Appunti di Storia 23/10/2021 Età di Cesare (dalla morte di Silla alla morte di Cesare) Quando Silla era ancora un brillante generale e, più tardi, negli anni di piombo delle proscrizioni e della dittatura, si segnalarono al suo fianco due giovani rampolli dell'aristocrazia conservatrice, Gneo Pompeo (106-48 a.C.) e Marco Licinio Crasso (115-53 a.C). Pompeo era un ufficiale di Silla ed era un difensore degli optimates (conservatori) contro i populares (progressisti). Crasso si era arricchito attraverso le proscrizioni (sistema adottato da Silla contro i populares per privarli delle loro ricchezze). Questi due uomini furono tra i protagonisti dei successivi decenni di storia repubblicana. Pompeo contro Sertorio Dopo la morte di Silla, scoppiò una rivolta in Spagna guidata da Quinto Sertorio. Venne affidato a Pompeo il compito di sedare la rivolta. La guerra fu aspra, durò dal 76 al 72 a.C. e fu vinta solo grazie al tradimento di uno degli uomini di Sertorio. Spartaco e la rivolta degli schiavi Intanto, alla fine del 74 a.C. la fuga di un gruppo di schiavi dalla scuola di addestramento per gladiatori di Capua si era trasformata in una vera e propria guerra. Guidato dall'abile Spartaco, un gladiatore originario della Tracia, il gruppo degli schiavi divenne un vero e proprio esercito, che impegnò le truppe consolari per tre anni e le sconfisse ripetutamente. Alla fine fu Crasso a infliggere agli schiavi la sconfitta definitiva, nel 71 a.C: gli uomini di Spartaco furono massacrati, i superstiti, circa seimila, vennero crocifissi lungo la via Appia che collegava Capua a Roma (la crocifissione serviva da monito agli altri ribelli). Il consolato di Pompeo e Crasso Tornati a Roma vittoriosi, Pompeo e Crasso potevano ormai aspirare a un ruolo politico di primo piano, e infatti furono entrambi eletti al consolato nel 70 a.C. I consoli eliminarono alcuni provvedimenti della costituzione sillana: in particolare, restituirono ai tribuni della plebe il diritto di veto, consentendogli anche di accedere alle cariche di magistratura superiore; ripristinarono la vigilanza dei censori sul senato; introdussero i cavalieri nelle giurie incaricate di giudicare i reati di malgoverno nelle province. L'operazione contro i pirati Nel corso degli anni sessanta Pompeo continuò a tessere la trama della politica romana. Nel 67 a.C. il senato gli assegnò un comando speciale per la lotta contro i pirati, i quali aggredivano i convogli commerciali in viaggio attraverso il Mediterraneo. Pompeo ebbe il controllo totale delle forze navali romane e di un esercito molto consistente, grazie ai quali riuscì a stroncare l'attività dei pirati nel giro di poche settimane. La campagna in Asia Minore. Sull'onda di questo brillante successo, nel 66 a.C. Pompeo ottenne il comando della guerra contro Mitridate VI, il re del Ponto da tempo nemico di Roma. Dopo la tregua conclusa ormai parecchi anni prima da Silla, infatti, Mitridate aveva rilanciato la sua politica antiromana e la guerra si era riaccesa. Questa volta Pompeo impiegò tre anni a recuperare i territori asiatici occupati da Mitridate, e infine lo costrinse alla fuga e a darsi la morte. Pompeo volle anche dare un assetto politico stabile a tutta l'area mediorientale, nella quale l'egemonia romana non appariva ancora consolidata. Alcuni territori furono strutturati da Pompeo in forma di provincia, come la Siria e la Cilicia; in altri casi Pompeo preferì creare un protettorato (guardare cartina a pag. 345 del libro di testo). La congiura di Catilina Nel 63 a.C. Catilina, che aveva provato per due volte a diventare console, tentò un colpo di stato, che si rivelò un insuccesso grazie all’intervento di Cicerone (che scrisse le Catilinarie). Catilina fuggì da Roma e molti suoi seguaci furono giustiziati senza un regolare processo. Catilina si rifugiò in Etruria e morì durante la battaglia di Pistoia, che vide la definitiva sconfitta dei congiurati. G. Giulio Cesare Negli anni sessanta Cesare iniziò a percorrere la carriera politica, tenendosi a stretto contatto con i due massimi leader del momento, Pompeo e Crasso. Pompeo e Crasso erano sostenitori degli optimates, invece Cesare sosteneva i populares. Nel 60 a.C, Cesare, Pompeo e Crasso firmarono un accordo che passò alla storia con il nome di primo triumvirato. Pompeo, inoltre, sposò la figlia di Cesare per rafforzare questa alleanza. Fu così che, grazie all'appoggio di Pompeo (molto influente presso i suoi ex soldati) e di Crasso (ricchissimo esponente degli ambienti economico-finanziari), Cesare venne eletto console per il 59 a.C. Assunta la massima carica, varò una serie di provvedimenti che diedero corso agli accordi presi con gli altri due triumviri: • fece espropriare le terre da distribuire ai veterani di Pompeo e ratificare la sistemazione da lui data alle conquiste orientali; • favorì i pubblicani (gli esattori delle tasse nelle province), un ceto a cui Crasso era molto legato, riducendo la somma che dovevano versare allo stato e quindi