Scrivi una relazione sul tumulto dei Ciompi Tra il giugno e l'agosto del 1378, nella città di Firenze ci fu una rivolta popolare, il cosiddetto ‘tumulto dei Ciompi’, notevole per durezza e che inizialmente colse di sorpresa nobili e ricca borghesia (il popolo grasso, la parte del popolo appartenente alle Arti Maggiori – i Giudici e i Notai, i Medici e gli Speziali, i Vaiai e i Pellicciai, i Mercanti della Lana e Seta), quando le istituzioni furono travolte, fino alla “presa del palazzo della Signoria. La mattina del 22 luglio, infatti, i Priori eletti un mese prima, asserragliati da due giorni nella loro sede e ormai isolati, cedettero e gli insorti fecero irruzione nell’edificio-simbolo del potere cittadino: ‘E uno Michele di Lando, pettinatore overo che fusse sopra i pettinatori e sopra li scardassieri, fattore di bottega di lana, avea il gonfalone del popolo minuto in mano, cioè quello si cavò di casa lo executore, ed era in iscarpette sanza calze; con questo gonfalone in mano entrò in palazzo con tutto il popolo che ‘l volle seguitare, e su per le scale n’andò infino nella udienza de’ priori, e quivi si fermò ritto. E a voce di popolo gli dierono la signoria, e vollono che fusse gonfaloniere di iustizia e signore’ ”. Il tumulto non fu un episodio isolato: sette anni prima Perugia e Siena erano state teatro di rivolte organizzate dai lavoratori dell’industria della lana: i ciompi. Con “ciompi” si intendono, infatti, proprio i lavoratori della lana, sottoposti a regimi di lavoro assolutamente usuranti, sia in termini di tempo, sia riguardo alle critiche condizioni lavorative, sia, infine, per i miseri (e non continui) riconoscimenti salariali. Il fenomeno delle rivolte popolari, d’altronde, va contestualizzato nel sobbollente panorama del Trecento: la peste e le epidemie, l’irrigidimento del clima, la proliferazione di guerre in tutta Europa (tra cui la Guerra dei Cento Anni tra Francia e Inghilterra, dal 1337 al 1453), le carestie e la fame, la morte di un terzo della popolazione, tutte concause che produssero, insieme all’ascesa dei mercanti, l’impoverimento delle classi più basse, a livelli tali da condurre all’esasperazione e alle rivolte cittadine, e anche nelle campagne. La risposta della grande borghesia non si fece attendere: i padroni dell’Arte della Lana proclamarono la serrata delle attività, provocando il malcontento popolare, le Arti minori, che sostenevano la rivolta, ritirarono la loro adesione. “Lo scontro finale si verificò il 31 agosto in piazza della Signoria. Attaccati dai soldati del Comune con pietre e frecce, aggrediti dalle mannaie e dalle lance dalle milizie delle Corporazioni, tra cui si distinguevano i beccai e gli artigiani delle due nuove Arti dei Tintori e dei Farsettai, gli operai della lana furono dispersi con gravi perdite. Il primo settembre un parlamento generale appositamente convocato abolì l’Arte dei Ciompi e tutte le prerogative e i diritti legati alla sua esistenza.”. FONTI: A. Acciaioli, Cronaca, in Il Tumulto dei Ciompi. Cronache e memorie, a cura di Scaramella G., Fb&c Limited, 2017 Franceschi F.: “I ‘Ciompi’ a Firenze, Siena e Perugia, in Rivolte urbane e rivolte contadine nell’Europa del Trecento. Un confronto, Firenze University Press, 2008 Roma, 06/12/2019 Isabella Tokos, 3A