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‘Franza o Spagna purchè se magna’ - Isabella Tokos 3A

Scrivi una relazione sulla frase: ‘Franza o Spagna purchè se magna’
“È grande errore parlare delle cose del mondo indistintamente e assolutamente e, per
dire così, per regola; perché quasi tutte hanno distinzione e eccezione per la varietà delle
circunstanze, le quali non si possono fermare con una medesima misura: e queste
distinzione e eccezione non si truovano scritte in su’ i libri, ma bisogna le insegni la
discrezione”. È quella “distinzione e eccezione per la varietà di circunstanze” che farà
attribuire a Francesco Guicciardini la frase proverbiale "Franza o Spagna, purché se
magna".
Francesco Guicciardini, avvocato, diplomatico, condottiero, storiografo, aveva maturato
un suo metodo di valutazione dei fatti: ogni circostanza va analizzata e compresa, non
esistono “leggi” cui fare riferimento riguardo ai comportamenti umani; la realtà, soltanto la
realtà documentata può consentire di analizzare. Un approccio che a Francesco De
Sanctis fece scrivere "Qualsiasi oggetto egli tocchi, giace già cadavere sul tavolo delle
autopsie" a proposito della guicciardiniana Storia d’Italia, criticandone il “freddo” approccio
storiografico, quando invece proprio la “distanza” dello studioso dai fatti e la scrupolosa
ricerca di fonti documentarie fecero di Guicciardini uno dei padri della storiografia
moderna. Ma torniamo alla Franza e alla Spagna.
Siamo nel XVI secolo (Guicciardini nasce a Firenze nel 1483), il Nuovo Continente è
stato appena scoperto, Spagna e Portogallo, seguite da Francia, Inghilterra e Paesi Bassi
iniziano un'espansione coloniale, sia verso i territori dell'Asia e dell'Africa, sia verso le terre
del Nord e Sud America. I traffici che percorrono le vie mediterranee subiscono un crollo, e
con essi entrano in crisi le economie delle città italiane. Lo spezzettamento territoriale in
Italia rappresentò un motivo di debolezza nel contrastare il potere delle potenze europee,
soprattutto Spagna e Francia, alle quali le signorie italiane erano maggiormente legate (o
dalle quali dipendevano). Guicciardini, che aveva studiato giurisprudenza, già all’età di
ventisei anni venne nominato dalla signoria fiorentina a capo dell’avvocatura del capitolo
(unità territoriale di competenza di una chiesa) di Santa Liberata. Questa esperienza lo
portò a progredire nel settore diplomatico e appena ventinovenne fu nominato
ambasciatore fiorentino in Spagna, alla corte del re Ferdinando il Cattolico.
Da questo periodo nasce una intensa carriera diplomatica che durò quasi trent’anni, tra
Firenze e la Roma pontificia, in una Italia che nel Rinascimento si trovò in difficoltà nel
contesto europeo (nel 1527 Roma fu saccheggiata dai Lanzichenecchi). Fu proprio il
Guicciardini storico ad applicare il principio espresso nella frase, quando prima si alleò con
la Spagna, poi con la Francia, allo scopo di salvaguardare le Signorie dell’Italia, compresa
la sua Firenze. E il senso rimane ancora oggi attribuito a quei soggetti che, tradendo
ideologie o coerenze etiche o codici comportamentali, giustificano proprie contraddittorie
scelte ricorrendo ad “analisi di contesto”.
FONTI:
• F. Guicciardini, Ricordi politici e civili, 6, 1530
• (1817-1883) Uno dei maggiori critici e storici della letteratura italiana nel XIX secolo
• F. De Sanctis, “L’uomo del Guicciardini”, Nuova Antologia, 1869
Isabella Tokos 3A
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