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PAX MONGOLICA - Isabella Tokos 3A

Scrivi una relazione sulla pax mongolica
“E sì vi dico che tra tutti gli signori del mondo non hanno tanta ricchezza quanta ne ha il
Gran Can solo”. Difficilmente Marco Polo avrebbe potuto scrivere queste parole se Gengis
Khan non avesse riaperto la “Via della Seta”, una delle conseguenze (positive) della cosiddetta
“pax mongolica” cioè ”l’incontrastato dominio mongolo dell’area che, dalle steppe russe,
arrivava fino alle coste del Mar della Cina (che favorì) iniziative religiose e diplomatiche che
contribuirono ad aprire notevolmente gli orizzonti dell’Europa, portando alla conoscenza diretta
di aree in precedenza sconosciute, e ad attivare rapporti che si tradussero soprattutto
nell’apertura di nuove connessioni commerciali via terra tra la Cina e l’Europa”. Un territorio
di circa 25 milioni di km², con una popolazione di circa 100 milioni di persone (circa un terzo
della popolazione euroasiatica stimata).
Gengis Khan (1162-1227): “un nomade, un mongolo che seppe aggregare le tribù
sparpagliate per le lande asiatiche, e tradurne in formidabile forza d'urto abitudini e abilità
secolari. Trasformando pastori e cacciatori in un'orda di guerrieri invincibili, Gengis Khan
fonderà un impero esteso in tre quarti di secolo dall'Oceano Pacifico fin quasi al Mediterraneo
e dalla Siberia all'Himalaya. Forti di un esercito immenso, preceduti da una fama atroce e
leggendaria, i Mongoli sconvolgeranno buona parte dell'Europa cristiana. Ma saranno anche
capaci di insediare a Pechino una dinastia ammirata per il suo splendore e di imporre quella pax
mongolica che schiuderà all'uomo medievale nuove opportunità di esperienze e relazioni” che
principalmente si svilupparono lungo gli itinerari terrestri, marittimi e fluviali della Via della
Seta, così definita per i contatti commerciali tra Roma e la Cina per le forniture di seta.
Questi contatti erano iniziati molto tempo prima: fin dai tempi di Erodoto (nel V secolo a.C.)
lungo la Via Reale di Persia (da Hamadan in Iran a Smirne in Turchia), e un secolo e mezzo
dopo fino alla Valle dell’Indo durante l’impero di Alessandro Magno, che fondò Alessandria
Eschate (“la lontanissima Alessandria”), attuale Chujand, in Tagikistan. I commerci attraverso
l’impero mongolo e la Via della Seta riguardarono soprattutto, in aggiunta alla seta, spezie,
porcellana, carta, manufatti in vetro, metalli preziosi e molto altro. Oltre ai commerci, non
vanno dimenticati i contatti tra Cristianesimo e Buddhismo, e gli scambi delle conoscenze
matematiche e filosofiche.
Circa cinquanta anni dopo la scomparsa di Gengis Khan, l’impero mongolo si divise in
quattro khanati, e i khan locali cominciarono a tassare i commercianti che attraversavano i loro
territori, fino ad arrivare a rapire viaggiatori da vendere come schiavi nei loro mercati. La Via
della Seta perse così quella continuità politica, culturale ed economica, che aveva rappresentato
la prerogativa per lo sviluppo dei contatti tra l’Estremo Oriente e l’Europa, che oltrepassando i
propri confini materiali e culturali, stava viaggiando verso l’Era Moderna.
FONTI:
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Marco Polo: Il Milione, cap. LXXXI, edizioni varie
Fiore Alessio: “L’Europa davanti ai Mongoli”, tesi alla facoltà di Lettere di Roma 2,
www.lettere.uniroma2.it
Bianchi Vito: Gengis Khan. Il principe dei nomadi, Laterza, 2005
Roma, 22/11/2019
Isabella Tokos, 3A