Traccia: Pensi che internet abbia contribuito a rendere la cultura più accessibile a tutti? In che modo?
La ragnatela del mondo
La cultura è sempre stata un argomento particolarmente delicato da affrontare, a volte
perché rinnegata o sostituita, altre perché difficilmente accessibile a parte della
popolazione e, dunque, spesso relegata a ristretti cerchi chiusi ed elitari di cui più di una
volta erano esclusi gli stessi sovrani.
Già a partire dal Trecento, Dante Alighieri incomincia a sottoporre al mondo il problema
della sua diffusione all’interno della società con il trattato filosofico ‘Convivio’, la prima
opera in prosa scritta esclusivamente in volgare; questa impresa di Dante, purtroppo non
portata a termine, è un evidente tentativo di ciò che oggi come oggi prende il nome di
divulgazione culturale: usando un linguaggio familiare anche alle classi non elitarie, Dante
permetteva alle conoscenze nei campi quali la filosofia, la teologia, l’astrologia ecc. di
oltrepassare il confine invalicabile imposto dal latino per giungere agli occhi e alle menti di
una più vasta gamma di lettori.
Oggigiorno, problemi circa l’analfabetismo sopravvivono ancora in varie zone del
nostro pianeta, a partire dal cosiddetto ‘terzo mondo’; ma non meno preoccupante è
l’analfabetismo di ritorno, un fenomeno sempre più presente anche nei Paesi ove la
popolazione pur essendo già istruita, stenta a mantenere le competenze apprese che nel
tempo diminuiscono fino quasi ad annullarsi del tutto.
Ma la cultura cerca in ogni modo di prevalere, nonostante affronti molte difficoltà,
sfruttando ogni mezzo a sua disposizione: ai tradizionali libri, che esistevano nei tempi più
antichi sotto forma di manoscritti, con la globalizzazione si aggiungono riviste, TV e radio.
Tuttavia, ai giorni nostri è soprattutto l’Internet la fonte più imponente e universale di
ricchezza culturale, un mondo virtuale che rappresenta un’enciclopedia in perenne
aggiornamento, e in constante crescita.
L’Internet viene usato da chiunque: giovani, adolescenti, adulti, anziani, e ormai
anche sempre da più bambini. Si tratta di un mezzo tanto pericoloso per quanto semplice
da utilizzare. E non solo per il pericolo delle trappole nella rete, sempre in agguato, ma
anche a causa della sua ambivalenza: se alla cultura del passato si può ammettere in certi
casi l’infondatezza dovuta a scarse conoscenze scientifiche o a false credenze e
superstizioni, nel nostro XXI secolo il problema principale sono le fake news. È
certamente vero che con Internet le possibilità di apprendere sono aumentate in modo
determinante, ma che cosa si apprende? Su Internet ognuno ha la possibilità non solo di
accedere alle informazioni, ma anche a inserirle egli stesso. Ciò può comportare, in un
perverso rovesciamento del suo scopo, a una manipolazione della massa tramite la
manipolazione della cultura, facile da modificare e da occultare quasi come lo era nel
passato, con l’aggiunta di un aspetto ancor più terrificante: la superficialità e l’implicita
ignoranza. In effetti, nel passato chi non aveva accesso alla conoscenza era motivato da
una vita difficile, la cui sopravvivenza richiedeva una spesa enorme di tempo ed energie.
E per sopravvivere serviva un mestiere, che veniva tramandato solitamente di padre in
figlio. Per riuscire ad avere del pane sul tavolo serviva quindi conoscere a fondo il proprio
lavoro, faticare e dedicarvisi con tutte le proprie forze.
Oggi per sapere qualcosa basta prendere il cellulare in mano, aprire Google e trovare
l’informazione desiderata; non esiste più quell’impegno necessario che però, pur non
salvando le persone dall’ignoranza della cultura elitaria, le risparmiava dall’indolenza e
dall’indifferenza tanto seducenti che oggi governano il mondo e che, in un vero e proprio
circolo vizioso, spingono all’analfabetismo.
Insomma, l’Internet senza dubbio facilita la diffusione della cultura, ma non si può
sostituire ad essa. L’Internet è un mezzo attraverso il quale anche la cultura si può
esprimere, ma soltanto se esiste l’interesse per la conoscenza; altrimenti rischia di ridursi
a un banale mezzo di comunicazione, per l’uso esclusivo di social media.
Roma, 28/01/2020
Isabella Tokos, 3A
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