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ALLOPATIA E OMEOPATIA - Isabella Tokos 3A

Scrivi una relazione sull’omeopatia e l’allopatia
Verso gli inizi dell’Ottocento, il medico tedesco Samuel Hanhemann definì la medicina tradizionale
introdotta da Ippocrate con l’espressione medicina allopatica o allopatia in contrapposizione alla
medicina alternativa da lui proposta, quella omeopatica o omeopatia.
Da un punto di vista etimologico la parola allopatia deriva dal greco ἂλλος (opposto, diverso) e
πάθος (sofferenza, malattia; ciò che si prova). Indica quella medicina usata per la prima volta dal padre
della medicina contemporanea Ippocrate e da Galeno di Pergamo, medico greco antico, e il suo
metodo di cura sintetizzato dalla frase latina: contraria contrariis curantur (cioè, i contrari si curano
con i contrari). In effetti, un medico che segue la allopatia cercherà di contrastare la malattia e i suoi
sintomi tramite degli ‘anti-sintomo’: ad esempio, per ogni persona affetta da un’infiammazione, ciò
che sarà prescritto da un medico sarà un anti-infiammatore, e dunque qualcosa che annullerà i sintomi
nocivi a costo di uno sforzo dell’organismo già indebolito dalla malattia.
Il principio dell’omeopatia invece, dal greco ὃμοιος (simile) e πάθος (sofferenza, malattia; ciò che si
prova), è similia similibus curantur, i simili si curano con i simili. Mentre l’allopatia ridimensiona la
cura alla malattia, l’omeopatia la estende all’individuo: per trovare la cura, un medico omeopatico non
si limiterà a identificare la malattia e a trovare un farmaco che la contrasti, ma cercherà di entrare in
sintonia con il paziente, di conoscere lui, la sua psiche e il suo carattere, la sua routine, i suoi sogni, le
sue speranze per adattare la cura al malato, in quanto la condizione di salute dipende da un’energia
vitale immateriale in grado di controllare ogni parte del corpo. All’interno di una collettività affetta da
una stessa malattia, gli organismi di ciascun individuo reagiranno in modo diverso gli uni dagli altri,
anche minimamente; e proprio per questo motivo, qualunque individuo malato è un caso unico, da
scoprire.
L’omeopatia si basa fondamentalmente su due leggi: la legge della similitudine e quella delle dosi
infinitesimali. Samuel Hanhemann, infatti, durante i suoi esperimenti arrivò a due conclusioni. Prima
di tutto notò che nel momento in cui un organismo ingeriva dosi elevate di un certo farmaco, esso si
ammalava di una malattia che poi si sarebbe curata con lo stesso farmaco prescritto in dosi ridotte
(legge della similitudine), dopodiché comprese che, al contrario di come si potesse pensare, più un
medicamento veniva diluito, più la sua efficacia aumentava (legge delle dosi infinitesimali).
Alcuni oppositori dell’omeopatia però sostengono che l’omeopatia, verificata più con le parole che
con i fatti, non sia una vera medicina ma si basi principalmente sull’effetto placebo, scientificamente
dimostrato: offrire al paziente una sostanza, non necessariamente un farmaco, convincendo però il
malato di assumere una medicina in grado di guarirlo; questo metodo avrebbe poi influenzato il
paziente che sarebbe nella maggior pare dei casi guarito da solo. In altri casi ancora, l’omeopatia viene
addirittura considerata un metodo inefficiente. E anche se alcuni sostengono che, pur non migliorando
la situazione del paziente almeno non la peggiorano, gli stessi omeopati hanno sostenuto che sono
esistiti casi in cui i loro rimedi hanno aggravato di un quarto i sintomi della malattia.
FONTI:
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http://www.luciamitrofan.net/?page_id=137
http://www.treccani.it/enciclopedia/omeopatia
https://guna.com/it/terapie-davanguadia/omeopatia/omeopatia-da-ippocrate-ahahnemann/
http://www.sisdoh.it/approfondimenti/allopatia-e-omeopatia/
Roma, 29/10/2019
Isabella Tokos III A