finestra d’un abbaino. Purtroppo però la scritta al neon che pubblicizza la
Cognac Spaak, che si accende si spegne ogni 20 secondi, fa sì che i momenti di felicità e
curiosità della famiglia siano spesso interrotti dalla luce abbagliante, che rende la notte più
sfocata. Questo non scoraggia il giovane Michelino che, armatosi di lanciasassi, spegne
definitivamente l’insegna. Pochi giorni dopo il dottor Godifredo, agente di pubblicità luminosa,
nonché dipendente della Cognac Tomawak, propone un contratto a Marcovaldo: è disposto a
pagarli bene purché distruggano in maniera assidua la scritta della Spaak ogni volta che veniva
riparata. Questo manderà l’azienda in bancarotta, ma la gioia di Marcovaldo e della sua famiglia
in merito scomparirà quando verrà montata la nuova scritta al neon della Tomawak.
15.
La pioggia e le foglie (autunno)
Nella ditta in cui lavora, Marcovaldo è incaricato di prendersi cura di una piantina posta
nell'atrio. Egli percepisce la pianta come un essere in grado di soffrire e nel vedere il profitto che
trae dall’acqua piovana, la pone ogni giorno nel giardino della ditta e per non trascurarla la
porta a casa; attraversa la città portando la piantina sulla sua bicicletta, inseguendo le nuvole.
Nel giro di un fine settimana, la pianta cresce tanto da sembrare un albero. Diventata
ingombrante nell'ingresso della ditta, Gli viene ordinato di restituirla al vivaio in cambio di una
più piccola e ricomincia la corsa per la città senza decidersi ad imboccare la strada del vivaio.
Cessata la pioggia, la pianta è come sfinita per la troppa acqua piovana. Ad una ad una lascia
cadere le sue foglie che ingialliscono senza che Marcovaldo se ne accorga. Quando questo si
ferma, si gira e si rende conto che della pianta non resta che un tronco privo di foglie.
16.
Marcovaldo al supermarket (inverno)
Marcovaldo, insieme alla sua famiglia, dopo il lavoro si dirige al supermarket ma non avendo
soldi si limita a girare per i reparti senza comprare nulla. Un giorno gli viene l'impulso di
riempire il carrello solo per il gusto di averlo pieno, ma quando viene annunciata l'imminente
chiusura del supermarket, si rende conto che al resto della sua famiglia è venuta la stessa idea.
Tutti si precipitano a svuotare i carrelli. Tuttavia la tentazione di riempirli è tale che più li
svuotano e più li riempiono, finché non vedono che in una parte del supermarket ci sono lavori
di ampliamento e vuotano i carrelli nella bocca di una gru.
17.
Fumo, vento e bolle di sapone (primavera)
Ogni giorno il postino depone nelle cassette della posta un sacco di lettere. Tranne per
Marcovaldo perché nessuno gli scrive mai: se non fosse ogni tanto per una bolletta, la sua
cassetta non servirebbe proprio a niente. I figli di Marcovaldo pensano di arricchirsi
accaparrandosi i buoni dei detersivi (che permettono di avere un campione gratuito) per poi
riscattarli e rivenderli. Però l'operazione fallisce. Le cose si complicano; la trasformazione dei
buoni in merce va per le lunghe. Tra gli incaricati delle ditte inoltre non tarda a spargersi la voce
dell'esistenza di una concorrenza sleale. Da un momento all'altro la banda di monelli si ritrova
ricercata dalla polizia e per sbarazzarsi di tutto il detersivo i bambini gettano la polvere nel
fiume. Il sapone, sciogliendosi, diventa schiuma che poco dopo libera bolle di sapone nell'aria,
le quali a loro volta si confondono con il fumo nero delle ciminiere. Poi le bolle svaniscono e
non resta che il fumo nero delle ciminiere.
18.
La città tutta per lui (estate)
Ad agosto la città è vuota, poiché chiunque, stanco dell’ambiente di quell’ambiente grigio e
monotono, è ormai partito per le vacanze; tutto fuorché Marcovaldo. La domenica mattina, in
giro, si ritrova in una città diversa, dove può camminare in mezzo alla strada e attraversare con
il rosso. La città sembra occupata da abitatori fino allora sconosciuti, che siano animali o
piante. Marcovaldo capisce che il piacere non è tanto fare tutte quelle cose insolite, quanto il
vedere tutto in un altro modo: le vie come fondovalli, o letti di fiumi in secca, le case come
blocchi di montagne scoscese, o pareti di scogliera. Ma si imbatte in una troupe che gira un
servizio giornalistico che vuole fare una serie di domande a quella che sembra essere l’unica
persona rimasta in città nel giorno di ferragosto. A Marcovaldo sembra, per un momento, che la
città di tutti i giorni abbia ripreso il posto di quella, per un momento, intravista o forse
solamente sognata.
19.
Il giardino dei gatti ostinati (autunno)
La città dei gatti vive dentro alla città degli uomini. Una volta le due città coincidevano, uomini
e gatti usavano gli stessi luoghi; oggi gli itinerari dei gatti devono sfruttare i passaggi lasciati
tra palazzo e palazzo, a causa del forte traffico. Marcovaldo è amico di tutti i gatti che incontra
durante la sua pausa pranzo. Un giorno un soriano che conosce molto bene lo guida alla
scoperta di un grande ristorante. Trascurando gli inviti del gatto che vuole guidarlo verso la
cucina, Marcovaldo vede che al centro del salone c'è una peschiera dove nuotano le trote che
dovranno essere cucinate; getta una lenza, cattura un pesce ma il soriano lo acchiappa in un
baleno. Inseguendo il gatto giunge fino al giardino di una vecchia casa in rovina in mezzo alla
città, piena di gatti. Marcovaldo suona alla porta per avere indietro la sua trota; dalla finestra si
intravede il volto dell’anziana marchesa, proprietaria dell’abitazione. Ella gli racconta del suo
essere prigioniera dei gatti: vorrebbe cambiare casa, ma i compratori sono spaventati dai gatti.
Marcovaldo si accorge che è tardi e torna al lavoro. L'inverno successivo la vecchietta muore. La
primavera successiva iniziano i lavori per la costruzione di un moderno palazzo, ma i lavori
sono continuamente ostacolati dai gatti e dagli altri animali della zona, che sembrano opporsi
alla distruzione del loro ultimo luogo di ritrovo
20.
I figli di Babbo Natale (inverno)
Il Natale, trasformato nella festa del consumo, ha contagiato tutta la città: tutte le aziende si
ritrovano coinvolte nella ricerca per il regalo più originale e facoltoso da mandare alle altre
ditte. Marcovaldo per conto della Sbav gira porta a porta vestito da Babbo Natale a portare
regali, accompagnato dal figlio Michelino che è deciso a fare un regalo ad un bambino povero.
Dopo aver fatto visita al figlio di un noto industriale, viziato e tanto ricco quanto solo e triste,
Michelino, non avendo ben chiaro il concetto di bambino povero, ne riconosce uno in lui, così
gli regala un martello, un tirasassi e dei fiammiferi con cui inizia a distruggere con gioia tutta la
ricca casa. Il giorno dopo Marcovaldo si presenta al lavoro temendo di essere licenziato in
tronco per l'accaduto, invece viene a sapere che l'industriale padre del bambino viziato è
rimasto fortemente colpito da quei regali, gli unici in grado di far divertire suo figlio, tanto che
la Sbav il giorno stesso cambia tipo di produzione lanciando il «regalo distruttivo», che tra
l'altro ha anche il pregio di distruggere altri oggetti.