aumentando i loro margini di guadagno; • per se stesso, infine, Cesare ottenne, a partire dal 58 a.C. e per la durata di cinque anni, il governo della Gallia Cisalpina, dell'Illirico e della Gallia Narbonese. Ottenute dunque le province che desiderava, nella primavera del 58 a.C. Cesare si accinse a lasciare Roma per raggiungere i territori della Gallia. La campagna in Gallia La Gallia era un territorio immenso, delimitato a est dal fiume Reno, che divideva i galli dai germani. Di questa vastissima area i romani controllavano solo la fascia costiera mediterranea. Sulla carta, la conquista della Gallia interna si presentava come un compito non troppo impegnativo. Sembrava confermarlo soprattutto il fatto che i galli, omogenei sul piano linguistico e religioso, apparivano invece divisi sul piano politico da profonde rivalità interne. Gli elvezi, stanziati nell'attuale Svizzera, sotto la pressione di tribù germaniche avevano stabilito di trasferirsi più a ovest. Per fare questo dovevano transitare per la provincia romana e Cesare non si lasciò sfuggire l'occasione. Nel corso di una sola battaglia, combattuta nell'estate del 58 a.C, gli elvezi vennero praticamente sterminati. Dopo soli due anni di guerra, la conquista dell'intera Gallia sembrava dunque cosa fatta. Nonostante i successi riportati, tuttavia, la sottomissione della Gallia si rivelò più complessa del previsto, anzi fu a un passo dal fallire. Dopo varie rivolte nel nord del paese, infatti, nell'inverno del 53-52 a.C. una grande coalizione di popoli gallici diede vita a una generale sollevazione antiromana. La novità stava nell'unione fra diverse tribù e nella presenza di un generale abile e coraggioso, il giovane Vercingetorige, in grado finalmente di tener testa a Cesare. La battaglia decisiva si svolse nel settembre del 52 a.C. quando Vercingetorige fu catturato e giustiziato. Il secondo accordo con Pompeo e Crasso A Lucca, nel 56 a.C, gli accordi fra i triumviri furono aggiornati. Pompeo e Crasso sarebbero stati consoli nel 55 a.C (come puntualmente accadde) e avrebbero votato una legge che prorogava di altri cinque anni il mandato di Cesare in Gallia. Pompeo avrebbe inoltre ricevuto il controllo sulle province spagnole e Crasso l’incarico di governare la Siria e di contrastare le rivolte dei Parti. Durante questi scontri,nella battaglia di Carre, in Mesopotamia, Crasso cadde prigioniero e fu ucciso. Le tensioni fra Cesare e Pompeo Dopo la morte di Crasso, il triumvirato si indebolì. Negli anni in cui Cesare era lontano da Roma (ma sempre a stretto contatto con i suoi uomini nella capitale) erano accadute molte cose che mutavano il quadro politico; in particolare si evidenziava una crescente tensione nei rapporti fra Cesare e Pompeo, che portò i due sull'orlo della rottura. Il primo segnale si era avuto nel 57 a.C, ad appena un anno dalla partenza di Cesare, quando Pompeo aveva richiamato in patria Cicerone (che Cesare, come sappiamo, aveva fatto esiliare da Clodio), evidentemente per garantirsi un alleato in vista di un futuro, possibile scontro con Cesare. Nel 54 a.C. morì Giulia, figlia di Cesare e moglie di Pompeo: venne meno così un altro legame fra i due aristocratici. Nel 52 a.C. Clodio, che era ancora uno dei principali seguaci di Cesare a Roma, venne ucciso e Pompeo venne nominato console senza collega. L’inizio della guerra civile Nel 49 a.C. scadeva il secondo quinquennio di governo provinciale e Cesare intendeva presentare la propria candidatura al consolato per l'anno seguente. Quando apprese che la sua richiesta era stata respinta perché si trovava in Gallia, Cesare si decise per un atto di forza: passò il fiume Rubicone ed entrò con l'esercito in Italia. Era il gennaio del 49 a.C. e iniziava un'altra guerra civile. La vittoria di Cesare e la morte di Pompeo Mentre i cesariani dilagavano nella penisola, Pompeo e una fetta consistente dell'aristocrazia conservatrice lasciarono l'Italia e si trasferirono in Grecia. La battaglia decisiva ebbe luogo in estate a Farsàlo, in Tessaglia: Pompeo venne sconfitto, fuggì dal campo di battaglia con un pugno di fedelissimi e si imbarcò alla volta dell'Egitto. Qui contava di ricevere ospitalità dal re Tolomeo XIII, ma quest'ultimo lo fece assassinare, evidentemente contando di ottenere la benevolenza di Cesare. Quando poco dopo Cesare giunse ad Alessandria, uccise Tolomeo e divenne regina la sorella Cleopatra. Tornato a Roma, Cesare si fece proclamare dittatore a vita. Cominciò a cambiare l'aspetto monumentale della capitale con opere pubbliche, aumentò i numeri dei senatori, riformò il calendario e diede le terre conquistate ai suoi soldati. La congiura e l'assassinio Ma la vasta e articolata attività cesariana di riorganizzazione dello stato fu bruscamente interrotta. Il giorno delle Idi di marzo (15 marzo) del 44 a.C, mentre si recava in senato, Cesare fu circondato da un gruppo di congiurati guidati da Bruto e Cassio, due ex pompeiani da lui graziati, e ucciso con ventitré pugnalate.